Letteraria n.18 /2013

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Novembre - Dicembre 2013 Anno 3 - Numero 18

TANTI CONSIGLI PER IL NATALE E IL NUOVO ANNO

www.lemilleeunapagina.com Cari amici ecco la nostra newsletter. Non solo novità e bestseller, ma proposte di libri che, secondo noi, sono meritevoli di essere letti. Nella speranza di aiutarvi nelle vostre scelte e di darvi idee sempre nuove di cultura. Da sinistra, lo scrittore americano Andrew Sean Greer e la scrittriceirlande se Edna O’Brien, tra le proposte per il Natale (pag. 8)

NUOVE IDEE PER REGALARE (E REGALARSI) TANTI LIBRI UN ESORDIO NUOVO NELLA LETTERATURA INGLESE

Elanor Dymott è un avvocato con la passione della scrittura. Il suo primo romanzo “Ogni contatto lascia una traccia” è stato favorevolmente accolto in patri e a l l ’ e s t e ro, fo r s e a n ch e g r a z i e a l f a s c i n o intramontabile della sua “location”: Oxford. Continua a pagina 2

IL MONDO FANTASTICO DI MICHAEL CHABON

Con questo romanzo ha vinto il Pulitzer. “Le fantastiche avventure di Cavalier e Klay” di Michael Chabon è un libro corposo e straordinario, che rivela tutta la grandezza letteraria dello scrittore americano. Continua a pagina 4

IL GIALLO SOCIALE DI MORCHIO

Con il suo Bacci Pagani, Bruno Morchio ci ha abituati ai gialli che esplorano le problematiche della nostra società. Vi presentiamo l’ultima fatica. dello scrittore genovese.

A sinistra, “La sovrana lettrice” dello scrittore inglese Alan Bennett (pag. 10) A destra, la copertina del romanzo di Timor Vermes “Lui è tornato” (pag. 6)

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QUALCHE CONSIGLIO PER INIZIARE BENE IL 2014

Al posto della rubrica sulla cultura ebraica (che tornerà con gennaio) vi diamo qualche consiglio di lettura, augurandovi un anno pieno di serenità e buone letture. Continua a pagina 8 7

INDOVINA LA PAROLA MANCANTE Il brano qui a fianco è tratto da un romanzo di una scrittrice per bambini e traduttrice italiana, al suo primo romanzo per adulti. Sapreste indovinare quale parola è stata omessa?

“Caro padre, quanto era bizzarra quella vostra abilità nello scoprire i ...... in qualunque angolo di erba selvatica. Dicevate che si trattava semplicemente di leggere l’anomalia.”

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IL FASCINO DEI COLLEGE INGLESI IN UN ROMANZO DALLE SFUMATURE “GIALLE”

Elanor Dymott è una giovane avvocatessa inglese, nata nel 1973 a Chingola, in Zambia, e ha due passioni: il flauto traverso e la scrittura. Questa sua seconda passione è sfociata in un romanzo, appena pubblicato in Italia da Einaudi, con il titolo “Ogni contatto lascia una traccia”. La curiosità di scoprire nuovi autori, soprattutto quando sono esordienti, è forte, quindi, invogliata dalle buone critiche e da una trama accattivante, l’ho letto. L’inizio è quello che verrebbe definito “in media res”, ovvero nel bel mezzo della vicenda, con un delitto. Anzi, il delitto, perché da questo fatto criminoso parte la storia ben costruita del romanzo.

Elanor Dymott

Alex, il protagonista, è appena arrivato ad Oxford con la moglie Rachel. Sono sposati da solo un anno, dopo essersi incontrati al matrimonio del migliore amico e compagno di

college di Alex, Richard, e dopo dieci anni dalla loro brevissima storia estiva durante i loro anni universitari al Worcester College. Rachel accetta l’invito del suo vecchio professore di letteratura, Harry, che li ospita per la notte. Prima di andare a dormir, però, Rachel vuole fare una passeggiata solitaria fino al lago che si trova accanto agli alloggi dei professori, senza un motivo apparente. Alex la lascia andare. Poi un grido, la corsa di Alex e il ritrovamento di Rachel, morta per un forte colpo alla testa. Per Alex, giovane avvocato con ottime prospettive professionali e profondamente innamorato della moglie, inizia un periodo durissimo. Dapprima sospettato dell’omicidio, poi scagionato dallo stesso Harry che gli fornisce un alibi , Alex si trova a dover ricominciare a vivere. Accetta di trasferirsi a New York, dove lo aspetta Richard, che con moglie e due gemelli in arrivo ha appena accettato un lavoro in un prestigioso studio legale. L’amico gli ha trovato un posto nel suo stesso studio e spera, così, che Alex possa lasciarsi alle spalle una vicenda così dolorosa. Alex, però, non riesce a staccarsi completamente da Rachel. Ha bisogno di sapere. Sapere cosa è successo, chi ha voluto uccidere Rachel e per quale motivo. E, soprattutto, ha bisogno di conoscere meglio sua moglie. Perché più passa il tempo, più Alex si rende conto di non avere mai conosciuto veramente la donna che ha sposato. Affiorano così ricordi di quell’estate in cui si sono incontrati la prima volta, quando si sono piaciuti e, per un tempo brevissimo, sono stati insieme. Poi il secondo incontro e la decisione, rapida e inaspettata, di sposarsi. I dubbi, e le domande, di Alex sono alimentati anche dall’atteggiamento strano di Evie, la madrina di Rachel, la donna che le ha fatto da madre dopo la morte dei suoi genitori e che non ha mai visto di buon occhio né Alex né la relazione con Rachel. Pochi giorni prima di partire, poi, una fotografia di Rachel, insieme a uno sconosciuto, e uno strano messaggio da parte di Harry, accompagnato da un libro di Browning che Rachel ha lasciato a Harry, rendono Alex ancora più frastornato e pieno di ansiose domande che aspettano una risposta che lui è intenzionato ad avere. Si reca così ad Oxford, da Harry, per chiarire una volta per tutte cos’è successo a Rachel la fatidica notte in cui è stata uccisa e, soprattutto, per sapere chi era Rachel davvero, cosa nascondeva nel suo passato di brillante studentessa di letteratura inglese, quali erano i suoi strani rapporti con altri due studenti, l’americana Cissy e il timido Anthony, e con il loro professore e mentore, Harry.

