Sicilian Lithics

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Premise

Armando Antista

Geomaterials in Construction. Technological and Environmental Coordinates

Maria Luisa Germanà

Recycling of stone material waste in a circular economy perspective in Sicily: barriers, limitations, and experimentations

Emanuele Walter Angelico

Stone Materials and Architecture in Palermo during the Early Modern Age

Domenica Sutera

«Di marmo rosso lustro con vene bianche». A Stone for Architecture in San Marco d’Alunzio in the seventeenth Century

Armando Antista

Building in the Quarry. Architecture and Subterranean Spaces in Western Sicily

Paolo De Marco

Carlo Scarpa and the Hexagonal Stone. The New Staircase and the Ground Floor

Sculptures at the Gallery of Palazzo Abatellis

Santo Giunta

Indice

Premessa

Armando Antista

Geomateriali nelle costruzioni. Coordinate tecnologiche e ambientali

Maria Luisa Germanà

Riciclo degli scarti di lavorazione di materiali lapidei in ottica circolare: barriere limiti, sperimentazioni

Emanuele Walter Angelico

Materiali lapidei e architettura a Palermo nella prima età moderna

Domenica Sutera

«Di marmo rosso lustro con vene bianche». Una pietra per l’architettura a San Marco d’Alunzio nel XVII secolo

Armando Antista

Costruire nella cava. Architettura e sottosuolo nella Sicilia occidentale

Paolo De Marco

Carlo Scarpa e la pietra esagonale. La scala nuova e l’ambito delle sculture di piano

terra della Galleria di Palazzo Abatellis

Santo Giunta

Premise Premessa Armando Antista

In contemporary times, the connection between construction sites and the productive realities of the territory where they are located has been weakened by market dynamics and the introduction of new materials and technologies. These changes have gradually reduced the need to use locally available materials in architecture, a condition once common to construction cultures that were compelled to work with immediately available resources to balance economic necessities with the demands for formal and technological innovation. The pressing social need for an ecological reconversion of the production and commercial sectors tied to architecture forces a reflection on the transformations in the economic balance of the construction industry since the twentieth century. Contributing factors include the introduction of artificial products and the global scale of the trade in building materials, which have altered production systems and construction practices. This shift has had significant repercussions on the commercialization and use of natural stone materials, impacting energy consumption and waste production. Confronted with technological innovation and sustainability challenges, the culture of architectural design and construction is driven to subordinate the potential use of stone to the updating of the carving and assembly techniques (Fallacara 2007) or to the implementation of systems for optimizing extraction activities, reuse, and the incorporation of waste into the production of artificial stone materials, aligned with circular economy and sustainability principles (Tazzini, Gambino, Casale, Dino, 2024).

From these reflections arises the idea of addressing a broad topic like the use of natural

Nell’attualità, il vincolo che lega un cantiere alle realtà produttive del territorio in cui insiste è indebolito dalle dinamiche di mercato e dall’introduzione di nuove tecnologie. Esse hanno ridotto gradualmente l’esigenza di impiegare in architettura materiali facilmente reperibili a breve distanza dai cantieri, una condizione comune, invece, nella storia, alle costruttive, costrette a confrontarsi con le risorse immediatamente disponibili per rispondere al contempo a esigenze di economia e a istanze di innovazione formale e tecnologica. L’urgenza sociale di una riconversione ecologica dei settori produttivi e commerciali legati all’architettura costringe oggi a riflettere sulla mutazione avvenuta negli equilibri economici di questo settore a partire dal XX secolo, complici l’introduzione di prodotti artificiali e la scala globale dei commerci per l’edilizia, che hanno trasformato i sistemi produttivi e le prassi costruttive, con ricadute sulla commercializzazione e l’utilizzo dei materiali lapidei naturali, e con grande impatto in termini di consumo energetico e produzione di scarti. Il confronto con l’innovazione tecnologica e con le istanze della sostenibilità spinge così la cultura del progetto e della costruzione dell’architettura a esplorare gli scenari possibili di impiego della pietra, nella direzione dell’aggiornamento della tradizione dell’intaglio e assemblaggio lapideo (Fallacara 2007) o dell’implementazione di sistemi per l’ottimizzazione dell’attività estrattiva, del riuso e dell’impiego di scarti nella produzione di materiali lapidei artificiali, in un’ottica di economia circolare e di sostenibilità (Tazzini, Gambino, Casale, Dino, 2024).

