Craftales

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Indice 007

Introduzione

019

Prefazione

TRAMA

STORIE

038

Marea Francesco Aguiari, Rebecca Handley Silvestri, Danilo Tempesta con Blu Metal S.r.l., Copperture S.n.c. e Idea Ferro

056

Acquagranda Francesca Affatati, Mauro Antonio Carniel, Enrico Zonta con Verderame Pottery

070

Woodly Tales Marco Mattiazzo, Diletta Pegorin, Valentina Pierobon con Franco Furlanetto

084

Rio Alberto Brunelli, Stefano Del Carlo, Sebastiano Rigon con Alessandra Malfatti

098

Arch-Case Benedetta Bergamin, Allegra Del Tedesco, Maria Nani con Mingardo

112

Lume Susanna Brucoli, Anna Feltrin, Yudu Miao con Muranero


126

Nota di Venezia Vittoria Ambrosi, Miriana Bignotto, Elisabetta Lotto con Terrecotte Violato e Muschieri Venezia

142

Trottole Veneziane Jenny Boato, Loredana Tomat, Ilaria Ziroldo con Diego Chiaranda e Sandro Stevanato

158

Marco Polo Sara Ereno, Anita Liviero, Eleonora Pegoraro con Orsoni Venezia 1888 e Lunardelli Venezia

174

Giocchio Giacomo Buson, Andelo Semolic, Mattia Zamagni con Hamid Ca’ Del Sol

188

Vemory Tobias Babl, Filippo Brugnoli, Simone Girotti con Orsoni Venezia 1888

202

Bricola Giulia Rossi, Martina Serena, Sofia Ye con Esse2 S.n.c.

216

Mezzino Giovanni Cangialosi, Burcu Gulboy, Jasmin Opi con Vianello

230

I Buranelli Matteo Casciano, Samuel Fabris, Francesco Guiotto

236

Velanice Tommaso Bertoldo, Alessandro Maria Loi, Marco Salfi con Magoga Venezia

248

Safe Venice Benedetta Faccani, Chiara Facci, Ilaria Magnabosco con Tabinotabi

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Ringraziamenti


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Introduzione

«Nella loro forma attuale, le mani non hanno soltanto assecondato gli intendimenti dell’essere umano, ma hanno contribuito al loro determinarsi, li hanno precisati, hanno dato loro forma e figura»1. Quanto espresso da Henri Focillon nel suo saggio Elogio della mano ben si applica alla metodologia con cui è stato concepito il Laboratorio di Design del prodotto a.a. 2021/2022 all’interno del Corso di Laurea triennale in Product e Visual Design, Università Iuav di Venezia. L’esperienza pratica, la creazione di prototipi finiti e l’abilità di comunicare efficacemente i risultati sono elementi fondamentali per il successo di un progetto e determinanti per la formazione di un giovane designer. Durante il Laboratorio si è voluto creare con mano – a quattro, a otto mani – oggetti caratterizzati dal minimo grado di complessità che aspirano al massimo grado di realtà, ovvero al raggiungimento della fine del ciclo progettuale, altrimenti troppo spesso interrotto in fase embrionale e condannato a rimanere una rappresentazione astratta e digitale di un progetto a cui manca la dimostrazione, la sua costruzione fisica. Si è inoltre voluto partire, intenzionalmente, da oggetti semplici perché «se si impara ad affrontare piccoli problemi si può pensare anche di risolvere problemi più grandi»2, come scrive Bruno Munari, dimostrando contemporaneità di pensiero coerente con i principi applicati nel metodo progettuale descritto in seguito. La maturità che consente di ideare un progetto significativo, con tutte le competenze che questo implica, è infatti frutto di un processo lento e complesso da allenare anche partendo dalla buona riuscita di oggetti più semplici.

