
Le mura di origine divina, la città ben munita che racchiude il munifico spazio interno e governa la feconda pianura circostante, la Troade attraversata dalla superba genia divina di cavalli zoccoli duri, onore alla dignità regale di Priamo, il salvato e il giusto, padre di centinaia nella stirpe degli ippodomanti;
e dall’altra parte, la parte avversa e offesa, l’estesa alleanza guidata dall’Atride pastore di eserciti, monarca irrispettoso e avido, che solo la mano di Apollo salva dalla daga dell’irato Pelide, aristocratico semidio dal tenue tallone; e intorno a loro la schiera di eroi nobili a capo degli innumeri Achei chitoni di bronzo, schinieri robusti; e al di sopra delle loro furenti battaglie, spettatori dall’Olimpo o proprio immersi come mortali nella mischia avvolti in nubi oscure che li fanno invisibili a tutti tranne che all’eroe protetto che decima nemici (l’armi sul corpo caduto tuonano), sopra gli umani e a loro mescolati gli umanissimi dèi, le proiezioni ancora familiari e terrene delle vanità e aspirazioni umane, e degli umani difetti.
Lo spazio della guerra di Troia si estende tra l’occidente e l’oriente: eppure i nemici che incrociano le armi, predisposti allora all’accordo molto più di quanto non sia successo poi (o non succeda ora), parlano la stessa lingua.
Le vicende omeriche rappresentano conflitti interiori narrati da una sola lingua: i contrasti si racchiudono nella koinè, e nella parola comune, compresa dai contendenti allo stesso modo, è annidata la condizione emotiva che racconta legami universali, ossia l’amore e l’odio, la dignitas e l’umiliazione, il perdono e il valore.
Questa lingua è la patria comune dell’umano azzuffarsi, il comune territorio della pace, della guerra, della guerra che diventa pace: è la lingua che segna il territorio circoscritto dell’origine, il solco culturale che separa questo nucleo dell’identità (coscienza in nuce della necessità di dominare pulsioni individuali che contrastano la solidità della tribù, che diventerà polis), dal disordine di lingue barbare, dal bar-bar cacofonico che non raggiunge la rappresentazione dell’interiorità.
Epos e koinè, azione eroica e parola altisonante soaviloquente, sono dunque, in pace e in guerra, i modi per rappresentare la realtà interiore, il canto dell’espressione rapsodica che lega e assembla i modi sparsi di sentire l’umano: dolore, sacrificio, godimento, rinuncia e strategia, la gamma del quotidiano essere eroicamente al mondo, che diventerà la struttura per narrare le gesta del moderno non-eroe, la base su cui edificare il contemporaneo iperlinguaggio di ognilingua; che diventerà fondamenta su cui costruire la nostra narrazione.
Il linguaggio nuovo è il linguaggio creato, esito della trasformazione dell’arcaico e del barbarico, che si è arricchito dei dialetti e dei diletti popolari, della oscura profondità d’origine in essi contenuta.
Ogni linguaggio nuovo è creato con gli elementi del linguaggio esistente, e per assimilazione e trasformazione gli elementi dell’antico, codificati e così resi strumenti della rappresentazione, diventano cosa nuova: sovrapposizioni e associazioni, collage e pittura, coprono l’esistente, barbarico pop che esprime dal basso il basso del sentire che tende all’alto dell’esprimere e del manifestarsi, e lo trasformano.
Così è l’Iliade, così è questa Guerra di Troia. Apporre lingua alla lingua, come architettura su architettura, templi su templi, festività su festività, strati su strati.
La sovrapposizione è nel verbo, nelle omeriche apposizioni composite che aumentano la forza contenuta nel nome nella loro seriale ripetizione: gli epiteti formulari glaucopide e Pallade, braccia bianche lungo peplo bella chioma delle umane e divine ginecobeltà, sono epiteti identitarii, ripetuti e dunque utili a rinforzare l’identità, a segnarla e marcarla indelebilmente: associazioni divenute strato roccioso dell’identità di Atena o di Elena, degli dèi e dei mortali che agiscono nel loro nome le loro qualità.
Apporre la qualità al nome, e così facendo rendere l’identità struttura indelebile e la nominabilità qualità immediata, implica la creazione di un modo di comunicare e di interpretare: la sovrapposizione e la stratificazione, l’aggiunta di pellicola anche trasparente sulla pelle dell’identità culturale, callosa e piena di duroni immobili, inventa un linguaggio, parla una lingua che contiene quell’identità, la trasforma e la fissa.
La accarezza e la copre, la protegge e la avvolge come bozzolo, la sviluppa e la svela, la partorisce nell’eidolon come simulacro che la perpetua.
Apporre sovrastrutture architettoniche monumentali ai corpi del classicismo che rifà il canone popolare, e
agli idoli di carta e della infinita pubblicazione quotidiana del sé, crea la visione del nuovo che veste l’assoluto, della nuova materia sulla materia dell’universale sentire: questa azione pittorica infiltrata nell’agire della progettazione architettonica crea cose nuove, vicine all’epica che sa dire l’agire del dolore e dell’amore, la continua oscillazione tra conflitto e pace che da sempre eroicamente viviamo.
introibo alla visione, alla faconda rappresentazione dei silenziosi e strepitosi connubi e conflitti di parti familiari e avverse, allo spazio che scopre altro spazio, alla lingua che è sonda che lo amplia mentre lo esplora, al concreto vivere visibile di cose che copre l’invisibile che ci governa …
schierate figlie di Mnemosine, madre di voi Muse e della grazia del ricordare le visioni del sogno nelle quali rinchiusi i nomi delle cose si aprono poi alle parole che dicono il mondo, innalzate e colorate i segni della forza dell’uomo che ricerca logos e legge, ché dicano di gesta di ingegno e di fantasia, ché creino cose degne e rispettose
4 Corone. [Montaggio digitale].