Da queste consapevolezze scaturisce l’idea di affrontare un tema ampio come l’uso dei

stone materials in Sicily, comparing dynamics and choices in architectural construction throughout history and contemporary times. The aim is to identify, within the common geographical context defined by the island’s boundaries, the evolving role of stone and the possible future scenarios for architectural design in light of environmental and economic sustainability. Within this framework, this volume compiles a series of in-depth studies developed as part of the Sicilian Lithics. Between Built Heritage and Contemporaneity research project. Supported by the 2023 Incentivi ad attività di ricerca interdisciplinare 2023 research funding program at the University of Palermo, the project seeks to intersect perspectives from various disciplines, including Technological Design, Design, and Architectural History. The goal is to explore the potential uses of local natural stone materials, examining their technological applications and their material and formal value in architectural projects. This endeavour is supported by a deeper understanding of the historical uses and techniques of construction on the island. Building on this foundation, Maria Luisa Germanà establishes a framework to guide the research compiled in this volume. She identifies three possible analytical perspectives for geomaterials through the lens of Technological Design in Architecture: the technological complexity of production and use processes, the rationale for the durability of structures as a filter for assessing material quality, and the opportunities to reduce consumption in extraction activities while planning “secondary uses” for materials. The exploration of contemporary local production scenarios adhering to the principle of process circularity is elaborated by Walter Emanuele Angelico. His work examines the ecological potential of stone in architectural processes, addressing issues such as the use of the large quantities of quarrying and processing waste

geomateriali in Sicilia, mettendo a confronto dinamiche e scelte del cantiere di architettura nella storia e nella contemporaneità per individuare, nell’ambito di un comune contesto geografico definito dai confini dell’insularità, il mutare del ruolo della pietra e i possibili scenari nel progetto di architettura in un’ottica di sostenibilità ambientale ed economica. Entro un simile orizzonte, questo volume raccoglie una sequenza di approfondimenti elaborati nell’ambito del progetto di ricerca Sicilian Lithics. Between Built Heritage and Contemporaneity, sostenuto dal programma di finanziamento dell’Università degli Studi di Palermo Incentivi ad attività di ricerca interdisciplinare 2023, che mira a intersecare ragionamenti prodotti da punti di vista diversi, corrispondenti alle discipline della Tecnologia, della Progettazione e della Storia dell’Architettura. L’obbiettivo è sondare le possibilità di sfruttamento dei materiali lapidei naturali locali per verificarne le possibili declinazioni tecnologiche e le potenzialità dei valori materici e formali nel progetto di architettura, con il supporto di una più approfondita conoscenza di usi e tecniche nella storia della costruzione nell’isola. Sulla base di tali premesse Maria Luisa Germanà costruisce un orizzonte di riferimento rispetto al quale orientare le ricerche confluite in questo volume, individuando tre possibili versanti di analisi dei geomateriali sotto la lente della Progettazione Tecnologica dell’Architettura, cioè la complessità tecnologica cui sono sottoposti i processi produttivi e di uso, le ragioni della durevolezza delle strutture come filtro per la valutazione della qualità dei materiali, le possibilità di ridurre il consumo nelle attività estrattive e di pianificare “usi secondari” dei materiali. È in quest’ultima traiettoria che si colloca la rassegna dei possibili scenari produttivi locali contemporanei, aderenti al principio della circolarità dei processi, elaborata da Walter Emanuele Angelico. Essa ha lo scopo di sondare le potenzialità ecologiche

and the exploitation of volcanic byproducts from eruptions of Mount Etna and Stromboli. Although these eruptions pose inonveniences for the population, they also provide a substantial reserve of volcanic aggregates. This innovative approach to geomaterial production scenarios is particularly relevant in a geographic context like Sicily, where extraction activities are gradually declining after a period of “exploration” that coincided with the modern era. As a result, rethinking the production and use of these materials within a framework of sustainability and compatibility with architectural heritage, the natural environment, and the built environment also raises questions about the present and future fate of extraction sites. From an examination of European quarry-based projects, selected and analyzed by Paolo de Marco, the latent qualities and evocative potential of quarry spaces emerge. These spaces, originally sites of waste, can transform into resources through reclamation initiatives. From an epistemological perspective, they inspire architectural projects that balance dichotomies such as void-fullness, nature-artifice, subterranean-elevated, and subtraction-construction.

Observing continuity and innovation in the use of stone for architecture within the island context reveals fractures and continuities in the history of construction. The specialization in using cut stone (Nobile 2013) and the preference for exposed stone masonry on the island, between the Middle Ages and the modern era, have facilitated the transmission of construction techniques. Meanwhile, the use of new lithotypes has brought significant innovations to architectural projects and construction sites, encouraging the ongoing search for new quarries to meet new construction challenges while leveraging local resources. Domenica Sutera provides an in-depth analysis of the alternative stone materials available for Palermo construction sites in the sixteenth

