Gerusalemme

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Copertina: Fedrigoni XPer 320gr Interno: Fedrigoni XPer 120 gr

Collana Ritratti di città Direttori della collana Alberto Ferlenga, Cristiano Guarneri Progetto grafico Stefania Fucci, Silvia Schiaulini Mappe Chiara Cavalieri Immagine di copertina Maria Vittoria Trovato Il presente volume nasce da un convegno internazionale svoltosi presso la sede della Scuola di Dottorato dell’Università Iuav di Venezia, Palazzo Badoer, il 15 e 16 maggio 2012 a cura di Ruba Saleh. Il saggio di Nazmi Jubeh è stato tradotto dall’arabo all’italiano da Farah Saleh, i saggi di Diana Dolev e di Oren Yiftachel sono stati tradotti dall’inglese all’italiano da Sabrina Zannier. La scheda {32} è stata tradotte dall’ebraico all’italiano da Claudia De Martino, le {1-10} e le {33-35} sono state tradotte dall’arabo all’italiano da Ruba Saleh, le {11-17} sono state tradotte dall’inglese all’italiano da Ruba Saleh. Le foto di pagina {138-139} sono state gentilmente concesse da Manuela Zangara. Le foto di pagina {144-145} sono di Chiara Peretti Un ringraziamento speciale per il loro prezioso contributo a Moni Ovadia e Silvia Tarulli e Fabio Amato.

ISBN 978-88-6242-319-9 Prima edizione italiana giugno 2018 © 2017 LetteraVentidue Edizioni © 2017 testi e immagini - Scuola di Dottorato dell’Università Iuav di Venezia (www.iuav.it) È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. LetteraVentidue Edizioni S.r.l. Corso Umberto I, 106 96100 Siracusa, Italia Website: www.letteraventidue.com Facebook: LetteraVentidue Edizioni Twitter: @letteraventidue


GERUSALEMME  — a cura di Ruba Saleh


004 |

INDICE

Introduzione. Il ruolo dell’architettura nella spazialità del conflitto, Ruba Saleh 007

» SAGGI 1

Capolavori cristiani e islamici a Gerusalemme, Nazmi Jubeh 018 2

Gerusalemme nell’Ottocento: l’Occidente incontra l’Oriente, Diana Dolev 028 3

Una città nel conflitto: introduzione alla dimensione spaziale del conflitto israelo-palestinese a Gerusalemme, Francesco Chiodelli 034 4

Quartieri e comunità ebraiche e cristiane a Gerusalemme: storie e problemi sociali a confronto, Claudia De Martino 045 5

La ricostruzione del Quartiere ebraico: identità, ideologia e restauro nella Città Vecchia, Simone Ricca 053 6

Una via d’uscita? La pianificazione di una capitale binazionale a Gerusalemme, Oren Yiftachel 063


005 |

» SCHEDE  1   2   3   4

Mappa della Terra Santa  076 Le mura della città  078 Mercato del Cotone  079 La Basilica del Santo Sepolcro  080   5 Chiesa di Sant'Anna  082   6 Chiesa del Redentore  084   7 Scuola Ashrafieh  085   8 La Cupola della Roccia  086   9 La Fontana della Porta del silsila (Porta della catena)  087  10 Tekke Khassaki Sultan  088   11 La Chiesa di Cristo (la chiesa evangelica anglicana)  090   12 Mishkenot Sha’ananim  092   13 Il complesso russo  094   14 La sinagoga Hurva  096   15 L’Ospizio austriaco  098   16 La Colonia tedesca  100   17 Casa Tabor  102   18 La questione demografica  104   19 Una città divisa. I quartieri arabi e quelli israeliani  106   20 Il piano urbanistico per Gerusalemme  107   21 Gli ebrei palestinesi  108   22 Il Merkaz Ha-Rav Kook  110   23 Beit Ha’Am  112   24 Il cimitero di Mamilla  114  25 Musrara  116   26 Gli armeni  118   27 Il complesso russo  120   28 Gli ebrei russi a Gerusalemme  122

29 Il memoriale dei Beta Israel  124   30 Muro del Pianto (Muro del Buraq)  126   31 La sinagoga Hurva  128   32 Installazioni e performance su Gerusalemme  130  33 La Maklouba “la rovesciata”  140  34 Al Maftoul  142  35 Al Musakhan  144

