DAVOLÉRIES FOTOGRAFIE SCELTE DI MAURO DAVOLI
DAVOLÉRIES
DAVOLÉRIES Fotografie scelte di Mauro Davoli Chosen photographs by Mauro Davoli a cura di curated by Karin Reisovà - Sergio Manca 23 maggio – 28 giugno 2015 23 May – 28 June 2015 Casa Toesca via Ivrea 42, Rivarolo Canavese (Torino) Italy Organizzazione Organisation Areacreativa42 Associazione Culturale Ufficio Stampa Press Office Elisabetta Chiono Grafica Graphics Claudio Ruffino Stampa Printing Lizea Arte Edizioni Traduzioni Translations Davide Romano ISBN 9788896630532
Città di Rivarolo Canavese
LIONS CLUB ALTO CANAVESE
Si ringrazia lo sponsor Special thanks to the sponsor Lions Club Alto Canavese. Si ringrazia Stefania Ravotti per l’aiuto nell’organizzazione della mostra. Special thanks to Stefania Ravotti for her help on the organisation of the exhibition.
DAVOLÉRIES FOTOGRAFIE SCELTE DI MAURO DAVOLI
Quando incontro Mauro Davoli ne sento l’autonomia, l’originale coerenza, la non necessità di essere alla moda. Il suo profondo senso dell’estetica in questa mostra viene proposto rompendo i canoni espositivi che gli sono consueti: quattro temi, quattro cicli di lavori nelle stesse stanze, in un rimando di eleganti immagini che sono proposte sia nel piccolo formato di alcune nature morte, nelle facciate di Burano, nei transfer Polaroid, sia nelle grandi dimensioni de La Défense e delle conchiglie. L’assenza del tempo nel lavoro di Davoli trova nelle sale antiche di Casa Toesca il luogo ideale e si esplica silente nei suoi lavori, mantenendo nel contempo la propria identità espressiva, al di là del luogo molto connotato. La mostra trae origine dal desiderio di condividere con il pubblico l’emozione che ho provato nella scoperta del suo lavoro. Ne sono venuta a conoscenza nel 2013: Mauro Davoli è stato scelto dalla giuria presieduta da Vittorio Sgarbi tra i finalisti della seconda edizione del Premio Biennale Carlo Bonatto Minella che Areacreativa42 promuove. Ho atteso il momento per proporgli una mostra personale che comprendesse anche delle opere inedite, individuando in Sergio Manca, giovane storico dell’arte, l’interlocutore curioso e colto, capace di porsi in relazione all’artista in modo sincero. Il risultato mi appassiona e sono certa che saprà coinvolgere anche i visitatori più esigenti. KARIN REISOVÀ
When I meet Mauro Davoli I feel his autonomy, the original consistency, his lack of need to be fashionable. In this exhibition his deep aesthetic sense is presented breaking his usual exhibition canons: four themes, for work cycles in the same rooms, in a continuous movement of elegant images that are proposed both in a small size like the still lifes, the Burano’s frontages, the Polaroid transfers, and large like La Défance and the shells. The absence of time in Davoli’s work finds its ideal place in the old rooms of Casa Toesca, keeping the true identity of his works intact even in such historic environment. The exhibition originated from the desire to share with the public the emotions I felt when I discovered his work. It was 2013 when Mauro Davoli was selected by the jury headed by Vittorio Sgarbi to be part of the finalists of the second edition of the Biennial Art Prize Carlo Bonatto Minella, promoted by Areacreativa42. I waited the right moment before asking him to organise a personal exhibition that could include also some yet unseen works, finding in Sergio Manca, young art historian, an inquisitive and acculturated interlocutor, able to start a sincere professional relationship with the artist. I’m thrilled by the result and I’m sure visitors will be too. KARIN REISOVÀ
«Qu’est-ce donc cette davolérie?», ci potremmo chiedere, reinterpretando una quasi desueta espressione di stupore della lingua francese. Il termine originale, nell’idioma d’oltralpe, sarebbe diablérie - sorta di equivalente letterale del nostro “diavoleria” - che nella Parigi dell’Ottocento fu utilizzato anche per nominare una particolare operazione satirica di fotografia stereoscopica. Il gioco all’epoca consisteva nel creare piccole scene, minuziosamente disposte, i cui protagonisti erano per lo più scheletri e demonietti modellati a mano, quindi fotografare queste curiose feste di teschi e mostrarle al pubblico stupefatto attraverso lo sguardo dello stereoscopio, così che esso ne ricevesse un’illusione di tridimensionalità. Le fotografie di Mauro Davoli, personaggio tutt’altro che mefistofelico, non hanno certo l’aspetto diretto e grottesco di questi antichi esperimenti, ma possiedono senza ombra di dubbio la capacità non solo di rapirci, ma altrettanto di sbalordirci con qualcosa di inaspettato. Vedere per la prima volta a confronto suoi lavori estremamente differenti provoca un senso di meraviglia e stupore assai più forte e inatteso di quanto