GiGi Caldanzano L’ironia della vita
Gigi Caldanzano 7 dicembre 2013 - 2 febbraio 2014 L’ironia della vita Con il contributo di: Sindaco: Federico Berruti Assessore alla Cultura: Elisa di Padova CITTÀ DI SAVONA
Dirigente del Settore Politiche Culturali, Turistiche, del Commercio: Marta Sperati Responsabile del Servizio Cultura e Turismo: Monica Giusto Presidente: Roberto Romani
Presidente: Carla Bracco Con il patrocinio di: Presidente: Angelo Vaccarezza Assessore alla Cultura: Sara Foscolo Provincia di Savona
Organizzazione mostra: Associazione Lino Berzoini Centro per lo studio e la promozione dell’Arte Progetto grafico mostra: Carla Bracco, Ilaria Cagno Progetto e allestimento a cura di: Lorenzo Zunino, Carla Bracco Comitato Scientifico: Carla Bracco, Lorenzo Zunino, Luisa Sineo Apparati didattici: Carla Bracco, Lorenzo Zunino
Savona - Fortezza del Priamar, Palazzo del Commissario Ringraziamenti: Wolfsoniana - Fondazione Regionale per la Cultura e lo Spettacolo, Genova, Ceramiche San Giorgio Albissola Mare (SV), Comune di Monastero Bormida (AT), Barbero Franco, Bazzano Renato, Becce Rosa Maria, Boggiano Ludovica, Checcucci Barbara, Chilosi Cecilia, Fochessati Matteo, Giannotti Roberto, Giudici Vittorio, Giusto Monica, Cerruti Bruno, Caruso Dario, Leiss Alberto, Lombardi Giorgio, Rossello Giovanni, Tiglio Franco Dante. Particolari ringraziamenti alla famiglia Caldanzano - Sineo ed in particolare alla Prof.ssa Luisa Sineo per la fattiva collaborazione. Partner assicurativo:
Realizzazione materiali pubblicitari: Litografia Li.Ze.A. - Acqui Terme (Al) Pubblicitalia s.r.l. - Savona Catalogo a cura di: Carla Bracco, Lorenzo Zunino Stampa catalogo: Litografia Li.Ze.A. - Acqui Terme (AL) Coordinamento editoriale: Lizea Arte Edizioni Progetto grafico: Lorenzo Zunino, Carla Bracco, Ilaria Cagno Crediti fotografici: Archivio Caldanzano - Firenze Wolfsoniana - Fondazione regionale per la Cultura e lo Spettacolo, Genova, Archivio Dante Tiglio - Savona, Archivio Ceramiche San Giorgio - Albissola Marina, Lorenzo Zunino Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore.
Gigi Caldanzano L’ironia della vita
L’idea di allestire una mostra sull’opera di Gigi Caldanzano, proseguendo l’intelligente iniziativa dell’associazione Lino Berzoini per la valorizzazione dell’arte nell’area che da Savona e dal Ponente ligure si allarga verso il Piemonte, risponde a un’esigenza che personalmente avverto in modo profondo. Quella di reagire alle difficoltà prodotte da una crisi lunga, molto acuta e molto profonda, mobilitando tutte le risorse non solo materiali ma anche, e forse soprattutto culturali, cognitive, storiche e identitarie. Non è un caso, credo, che oggi nel cinema, nella letteratura, sui media, persino nel discorso di alcuni politici, si parli e si invochi sempre più spesso la bellezza come antidoto al vuoto di ideali e di speranza che ci assedia. E anche come valorizzazione economica di un patrimonio nazionale senza uguali nel mondo. Ma perché questo non sia un richiamo troppo facile e esteriore, è necessario un lavoro, un impegno serio, nel quale essenziale è la rimeditazione del nostro passato, delle eredità che ci ha lasciato, senza considerare le quali non sarà possibile costruire un nuovo futuro. L’arte ironica e vitale - evocata dal titolo della mostra - di Caldanzano, i suoi legami con esperienze artistiche e culturali del novecento italiano e europeo ricche come quella del Futurismo, la sua ricerca ulteriore cresciuta fino a anni recenti, e l’intreccio con l’artigianato artistico della ceramica, così tipica di questo territorio, è sicuramente una eredità importante da coltivare e reinvestire. Lo dico certo in nessun modo come esperto, ma semplicemente riconsiderando le emozioni che suscitano in me, spettatore come tanti, le sue figure, i suoi colori, così ricchi di suggestioni della sua e nostra terra. Un grazie sentito, dunque, a tutti coloro che hanno contribuito a questa iniziativa, all’associazione Berzoini, alla sua presidente Dott.ssa Carla Bracco.
Il Presidente della Regione Liguria Claudio Burlando
La Provincia di Savona ha accolto con entusiasmo la mostra “Gigi Caldanzano, l’ironia della vita”, un’antologica dedicata ad un artista tra i più poliedrici dell’arte figurativa del Novecento ligure. Luigi Caldanzano, pittore, ceramista, illustratore è stato un maestro la cui opera è sempre stata molto apprezzata da un grande pubblico di studiosi e amanti del suo inconfondibile tratto. Un autore il cui fervore innovativo ha dato impulso e genialità alla creatività dei cenacoli artistici, caratterizzandone il percorso. Dal futurismo al figurativo, dalla tela alla materia, passaggi di colore che hanno impresso su tutte le opere di Caldanzano la sua firma inconfondibile. Un plauso all’Associazione Lino Berzoini che, attraverso questa prestigiosa esposizione, ha creato una felice occasione per rendere omaggio ad un artista completo, di spiccata personalità e profonda cultura. Uno sforzo organizzativo che questa Amministrazione non può che ammirare e sostenere in vista degli obiettivi futuri.
Il Presidente della Provincia di Savona Angelo Vaccarezza
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Pochi artisti hanno interpretato lo spirito della savonesità come Gigi Caldanzano. Per questo è un artista ancora molto amato. La sua vicenda artistica, come comincia con i primi dipinti futuristi, ha attraversato il Novecento con leggerezza, contenuti, idee ma anche divertimento. Nelle sue scene di genere ritroviamo una città forse più piccola, da ogni punto di vista, di quella attuale. Ma una città viva e solidale, dove la vita sociale si svolgeva, indifferentemente, nelle osterie, per la strada, al Teatro Chiabrera oppure nella galleria di Luigi Pennone. Pochi di noi, oggi, possono dire di aver vissuto della stagione. Anche quando Caldanzano dipingeva quelle scene rappresentava, in fondo, un mondo che stava scomparendo e che risiedeva più nella sua memoria che nella realtà a lui contemporanea. Eppure, guardando quelle scene, non possiamo che provare un sentimento di nostalgia. E anche di gratitudine. Per un artista che ha saputo raccontare così bene la nostra città. Non era solo un pittore, dunque, Gigi Caldanzano. Ma era anche un poeta, un umorista, uno storico e un cronista. Per questo, le sue opere, ci parlano ancora.
Il Sindaco di Savona Federico Berruti
La mostra, dedicata all’opera del maestro Gigi Caldanzano, rappresenta un doveroso omaggio alla figura di un artista che lungo l’arco del Novecento ha saputo interpretare, nelle sue opere, vizi e virtù dell’anima ligure. I suoi dipinti e le sue ceramiche ricompongono il racconto di una Savona ormai scomparsa, quella popolata da una umanità semplice, intensamente espressiva nei gesti tipici della sua quotidianità. Attraverso l’efficacia del disegno e la vivacità del colore l’artista ricostruisce così, con indulgente bonomia, un brano della nostra stessa storia. Per questo la Fondazione “A. De Mari” - Cassa di Risparmio di Savona ha aderito all’iniziativa della Associazione Berzoini che ancora una volta ha saputo testimoniare e farsi interprete delle manifestazioni artistiche legate alla cultura della nostra terra.
Presidente Fondazione A. De Mari Roberto Romani
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6 Gigi Caldanzano dipinge nello studio della Villetta - 1950 ca.