** PUNTI DI VISTA Intervista a Moni Ovadia 148

Lo sguardo su Gerusalemme di Maria Vittoria Trovato  157

** APPARATI

Bibliografia 172


006 |


007 | INTRODUZIONE

IL RUOLO DELL’ARCHITETTURA NELLA SPAZIALITÀ DEL CONFLITTO — di Ruba Saleh

Costruire conta, proprio come il carro armato, il cannone e il bulldozer, è un'arma con cui i diritti vengono violati e i crimini vengono commessi. [Segal / Weizman 2003, 25] (Traduzione dell’autore dall’inglese.)

¶ Questa guida non pretende di avere un carattere esaustivo delle meraviglie e della storia millenaria di Gerusalemme, ma è uno sforzo collettivo per interpretare il ruolo dell’architettura e degli agenti spaziali, architetti o pianificatori che siano, nella costruzione, distruzione e manipolazione di una città in conflitto. ¶ L’immagine individuale di Gerusalemme è soggettiva ed è strettamente legata all’architettura. Non a caso per i fedeli cristiani è la città dove Gesù è stato deposto dopo la sua morte, nella Basilica del Santo Sepolcro { 4}, per gli ebrei è dove si trova il Muro del Pianto { 30}, da loro considerato il punto più sacro sulla terra; e per i musulmani sunniti è la terza meta di pellegrinaggio (dopo la Mecca e la Medina) per pregare nella Moschea AlAqsa { 8}. E per i laici? Forse Gerusalemme è per loro rappresentata dal mercato delle spezie (suq Al-Atarin) come punto di fusione di culture, odori, sapori, etnie e religioni. Oppure un giorno fungerà da rappresentanza storica della città il ponte delle corde di Santiago Calatrava, progettato per portare il tanto discusso (a livello sia locale che internazionale) nuovo tram di Gerusalemme, dalla Highway numero uno all’ingresso della città. Un’infrastruttura di trasporto, che solitamente giova alla circolazione e al sistema di mobilità di una città, in questo caso viene contestata come mezzo per annettere de facto le colonie di Gerusalemme Est e delimitare la crescita naturale dei quartieri arabi.


008 | AUTORE | Ruba Saleh

¶ Questa città emblematica è senz’altro il caso più noto, a livello internazionale, di città occupata e spazialmente divisa, dove si esplicitano gli effetti più significativi dell'occupazione a livello spaziale. Architettura e pianificazione sono i veri e propri “agenti spaziali dell’occupazione”. Queste due discipline hanno offerto strumenti operativi al servizio del regime egemone a Gerusalemme. Come emerge dai saggi di Jubeh e Dolev { 1; 2}, ogni nuova occupazione, missione, mandato, o quant’altro dava un tocco architettonico e urbanistico nuovo a Gerusalemme. Ciò che questo saggio tenta di interpretare è come sia stato svolto tale ruolo nella città contemporanea, e le conseguenze sul suo sviluppo urbano. ¶ Dal 1967 ad oggi, il governo israeliano e le autorità di pianificazione competenti hanno elaborato a Gerusalemme Est politiche di segregazione, contenimento dello sviluppo ed espulsione, ignorando sistematicamente le esigenze della popolazione palestinese e ritenendole secondarie rispetto a quelle della popolazione ebraica della città. Mentre la ripartizione delle risorse finanziarie e delle terre è un servizio che il Comune ha l’obbligo di fornire ai propri residenti nella parte occidentale, nella parte est della città diventa lo strumento per esasperare le condizioni già precarie dei residenti palestinesi e per rendere “meno appetibili” questi quartieri { 4}. ¶ È lecito a questo punto mettere in luce le “politiche di repressione spaziale” [Yiftachel 2006, 127] che hanno contributo a modificare ulteriormente la città contemporanea di Gerusalemme. Tali politiche possono essere lette e ordinate sotto quattro fasi principali: dall’occupazione del 1967 fino al processo di pace; dal processo di pace alla seconda intifada; la costruzione del Muro vs la realizzazione della Grande Gerusalemme; e la Gerusalemme Metropolitana. DALL’OCCUPAZIONE DEL 1967 FINO AL PROCESSO DI PACE 1993 ¶ Dopo ventidue giorni dall’occupazione di Gerusalemme Est, il 27 giugno 1967, il parlamento israeliano, la Knesset, ha introdotto un emendamento alla legge di Stato del 1948 per avviare il processo di giudaizzazione. L’emendamento n.11, che riguarda la Legge e le Ordinanze Amministrative, ha di fatto esteso giurisdizione, legge e amministrazione israeliane su Gerusalemme Est. Come conseguenza, il giorno successivo, Israele ha illegalmente e unilateralmente annesso Gerusalemme Est insieme a terre appartenenti a ventotto villaggi palestinesi circostanti. In questo modo il