si possa aspettare chi conosce solo le sue celebri, meravigliose nature morte. Ogni singolo lavoro - ogni davoleria - contiene un particolare elemento di fascino, visivo o concettuale, e appartiene a un’unica, ampia, davoleria maggiore, che è la poetica straordinariamente variegata dell’artista, composta di camere scure e ampie vedute, di minuscoli oggetti e immensi edifici, di luci soffuse e slanci di puro colore, ma soprattutto di riflessioni e di rimandi che caricano le immagini di un valore non immediato. Ogni soggetto di Mauro Davoli è contemporaneamente se stesso, in tutta la sua intrinseca bellezza, e qualcos’altro: un’illusione, un simbolo, una dichiarazione, un’impressione. La serie dedicata ai coquillages nasce dall’incontro, nelle sale del Louvre, fra il fotografo e la pittura del seicentesco olandese Adriaen Coorte, nelle cui opere conchiglie e frutti erano dipinti su un fondo scuro con tale abilità tecnica da farli quasi sembrare veri, tangibili. L’intento di tale gioco pittorico, virtuosistico e autoreferenziale, viene concettualmente ribaltato da Davoli, che nel suo realizzare «fotografie che sembrano quadri» non solo dichiara ammirazione per le composizioni di Coorte, ma, attraverso una sorta di paradosso visivo, riporta al ruolo di protagonista i soggetti delle immagini. La fotografia di Davoli è in dichiarato rapporto con la pittura, ma rifiuta la fredda schiettezza degli iperrealismi e la falsa onestà del trompe-l’oeil, celebrando l’opera mirabile della Natura, artista somma e irraggiungibile. L’approccio del fotografo alle conchiglie è quindi sincero, ma anche narrativo ed estetizzante: egli le dispone con estrema cura e precisa
riflessione sulla mensola del proprio camino - fingendola un lungo tavolo di pietra - e crea reali situazioni e silenziosi dialoghi costruiti su somiglianze, differenze e contrasti; sceglie quindi il punto di vista più adatto per i suoi piccoli ma monumentali attori, li immerge nel buio per poi investirli o avvolgerli con un fascio di luce, che non è una luce diafana e diffusa come quella neerlandese di Coorte, ma è anzi calda e orientata e ha il sapore quasi caravaggesco di un’autentica, emozionante, riconquista mediterranea. La precisione scientifica con cui Davoli costruisce i suoi teatri di conchiglie si può ritrovare, applicato a ben diverse dimensioni, nella serie dedicata alle strade e ai grattacieli della Défense di Parigi. L’approccio dell’artista si fa qui umanistico: egli osserva quella moderna «città nella città» e sceglie di rappresentarla con lunghe fughe pierfrancescane. Le vedute che ne risultano ricordano, per intento e aspetto formale, le prospettive intarsiate degli studioli e dei cori lignei rinascimentali o le celebri Città ideali di Urbino, Baltimora e Berlino. Davoli, che vanta una lunga esperienza professionale nella fotografia d’architettura, comprende alla perfezione l’idea che sta all’origine del luogo, ma dimostra chiaramente che quella non è la sua città ideale: lo sguardo è ammirato ma non partecipe, si sofferma con attenzione sull’estetica degli equilibri ortogonali e delle simmetrie che paiono kubrickiane, tuttavia ne cattura con elegante distacco anche l’atmosfera irreale, vagamente alienata, vicina a quella che intrideva l’Alphaville di Godard o la Tativille set di Play Time. La natura della Défense, costruita da zero e avulsa dall’urbanistica circostante, è perfettamente rappresentata da queste fotografie, il cui aspetto si avvicina in modo non casuale agli esiti di un rendering digitale di progettazione architettonica, in cui tutto è virtuale e le persone sembrano piccole sagome scure prive di interazione e appese nello spazio urbano. Nello studiolo-laboratorio di Davoli, fra vedute di palazzi, conchiglie, vasi di fiori e frutta possiamo immaginare, appoggiati alla stregua degli altri mirabilia, alcuni teschi. Non sono solo i teschi umani delle sue straordinarie Vanitas, ma anche lindi crani di vari animali. Lungi da qualsiasi gusto pulp o morboso, il fotografo ne ammira la perfetta, semplice bellezza e decide di renderli oggetto di un particolare esperimento: li fotografa con una Polaroid, della cui pellicola interrompe lo sviluppo per trasferire il negativo su carta. Nascono così i Transfer, ottenuti con una tecnica in voga negli anni settanta, il cui risultato è una purificazione del particolare soggetto da qualsiasi crudezza. L’interruzione visibile del processo di sviluppo fotografico sospende il tempo e ne distacca il teschio, simbolo tradizionale di caducità, quasi come se ne bloccasse il decadimento materiale. L’effetto che riceviamo è quello di un’istante sotto formalina, fissato e irreplicabile, poetizzato dall’indeterminatezza dei contorni e da una luce opaca, raffinata quanto enigmatica.