della materia lapidea nei processi esecutivi dell’architettura. Alveo nel quale si collocano gli approfondimenti sui temi dell’utilizzo della grande quantità di scarti di estrazione di cava e di lavorazione, e dello sfruttamento delle scorie vulcaniche eruttate episodicamente da vulcani come l’Etna e lo Stromboli, fonte di disagio per la popolazione ma al contempo ingente riserva di inerti lavici. È in questa direzione che si rivolge l’innovazione auspicabile per gli scenari della produzione di geomateriali, specie in un contesto geografico, quale quello siciliano, che vede l’attività estrattiva ridursi gradualmente, ormai archiviata una stagione “esplorativa”, coincidente con l’età moderna. Di riflesso, ragionare sulle modalità di produzione e utilizzo di tali materiali in un’ottica di sostenibilità e compatibilità con il patrimonio architettonico, l’ambiente naturale e quello costruito implica anche il problema del destino presente e futuro dei luoghi di estrazione. Dall’esplorazione di una casistica europea di progetti “in cava”, selezionata e analizzata da Paolo de Marco, emergono le potenziali qualità e suggestioni dello scavo, spazio di scarto che può convertirsi in risorsa attivando azioni di riqualificazione e nutrendosi, da un punto di vista epistemologico per il progetto di architettura, delle dicotomie vuoto-pieno, natura-artificio, ipogeo-elevazione, sottrazione-costruzione.

Osservare, nel contesto isolano, direttrici di continuità e innovazione nell’impiego di pietre per l’architettura permette poi di individuare fratture e persistenze nella storia della costruzione. La specializzazione nell’uso della pietra da taglio (Nobile 2013) e la predilezione per i paramenti murari in pietra a vista nell’isola, tra medioevo ed età moderna, hanno contribuito alla trasmissione di tecniche costruttive, mentre l’impiego di nuovi litotipi ha determinato importanti innovazioni nel progetto e nel cantiere di architettura, incoraggiando la continua ricerca di nuove cave

and seventeenth centuries. This analysis addresses not only blocks for masonry but also key elements crucial to Sicilian architecture in the modern era, such as monolithic columnar supports. A rich body of examples sheds light on the economic, aesthetic (concerning compositional choices, colors, and the symbolic significance of stones and their hues), and technological factors influencing material selection for modern-era construction in a major city like Palermo. Particularly noteworthy is the “discovery” and immediate adoption of the compact limestone known as “Grigio Billiemi”. Recent studies by Sutera (2015) highlight this as an exemplary case of a material intended for export, widely traded across the island and beyond for its unique qualities. Conversely, Armando Antista’s study focuses on the massive use of red breccias in the religious architecture of San Marco d’Alunzio and in the area close to its extraction site, in the north-eastern Sicilian hills. In this case, the material qualities of local marble play a central role, alongside economic logic, in shaping design and construction choices. A similar approach is evident in the selection of Carini grey stone for the execution of the iconic hexagonal steps of the new staircase at Palazzo Abatellis, designed by Carlo Scarpa. Santo Giunta’s contribution reconstructs an innovative interpretation of the museum’s exhibition layout centred on the staircase.

References

- Fallacara, G. (2007), Verso una progettazione stereotomica. Nozioni di stereotomia, stereotomia digitale e trasformazioni topologiche, Aracne, Roma.

- Nobile, M.R. (2013), La stereotomia in Sicilia e nel Mediterraneo, Edizioni Caracol, Palermo.

- Sutera, D. (2015), Una pietra per l’architettura e la città. L’uso del grigio di Billiemi nella Sicilia d’età moderna e contemporanea, Edizioni Caracol, Palermo.

- Tazzini, A., Gambino, F., Casale, M., Dino, G.A. (2024), “Gestione dei rifiuti delle cave di marmo: opportunità e sfide per l’implementazione dell’economia circolare”, in Sustainability, vol. 16, n. 7.

nel territorio, per non rinunciare alle nuove sfide costruttive sfruttando le risorse locali. Domenica Sutera offre un approfondimento sulle alternative lapidee disponibili nel cantiere palermitano del XVI e XVII secolo per il confezionamento non solo di conci per murature, ma soprattutto di manufatti cruciali per le sorti dell’architettura siciliana dell’età moderna come i supporti colonnari monolitici. Una corposa casistica permette di indagare ragioni e dinamiche economiche, estetiche (in relazione alle scelte compositive, alle cromie e al portato simbolico delle pietre e dei colori), tecnologiche sottese alla selezione dei materiali per il cantiere di età moderna in una città complessa e dinamica come Palermo, alla vigilia della “scoperta” e immediato impiego del calcare compatto noto come “Grigio Billiemi”, un caso esemplare – oggetto di recenti studi condotti dalla stessa studiosa (Sutera 2015) –di una vicenda di segno opposto, legata a una pietra da esportazione, destinata a essere commercializzata in tutta l’isola (e anche all’esterno) per le sue specifiche qualità. Al contrario, allo sfruttamento delle potenzialità strutturali e cromatiche di un materiale locale è legato l’approfondimento condotto dal sottoscritto, rivolto a esplorare l’uso massiccio di brecce rosse nell’architettura religiosa della cittadina di San Marco d’Alunzio, e in un’area coincidente pressappoco con quella di estrazione, situata sui colli a ridosso del litorale nord-orientale della Sicilia. In questo caso le qualità materiche del marmo locale assumono un ruolo centrale, in aggiunta alle logiche economiche, nelle scelte progettuali e costruttive. Un criterio analogo a quello sotteso alla scelta della pietra grigia di Carini per l’esecuzione dei celebri gradini esagonali della scala nuova di Palazzo Abatellis, progettata da Carlo Scarpa e alla quale si rivolge il contributo di Santo Giunta, che ricostruisce una personale e innovativa lettura del percorso espositivo del Museo, centrata appunto sulla scala.