009 | INTRODUZIONE

territorio di Gerusalemme ha assunto un’estensione di 108 km , rispetto ai trentotto km2 originari. ¶ È stato introdotto inoltre l’emendamento n.6 all’Ordinanza delle Municipalità che ha permesso alla Municipalità di Gerusalemme Ovest di estendere i suoi confini sulla parte est della città. Questo stesso emendamento dava il potere al Ministro degli Interni di allargare l'area municipale con un ordine militare a sua discrezione, senza consultazioni [Dumper 1996, 39]. ¶ Per tradurre gli emendamenti in chiave spaziale, le autorità israeliane misero in atto un “progetto pilota” consistente nell’istituire colonie ebraiche sul territorio occupato [Pappé 2006, 194]. Inizialmente venne studiato e realizzato un piano di costruzione ed espansione della parte ovest della città [Dumper 1996, 111], successivamente, nei primi anni Settanta, vennero costruite le colonie nella parte est della città. Oltre al contenimento e alla negazione del diritto allo sviluppo per i quartieri arabi, le autorità israeliane miravano a espandere la presenza ebraica a Gerusalemme Est, creare una contiguità urbana tra le colonie a Gerusalemme Est e recidere la storica contiguità territoriale tra Gerusalemme Est – il centro della vita politica, commerciale, religiosa e culturale palestinese – e il resto dei territori occupati palestinesi. ¶ Nel 1980, la Knesset si munì di un’ulteriore misura per riaffermare e rafforzare il processo di giudaizzazione approvando la “Legge fondamentale” su Gerusalemme. Questa legge, tutt’oggi in vigore, afferma in modo inequivocabile che “Gerusalemme, completa e unita, è capitale di Israele” [Dumper 1996, 41]. Il progetto di colonizzazione è stato pianificato in modo da circondare la città con tre anelli di colonie. ¶ Il primo anello è stato costruito entro i confini municipali unilateralmente annessi, come per esempio le colonie municipali istituite ai quattro angoli delle aree annesse, Neve Ya’acov a nord-est, Ramot a nordovest, East Talpiot a sud-est e Gilo a sud-ovest [Dumper 1996, 114]. L’organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem stima che attualmente ci sono quattordici colonie municipali. Il secondo anello invece venne costruito nell’area metropolitana della città, e comprende, tra gli altri, i blocchi coloniali di Ma’ale Adummim che si estende da est fino alla valle del Giordano, Giv’at Zeev che si sviluppa da nord fino al governatorato di Ramallah, e Gush Etzion che si espande da sud 2


