INDICE
OMBRE DEL TEMPO CHE VIENE
CONTRIBUTI CRITICI
Valerio Paolo Mosco
Davide Tommaso Ferrando
Sandro Bonvissuto
Niall Hobhouse
Maurizio De Caro
ATLANTI
LA MANO DEL TEMPO
IL DIALOGO DI ROMA CON SE STESSA
MMXXII. UN TEMPO DENTRO AL TEMPO
SERBATOI DI PENSIERO
DAJE
OMBRE DEL TEMPO
ARCHIVIO
L’ANTI-CITTÀ CHE VIENE
LA CITTÀ CELESTE
FRAMMENTI BERLINESI
SUL MISTERO
NOTA BIO-BIBLIOGRAFICA
ENGLISH TEXTS
RINGRAZIAMENTI
OMBRE DEL TEMPO
UN MANIFESTO DI PRESENZE IMPURE
Ombre del tempo che viene riunisce 212 disegni prodotti in un lustro di tempo.
Li ho riuniti perché mi sembra che esibiscano un modus operandi progettuale non progettato.
Quello che voglio dire è che i disegni non sono il frutto di una ‘progettualità’.
Dico questo avendo capito che per assurdo sono diventati strumenti irrinunciabili per me per progettare.
A posteriori osservo che intrattengono relazioni diverse con le diverse facce del mio lavoro.
Alcuni disegni sono delle rigurgitazioni di progetti professionali o di concorso.
Altri sono appunti effettuati duranti viaggi di svago diventati viaggi di riflessione.
Altri ancora sono schizzi di pensiero stimolati da opere del passato che mi hanno fatto vibrare.
Una serie particolare è un momento di comunicazione intima con una persona scomparsa.
Un’altra serie è un atlante di architetture la cui esistenza è minacciata dalla guerra in corso.
Nell’ultima serie si coagulano pensieri e ombre generate dall’allestimento della mostra stessa.
Di fronte a questo, devo sottolineare i due strumenti che invece accomunano il materiale.
Il primo è lo strumento di supporto: pagine di quotidiani con i cui titoli interagiscono in modo diverso.
Talvolta i disegni sono commenti stimolati dai titoli.
Altre volte il disegno stesso diventa un nuovo titolo.
Ovvero una nuova headline.
Il secondo è lo strumento utilizzato: matite colorate, carboncino, pastelli ad olio.
Il vocabolo struménto deriva dal latino instrumentum, da instruere ‘costruire, apprestare’.
Esso indica genericamente un dispositivo necessario per svolgere una attività.
Ci sono strumenti di osservazione, di misurazione, di valutazione.
Ci sono strumenti analogici e digitali.
Ci sono strumenti musicali classificati secondo il modo in cui la vibrazione è prodotta: strumenti a corde pizzicate; strumenti a fiato; strumenti a percussione.
Come detto, l’atto di disegnare è diventato per me uno strumento per pensare.
In altre parole, uno strumento di pensiero che vibra grazie a tutti i registri elencati sopra.
I disegni sono infatti il riflesso di una suono che mi fa vibrare per motivi che non so spiegare.
Sono contento di non essere in grado di spiegarne il motivo e ritengo dannoso il tentare di farlo.
Confesso che mi piace che ci sia qualcosa che nell’inconoscibile attuale rimanga non spiegabile.
Questa sana ignoranza mi ha permesso di utilizzarli post litteram per costruire degli atlanti di pensiero.
Sono atlanti che rivelano delle categorie estetiche da utilizzare nei progetti che devo ancora fare.
Il montaggio produce un’apertura dello sguardo sul battito (e il balbettio) delle immagini.
Una volta organizzati in atlanti, i disegni veicolano una medesima intenzione: raccogliere appunti personali sulla misteriosa impurità della forma di architettura.
Allo stesso tempo confesso anche di essere attratto dal loro anacronismo. Non si tratta (per me) di un anacronismo cercato o di un citazionismo artificiosamente impiegato. Ma piuttosto di appuntarsi appunti sull’impurità anacronistica della forma di architettura.
Perché dico questo adesso?
Perché penso che i disegni mi siano serviti a capire meglio l’aporia in cui non può che vivere la forma.
La forma è figlia del suo tempo ma vive in una dimensione slegata dal fluire del tempo.
Secondo me la forma, per essere forma, deve intercettare tutti i tempi.
Soprattutto deve travalicare le ragioni della sua nascita, traslandole esteticamente.
