ARCHITETTURA POROSA POROUS ARCHITECTURE
RIFLESSIONI E SPERIMENTAZIONI PROGETTUALI A NAPOLI REFLECTIONS AND DESIGN EXPERIMENTS IN NAPLES
Alessandra Como contributi di / texts by
Andrew Benjamin Berenika Boberska Alessandra Como Luisa Smeragliuolo Perrotta
INDICE CONTENTS
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INTRODUZIONE INTRODUCTION
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NARRAZIONE SULLA POROSITÀ PORWOUS NARRATION
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Porosità ai margini: investigazioni su Napoli di Walter Benjamin Porosity at the Edge: Working through Walter Benjamin's Naples Andrew Benjamin
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Architettura porosa. Riflessioni sull’architettura a partire dal saggio Napoli di Benjamin e Lacis Porous Architecture. Reflections on architecture from the Naples essay by Benjamin and Lacis Alessandra Como
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SPERIMENTAZIONI POROSE POROUS EXPERIMENTS
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Porous Experiments 1_ un workshop ai piedi del Vesuvio Porous Experiments 1_ a workshop at the footsteps of Vesuvius Urbanismo Vulcanico. Ipogei, Vuoti, Cavità e Campi Ardenti: – Uno studio nelle geologie spaziali di Napoli Volcanic Urbanism Hypogea, Voids, Vessels, and Fields: – A study in the spatial geologies of Naples Berenika Boberska
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Porous Experiment 2_ workshops nella città dell’abusivismo negli anni 60 Porous Experiment 2_ workshops within the city of illegal buildings of the ‘60s PoroCITY note from Naples: abusivismo negli anni ‘60 PoroCITY note from Naples: illegal buildings of the ‘60s Luisa Smeragliuolo Perrotta
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Porous Experiment 3_ progetto del concorso “Taking Buildings Down” Porous Experiment 3_ design competition entry “Taking Buildings Down” Processi di erosione. Strategie per la città della speculazione edilizia Applicate ad un progetto del concorso “Taking Buildings Down” Erosion processes. Strategies for the building speculation city applied to the competition project “Taking Buildings Down” Alessandra Como
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Credits Credits
INTRODUZIONE INTRODUCTION
Introduzione
Napoli1 di Walter Benjamin e Asia Lacis ha segnato profondamente non solo l’interpretazione della stessa città di Napoli ma più in generale la cultura architettonica, poiché il termine porosità – tema cardine della narrazione – è diventato metafora di un modo di intendere lo spazio urbano caratterizzato da complessità, stratificazioni, variazioni di volumi e vuoti, processi in continua trasformazione. È lungo questo filo narrativo che si sviluppa Architettura Porosa; una prima sezione – Narrazioni sulla Porosità – con due saggi, è dedicata alle riflessioni teoriche, una seconda – Sperimentazioni Porose –, presenta tre sperimentazioni di progetto, commentate a partire dall’interpretazione del testo di Benjamin e Lacis. Testi e progetti riflettono e sperimentano concretamente il tema della porosità nelle sue varie sfaccettature. Il saggio del filosofo australiano Andrew Benjamin2, riferimento per gli studi su Walter Benjamin, viene qui pubblicato per la prima volta in italiano mentre era già stato diffuso in inglese. Offre uno studio filosofico e analitico del testo di Benjamin e Lacis, indagato attraverso il tema del confine; il saggio rintraccia intensamente la porosità nella complessità delle relazioni spazio-temporali. Il saggio, tradotto da Alessandra Como, è stato rivisto dalla dott.ssa Marina Montanelli, che qui si ringrazia per il prezioso lavoro.
Introduction
Walter Benjamin and Asia Lacis’, Naples1, has had a profound effect not only on the interpretation of the city of Naples itself, but more generally, on architectural culture. The term porosity – the pivotal theme of the narrative – has become a metaphor aimed at understanding urban space, characterized by complexity, stratifications, variations in volumes and voids, and processes of continuous transformation. It is along this narrative thread that Porous Architecture has been developed; the first section, Narrations on Porosity, comprising two essays, addresses theoretical reflections, the second, Porous Experimentations, presents three design experiments, is commented on though the interpretation of Benjamin and Lacis’ text. Texts and design projects reflect and experiment concretely on the theme of porosity in its various facets. The essay by the Australian philosopher, Andrew Benjamin2, a reference for studies on Walter Benjamin, is published here for the first time in Italian, but has already been in circulation in English. It offers a philosophical and analytical study of Benjamin and Lacis’ text, investigated through the topic of the border; the essay traces porosity in detail, examining the complexity of spatial-temporal relations. The essay, translated by Alessandra Como, was revised by Dr Marina Montanelli, whom we thank here for her valuable work.
