Indice
8. Introduzione
84. Scheda 4 - La Défense
18. Capitolo 1
90. Capitolo 4
36. Scheda 1 - Mestre ovest
102. Capitolo 5
42. Capitolo 2
112. Scheda 5 - Canosa di Puglia
64. Scheda 2 - Lecce
120. Bibliografia
70. Scheda 3 - Trieste 74. Capitolo 3
Introduzione
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Introduzione
Perché spiegare l’urbanistica? Questo libro ronzava nella mia testa già da tempo ed ha preso corpo al termine di un’avventura tecnico-amministrativa svoltasi nella città di Canosa di Puglia. L’esperienza di assessore e tecnico chiamato dal Sindaco per aiutarlo nel governo della città sui temi del progetto urbanistico accanto a quella di altre donne (strana coincidenza), studiose e colleghe che nell’ultimo decennio hanno avuto lo stesso ruolo in altre città italiane, mi ha sollecitato alcune riflessioni che ritengo cruciali per riflettere sui temi delle “mutazioni”(Gabellini P., 2018) dell’urbanistica e del suo rapporto non solo con la politica ma anche con i cittadini. Sui motivi della tendenza/necessità della politica italiana, post ideologica e post partitica, di delegare ad esperti il compito di decidere su temi, sempre più scottanti, relativi al governo della città, rimando ad altri che ne hanno già parlato e scritto; mentre qui cercherò di interrogarmi ed interrogare altri autorevoli studiosi, attraverso l’ausilio di una bibliografia di riferimento, sul perché l’urbanistica risulti ostica e si tenti sovente di occultarla e
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persino di ingannarla. Contemporaneamente tenterò di proporre una sorta di “spiegazione” di cosa è e di cosa si occupa l’urbanistica, cercando di essere comprensibile ad interlocutori non addetti ai lavori (compresi i politici, ovviamente), attraverso una linea non-narrativa, ma per temi, questioni persino azioni e materiali di progetto che è possibile rintracciare nella tradizione della disciplina e che affronta il tema della “transizione ecologica”. Il Progetto urbanistico Di origini latine il termine ‘urbanistica’ esprime chiaramente l’oggetto di cui si occupa, la città: prodotto fisico, sociale e culturale dell’antropizzazione. In numerose lingue al termine urbanistica o città si aggiunge la specifica azione del pianificare (urban planning, stadtplanung, planejamento urbano) sinonimo di regolare. Personalmente preferisco la vaghezza entro la quale viene lasciata l’azione dell’urbanistica nella gran parte delle lingue neolatine dove con urbanistica (urbanismo, urbanisme) viene indicato solo l’oggetto dell’attenzione della disciplina, la città. La quale, a sua volta, è in continua trasformazione e pertanto può necessitare di azioni, strumenti differenti, non necessariamente pianificatori. E temo che sia anche a causa della definizione dell’urbanistica come atto pianificatorio, applicazione di un sistema di regole, attraverso una strumentazione prescrittiva che si creano ambiguità e persino antipatie per la materia.
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Introduzione
Preferisco, invece che si parli di “progetto urbanistico” (Secchi B., 1989), dove l’azione viene affidata al progettare che per sua natura è sperimentale, adattativa, inclusiva. Il “progetto urbanistico” allarga il campo disciplinare sottraendolo al solo pianificare, organizzare, disciplinare, forse più consoni ad una ‘scienza’. Ora, partendo da questa breve riflessione che però rappresenta il punto di vista delle seguenti aggiungo che il desiderio di riflettere sul “cos’è l’urbanistica” nasce da più cose. Prima di tutto da questioni biografiche, faccio l’urbanista, cioè mi occupo di progetto urbanistico da molti anni, come studiosa e come progettista e spesso sento il disagio nell’osservare quanto l’Urbanistica sia una disciplina poco conosciuta, persino fraintesa e sovente aggirata attraverso i ‘combinati disposti’ delle leggi. Inoltre mi sembra cruciale contribuire a definire il campo dell’urbanistica per almeno altri due motivi: per il dibattito in corso che si celebra il superamento dell’Antropocene per accogliere una concezione più “ecologica” della città, espressa, con un certo successo dal biologo italiano Stefano Mancuso (Mancuso S., 2019); per la necessità che si impone agli urbanisti di interpretare il cambiamento di usi e costumi cui ci ha indotto la pandemia. Dichiaro subito, a questo proposito, che credo che vi siano termini più interessanti per esprimere il cambiamento di passo nell’insieme delle politiche e del progetto urbanistico. Se si vuole rimanere nell’ambito
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Scheda 1
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Scheda 2
Le coste italiane sono territori fragili: il piano delle coste di Lecce
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Lecce è una città di mare. La costa leccese è lunga oltre 20 km e può contare ben cinque marine alcune aree naturalistiche, torri antiche, i resti archeologici del molo di Adriano, il parco di Rauccio e le opere della imponente bonifica degli anni trenta, oltre a numerosi stabilimenti balneari, attualmente utilizzati da un turismo locale. Purtroppo per lungo tempo sono stati trascurati i numerosi fattori che rendono questo tratto di costa e dell’intero litorale un’area a forte rischio di erosione. Così come gli insediamenti residenziali delle marine, molti dei quali abusivi, risentono di un forte degrado e sono a rischio idraulico. Numerosi edifici residenziali sono stati realizzati senza alcun principio e rispetto delle leggi urbanistiche e della fragilità dei luoghi costieri. Solo di recente l’Amministrazione comunale1 ha intrapreso alcune importanti azioni di rigenerazione sulla costa della città. La nuova attenzione è partita col progetto strategico “Lecce è il suo mare”2 che ha promosso un importante lavoro finalizzato alla rigenerazione della costa e delle marine entro un processo partecipato dalla popolazione e dalle numerose associazioni,
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Scheda 2
oltre che con gli approfondimenti di numerosi esperti, studiosi e il contributo di alcune Università. Si è, innanzi tutto rivolta una nuova attenzione all’area costiera della città, fino ad ora poco presente nelle politiche urbanistiche locali. Il processo di rigenerazione ha preso avvio da numerose descrizioni dell’area: sia dei suoi caratteri fisici che sociali e culturali per elaborare scenari di rigenerazione che in primo luogo riguardano la messa a punto di un sistema di continuità fisico-spaziale, ecologica e percettiva tra la città e la costa. Al progetto strategico sono seguiti progetti più di dettaglio, che hanno ottenuto notevoli finanziamenti dei fondi europei strutturali regionali (Fesr). Si tratta di progetti di riqualificazione urbanistica e paesaggistica relativi al territorio costiero di Frigole: “Interventi per la tutela e la valorizzazione di aree di attrazione naturale”. In questo scenario di progetti interscalari prende avvio il Piano comunale delle coste di Lecce3 che affronta il tema della riqualificazione ambientale e culturale della costa e della sua tutela, attraverso una fondamentale azione di ricognizione dei luoghi che costruiscono un quadro conoscitivo aggiornato e condiviso con la città. L’Amministrazione Comunale ha avviato un importate processo di partecipazione attraverso numerose “passeggiate” collettive con i cittadini e l’avvio di una serie di tavoli aperti alla città e agli operatori del settore, soprattutto ai così detti “balneari” che sull’area demaniale hanno
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Scheda 2
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