L’operazione è molto complessa e bisogna essere ‘fit’ ad intercettare il kairos della forma.
Bisogna esserlo sia fisicamente che spiritualmente.
Non sono sicuro di riuscire regolarmente nei miei progetti a raggiungere questo obiettivo.
Ma sono sicuro di aspirare a fare questo, senza ambizione di poter risolvere questa aporia.
I filosofi ce lo hanno insegnato.
L’aporia è quella difficoltà di fronte alla quale viene a trovarsi il pensiero nella sua ricerca.
Sia che di tale difficoltà si ritenga raggiungibile la soluzione.
Sia che essa appaia intrinseca alla natura stessa della cosa e quindi ineliminabile.
Per quanto riguarda la forma di architettura, sono certo che si tratti di una aporia ineliminabile.
È una aporia intrinseca alla natura stessa della forma di architettura.
Concludo dicendo che, una volta raccolti, i disegni mi sembrano come impigliati in una rete.
Una rete mentale che confonde le epoche del tempo.
Una rete che genera un nuovo ‘anacronismo’ fatto di ‘presenze’ impure.
Agostino ha detto che gli eventi storici vanno considerati per le loro conseguenze
Gli eventi vanno cioè visti come ombre del passato che anticipano il tempo che viene.
È una delle riflessioni più intelligenti e vere che io conosca.
Per questo penso che i disegni siano un tentativo di offrire un riflesso di una vicenda personale. Le presenze che li popolano sembrano ‘sfogliare’ un tempo interiore pregno di prefigurazioni.
Non posso che assimilarle ad ombre del tempo estetico che viene per me medesimo.
Come instrumentum pacis.
conrad-bercah
SUI DISEGNI DI ARCHITETTURA DI CONRAD-BERCAH
Charles Baudelaire scriveva che la sua vera passione erano le immagini e aggiungeva che il suo compito era quello di santificarle fino a elevarle a vero e proprio culto. I culti vanno celebrati e per gli architetti la celebrazione dell’architettura avviene attraverso il disegno. Dai tempi di Villard de Honnecourt l’Occidente celebra il culto delle immagini architettoniche e questa è una caratteristica peculiare della nostra cultura, quasi un suo fondamento. Per approssimazione si potrebbe affermare che esistono due famiglie di architetti: la prima è quella che trova le immagini, l’altra invece è quella che intende costruirle, un dualismo questo che è ancora da riferirsi a quello tra iconoduli, ovvero tra coloro che credono nelle immagini, e iconoclasti, ovvero coloro i quali rifiutano il potere di suggestione che le immagini hanno su di noi e così facendo le negano. È evidente che chi crede nel disegno di architettura sia un iconodulo. Sarebbe riduttivo credere che coloro che disegnano le architetture non fanno altro che celebrarle, oltre ciò esiste dell’altro. Per comprendere questo altro è necessario tornare a Platone. Come è noto per Platone le immagini che vediamo proiettate sullo sfondo della caverna dove siamo costretti legati uno all’altro, altro non sono che ombre proiettate delle idee che stanno fuori dalla caverna: ombre fugaci e corrotte, su cui non fare affidamento. Platone nella sua repubblica ideale per questa ragione bandiva coloro i quali venivano da lui considerati pericolosi contraffattori, ovvero gli artisti, insulsi copiatori di copie corrotte. L’anatema di Platone non ha avuto particolare fortuna. L’Occidente infatti si è espresso al meglio proprio nella rappresentazione delle immagini delle idee corrotte fino a trasfigurarle alle volte in immagini sacre. Il fatto è che il mito della caverna platonico non teneva conto di un fatto: che le proiezioni delle idee, sebbene siano copie spurie, sono ancora evocazioni delle idee. Se si smettesse di vedere queste ombre proiettate si smetterebbe infatti di avere qualunque contatto con le idee e conseguentemente si smetterebbe di avere persino la memoria delle stesse. Si continua a disegnare dunque architetture in quanto si crede ancora nelle idee, o meglio nelle idee che si incarnano prima in forme, in seguito, attraverso la loro idealizzazione, in immagini. Chi disegna architetture instaura con le stesse un dialogo interiore. Sicuramente questa è un’attitudine romantica, sintomo di una volontà di straniarsi dall’aggressività del mondo, preservando dalla corruzione e dal compromesso il proprio operato. Chi disegna immaginando architetture ha in definitiva la convinzione che l’architettura sia un’arte autonoma, di cui è necessario, se non doveroso, preservare la purezza. È questa una concezione piuttosto recente del disegno di architettura, in passato infatti
ATLANTI
Mostre
• FOGLI DI ARCHITETTURA Festa dell’Ottimismo, Il Foglio, Palazzo Vecchio, Firenze 28.11.2021
• FOGLI DI ARCHITETTURA. Il Tempo Estetico di Roma Casa dell’Architettura presso l’Acquario Romano, Roma Marzo-Aprile 2022.