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“Nei giorni successivi ebbi l’impressione che leggesse esclusivamente quel libricino rosa, e ora mi rendo conto che deve averlo portato con sé quando andammo a Oxford quello stesso mese, e in qualche modo finì per lasciarlo da Harry, che poi me lo ha rispedito senza spiegarmi come ne fosse entrato in possesso. E questa è la domanda che mi tormenta mentre mi alzo dalla scrivania e mi stringo la vestaglia addosso, premendomi il libro contro il petto.” “Ogni contatto lascia una traccia” è un esordio interessante e ben costruito. La Dymott ci guida, senza fretta, attraverso una storia che ha radici nel passato e in un luogo affascinante da sempre, il mondo dei college britannici. Più che un giallo, si potrebbe definire il romanzo un noir, per le sue atmosfere a volte cupe, a volte non ben definite, come se fosse difficile districarsi tra gli austeri edifici custodi del più alto sapere umano; per l’ambiguità che sembra essere caratteristica predominante di ogni personaggio, tranne il protagonista, che più cerca di capire addentrandosi nei ricordi di quell’estate di anni prima, più sembra che la verità gli sfugga come sabbia tra le dita. Non avevo idea di dove Harry stesse andando a parare con la sua storia, né di come avesse intenzione di smontarla per poi ricomporla in quella che aveva definito una teoria sulla morte di rachel. Né avevo la minima certezza che parlare con Evie mi sarebbe stato d’aiuto, in qualche modo s p e c i fi c o. M i rendevo solo conto che c’erano cose che lei avrebbe potuto rivelarmi ma aveva taciuto, e il fatto che me le avesse tenute nascoste mi riempiva di disagio.” Anche la psicologia dei personaggi viene studiata attraverso le pagine. Come detto prima, E l a n o r Dymott non ha fretta di svelare le trame e la natura dei suoi personaggi. Per Alex sarà un compito difficile, di indagine personale e di convincimento su coloro che sanno ma non dicono (o dicono a metà), per poter arrivare a scoprire cosa sia veramente successo. Dopo aver finalmente preso la decisione di accettare il lavoro a New York, Alex ha ormai dissolto la nebbia di mezze verità

Un’immagine del Keble College di Oxford e segreti che avvolgeva la morte (e anche la vita) di Rachel e ha passato la mano agli investigatori. Niente potrà restituirgli la donna che ama ancora tanto appassionatamente; alla fine, però, può dire di averla compresa come non mai quando era in vita. Non abbiamo un finale spiazzante con sorpresa inimmaginabile. Lo abbiamo detto, non si tratta di un vero giallo, ma di un romanzo con forti velature di noir. Il lettore, però, non resta deluso, con un finale che ci indica la conclusione. Quello che interessa alla scrittrice non è tanto il colpo di scena, ma il mondo come si possa arrivare alla verità nascosta. La verità, infatti, è più importante di tutto: dell’amore, della morte, delle proprie illusioni. Alla fine è questo che Alex chiede, non una conferma dell’ideale di donna che si era costruito sposando Rachel, ma un ricordo vero al quale aggrapparsi per poter continuare la sua vita. “Mi sveglio ancora di notte, ogni notte. Come tutti quelli che prima di me hanno amato e perduto il loro amore, assaporo quell’attimo di grazia che è concesso agli afflitti quando al risveglio aprono gli occhi, una grazia dispensata con crudeltà dalla mente cosciente cui sfugge l’accaduto.”

Laura Fedigatti

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IL BATTITORE LIBERO* LETTURE CON LICENZA DI AVANZARE A CURA DI ANTONIO SEGRINI

Prosegue senza successo la mia personale (e, per la verità, parecchio pretestuosa!) caccia al “Pulitzer illegittimo”: neppure un tomo di oltre 800 pagine quale è “Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay” ha i crismi per essere decretato un usurpatore del più importante premio letterario americano. Scherzi (e necessità di trovare un incipit) a parte, l’opera con la quale Michael Chabon nel 2001 è stato insignito del prestigioso riconoscimento è assolutamente di grandissimo livello, una prosa fluida e accattivante che sa essere leggera (nello stile) e profonda (per i temi trattati) al tempo stesso. Un’ode al fumetto la si potrebbe definire a partire dal titolo, perché il fumetto è il fil rouge che intreccia meravigliosamente fiction e realtà (Salvador Dalì e Orson Welles, tanto per fare due nomi, compaiono in ben più di un cameo). La vicenda prende le mosse da Praga dove Josef Kavalier vive con i genitori, entrambi medici, ed il fratello minore Thomas. La capitale cecoslovacca ha un illustre tradizione di illusionisti e prestigiatori ed il giovane Josef si appassiona ben presto agli spettacoli di magia. Il suo insegnante, Bernard Kornblum, un ex attore illusionista seguace della scuola di Houdini, ne intuisce l’enorme talento e lo aiuta a svilupparlo perfezionando tecniche sempre più raffinate, sia che si tratti di giochi con le carte sia che il “numero” consista nel liberarsi da manette, catene o camicie di forza. Tanto che quando nel 1939 la città comincia ad essere occupata dai nazisti, il compito di portare in salvo il Golem (e se stesso) nascosti in una bara, viene affidato proprio a lui. “Trudi era una ragazza formosa, semplice e intelligente, che frequentava una scuola per infermiere. Dopo aver sollevato il giovane Josef del peso della sua innocenza, la sera prima, con un procedimento che aveva richiesto meno tempo di quanto ne fosse occorso ora per preparare un bricco di caffè, Trudi si era infilata il suo chimono rosa ciliegia ed era andata in salotto a studiare un testo di flebotomia.” La fuga ha buon esito e Josef approda, dopo un avventuroso viaggio che passa per la Lituania, il Giappone e l’Oceano Pacifico, a New York dove vive il cugino Samuel Klayman. Kavalier, che da quel momento sarà ribattezzato Joe, rivela grandissimo talento per le arti in genere ed in particolare per il disegno, passione quest’ultima condivisa con il cugino americano che è un autentico divoratore di fumetti. Sam ha una straordinaria abilità nel creare storie, i due decidono così di unire le forze e propongono ad un editore, Sheldon Anapol, i loro personaggi, uno in particolare diventerà leggendario: è l’Escapista, l’artista della fuga che combatte i nazisti senza tregua e con ogni mezzo. E’ un modo questo per Joe per placare il suo odio verso quel regime che lo ha costretto a fuggire dalla sua terra e ad abbandonare la sua famiglia.