Fra le serie di Davoli se ne insinua una, per molti versi sbalorditiva, realizzata nel corso di molti anni: quella dedicata ai muri dipinti dell’isola di Burano. Nella mostra si è cercato di farla emergere pian piano - per poi rivelarla con un ampio mosaico finale - in un certo senso scomodando lo sguardo del visitatore, attirato da essa sempre in un secondo momento, affinché la fruizione complessiva resti intatta, ma il gioco di contrasti possa scatenare nuove sensazioni e riflessioni. Burano rappresenta di fatto la davoleria definitiva, una sorprendente sequenza di astratti giocati sulla potenza cromatica; le opere sembrano presentarsi come pure impressioni, ma, a uno sguardo più attento, si rivelano composizioni perfettamente ritmate. Sembra di trovarsi di fronte a fotografie di Aaron Siskind, che, attraverso la scoperta del colore, si travestono da quadri di Barnett Newman o di Mark Rothko. Nell’immensa cultura visiva di Mauro Davoli tali riferimenti sono certamente presenti, ma come ammette egli stesso, le sue opere sono personalissime invenzioni, poiché altrettanto importante dell’imparare è, al momento opportuno, dimenticare. Pertanto se anche noi, spettatori curiosi di ogni genere di davoleria, tralasciamo per un attimo la ricerca di citazioni e rimandi intellettuali, vedremo riapparire in questi astratti la vibrazione dell’intonaco e l’incidenza della luce, che ci ricordano che in fondo l’arte di Davoli sta tutta nel fotografare, nella sua politropa bellezza, la realtà. SERGIO MANCA
«Qu’est-ce donc cette davolérie?», we could ask, reinterpreting the almost disused French expression. The original figure of speech, in French, would be“diablérie”– devilry” – that in the‘800, in Paris, was used to name a particular satiric experiment of stereoscopic photography. The gig consisted of creating small scenes, meticulously constructed, whose characters where handmade skeletons and demons mostly, then photographed in festive sceneries and shown to the bemused public through a stereoscope that added the illusion of multi dimensionality. The pictures of Mauro Davoli, who’s everything but Mephistophelean of course, are not as direct and grotesque as these ancient experiments, but have without doubts the ability to captivate and amaze us with something unexpected. Comparing for the first time works of his, extremely different, gives a feeling of marvel and amazement that is far greater for those who know him only for his famous still lifes. Each new work – each davolerie – is characterised by a unique charm, either visual or conceptual, and belongs to a unique, wide, greater davolerie that is the extremely vary poetics of the artist, made of dark rooms and sweeping views, of tiny objects and huge buildings, of soft lights and outbursts of pure colour, but most of all of reflections and references able to give images an unforegone value. Each subject of Mauro Davoli is itself, in its intrinsic beauty, and at the same time something else: an illusion, a symbol, a declaration, an impression. The series dedicated to the coquillages was born after the encounter, at the Louvre, between the photographer and the paintings of the Dutch painter Adriaen Coorte (1600), whose works portrayed shells and fruits on a dark background with such realism that they almost looked real, tangible. The aim of such pictorial play, virtuous and self-referencing, has been ideally reversed by Davoli who, in his realising photographs that look like paintings, not only shows admiration for the compositions by Coorte but, through a sort of visual paradox, gives the subjects of the pictures the lead role. Even if Davoli’s photography has a well-declared relation with painting, it refuses the cold straightforwardness of the hyperrealists and the false honesty of trompe-l’oeil, celebrating the intrinsic beauty of the products of Nature: artist of unattainable skill. The approach of the photographer to the shells is sincere, but narrative and aesthetic as well: he places them with extreme cure and thoughtful dedication on his mantelpiece – as if it were a stone table – creating real situations and silent dialogues built on resemblances, differences and contrasts; he chooses the most appropriate point of view for his little but monumental actors, he dips them in darkness to invest or envelop them in light later, but it isn’t pale and diffused as Coorte’s, but warm and precisely oriented and with the taste of an authentic Caravaggio-like new conquest.
