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Collana Alleli / Research
Comitato Scientifico
Edoardo Dotto (ICAR 17, Siracusa)
Emilio Faroldi (ICAR 12, Milano)
Nicola Flora (ICAR 16, Napoli)
Antonella Greco (ICAR 18, Roma)
Bruno Messina (ICAR 14, Siracusa)
Stefano Munarin (ICAR 21, Venezia)
Giorgio Peghin (ICAR 14, Cagliari)
Il volume raccoglie gli studi e gli approfondimenti condotti nell’ambito del progetto di ricerca finanziato Forte Marghera 900. Strategie di conservazione e valorizzazione del patrimonio moderno e contemporaneo nel complesso fortificato sottoscritto tra l’Università Iuav di Venezia e Fondazione Forte Marghera (Comune di Venezia), responsabile scientifico: S. Di Resta, AA 2020-2021.
DI VENEZIA
ISBN 978-88-6242-813-2
Prima edizione Febbraio 2023
© LetteraVentidue Edizioni
© Giorgio Danesi, Sara Di Resta
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Progetto grafico: Fondazione Forte Marghera
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COMUNE
Giorgio Danesi Sara Di Resta
Dalla dismissione alla valorizzazione
Luigi Brugnaro Sindaco della Città di Venezia
Poco prima di immettersi sul Ponte della Libertà e riuscire ad ammirare in lontananza la magnificenza Venezia, chiunque può, arrivando in treno o in macchina, volgere lo sguardo leggermente a sinistra e venire rapito da una fitta chiazza di alberi e da due strutture, le antiche Casermette Napoleoniche, che si affacciano orgogliosamente sulla laguna. Ecco Forte Marghera visto attraverso uno di quegli emozionanti scorci che ne caratterizzano il fascino e la bellezza.
Uno scorcio che ne racconta la storia e la tradizione della nostra terra. Un passato che affonda le sue radici nel Cinquecento e che dal 1805 inizia a trasformare definitivamente un vecchio ‘borgo di Margera’ in un luogo dove sono andati in scena atti di coraggio e di orgoglio di noi Veneziani. Noi, che ancor oggi, con questa pubblicazione, vogliamo celebrare il suo forte, il principale, il più iconico e più grande del sistema di fortificazioni veneziane, costruito proprio in corrispondenza del punto più vicino tra la terraferma e Venezia.
Eppure scrivere oggi la presentazione degli esiti della ricerca condotta dall’Università Iuav di Venezia dedicata al forte sarebbe stato un mero esercizio di retorica se in questi anni, come Amministrazione, non avessimo destinato più di 25 milioni di euro per la sua valorizzazione. Invece no. Oggi possiamo raccontare che fin dal primo giorno di mia elezione a Sindaco della Città ho voluto che questo luogo tornasse a splendere. I fatti raccontano come le promesse siano diventate realtà. Abbiamo investito importanti risorse per recuperare e valorizzare molti degli edifici che erano abbandonati o addirittura fatiscenti, abbiamo fatto in modo che tutti i sistemi di accesso e di collegamento interno fossero riattivati, messi in sicurezza e illuminati, abbiamo ricostruito ponti, realizzato nuovi bagni pubblici, ridato dignità ai poli museali, arricchito il paesaggio con importanti installazioni d’arte, aperto
Presentazioni 7
Fig. 2
I bastioni del ridotto, verso ponente (Di Resta, 2021).
In particolare, il volume presenta i risultati del progetto di ricerca “Forte Marghera ‘900. Strategie di conservazione e valorizzazione del patrimonio moderno e contemporaneo nel complesso fortificato” esito della convenzione sottoscritta tra l’Università Iuav di Venezia e Fondazione Forte Marghera (Comune di Venezia), che ha l’obiettivo di delineare e sviluppare strategie innovative di analisi e di intervento nell’ambito della conservazione e del riuso dell’architettura moderna nel complesso fortificato, supportando e orientando, in tal modo, i percorsi di valorizzazione che stanno rendendo il compendio un significativo centro di scambio culturale.
Il percorso condotto dall’Università Iuav di Venezia con Fondazione Forte Marghera interpreta il sito innanzitutto come luogo di sperimentazione di metodi di conoscenza e di strategie di intervento. Oggetto di ricerca e didattica, le architetture e i paesaggi del patrimonio militare dismesso del campo trincerato di Mestre rappresentano il focus di un percorso condiviso, mosso
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dall’obiettivo di trasferire nelle sedi istituzionali la conoscenza acquisita per tradurla in strumento operativo finalizzato alla conservazione programmata del compendio.
L’esperienza didattica ha messo al centro del percorso formativo gli strumenti di analisi e di interpretazione diretta del costruito, proponendo agli studenti dei corsi di laurea triennali e magistrali in Architettura un’immersione in una realtà complessa e talvolta contraddittoria, quella della frazione novecentesca del sito, inizialmente difficile da decifrare. Favorire l’incontro con complessità inedite all’interno del percorso didattico, ha consentito ai più giovani di acquisire la conoscenza e la consapevolezza essenziali sul fronte del metodo, per poter leggere ed interpretare correttamente la realtà che ci circonda.