016

| AUTORE | Nome Cognome


SAGGI —


018 |

CAPOLAVORI CRISTIANI E ISLAMICI A GERUSALEMME — di Nazmi Jubeh

GERUSALEMME ROMANA E BIZANTINA ¶ L’adozione del Cristianesimo nell’Impero romano d’Oriente (324-614) non modificò la pianificazione della città di Aelia Capitolina, costruita da Adriano (132-135), anche se prevalse la costruzione di chiese, monasteri, ospizi e tombe sacre. Gerusalemme si amplia per adattarsi alla nuova religione [Bauckham 1995, 310] e viene innalzata a Patriarcato, diventando meta di pellegrinaggio cristiano e centro monastico. ¶ La crescita delle istituzioni cristiane determinò un’espansione di Gerusalemme verso ovest e sud, per comprendere il monte di Sion e la piscina di Silwan. Altre chiese furono costruite fuori delle mura { 2}, sul Monte degli Ulivi e sulle pendici occidentali. Sin dal IV secolo Gerusalemme si trasforma da piccola città romana in un centro internazionale, a cui si legarono i cuori dei cristiani. Il Cristianesimo non arrivò con Costantino: indizi della crescita di diversi gruppi cristiani, di luoghi di culto, esistono fin dal II sec. d.C, presenza poi rafforzata nel III sec. d.C. Gerusalemme visse nei tre secoli successivi un’era di relativa stabilità. Le chiese e i monasteri cominciarono a crescere in sintonia con la pianificazione romana. In questo periodo si può parlare della geografia e del paesaggio culturale sacro e del loro impatto sulla forma della città, aspetto rintracciabile nella centralità della Chiesa della Resurrezione { 4} e nell’adattamento della forma della città. Dai resti archeologici si evince l’esistenza di circa venti chiese e monasteri del periodo bizantino. Riconoscere le chiese bizantine è agevole grazie alla ricca letteratura al riguardo e ai resti ancora visibili nelle chiese tuttora esistenti. Ulteriori trenta monasteri e chiese bizantine sono documentati da fonti scritte ed


019

| SAGGIO N. 1 | Capolavori cristiani e islamici a Gerusalemme

anche se l’archeologia non è stata in grado di rivelarli con certezza, si può immaginare l’effetto della presenza di circa cinquanta chiese e monasteri sulla forma della città e sull’uso dello spazio. ¶ Il numero delle chiese comprende anche quelle costruite fuori delle mura. La stabilità politica intorno al 340, durante il regno della regina Eudocia (42 anni), moglie di Teodosio II, ha senza dubbio contribuito allo sviluppo urbano. ¶ Sono presenti, in particolare, due chiese grandi e centrali, fondate durante il regno di Costantino. La prima è la Chiesa della Resurrezione, che ebbe diverse fasi di costruzione dopo Costantino; la seconda è la Chiesa dell’Ascensione sul Monte degli Ulivi. Viene costruita anche un’altra chiesa sul monte Sion, la Chiesa di Sion, tra il 329 e il 349 [McNamer / Pixner 2008, 68]. Il Monte degli Ulivi ha ospitato un’altra chiesa enorme, la Chiesa di Eleona [Murphy O’Connor 1998, 125-26]. Anche nella zona circostante a Gerusalemme si trovano alcune chiese, le più importanti sono la Chiesa di tutte le Nazioni (Getsemani), la Chiesa di Silwan accanto alla piscina omonima, e la Chiesa dell’Assunzione di Maria (conosciuta come la Tomba di Maria o la Tomba della Vergine). Una serie di monasteri, probabilmente costruiti da donne della borghesia romana, circondava la città. L’ultima e più famosa chiesa bizantina è la nuova Chiesa di Maria, nota come la Basilica della Dormizione di Maria, nei pressi della Porta di Sion dentro le mura della città (gli scavi archeologici hanno scoperto gran parte della chiesa all’interno delle mura, il resto della chiesa s’espande fin al di fuori delle mura di Solimano), e che fu costruita da Giustiniano e voluta dal patriarca arabo Elias in collaborazione con San Mar Saba [Stewart 1888, 5.6.22-26]. È considerata la più grande chiesa di Gerusalemme, e consiste in una basilica con cinque grandi navate, un ospizio, un monastero, due ospedali con più di cento posti letto, una biblioteca [Taylor 2008, 51-59]. ¶ La costruzione di chiese e la crescita della santità di Gerusalemme attirò un gran numero di poveri e malati, rendendo necessaria la creazione di istituti di beneficenza. La mappa di Madaba { 1} è una ricca fonte di studio per la Città Vecchia. ¶ La stabilità del periodo bizantino fu interrotta dall'invasione sasanide nel 614, che distrusse tutte le chiese e le fortificazioni di Gerusalemme. Durante l’invasione si ricorda un massacro presso la piscina Mamilla: secondo fonti cristiane, 33.877 persone uccise e un gran numero di detenuti