Davoli’s scientific precision in creating his shells compositions can be found, although on a different dimension, to the series dedicated to the streets and buildings of the Défance of Paris. The approach of the artist is here more humanistic: he observes this modern “city in a city”and chooses to represent it with long vanishing points reminding of those by Pier Della Francesca. The views represented remind us, unconsciously or for their formal aspect, of the inlaid perspectives of the studios and wooden choirs of the Renaissance or the famous Ideal cities of Urbino, Baltimore and Berlin. Davoli, with a vast professional experience in architectural photography, perfectly understands the idea behind the location, but clearly shows that it isn’t his ideal city: the eye admires but doesn’t participate, it lingers on the aesthetics of the orthogonal equilibrium and of the symmetries that recall Kubrick’s, however it captures with elegant detachment the surreal atmosphere too, almost alienated, similar to those glimpsed from Godard’s Alphaville or Play Time’s Tativille set. Défance’s nature, built from scratch and opposite to the urban area surrounding it, it’s perfectly represented by these photographs, whose look is voluntarily similar to a an architectural digital rendering, where everything is virtual and people look like small dark shapes devoid of interaction, floating in this urban space. In Davoli’s studio/laboratory, among views of buildings, shells, flower and fruit pots we can imagine being as well, resting as the rest of the mirabilia, some skulls. Not only the human skulls of his marvellous Vanitas, but also of animals. Far from any morbidity, the photographer admires their perfect and simple beauty and decides to choose them as subject of an experiment: he takes a picture with a Polaroid, blocking the film from fully developing and transferring the negative on paper. So the Transfer are born, obtained with a technique often used in the Seventies, whose result is a purification of the subject from any bluntness. The visible interruption of the film development suspends time and detaches the skull, traditional symbol of transience, almost as if it could block its material decline. The perceived effect is of an instant frozen in formalin, fixed and unreplicable, elevated to poetry by the indetermination of the outlines and of a soft light, as refined as enigmatic. Among Davoli’s series there’s one in particular, stunning in a certain sense, realised over the course of many years: the one dedicated to Burano’s painted walls. In the exhibition we tried to bring it out slowly - and then reveal it in a large final mosaic - in some ways troubling the visitor’s eye,
always attracted by it at a later time, so that the overall experience remains intact, but the contrasts could however trigger new emotions and thoughts. Burano represents indeed the ultimate davolerie, an amazing sequence of abstracts played on chromatic power; the works seem to present themselves as pure impressions, but, on closer inspection, turn out to be perfectly rhythmic compositions. It seems to be confronted with photographs by Aaron Siskind, which, through the discovery of color, disguise themselves as paintings by Barnett Newman or Mark Rothko. In the immense visual culture of Mauro Davoli such references are certainly present, but as he admits, his works are very personal creation, because learning is just as important as, at the appropriate time, forgetting. So if we, curious spectators of all kinds of davolerie, interrupt for a moment the research of quotes and intellectual references, we will see reappearing in these abstracts the plaster vibration and the incidence of light, which remind us that in the end Davoli’s art is all in photographing, in its cunning beauty, reality. SERGIO MANCA