• FRAMMENTI DI ARCHITETTURA biblioteca IUAV, Venezia Ottobre 2024
Pubblicazioni
• FOGLI DI ARCHITETTURA, il Tempo Estetico di Roma, Siracusa: LetteraVentidue Edizioni, 2022
Recensioni
• conrad-bercah: Berlino come metafora del tempo presente Maurizio de Caro, Sessantuno Venti Ventuno, Milano: LABA 2022
• conrad-bercah: Berlino come metafora del tempo presente Maurizio de Caro, In: listone giordano.com, 2021
• Ciascuno al suo posto: per un’analisi di fogli d’architettura, Flavia Brusatin, AR Magazine 127/128, 2023
Video-recensioni
• www.youtube.com/watch?v=1FNzuVasNBs
• www.youtube.com/watch?v=xuKEcinTGyk
LA MANO DEL TEMPO
La bellezza genera meraviglia: accade quando si contempla lo spettacolo della natura o dell’arte. Lo ricorda Simmel per cui, esiste anche un terzo rarissimo caso: quello in cui ‘l’opera dell’uomo, nata per soddisfare i bisogni della vita, converge nella forma e nella bellezza, laddove gli elementi si incontrano in modo tanto casuale e tanto poco determinato da una volontà di bellezza quanto le creazioni della natura che, più di ogni altra cosa, non conoscono finalità’. Simmel era convinto che fosse un fenomeno che interessava quasi esclusivamente le città del mondo antico che erano cresciute senza un piano urbanistico prestabilito ma la cui crescita era sempre commisurata, se non calibrata, alla tecnologia edilizia a disposizione e alle limitate dimensioni e potenzialità del corpo umano. Ma quando scrive di Roma, Simmel non riesce nascondere l’assoluta meraviglia che suscita in lui il caso unico della città, perché intuisce che è solo a Roma che lo spettacolo urbano si offre al visitatore come risultato di una volontà estetica straordinaria, di fatto non paragonabile ad altri casi. Per parlarne, Simmel utilizza la categoria estetica del ‘come se’. Questa categoria è necessaria perché, a Roma è ‘come se’ una mano invisibile avesse agito secondo una volontà superiore, una volontà consapevole di volere orchestrare le differenti fasi storiche alle spalle dei romani e dello stesso papato sintonizzandole in una grande armonia condivisa secondo un disegno omogeneo, temporalizzato nel tempo lungo della città ‘eterna’. Ciò nonostante l’incessante ricostruirsi della città su sé stessa. Una concordia discors in cui le tradizionali antinomie che caratterizzano sempre il pensiero occidentale – antico/ moderno, passato/presente – sembrano aver trovato un accordo extratemporale capace di generare un’atmosfera che sfugge la comprensione. ‘In questo senso’, conclude Simmel, ‘Roma produce l’effetto di un’opera d’arte di ordine superiore […] in cui gli edifici si situano in un rapporto di reciprocità tra alto e basso […] e la distanza tra le diverse epoche si trasforma in una relazione di convivenza e inclusione’.