“Poi l’uomo aveva ricordato a Max, con un accento serio, ma affettuoso e concreto, che la libertà era un debito che si poteva pagare solo acquistando la libertà per gli altri.” Un tormento interiore che lo assillerà continuamente e che affiora spesso nel corso del romanzo. Lo rendeva inquieto sentirsi consolare, era come se le parole di conforto dessero maggior credito alle sue paure. Ciò che rende Joe particolarmente inquieto e collerico è il non aver avuto la possibilità di portare con sé almeno il piccolo Thomas, più volte Sammy lo riporta alla realtà prospettandogli un suo impegno più mirato e dunque un avvenire migliore “ Jo e ” i n t e r v e n n e Sammy “pensa a tutto quello che potresti fare con i soldi che ci hanno o f f e r t o. Pe n s a a quanti bambini potresti portare qui. Sarebbe la realtà, Joe, non la guer ra a fumetti. Non un modo di sfogarsi prendendosela sulla Lo scrittore americano Michael Chabon carta con i tedeschi.” “Gli adulti” disse Anapol, dopo averli ascoltati per qualche minuto. “State parlando di invogliare gli adulti a leggere i fumetti.” I due cugini si guardarono l’un altro. Fino a quel moment o non l’avevano né detto né pensato. “Sì, credo di sì” rispose Sammy. “Sì” aggiunse Joe “adulti, con la possibilità d’acquisto che hanno gli adulti.” Anapol riflettè, con una mano sul mento. Sammy vide una sorta di sollievo alleggerirgli le spalle, sciogliergli i muscoli del viso, indurlo ad assumere una rilassata aria d’importanza, non del tutto esente dalla minaccia del cigolio meccanico e delle molle rotte della sua sedia girevole. Non riuscì a capire se lo confortasse il pensiero di aver trovato una possibilità di incrementare il proprio commercio o la rassicurante certezza che non se ne sarebbe fatto niente. Nel frattempo Joe si innamora di Rosa Luxemburg Saks e, grazie a lei ed al di lei datore di lavoro, si concretizza l’opportunità far arrivare Thomas negli Stati Uniti a bordo di una nave che avrebbe portato in salvo migliaia di bambini ebrei, ma le cose purtroppo non vanno per il verso giusto, un sottomarino tedesco incrocia l’imbarcazione nelle acque dell’Oceano Atlantico e la affonda senza pietà.

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LETTERARIA! Se avesse saputo che la nave trasportava dei bambini, gli era stato chiesto al processo, che in buona parte non sapevano nuotare, l’avrebbe comunque attaccata? La risposta di Halse è contenuta negli atti del processo senza un commento che indichi se vi si debba leggere l’ironia, la rassegnazione o il dolore. “Erano bambini. Noi eravamo lupi”. Questo episodio fa precipitare Kavalier nella disperazione e lo spinge ad arruolarsi per combattere “concretamente” l’infame nemico e vendicarsi. A questa parte della storia è dedicato il capitolo forse più straniante del libro, punteggiato da momenti di altissima scrittura. Joe viene spedito in una base U.S.A. in Antartide, vanificando così quasi completamente il suo desiderio di scontro fisico. Se non che lui e Shannehouse (unici superstiti di un’intossicazione di gas che ha sterminato i soldati americani) captano via radio i segnali della presenza, a ragguardevole distanza, di una base tedesca (nella quale opera un solo soldato) ed il solo modo per raggiungerla è rivestire un’ala del decrepito aereo in dotazione che altrimenti cadrebbe in pezzi. Per farlo hanno una sola soluzione, uccidere il fedele cane eschimese Oyster ed usarne le pelli. Nel crepuscolo del dormiveglia immaginò – ma era una sensazione più forte dell’immaginazione, era un ricordo, una certezza – che Oyster sapesse parlare e che avesse una voce calma, triste, capace di esprimere ragioni, passioni, ansie, una voce che lui, ora, non riusciva più a togliersi dalle orecchie. Avevamo tante cose da dirci, pensò, e io, che vergogna, me ne sono accorto soltanto adesso.Poi, un istante prima di addormentarsi completamente sentì Oyster che abbiava e si mise a sedere di scatto, col cuore in gola. Poi capì che non era l’amore tradito di Oyster, ma di qualcuno più caro e ancora più lontano da lui a perseguitarlo e a impedirgli di conciliarsi con la possibilità della propria morte. Joe torna dopo diversi anni dalla terribile avventura in Antartide,ma si mantiene in incognito, lontano dai suoi affetti. Nel frattempo Rosa, che, all’insaputa di tutti, al momento della sua partenza per il fronte era in stato interessante, ha avuto un bambino, Tommy e ha sposato Sammy, nonostante questi avesse in passato manifestato tendenze omosessuali ed avuto una relazione con un attore, Tracy Bacon, atteggiamenti da lui stesso mai completamente accettati, ma, al contrario, spesso soffocati. Rosa aveva ragione, aveva provato del rancore per lei, non soltanto perché l’aveva presentato a Hermann Hoffman, con la sua nave maledetta, ma anche, in un modo più difficile ma più profondo, perché lo aveva portato ad abbandonare il proposito cui aveva improntato il primo anno di esilio da Praga, di restare solo a coltivare l’ossessione di una rabbia pura e incrollabile. Aveva smesso di lottare, aveva permesso ai suoi pensieri di allontanarsi dalla battaglia, aveva tradito se se stesso per cedere alle seduzioni di New York, di Hollywood e di Rosa Saks. Era stato punito. Solo adesso, mentre guardava il traffico sulla 33a e fumava, mangiando la carne e bevendo un ginger, capiva la verità. Sammy non aveva mai amato Rosa, non solo, era incapace di amarla se non con quell’affetto fraterno, un po’ ironico che aveva sempre avuto per lei. Aveva eretto una struttura instabile, da sempre sepolta sotto i rovi dei debiti e soffocata dall’edera della frustrazione e della colpa. Solo ora Joe capiva che Sammy aveva fatto quel sacrificio non per Rosa, per lui o per Tommy, ma per se stesso. Non era stato un gesto cavalleresco, ma una deliberata e consapevole autosegregazione. Era sgomento da quella scoperta. Joe, che divorato dalla sua ansia di verità e giustizia non ha mai smesso di disegnare fumetti, realizza ben presto che