Opere Works
Coquillages 2000 -2008
Natura morta 200, 2008, stampa lambda su dibond (1⁄ 5), 60 × 90 cm Pagina seguente Natura morta 58, 2000, stampa lambda su dibond (1⁄ 5), 80 × 120 cm
Natura morta 11, 2000, stampa lambda su dibond (2⁄ 10), 22 × 33 cm Natura morta 3, 2000, stampa lambda su dibond (7⁄ 10), 22 × 33 cm Natura morta 1, 2000, stampa lambda su dibond (6⁄ 10), 22 × 33 cm Pagina seguente Natura morta 129, 2004, stampa lambda su dibond (1⁄ 5), 80 × 120 cm
Burano 1982 -1990
Burano 37, 1985, stampa lambda su dibond (1⁄ 5), 80 × 120 cm Pagina seguente Burano 2, 1985, stampa lambda su dibond (1⁄ 5), 80 × 120 cm
Burano 2, 20, 12, 22, 77, 78, 1982-1990, stampa lambda su forex (1â „ 5), 22 Ă— 33 cm
Burano 5, 9, 15, 33, 44, 53, 1982-1990, stampa lambda su forex (1â „ 5), 22 Ă— 33 cm
La Défense 1998 -2010
La Défense 910, 2010, stampa lambda su forex (1⁄ 5), 50 × 75 cm Pagina seguente La Défense 1, 1998, stampa lambda su forex (1⁄ 5), 80 × 120 cm
La Défense 957, 2010, stampa lambda su forex (1⁄ 5), 50 × 75 cm La Défense 434, 2011, stampa lambda su forex (1⁄ 5), 50 × 75 cm Pagina seguente La Défense 2, 1998, stampa lambda su forex (1⁄ 5), 80 × 120 cm
Sic transit gloria mundi Transfer 2005
Sic transit gloria mundi 10, 2005, stampa a getto di inchiostro su carta acquerello, 30 Ă— 42 cm Pagina seguente Sic transit gloria mundi 7, 2005, stampa a getto di inchiostro su carta acquerello, 30 Ă— 42 cm
Sic transit gloria mundi 2, 3, 4, 5, 2005, transfer su carta comune, 6 Ă— 9 cm
Sic transit gloria mundi 6, 8, 9, 11, 2005, transfer su carta comune, 6 Ă— 9 cm
Sic transit gloria mundi 22, 16, 12, 14, 2005, transfer su carta comune, 6 Ă— 9 cm Pagina seguente Sic transit gloria mundi 26, 2005, stampa a getto di inchiostro su carta acquerello, 30 Ă— 42 cm
Biografia
Biography
Mauro Davoli è nato in provincia di Parma nel 1955. Comincia ad occuparsi di fotografia durante gli studi presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna. Dal 1981 si dedica interamente alla Fotografia. Resta legato al mondo dell’architettura, del design e dell’arte collaborando negli anni con lo studio di design milanese “Alchimia” e pubblicando su riviste come “Decoration Internationale”, “Domus”, “Casa Vogue, “Materia”, “AD”, “FMR”, “Area”, ”Ottagono”, ”Case Country”, ”AION”, ”Casabella”. Ha realizzato reportages in Italia e in Europa fotografando realizzazioni di architetti come Paolo Portoghesi, Aldo Rossi, Sergio Cappelli, Gae Aulenti, Paolo Zermani, Pier Carlo Bontempi, Robert Krier, Gian Carlo De Carlo, Gabetti e Isola, Oswald Mathias Ungers, Andrea Branzi, Patrick Mellett, Normann Foster, Edoardo Milesi, Martin Szekely. Ha collaborato con Gruppi come Aperol Limonta moquette, Fiorucci, Pizzarotti, Parmalat, Coopsette, Sabatini, Snaidero, Alitalia, Eridania, Google, Mozilla, Uniform. Ha pubblicato fotografie in monografie dedicate ad artisti ed architetti con numerose case editrici, fra cui Electa, Allemandi, Fabbri Editori, Franco Maria Ricci, Ricci Editore. Ha compiuto ricerche personali con immagini legate all’ architettura e all’arte esponendo in mostre personali ed varie collettive. Nel numero 152 di FMR è stata dedicata la copertina e un servizio alla sua ricerca intorno alla “Natura Morta”. Hanno scritto dei suoi lavori: Giovanni Mariotti, Giorgio Soavi, Marzio Pieri, Franco Maria Ricci, Ando Gilardi, Laura Villani, Marzio Dall’Acqua, Mauro Carrera, Giovanni Gazzaneo... Suoi lavori sono conservati in importanti collezioni private e pubbliche.