GIGI CALDANZANO - L’O zio Gigi Luisa Sineo “É arrivato l’O zio, il padre dei vizi” così si annunciava l’arrivo dello zio Gigi: il campanello suonato tre volte ed accompagnato da un fischio modulato su cinque note. Il suo arrivo voleva dire andare alla spiaggia in macchina, quando papà era ancora a Firenze a lavorare, oppure partire per gite nell’entroterra del savonese e del finalese, o fino nella valle dell’Arroscia, e per noi bambini era come affrontare un’avventura. Così ho conosciuto i soggetti di tanti paesaggi, che abitualmente dipingeva, di primavera o d’inverno, soprattutto in occasione delle attesissime nevicate, per le quali si attrezzava con cura e partiva in macchina presto, prima che l’incanto si sciogliesse. Per tutto il percorso zio parlava, raccontava, spiegava, ogni luogo aveva una sua storia, antiche chiese che rischiavano l’abbandono, borghi minacciati da una volgare modernizzazione, antiche facciate un po’ fanées, a righe , con le finte finestre, che attualmente vengono ripristinate, ma che negli anni ‘60 e ‘70 venivano inesorabilmente rifatte in cemento grigiastro. Luoghi che lui aveva visto ancora vivi quando era bambino a Ceriale, o da giovane ufficiale a Diano Marina e a Pieve di Teco, e che ora lentamente si spopolavano, ma che conservavano angoli di una grazia ineffabile, che lui riusciva a cogliere. Tanti aneddoti nei suoi racconti facevano rivivere situazioni e personaggi che sembravano di un’altra epoca. Da Genova era andato via bambino, qualche tempo dopo la morte del padre, soffriva il clima e il medico aveva consigliato di trasferirsi in Riviera. La scelta cadde su Caldanzano alle Ceramiche “San Giorgio” Albisola Ceriale, dove lo zio materno aveva un albergo. Cominciò allora, con quel trasloco, febbraio 1974 la cura e il culto per le opere del padre, pittore e cartellonista, morto così prematuramente, che gli aveva tenuto la mano nei primi disegni quei quaderni con i calciatori del Genoa che non sono più riuscita a ritrovare in casa - e del quale restavano frammenti vivissimi di memoria. In un quaderno di appunti scritti durante la guerra, per lo più sotto forma di lettere all’amico di tutta la vita, Cesare Baldi, aveva rivissuto i suoi primi ricordi. Lettera all’amico Cesare Baldi, Altare, luglio 19421 “Passa a bassa quota la prima lucciola. È tardi. Accende tutte le altre come i lampionai di piazza Martinez, nel 1925, quando ero bambino. Chissà perché mi sono tornati in mente poi loro...” “Ricordo il suono del “tonette”. La fisarmonica che il padrone di casa, sardo come mio padre, suonava, improvvisando accorate e primitive canzoni, piene di sentimento e di rimpianto per la sua cara isola. Poi un’altra casa, con una gran poltrona e un gatto grigio, col quale una volta divisi la colla che mio padre adoperava per tendere la carta sui telai. Ci trovarono tutti e due, gatto e marmocchio, impiastrati, a quattro gambe.” “Attraverso le inferriate del terrazzino di cucina vedevo un grande cortile con i pergolati in fila e sotto a quelli i giochi da bocce, donde salivano a folate le voci dei giocatori e il contraccolpo secco delle bocce contro la staccionata là in fondo, dove sotto una tettoia un bottaio batteva incessantemente sulle doghe sconnesse... 1
Tutti i brani che seguono virgolettati sono paragrafi di questa lunga lettera.
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Dal campanile della parrocchia di San Fruttuoso si perdevano al vento col suono argentino delle campane i pensieri festosi e non troppo castigati del sagrestano, che, ogni tanto, tra una sonata di Vespro e l’altra, intonava il “refrain” di qualche canzonetta in voga. E allora le canzonette sapevano di ciclamini, di lillà in fiore, di orizzonti sconfinati e di lacrime specchiate su un vetro di tabarin, erano tutte così. Le suonavano i pianini ambulanti sotto le finestre, singhiozzandole d’inverno quando la tramontana scendeva urlando dal Bisagno, o infastidendo tutti maledettamente nei ferragosto.” “Poi un’altra casa2, col grande terrazzo ove mio padre, quando smetteva di dipingere coltivava gerani e campanule, meli cotogni e persa odorosa.(…)” “D’estate si prendeva tutti quanti il fresco sdraiati sulle stuoie sarde, con le narigheddas dell’acqua fresca a portata di mano, e il cielo se ne stava vicino vicino, mentre la città se ne stava sdraiata ai nostri piedi, respirando affannosamente tram way, automobili, piroscafi e folla. Tranquilla e lucente Sirio splendeva sul forte, in cima al monte.(...)” “Scendemmo a Ceriale a notte fatta. I cancelli della stazione mi diedero l’impressione di tante bianche croci, in fila, una accanto all’altra, come ormai ero abituato a vedere a Staglieno…3
Candanzano, al centro, insieme ad Arecco e Rossello nella Galleria Sant’ Andrea, Savona - 1958
Mamma teneva Dolores in collo, lo zio mi conduceva per mano per la disagevole e fangosa strada. Attorno scuro e deserto. Il selciato nel mezzo del paese rintronava sotto i passi come se fosse cavo. Il mare cancellava l’eco ululando rabbiosamente, nero come l’inchiostro e bianco di frangia contro gli scogli.(….)
In casa, sotto un camino monumentale un gatto bigio, un vecchio che pregava e faceva lucide enormi padelle di rame tutte in fila. Invano cercavo lungo le pareti un qualsiasi quadro, magari un disegno….nulla, soltanto padelle, cuccume e tegami: era un albergo.” L’arrivo a Ceriale segnò l’inizio di una fase di vita completamente diversa. Via dalla città, la scoperta di un luogo ancora un po’ selvaggio, fra campagna rigogliosa e mare che si estendevano a perdita d’occhio e si fondevano uno nell’altro arricchì la vita del ragazzino pieno di fantasia, fervido lettore, che faceva continue scoperte e che ha sempre ricordato quegli anni come un periodo epico nel quale assaporò la libertà, che mai in città avrebbe potuto sperimentare così piena. “La campagna pareva un disegno a matita di un color gialliccio cinerino, con le ombre violette bruciate da un sole che pareva un immenso motore.” “Era sempre emozionante scoprire il mare. Stavo delle ore a frugare tra i rami dei peschi, o a girare qua e là tra le canne per tagliarmi uno zufolo( ). Poi ritornavo correndo, fra i mirti e le more, fra le viottole rosse d’argilla, verso quella striscia argentata che diveniva sempre più alta e sempre più azzurra, che scompariva o ricompariva dietro questa o quella casa.” Il legame dello zio con la terra e con il mare della Liguria ha le sue forti radici in quelle passeggiate solitarie per i canneti e nelle scorribande per le campagne con gruppi di compagni della scuola elementare, che durante l’inverno trovavano invece accoglienza nel cantiere di Beppin de’barche, glorioso costruttore di gozzi, che faceva entrare i bambini negli scafi e si faceva aiutare a ribattere
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La casa di via Giovanni Torti, dove nacque la sorella Dolores nel 1926 e dove il padre morì nel febbraio del 1928
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Il riferimento è alle visite alla tomba del padre.