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NARRAZIONE SULLA POROSITÀ POROUS NARRATION
Porosità ai margini: Investigazioni su Napoli di Walter Benjamin Porosity At The Edge: Working through Walter Benjamin’s Naples
ANDREW BENJAMIN
Porosità ai margini
Leggere oggi il testo di Benjamin apre alla questione della “porosità” come concetto attraverso il quale rielaborare la natura del confine. I confini, intesi in senso classico, segnano punti di confronto e separazione. Vengono stabiliti dopo le guerre e, in aggiunta, la loro istituzione causa la guerra. La questione per la teoria dell’architettura – in particolare per una teoria in cui il digitale e il politico possono essere inter-articolati – è come ripensare le relazioni di confine. Il presente lavoro analizza il testo di Walter Benjamin, “Napoli”, per approfondire questo proposito. [1] Cos’è che identifica una città? Dove si trova il sentimento o il senso della sua identità? Quel senso di identità, indipendentemente da come è stato scoperto, potrebbe essere generalizzato? L’incontro con una città permane nei tentativi di articolare quell’esperienza attraverso la scrittura. Allo stesso modo, l’incontro con una città specifica – una volta ammessa la possibilità di generalizzazione – può diventare produttivo all’interno del progetto. Walter Benjamin ha continuato a lavorare alla città1. Il moderno e l’urbano coincidono. Eppure, quella coincidenza porta con sé più di una semplice equivalenza. Le città hanno un passato. Il moderno ne contiene le vestigia. La questione della città – se non altro come inizio – riguarda questa presenza complessa. In un testo che esige considerazione non solo per il suo contenuto, ma anche per il suo stesso progetto – Einbahnstraße – la presenza della città affettiva, della città come luogo dell’esperienza, permane2. Una breve voce sotto il titolo “Freiburg Minster” apre
[1] What is it that identifies a city? Where is the feeling or sense of its identity located? Could that sense of identity — no matter how it was discovered — be generalized? The encounter with a city endures within attempts to articulate that experience within writing. Equally, an encounter with a specific city — once it admits the possibility of generalization — may become productive within design. Walter Benjamin continued to work through the city1. The modern and the urban coincide. And yet, that coincidence brings with it more than a simple equivalence. Cities have a past. The modern contains vestiges. The question of the city — if only as a beginning — concerns that complex presence. In a text that demands consideration not just because of its content, but equally due to its actual design — Einbahnstraße — the presence of the affective city, the city as the place of experience endures2. A brief entry under the heading “Freiburg Minster” opens a possible interplay between the particular and the related move to a form of
Porosity At The Edge
Reading Benjamin’s text today opens up the question of whether ‘porosity’ becomes the concept through which it may be possible to rework the nature of the border. Borders, classically understood, mark points of confrontation and separation. They are established after wars and in addition their establishment causes war. The question for architectural theory — especially a theory in which the digital and the political can be interarticulated — is how to rethink border relations. This paper works through Walter Benjamin’s text, “Naples,” in order to further this project.
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Parco Ventaglieri in costruzione. Foto: Nicola Maturo. Ventaglieri Park under construction. Photo: Nicola Maturo.
