Milan Cultural Mega-events
Da Expo 2015 attraverso le Olimpiadi invernali 2026
From the 2015 Expo through the 2026 Winter Olympics
Davide Ponzini Zachary M. Jones Stefano Di Vita Abdallah Jreij Cartography and photography by ProppUrban Center Series by Simona Collarini
Introduction: Urban and Cultural Policies in Milan’s Mega-event Decade
1. Spatial Vision, Planning, and Governance of Mega-events
The Spatial Organization of (Cultural) Mega-events
The Spatial Distribution of Past Winter Olympics: Visions, Projects, Facts, and Figures
Winter Olympics and the Cultural Olympiad
Mega-event Scales and Spatial Visions and their Contributions to Urban and Regional Transformation
2. Expo and its Cultural Legacy in the Metropolitan Region
Urban Planning toward the 2015 Milan Expo
The Role of Culture in Bidding and Planning for the 2015 Milan Expo
ExpoinCittà and its Path-dependent Innovation
From ExpoinCittà to YesMilano: A Spatial Overview
Legacies of the 2015 Expo: Slow Physical and Fast Cultural
Indice
Introduzione: Politiche urbane e culturali nel decennio dei mega-eventi a Milano
1. Visione spaziale, pianificazione e governance dei mega-eventi
Organizzazione spaziale dei mega-eventi (culturali)
Distribuzione spaziale nelle Olimpiadi invernali passate: visioni, progetti, fatti
Olimpiadi invernali e Olimpiadi Culturali
Dimensione spaziale, scala ed effetti di trasformazione urbana e territoriale dei mega-eventi
2. Expo e la sua eredità culturale nella regione metropolitana
La pianificazione della città verso Expo 2015
Il ruolo della cultura nella pianificazione di Expo 2015
ExpoinCittà e la sua innovazione “path dependent”
Da ExpoinCittà a YesMilano: una panoramica territoriale
L’eredità di Expo 2015: trasformazione fisica lenta, cultura veloce
3. Heritage as Backdrop or Driver for Urban Transformation?
The Effects of the 2015 Expo on Heritage
Icons and Backdrops: Heritage Buildings and Sites in Mega-events
Milano Cortina 2026 and Heritage in its Planning Documents
The Potentials of Richer Interpretations of Heritage and Places
4. Cultural Olympiad and Capitals of Culture
Key Issues Arising from the London 2012 Cultural Olympiad
Critical Lessons from the Rio 2016 Cultural Olympiad
Drawing Insights from Capitals of Culture
5. The Cultural Legacies of Milan’s Mega-event Decade
Umbrellas, Incubators, Mothers, and Killers: Types of Connection between Mega- and Smaller Events
Legacies of Mega-event Decades in Place
Political Constituencies and Post-2026
Cultural Legacies
6. Conclusions and Reflections for Milan and Beyond
Five Propositions and their Policy Implications
Relevance for Milan and the Olympic Macro-region
Future Olympics, Cultural Mega-events, and Beyond
3. Il patrimonio culturale, semplice sfondo o protagonista della trasformazione urbana?
Gli effetti di Expo 2015 sul patrimonio culturale
Icone e sfondo: edifici e luoghi del patrimonio nei mega-eventi
Milano Cortina 2026 e il patrimonio culturale nei documenti di pianificazione
Interpretazioni più ricche di luoghi e patrimoni culturali
4. Olimpiadi culturali e Capitali della Cultura
Questioni chiave dell’Olimpiade Culturale di Londra 2012
Lezioni critiche dell’Olimpiade Culturale di Rio 2016
Spunti dalle Capitali della Cultura
5. Eredità culturali del decennio dei mega-eventi di Milano
Ombrelli, Incubatori, Madri e Assassini: tipi di connessione tra manifestazioni complementari e mega-eventi
L’eredità locale dei decenni dei mega-eventi
Politica ed eredità culturali dopo il 2026
6. Conclusioni e riflessioni per Milano e non solo
Cinque proposizioni e loro implicazioni di policy
Rilevanza del decennio dei mega-eventi per Milano e per la macro-regione olimpica
Olimpiadi future, mega-eventi culturali e oltre
Introduction
Urban and Cultural Policies in Milan’s Mega-event Decade
In the contemporary era, urban areas and cities have frequently undergone profound transformations driven by the preparation and execution of mega-events. Often, concomitant pressures have facilitated remarkable accelerations, empowering cities and local authorities with extraordinary powers and larger-than-usual resources to meet strict deadlines and fulfill commitments made years in advance (Gold and Gold, 2017; Viehoff and Poynter, 2015). In retrospect, these pressures and accelerations create new opportunities for urban transformation, but they also create new risks and problems that become more apparent over time.