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Tommy è figlio suo, riesce ad avvicinarlo e la loro frequentazione diventerà assidua. Come avrebbe fatto l’Escapista, Kavalier si lancia dall’Empire State Building legato ad un complesso sistema di corde e funi e questo folle gesto, non del tutto riuscito, avrà come conseguenza finale positiva quella di ristabilire i rapporti con Rosa ed il cugino, giunti a soccorrerlo dopo la caduta. Sammy, a sua volta, nello stesso periodo è costretto a subire un umiliante processo con l’accusa di pedofilia per aver, nel corso degli anni, costantemente affiancato ai supereroi di sua creazione, dei giovani aiutanti, insinuando così in alcune menti deviate, il sospetto che nascondesse desideri ed attenzioni di altra natura verso i minori. In verità il messaggio che voleva trasmettere attraverso i suoi fumetti era quello dell’assenza dei padri, un altro dei temi ricorrenti e più incisivi dello splendido romanzo di Chabon. “Nonostante le buone intenzioni, se non si contavano le ore in cui Tommy dormiva, Sammy aveva perso gran parte della sua infanzia. Come molti bambini, Tommy era cresciuto, per la la maggior parte del tempo, mentre suo padre, o quello che riteneva fosse suo padre, non c’era, nei lunghi spazi di tempo compresi tra le poche ore che passavano insieme. Spesso Sammy si era chiesto se l’indifferenza che aveva attribuito al proprio padre non fosse, dopotutto, una peculiarità non sua, ma di tutti i padri. Forse quei “giovani protetti” che metteva d’abitudine accanto ai suoi eroi – una tendenza c h e s a r e bb e entrata nella tradizione del fumetto e lo a v r e b b e tormentato per tutta la vita – non erano l’espressione di una pecca della sua natura, ma di un profondo desiderio universale.”

*Fino agli anni '80 veniva definito "battitore libero" quel calciatore che, sgravato da compiti di marcatura fissa degli avversari, era appunto "libero" di giostrare a suo piacimento alle spalle dei difensori suoi compagni di squadra o di avanzare a sostegno degli altri reparti.

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SOTTO IL TIGLIO* PICCOLA RUBRICA DI CULTURA TEDESCA A CURA DI FRANCESCA PROTTI

Man mano che ti addentri nella conoscenza della cultura tedesca ti rendi conto di quanto, in Germania, il passato non passi. Resterà, per sempre, la nazione da cui sono usciti orrori indicibili e inimmaginabili quali furono Hitler e il nazionalsocialismo, la spaccatura tra Est ed Ovest fisicamente incarnata nel Muro di Berlino, lo scontro culturale e politico tra l’Occidente libero della Repubblica Federale e l’Oriente oppresso della Repubblica Democratica, riassumibile nel binomio “guerra fredda”. A dispetto della caduta del Muro e della riunificazione ufficializzata il 3 ottobre 1990, il passato continua a non passare, in Germania. Lo spettro di Hitler e di ciò che ne è conseguito non abbandonerà mai il popolo tedesco. Per chiunque cresca in Germania, Hitler è un tema fin dall’infanzia. La prima e più semplice spiegazione che si ottiene da bambini su Hitler è che era malvagio oppure pazzo. E diversamente da ciò che accade per molti altri avvenimenti storici, questa interpretazione è stata mantenuta nel tempo. “Lui è tornato”, romanzo d’esordio di Timur Vermes, affronta a suo modo questo passato con una domanda. Cosa accadrebbe se Hitler tornasse? Estate 2011. Uno spaesato Führer, quello originale, si guarda attorno incredulo e confuso. La Berlino che conosceva è cambiata: niente spari, niente macerie, non c’è Eva Braun al suo fianco e nemmeno Blondi, il suo cane. Dei suoi fedelissimi non c’è nemmeno l’ombra e fin troppi stranieri girano per le strade dell'amata capitale. E la sorpresa più grande gli arriva quando scopre che alla guida della sua Germania c’è una certa Angela Merkel – una donna(!) tozza, che infonde lo stesso ottimismo di un salice piangente. Ma se in 66 anni il mondo è ovviamente cambiato, non è così per Adolf Hitler risvegliatosi dal lungo “letargo”, che non nasconde la propria identità, e anzi si forza con ogni mezzo di farsi riconoscere. Chi lo incontra, però, lo riesce a vedere solo come una riuscitissima caricatura. Se interrogato sul suo nome, lui risponde Hitler, Adolf. E quando insiste nella dichiarazione, l’interlocutore si convince che per essere un grande professionista dell’imitazione, devi calarti pienamente nei panni del tuo personaggio, convincerti di essere quella persona. Eh già, solo così riesci a renderti tanto efficacemente credibile, che in breve tempo inizi a spopolare come comico televisivo. Tutti lo cercano e lo vogliono vedere, tutti vogliono ascoltare e ridere delle sue parole. Perché Hitler tornerebbe con la sua immutata visione del mondo, con il riproporsi del suo folle sogno di una Grande Germania, dominante sul mondo che con brutale forza avrebbe costruito. Un mondo popolato solo da chi ne era degno. Non c’è ovviamente nessuna traccia di apologia del nazismo e, anzi, proprio attraverso l’umorismo – e ad alcuni episodi che assumono sfumature molto toccanti – si è in grado di compiere delle riflessioni sulla pagina più nera del Novecento da un punto di

vista inedito. Impari di più sulla Germania leggendo questo romanzo che studiando libri, saggi e documentari. Suscita un riso irrefrenabile. D’altra parte, la risata si fa via via amara, è stato il commento su Stern, periodico di informazione tedesco. È un libro cattivo, ma ci apre gli occhi, commenta Peter Hatzel su SAT 1, sul fatto che il mondo in cui Hitler si risveglia 66 anni dopo è cinico, spudorato, bramoso di successo e del tutto incapace di opporre qualsiasi resistenza al “nuovo” demagogo. Farsa, satira, pura comicità per rendere un’analisi spietata e corrosiva del nostro tempo. Lui è tornato con la sua narrazione in prima persona prende in giro il dittatore, ma divide i critici tedeschi per il suo grande successo. L’intento dichiarato di Timur Vermer è quello di spiegare come anche oggi, attraverso i media e con nuovi metodi, una figura come quella di Hitler potrebbe prendere il suo spazio. L’autore vuole inoltre sensibilizzare il pubblico sui recenti e pericolosi ritorni di fiamma delle nuove destre in Germania (e non solo). Ma se per certa critica il popolo tedesco ha ormai superato lo stato di “senso di colpa” che ha segnato le generazioni nate dopo la Seconda guerra mondiale, e che proprio ora possono permettersi di ridere del tiranno con Lui è tornato, ci sono altre voci che sembrano un po’ più preoccupate. Ad esempio quella che arriva dal quotidiano Süddeutsche Zeitung. Ridiamo, ma è un riso che rimane in gola […] la Germania ha una fissazione per Hitler che ha assunto proporzioni quasi maniacali riferendosi alla questione dei movimenti di estrema destra. Vermes fa una satira di questo fenomeno, ma il suo romanzo si presta anche a una diversa dimensione, quella di non ridere di Hitler, ma con Hitler. Edito da Eichborn, ha in pochissimo tempo superato le oltre 400 mila copie vendute, diventando un vero e proprio best-seller in patria e all’estero. Personalmente trovo il lavoro di Vermes notevole. Lo studio, l’approfondimento del personaggio, la preparazione sull’argomento mi ispirano grande rispetto. Le ultime cinquanta pagine sono degne di essere lette e apprezzate tanto quanto le quasi 400 che precedono. Nel e con le Note dell’Autore si approfondisce la tua visione del romanzo, ma anche della Storia. Quando ho cominciato a scrivere … io stesso avevo in mente solo la vaga idea “Hitler oggi”, ammette Vermes in apertura dei suoi commenti a margine. E il presentimento che avrei avuto bisogno di qualchecosa di più dei cinque cliché su cui si basa la maggior parte degli sketch su Hitler che si vedono in Internet o in televisione. Per il suo progetto, l’autore ha quindi dovuto procurarsi l’Hitler originale. Quello che trovi tra le righe de La mia battaglia, dei Monologhi dal quartier generale del Führer e delle Conversazioni a tavola. Un lavoro così ha richiesto fegato, coraggio, desiderio di guardare in faccia il Mostro. Per affrontarlo, per trovare una via con cui superare il trauma, arrivando forse alla conclusione più vera. E in quanto vera, terribilmente dolorosa.