Porosità ai margini
Porosity At The Edge
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Architettura porosa. Riflessioni sull’architettura a partire dal saggio Napoli di Benjamin e Lacis Porous Architecture. Reflections on architecture from the Naples essay by Benjamin and Lacis
ALESSANDRA COMO
Architettura porosa
Il saggio Neapel di Walter Benjamin e Asia Lacis (1925)1 ha lasciato un segno decisivo nell’interpretazione della città di Napoli; la porosità permane ancora oggi come la principale caratterizzazione dei luoghi, un tema su cui si è continuato a investigare, divenendo un riferimento costante e identificativo dei suoi spazi urbani. Il testo deriva dall’esperienza diretta degli autori che si immergono come flaneurs nella città vivendola dall’interno dei suoi spazi. Il commento diventa osservazione solo dopo l’esperienza e ne contiene la stessa intensità. La città viene vissuta all’interno dei quartieri; non è la città monumentale ma quella diffusa e comune degli edifici abitativi e dei vicoli. Il testo restituisce una realtà cruda, che ci lascia sgomenti di fronte ad un mondo senza speranza, intriso di criminalità, dove il turista è spiazzato per non trovare i riferimenti delle guide turistiche, dove la miseria impera e sono i diseredati, le malformazione degli storpi, il vocio e le grida ad occupare gli spazi urbani. Gli autori sono estranei non solo perché stranieri ma soprattutto perché provengono dalle città in cui si può dare definizione agli spazi, da quel nord dove è chiara la delimitazione tra privato e pubblico, dove sono individuabili modelli e riferimenti. All’interno di questi spazi estranei il testo rivela la scoperta di una nuova urbanità che, trovata senza romanticismi, si offre a future riflessioni. La lettura che Benjamin e Lacis diedero di Napoli ha il carattere della sintesi, restituisce un tratto distintivo della città che attraversa tutti i livelli: la genesi,
The text derives from the direct experience of the authors, who immerse themselves like flaneurs in the city, by experiencing it from within its spaces. The commentary becomes observation only after the experience and contains the same intensity. The city is experienced from within the neighbourhoods; it is not a monumental city but a diffuse and common urban area of residential buildings and streets. The text expresses a crude reality, which leaves us dismayed in the face of a world without hope, steeped in crime, where the tourist is displaced by not finding the reference points in the tourist guides, where poverty reigns and the disinherited, the malformations of the cripples and the noise and shouting occupy the urban spaces. The authors are strangers, not only because they are foreigners, but above all, because they come from cities where spaces can be defined, from the north where the delimitation between private and public is clear, where models and references can be identified. Within these extraneous spaces, the text reveals the discovery of a new urbanity which, found without romanticism, offers itself for future reflection. The reading that Benjamin and Lacis gave of Naples has the character of a synthesis, it returns a distinctive trait of the city which crosses all levels: its
Porous Architecture
The essay Neapel by Walter Benjamin and Asia Lacis (1925)1 has left a decisive mark on the interpretation of the city of Naples; porosity still characterizes the city today, a theme which has continued to be investigated, becoming a constant reference and enabling identification of its urban spaces.
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ARCHITETTURA POROSA | POROUS ARCHITECTURE
le sue trasformazioni fino a investire la vita e il modo di occupare gli spazi. La definizione che gli autori lasciano della città parte da dati documentari, con descrizioni puntuali di fatti accaduti, persone e oggetti che raccontano l’esperienza della visita, ma poi la scrittura e la forza del concetto di porosità, guadagnano un livello di astrattezza. Porosità diviene una categoria astratta di pensiero, seppure radicata nella matericità e concretezza del reale. Il carattere di sintesi e insieme la potenzialità comunicativa della porosità ci riconducono alla forza espressiva e narrativa delle immagini. Porosità è, infatti, al contempo, questione teorica, interpretativa e fatto visuale e concreto. La porosità diviene l’immagine della città. Immagini di città2 è l’appropriato titolo dell’edizione italiana della raccolta di descrizioni di città in cui il testo Napoli è ripubblicato dopo la sua iniziale presentazione sul giornale Frankfurter Zeitung. Sono dunque immagini quelle che trapelano dalle analogamente forti, incisive e sintetiche descrizioni delle altre città nello stesso testo attraverso una «lingua di immagini»3, come commenta Peter Szondi nella postfazione. Lo stesso Benjamin avvicina la sua scrittura a dei segni concreti in rilievo, è dunque una narrazione che diviene forma: «Trovare parole per ciò che si ha dinanzi agli occhi: quanto può essere difficile. Ma quando esse arrivano, allora è come se battessero con dei piccoli colpi di martello contro la superficie del reale, sino a sbalzarne, come da una lastra di rame, la forma»4. La necessità di dover ricorrere alle immagini per poter cogliere l’essenza di questa complessa città è una pratica ricorrente. Celebre è la riflessione di Goethe su Napoli nel suo Viaggio in Italia
Alessandra Como
Napoli, il golfo e il Vesuvio. Naples, the gulf and Vesuvius.
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Per la città di Napoli le immagini – rappresentazioni di se stessa e del suo paesaggio – rafforzano le relazioni tra natura e architettura, costruendone l’identità. Francesco Venezia, in La città porosa6 – il testo che investigava la porosità napoletana attraverso interviste a figure rilevanti nell’ambiente urbano degli anni Novanta – evidenzia come l’identità di Napoli sia basata su una straordinaria relazione tra geografia naturale e geografia costruita. In particolare, è con il golfo che la città instaura continui rapporti perché per la forma ampia e arcuata della costa, da un edificio si possono osservare altri edifici dell’altra parte della città attraverso lo spazio naturale del mare, attivando continuamente viste tra gli elementi geografici e le emergenze architettoniche. Così guardare verso il mare è anche guardare verso la città: non un panorama fisso ma mutevole, che mette in sequenza le architetture con il vuoto del golfo e poi con altre architetture.