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«Purtroppo un modo di progettare molto diffuso nelle nostre scuole è quello di incitare gli allievi a trovare idee nuove, come se dovessimo inventare tutto daccapo ogni giorno»3. Il lavoro dell’artigiano, spesso fondato sulla padronanza di più lavorazioni ma contingentato nella sfera del mono-materiale, ben si allinea invece con questo esercizio poiché riduce lo spettro del fattibile e crea uno spazio progettuale definito nel quale muoversi. I progetti contenuti in questa raccolta spaziano dalle sculture in vetro soffiato alle creazioni in ceramica, dalle opere di tessitura ai gioielli stampati in 3D, offrendo una vasta panoramica delle abilità artigiane locali. Quasi sempre nascono e si completano “in bottega”, ma spesso prescindono da quelli che sono gli schemi produttivi ripetitivi che rischiano di diventare un limite. La mano inesperta, ma carica di ambizione, del giovane progettista interviene a stimolare dinamiche artigianali radicate e la sana ingenuità, con cui egli si avvicina al nuovo mondo, ridisegna i confini di intervento del professionista arrivando, ad esempio, a far creare ad un posatore di terrazzo alla veneziana4 una collezione di ironici fermalibri, ad un mastro vetraio delle penne che sfidano il grado di precisione del materiale e a un forcolaio5 un elegantissimo set di mestoli e utensili da cucina. Questi progetti sono il frutto della principale esercitazione del Laboratorio di Design del Prodotto il cui tema era l’ideazione di una serie di oggetti/souvenir da progettare in collaborazione con piccole realtà locali, per lo shop di The Human Safety Net, Fondazione del gruppo Generali. La Fondazione ha sede nelle storiche Procuratie Vecchie in Piazza San Marco che sono state riaperte dopo 500 anni a seguito di un importante restauro firmato dallo studio David Chipperfield Architects6. Ogni gruppo era chiamato a progettare un oggetto per lo shop che potesse essere realizzato localmente e che si ispirasse, senza cadere in pericolosi stereotipi, a Venezia, a Piazza San Marco o ai contenuti didattici e ai valori espressi all’interno del percorso interattivo di The Human Safety Net. Il risultato è un tributo alla tradizione artigiana veneziana, ma anche una testimonianza della capacità dei giovani designer di reinventare, reinterpretare e innovare, mantenendo sempre un forte legame con la storia e la cultura del territorio. Ogni pagina è un invito ad analizzare la semantica e l’estetica di questi oggetti, ma anche a riflettere sulla connessione tra cultura, tradizione e innovazione. Craftales cerca di dimostrare che l’artigianato può essere un ponte tra le generazioni, un mezzo per preservare le radici culturali e allo stesso tempo esplorare nuove direzioni creative.

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Introduzione

Il progetto rappresenta inoltre un piccolo esempio di una collaborazione virtuosa tra tre attori importantissimi nella definizione del futuro di un territorio e della sua crescita economico-culturale: le Piccole e Medie Imprese, l’università e i progettisti di domani.

Le Piccole e Medie Imprese Le PMI (Piccole e Medie Imprese) svolgono un ruolo cruciale nel mondo del Product Design, contribuendo in modo significativo all’innovazione e alla competitività del settore. Osservando i dati statistici presentati dal Rapporto Regionale PMI 20227 è possibile notare come su un totale di 4,4 milioni di imprese attive in Italia, le microimprese, ovvero le imprese con meno di 10 addetti, costituiscano la maggioranza numerica, pari al 95,05% del totale, mentre le grandi imprese rappresentino solo lo 0,09%. Questo fenomeno non è solo italiano; secondo uno studio condotto da Eurostat nel 2019, le PMI rappresentano il 99,8% di tutte le imprese dell’Unione Europea e generano il 70% dell’occupazione complessiva. La Presidenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche afferma a riguardo che le PMI rappresentano una risorsa strategica per il futuro del Paese. Nello specifico settore del Product Design, le PMI hanno la capacità di competere con le grandi imprese grazie alla loro intrinseca natura di adattamento rapido alle mutevoli e complesse esigenze del mercato nella sua complessità. Le Piccole e Medie Imprese sono il cuore pulsante dell’economia italiana e del mondo del Design. La loro flessibilità economico-progettuale è una risorsa inestimabile per il nostro paese; ICE, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, sostiene tale principio dalla sua fondazione nel lontano 1926. Anche Emilio Genovesi ricorda che le Piccole e Medie Imprese sono il vero motore dell’innovazione nel mondo del Product Design. La loro creatività e la loro capacità di sperimentare nuovi materiali e nuove tecnologie sono fondamentali per lo sviluppo del settore. Tale principio alimenta, ad esempio, il progetto “Un Designer per le Imprese”, un’iniziativa mirata ad avvicinare le Piccole e Medie Imprese lombarde alla cultura del Design e dei materiali innovativi. Svoltosi dal 2009 al 2013 ha coinvolto centodieci aziende e le quattro principali scuole di Design di Milano (Politecnico, NABA, IED, Domus Academy).

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Prefazione

I protagonisti I progettisti Durante il semestre estivo dell’anno accademico 2021-2022, le studentesse e gli studenti frequentanti il secondo anno della laurea triennale in Disegno industriale e multimedia presso l’Università Iuav di Venezia, sono stati coinvolti dai professori e designer Marco Zito e Cesare Bizzotto in un progetto di collaborazione con la fondazione benefica “The Human Safety Net”. Il compito degli studenti era quello di realizzare prodotti di qualità da inserire in un piccolo bookshop all’interno della mostra tenuta nella nuova sede della fondazione, in Piazza San Marco. La committenza The Human Safety Net è una fondazione creata da Generali nel 2017, il cui obiettivo è dare assistenza alle famiglie vulnerabili ed aiutare i rifugiati ad integrarsi nella società. Persegue questa missione creando una rete aperta tra società, organizzazioni e fondazioni di tutto il mondo, proiettandosi sul lavoro e l’imprenditorialità. La fondazione desidera dare a tutti l’opportunità di liberare le proprie potenzialità, assicurando a coloro che lo richiedono, un sostegno economico e la possibilità di acquisire competenze in favore di una formazione duratura. Lo scopo di The Human Safety Net è quello di adoperare il potenziale marginale valorizzando le culture per aprire nuovi orizzonti e promuovere gli ideali di ricerca, scoperta ed innovazione.