i chiodi. Sulla spiaggia invernale i gozzi tirati in secco accoglievano poi Ulisse e i suoi compagni, che, con bagagli improvvisati, sognavano di partire per viaggi immaginari. “E dicono che le Sirene non esistono! Basta crederci un poco ed osservare. Dimenticare tutto, sé stesso per primo. A poco a poco l’ orizzonte si allarga, scompaiono le case, le barche, i pescatori. Si rimane cullati così, tra quell’odore di salso e quel pulviscolo d’argento senza pensare e senza volere, guardando lontano lontano, quella tinta giallina all’infinito orizzonte... Allora appaiono le Sirene, agitando la coda graziosamente, caracollando veloci in cresta alle onde. Le code nere biforcute schiaffeggiano l’acqua e si ode a tratti la canzone del mare, quella che fa addormentare i vecchi marinai che riposano tra i coralli del fondo. La canzone che dopo tanti anni ricordo ancora come quando avevo gli occhi e le orecchie piene di salso, là sdraiato tra le alghe secche dall’acre odore di iodio. Adagio adagio la natura si addormentava, il cielo diventava verde smeraldo verso il castello, color di croco sui monti. Palpitante si alzava Lucifero. I gabbiani tornavano col pesante volo alle loro case di muschio e pietra, mamma accendeva il lume dietro i vetri della cucina… Era il segnale della sera, perché rientrassi” Nel 1932 il trasferimento a Savona, per frequentare le scuola medie, per evitare che dovesse viaggiare. La città portuale e industriale, dove imparerà a navigare a vela, a suonare la chitarra, ad amare la lirica cantando nel coro, all’epoca dei marinaretti e delle centurie che organizzavano la vita dei giovani. L’incontro con le correnti artistiche dell’epoca avvenne qui, con la frequentazione di pittori e poeti, fra i quali il venerato Farfa, l’adesione al movimento futurista a soli 16 anni e la prova per essere ammesso nel Sindacato dei pittori. Durante la guerra, corso allievi ufficiali e servizio presso il 41mo Fanteria, al quale è sempre rimasto legato, con l’Associazione nazionale del fante della quale ha tenuto per tanti anni la segreteria a Savona. Della guerra raccontava tanti episodi legati alle marce, ai muli carichi di munizioni e salmerie, alla cagnolina mascotte che nelle stalle teneva compagnia ai muli. Un drammatico bombardamento della colonna in movimento nella zona del Col di Nava gli costò la perdita dei libri di Storia dell’Arte di suo padre, sui i quali stava preparando l’Ammissione all’Accademia di Belle Arti, possibilità che le difficoltà della guerra e del dopoguerra renderanno impraticabile. Aveva frequentato l’istituto magistrale, dopo la guerra vinse il concorso ed iniziò ad insegnare. Le “cornacchiette”, gli alunni della scuola elementare di Via Verdi ricevettero da lui un accurato insegnamento, pile di quaderni che si portava a casa erano il lavoro a cui si dedicava quando arrivavamo a Savona per le vacanze di Natale e di Pasqua e noi avremmo un po’ voluto essere suoi alunni, perché da quel che raccontava con quelle cornacchiette si divertiva a fare un sacco di cose. I disegni del Piccolo principe li conobbi da lui, non certo dalle mie maestre che mi davano piuttosto le immaginette devozionali. Ma tornando ai suoi diari epistolari, nel 44 aveva partecipato alla mostra futurista esponendo varie opere e riuscendone a venderne anche alcune. Dai suoi appunti si capisce però che stava considerando altre strade espressive. Aprile 1944 “Ora che è chiusa-la mostra-mi trovo come un pesce fuor d’acqua, combattuto come sono da varie idee”. Continua a studiare le opere dei grandi, Caravaggio, Cézanne, Courbet il prediletto van Gogh e ad esercitarsi nel disegno, un duro e costante allenamento che coltiverà per tutta la vita, come non smise mai di imparare dai “grandi”. Ricordo di aver visitato con lui tutti i musei di Firenze, dalle celle dei monaci di San Marco affrescate dall’Angelico alla Collezione Dalla Ragione, e di ogni quadro mi spiegava le tecniche, a partire dalla fabbricazione dei colori. Andava a comprarsi i pigmenti in una storica bottega fiorentina, il 9
Bizzarri, per fabbricarsi poi tempere grasse all’uovo e d’altro tipo seguendo gli antichi ricettari. Qualche volta, quando divenne più anziano e a Firenze non veniva che di rado, mi telefonava dandomi delle commissioni e allora gli spedivo pacchetti con le bustine dei pigmenti e delle resine per farsi lacche e colori. Amava infatti dipingere talora alla maniera degli antichi, prima dell’invenzione dei tubetti. Ma tornando agli anni della sua giovinezza, nel suo racconto continua il suo cammino di ricerca, con la discussione e il confronto con gli altri pittori, che sonda le strade possibili per rappresentare la realtà: 4 febbraio 1946 “Ieri sera osservavo assieme ad Acquaviva i giochi di luce che quattro lampade facevano su un grosso isolato in piazza Marconi. Un bianco e nero a scacchi, simmetrici quasi, su un fondo nero. Le case partecipavano di rosso e di azzurro: erano questi due neri ben distinti. I bianchi erano di cinque o sei gradazioni. Bianco e nero non esistono in funzione di colori puri. La pittura a corpo se ne accorge a tempo prima di cadere in chiari biaccati o fondi di bitume.” 11 febbraio lunedì “Pomeriggio festa (...) Allora passo passo sono arrivato ad Albisola. Con Sabatelli e Aprile (?) e Tullio abbiamo guardato i disegni che Saba ha fatto in questi ultimi tempi. Ho parlato del modo di portarsi dietro i colori ad olio fatti in casa con Berzoini. Anche lui deve sbrigarsela con un centinaio di barattoli e scatolette. Poi siamo sconfinati nel campo della critica, naturalmente con Sabatelli di “punta”. A mezzogiorno ho visto Agostani che mi ha raccontato la sua rottura con Tasini, poi Cicci che mi ha descritto il suo abbordaggio ad una studentessa, Testa di Vado che mi ha parlato della sua naja e Acquaviva che mi ha ventilato l’idea di un articolo su un giornale su la distinzione giuridica del pittore professionista.(...)” Le foto degli anni successivi al 1946, anno in cui si interrompe il diario epistolare e a cui risale il suo primo matrimonio, che finì qualche anno dopo, mostrano l’attività svolta a Pozzo della Garitta, ad Albisola, con uno zio giovanissimo che dipinge e sistema le ceramiche per le mostre all’aperto di ceramiche, nel 1948, o che realizza pannelli come quello dedicato ai ceramisti del sottopassaggio pedonale della piazzetta del bar Testa. Nel 50 circa il suo studio era alla Villetta, dipingeva figure fluide, personaggi simbolici vestiti in maschera o in veste di eroi del mito. Il mondo degli eroi greci costituisce il soggetto di alcune sue ceramiche della fine degli anni ‘50, inizio ‘60. Il tema del “circo” è uno di quelli che ha sempre amato. Uno dei suoi appuntamenti fissi, quando si trovava a Firenze in inverno, negli anni ‘60/’70 era con l’amico scrittore Enrico Bassano, che spesso seguiva la figlia, l’attrice Serena, quando veniva con la compagnia a recitare alla Pergola. Scendevano in un albergo a via del Proconsolo, e lì si incontravano con lo zio. Quando c’era il circo, andavano insieme e Bassano, che conosceva tutti nell’ambiente, gli faceva conoscere quello che c’era “dietro le quinte”. In una scena ellittica, come quella di uno chapiteau circense, sono collocate le figure in maschera che campeggiano, ora con forme piene, nei quadri che mandò alla Quadriennale di Roma nel ‘57.