Mauro Davoli was born in 1955 near Parma. He started photography while he was still studying engineering at the University of Bologna and from 1981 he devoted entirely to it. He remained in connection with architecture and art cooperating over the years with the design firm “Alchimia” of Milan, publishing pictures on magazines such as “Decoration Internationale”, “Domus”, “CasaVogue”, “Materia”, “AD”, “FMR”, “Area”, “Otaagono”, “Case Country”, “AION”, “Casabella”and many others. He realised photographic reportages in Italy and in Europe based on the works of architects such as Paolo Portoghesi, Aldo Rossi, Sergio Cappelli, Gae Aulenti, Paolo Zermani, Pier Carlo Bontempi, Robert Krier, Gian Carlo De Carlo, Gabetti e Isola, Oswald Mathias Ungers, Andrea Branzi, Patrick Mellett, Normann Foster, Edoardo Milesi and Martin Szekely. He also worked for important well-known brands like Aperol, Limonta moquette, Fiorucci, Pizzarotti, Parmalat, Coopsette, Sabatini, Snaidero, Alitalia, Eridania, Google, Mozilla, Uniform and many more. He published several photographs and monochromes dedicated to artists and architects with several publishing houses: Electa, Allemandi, Fabbri Editori, Franco Maria Ricci and Ricci Editore. He did various personal researches with imagines connected to architecture and art with several personal and collective exhibitions. The magazine FMR dedicated the first page and an article of its 152th number to his research on “Natura Morta”. Authors like Giovanni Mariotti, Giorgio Soavi, Marzio Pieri, Franco Maria Ricci, Ando Gilardi, Laura Villani, Marzio Dall’ Acqua, Mauro Carrera and Giovanni Gazzaneo wrote about him and many of his works are part of important private and public collections.
Principali mostre dal 2001 Main exhibitions from 2001 Pe r s o n a l i
Solo exhibitions
2001 Palazzo Civico di Montechiarugolo (Parma, Italy) 2002 Museo delle Mura, Borgotaro (Parma, Italy) Caffè Angiol D’oro, Parma (Italy) 2003 Galleria International Line, Basilicanova (Parma, Italy) 2004 Villa Soragna, Collecchio (Parma, Italy) Museo di Soragna (Parma, Italy) Art Forum, Miami (U.S.A.) 2005 Palm Beach 3, Miami (U.S.A.) Arte Parma, Parma (Italy) Casa Prati, Collecchio (Parma, Italy) Bari Arte Fotografia, Bari (Italy) 2006 Padova Arte, Padova (Italy) 2007 Palazzo Civico di Broni, (Pavia, Italy) Arte Padova, Padova (Italy) 2009 Reggia Ducale di Colorno (Parma, Italy) Casa dell’Arte al Teatro, Piacenza (Italy) 2011 MIA Fair, Milan (Italy) Maison Olivier, Parma (Italy) 2012 MIA Fair, Milano (Italy) 2013 Arte Fiera, Bologna (Italy) Libreria Bocca, Milano (Italy) 2014 La vieille France, Paris (France) Villa Camperio, Villasanta (Monza, Italy) 2015 MIA Fair, Milano (Itay)
C o l l e t t i ve
C o l l e c t i ve e x h i b i t i o n s
2001 Museum, Parma (Italy) The Johns Hopkins University, Bologna (Italy) 2002 Palazzo Bentivoglio, Gualtieri (Reggio Emilia, Italy) 2003 Palazzo Civico di Castellarquato (Piacenza, Italy) 2004 Palazzo Bentivoglio, Gualtieri (Reggio Emilia, Italy) Palazzo Poggi, Bologna (Italy) MIART Fair, Milano (Italy) 2005 Palazzo Bentivoglio, Gualtieri (Reggio Emilia, Italy) Padova Arte, Padova (Italy) 2006 Arte Parma, Parma (Italy) San Ludovico, Parma (Italy) Palazzo Bentivoglio, Gualtieri (Reggio Emilia, Italy) 2007 Royal Hibernial Academy, Dublin (Ireland) 2008 Cittadella Biennale Fotografia, Alessandria (Italy) Royal Hibernial Academy, Dublin (Ireland) 2010 Casa dell’Arte al Teatro, Piacenza (Italy) 2011 Vecchio Ospedale Soave, Codogno (Lodi, Italy) Casa dell’Arte al Teatro, Piacenza (Italy) Nature Redivive, Palazzo Guidobono, Tortona (Alessandria, Italy) 2012 Galleria Movimento Arte, Milano (Italy) 2013 Maison du Livre, Becherel (Rennes, France) Festival dei 2 Mondi, Chiesa di Sant’Agata, Spoleto (Perugia, Italy) 2014 Arte Fiera, Bologna (Italy) Montecarlo Yacht Club, Montecarlo (Principality of Monaco) P re m i
Aw a rd s
2012 Finalista Premio Fabbri, Accademia di Belle Arti, Bologna Finalista Premio Bocca, Libreria Bocca, Milano 2013 Finalista Premio Carlo Bonatto Minella, Casa Toesca, Rivarolo Canavese (Torino)