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L’IMPRONTA RUBRICA NOIR DI RICCARDO SEDINI ASSOCIAZIONE CULTURALE “GIALLOMANIA”

www.giallomania.it “LO SPAVENTAPASSERI” di Bruno Morchio (Garzanti)

Un cellulare che squilla nella notte, una voce irriconoscibile e poche taglienti parole: una minaccia di morte. Cesare Almansi, avvocato di successo, ha da poco deciso di entrare in politica quando sono iniziate ad arrivare queste misteriose telefonate. C'è solo una persona a cui può rivolgersi: il suo vecchio amico del liceo, il detective Bacci Pagano. Sono passati anni da quel lontano '68 e dai cortei a cui i due partecipavano per le vie di Genova, trascinati dall'idea di cambiare il mondo puntando su valori diversi, di giustizia e uguaglianza. Valori in cui Cesare crede ancora e che intende tradurre in realtà candidandosi a

squarci feroci di cielo. Bacci Pagano rimane invischiato in una relazione fatta di attrazione e incomprensioni, di passione e di fughe improvvise. Quando l'indagine rivela un oscuro intreccio fra passato, presente e futuro, il detective deve fare i conti con le proprie convinzioni, la propria storia e il senso stesso della propria esistenza. E con un remoto omicidio che lo induce a non fidarsi più di nessuno. Nemmeno del suo amico. Nemmeno di Lou. Perché anche la donna gli nasconde qualcosa. Non c'è più alcuna certezza e il gioco si è fatto davvero molto pericoloso. Bruno Morchio presenta un insolito Bacci Pagano innamorato, che non ha perso però il suo inconfondibile fiuto. Il fiuto che l'ha reso uno dei detective più amati dal pubblico italiano. Sullo sfondo della sua amata Genova, “Lo spaventapasseri” ruota intorno a un'indagine che scruta il passato per guardare negli occhi il presente. Un caso che mette in gioco e stravolge sentimenti veri come l'amicizia e l'amore, e che segna Bacci Pagano per sempre.

Bruno Morchio

senatore. Ma qualcuno vuole fermarlo, anche se l'avvocato non ha idea di chi possa essere. Nessuna pista per Bacci Pagano, che inizia a indagare nell'intricato sistema di interessi che ruotano intorno alla campagna elettorale. Eppure su quel fronte tutto pare risolversi in un buco nell'acqua. L'investigatore dei carruggi avrebbe bisogno del suo intuito infallibile, ma per la prima volta nella sua carriera, è distratto da qualcosa, o meglio da qualcuno: Lou, la responsabile dell'ufficio stampa di Almansi, capelli biondi e occhi azzurri come due Libreria Le mille e una pagina, C.so Garibaldi 7 27036 Mortara (PV) | 0384.298493 | www.lemilleeunapagina.com


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QUALCHE CONSIGLIO PER IL NUOVO ANNO... A CURA DI LAURA FEDIGATTI Al posto della rubrica sulla cultura ebraica, per questo numero abbiamo pensato di darvi un po’ di consigli per le letture delle vacanze di Natale e per iniziare nel modo migliore il nuovo anno. “Nessuno ha mai visto decadere l’atomo di idrogeno” di Dario Pontuale (Bordeaux) Basta il titolo per incuriosire un lettore. E il romanzo di Dario Pontuale, giovane critico letterario romano al suo terzo libro di narrativa, è assolutamente all’altezza delle aspettative. Intrigante, ironico, originale, pieno di citazioni letterarie e cinematografiche, “l’atomo” è un bel romanzo che ci fa scoprire un nuovo e talentuoso scrittore italiano. Zeno Bizanti è un trentenne che ha appena perso il lavoro come ideatore di programmi TV-spazzatura. ha appena acquistato la casa di un anziano deceduto da poco, che aveva stipato la cantina di mille e più oggetti di ogni tipo. Non solo. Quando tre persone diverse, che nulla hanno in comune fra loro, vengono a suonare alla porta della sua nuova casa con delle moleskine in mano pensando di riportarle al defunto, Zeno capisce che c’è qualcosa che il vecchio proprietario nascondeva. Iniziando dai taccuini, tutti e tre identici e pieni di racconti che sembrano celare una setta segreta o un mondo scomparso, dopo aver fatto amicizia con i tre nuovi possessori dei taccuini, Zeno parte alla ricerca di una verità che sarà diversa da quella che ci si può aspettare, ma proprio per questo più reale e in grado di cambiare le vite di coloro che sono coinvolti.