possibilities for reuse at the end of the lifecycle of the work. The degree of artificiality of a geomaterial is linked to technological complexity, a term that extends beyond strictly technical attributes and has been used in industrial contexts to encapsulate the variety and quantity of information embedded in a production system and its components (Cimatti, 2009). The concept of technological complexity is broadly applicable to any product, succinctly representing the diverse set of tangible and intangible elements involved in technological processes (Ciribini, 1995). These include raw materials, transportation, emissions, waste, tacit and explicit knowledge, organizational structures, tools, and energy requirements of processing, which translate into embodied energy that remains in the finished product. The wide range of geomaterial applications in construction corresponds to a broad spectrum of possible levels of technological complexity. These range from walls made of irregular stones or pebbles simply gathered from the ground surface to the most innovative solutions involving composites and binders with high and diversified performance; from the most archaic construction methods to clay mixes shaped using 3D printers; from artisanal or neo-artisanal processes to those characterized by industrialization and prefabrication.

A second level of analysis refers to the relationship between the building material and the overall structural design. In the opposition between the massive/stereotomic and the framed/tectonic archetypes, geomaterials are commonly identified with the former, especially for the role they play in load-bearing and thrusting systems. The tectonic archetype in primordial construction practices was mainly realized using lightweight materials resistant to bending or tension (wood, reeds, fabric), employed

strettamente tecniche, che è stata utilizzata in ambito industriale per racchiudere la varietà e la quantità di informazioni presenti in un sistema di produzione e nei suoi componenti (Cimatti 2009). Il concetto di complessità tecnologica è utilmente applicabile a qualunque prodotto, per indicare sinteticamente l’insieme variegato di componenti tangibili ed intangibili che entrano in gioco nei processi tecnologici (Ciribini 1995), tra cui l’insieme di materie prime, i trasporti, le emissioni e i rifiuti, le conoscenze tacite ed esplicite, le organizzazioni, gli strumenti, il fabbisogno energetico delle lavorazioni, che si traduce in embodied energy che resta incorporata nel prodotto finito. Dalla varietà di impieghi dei geomateriali nelle costruzioni discende una ampia gamma di possibili livelli di complessità tecnologica, il cui range va da quello dei muri costituiti da pietrame irregolare o ciottoli semplicemente raccolti dalla superficie del suolo, alle più innovative soluzioni di conglomerati e leganti con elevate e diversificate prestazioni; dai procedimenti costruttivi più arcaici agli impasti argillosi posti in opera con stampanti 3D; dai processi artigianali o neoartigianali a quelli caratterizzati da industrializzazione e prefabbricazione.

Un secondo livello di lettura si riferisce al rapporto che intercorre tra il materiale costruttivo e la concezione strutturale complessiva. Nella contrapposizione tra l’archetipo massivo/stereotomico e quello intelaiato/tettonico, i geomateriali sono comunemente identificati soprattutto con il primo, specialmente per il ruolo svolto nei sistemi architravati e spingenti. L’archetipo tettonico nelle espressioni costruttive primordiali si concretizzava in prevalenza con materiali costruttivi leggeri e resistenti a flessione o tensione (legno, canne, tessuto), impiegati con le tecniche dell’intrecciare o

◊ Fig. 3 - Patti Marina (ME). Ruins of a building featuring a load-bearing structure in irregular stone, with part of the second level constructed in wattle and daub (photo by S. Garifo, 2024).