Gigi Caldanzano durante una sua lezione - anni ‘60
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Con l’amico Pollero il viaggio a Venezia per la Biennale lo aveva portato a prendere contatto più diretta-
mente con le tendenze dell’arte contemporanea, ed aveva anche ispirato una serie di opere che ritraggono le chiese più suggestive che si affacciano sulla laguna, a pastello ad olio ed in tecnica mista. Dalle fotografie che ha conservato si ricostruisce il cammino della sua carriera. Una mostra di dipinti disegni e ceramiche nella saletta del “bar Spinelli “con Sciutto e Gambetta: due giovani che si fanno pubblicità girando su una vespa con un cartello dietro le spalle; la mostra, insieme a Pollero, nel 1952, di pitture e disegni e ceramiche a San Juan in Argentina, inaugurata alla presenza delle autorità. Poi nel 1954 ad Alba una mostra di pittori savonesi: pitture di Caldanzano, ceramiche di L.Sciutto e sculture di A.Siri, inaugurata dal Ministro Romita. Del 1956 è una mostra alla saletta Spinelli di Albisola mare, con una foto di gruppo al tavolo: Luzzatti, Bianco, Caldanzano, Travi, Sciutto, Gambetta. Caldanzano insieme a Carlo Bossi nella Galleria Sant’Andrea, Savona - 1957
Nel 1958 una mostra alla galleria Sant’Andrea di Savona, gestita dall’ineguagliabile Luigi Pennone, presso la quale faceva sempre almeno una mostra l’anno, in questa occasione con Arecco e M. Rossello. In quegli anni frequenti erano i suoi viaggi a Milano, dove ritrovava molti degli artisti che si spostavano ad Albisola durante l’estate. Una foto piena di atmosfera ricorda la mostra personale a Milano nel 1960 alla Galleria “La Muffola”, sofisticata e fumosa. Sempre nel 1960 a luglio riceve il Premio Bagutta a Spotorno. Nel 1961, a novembre, viene premiato al “Primo premio Cinisello” a Cinisello Balsamo. A Milano frequentò il gruppo dell’ “Humor Graphic” di Luciano Consigli, sulla cui rivista ha sempre, annualmente, pubblicato i suoi disegni satirici. Come spesso presente fu al Festival dell’Umorismo di Bordighera. Nel marzo 1963 al Circolo della stampa di Genova espone con Carletto Manzoni ed Eliseo Salino nella mostra “Umorismo a colori”, mentre nel 1965 lo vediamo impegnato a realizzare nel cortile della Ditta Mazzotti di Albisola marina un pannello ceramico di grandi dimensioni, 14 metri, per il Comando dei Vigili del fuoco di Lucca. Nel 1969 foto di gruppo ad Albisola mare con Tullio d’Albisola, Milena Milani, Mario Rossello, Renata Minuto, Esa Mazzotti, Franco Dante Tiglio e altri. Continua sempre l’attività a Pozzo Garitta, dove si fa ritrarre nel 1972, in versione con la barba e i baffi, che con qualche variante porterà sempre da allora, con altri ceramisti e con l’amica Nalda Mura. Aveva iniziato ad esporre anche a Firenze, dagli anni ‘60 , in gallerie ora scomparse, come la “Guelfa”, la “Ponte Vecchio”, dove ricevette fra gli altri visitatori, anche Giorgio la Pira. Un altro amico fiorentino era Primo Conti, dal quale mio fratello ricorda che lo zio lo portava con sé nelle sue visite. Nel 1975 i miei aprirono una Galleria in pieno centro, Galleria Il Ventaglio, in via dei Servi, rimasta attiva fino al 1987, dove lo zio periodicamente faceva delle mostre e teneva delle opere in esposizione permanente. Nel 1974 riceve il premio “Casa Hirta” a Caserta, dove lo vediamo ritratto con Silvio Riolfo e Piero Bargellini, il letterato che fu sindaco di Firenze. 11
Francamente ora non ricordo se si fossero conosciuti prima in galleria, ma sicuramente altro appuntamento fisso, da allora, durante i soggiorni fiorentini, la visita a Bargellini in via delle Pinzocchere, vista mozzafiato su Santa Croce. Continuava in quegli anni la sua attività di illustratore per i tipi della casa editrice Sabatelli con due opere: Cucina e vini di Liguria con le ricette del Marchese Gavotti e prefazione di Vittorio G.Rossi e Viaggio nella Provincia Italiana, con il testo di Silvio Riolfo Marengo. Alla presentazione del secondo vediamo presenti Pennone, Bassano, Riolfo e Marco Sabatelli.
Caldanzano alla mostra dei Valdostani, Pozzo Garitta - 1972
La sua carriera era allora nel pieno, continuando ad articolarsi nella grafica, con disegni e litografie, nella pittura e nella ceramica. Riceveva molti premi, fra i quali quello di “Liguria in tavolozza”, da Gli amici di Peagna, frazione di Ceriale, nel settembre 1982, in occasione della “Sagra dei Turchi”. Il disegno satirico ed umoristico continuano ad essere per lui un gran divertimento e oltre all’Humor grafic frequenta anche altri gruppi, con i quali espone a Siena, Montalcino e Montepulciano fino agli anni Novanta. Nel 1984 il Comune di Savona gli dedica una mostra antologica, che ha molto successo. La sua celebrità come ceramista lo fa scegliere come realizzatore dei piatti dei Lions di Savona nel 1989, la cui vendita contribuirà al finanziamento del restauro del Tempietto del Prolungamento.
Caldanzano durante una sua personale nella Galleria Mazzini, Genova - 1990
Corona anche il suo sogno di realizzare una grande mostra delle opere del padre: il catalogo viene curato dell’architetto Giubbini, con prefazione di Mario de Micheli. La prima mostra viene realizzata a Villa Croce, a Genova, poi riproposta nelle sale del Priamar a Savona. L’ultima grande mostra quella delle ceramiche del Venerdì Santo, capolavori assoluti, i cui disegni preparatori sono purtroppo svaniti in modo inspiegabile. Nel 2005 il matrimonio con la compagna Lisetta. Gli ultimi progetti: illustrare le Metamorfosi di Apuleio e il Don Chisciotte di Cervantes, nonché l’adorato Pinocchio di Collodi, ma non li vedremo… Caldanzano a Montepulciano (Siena) - 1990
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Firenze, 4 ottobre 2013
GIGI CALDANZANO - L’ ironia della vita Lorenzo Zunino
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Pubblicità Mastino di Luigi Caldanzano
La mostra di Gigi Caldanzano per me va oltre il significato di una rappresentazione critica delle opere e dell’ esplorazione attenta della sua vivace vita artistica ed umana. La mostra di Gigi Caldanzano finalmente mi permette di sciogliere una promessa che a suo tempo non sono riuscito a mantenere nei confronti del Maestro e della moglie Lisetta, per la malattia inesorabile che lo ha accompagnato negli ultimi tempi fino all’estremo epilogo. Nel 2005 la preparazione della mostra “Maestri savonesi del Novecento. Savona ed i suoi artisti un secolo dopo” presso la Pinacoteca Civica di Savona, mi ha consentito di considerare alcuni degli artisti importanti che il territorio savonese ha rappresentato a partire dalla eredità del XIX secolo fino al pieno XX secolo, oggetto di studio e di lavoro da tempo e che ha visto esposte opere di Domingo Motta, Ettore Morteo, Carlo Leone Gallo, Stefano Benech, Mario Gambetta, Emanuele Martinengo, Giovanni Servettaz, Lino Berzoini, Eso Peluzzi, Antonio Agostani, Renzo Bonfiglio, Raffele Collina, Virio da Savona, Renata Cuneo, Giovanni Battista De Salvo, Enrico Bordoni, Ercole Bianchi, Mario Bonilauri, Carlo Bossi oltre al prologo con opere di Ernesto Rayper, Alfredo De Andrade e Plinio Nomellini. Unico artista vivente ed inserito in esatto ordine cronologico di nascita in fondo al catalogo, Caldanzano. Nonostante la malattia incombente, in quella occasione il Maestro ha lasciato a tutti i presenti all’inaugurazione una sorta di testamento morale delle arti. La conoscenza di Caldanzano e la assidua frequentazione della sua casa e del suo studio, in quel