Triangolo Nero - Edizioni del Piombino

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BREVI NOTE PER UNA PICCOLA AVVENTURA EDITORIALE GIANNI BARETTA

La prematura morte, nel 1977, di Adelio Ferrero, critico cinematografico e indimenticato direttore della rivista Cinema & Cinema, aveva molto colpito il mondo della cultura di Alessandria; l’emozione mi portò, con Dino Molinari, a dedicare alla sua memoria un piccolo libro, Per A.F., composto di tre brevi testi poetici di Molinari e tre mie opere eseguite a tempera su carta macerata stesa su frammenti di tela. Quasi negli stessi momenti, ma progettualmente antecedente Pigmentum additum maceratae chartae, datato gennaio 1978, può effettivamente considerarsi il mio primo libro d’artista. Quaranta anni dopo potrei definirlo un raffinato e, al tempo stesso, goffo e presuntuoso libro opera, composto da fogli di tela con carta macerata e impregnata di colore acrilico blu ftalo, accompagnati da citazioni di testi di Foucault e Derrida, che si collegava e coincideva con le mie esperienze minimaliste non estranee a quelle della pittura analitica. L’occasione della nascita di Pigmentum... venne per l’invito a partecipare a una mostra sul libro d’artista da parte della galleria d’arte parigina NRA. Questa impresa, a cui mi dedicai con forte passione e convinzione, insieme all’omaggio a Ferrero, ebbe il merito di farmi pensare a una serie di possibilità progettual-fattuali sull’oggetto libro che avrebbero poi condotto alla esperienza delle “Edizioni del Piombino” e ai successivi “I libri della luna nera”. La legatura a spago, anche questa un poco goffa, di Pigmentum... fu subito migliorata con la scoperta della legatura giapponese, con i cordini di spago che chiudevano la costa laterale sinistra dei fogli componenti il libro. Questo sistema semplice ed economico, che mai fu cambiato anche in operazioni a venire, risolveva con velocità e compattezza il problema di bloccare e unire una serie di pagine, in alcuni casi anche con materiali diversi dalla carta, per conglobarle in qualcosa che potesse poi chiamarsi libro. Esempio da imitare fu un piccolo volumetto della Hoepli, acquistato a Roma nella Libreria antiquaria di Roberto Palazzi, dedicato a Hokusai che presentava, oltre alla rilegatura così cucita, un testo in italiano e le riproduzioni del maestro giapponese stampate in bianco e nero su una carta di sottilissima velina. Il ‘tocco di casa’, caratterizzante poi per la definizione del titolo delle edizioni, consistette nel sigillare la legatura alla maniera giapponese, sul basso della costa, con un piombino da salumificio che, a quel tempo, si trovava con facilità e che serviva a richiudere gli insaccati. Ma è in pieno 1979, all’inizio dell’estate, che nasceva ufficialmente il primo dei libretti delle “Edizioni del Piombino”: Feda’iyyn. Una poesia politica di Sandro Gastaldi e le mie elaborazioni illustrative furono le mosse per questa prima ‘impresa’. Questo piccolo libro, povero e severo ma anche ricco di invenzioni grafiche, fu in effetti il mattone fondativo che

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