Patti Marina (ME). Rudere di edificio che presenta struttura portante in pietra irregolare, con una parte nella seconda elevazione realizzata a graticcio (foto di S. Garifo, 2024).

with weaving or joining techniques. Conversely, since its inception, the stereotomic archetype has been realized with compression-resistant building materials (natural or artificial stone materials), employed with stacking or shaping techniques. However, the use of geomaterials can be found in both construction archetypes, often applied within the same building (where foundations and basements are stereotomic and the elevation is tectonic) (fig. 3). At this level of analysis, an important corollary is added,

del congiungere. Invece, sin dagli esordi l’archetipo stereotomico si è concretizzato con materiali costruttivi resistenti a compressione (materiali lapidei naturali o artificiali), messi in opera con le tecniche del sovrapporre o del plasmare. Tuttavia, l’utilizzazione di geomateriali si riscontra in entrambi gli archetipi costruttivi, spesso applicati nello stesso edificio (in cui fondazioni e basamento sono stereotomici e la parte in elevazione tettonica) (fig. 3). A questo livello di lettura si aggiunge un importante corollario, che

artifacts were implemented by the Swedish architectural firm Tovatt Architects & Planners in collaboration with N+ Objektmanagement26. This initiative represents one of the largest laboratories in Europe for demonstrating the practical applications of stone material recovery and urban development. Over 65% of the materials used in the project were sourced from recovery and reuse, emphasizing sustainability and the broader use of recycled materials (https:// www.urbanmining.at/).

Other significant initiatives enrich the landscape. The “Circular Construction Lab”

mondo del costruito in economia circolare qui immaginata, altresì potendola testare direttamente sul campo siciliano attraverso filiere ed operatori del settore in linea con le R&I.

Alcuni casi produttivi di rilievo attraverso il riuso dei materiali lapidei

“WasteBasedBricks” con l’azienda StoneCycling (figg. 4-5), produce mattoni utilizzando rifiuti di pietra e altri materiali da costruzione riciclati. Questi mattoni sono

◊ Fig. 4 - Sustainable facade by StoneCycling. Facciata sostenibile realizzata dalla StoneCycling.

(CCL) at Cornell University, based in Ithaca, New York, is exploring new methods for recycling construction materials, with a particular focus on stone materials, through research and the development of innovative techniques. There are already some implementations following pilot projects in which recycled stone is used in combination with bio-based materials, demonstrating highly sustainable construction outcomes.

- Catherine Commons Deconstruction Project (2022) was carried out in collaboration with various partners, including Finger Lakes ReUse, Trade Design Build, and students from the Department of Architecture at Cornell University27.

- CI:RCLE Project is currently underway in

utilizzati in vari progetti di costruzione sostenibile, fra gli altri è stato realizzato l’edificio “The New Cool” ad Amsterdam (2015). Progettato dallo studio di architettura PLP Architecture, è simile a una navicella spaziale in vetro che tuttavia ha raggiunto gli standard di sostenibilità più elevati al mondo (100% riciclato). Questo edificio è noto per la sua sostenibilità e innovazione tecnologica, ed è diventato un simbolo di design ecocompatibile. Proprio perché costruito con mattoni WasteBasedBricks, avendo dimostrato come i rifiuti lapidei possano essere trasformati in materiali da costruzione di altissima qualità (https://www.stonecycling.com/).

“Urban Mining” presso Vienna (20172028), è un progetto di rigenerazione urbana

◊ Fig. 5 - The TrueTalker (2016) by StoneCycling’s Studioninedots at The West on 11th Avenue New York, United States (photo by Peter Cuypers).
The TrueTalker (2016) di Studioninedots di al The West in 11th Avenue New York, Stati Uniti StoneCycling (foto di Peter Cuypers).

◊ Figg. 5 (a-d) – Lithotypes extracted in the Palermo area and used between the 15th and 16th centuries: a. polished Santa Maria di Gesù stone; b. hammered Termini stone; c. polished Monte Pellegrino stone; d. polished Monte Billiemi stone (graphic elaboration by the author).

Litotipi estratti nel palermitano impiegati tra XV e XVI secolo: a. pietra di Santa Maria di Gesù levigata; b. pietra di Termini martellinata; c. pietra di monte Pellegrino lucidata; d. pietra di monte Billiemi lucidata (elaborazione grafica a cura dell’autrice). a b c d

abandoned, possibly due to the sudden death of Salomone the following year.

Connected to the debate, again with specific reference to the ongoing construction of the Royal Palace, is a report dated May 4, 1587, regarding Bartolomeo Conte, who was sent «per andare p. lo regno à pigliare et cercare in questo regno diaspri et altre sorte de petre p. servitio della frabica de questo sac.o reg.o palatio de questa fe. città de pal. mo» (throughout the kingdom to seek and procure jaspers and other types of stones for the service of the construction of this sacred royal palace of this faithful city of Palermo), following a notice sent by Viceroy Diego Enriquez Guzman, Count of Alva de Liste, to the secretary of the city of Palermo on May 2.

The construction efforts of the viceroys and the municipality thus required the adoption of local stones for “representative” architecture, a condition that had become so imperative for the revival of the capital and its most important public building that they set aside the famous Carrara marble and other imported lithotypes to instead seek raw materials in Palermo and its immediate surroundings.

capitale e del suo edificio pubblico più importante, da tralasciare il famoso marmo di Carrara e altri litotipi di importazione per intraprendere la ricerca di materia prima a Palermo e nei suoi immediati dintorni.