072 | AUTORE | Oren Yiftachel

presieda consigli con una maggioranza ebraica e la Legge palestinese consigli con una maggioranza araba. Altri simboli di sovranità come le bandiere, la segnaletica stradale, i festival o i programmi educativi verrebbero adottati da ciascun consiglio come meglio crede. ¶ Quale sarebbe la connessione politica della nuova Regione Capitale con i due stati? I residenti palestinesi e israeliani della città saranno cittadini a tutti gli effetti delle loro rispettive comunità politiche nazionali. Come tali, essi voteranno per i loro rispettivi parlamenti, e saranno soggetti ai rispettivi sistemi giuridici. L’intera Città Regione sarebbe aperta agli israeliani e ai palestinesi di Gerusalemme per lavorare, risiedere e per il tempo libero. In caso di necessità di controlli alle frontiere da parte di uno dei due stati (e nella speranza che tali controlli non siano necessari), questi andranno posti sulle uscite dalla città. Questa disposizione garantirebbe ai due stati di poter controllare i movimenti nelle loro zone di sovranità senza compromettere la libertà d’ingresso dai due stati alla loro città capitale. ¶ Lo status speciale dell’Autorità della Regione Capitale sarebbe ulteriormente manifestato nella sua autonomia e responsabilità in settori come l’infrastruttura, i trasporti metropolitani e l’ambiente. Ma per limitare potenziali tensioni con entrambi gli stati e con i municipi della città, l’Autorità della Regione Capitale si concentrerebbe sulle questioni professionali, e terrebbe sotto controllo il regolare funzionamento dei sistemi urbani della regione. ¶ Questa avrebbe la propria serie di incarichi (per l’ambiente, la pianificazione, i trasporti, le infrastrutture e simili), e una forza di polizia. ¶ L’Autorità della Regione Capitale non attingerebbe alle imposte locali, ma sarebbe finanziata in ugual misura dagli stati israeliano e palestinese. Al di là delle risorse finanziarie dell’Autorità, un fondo speciale a lungo termine dovrebbe essere istituito per uno sviluppo positivo, ovvero che miri a ridurre le disuguaglianze. È una questione fondamentale considerando che la zona di Gerusalemme/Al Quds è gremita di disparità, in particolare tra i quartieri ebraici e quelli palestinesi, ma anche tra i gruppi di ricchi e di poveri di ciascuna comunità nazionale. ¶ Questo fondo speciale per lo sviluppo, che potrebbe essere creato da fonti internazionali, è indispensabile per il miglioramento delle relazioni tra arabi e ebrei poiché andrebbe gradualmente a correggere le conseguenze di decenni di negligenza e discriminazione che hanno


073

— * Il presente saggio è stato precedentemente pubblicato integralmente nel libro dell’autore O. Yiftachel, Ethnocracy. Land and identity politics in Israel/Palestine, Philadelphia 2006.

| SAGGIO N. 6 | Una via d’uscita? La progettazione di una capitale bi-nazionale a Gerusalemme

lasciato le zone arabe della città in un grave stato e sottosviluppo. Il fondo consentirebbe inoltre alla città di aumentare le opportunità abitative per i suoi residenti palestinesi che sono stati fortemente limitati dalle politiche israeliane. Ciò si realizzerebbe tramite la costruzione di nuovi quartieri arabi oppure compensando gli arabi per la perdita di proprietà a causa della confisca o l’espropriazione unilaterale. ¶ In sintesi, gli accordi istituzionali e geografici sopra descritti creeranno una metropoli di tipo federale. Questo si adatta bene all’attuale approccio in termini di pianificazione e governance metropolitana, e sottolinea i vantaggi di una forma decentrata di gestione urbana, pur promuovendo una identità regionale generale [Barlow 1996; Marcuse / van Kempen 2000; Sandercock 1998].


074

| AUTORE | Deniz Ãœnsal


SCHEDE —


086 | SCHEDA | N. 8

titolo: La Cupola della Roccia data: 687-691 collocazione: Via Suq El Qatanin di Nazmi Jubeh

È la più bella e antica architettura isla-

doppio peribolo di colonne, sempre ot-

mica che rimane intatta, considerata una

tagonale quello esterno, circolare quello

delle architetture islamiche più impor-

interno. Sopra quest’ultimo sorge un'e-

tanti del mondo. È stata costruita dal ca-

norme cupola con doppia calotta di legno

liffo omayyade Abdul Malik bin Marwan,

ricoperta di rame dorato, con una vasta

come monumento. Il progetto ebbe inizio

area a mosaico e altre decorazioni di mar-

intorno all’anno 665 e durò fino agli inizi

mo e stucco.

dell’VIII secolo. L'edificio è a pianta centrale ottagonale, diviso all'interno da un

↓ La Cupola della Roccia.