mentre assiste al combattimento di Ettore per difendere la sua città. [Cm
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Scotch-age con stampa ritagliata da un settimanale di moda su carte].
Or mi resti tu soltanto, Ettore caro: tu per me sei padre, madre, fratello, sei il mio fiorente sposo. Abbi dunque pietà di me e fermati qui con me, a questa torre né desiderare che sia vedova la consorte, orfano il figlio.

Melanide dorata, Afrodite ha in sé due nature, e due nascite:
è per questo Celeste e Volgare, nata già adulta dalle acque del mare, che ambigue sono calme e tempestose; sacra e profana, è insieme nell’alto della sublimazione e nel basso della cupidigia; destinata ad essere sempre giovane, seduce ed è sedotta dal guerriero Ares: il loro continuato e indissolubile amplesso genera Armonia, temporanea tregua e inesausta inclinazione a contenere, a equilibrare contrasti, a trovare il piacere dell’integrare pulsioni, a elevare a un solo pacificato suono accordi e contrappunti
Afrodite.
[Montaggio digitale].





... la casa che protegge rimane festosa, abbaglia di forme e di colori chi da lontano desidera la sua conquista: è austera, desidera essere impenetrabile, corpo epico che aspira all’invincibilità … ora che la distruzione si avvicina silenziosa da lontano, ora che epica possiamo narrare? …
solo l’epica di chi resiste al terrore dell’arma che invisibile e sovrastante immane sulle case, deboli protezioni, architetture fragili al cospetto di armamentari potenti, usati per portare la guerra a chi non combatte, per debellare nemici disarmati, non combattenti, inermi bambini, anziani balbettanti
…
e non c’è divinità esterna e sovrana che imponga la pietà: gli dèi sono caduti, caduti dentro di noi abbandonando la casa celeste, e in noi sono sconfitti, in noi tacciono vivi nelle emozioni che l’ethos l’epos l’eros hanno ordinato nei versi
Il Palazzo reale di Priamo dentro la città murata. [Aggiustamento digitale di un disegno manuale].

… monumentale architettura, di cose e di rappresentazioni di cose, monumentale rappresentazione di visioni e versi, fantasia in fiamme che stabilisce il passaggio dalla mitopoiesi alla storia, al suo incubo dal quale non riusciamo a svegliarci, monumentale opera che attraversa i secoli e stratifica nel tempo lasciti opulenti, opera che genera parole e eredità di parole, nucleo di visioni e di senso, opera che contiene, che possiede, che trasforma…
Torri di avvistamento nelle mura troiane. [Montaggio digitale].