By early 2026, Milan will have experienced two mega-events and related projects, having previously hosted the 2015 Expo and currently planning the celebration of the 2026 Winter Olympics alongside the mountain town of Cortina and other Alpine venues. This book examines a specific segment of recent years that we call the “mega-event decade” and refrains from providing a comprehensive assessment or evaluation of the complex transformations or the two mega-events themselves. Instead, it focuses on the urban and cultural policy dimensions of the broader transformation of Milan during its mega-event decade.
The main focus is the discussion of five propositions concerning urban and cultural policies in general and the importance of spatial planning and heritage in particular. The aim is to promote public debate with evidence and critical reflection in order to benefit the Milano Cortina 2026 Winter Olympic Games and its legacy during the final years of planning and the subsequent long-term effects.
Internationally, particularly in the western world, the practice of building new campuses, large facilities, and infrastructure from scratch for mega-events has attracted considerable criticism. Challenges like uncertainty regarding on-time delivery, escalating costs, and unsustainable longterm urban impacts have come to the fore. In response to this shift in public opinion, the International Olympic Committee (IOC) has advocated a novel approach prioritizing the reuse of existing structures and greater attention to sustainability, refocusing attention on the historical and contemporary urban fabric. In the midst of the COVID-19 pandemic, the model of spatially-concentrated events became even more problematic, and diffusion in the urban context became increasingly important (also due to more stringent security measures).
Although the Tokyo 2020 edition was planned before the IOC’s Agenda 2020 was approved, it highlighted the need to redistribute spectator flows,
Introduzione
Politiche urbane e culturali nel decennio dei mega-eventi a Milano
In epoca contemporanea, le città hanno subito profonde trasformazioni, in molti casi trainate dalla pianificazione e dalla celebrazione di mega-eventi. In numerose edizioni, i mega-eventi hanno portato ad accelerazioni significative, conferendo a città e agenzie locali poteri straordinari e risorse superiori alla norma per rispettare scadenze stringenti e mantenere promesse fatte anni prima (Gold e Gold, 2017; Viehoff e Poynter, 2015). In questo senso, i mega-eventi offrono nuove opportunità di trasformazione urbana, ma possono anche generare criticità e far emergere, o amplificare, problemi per le città ospitanti.
Entro i primi mesi del 2026, Milano sarà stata al centro di due mega-eventi e dei relativi progetti infrastrutturali in un breve arco temporale, avendo già ospitato l’Expo del 2015 ed essendo attualmente in fase di organizzazione delle Olimpiadi invernali del 2026 (insieme a Cortina e ad altri territori alpini). Questo libro osserva un periodo di tempo limitato e specifico, attualmente in corso, che definiamo come “decennio dei mega-eventi“; si astiene dal fornire una valutazione completa o relativa al complesso insieme di trasformazioni generate da uno solo o da entrambi i mega-eventi considerati. Il libro approfondisce le dimensioni delle politiche urbane e culturali che possono essere osservate all'interno della trasformazione in corso a Milano in questo decennio.
L’obiettivo principale è discutere cinque proposizioni riguardanti le politiche urbane e culturali in generale, e in particolare legate all’importanza della pianificazione spaziale e del patrimonio culturale. L'intento è quello di alimentare il dibattito pubblico con evidenze e riflessioni critiche, a beneficio delle Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026 e della loro eredità, nella prospettiva sia dei prossimi anni della fase di pianificazione e svolgimento dell’evento, sia di quelli che saranno gli effetti territoriali a lungo termine della manifestazione sportiva.
