ISBN 978-88-6242-829-3
Giordana Ferri, Alessandro Scandurra
ISBN 978-88-6242-829-3
Giordana Ferri, Alessandro Scandurra
Lo standard • Tentativi e tentennamenti: come siamo arrivati allo standard attuale? • La camera da letto, per esempio • Il tavolo da pranzo • Il tradimento del Mobile
Comportamenti • Sensazioni • Attributi Spaziali
Curarsi, lavarsi • Dormire, raccogliersi, ritirarsi • Cucinare • Incontrare, Giocare, Mangiare, Intrattenersi • Luoghi in bilico tra il dentro e il fuori • Luoghi invocanti: stare, percepire
Questo libro raccoglie alcune riflessioni sul perché la casa che la maggior parte di noi abita, in Occidente, ha la forma che conosciamo e soprattutto sulla domanda se questa forma risponda ancora ai modi che oggi abbiamo di abitare. Se osserviamo la maggior parte delle case notiamo infatti che, a parte le dimensioni e le finiture, si sono ormai omogenizzate in un unico modello, sono sempre composte secondo un unico schema: quello che comunemente divide gli spazi in zona notte e zona giorno, anche se questa differenza evoca oramai immagini di un ordine e di una linearità difficile da ritrovare nelle nostre vite. La struttura della casa che si è consolidata negli ultimi due secoli, che domina immutata e inossidabile nella sua composizione nonostante le evoluzioni dei modi di vivere, ha ormai una vita propria che sembra difficile poter indirizzare. Promotori immobiliari e residenti sono spesso irremovibili nel preservare gli elementi che la definiscono, anche se alcuni di questi sono ormai del tutto superati e arbitrari. Gli architetti stanno nel mezzo nel tentativo da una parte di spingere la progettazione della casa verso il cambiamento, che non può che essere lento e determinato da piccole innovazioni capaci di introdurre elementi di rinnovamento, e dall’altra di arginare il cristallizzarsi di idee sempre più impoverite dalle esigenze del mercato. In Italia questo aspetto assume connotati ancora più evidenti, complici anche una normativa spesso obsoleta e la scarsa diffusione negli operatori di mercato di pulsioni innovative in questo senso. Detto questo, progettare una residenza significa sicuramente e concretamente muoversi in una fitta rete
1960-1963.
Da Archizoom Associati, Superonda, 1967.
Quando pensiamo alla casa e alla sua distribuzione partiamo sempre dagli spazi e dalla funzione che storicamente è stata loro attribuita; dagli standard funzionali appunto: la camera da letto, il soggiorno, la cucina; elementi che usiamo per comporre di volta in volta le piante e che difficilmente mettiamo in discussione nella loro ragion d’essere; perché? Perché non è per niente facile: gli spazi di manovra per l’innovazione sono minimi e l’inerzia culturale massima. Per farlo dobbiamo affrontare uno sforzo notevole: sospendere il giudizio, tentare di liberare il più possibile la mente dai condizionamenti che inevitabilmente ci frenano e provare ad approdare a nuove forme o perlomeno a nuove indicazioni su di esse. Per aiutarci in questo intento dobbiamo trovare un punto di partenza che riesca a spostarci in un ambito più empirico, più elementare o meglio primario, capace di svincolarci dalla costrizione dello standard e permetterci di esplorare più aspetti dell’esperienza abitativa.
Per raggiungere questo intento abbiamo scelto di focalizzare la nostra osservazione a partire da tre punti di vista, che solo artificialmente adottiamo come separati perché normalmente si presentano come le diverse facce di un’unica esperienza sia progettuale, sia percettiva, di chi poi gli spazi li fruisce. I tre punti di vista prendono in esame: i comportamenti agiti negli spazi, le sensazioni che si associano o si ricercano nei luoghi e gli attributi spaziali.
Gli atti quali curarsi, lavarsi, ma anche guardarsi, pettinarsi, truccarsi, implicano un isolamento che non ha uguali tra gli altri ambienti domestici. Il bagno è il luogo in cui ci troviamo a considerarci come corpo e in questo come parte della natura.
«In questa deriva verso la liquefazione degli spazi e delle atmosfere, c’è qualcosa che resiste alla simbiosi e all’amalgama universale: il bagno. In ogni casa questa stanza è l’espressione di una differenza irriducibile. Meglio, di un desiderio ostinato di estraneità. Ogni bagno è l’espressione architettonica di un insopportabile dandismo domestico: uno spazio-tempo che si rifiuta di sovrapporsi agli altri, di confondersi con gli altri, di ammettere che la vita che ospita al suo interno possa aver luogo anche al di fuori»1.
Nonostante la sua rigida e inflessibile separazione dal resto della casa, al suo interno il bagno acquisisce sempre più importanza e soprattutto, conquista sempre più metri quadrati: i bagni sono sempre più grandi e numerosi. Ma la loro importanza non si esprime solo attraverso la dimensione: pur rappresentando il bagno lo spazio della massima intimità è uno dei luoghi maggiormente esibiti, in un certo senso è anche uno spazio di rappresentanza. Il bagno manifesta spesso una notevole espressività formale, è forse uno degli spazi più disegnati e curati della casa comune. Questa ipertrofia del bagno confligge però con la normale evoluzione
1. Emanuele Coccia, Filosofia della casa. Lo spazio domestico e la felicità, Einaudi, Torino, 2021, p. 35.
Da Archizoom Associati, “The Neutral Surface”, Habitable Cupboard, 1972.
La sequenza di associazioni morfologiche che segue ha lo scopo di mostrare come la formazione del confine, che dà forma all’architettura, dipenda spesso dall’aggregazione di un unico elemento di base. L’articolazione degli interni, nella nostra cultura, ha per lo più come matrice la “stanza” e la sua moltiplicazione. Anche quando il confine non si presenta come netto e continuo, il riferimento alla stanza permane. Altresì, quando i rapporti si invertono, come in Moriyama House1, lo spazio senza confini contiene le stanze, blocchi autonomi dotati di confini propri che definiscono il disegno della pianta.
1. Ryue Nishizawa, Tokyo 2002/2005
Negoziare, cambiare, muoversi. Enigma dell’interno continuo. Estensione della logica di Rue Larrey 11, la porta di Duchamp.
Da Franka Hörnschemeyer, Grundriss Relais, 2006.
Dispositivi e dinamiche per nuovi abitanti della casa. Nuovi comportamenti si sommano a quelli abitudinali.
Mappa del contemporaneo, illustrazione di Chiara Crisà, a cura di Alessandro Scandurra, liberamente ispirata a Modernology di Kon Wajiro.
Una riflessione. Il gioco dei confini
L’immaginario della casa corrisponde a uno standard fortemente radicato e difficile da scalfire; se le nostre abitudini, comportamenti, attività sono in continua e vertiginosa trasformazione, le nostre case no.
Casa Rebus osserva la composizione classica degli ambienti domestici e immagina nuovi scenari dell’abitare.
Partendo dai limiti che ci siamo imposti nella definizione degli ambienti della casa comune, il percorso prende avvio dalle prime riflessioni sull’alloggio minimo e si muove liberamente tra suggestioni d’autore e nuove soluzioni, nel tentativo di tratteggiare il profilo di una casa comune contemporanea libera da vincoli rigidi.
Tra le quattro mura domestiche, gli autori propongono una serie di esercizi di scomposizione e ricomposizione spaziale, a dimostrazione delle innumerevoli e variabili configurazioni della casa che abitiamo.
€ 13,50