087 | SCHEDA | N. 9

titolo: La Fontana della Porta del silsila (Porta della catena) data: 1537 collocazione: Porta Al-Silsila di Nazmi Jubeh

Il sultano Solimano il Magnifico ha co-

chilometri a sud di Gerusalemme, tutte

struito a Gerusalemme una serie di fon-

queste fontane sono state costruite in un

tane. Dopo il restauro dei canali e delle

solo anno, nel 1537. Le fontane del sultano

fonti d’acqua, che si trovano a diversi

Solimano si assomigliano generalmente nell’installazione e nella forma, e sono differenti nei dettagli, a seconda dei materiali da costruzione. Ciò perché la maggior parte di esse era stata costruita

riutilizzando

materiali antichi, in particolare pietre decorative e incise. In linea di principio le fontane si assomigliano, in quanto sono costituite da larghe facciate

relativamente

decorate in modo consistente. Vicino alla base c’è un rubinetto, e al centro un’incisione relativamente grande.

← Fontana della Porta del silsila (Porta della catena).


094 | SCHEDA | N. 13

• 27}

titolo: Il complesso russo {

autore: Martin Ivanovich Eppinger data: 1860-90 collocazione: Via Musrara di Diana Dolev

Lungo la seconda metà del XIX secolo quasi

dalla Russia. Prima di tutto è stato costru-

mille pellegrini russi ogni mese visitavano

ito un muro intorno al cantiere designato,

la città, mentre la popolazione della Città

con due porte, a nord ed a sud. Nel 1864

Vecchia consisteva solo di quarantamila

il complesso consisteva di un ospizio per

persone circa. La maggior parte dei pelle-

donne, due edifici simili per gli uomini, una

grini non poteva permettersi il costo del

residenza per la missione ortodossa russa,

viaggio, quindi veniva a piedi. Il viaggio

tra cui alloggi per l’archimandrite e i sacer-

a volte richiedeva due anni, perciò solo la

doti, cucine, sale da pranzo e un ospedale.

metà è sopravvissuta ad esso.

L’ospedale era un edificio quadrato simme-

Il Comitato Palestina, fondato nel 1859 dal-

trico di due piani. Nel primo piano c’era una

lo zar Alessandro II, è stato il primo a fornire alloggi e servizi per i pellegrini. Con donazioni private, il Comitato ha acquistato un grande appezzamento di terreno, circa settantamila metri quadrati, registrandolo come proprietà dello Stato russo (le autorità ottomane non consentivano alle organizzazioni di possedere terreni). Non fu difficile trovare un appezzamento di terreno fuori dalle mura, poiché viverci era considerato pericoloso. I membri del Comitato hanno scelto il punto più alto sul lato nord-ovest delle mura, da cui c’era una bella vista della Città Vecchia.

• 27},

La costruzione iniziò nel 1860 {

su progetto dell’architetto russo Martin

Ivanovičh Eppinger. I materiali di costruzione e i mobili sono stati spediti via nave

↑ Attuale prigione centrale all’interno del complesso russo.


095

Nel 1890, il granduca ha aggiunto, al di

superiore ospitava i malati. Il complesso

fuori del complesso, accanto al muro nord,

murato divenne una città in miniatura, e

una dimora di lusso per i membri della fa-

venne rinominato la Nuova Gerusalemme!

miglia dello zar, aristocratici e pellegrini

Nel 1864 il Comitato per la Palestina è sta-

benestanti. L’architetto Frank Gia ha pro-

to sostituito dalla Commissione Palestina,

gettato l’Ospizio imperiale Sergej come un

che ha aggiunto altre strutture, tra cui una

cortile interno fortificato, con un giardino

biblioteca, un negozio di alimentari e nel

finemente pianificato e una graziosa fon-

1872 una cattedrale – la Santissima Trinità

tana al centro, circondato da un edificio a

– situata sul punto più alto del complesso.

due piani, composto da venticinque camere

La cattedrale riprende lo stile del barocco

lussuosamente arredate.

moscovita con il tipico impianto a cinque

Il pellegrinaggio si fermò con l'inizio della

cupole. Nel 1889, la Commissione Palesti-

prima guerra mondiale e durante il domi-

na passò la proprietà alla Società Imperia-

nio del mandato britannico, il governo so-

le Ortodossa della Palestina, fondata nel

vietico gli affittò gli edifici del complesso.