“Tentativi di botanica degli affetti” di Beatrice Masini (Bompiani) Beatrice Masini è un’importante scrittrice per l’infanzia ed è una dei traduttori delle edizioni italiane dei famosissimi romanzi di Harry Potter. In questo suo romanzo per i lettori adulti, ci immerge nelle atmosfere dei primi decenni dell’Ottocento. Bianca è una giovane donna sui vent’anni che si ritrova assunta da una ricca famiglia della Milano altolocata perché il capo famiglia, don Titta, appassionato botanico, ma anche letterato (tanto che viene chiamato “Il Poeta”) e mente

illuminata insofferente al giogo austriaco che governava la Lombardia dell’epoca, vuole che lei ritragga ad acquerello i suoi fiori e le sue piante per poter ne godere anche durante i lunghi mesi invernali trascorsi a Milano, lontano dalla casa di campagna. Inizia un percorso che porterà Bianca ad accrescersi come donna e professionalmente (in un’epoca dove le ragazze come lei ambivano solo a trovare un buon marito) come acquerellista, inseguendo degli ideali di libertà e rimanendo, suo malgrado, coinvolta sempre più nelle vite dei familiari di don Titta e della piccola corte di personaggi con i quali lui ama circondarsi. Cercando, anche, di risolvere il segreto che riguarda Pia, la piccola serva che viene messa a disposizione di Bianca, figlia abbandonata “alla ruota” e data in affidamento e di cui Bianca cerca di ritrovare i genitori. Un bellissimo romanzo di ampio respiro e dalle descrizioni intense, scritto con sensibilità eabilità letteraria, che lo hanno fatto rientrare nella “Selezione Giuria dei Letterati” del premio Campiello 2013. “Country Girl” di Edna O’Brien (Elliot) La più grande scrittrice irlandese del Novecento si racconta in questa autobiografia, uscita in occasione della nuova pubblicazione, da parte della casa editrice Elliot, d e l s u o ro m a n zo p i ù famoso, “Ra gazze di campagna”, che le ha dato la meritata fama internazionale. Romanzo non scevro da polemiche e forti contrasti, tanto da essere messo al bollato come libro scandaloso nella cattolicissima Irlanda dei primi anni Sessanta. Il romanzo fu messo al bando, la madre della stessa O’Brien ne bruciò le copie e la buttò fuori di casa.

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Nonostante questo, la scrittrice raggiunse la notorietà, l’emancipazione e l’indipendenza. Lasciandosi dietro le spalle l’infanzia in campagna e la terribile esperienza scolastica del convento, Edna racconta dell’arrivo a Dublino, del suo primo lavoro, l’amore con un uomo sposato, lo scrittore Ernest Gébler, che sposerà, da cui avrà due figli e contro il quale lotterà, dopo il divorzio, per la custodia dei bambini. Ma ci racconta anche del suo lavoro di scrittrice, delle amicizie importanti del mondo letterario, cinematografico e non solo, quali Philip Roth, Gore Vidal, Harold Pinter, Marlon BrandoRichard Burton, Sean Connery, Paul McCartney, la principessa Margaret, Jackie Kennedy, solo per citarne alcuni. Un importante libro per conoscere una scrittrice meravigliosa, una delle maggiori della nostra epoca, che è anche un ritratto di un periodo di grande fermento culturale e sociale. “Le vite impossibili di Greta Wells” di Andrew Sean Greer (Bompiani) Dopo “la storia di un matrimonio” e “Le confessioni di Max Tivoli” che lo hanno portato alla ribalta, lo scrittore americano Andrew Sean Greer ha pubblicato un romanzo curioso, che qualche critico ha definito “proustiano”, in quanto il tempo ha u n’ i m p o r t a n z a fondamentale. Ma è anche un romanzo di riflessioni, che ci spinge a porci molte domande sulla nostra esistenza. Nel 1985, dopo la morte del gemello molto amato e la fine della sua lunga relazione, Greta Wells inizia un trattamento psichiatrico per ritrovare una certa serenità. La cura ha, però, effetti collaterali e Greta si trova catapultata in due epoche diverse, a vivere delle vite che sarebbero potute essere le sue se fosse davvero nata in anni diversi. Nel 1918, Greta è un’adultera bohémienne; nel 1941, invece, è una madre e moglie devota. Le tre vite di Greta hanno, però, delle affinità innegabili: tensioni familiari, scelte difficili, perdite dolorose e doni del destino. E in questo viaggio nel tempo, Greta ha la possibilità di compiere un ulteriore viaggio, più importante e profondo: quello dentro di lei, per capire cosa vuole davvero nella vita e che persona vorrebbe essere. Un racconto pervaso dalla magia che si porta sempre dietro un viaggio nel tempo e anche una riflessione sull’esistenza umana.

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“Ritratti in jazz” di Murakami Haruki (Einaudi) Pe r g l i a m a n t i d e l l a letteratura e della musica jazz non può mancare sugli scaffali della libreria questo bellissimo libro, dove il grande scrittore giapponese regala al lettore degli appassionanti ritratti dei più grandi jazzisti del Novecento. A completare, i ritratti eseguiti dall’artista Wa d a Makoto. Cinquantacinque schede, una per ogni musicista, che, grazie all’abilità letteraria di Murakami, diventano dei piccoli racconti, un frammento di biografia e il fulmineo ritratto di un’epoca. Dopo aver gestito per anni un jazz club, la passione per la musica resta ancora forte, come si può percepire dai romanzi e racconti di Murakami, accompagnati sempre da una loro colonna sonora. “Come curarsi con i libri” di Ella Berthoud e Susan Elderkin. Ed. italiana curata da Fabio Stassi (Sellerio) E finiamo con un consiglio adatto a tutte le tipologie di lettori (e, magari, può diventare anche un modo per spingere alla lettura che lettore non è). Un originalissimo libro, curato nella edizione italiana da Fabio Stassi, l’autore di “L’ultimo ballo di Charlot”, in cui si consigliano libri per ogni tipo di malessere, fisico e psichico. Volete curare un cuore spezzato? Niente di meglio di “Jane Eyre” di Charlotte Brontë. Per l’ipocondria, il consiglio è di leggere “Il giardino segreto” di Frances Hodgson Burnett. Per gli attacchi di panico, leggere “Testimone inconsapevole” di Carofiglio, mentre per l’influenza è un’ottima cura la signora del giallo Agatha Christie, “L’assassinio di Roger Ackroyd”. Nella speranza di un anno sereno e pieno di buoni libri.