A livello internazionale, e soprattutto nel mondo occidentale, l'approccio alla costruzione ex novo di attrezzature e infrastrutture per ospitare i mega-eventi ha suscitato critiche considerevoli. L'incertezza sulla consegna puntuale delle opere, i costi crescenti, gli effetti urbani insostenibili e problematici nel lungo termine sono alcune delle principali criticità emerse. In risposta a questa crescente sensibilità dell'opinione pubblica, il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha promosso un nuovo approccio che privilegia il riutilizzo delle strutture esistenti e una maggiore attenzione alla sostenibilità, spostando l'attenzione verso il tessuto storico e contemporaneo della città. Durante la pandemia da Covid-19, l’organizzazione di eventi
ne è un esempio significativo. Limitarne la visione a un contesto urbano rischia di far perdere un'importante occasione per mobilitare diverse comunità, non solo a livello cittadino ma anche regionale, e amplificare l'impatto del mega-evento. Le esperienze dell’Olimpiade Culturale di Londra e l'edizione del 2016 a Rio de Janeiro sono esempi da cui Milano può imparare per sviluppare il proprio programma, che deve ancora concretizzarsi.
Quinto, mancano una discussione significativa e un dibattito pubblico su quella che dovrebbe essere l’eredità urbana e culturale del decennio dei mega-eventi. Altre città in Europa e Asia hanno sfruttato strategicamente l'impulso dei mega-eventi per realizzare progetti straordinari, estesi ad un arco temporale più lungo, di dieci o quindici anni. Per esempio, il decennio dei mega-eventi di Barcellona (città in cui si sono svolte le Olimpiadi estive del 1992 e il Forum Universale delle Culture del 2004) ha drasticamente ridisegnato la città; Genova ha adottato un approccio simile per ospitare Expo nel 1992 ed essere Capitale Europea della Cultura nel 2004. Nel primo caso l'aumento del turismo a Barcellona ha avuto anche impatti negativi sulla vita culturale della città. Genova invece sembra non aver raggiunto completamente i suoi obiettivi di riqualificazione. Al momento, non possiamo dire quale sarà il destino di Milano. Tuttavia, è urgente una discussione pubblica ampia e informata su questo tema e sugli altri quattro punti esposti.
Ogni capitolo, dal primo al quinto, si concentra su una delle proposizioni, che hanno evidenti collegamenti tra loro. Il capitolo finale esamina gli impatti dei mega-eventi sulle politiche culturali a Milano nel contesto urbano e metropolitano. In particolare, sosteniamo che una visione territoriale debole e il conferimento di un ruolo marginale al patrimonio culturale rischino di far perdere opportunità di lungo termine. Expo 2015 ha sostenuto la trasformazione di Milano, contribuendo a renderla una destinazione turistica internazionale ma, allo stesso tempo, una città “a due velocità” tra centralità e periferie. Inoltre, le conclusioni estendono le nostre riflessioni oltre Milano, in riferimento ai dibattiti internazionali in ambito accademico e delle politiche pubbliche.
Questo libro si basa su vari studi e collaborazioni che hanno coinvolto gli autori. In particolare, l’Urban Center del Comune di Milano e la Triennale Milano ci hanno sostenuto in un'indagine approfondita e a organizzare una serie di eventi online e in presenza intitolati “Mega-events and the City“, dedicati a questi temi. In continuità con le ricerche precedenti, il nostro lavoro ha dato risposta a un’ampia gamma di domande, sintetizzate nelle cinque proposizioni che strutturano questo libro, impiegando varie metodologie, a cominciare dallo studio della letteratura dedicata a pianificazione e mega-eventi, politiche culturali e patrimonio culturale. Abbiamo analizzato documenti di pianificazione urbana e regionale e politiche culturali, concentrandoci su Milano ma estendendo il riferimento territoriale ove necessario. Inoltre, la mappatura e l'analisi di ExpoinCittà e della sua eredità nell'area metropolitana, così come l’analisi di eventi e dell’occupazione degli spazi pubblici dal 2017 al 2020 hanno fornito informazioni sulla posizione, sulle dinamiche e sulla legacy del mega-evento. Abbiamo condotto una serie di interviste semi-strutturate con vari stakeholder pubblici, privati e non profit, concentrandoci sul decennio dei mega-eventi a Milano. Infine, Propp
Turin 2006, Italy
When Turin was awarded the 2006 Winter Olympics, the event became part of a strategy to transform a decaying industrial city into a modern post-industrial one, a scenario usually associated with the Summer Games. Turin had been almost entirely dependent on the car manufacturer Fiat for a century and had become known as the “Italian Detroit” (Rosso, 2004). However, with the downsizing of Fiat in the 1980s, the city began to shrink, leading to the need to forge a new urban identity to attract tertiary businesses and improve its tourism potential. In 1993, the internationalization agenda for the city's revitalization and long-term future was reinforced. This focus created space for dialogue and an opportunity to develop organizational and entrepreneurial capacity. A new ethos began to emerge that placed the municipality at the center of collective governance as a facilitator emphasizing open regional partnerships, collaboration, and networks rather than centralized, secretive confrontation and conflict dominated by Fiat (Pinson, 2002). The emerging vision and its implementation were sustained by over 15 years of political continuity (Winkler, 2007).