Un aspetto centrale della contaminazione virtuosa tra didattica e ricerca che ha da subito qualificato il progetto è stato quello di comprendere, e far comprendere, le ragioni intrinseche della tutela di questi luoghi, a partire dalla definizione di un percorso
Introduzione 21
Materiali e tecniche costruttive: tradizione, contaminazione, innovazione
Giorgio Danesi
Materials and construction techniques: tradition, contamination and innovation
In Forte Marghera, the advent of the 20th century was accompanied by a slow process of change in the art of construction. Addressing the topic of construction techniques means understanding the transformative processes that have enabled the site to be upgraded from a military outpost to a logistics hub. This research aims to gain knowledge of the built environment and is the first objective to be pursued in the search for conservation and enhancement strategies.
The archival research, supplemented by on-site surveys, is focused on significant buildings that represent an exhaustive picture of the typological characteristics and construction practices of the period, yielding an interesting chart of materials and techniques: solid brick walls, wooden roofs, traditional wood and glass windows and doors coexist with structures made with reinforced concrete frames, hollow core slabs, iron window frames, prefabricated elements and cast-in-place bunkers.
The fact-finding surveys start from the traditional construction sites of two Warehouses (bldg 29; bldg 35), with the aim of understanding how much of the techniques of the past persist in the 20th century. Next, the buildings Blockhaus 1 (bldg 12) and the adjacent Powder Magazine (bldg 11) are considered, which represent particular cases of hybridisation in which certain pre-existing 19th century buildings are modified according to functional requirements.
Lastly, in-depth studies focus on the Cannon Bases (bldg 14) and the Tank Workshop (bldg 39): open expressions of modernity that introduced new forms, materials and techniques to the site, updated in accordance with new 20th century site management methods.
Materiali e tecniche costruttive: tradizione, contaminazione, innovazione
Fig. 1
Edificio 39 (Officina carri armati), assonometria costruttiva e sezione prospettica dello stato di fatto.
Università Iuav di Venezia, Corso Teorie e Tecniche del Restauro, AA 2020-21, studenti: D. Iftimie, F. Raeisi, S. Giammetta.
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< ENGLISH ABSTRACT
Fig. 19
Edificio 39 (Officina Carri Armati), sezione longitudinale e analisi delle tecniche costruttive. Università Iuav di Venezia, Corso Progetto di Restauro, AA 2020-21, studenti: Gruppo A. Montagner, A. Pizzato, F. Polidoro.
Il primo piano dell’edificio è raggiungibile tramite una scala ad “L” in calcestruzzo armato dipinto di bianco ricavata nei primi due moduli centrali ad ovest dell’asse minore. La scala, dal carattere puramente funzionale, nega l’impianto basilicale e non conferisce alcuna qualità aggiunta agli spazi. Al piano superiore lo sguardo del fruitore è richiamato da un’infilata di dieci capriate prefabbricate in calcestruzzo armato, di grande potenza espressiva e figurativa (Fig. 19). Esse coprono una luce di dieci metri, con passo di cinque metri, e risultano sdoppiate solo in corrispondenza del giunto di dilatazione centrale. Travi trasversali di collegamento consentono l’impostazione di un sistema di solaio inclinato di tipo “SAP”34 presente sia nelle falde centrali, sia nelle due falde di copertura delle navate laterali.
34. SAP (acronimo di Solaio Auto Portante) è un tipo di solaio semi-prefabbricato, senza armatura provvisoria, brevettato nel 1925 dalla ditta RDB e largamente diffuso nei decenni seguenti, fino a diventare sinonimo di solaio latero-cementizio senza soletta superiore. Cfr. A. De Maria, Solai e coperture in laterocemento dagli anni ’30 agli anni ’80: ricognizione delle tipologie e manualistica dell’epoca, Il formichiere, Foligno 2019.
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Lo spazio risultante dallo sfalsamento delle falde in copertura diventa occasione per l’installazione di finestre a nastro in ferro-finestra, ciascuna divisa in nove sotto-moduli di vetro singolo: otto fissi e il centrale apribile a vasistas. Il sistema vetrato consente l’illuminazione del primo piano, altrimenti sprovvisto di altre fonti di luce naturale. Il primo livello affaccia attualmente sui moduli laterali a tutta altezza senza alcun tipo di serramento interno o parapetto che possa soddisfare le condizioni minime di sicurezza per il fruitore. D’altro canto, questa condizione consente la diffusione della luce anche al piano terra, altrimenti illuminato dalle sole aperture dei prospetti corti e del prospetto est. L’ambiente interno è ampio e perlopiù libero da setti divisori nella sua composizione planimetrica, salvo per poche partizioni inserite in tempi recenti che non impediscono la percezione complessiva dell’impianto architettonico.
Una buona illuminazione diffusa, le ampie campate modulari e le altezze tipiche degli ambienti industriali si sommano alla qualità dello spazio garantita dall’impianto basilicale e dal ritmo sostenuto delle capriate prefabbricate, conferendo al manufatto un grande impatto formale e ampie possibilità di riuso.