NACHLEBEN
MALIA
CONTINGENTE
PASTA SFOGLIA
FRAMMENTI
TEMPORALIZZAZIONI
NACHLEBEN
la pigna: il nachleben di di una forma
Primavera 2022 - Pastello a olio su quotidiano - 40x56cm
Mostre
• MMXXII: UN TEMPO DENTRO AL TEMPO
Casa dell’Architettura presso l’Acquario Romano Novembre – Dicembre 2023
Pubblicazioni
• inserto speciale nell’edizione fine settimanale Il Foglio Quotidiano, 11.03.2023
• conrad-bercah, MMXXII: un tempo dentro al tempo, Finoia Editore, 2023
Recensioni
• paolo conrad-bercah: uno stato di eternità fuori dal tempo
Maurizio de Caro, In: One, listone giordano.com, 20.11.2023
• conrad-bercah: disegno e scrittura incontrano la cronaca Giulia Villani, In: Ordine architetti Roma, 22.11.2023
• La guerra ed un foglio ridisegnato ad arte
• Giuseppe Fantasia, Il Foglio Quotidiano, 25.11.2023
Video-recensioni
• www.youtube.com/watch?v=OlTLLKwT3hY
MM XX II: UN TEMPO DENTRO AL TEMPO
Nel mese di Marzo del 2022 il Foglio Quotidiano ha pubblicato tutti i giorni titoli a tutta pagina in inchiostro rosso. I titoli veicolavano senza se e senza ma una posizione molto netta sulla Guerra esplosa in Ucraina a fine Febbraio 2022. Al di là dell’ammirazione per il coraggio dell’operazione culturale dai tratti vagamente dadaisti o forse proprio per quello, ho incominciato a raccogliere quelle prime pagine che sono eventualmente terminate all’inizio del mese di Aprile. Le ho poi organizzate per categorie, come se ci fossero delle direttive impartite dai titoli stessi. Oppure, come se qualcuno mi avesse affidato il compito di inventare una sorta di atlante estetico, un’operazione che ultimamente mi è capitato di fare ‘involontariamente’ (senza pensarci tanto, cioè) con una certa frequenza.
L’operazione mi ha rivelato 7 categorie dal sapore Tolstoiano, dalla categoria della Guerra a quella della Pace che incorniciano come se fossero book-ends, diversi tipi di Pathos, ovvero l’Energia di un Kronos privato di Kairos in conseguenza dell’energia negativa di un Kriminale che ha pensato che l’unico modo possibile di porre sul tavolo del governo del mondo diverse questioni di geopolitica che l’Europa e i suoi alleati hanno finora cercato di nascondere sotto il tavolo, fosse quello d’invadere un paese confinante. L’atlante va visto come un dispositivo che gioca su più tavoli: sul tavolo dell’arte, sul tavolo della politica, sul tavolo della geo-politica, sul tavolo dell’informazione, sul tavolo dell’attualità e, ovviamente, sul tavolo dell’architettura. Anche se il grande burattinaio che muove i fili a suo piacimento, rimane sempre quel tempo greco, l’unico capace di indossare, simultaneamente più maschere: la maschera di Aion, la maschera di kronos oppure quella di Kairos. Senza essere sopraffatto da nessun particolare pathos.
LA GUERRA
1. Reading Spaces Jinhua Architecture Park, Pechino, Cina
2. Slovak radio, Bratislava, Slovacchia
3. Makedonium, Kresudm, Macedonia
4. Buzludzha Monument, Buzludzha Monument, Bulgaria
L’ENERGIA
5. Serbatoi di energia
6. Casa di Riposo Drujba, Jalta, Ucraina
7. Torre dell'acqua Grand Central, Johannesburg, Sudafrica
8. Serbatoi di energia
IL KRIMINALE
9. Complesso residenziale Aul, Baku, Azerbijan
10. Santa Sventa Juozapas, Klaipeda, Ucraina
11. Monumento all'amicizia bulgaro-sovietica, Varna, Bulgaria
12. Museo Lenin, Tashkent, Uzbekistan
IL KRONOS
13. Castel del Monte, Andria, Italia
14. Lenin Monument, Istaravshan, Tajikistan
15. Monumento alla rivoluzione del popolo, Podgaric, Croazia
16. Basilica di San Marco, Venezia, Italia
IL PATHOS
17. Santa Fosca, Torcello, Italia
18. Santa Sofia, Istanbul, Turchia
19. Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro, Pavia, Italia
20. Santa Maria della Salute, Venezia, Italia
L’EUROPA
21. Torre Pendente, Pisa, Italia
22. Lenin Institute for Librarianship, Mosca, Russia
23. Lenin Institute for Librarianship, Mosca, Russia
24. Lenin Institute for Librarianship, Mosca, Russia
LA PACE
25. Hotel Panorama, Tatra mountains, Slovacchia
26. Battistero, Pisa, Italia
27. Residential building, Bobruisk, Bielorussia
28. Club Rusakov, Mosca, Russia
LA GUERRA
L’ENERGIA
IL KRIMINALE
IL KRONOS
IL PATHOS
Oggi, i disegni di conrad-bercah, rappresentano atti sui quali occorre soffermarsi; abitano uno spazio che va dal male al bene, riuscendo ad orientare il viaggiatore in transito nel mondo. Sono preziosi in un momento in cui, quelle che sembrano le autostrade della storia, non sono altro che sentieri interrotti.
Sandro Bonvissuto
ISBN 978-88-6242-936-8 € 49
www.letteraventidue.com