1882 per ordine dello zar Alessandro III, il

Il governo israeliano ha poi comprato il

quale nominò come presidente suo fratel-

Complesso, ma il Cortile Sergei è stato ri-

lo il granduca Sergej Aleksandrovič.

consegnato al governo russo di recente.

↑ Il complesso russo.

| SCHEDA | Il complesso russo

farmacia e altre strutture mediche. Il piano


126 | SCHEDA | N. 30

titolo: Muro del Pianto (Muro del Buraq) data: metà I secolo d.C. collocazione: Porta dei Magrebini di Simone Ricca

Il Muro del Pianto è oggi il simbolo più

e lo spazio davanti al Muro trasformato

noto del Giudaismo. Questo settore del

in una vasta spianata di più di 20.000 m2.

muro di sostegno della Spianata delle

Questa trasformazione del paesaggio ur-

Moschee è celebrato fin dal XV secolo, ma

bano della Città Vecchia, realizzata in soli

ha acquisito la sua rilevanza attuale solo

tre giorni nel giugno 1967 in contrasto con

nella seconda metà del XIX secolo e nei

la Convenzione di Ginevra, ha avuto un

primi decenni del XX secolo, quando di-

impatto fortissimo sulla città cancellando

venne il simbolo della lotta politica per il

non solo un intero quartiere, ma anche

controllo del Paese.

la memoria della presenza palestinese da

Nel 1929 l’utilizzo dello spazio antistante

questo settore urbano.

al Muro fu all’origine dei moti che causa-

Parte della spianata del Muro è stata

rono centinaia di morti in tutta la Palestina. A quell’epoca, davanti al Muro si apriva un cortile di soli 120 m2 stretto nel Quartiere Marocchino, un antico quartiere musulmano parzialmente dilapidato, ma densamente popolato. Con la conquista della città nel giugno 1967 la situazione cambiò radicalmente: non appena conclusa la battaglia, l’intero Quartiere Marocchino fu raso al suolo → Il Muro del Pianto visto dal quartiere ebraico.


127

costruzione, è al centro di una decenna-

— con un settore separato per le donne e

le polemica internazionale che contrap-

l’obbligo di coprirsi il capo — ­ mentre parte

pone Israele all’Autorità palestinese, alla

è diventata il palcoscenico per le celebra-

Giordania e all’UNESCO, teoricamente

zioni “laiche” dello Stato di Israele: parate

“responsabile” di approvare i progetti di

militari, giuramento delle truppe, comme-

sviluppo di un sito iscritto sulla Lista del

morazioni dei caduti, Jerusalem Day, ecc.

Patrimonio mondiale fin dal 1980.

Nonostante numerosi progetti per la riqualificazione di questo vasto vuoto urbano, per molti anni nessun progetto architettonico è stato realizzato su questo sito sensibile. Negli ultimi anni, però, si assiste a una lenta e progressiva trasformazione di quest’area con nuove costruzioni ad arcate, nuovi centri culturali e religiosi, e una nuova rampa d’accesso alla Spianata delle Moschee. La rampa, attualmente in

↓ La rampa di accesso alla Spianata delle Moschee.

| SCHEDA | Muro del Pianto (Muro del Buraq)

trasformata in una sinagoga a cielo aperto



PUNTI DI VISTA —


148 |

INTERVISTA A MONI OVADIA — di Ruba Saleh

D. Cos’è per un artista vivere e lavorare in una città in conflitto e cosa può fare il teatro e l’arte in generale per Gerusalemme?