L’uso dei materiali locali per l’architettura della capitale

Fonti suppletive finora tralasciate e soprattutto una valutazione sul costruito denunciano in realtà diversi tentativi di sviluppare un parallelo mercato interno di litotipi estratti nel palermitano e sfruttati tra Quattro e Cinquecento, rimasti all’ombra del successo dei materiali di importazione e soprattutto del marmo di Carrara. Queste pietre locali vennero infatti impiegate con una certa continuità dalle maestranze (anche quelle esterne all’Isola e traferitesi a Palermo per lavorare il marmo di Carrara), per usi suppletivi in cantieri di prestigio, quali ad esempio gradini per scale o paramenti esterni, ma si registrano anche commissioni per finestre, fontane, portali e porte urbiche, fino a sperimentarne un uso per fusti di colonne con funzione strutturale.

The Use of Local Materials for Palermo’s Architecture

Supplementary sources, often overlooked, and an evaluation of the built structures reveal several attempts to develop a parallel domestic market for lithotypes extracted in the Palermo region. These efforts, pursued between the fifteenth and sixteenth centuries, remained overshadowed by the success of imported materials, particularly Carrara marble. Local stones were employed with some consistency by artisans (even those from outside the island who had moved to Palermo to work with Carrara marble) for supplementary uses in prestigious projects, such as stair steps or exterior cladding. However, commissions were also made for windows, fountains, portals, and city gates, and there were even experiments in using these materials for structurally significant columns.

From the second half of the fifteenth century, exploration led to the progressive discovery of at least four types of strong stones extracted in the Palermo area (fig. 5a-d): the stone of Santa Maria di Gesù and three compact limestones found near Monte Pellegrino and Monte Billiemi, quarried respectively to the south, east, and west of the capital, as well as the stone from Termini, a nearby town. Although used sporadically, these stones found broader and more varied applications in the Royal Palace construction site beginning in the 1570s, coinciding with the gradual decline in Carrara marble column commissions mentioned earlier.

The stone of Santa Maria di Gesù was already used in 1537, (fig. 6) particularly for wall pilasters and half-columns in the façade of the Catalan Loggia in Piazza del Garraffo14. This stone, a light yellowish-rose color similar to local calcarenite, is more compact and sometimes treaked. It

La ricerca venne intrapresa dalla seconda metà del XV secolo e portò alla progressiva scoperta di almeno quattro tipologie di pietre forti estratte nel palermitano (fig. 5a-d): la pietra di Santa Maria di Gesù e tre calcari compatti rinvenuti presso monte Pellegrino e monte Billiemi, prodotti, rispettivamente, da cave aperte a sud, a est e ad ovest della capitale, e quello proveniente da Termini, una cittadina ad essa limitrofa. Impiegate occasionalmente nel tempo, esse avrebbero trovato una prevalente e molteplice sede di applicazione proprio nel cantiere del palazzo Reale già a partire dagli anni Settanta del Cinquecento, non a caso in coincidenza con la progressiva riduzione delle commesse di colonne in marmo di Carrara prima ricordata.

La pietra di Santa Maria di Gesù risulta già adoperata nel 1537, (fig. 6) in particolare

◊ Fig. 6 – Palermo. Façade of the Catalan Loggia in Piazza del Garraffo made with Santa Maria di Gesù stone (photo by the author). Palermo. Prospetto della loggia dei Catalani in piazza del Garraffo realizzato con la pietra di Santa Maria di Gesù (foto dell’autrice).

chromatic qualities. The recognition of the city’s ancient origins during the modern age is evidenced by historians who linked this awareness to the abundance of material remains within the urban fabric, all featuring the local stone. The substantial ancient ruins and scattered fragments were already noted by Tommaso Fazello, «per urbem quoque ipsa magnae, ingentesque vetustorum operum ruinae iacent» («throughout the city itself lie great and immense ruins of ancient works», Fazello 1558, p. 201), while the writer Antonino Meli, in his 1745 history of San Marco, described ancient elements such as bases, column drums, and pedestals for sculptures reused and visible along the streets. Regarding the Church of San Marco, Meli emphasized its evident antiquarian character, «osservandosi quei pedamenti di marmi quatrati che mostrano una immenza antichità» («observing those

medievali restituiscono la continuità d’uso della pietra locale e la valorizzazione delle sue variegate qualità cromatiche. La consapevolezza delle origini antiche della città durante l’età moderna è testimoniata dagli storiografi, che ne legano la percezione ai resti materiali abbondantemente presenti nel tessuto urbano, accomunati dall’impiego della pietra locale. I consistenti reperti erano già noti a Tommaso Fazello, «per urbem quoque ipsa magnae, ingentesque vetustorum operum ruinae iacent» (Fazello 1558, p. 201), mentre il letterato Antonino Meli, che nel 1745 redigeva una storia di San Marco, segnalava alcuni elementi antichi (basi, rocchi di colonne, piedistalli per sculture) reimpiegati e visibili lungo le strade, evidenziando il carattere vistosamente archeologico dalla chiesa di San Marco, «osservandosi quei pedamenti di marmi quatrati che mostrano una immenza antichità» (Meli 1989, p. 71).