breve periodo, mi hanno aperto gli occhi e la mente sul mondo più intimo e rivelatore della vita del grande artista moderno. Ho compreso quali complessità intellettuali, espressive e caratteriali, associate al misterioso e imponderabile lavorio del caso, che determina le occasione imprevedibile della vita, vanno a costruire l’ intricata personalità dell’artista e quanto siano poi riversate con tortuosi passaggi mentali e materiali, nelle opere finali, siano esse disegni, oli o ceramiche. Non avendo conosciuto per ragioni anagrafiche altri grandi personaggi dell’arte savonese nati ancora all’esordio del secolo, lo studio di Caldanzano, le lunghe descrizioni misurate e lente, i suoi piccoli occhi sofferenti che parlando di arte si accendevano improvvisamente, le opere appese alle pareti o per lo più appoggiate ai muri delle piccole sale in un ordine/disordine rivelatore del tempo passato, il cavalletto solitario ormai da tempo inutile arredo nella grande sala esposta alla luce verso sud, hanno rappresentato per me sensazioni forti e profonde, che in definitiva mi lasciavano un senso di sconforto per una grande stagione perduta. Quegli occhi, quella bocca, quelle mani, avevano visto, parlato e toccato personaggi illustri che oggi sono presenti con le loro opere nei libri di storia dell’arte mondiale, Fontana, Lam, Jorn, Crippa, Capogrossi, Scanavino, tanto per citarne qualcuno. In quel momento al suo cospetto lui il Maestro Gigi Caldanzano, mi sembrava il più grande di tutti. Oltre alla rappresentazione nella mostra in Pinacoteca di due opere, era nato immediatamente un progetto da realizzare successivamente, una grande monografica che mettesse in evidenza anche le opere ultime. L’idea lo aveva appassionato fin da subito e proba13
bilmente gli avrebbe permesso di lavorare ancora ricercando nel suo fisico esausto la forza residua. Mi diceva che ritrovava la vita al pensiero di una mostra a lui dedicata. In quel tempo nella sua abitazione era al lavoro con i bozzetti a pastello dei piatti del “Venerdì Santo”, che grazie alla affettuosa e premurosa disponibilità di Giovanni e Piero Poggi delle Ceramiche San Giorgio di Albissola Marina, poi avrebbe tradotto nei bellissimi piatti in ceramica. I bozzetti di grandi dimensioni riportavano a margine a matita le annotazioni dettagliate sulle analisi dei colori ed in qualche caso piccoli schizzi ed a me sembravano parte integrante dell’opera come nei meravigliosi bozzetti dei maestri rinascimentali. Il giorno dell’ inaugurazione della mostra in Pinacoteca ero passato a prendere il Maestro e la moglie con giusto anticipo. Nel grande atrio di Palazzo Gavotti, gremito nell’occasione, Caldanzano era seduto in silenzio. Aveva espresso l’intenzione di non prendere parola, forse anche per dominare meglio Luigi Caldanzano, Marina, olio su tavola la grande emozione. Alla sua presentazione ed al conseguente applauso dei savonesi non aveva poi saputo reprimersi. Aveva preso il microfono e formulato quindi quel discorso sull’arte in generale che gli stava a cuore, lasciando a tutti un vero e proprio testamento spirituale. Quel discorso, che si può ritrovare nella sostanza nel filmato voluto e prodotto da alcuni dei suoi alunni realizzato poco prima della morte, per Caldanzano era così importante da rappresentare quasi una ossessione, un modo per lasciare a chi si occuperà di arte successivamente, una sorta di strada già segnata da seguire. La sua eredità morale! Gigi Caldanzano è figlio d’arte. Il padre Luigi Caldanzano (1880-1928) è stato pittore e grande maestro della illustrazione pubblicitaria di inizio secolo. Come pittore si inserisce in quel filone post impressionista perfettamente immerso nel clima della scuola genovese del tempo che in chiave anti accademica accoglie le istanze della “Scuola dei Grigi” cercando una elaborazione moderna. I riferimenti oltre a Ernesto Rayper, Tamar Luxoro e compagni sembrano essere legati al precoce Andrea Figari, con cui condivide le origini sarde. Il meglio di sé però lo dà come illustratore pubblicitario ed ideatore di manifesti pubblicitari. Alle porte della grande Esposizione Internazionale di Parigi del 1925 precorre e percorre i tempi con straordinario gusto e fantastiche invenzioni. Fenomeni artistici come il Liberty, l’Art Deco ed il Futurismo echeggiano nelle sue scene e diventano un modello per una generazione di artisti. Importante il suo rapporto con la Casa Ricordi di Milano nello stabilimento dell’Acquabella, assieme a Dudovich, Mauzan e Metlicovitz. Prematuramente scomparso a soli 48 anni Luigi Caldanzano avrebbe potuto rappresentare negli anni Trenta e Quaranta, con una probabile evoluzione in pittura, uno stile sincretico e maturo, con esiti che sicuramente sarebbero stati di livello assoluto. Gigi Caldanzano nasce dunque a Genova nel 1921 e con il padre esponente di spicco dell’arte figurativa la strada è già segnata. A Savona dove nel frattempo si trasferisce con la famiglia a seguito della scomparsa del padre, si avvicina al mondo artistico locale alla ricerca di un proprio stile. Il primo contatto è con lo scultore Mario Raimondi, irrequieto aiutante, amico ed infine allievo a Vado Ligure del grande Arturo Martini. Esempio anomalo e straordinario di artista, Raimondi scopre tardivamente e casualmente le sue qualità alle prese con la prima scultura tratta da un blocco di creta donatogli dal Maestro veneto. La testa modellata della giovane “Katuscha” di Tolstojana ispirazione gli cambia la vita per sempre. L’altro grande savonese, e precisamente albisolese, che lo tiene a battesimo in una selezione di giovani aspiranti pittori è Mario Gambetta, figura mitica del tempo che condivide con Martini la considerazione sacrale del lavoro. Gambetta domina le varie tecniche come nessuno, associando all’ estenuante ricerca in studio la preparazione culturale. Negli anni precedenti alla guerra Caldanzano respira il clima artistico della città. Il Secondo futurismo domina le scene e Marinetti più vol14
te presente a Savona ed Albisola oltre che a Genova produce proseliti e adepti. Oltre a Osvaldo Tommasini in arte Farfa, ed a Tullio d’Albisola esponenti storici del fenomeno artistico del futurismo, a Savona declama il vulcanico Luigi Pennone, successivamente solidale gallerista dei pittori savonesi e svolge la sua attività come magistrato in pretura Giovanni Acquaviva, poeta, pittore ed illustratore di grande personalità. Dal movimento nasce nel novembre 1941 a Genova il gruppo “Sant’Elia” ed oltre a Marinetti sono presenti Pennone, Acquaviva, Balestreri, Gladia Angeli ed un nucleo di scrittori letterati: Flavia Steno, Mario Maria Martini, Carlo Pastorino, Carlo Otto Guglielmini ed Annaviva, moglie di Acquaviva, che ottiene con le sue favole poetiche un grande successo personale. L’eco del gruppo nato a Genova si riverbera non senza polemiche anche a Savona città, tanto che il 14 febbraio del 1942 ha luogo un convegno degli autori e scrittori liguri presieduto da Marinetti e da Cornelio Di Marzio e che vede la celebrazione, nel fastoso salone del Circolo Littorio, del concerto di Aldo Giuntini. Pennone, Farfa, Tullio ed Acquaviva sono protagonisti assoluti ed il clima artistico si accende come non mai nella piccola città di provincia. Il giovane Caldanzano, studente alle scuole magistrali, è attento osservatore nei confronti degli esiti figurativi più che alle elugubrazioni politiche sottintese, inaugura un proprio personale percorso creativo. Le opere