Architettura porosa
sull’inevitabilità dell’uso delle immagini per raccontare la città: «Se mi propongo di scrivere parole, sono sempre immagini quelle che sorgono ai miei occhi: della terra feconda, del mare immenso, delle isole vaporose, del vulcano fumante; e per rappresentare tutto ciò mi mancano gli strumenti adatti»5.
Il rapporto tra città e natura è fortissimo perché è instaurato fin dalle sue origini, all’interno del processo di realizzazione: «A Napoli, dove le cave invece che distanti come in molte altre città, si trovano proprio sotto gli edifici, ogni costruzione esiste insieme al pozzo del cortile e alla cava sottostante, divenendone parti integranti»7. Qui «l’architettura nasce come trasferimento di
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SPERIMENTAZIONI POROSE POROUS EXPERIMENTS
Urbanismo Vulcanico
Ipogei, Vuoti, Cavità e Campi Ardenti: – Uno studio nelle geologie spaziali di Napoli
Volcanic Urbanism
Hypogea, Voids, Vessels and Fiery Fields: – A stydy in the spatial geologies of Naples
BERENIKA BOBERSKA
Il carattere spaziale di Napoli è infuso di geologia – la città stessa diventa un archivio del suo immaginario vulcanico così come delle sue origini materiali. Napoli è due mondi, l’uno riflette l’altro, anche se non gentilmente. Questa è una posa, un rifare, una rumorosa coabitazione con il sé sotterraneo. Le geologie spaziali vulcaniche e i loro intrinseci gesti e caratteristiche: colate, intrusioni, pieghe, canali, gallerie, fratture, getti, camere, cavità, crateri, fumarole e grifoni – diventano qui addomesticati.
Urbanismo Vulcanico
La geologia come agente/forza motrice dell’architettura
Gli ipogei antropogenici riecheggiano questa natura metamorfica attraverso un carnevale di trasformazioni e usi. Spazi di estrazione: cave di tufo e cisterne d’acqua, diventano rifugi segreti, cantine, enoteche, discariche, parcheggi, ampliamenti abusivi di case, catacombe, cappelle, vasche termali e teatri – collegati da scale, pozzi d’aria, tunnel e cunicoli. E... Come Sotto, Così Sopra: il Tufo Giallo Napoletano – tenero, poroso, sensibile agli agenti atmosferici, altamente eterogeneo, risultante dalla presenza irregolare di frammenti litici, pomici, cristalli e vetri cementati da materia cristallina o amorfa. Un materiale da costruzione problematico diventa la città di Napoli. Porosità a scale annidate, da quella urbana, a quella spaziale, a quella materiale.
The spatial character of Naples is infused with geology — the city itself becomes an archive of its volcanic imaginaries as well as material origins.
Volcanic Urbanism
Geology as an agency/motive force of architecture
Naples is two worlds, one reflecting the other, albeit not politely. This is a posturing, a re-making, a noisy co-habitation with the subterranean self. Volcanic spatial geologies and their embodied gestures and characteristics: flows, intrusions, ruptures, channels, tunnels, fissures, spills, chambers, vessels, craters, fumaroles and gryphons — become domesticated here. Anthropogenic hypogea echo this metamorphic nature through a carnivalesque of transformations and uses. Spaces of extraction: tuff quarries and water cisterns, become secret shelters, cellars, wine caves, rubbish dumps, carparks, illegal home extensions, catacombs, chapels, thermal tanks and theatres — connected by stairwells, air wells, tunnels and cuniculi. And.. As Below, So Above: the Neapolitan Yellow Tuff — soft, porous, sensitive to weathering, highly heterogeneous, resulting from the irregular occurrence of lithic fragments, pumices, crystals and glass cemented by crystalline or amorphous matter. A problematic building material becomes the city of Naples. Porosities at nestled scales: from urban, to spatial, to material
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ARCHITETTURA POROSA | POROUS ARCHITECTURE Berenika Boberska 96
Vetrificazioni e altre produzioni vulcaniche – acquaforte colorata di Pietro Fabric, 1776. © Wellcome Collection. Vitrifications and other volcanic productions — coloured etching by Pietro Fabric, 1776. © Wellcome Collection.