◊ Fig. 1 – Quarry of “Rosso San Marco” near the town of San Marco d’Alunzio (photo by the author).
Cava di “Rosso San Marco” nei pressi del centro abitato di San Marco d’Alunzio (foto dell’autore).

◊ Fig. 2 – San Marco d’Alunzio, steps of the crepidoma of the temple on which the Church of San Marco stands (photo by Francesco Mannuccia).

San Marco d’Alunzio, gradini del crepidoma del tempio su cui sorge la chiesa di San Marco (foto di Francesco Mannuccia).

marble footings show immense antiquity», Meli 1989, p. 71). This refers to the so-called Temple of Heracles, entirely constructed of regular blocks of local stone, whose remains were transformed during the Norman period into the Church of San Marco Evangelista, incorporated within the walls of the cella (fig. 2)7. Inscriptions and stone fragments from antiquity, some preserved in the local Civic Museum, also trace back to the ancient city of Alontion. One such piece is likely the mortar repurposed as a holy water font inside the Norman monastery of San Filippo di Fragalà (fig. 3)8. Additional elements in local red stone can be seen reused in the city’s historic walls, while column drums decorate the square of the Mother Church, testifying to a long-standing tradition of using (and reusing) stone buildings and fragments9

To establish a modern history of the use of San Marco red marble in monumental

◊ Fig. 3 – Monastery of San Filippo di Fragalà, ancient artifact (mortar) reused as a holy water font (photo by Francesco Mannuccia). Monastero di San Filippo di Fragalà, manufatto antico (mortaio) reimpiegato come acquasantiera (foto di Francesco Mannuccia).

Si tratta del cosiddetto Tempio di Eracle, interamente eseguito con blocchi regolari di pietra locale, le cui vestigia sono state trasformate in età normanna nella chiesa di San Marco Evangelista, ricavata nelle mura della cella (fig. 2)6. Alla città di Alontion, del resto, vanno riferite epigrafi e frammenti lapidei di età antica, alcuni dei quali conservati nel locale Museo Civico. Quasi certamente ha la stessa provenienza anche il mortaio reimpiegato come acquasantiera all’interno del monastero normanno di San Filippo di Fragalà (fig. 3)7. Altri elementi in pietra rossa locale, infine, sono reimpiegati sulle murature della città storica, mentre alcuni rocchi di colonne decorano il piano della chiesa Madre, testimoniando una lunga continuità di uso (e riuso) di edifici e frammenti lapidei8. Per tracciare una storia moderna dell’uso del marmo rosso di San Marco nell’architettura monumentale il punto di partenza

part of Sicily, particularly within the Department of Architecture at the University of Palermo. These initiatives involved architectural design and research activities conducted in design studios and through undergraduate and graduate theses, exploring the themes of architecture in and for quarries at various levels of depth.

One such activity, highlighting the educational value of studying and designing for these unique locations, took place during the 2016–17 academic year. Students and faculty of the first-year architectural design studios at DARCH focused their projects on the island of Favignana. Their designs for small houses in the Scalo Cavallo quarry, located on the northeast side of the island, collectively represented a multitude of settlement possibilities, drawing from the

◊ Fig. 9 – Cusenza+Salvo, Hotel Cave Bianche. Plan (graphic elaboration by the author). Cusenza+Salvo, Hotel cave bianche. Pianta (elaborazione grafica dell’autore).

zione dello spazio; con la medesima materia si costruiscono sequenze di pareti che prolungano allineamenti, ribadiscono geometrie latenti. Logiche diverse e apparentemente distanti (quella dell’estrazione e quella dell’abitare) collaborano nella costruzione di uno spazio che ha forme simili e identica materia costruttiva (figg. 9, 10 e 11).

Infine, la più recente esperienza dello Studio Cusenza+Salvo sul tema del recupero delle cave si trova ancora nella maggiore tra le Egadi: il progetto della Casa Gandolfo (2005), però, non si trova all’interno di una cava di calcarenite, bensì al di sopra di essa. L’impianto planimetrico allude alle sagome della cava dismessa sulla quale la nuova costruzione si colloca, così come la stessa composizione volumetrica si basa sulla riproposizione delle grandi masse di calcare-

quarry itself to develop a new sense of landscape through coexistence with it.2 (fig. 12)

Later, as part of a multidisciplinary and interdepartmental research initiative on the city of Alcamo, several graduate theses in architectural and urban composition addressed the redefinition of the city’s northern edge. In this area, abandoned extraction

◊ Fig. 10 – Cusenza+Salvo, Hotel Cave Bianche. View showing the insertion of new volumes (photo by Cusenza+Salvo).