realizzate tra la fine degli anni Trenta e l’inizio degli anni Quaranta tra cui il “Ritratto di Marinetti” oggi alla Wolfsoniana di Genova ed alcune altre rappresentate in mostra, segnano quel breve tempo. Le opere prodotte seguono i dettami del linguaggio futurista con inserimenti creativi geniali che riconducono alla tradizione ligure come nel pastello “Tornitore” o nell’olio “Savona e il mare”. Caldanzano abbandona ben presto il fenomeno futurista, interessato ad andare oltre nel suo procedere formativo. Sembra interessato alla pittura di costume ed alla rappresentazione delle scene di vita quotidiana. La ceramica e la sua particolare espressività lo conduce a lavorare nella Fornace di Pozzo Garitta, al tempo frequentata da Bertolomeo Tortatolo detto il “Bianco”, Lino Berzoini, Eliseo Salino, Umberto Ghersi ed un Lucio Fontana che con la terra plasmata inventa nuovi capolavori. Lo scoppio della guerra sconvolge la vita quieta della provincia e mescola le carte del mazzo. Berzoini, De Salvo e Pacetti trovano ospitalità a Pareto, ideale luogo di meditazione e di esperimenti creativi. I contatti diventano difficili disperdendo gli amici di un tempo tra le campagne dell’entroterra e la chiamata alle armi per i più giovani. Caldanzano nel 1940 è stato ammesso al corso di allievi ufficiali e si ritrova arruolato nel 41° Reggimento di Fanteria. Nel 1944 la vita sembra lentamente riprendere corso e la “Mostra Primaverile Futurista” organizzata a Savona ne è l’esempio. Caldanzano è presente con alcuni lavori che si distinguono dalle tematiche futuristiche per una virata in senso espressionista, in questo non lontano dalle istanze di un’altra grande e dimenticata artista del tempo come Maria Ferrero Gussago. La ricerca di una nuova forma pittorica è riscontrabile in tutti gli artisti del periodo. Le lettere ed i documenti riscoperti narrano di un Peluzzi isolato in mezzo alla neve che cerca nuove forme, i già citati De Salvo e Berzoini che, adottati dai contadini di Pareto, producono e sperimentano con grande tormento interiore. Gambetta nel conforto dello studio affina la propria supremazia stilistica e tecnica. Raffaele Arecco, pittore cellese che meriterebbe oggi la massima attenzione, passa dalla rappresentazione dal vero alla sintesi figurativa estrema come anche Mario Rossello che si avvicina all’informale puro. Anche Caldanzano ricerca la forma, il colore, l’equilibrio compositivo, trovando a differenza di altri l’ispirazione più alta non nell’osservazione del paesaggio o nella natura madre e matrigna, ma osservando la gente. Le persone vengono colte in atteggiamenti quotidiani e abitudinari e di conseguenza risultano inesauribile fonte di spunti e di commenti sempre a carattere ironico. L’ironia nelle opere del Maestro è un’arma utilizzata per nascondere la profonda disperazione e l’amarezza nei confronti di un destino già segnato che invece l’amico Agostani rende spietatamente evidente senza mediazioni. Studia i classici visitando i musei con grande assiduità e cercando nelle opere dei “Grandi” di cogliere l’essenza ispiratrice e tecnica. L’espressionismo nordico sembra interessarlo particolarmente per la particolare trasfigurazione in senso caricaturale della figura umana e per la stesura del colore puro. Mi parlava in particolare dell’ influenza di Oskar Kokoschka, il più atipico degli espressionisti nordici che avrebbe avuto modo di incontrare successivamente con l’amico Pollero, nel 1960, durante la Biennale di Venezia. Altra vicinanza con il mondo dei “Fauves” in cui la visione del colore trascende la realtà per accendersi in toni assoluti. Il desiderio del cambiamento e della sperimentazione pittorica abbinato ad una sorta di necessità interiore di lasciare alle spalle gli anni infausti della guerra provocano negli artisti una sorta di riscatto morale e la conseguente formazione di movimenti pittorici in cui i componenti possano confrontarsi e dialogare al’insegna della modernità. E’ il caso nel 1946 de “La Goletta” e quindi appena 15
Gigi Caldanzano, Ritratto di Marinetti, 1940, tempera su cartone, Donazione Gigi Caldanzano, Savona, Wolfsoniana - Fondazione regionale per la Cultura e lo Spettacolo, Genova
dopo nel 1947 del “Cavallino rosso”. Ispiratore illuminato ed animatore instancabile di entrambi i movimenti è il critico d’arte Dante Franco Tiglio. Al “Cavallino Rosso” aderiscono in prima istanza, oltre a Tiglio, Gigi Caldanzano, Gian Mario Pollero, Mario Bonilauri e successivamente Mario Rossello. Scopo del movimento è quello di provocare una ricerca prima di carattere intellettuale e quindi pittorica, basata appunto sul confronto tra esperienze e personalità differenti. Le mostre del gruppo avvenute nel 1948 e nel 1949, garantiscono agli artisti una visibilità generale e permettono di fare il punto sul loro procedere pittorico. Gli articoli dell’attento Tiglio apparsi sul Corriere della Liguria il 25 e il 28 febbraio del 1956 considerano appunto il fenomeno artistico nel primo dopo guerra e di come alla ribalta si affaccino schiere di pittori, o per meglio dire di presunti tali, che dell’arte aspirano solo al protagonismo ed ai risvolti commerciali. Il Cavallino Rosso, invece, svolge il suo contributo in silenzio tra quattro mura, tra discussioni ed indagini, buone letture e pennelli e fungendo proprio da scuola. Parte dagli uomini e dalla loro distinta e diversa personalità, arriva ad affrontare i temi centrali della vita e dell’arte. L’operazione risulta importante per la crescita del movimento tanto da innescare, anche in chi non è un attivista in senso stretto come per esempio Achille Cabiati, Gianmariani e Carlo Giusto, la necessità della ricerca. Proprio come nei grandi artisti di oltre oceano, Pollock, Newman, Still, Rotchko che agiscono negli stessi anni con gli stessi intenti, la riscoperta del legame primordiale dell’immaginazione umana e del suo originale spirito creativo conducono a nuove vie espressive, le quali possono esere maggiormente legate alla tradizione espressionista e fauve come in Caldanzano (Ritratto di Pollero), a quella metafisica nel caso di Bonilauri (La città), al surrealismo ed al suprematismo come in Pollero (La farfalla) ed al suprematismo astratto come in Rossello (Senza titolo). Il critico Tiglio cita anche dieci opere di Caldanzano della medesima misura circa 40x40, forse una serie, in cui il Maestro intraprende la strada dell’astrazione. Purtroppo queste opere, di grande interesse storico, sono scomparse e nulla rimane neanche a livello fotografico. Caldanzano qundi gioca le sue carte approdando ad uno stile pittorico personale in cui il segno è influenzato dai classici amati e studiati nei particolari e la visione cromatica è in chiave espressionista-fauve. Testimonianza del’epoca sono “Regina di fiori” del 1947, “Ritratto del pittore Pollero” del 1946, “Ritratto” del 1946 ed “Autoritratto” del 1948. Le ultime tre opere sono presenti in mostra. Sono anni di fervido lavoro sia pittorico che ceramico. L’arte figulina, in particolare, ha sempre permesso a Caldanzano di esprimere perfettamente quella schiera di personaggi che popolano le sue scene. Alla creazione della forma il Maestro privilegia la decorazione pittorica su piatti, vasi e pannelli. Teatrini di marionette in cui gli spettatori sono i veri burattini, imbonitori e politici improvvisati, maschere danzanti e personaggi tratti dall’amato spettacolo circense. La stagione delle mostre personali o collettive non ha fine