In 1995, a general urban plan was prepared by architects Gregotti and Cagnardi to transform the city's urban structure and create opportunities for regeneration. The plan focused primarily on improving transportation access and private investment in brownfield sites within clear land-use zoning and regulations. One of the plan’s organizing principles was the Spina Centrale, a north-south avenue along the railway line that had previously divided the city in two (Ponzini and Santangelo, 2018).
This change effectively reconnected the city's two halves, establishing a new urban centrality and image along the central backbone. The plan also proposed several infrastructure and brownfield development projects, as well as programs to improve the quality of neighborhoods, public spaces, and cultural and leisure amenities throughout the city (Falk, 2003; Essex and De Groot, 2017). When Turin won the bid for the Olympic Winter Games on June 19, 1999, it provided a unique opportunity to integrate, prioritize, and above all, implement the city's new vision (Pinson, 2002; Rosso, 2004). The Olympics were perceived as an opportunity to modernize the city's infrastructure (Pinson, 2002) and galvanize the city's long-term vision (Essex and De Groot, 2017).
The Turin Winter Olympics were also organized as a means of regional integration between the three urban centers (Turin, Grugliasco, and Pinerolo), which hosted the venues for the ice competitions, the Olympic Village, the Media Village, the Press Center, the International Broadcasting Center, and the surrounding mountain communities (Torre Pellice, Pragelato, Bardonecchia, Sauze d'Oulx, Claviere, Cesana San Sicario, Sestriere), which provided venues for the snow competitions and two Olympic Villages. The strategy aimed to extend the benefits of the Olympics investments beyond the city to the entire region by providing opportunities to upgrade ski facilities and structures and extend the tourist season (Dansero et al., 2003). Substantial improvements were made to the local road network, enhancing the area's tourism potential and benefiting the daily lives of citizens. Turin's transformation into a European metropolis was also signaled by plans to
Torino 2006, Italia
Quando Torino fu scelta per ospitare i Giochi Olimpici Invernali del 2006, l'evento fu inserito in una strategia più ampia che mirava a trasformare una città industriale in declino in una moderna città post-industriale, un approccio più spesso associato ai Giochi Estivi. Torino per un secolo era stata molto dipendente dalla Fiat, la più importante azienda italiana del settore automotive, tanto da essere soprannominata la “Detroit italiana” (Rosso, 2004). Tuttavia dagli anni ‘80 le attività della Fiat in città avevano iniziato a rallentare, portando alla necessità di forgiare una nuova identità urbana per attirare imprese del terziario e migliorare il potenziale turistico. Nel 1993 è stata sottolineata l'importanza dell’internazionalizzazione per il rilancio della città e per il suo futuro. Questa focalizzazione ha creato spazio per il dialogo, configurando opportunità inedite di sviluppare capacità organizzative e imprenditoriali. È emerso così un nuovo ethos che poneva il Comune al centro della governance come facilitatore, enfatizzando la partnership aperta a livello regionale, la collaborazione e la volontà di fare rete anziché centralizzare e perseguire un confronto riservato e conflittuale dominato dalla Fiat (Pinson, 2002). Il concretizzarsi di questa visione emergente è stato sostenuto da oltre 15 anni di continuità politica (Winkler, 2007).