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Fig. 4
Edificio 39 (Officina Carri Armati). Sequenza delle capriate in c.a. del primo piano (Di Resta, 2022).
Fig. 5
Edificio 32 (Officine Palmanova). Ossidazione e deformazione dei serramenti in ferro-finestra (Di Resta, 2022).
dissesto, sugli edifici e sui bastioni. L’interruzione delle pratiche di manutenzione che caratterizzavano la prassi militare ha inciso sullo stato conservativo dei manufatti, consegnando al XXI secolo un patrimonio a rischio di perdita. Non è soltanto l’architettura a porre problemi conservativi, ma anche il perimetro fortificato costituito in gran parte da terrapieni è da tempo oggetto di cedimenti e di crolli localizzati, prevalentemente dovuti all’azione del moto ondoso nei canali.
Questi fenomeni evidenziano quanto l’uso rappresenti una delle condizioni essenziali per la conservazione materiale dell’architettura: «Visto con le lenti tradizionali, quello dell’uso è un rischio che si gestisce dando priorità alla conservazione quando siano in gioco alti valori artistici e culturali: si rinuncia all’uso per prevenire il consumo e il degrado. Ma non è così semplice. [...] i valori delle architetture sono complessi e interscalari, e non si riducono alla possibilità di riconoscimento come opera d’arte, che anzi in alcuni casi sarebbe una categorizzazione riduttiva della significanza in gioco. L’architettura non può non essere sicura, accessibile, durevole... e la sua esistenza mette in gioco valori intangibili e simbolici, ma anche valori drammaticamente concreti sul piano economico»5.
Diversamente dalla fruizione attiva del patrimonio culturale, l’abbandono è espressione dell’interruzione di quelle pratiche di cura che produce una progressiva accelerazione di fenomeni di decadimento prevalentemente dovuti all’azione degli agenti atmosferici e, solo in qualche caso, all’uomo. In fisica, il concetto di degrado è connesso a quello di equilibrio, stato che la materia raggiunge quando ogni interazione con l’ambiente circostante è interrotta. In architettura, come in altri campi, il degrado è al contrario strettamente legato al concetto di perdita, di morte, funzionalmente parlando, e di riconquista da parte della natura6.
I paesaggi militari mutati e ridotti dall’abbandono fin quasi alla scomparsa, concorrono tuttavia a definire un’archeologia della modernità che forza da tempo il perimetro d’attenzione della
5. S. Della Torre, Oltre il restauro, oltre la conservazione, in S. Della Torre (a cura di), La strategia della Conservazione programmata Dalla progettazione delle attività alla valutazione degli impatti, vol. 1, Atti della conferenza internazionale Preventive and Planned Conservation (Monza-Mantova, 5-9 maggio 2014), Politecnico di Milano, Nardini, Milano 2014, p. 7.
6. Cfr. Decay, in S. Cairns, J.M. Jacobs, Buildings must die. A perverse view of architecture, The MIT Press, Cambridge (Mass.); London 2014, pp. 69-102.
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Dal degrado alla conservazione programmata
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Gli edifici novecenteschi adibiti a magazzini (ed. 29, ed. 35) e ad officina (ed. 39) giocano un ruolo essenziale nella riattivazione di questo luogo. Innanzitutto, per le interessanti caratteristiche di commistione tra tecniche costruttive della tradizione e prime sperimentazioni con i materiali cementizi, che li rendono testimoni del progressivo passaggio al XX secolo. Inoltre, un aspetto da non sottovalutare risiede nel grande potenziale di riuso dato da spazialità estremamente versatili: ambienti ampi, molto alti, modulari, quasi mai interrotti da setti divisori e definiti da ritmi regolari di aperture verso gli esterni.
Uno dei magazzini (ed. 29), ancora rudere quando venne avviato il percorso di ricerca, è stato oggetto di studi per la progettazione di una nuova copertura, data la perdita di quella originaria a causa di ripetuti crolli. Le indagini hanno restituito diverse soluzioni per la realizzazione di uno spazio coperto per esposizioni temporanee. La strategia di integrazione prevede l’uso di materiali contemporanei – che variano dall’acciaio, al legno lamellare, al vetro – per definire forme che riprendono talvolta le falde del volume originario, o che le negano, preferendo una copertura piana sotto al livello dei setti del rudere rimasti in opera. Proposte che
Fig. 2
Edificio 39 (Officina Carri Armati), studi per lo spazio congressuale al primo livello e fieristico al piano terra, Università Iuav di Venezia, Corso Teorie e Tecniche del Restauro, AA 2019-20, studenti: L. De Lorenzo, S. Genovese, A. Guerrero del Pino, G. Schiavini.
Fig. 3
Studio per stand fieristici per gli spazi interni ed esterni dell'Edificio 39 (Officina Carri Armati), Università Iuav di Venezia, Corso Teorie e Tecniche del Restauro, AA 2020-21, studenti: M. Barbato, R. Boccato, U. Uljancic.
Strategie e prospettive di adaptive reuse
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