e viene coronato nel 1948 e nel 1957 dalla presenze alla Quadriennale di Roma, e nel 1960 dalla mostra personale presso la galleria “La Muffola” di Milano ed il premio Bagutta di Spotorno. La sua produzione pittorica matura alterna scorci di vedute liguri e fiorentine alle frequenti scene grottesche di gustosa invenzione dominate da suonatori, ubriaconi, adescatrici e petulanti donnine alle prese con insistenti ed improbabili adulatori. Scene che gli permettono di espremersi pittoricamente e di sfogare la sua imprescindibile vena umuristica. Interrompe la saga solo per dedicarsi, oltre che a paesaggi, a partecipate composizioni in cui sperimenta nuovi registri come nel caso del “Giardino di casa Sabatelli” oppure in cui omaggia gli amici come nelle opere “Ritratto di Berzoini”, “Sassu e De Micheli”, “L’amico Eso”, “Ritratto di Renzo Aiolfi”. La sua produzione ceramica parte dalla frequentazione della fornace “Pozzo Garitta”, per passare alla “Mazzotti” alla “Fenice” ed alla “Ceramica Italia” e per approdare quindi alla “Ceramica San Giorgio” in cui operano gli amici Eliseo Salino, Giovanni e Piero Poggi. Proprio in questa ultima celebre fornace, Gigi Caldanzano realizza il suo ultimo lavoro: i piatti del “Venerdi Santo”. Una serie di 17 opere precedute da altrettanti bozzetti già ricordati. La sua vena caricaturale e la sottile ed intelligente ironia che lo contradistingueva non potevano che avvicinarlo anche alla illustrazione, partecipando attivamente con le sue tavole alla rivista milanese “Humor graphic” di Luciano Consigli. Sovente partecipa partecipa al “Festival dell’umorismo” a Bordighera ed altre manifestazioni del genere a carattere nazionale. Per “I tipi” di Sabatelli illustra due pubblicazioni: “Cucina e vini di Liguria” con le ricette del Marchese Gavotti e “Viaggio nella provincia italiana” con i testi di Sivio Riolfo Marengo. Dopo lunga malattia si spegne nel 2008, ultimo tra i grandi maestri citati nel catalogo del 2005, a cui si è in qualche modo accodato già in vita con il suo sarcastico sorriso, proprio come uno dei personaggi nati dal suo pennello. 17
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La Pittura
Savona e il mare, 1939 olio su cartone, cm 100x70 20
Suonatore, 1939 olio su cartone, cm 58x43
Ermete, 1939 olio su tela, cm 65x55 21
Laminatoio, 1939 pastello su carta, cm 41x26 22
Il tornitore, 1940 pastello su carta, cm 30x18,5
Colpo di vento olio su cartoncino, cm 51x35,5
Natura morta, 1941 olio su tela, cm 50x35,5 23
Pennone che declama olio su tela, cm 65x60 24
Ritratto di Farfa, 1942 olio su faesite, cm 50x40
Ritratto della sorella, 1942 olio su tavola, cm 34x24
Ritratto del pittore Pollero, 1946 olio su cartone, cm 50x35 25
Ritratto, 1946 olio su cartone, cm 41x32 26
San Giorgio a Venezia, 1948 tempera su cartoncino, cm 38x26
Autoritratto, 1948 olio su tela, cm 39x31
Aligi Sassu e Mario De Micheli olio su carta, cm 50x40 27
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Pagliacci, 1955 olio su tela, cm 42x70
Tre maschere olio su tela, cm 42x70
Carnevale olio su tela, cm 42x70
Carnevale in paese, 1952 olio su tela, cm 42x70
All’alba, 1960 olio su tela, cm 100x80 29
La ragazza con il cappello olio su carta, cm 50x40 30
Primavera a Calice Ligure, 1971 olio su tela, cm 50x60
Si trasporta una macchina olio su tela, cm 40x50
Corteo musicante, 1969 olio su tavola, cm 46x65 31
Sulla spiaggia, 1971 olio su tela, cm 40x60
Si dirige l’orchestra olio su tela, cm 40x50 32
Ritratto di Berzoini, 1971 olio su tavola, cm 35x25
Alla ricerca del piromane olio su tela, cm 35x50 33
La donna in poltrona tecnica mista su carta, cm 48,5x38,5 34
La ragazza alla finestra olio su carta, cm 50x40
Il sorriso olio su cartoncino, cm 50x40
Due amici in giro per Monza, 1972 olio su tela, cm 70x50 35
L’ultimo arrivato, 1972 olio su tela, cm 70x50 36
La macellaia olio su cartoncino, cm 50x40
Zinola, 1973 olio su tela, cm 60x50
I vecchi cartelli, 1974 olio su tela, cm 60x50 37
Il porto, 1973 olio su tela, cm 40x60
Il gelataio, 1974 tempera su carta, cm 35x50 38
All’osteria olio su cartoncino, cm 50,5x59,3
Neve a San Fedele, 1978 olio su tela, cm 40x60 39
Paesaggio ad Albisola Superiore olio su tavola, cm 60x70 40
Ceriale a primavera, 1979 olio su tela, cm 30x60
Raduno a Cairo Montenotte, 1979 olio su tela, cm 70x60 41
Salvato dalle acque, 1980 olio su tela, cm 60x50 42
Pennone che declama nella Galleria Sant’Andrea, 1981 olio su tela, cm 60x50
Ritratto di Renzo Aiolfi, 1982 olio su tela, cm 100x80 43
L’amico Eso, 1983 olio su tavola, cm 22x22 44
Giardino di casa Sabatelli. Il cancelletto olio su tavola, cm 51x36
Il giardino olio su tavola, cm 51x35
Il giardino con il pozzo, olio su tavola, cm 51x35 45
Banda macabra olio su tavola, cm 27,5x42
Au bellu beccu t.m. su cartoncino, cm 35x50 46
La stufa olio su tavola, cm 21x21
Renata Cuneo olio su tavola, cm 35x29,5 47
I cristanti, 1982 t.m. su carta, cm 50x40 48
VenerdĂŹ Santo a Savona olio su tavola, cm 20x26,5
Ellera innevata, 1986 olio su tela, cm 50x60
Celle Ligure. Paesaggio da Cassisi, 1989 olio su tela, cm 40x50 49
Il salvamento, 1987 olio su tavola, cm 30x40
Il salvamento, 1987 olio su tavola, cm 30x40 50
Piccolo comizio, 1990 t.m. su carta, cm 40x49,3
Finalborgo, 1990 olio su cartone, cm 60x50 51
Il pittore e la modella olio su cartoncino, cm 17,2x23,2 52
L’uomo con la cravatta olio su cartoncino, cm 25x23
La visita di Bossi olio su tavola, cm 21,7x12
Due figure sanguigna su carta, cm 15,5x15,5 53
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I musici, acquerello su carta, cm 20x20
Il servo infido acquerello su carta, cm 20x20
La disperazione acquerello su carta, cm 20x20
I cuochi acquerello su carta, cm 20x20
Paesaggio a Ceriale olio su tela, cm 38x58,5 55
Paesaggio di Liguria olio su masonite, cm 30x40
La casa rosa olio su cartone, cm 27x37 56
Autoritratto olio su cartoncino, cm 50x40 57
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La Ceramica
Duelli mitologici, bottiglia ansata ceramica decorata, h cm 34x22
Il suonatore di violino ceramica decorata, h. cm 31,5x21 60
San Rocco ceramica bianca barbotina, h. cm 40x19
Madonna della Misericordia ceramica bianca barbotina, h. cm 32x20
Madonna della Misericordia ceramica bianca barbotina, h. cm 38x19 61
Il teatro della vita ceramica decorata, d. cm 51 (Ceramica San Giorgio Albissola M.) 62
Il teatro dei burattini ceramica decorata, d. cm 25,3
I suonatori terracotta maiolicata, d. cm 23x16
La battaglia terracotta maiolicata, d. cm 18,7x17 63
Carnevale a Venezia pannello in ceramica dec. al terzo fuoco, cm 60x40 (MGA Albisola)
L’estate (serie Le quattro stagioni) ceramica decorata, cm 32x41 (Ceramiche Mazzotti Albisola) 64
Tauromachia ceramica decorata, d. cm 39,5 (Cooperativa Ceramisti Italia Albisola)
L’attacco della pantera ceramica decorata, d. cm 39 (Cooperativa Ceramisti Italia Albisola) 65
Maschere musicanti e danzanti ceramica decorata, d. cm 31,3 (Cooperativa Ceramisti Itlia Albisola - Italia) 66
Pulcinella musicisti ceramica decorata, d. cm 31,3 (Cooperativa Ceramisti Italia Albisola)
Personaggi ceramica decorata, h. cm 49x36x27,5 (Ceramica San Giorgio Albissola M.)
Personaggi ceramica decorata, h. cm 39x23x16,4 (Ceramica San Giorgio Albissola M.) 67
Personaggi ceramica decorata, h. cm 39x25x15,2 (Ceramica San Giorgio Albissola M.) 68
Personaggi ceramica decorata, h. cm 39x24x16,7 (Ceramica San Giorgio Albissola M.)
Personaggi ceramica decorata, h. cm 39x22x17 (Ceramica San Giorgio Albissola M.)