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RIDI E AVRAI LE RUGHE GIUSTE RUBRICA DEL BUON UMORE A CURA DI FRANCESCA PROTTI

Questa volta ero in seria difficoltà. Non trovavo di cosa parlarvi, quale libro recensirvi, a quale autore introdurvi. Senza fatica ho lavorato alle altre mie rubriche, ma per quella del buon umore non c’era verso di incontrare la musa ispiratrice. Così era, almeno, fino all’altro giorno. Tra le pagine culturali di un settimanale, ho scovato la breve conversazione di Brunella Schisa con Paola Cortellesi. Per chi non la conoscesse, un personaggio del calibro di Mina la ritiene una delle voci più belle di cui disponiamo. Non fatico, quindi, a credere che anche in versione audiolibro, edito da Emons Audiolibri e disponibile in cd o MP3, il romanzo “La sovrana lettrice” di Alan Bennett sia altrettanto godibile della versione cartacea. Classe 1934, da molti ritenuto uno dei più brillanti autori teatrali inglese di oggi, Alan Bennet è una mia vecchia conoscenza. Risale agli anni universitari, come altri di cui vi ho detto tra queste pagine. Nel dettaglio, per un esame di storia della lingua inglese mi venne chiesto di giudicare la resa traduttiva de “The Cothes They Stood up In” (“Nudi e Crudi“- ed. Adelphi). Un piccolo gioiello di umorismo inglese. Casa Ransome era stata svaligiata. <<Rapinata.>> disse Mrs. Ransome. <<Svaligiata.>> la corresse il marito. Le rapine si fanno in banca; una casa si svaligia. Tre righe e già si assapora la tipica scrittura ironica e corrosiva di Bennett. Ritornati da una sera all’opera, dove avevano goduto di una rappresentazione del Così fan tutte di Mozart, i Ransome apprendono di quanto si sia evoluta l’arte della rapina. Di solito un ladro sceglie, fa una cernita, prende un oggetto e ne lascia altri. C’è un limite a ciò che riesce a far sparire… Così, almeno, pensavano l’avvocato e la sua spenta consorte. Sbagliando. I ladri che hanno svaligiato casa loro si sono portati via tutto, ma proprio tutto. Non c’è più nulla tra le mura domestiche, nemmeno la moquette, il rotolo di carta igienica, il forno e l’arrosto che attendeva lo scatto del timer. <<Vi hanno davvero lasciato in mutande>> commentò Croucher, il (loro) assicuratore. <<No>> disse Mr. Ransome. <<Si sono portati via anche quelle. >> <<Ma lei non pensa>> gli domandò Croucher>> che possa trattarsi di una specie di scherzo? >> <<Me lo chiedono tutti>> commentò Mr. Ransome <<Evidentemente gli scherzi non sono più quelli di una volta. Credevo che uno scherzo dovesse far ridere>>. La prima parte del romanzo è interamente su questo tono. Personaggi increduli si aggirano per la casa vuota, sconcertati dal fatto che non ci sia più niente. <<… Trasloco recente, eh? >> disse il sergente squadrando il parquet spoglio. <<No, abitiamo qui da trent’anni.>> ribatté Mr. Ransome. <<E l’appartamento era tutto ammobiliato? >> <<Ovvio>> rispose Mr. Ransome <<era una casa normale.>>

Altri critici ritengono Alan Bennett l’unico grande scrittore di oggi capace di far sobbalzare di risa dalla prima all’ultima riga. È così con Nudi e Crudi, ma anche per altri testi quali La Cerimonia del Massaggio, in cui il puntiglioso cronista racconta di come non ci sia nulla di più mondano di un funerale, o La signora nel furgone, ove la sardonica pietas del drammaturgo inglese affida al lettore l’irresistibile diario di una lunga, incongrua convivenza. Tra lui e una barbona che per quasi vent’anni aveva parcheggiato se stessa e il suo olezzante furgone nel giardino dello scrittore. L’humor british è una spanna sopra tutti gli altri, politicamente è scorrettissimo senza mai cadere nella volgarità, è popolare ed elegante. Bennet in particolare ha una capacità straordinaria di far passare uno stato d’animo in due parole. Almeno, così la pensa Paola Cortellesi commentando la sua lettura del testo. A sorprendere non è solo la cifra stilistica del drammaturgo inglese, ma è la scelta del personaggio. La sovrana in questione non è una figura fittizia, modellata su altre effettivamente esistite. È proprio lei, la regina per antonomasia. Queen Elisabeth II, in carne ed ossa, che tutto ad un tratto scopre l’amore per la lettura e non pensa ad altro. Arriva persino a pretendere che i suoi familiari più stretti, il Primo Ministro e tutta la corte si interessino dei medesimi autori. Dà loro i compiti a casa. Il fuoco sacro per la lettura cambierà la regina, e insieme a lei il destino di tutto il Regno. I libri cambiano la vita di una persona. Su questo converge l’opinione di Paola Cortellesi e di Brunella Schisa. E io mi associo a loro. Frequentare assiduamente dei libri stravolge la vita. Nel bene ovviamente. E in questo sta l’arguto paradosso che Bennett offre ai suoi lettori. A fare questa scoperta non è una persona qualunque, ma la sovrana in persona. Una donna che è nata e cresciuta immersa nella cultura, che oltre a capi di stato e militari, ha conosciuto e conversato con grandi scrittori, senza mai, però, rimanere impressionata da nessuno di loro. Perché… raramente uno scrittore è all’altezza dei suoi libri. Presa dalla smania di recuperare il tempo perduto, Queen Elisabeth II si cimenta con Proust e Jean Genet, Henry James e Thomas Hardy. Addentrandosi tra quelle pagine di alta letteratura, la regina arriva a capire come i libri siano quanto di più democratico ed egualitario ci sia, <<I libri non sono per nulla ossequiosi, tutti i lettori sono uguali>>. E questo perché alla letteratura non interessa chi sei. Ed è proprio questa libertà, la libertà di autoescludersi dal mondo che piacerà tanto alla sovrana. Facciamo come lei, proteggiamoci dalle brutture del mondo con un buon libro. E una gran bella risata.

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YOGA NON E’ YOGURT*... ... ma molto altro RUBRICA DI YOGA E DINTORNI A CURA DI FRANCESCA PROTTI

*Liberamente tratto dall'incipit di “Yoga per negati”