Nel 1995, gli architetti Gregotti e Cagnardi hanno firmato il piano finalizzato a trasformare la struttura urbana della città e creare opportunità di rigenerazione. Il PRG si concentrava principalmente sul miglioramento dell'accessibilità e sugli investimenti privati in aree industriali dismesse, ponendo regole chiare. Uno degli elementi chiave del piano era la Spina Centrale, un’arteria che attraversava la città da nord a sud lungo la linea ferroviaria che precedentemente divideva la città in due (Ponzini e Santangelo, 2018).
La Spina Centrale avrebbe ricollegato in modo efficace le due parti della città, creando una nuova centralità e immagine urbana. Il piano prevedeva anche diversi progetti di sviluppo infrastrutturale e di recupero di siti industriali dismessi, oltre a programmi per migliorare la qualità dei quartieri, degli spazi pubblici e delle strutture culturali e di svago in tutta la città (Falk, 2003; Essex e De Groot, 2017). Quando Torino si aggiudicò i Giochi Olimpici Invernali il 19 giugno 1999, si presentò un'opportunità unica per integrare, dare priorità e, soprattutto, concretizzare la nuova visione urbanistica (Pinson, 2002; Rosso, 2004). Le Olimpiadi furono percepite come un'opportunità per modernizzare le infrastrutture e rafforzare la visione a lungo termine della città (Essex e De Groot, 2017).
I Giochi Olimpici Invernali di Torino furono anche un mezzo di integrazione regionale tra i tre centri urbani (Torino, Grugliasco e Pinerolo) che ospitarono gli impianti per le competizioni su ghiaccio, il Villaggio Olimpico, il Villaggio Media, il Centro Stampa e il Centro Internazionale di Trasmissione, e le comunità montane circostanti (Torre Pellice, Pragelato, Bardonecchia, Sauze d'Oulx, Claviere, Cesana-San Sicario, Sestriere), che ospitarono le competizioni sulla neve e due Villaggi Olimpici. La strategia mirava a estendere i benefici degli investimenti olimpici oltre la città, all'intera regione, offrendo opportunità per migliorare le strutture e le infrastrutture sciistiche e prolungare la stagione turistica (Dansero et al., 2003). Sono stati apportati notevoli miglioramenti alla rete stradale locale, migliorando il potenziale turistico della
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integration of heritage spaces within mega-events can go beyond promotion. Using existing infrastructure and built heritage as venues can help reduce costs for the host city, triggering long-term impacts on areas of cities that are functioning parts of the urban fabric and will be used in the future.
Many mega-event plans have impacted the built heritage of their host cities. Both the 1988 Seoul Olympics and the 2004 Athens Olympics undertook restoration efforts and improved public access to heritage sites (Gold, 2017; Yoon, 2009). Beyond the Olympics, several ECoC events have prompted host cities to make strategic investments in their heritage. The Genoa 2004 ECoC is a case in point (Jones, 2020). A long-term, heritage-led urban regeneration plan was implemented to recover the vast historic city center associated with the old city port, improve streets and public squares, promote mass restoration of the city's famous painted facades, and support new cultural opportunities in historic buildings. Here, as elsewhere in Europe, the ECoC provided an exceptional opportunity for funding cultural heritage. The city's overall strategy was not always successful. However, the funding and political momentum in favor of heritage (which would not otherwise have been available) has, in most cases, contributed to some degree to the long-term preservation and quality of heritage areas.