Cusenza+Salvo, Hotel cave bianche. Vista dell’inserimento dei nuovi volumi (photo Cusenza+Salvo).

◊ Fig. 11 – Cusenza+Salvo, Hotel Cave Bianche. View showing the insertion of new volumes (photo by Cusenza+Salvo).

Cusenza+Salvo, Hotel cave bianche. Vista dell’inserimento dei nuovi volumi (foto Cusenza+Salvo).

nite che emergono dal suolo, alla stregua dei tanti ipogei di Favignana. In pianta, la casa è in realtà composta da due unità abitative uguali, disposte simmetricamente, capovolte e sfalsate; alcune sedute esterne, poi, celano lucernari che portano luce naturale al piano interrato. Si tratta dunque di una serie di operazioni concettuali volte a traslare

◊ Fig. 5 – Palermo. Palazzo Abatellis, detail of the hexagonal steps of the new staircase (photo by the author).

Palermo. Palazzo Abatellis, particolare dei gradini esagonali della scala nuova (foto dell’autore).

system for the tempered glass entry door, positioning it so that a handrail, though designed, was never realized17. This detail hints at how museum staff and visitors could easily observe the space through the glass without crossing the threshold.

From this resting point, the Carini stone landing, visitors discover a large rectangular room with openings on both long sides. To the right, as one descends, the wall is composed of two rows of windows. The upper windows, with wide splays, are not aligned with the lower ones (fig. 7). Directly ahead, the statues of Holy Bishop and Saint John the Baptist advance from the right, pointing toward the internal courtyard and the green lawn planted in the mid-1960s under Vincenzo

◊ Fig. 6 – Palermo. Palazzo Abatellis, view of the portico towards the staircase (photo by the author).

Palermo. Palazzo Abatellis, veduta del portico sulla corte verso la scala (foto dell’autore).

posizione utile per trovare vicino al muro un corrimano che, se pur disegnato, non fu mai realizzato17. Un particolare ci fa intuire la facilità con cui i soggetti coinvolti, a vario titolo, nell’attività museale potevano traguardare attraverso il vetro senza oltrepassare la soglia.

Da questo luogo di sosta, il pianerottolo in pietra di Carini, si scopre un’ampia sala rettangolare, con aperture in entrambi i lati lunghi. A destra, per chi scende, la parete si compone con due ordini di finestre e quelle superiori, con ampie strombature, non sono in asse con quelle inferiori (fig. 7). Di fronte due sculture di Santo Vescovo e di San Giovanni Battista avanzano da destra a indicare la corte interna e il verde del prato, piantato

Scuderi’s direction. The placement of these two statues serves as a counterpoint to the axis established by the staircase landing. This arrangement echoes the positioning of Saints Sergius and Bacchus, who similarly advance from the right toward the centre of the space in the Castelvecchio Museum in Verona. Scarpa’s approach establishes a dynamic dialogue between the sculptures and the surrounding space, reaffirming his mastery in integrating geometry, narrative, and architectural harmony into a cohesive and evocative whole.

The Hexagonal Staircase

For Scarpa, presenting ‘objects’ within proportionate spaces, in the greatest possible isolation, is a quest for the value and meaning of every exhibited work.

a metà degli anni sessanta sotto la direzione di Vincenzo Scuderi. Le due statue così disposte assumono il ruolo di figure opponenti all’asse individuato dal pianerottolo della scala. L’espediente richiama la collocazione dei santi Sergio e Bacco che avanzano da destra verso il centro dello spazio nel museo di Castelvecchio a Verona.

La scala esagonale

Per Scarpa presentare “oggetti” entro spazi proporzionali nel massimo isolamento possibile è la ricerca di valore e senso di ogni opera esposta.

La scala nuova, fortemente voluta da Scarpa, oggi non si può percorrere per motivi di sicurezza e il visitatore scendendo dal piano nobile, anche in caso di pioggia, dovrà

Scarpa e la pietra esagonale

Carlo
◊ Fig. 7 – Palermo. Palazzo Abatellis, view of the room containing the staircase with hexagonal steps in Carini stone, with the sculptures Saint Bishop and Saint John the Baptist in the foreground (photo by the author).
Palermo. Palazzo Abatellis, veduta della sala contenente la scala con gradini esagonali in pietra di Carini e in primo piano le due sculture, Santo Vescovo e San Giovanni Battista (foto dell’autore).

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