Il Lions Club Alto Canavese riserva annualmente un’attenzione particolare alle peculiarità culturali del territorio, sia note sia nascoste perché diventino patrimonio consapevole delle nuove generazioni. In questo anno Sociale 2014-15 si è voluto mantenere il ricordo del giovane artista canavesano (1855-1878) Carlo Bonatto Minella contribuendo al Premio Internazionale che prende motivazione e nome proprio dall’artista ed è organizzato da Areacreativa42. Si è scelto di sostenere il catalogo della mostra di Mauro Davoli fotografo, finalista alla seconda edizione del premio, nella categoria over 30 anni, che per il tema “Oltre il corpo… l’anima” aveva presentato l’opera Psychè. La qualità del lavoro di Davoli e la ricerca della bellezza delle cose sono ben visibili oggi nella mostra allestita a Casa Toesca, documentata in questo catalogo e che raccoglie in una raffinata selezione oltre alle più note nature morte scatti inediti.
Every year Lions Club Alto Canavese keeps in particular consideration the cultural peculiarities of the area, already known or undiscovered, so that they can become part of the heritage left to new generations. In the Social year 2014-2015 we decided to recall the young artist from Canavese Carlo Bonatto Minella (1855-1878) contributing to the International Art Prize, organised by Areacreativa42, that draws its name and motivation from this artist. Moreover, we decided to support the realisation of the catalogue for the exhibition of the photographer Mauro Davoli, a finalist of the second edition of this art prize for the over 30 category, who presented the work “Psychè” for the exhibition theme “Beyond the body… the soul”. The quality of Davoli’s work and his research for beauty can now be seen in the exhibition organised at Casa Toesca, documented in this catalogue, that comprises a refined selection not only of his most famous still lifes but also of new unpublished shots. PIERGIACOMO CERETTO CASTIGLIANO
Presidente Lions Club Alto Canavese 2014-15 President of Lions Club Alto Canavese 2014-15
Pagina seguente Psyché, 2013, stampa lambda su dibond, 60 × 90 cm
L’associazione culturale Areacreativa42 è nata nel 2008 ed ha sede a Casa Toesca, nel centro storico di Rivarolo Canavese (Torino). L’impegno è di promuovere e valorizzare l’arte storica e contemporanea, con particolare attenzione alle nuove generazioni attraverso mostre, eventi, workshop, percorsi educativi e residenze d’artista. La dimora settecentesca di Casa Toesca si articola in più aree intorno ad un incantevole giardino e cinque sale espositive accolgono le mostre su due livelli della casa padronale. L’attività di Areacreativa42 si è consolidata nel tempo e all’estero, sino a giungere ad importanti collaborazioni con curatori, enti, ambasciate, istituti di cultura ed altre associazioni. Molte sono state le mostre e gli eventi organizzati in altre sedi ed in ultimo la III Edizione del Premio Internazionale Carlo Bonatto Minella (ART PRIZE CBM 2015 ⁄ 2016) che si svolgerà a Rivarolo, Torino, Praga e Londra.
The Cultural Association Areacreativa42 was born in 2008 and it’s located at Casa Toesca, in the historic centre of Rivarolo Canavese (Turin). The purpose of Areacreativa42 is to promote and value historic and contemporary art, with a particular attention to new generations, by creating exhibitions, events, educational paths, workshops and artist residencies. The eighteen-century house Casa Toesca is composed of several areas around an enchanting garden and five showrooms over two floors in the main house. The activity of Areacreativa42 has been consolidated during the years, in Italy and abroad, with important collaborations with curators, embassies, artistic institutions and other cultural associations. From 2010, Areacreativa42 has organised the international ART PRIZE CBM (Premio Biennale Carlo Bonatto Minella) that in its III Edition will be in Rivarolo, Turin, Prague and London.
Finito di stampare nel mese di maggio 2015 presso Lizea Arte Edizioni, Acqui Terme (Alessandria)