Urbanismo Vulcanico
Volcanic Urbanism
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ARCHITETTURA POROSA | POROUS ARCHITECTURE Berenika Boberska
Transformation of Artefacts – Modelmaking Workshop The Artefacts, whether physical or point-cloud, captured a spatial character, a material gesture, and a strong archetypal idea. Walls, rocks, caves, vessels, enclosures, spills, grounds. Both form and idea. We can imagine ways of interpreting them spatially. But what developed after, through the modelmaking workshop, and consequent photogrammetric scan/drawings, were more nuanced hybrids and unexpected relationships. A cavity wall becomes a vessel in the landscape, a space between rocks — a minimalist reflective glass enclosure, the geologic and rough gestures turn smooth and machined, an enclosure spills into an unruly flow (…) The black sand-casts were the beginning. A found form, now augmented through more precise casting, cutting, carving, sanding, adding other contrasting materials, delicate wire frame delineations of lighter volumes, extensions, pathways of circulation through the spaces.
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Urbanismo Vulcanico
Volcanic Urbanism
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ARCHITETTURA POROSA | POROUS ARCHITECTURE
La Muraglia Cinese Gli edifici di via Ugo Ricci sono conosciuti con l’appellativo “Muraglia Cinese” perché occupano la sommità della collina del Vomero quasi a realizzare una cinta muraria. La Muraglia Cinese è riconoscibile a distanza, mentre risulta quasi nascosta e interna all’edificato a distanza ravvicinata. La cortina è costituita dal semplice accostamento degli edifici che seguono il crinale con al centro la strada, la via Ugo Ricci, sulla quale sono posti gli accessi. In asse alla strada è la vista del golfo, vista poi negata nella parte finale perché occlusa da un ulteriore edificio. Con l’obiettivo di realizzare spazi connettivi tra gli edifici, aprire varchi per passaggi e relazioni visive, realizzare spazi per la comunità, il Laboratorio ha sovrapposto alla pianta della Muraglia Cinese frammenti urbani di città studiate durante il corso, giustapposti con variazioni di scala. Gli edifici sono stati attraversati da sequenze di strade e piazze che hanno determinato, nell’impatto, l’apertura di corti, passaggi e scavi.
The Chinese Wall The buildings in Via Ugo Ricci are known as the ‘Chinese Wall’, as they occupy the top of Vomero Hill, almost as if forming a wall. The Chinese Wall is recognizable at a distance, while it is almost hidden within the structures at close range. The wall consists of the simple juxtaposition of buildings following the ridge, while the street, Via Ugo Ricci, runs in the centre; here the buildings’ entrances are located. On the axis of the road, there is a view of the gulf, a view denied to a certain extent as it is obscured by another building. With the aim of creating connective spaces between the buildings, opening up passageways and visual relationships, and creating spaces for the community, the Workshop superimposed the urban fragments of the cities studied during the course onto the plan of the Chinese Wall. The buildings were criss-crossed by sequences of streets and squares, resulting in scalar juxtapositions, courtyards, passageways and excavations.
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Proposta di progetto per la “Muraglia Cinese. Design solution for the “Chinese Wall”.
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Una riflessione sul progetto di architettura a Napoli, in relazione ai processi di trasformazione urbana, che individua il tema della porosità – nella specifica interpretazione che ne fanno Walter Benjamin e Asja Lacis nel saggio Napoli – come diretto riferimento e traccia di lavoro. Porosità viene letta come questione teorica, interpretativa e fatto visuale e concreto. Il tema è affrontato associando questioni teoriche e progettuali generate a partire da corsi e workshops universitari (Volcanic Urbanism, Urbanism Erosion e Connected City) e da un progetto presentato al concorso di idee Taking Buildings Down indetto dalla galleria a centro di ricerca Storefront for Art and Architecture di New York. Nel libro è contenuto un testo seminale di investigazione su Napoli, di Andrew Benjamin, per la prima volta tradotto in lingua italiana.
€ 22
A reflection on architectural design in Naples, in relation to processes of urban transformation, which identifies the theme of porosity – in the interpretation by Walter Benjamin and Asja Lacis in the essay Naples – as a direct reference and working outline. Porosity is read as a theoretical, interpretative issue and as a visual and concrete fact. The theme is tackled by associating theoretical and design issues generated from university courses and workshops (Volcanic Urbanism, Urbanism Erosio and Connected City) and from a project submitted to the Taking Buildings Down call for ideas organised by the Storefront for Art and Architecture research centre in New York. This book includes a seminal investigative essay on Naples, by Andrew Benjamin, translated into Italian for the first time.