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I portici delle Pocuratie Vecchie in Piazza San Marco

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Prefazione

Il luogo Le Procuratie Vecchie Le Procuratie sono imponenti edifici che avvolgono il “salotto più bello d’Europa”. In passato erano il luogo designato per gli alloggi dei procuratori di San Marco, da dove deriva il loro nome. Si dividono in Procuratie Vecchie a Nord, Ala Napoleonica a Ovest e le Procuratie Nuove a Sud. L’embrione dell’edificio, la parte Vecchia, venne costruita per volere del Doge Sebastiano Ziani, ma è tra il 1514 ed il 1530 che l’architetto Jacopo Sansovino ideò le Procuratie Nuove. Dopo la caduta della Serenissima, per erigere Palazzo Rigio, dove per primo vi abitò Napoleone, venne fatta demolire una parte dell’ala nuova. In tutta la loro storia le procuratie hanno conosciuto fasi alterne con rimaneggiamenti poco rispettosi delle caratteristiche peculiari, passaggi di proprietà e inutilizzo: proprio per questo la struttura prima di essere ristrutturata presentava ambienti eterogenei e spogli.

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Una rete di collaborazioni

n dipendenti sconosciuto 1 dipendente 60 km 30 km 5 anni di attività

20 km 1 km

Realtà produttiva

COM UN ED I VE NE ZIA

Verderame

Terrazzeria Vianello Ca’ Del Sol

Diego Tornidor

Orsoni Venezia 1888

Esse2

Procuratie Vecchie

Magoga Venezia Lunardelli Venezia

Profumeria I Muschieri Franco Furlanetto Marco Zito, Cesare Bizzotto | Craftales

Tabinotabi


Titolo capitolo

Copperture S.n.c. Violato Terracotte

Mingardo

Alessandra Malfatti Studio

Blu Metal S.r.l.

Idea Ferro

Sandro Stevanato

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Acquagranda Francesca Affatati Mauro Antonio Carniel Enrico Zonta con Verderame Pottery

Il set si ispira ai casi d’acqua alta avvenuti nel 1966 e nel recente 2019. Gli smalti, che si rifanno all’aspetto dell’acqua lagunare, sono applicati sul grès granuloso in modo da richiamare le facciate scrostate degli edifici Veneziani costantemente in relazione con l’acqua e l’attività delle maree. Marco Zito, Cesare Bizzotto | Craftales


Acquagranda

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Verderame Pottery

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Acquagranda

«In una società frenetica la ceramica insegna la pazienza e il rispetto dei tempi necessari». Sara Dal Mas, proprietaria di Verderame Pottery

Da quanto tempo operi in questo settore? E come hai imparato le tecniche? «Iniziai a fare ceramica dopo la laurea in pittura all’Accademia di belle Arti a Venezia. Nel 2019 ho aperto il mio laboratorio, dopo un anno di apprendistato in una bottega a Bassano del Grappa. Qui ho imparato le tecniche fondamentali... e in seguito molta esperienza personale. Possiamo dire che per me essere arrivata alla lavorazione della ceramica è stato un percorso naturale nato per caso da una passione». Con quale materiale lavori maggiormente? Quali sono i tuoi principi di progettazione? «Il materiale che uso di più è il grès, lo utilizzo in diversi varianti. Sperimento anche con la composizione di varie terre, che possono dare dei begli effetti superficiali, non troppo raffinati ma più grezzi. Invece, i miei principi di progettazione sono la spontaneità e il ricorso alla natura e alle illustrazioni. In generale credo che il mio metodo progettuale si basi sul saper adattarsi alle varie situazioni che mi si presentano». Cosa significa essere una realtà artigianale nel territorio veneziano? «Essere nel territorio Veneziano significa confrontarsi con un ambiente saturo di tutto. Un ambiente difficile di confronto tra artigiani tradizionali e oggetti fini al souvenir industriale. Il turista è più portato ad un acquisto veloce ed economico, è difficile che si ricerchi l’artigianato».

4 anni di attività 1 dipendenti

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Acquagranda

Sara Dal Mas durante la tornitura

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