R. Gerusalemme è la città che raccoglie il suo senso, il luogo a cui si va, il luogo a cui si porta il proprio spirito, il luogo in cui la spiritualità incontra il mercato, in cui gli esseri umani ti aprono le loro porte, perché la campagna è quella dove si tende al proprio, la città invece è il luogo dell’incontro. A Gerusalemme è normale che tu camminando vedi un oggetto interessante e la persona che ti apre la porta può appartenere a diversi momenti dell’umanità. Io che sono ebreo vado a comprare, incontro un venditore palestinese, mia moglie – che non è questo né quello, o meglio potrebbe sembrare una palestinese o un’iraniana o un’ebrea marocchina – si mette a discutere con il venditore sul prezzo. Allora, si mette a discutere sul prezzo e accade una delle scene più straordinarie: mia moglie, tutt'altro che mediorientale, quando si tratta di contrattare domanda al venditore palestinese con un’aria atroce, perché non vuole che corra simpatia finché non sia stabilito il prezzo, “quanto vuoi per questo?” venditore palestinese: “duecento dollari”. Mia moglie, sempre con la faccia di pietra, dice “quaranta”. Allora il venditore palestinese dice “sedetevi, beviamo un tè”. La cosa si fa ardua. La cosa importante è stabilire prima un rapporto umano. Allora lui mi guarda sorridendo e dice “dove hai trovato questa donna, è eccezionale, cinquemila cammelli bastano?” E comincia naturalmente il gioco. Alla fine la transazione avviene su sessanta dollari e noi abbiamo scoperto cosa? Che apparteniamo alla stessa umanità, abbiamo scoperto che non è


149 | PUNTI DI VISTA | Intervista a Moni Ovadia

↑ Il mercato di Bashura, Via Cardo.

pensabile una Gerusalemme omologata a uno stereotipo, Gerusalemme deve essere una città aperta. Ed essendo la città dove pare che il Padre eterno abbia voluto collocare la sua casa, dove il Profeta abbia scelto di volare al cielo, deve essere la città prima di tutto di quelle due storie, anche perché Abramo è il patriarca comune. Allora non è concepibile una Gerusalemme monotematica. Sto cominciando ad entrare nel gioco del teatro e dell’arte, che mettono in campo la verità, perché solo il teatro può dire la verità. Ce lo spiega Gigi Proietti in un mirabile sonetto romanesco. Primi due versi: “viva il teatro, dove tutto è finto ma niente c’è di falso”. Il teatro dice questa verità che per i politici non è accettabile, il teatro può dire questa verità con metafore, con la poesia, con i colori, perché a teatro tutta l’umanità, sia la sua parte buona o cattiva sia la sua parte infame e sublime, hanno casa purché accettino di dire quello che sono. Allora, certo che il teatro è un sacrario dell’umanità. Quale strumento migliore del teatro per raccontare in una prospettiva problematica e critica una città così drammatica come Gerusalemme, così irriducibilmente sospesa sull’abisso della violenza. In un verso delle diciotto benedizioni ebraiche c’è scritto “Yerushalim irkud shekhia”, Gerusalemme città della tua santità, ma c’è una definizione del talmud che si adatta di più a Gerusalemme di oggi e non solo


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| AUTORE | Teresita Scalco e Moira Valeri


LO SGUARDO SU GERUSALEMME DI MARIA VITTORIA TROVATO — febbraio 2017






LUOGHI E OPERE

3 Mercato del Cotone

14 La sinagoga Hurva

4 La Basilica del Santo Sepolcro

15 L’Ospizio austriaco

5 Chiesa di Sant'Anna

16 La Colonia tedesca

6 Chiesa del Redentore

17 Casa Tabor

7 Scuola Ashrafieh

22 Il Merkaz Ha-Rav Kook

8 La Cupola della Roccia

23 Beit Ha’Am

9 La Fontana della Porta del silsila

24 Il cimitero di Mamilla

(Porta della catena) 10 Tekke Khassaki Sultan 11 La Chiesa di Cristo (la chiesa evangelica anglicana)

25 Musrara 26 Il patriarcato armeno, quartiere armeno 27 Il complesso russo

12 Mishkenot Sha’ananim

30 Muro del Pianto (Muro del Buraq)

13 Il complesso russo

31 La sinagoga Hurva




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