Capita, praticando yoga, di imbattersi in parole sanscrite. Karma, kama, asana, shakti, mudra, maha, sutra… potrei continuare per l’intera rubrica. La finalità, però, di queste colonne, e della newsletter in generale, è proporre spunti di lettura utili e apprezzabili. L’ultimo numero dell’annualità 2013 lo dedico a una parola molto frequente tra i praticanti di yoga. Chakra, o cakra, come più correttamente si dovrebbe scrivere. Non è questo il luogo per dissertare sulle opinabili scelte di traslitterazione. Vi basti solo sapere che il suono c, in sanscrito, era pari alla nostra c dolce. Per intenderci, quella di ciliegia. Per gli anglosassoni, primi a riportare l’antica scrittura d’Oriente in un alfabeto a noi più congeniale, quello stesso suono è il nesso consonantico ch di church. Da qui, la possibilità di trovare entrambe le versioni. Personalmente, preferisco la seconda. Quindi questo articolo vi parlerà di cakra pur rifacendosi a un libro di una scrittrice statunitense, Judith Anodea, intitolato “Il Libro dei Chakra”, appunto. Detto della veste esterna, addentriamoci nel concetto di cakra… questo grande sconosciuto. Mi pare la citazione adatta. Citazione ancora migliore la prendo dalle prime pagine del volume sopraccitato. Un cakra è un centro di attività che riceve, assimila ed esprime l’energia della forza vitale…I cakra non sono entità fisiche in sé e per sé. Come le sensazioni o le idee, non possono essere considerati degli oggetti fisici e tuttavia hanno un forte effetto sul corpo, poiché costituiscono la realizzazione dell’energia spirituale sul piano fisico. Poche righe dopo, si legge anche come, benché in senso fisico non esistano, i cakra hanno una posizione nel corpo. Molta confusione, difficoltà, resistenze al riguardo. Capire cosa siano i cakra non è un’impresa da poco, nemmeno per praticanti di lungo corso. La terapeuta americana, però, pare aver trovato la chiave giusta per dissipare le nebbie dell’ignoranza. Il sistema dei chakra è nato in India più di quattromila anni fa. Si parla dei chakra negli antichi testi dei Veda, nelle più tarde Upanishad, negli Yoga Sutra di Patanjali e, più diffusamente, nel XVI secolo da parte di uno yogi indiano in un testo divenuto poi celebre. Oggi i chakra sono un concetto diffuso. In Occidente, generalmente indicano delle entità in grado di unire il corpo e la mente, l'elemento fisico e quello psichico. I cakra, tuttavia, che alla lettera vogliono dire ruota o disco, e si riferiscono a una sfera rotante di pura energia spirituale, non sono per niente entità o oggetti fisici. Come vediamo il vento attraverso il movimento delle foglie e dei rami, così possiamo percepire la presenza dei cakra nella

forma del nostro corpo fisico, negli schemi che si manifestano nella nostra vita, nei modi in cui pensiamo, sentiamo e affrontiamo le situazioni che l'esistenza presenta, ma mai direttamente. Anodea Judith, specialista in psicologia clinica, digitopressione e bioenergia, mostra in questo testo l'insieme delle azioni che i cakra esercitano sul corpo, sul pensiero e sul comportamento umani. Il libro si presenta voluminoso, e contiene una documentazione completa ed esauriente. Dopo una lunga introduzione, si articola in sette parti, una per ogni cakra, cui fa seguito un’ultima trentina di pagine di conclusione. A dispetto di quello che si può pensare, la lettura è agevole e appassionante. Con un linguaggio chiaro e piacevole, fornisce una quantità di informazioni e di strumenti terapeutici straordinariamente i n t e re s s a n t i e d e t t a g l i at i . R i f a c e n d o s i all’esperienza professionale, calando quindi la materia in un quotidiano ove è facile ritrovarsi, l’autrice permette al lettore di percorrere un sentiero che, comnìe già detto, non appare semplice nemmeno per dei praticanti più avanzati. Nella sua introduzione, Anodea non esita a definire il contenuto di quelle pagine come "un viaggio attraverso le molte dimensioni del sé", un viaggio che, attraverso il Ponte dell'Arcobaleno, com'è definito il sistema dei chakra, conduce il lettore "verso una trasformazione della coscienza collegando spirito e materia, cielo e terra, mente e corpo". Si respira una grande armonia tra le pagine di un volume che definire manuale è corretto, ma al tempo stesso riduttivo. È una grande avventura spirituale e come tale affascinante. Il viaggio iniziatico sul Ponte dell'Arcobaleno, è reso accessibile a tutti coloro che vogliano raggiungere la vera armonia interiore. Con grande rispetto, si invita il lettore a guardarsi dentro e intorno, per accettare e modificare quegli aspetti di se stesso che generano sofferenza e lo portano, senza che sia in grado di capire, a ripetere sempre i medesimi errori di percorso. Una fusione poetica e di grande forza terapeutica, a metà tra il nostro Occidente, per l'impostazione psicologica di base, e quell’Oriente a volte ancora così lontano, per la visione spirituale e le tecniche corporee. La quarta di copertina è l’invito che l’autrice rivolge ai suoi lettori e io passo a voi. State per intraprendere un viaggio attraverso le molte dimensioni del vostro sé, intrecciando passato, presente, futuro in un compatto tessuto di comprensione. questo viaggio, che si svolgerà attraverso i sette livelli del sistema dei cakra, vi condurrà verso una trasformazione della coscienza, collegando spirito e materia, cielo e terra, mente e corpo. Via via che la trasformerete voi stessi, trasformerete anche il mondo.

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Ospiti in libreria:

Indovina l’autore:

I nuovi appuntamenti in libreria per il 2014: Sabato 11 gennaio ore 17,30: presentazione del fantasy “Ogni storia ha un inizio” (Loquendo editrice) dello scrittore lomellino Matteo Boffadossi. Sabato 25 gennaio ore 17,30: presentazione del romanzo di Angelo Ricci, scrittore e blogger anche lui lomellino: “Padania Blues”. Sabato 15 febbraio ore 17,30: presentiamo Beatrice Masini, scrittrice per bambini e traduttrice di letteratura inglese (tra gli altri, Harry Potter) con il suo romanzo “Tentativi di botanica degli affetti” (Bompiani). Sabato 1° marzo ore 17,30: presentiamo il giallista Giulio Massobrio con “L’eredità dei santi” (Bompiani). Moderatore dell’incontro Riccardi Sedini. Sabato 22 marzo ore 17,30: un altro scrittore della nostra Lomellina: Francesco Pugni presenta “12 tasselli” (Loquendo editrice)

Chi vuole partecipare, può inviare una mail oppure passare in libreria e lasciare la risposta. Il primo lettore che ci invierà o porterà la risposta giusta vincerà un buono da spendere nella nostra libreria.

Soluzione del numero precedente:

Lo scrittore da indovinare era Daphne Du Maurier (e il romanzo era “Rebecca, la prima moglie”)

LETTERARIA DA: L IB R E R IA L E M IL L E E U N A PA G IN A C .s o G ar ib al di 7 2 7 0 3 6 M or ta ra (P V ) 0 3 8 4 .2 9 8 493 in fo @ le m il le eu na pa gi na .c om

Novembre - Dicembre 2013

A CURA DI:

Laura Fedigatti Alberta Maffi Greta Leder Francesca Protti Riccardo Sedini Antonio Segrini

Anno 3 - Numero 18


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