Third, mega-events can become catalyzing moments for rethinking established heritage and broadening the cultural landscape of a host city and region. This approach sometimes goes beyond the official city narratives
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del 2004 hanno consentito di riqualificare e migliorare l'accesso pubblico ai siti esistenti (Gold, 2017; Yoon, 2009). Al di là delle Olimpiadi, diversi eventi della CEC hanno spinto le città ospitanti a fare investimenti strategici per loro patrimonio culturale. Il caso della CEC Genova 2004 ne è un esempio (Jones, 2020). In quell’occasione è stato attuato un piano di rigenerazione urbana di lungo termine per recuperare il vasto centro storico associato al vecchio porto della città, per migliorare strade e piazze pubbliche, promuovere il restauro massiccio delle famose facciate storiche dipinte della città e sostenere nuove opportunità culturali in edifici storici. Qui, come altrove in Europa, la CEC ha fornito un'eccezionale opportunità per finanziare il patrimonio culturale. La strategia complessiva della città forse non è stata un successo sotto ogni punto di vista. Tuttavia, i finanziamenti ottenuti e l’attenzione politica al patrimonio (che ha permesso di ottenerli) hanno, nella maggior parte dei casi, contribuito in modo significativo alla conservazione a lungo termine e alla qualità delle aree storiche.
In terzo luogo, i mega-eventi possono diventare momenti catalizzatori per ripensare il patrimonio consolidato e ampliare il panorama culturale della città ospitante e della regione. Questo approccio a volte va oltre le narrazioni ufficiali della città riguardo l'evento, attivando siti e forze sociali latenti. Nel caso della CEC di Breslavia (Wrocław) nel 2016, la città ha deciso di confrontarsi con il suo passato difficile di ex città tedesca diventata polacca dopo la Seconda Guerra Mondiale. In molte iniziative, il patrimonio immateriale è
costruzione sulla base di un progetto firmato da Outcomist, Diller Scofidio + Renfro, PLP Architecture, Carlo Ratti Associati e partner, e promosso da Coima, Covivio e Prada Holding. Allo stesso tempo, ha preso il via anche il completamento della trasformazione del sito industriale di Santa Giulia, che sarà trainata dalla costruzione del PalaItalia, già iniziata su progetto dell'archistar David Chipperfield e promossa da Eventim in collaborazione con lo sviluppatore australiano Lendlease (società coinvolta anche nell’intervento in corso per trasformare l’area Expo nel Milano Innovation District).
In generale, la diffusa rigenerazione degli spazi pubblici e degli edifici abbandonati promossa dal PGT 2019 di Milano in tutti i quartieri rappresenta uno scenario favorevole, anche se finora non è stato direttamente legato né ai Giochi Olimpici Invernali 2026 né all'Olimpiade Culturale. Mentre l'agenda degli eventi sportivi ha preso forma, il programma degli eventi culturali e della loro ubicazione è molto meno dettagliata e dibattuta pubblicamente.
Sebbene non fosse focalizzato sull'argomento specifico degli eventi culturali, il dossier di candidatura contiene importanti elementi strategici utili al dibattito pubblico sul potenziale ruolo del patrimonio e dei luoghi culturali all'interno dei Giochi Olimpici e degli eventi culturali complementari, in relazione sia al PSM sia al PGT analizzati. I principi della Carta per i grandi eventi nelle città ricche di patrimonio culturale forniscono lo spunto per condurre un'analisi approfondita.
La Carta suggerisce che i decisori nelle città ricche di patrimonio considerino attentamente se e come presentare una candidatura, basandosi sulle “specifiche condizioni, potenzialità, dimensioni, dinamiche socio-economiche, infrastrutture, accessibilità e patrimonio culturale della loro città”. La disponibilità di siti adatti e di risorse per ospitare i Giochi Olimpici Invernali è certamente un punto di forza, così come la decisione di includere aree non centrali della città. Il PSM di Milano propone che l'attenzione sia estesa a una zona più ampia, così come agli eventi culturali complementari a quelli sportivi. In questo senso, includendo siti ed edifici culturali meno conosciuti, la relazione con le infrastrutture verdi e blu può distribuire in modo efficace le opportunità e ridurre la pressione dei Giochi, andando oltre i siti iconici selezionati e/o situati nel centro città. Questo permetterebbe di traguardare allo sviluppo di nuove connessioni tra il cluster urbano milanese e il sistema olimpico macro-regionale, come suggerito dal PSM in una prospettiva di legacy, attivabile ma difficilmente realizzabile nell’orizzonte temporale dei Giochi. Questa strategia potrebbe altresì contribuire a diffondere i potenziali benefici derivati dai piani e dai progetti olimpici in luoghi più comuni, riducendo la concentrazione e gli effetti di “festivalizzazione” su siti storici e, più in generale, sul patrimonio culturale consolidato.
“Riutilizzare e adattare infrastrutture e strutture esistenti ove possibile oppure progettare interventi sensibili al contesto” – un altro principio della Carta – è importante perché la maggior parte degli interventi dei Giochi Olimpici Invernali del 2026 si svolgerà in ambiti urbani consolidati e su strutture esistenti. Nel cluster urbano di Milano, le sinergie con le strategie spaziali del PSM e del PGT potrebbero contribuire a riequilibrare le disparità socio-spaziali e a promuovere nuove opportunità di sviluppo all'interno e oltre il nucleo metropolitano. Questo principio è coerente con gli obiettivi di
Further discussion can clarify the role of heritage and urban and cultural policies in planning for the 2026 Winter Olympics. In particular, the knowledge of lesser-known heritage, the mobilization of heritage professionals in the early planning stages, and interaction with widespread heritage could guide cultural events and tourism in finding more sustainable formats.
Engaging the public in heritage interpretation could help identify potentially neglected heritage sites to include in the Games and deployed in relation to the athletic or cultural program. Articulating a spatial vision for these lesser-known sites could generate widespread benefits through their association with the Olympic Games and new uses. This would also help distribute venues and avoid overcrowding in locations heavily used by tourism, a goal of the 2019-2021 Metropolitan Strategic Plan. At the same time, the potential threats to cultural heritage should not be underestimated. On the more intangible front, the narratives and “spectacularization” of heritage tend to have purely tourism-related and economic implications. Similarly, in terms of actual use, urban and mountain heritage is primarily geared to mass tourism and risks “festivalizing” and “disneyfying” the most iconic areas while chronically underutilizing other historic public spaces or buildings that require more care and use.
Projects for the reuse and transformation of former industrial areas have been underway for some time and could be accelerated and realigned with the deadlines of the Winter Olympics, in particular, the former Porta Romana railway station in Milan. Many of the city's industrial heritage areas
Milano sta vivendo importanti trasformazioni. L’immagine della città e la sua reputazione di destinazione turistica internazionale stanno crescendo, di pari passo con le dinamiche economiche e con il mercato immobiliare. Questa crescita viene spesso percepita come direttamente connessa alla vivacità culturale della metropoli, ospite di due mega-eventi: l’Expo 2015 e le Olimpiadi invernali 2026. Tuttavia, è stata poco discussa la relazione tra i mega-eventi e le manifestazioni culturali e di intrattenimento più piccole, che animano la città. Inoltre, il patrimonio culturale di Milano sembra spesso essere considerato solo un elemento “di sfondo” nel processo di costruzione dell’immagine della città. Se l'impatto positivo di queste trasformazioni è visibile e celebrato, le difficoltà e gli effetti collaterali che possono conseguirne sono spesso taciuti e non affrontati. Il libro Milan Cultural Mega-events analizza criticamente da una prospettiva urbana e culturale l’impatto della pianificazione, dello svolgimento e la legacy dei due mega-eventi a Milano. Il libro mostra successi e limiti della loro complessa gestione e fornisce riflessioni utili alla città per attraversare al meglio questo “decennio dei mega-eventi”.
Milan is undergoing significant transformations. Its city image and reputation as an international tourist destination have been on the rise, along with developments in its business and real estate market. These transformations are often perceived as closely linked to the city’s cultural vibrancy and its two mega-events: the 2015 Expo and the upcoming 2026 Winter Olympics. However, the relationship between these megaevents and smaller cultural and entertainment activities in the city has received limited attention. Furthermore, Milan’s cultural heritage is frequently considered merely a component of the city’s image. While the positive impact of these transformations is visible and celebrated, the potential difficulties, and uneven effects they may entail often remain unexplored and unaddressed. Milan Cultural Mega-Events critically examines the planning, implementation, and legacy of these megaevents from urban and cultural policy perspectives. It highlights the achievements as well as the limitations of the complex governance of mega-events and explores ways to improve Milan’s trajectory through its “mega-event decade” and beyond.