Vaso con fondo marino ceramica decorata, h. cm 28,5x23x13,5 (Ceramica Italia Albisola) 69
Il pescatore innamorato, 1961 ceramica decorata mat, d. cm 39,5 (Vittoria Mazzotti Albisola) 70
Vaso con diavoli ceramica decorata, h. cm 28,5x23x25 (SOESCO Albisola)
L’asino di Carlinetto - Favola di Tullio d’Albisola, 1960 ceramica decorata, h. cm 62, d. cm 33 (Ceramiche Mazzotti Albisola) 71
Foto di gruppo ad Albissola Mare con Tullio d’Albisola, Milena Milani, Mario Rossello,
72 Renata Minuto, Esa Mazzotti, Franco Dante Tiglio e altri - 1969
Il gruppo Sant’Elia Lorenzo Zunino “Si è costitiuto a Genova il gruppo futurista “Sant’Elia”. Notiamo che buona parte dei componenti di tale gruppo sono nostri cittadini, come Giovanni Acquaviva, che ancora recentemente si è affermato nel campo dei futuristi con il suo volume di liriche; Annaviva che ha goduto di un particolare successo all’ultimo “venerdi letterario” di Genova; Farfa conosciutissimo tra i futuristi di tutta Italia e tra i savonesi; Walter Ferrato notissimo negli ambienti musicali; Tullio Mazzottti, uno degli antesignani del movimento futuristico e, infine, Luigi Pennone, poeta estroso e declamatore efficace. Soltanto ci viene spontaneo di chiederci come mai abbiano sentita la necessità di portare tutto il loro entusiasmo ed il loro spirito d’iniziativa a Genova, anziché visto che sono tanti, cercare di dare vita a un gruppo futuristico nella nostra città”. da “Il giornale di Genova” del 5 dicembre 1941
L’articolo riportato evidenzia bene i grandi fermenti artistici che determinano in Savona una sorta di ribellione nei confronti di Genova e dei suoi “venerdi letterari” che avevano condotto il 28 novembre del 1941 in occasione del secondo venerdi letterario svoltosi nella Sala dei Professionisti e degli Artisti, in Piazza De Ferrari 42, alla conseguente formazione del gruppo futurista “Sant’Elia”. Il grande succeso di pubblico e la presenza oltre che di Filippo Tommaso Marinetti e degli artisti savonesi anche di scrittori e poeti e personalità della cultura avevano costituito le premesse per la creazione del movimento. La polemica che l’articolo ben rappresenta, conduce il 14 febbraio 1942 ad una analoga iniziativa proprio a Savona, preceduta e seguita ad eventi analoghi in tante altre parti d’Italia. Il Convegno degli Autori e Scrittori liguri presieduto da Marinetti e da Cornelio Di Marzio decreta la nascita del gruppo “Sant’Elia” anche a Savona. Fin dal 1938 in effetti il movimento futurista era stato attivo sotto la guida di Acquaviva. Le tematiche del convegno appaiono legate alla situazione storica e politica ma in realtà sono l’occasione per una grande manifestazione di carattere artistico che ha l’apice con il concerto di Aldo Giuntini nel lussuoso salone del Circolo Littorio. Protagonisti assoluti sono proprio gli artisti savonesi, già i veri animatori delle serate genovesi, oltre al leader carismatico Filippo Tommaso Marinetti, spiccano Luigi Pennone, declamatore affabulatore ineguagliabile, Farfa da anni instancabile promotore delle arti futuriste, Tullio d’Albisola personalità eccezionale ed innovatore nell’arte ceramica dalla sua fornace albisolese e Giovanni Acquaviva, pretore nel capoluogo ligure, poeta, scrittore e abilissimo disegnatore oltre che pittore. Il movimento futurista savonese relativamente grazie ai personaggi di punta ed alla loro arte crea un enorme seguito sia da parte del pubblico che da parte dei giovani artisti che riconoscono nel futurismo un modo di esprimersi moderno ed innovativo rispetto ai criteri accademici. Gigi Caldanzano ancora studente è tra i giovani artisti emergenti che abbraccia lo stile futurista in una breve ma intensa stagione interrotta dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
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Tullio d’Albisola - Tulio Mazzotti (Albissola Marina SV 1899-1971) Personalità di spicco oltre che artista è il vero fautore della rinascita dell’arte e della ceramica ad Albisola nel XX secolo. Mario De Micheli acutamente faceva osservare che la semplice presenza di Tullio al bar Testa costituiva un evento che provocava immancabilmente una folla di ammirati ed entusiasti osservatori. Figlio di Giuseppe Mazzotti vasaio alla Nicolò Poggi e poi imprenditore in proprio con la Mazzotti 1903, Tullio riesce ad andare oltre alla tradizione innovando in ceramica fin dalla Exposition des Arts Decoratifs et Industriels Modernes di Parigi del 1925 per poi affermarsi con le ceramiche futuriste nel 1929 alla Galleria Pesaro di Milano nell’ambito della rassegna “Trentatre futuristi” in cui la vena ironica anti imitativa si avvale di un decoro elegante ed originale con un modellato in alcuni casi provocatamente sproporzionato e deformato. Nel 1938 ad Albisola con Marinetti firma il Manifesto della Ceramica Futurista. Nel secondo dopoguerra è ancora un riferimento per le avanguardie con la presenza in fornace di Fontana, Jorn, Appel, Lam, Manzoni, Fabbri e molti altri.
Farfa – Vittorio Osvaldo Tommasini (Trieste 1881 - Sanremo IM 1964) Nel 1910 nella città natale ha i primi contatti con il Futurismo. Fondatore nel 1919 a Torino del Gruppo Futurista Torinese con Marinetti, Fillia e Oriani è sicuramente il più attivo e versatile tra gli aderenti al Futurismo. Poeta, scrittore, scenografo, cartellonista, scultore, ceramista, influenza e contamina ogni genere d’arte. Sperimentatore senza timori spesso congiunge il concetto astratto al progetto razionale facendo incontrare stimoli decò con il sentire futurista. Nel 1931 crea il libro Lito-Latta illustrato da Acquaviva. Incoronato Poeta Record Nazionale è l’autore di due libri di poesie e di di numerosi poemi e poemetti futuristi. Nel 1970 l’amico Pennone pubblica una sorta di antologia della poesia di Farfa dal titolo Farfa, poeta record nazionale futurista, per la Sabatelli Editori. Futurista fino all’ultimo perde la vita in un incidente automobilistico.
Giovanni Acquaviva (Marciana Marina Isola d’Elba LI 1900 - Milano 1972) Arrivato a Savona nel 1932 come magistrato nella locale pretura ben presto viene riconosciuto come figura determinante dell’arte futurista. Amico fin dal 1919 di Marinetti dirige la sua attività sia come autore di poesie e di saggi filosofico-futuristi sia come illustratore, pittore e progettista di modelli ceramici oltre che di arredi dai caratteri protorazionali. Collabora con la CAS di Savona come documentato dal catalogo della ceramica ligure dell’ ENAPI di Roma del 1938. Nel 1939 presso Mazzotti crea il Servizio da tavola Vita di Marinetti in cui rivisita la vita dell’amico in base alla storia del Futurismo dal primo Manifesto Futurista del 1905 alla Aereopittura, alla Ceramica Futurista ed alla Aereoceramica. In pittura sperimenta il dinamismo futurista arrivando ad una concezione informale del segno, sorretto da stimoli culturali profondi. 74
Tullio d’Albisola
Boccale con orecchio, 1929 ceramica decorata, h cm 20x27 Fobia anti imitativa di Tullio d’Albisola (MGA Albisola) 75
Cachepot ProfonditĂ 300, 1929 ceramica decorata, h cm 16x25 (MGA Albisola) 76
Farfa
Senza titolo, 1959 terracotta smaltata, cm 32x20x24 (Collezione Ceramiche San Giorgio Albissola M.) 77
Senza titolo terracotta ingobbiata graffita e ossidi, d. cm 30 (Collezione Ceramiche San Giorgio Albissola M.) 78
Senza titolo, 1959 terracotta ingobbiata graffita e ossidi, d. cm 35 (Collezione Ceramiche San Giorgio Albissola M.) 79
Giovanni Acquaviva
Futur-marina, 1937 olio su tavola, cm 73x50 80
Vaso, 1936 - 1938 terracotta maiolicata mat., h cm 22x24x8 (CAS Savona)
Alzatina, 1936 - 1938 ceramica decorata, h. cm 10,5x23x17,5 (CAS Savona)
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Foto di gruppo alla Galleria “Sant’Andrea” di Savona con Mario Bonilauri, Ercole Bianchi,
82 Michele Leone, Luigi Pennone e Gigi Caldanzano al centro - 1965
Il Cavallino Rosso - Intervista a Franco Dante Tiglio, fondatore del gruppo Lorenzo Zunino Lorenzo Zunino: dopo l’esperienza de La Goletta come è nato il Cavallino Rosso? Franco Dante Tiglio: subito dopo la Liberazione, ai primi di maggio del 1945, organizzai una mostra dell’arte savonese, allestita nella sede del quotidiano Il Lavoro, in corso Italia. Con questa iniziativa intendevo riprendere un programma di rinnovamento dell’arte savonese, iniziato negli anni antecedenti al conflitto sulle pagini locali del quotidiano Il Giornale di Genova, corredato da una serie di esposizioni, ospitate nella redazione del giornale, con opere di Birolli, Sassu, Borlotti, Fabbri ed altri artisti contro corrente. La mostra di maggio fu l’occasione che mi fece incontrare i giovani artisti Mario Bonilauri, Luigi Caldanzano e Gian Mario Pollero. Fu sufficiente accennare alla necessità di rinnovare la cultura figurativa savonese per suscitare il loro entusiasmo. La prospettiva di un’attività di studio e di rigorosa sperimentazione li aveva galvanizzati. Iniziammo subito a riunirci. L.Z.: in quale sede tenevate le vostre riunioni? F.D.T.: gli incontri avvenivano il sabato, dopo cena, nella mia abitazione e si protaevano fino alle prime ore del mattino. L.Z.: avevate un programma preciso da seguire? F.D.T.: tenuto conto che uscivamo da un lungo periodo di chiusura culturale come quella imposta dal regime del ventennio appena concluso, all’inizio la nostra attenzione venne concentrata sui movimenti artistici di cui avevamo una maggiore informazione, come quello Fauves, il Cubismo e il Futurismo. L.Z.: quali furono gli esiti della vostra ricerca? F.D.T.: queste prime riflessioni sui movimenti artistici del nostro secolo chiarirono alcuni punti fondamentali della creazione. Anzitutto che l’antica distinzione tra forma e contenuto era del tutto arbitraria; che non esisteva un intermediario tra percezione ed espressione pittorica o plastica; che forma, segno, colore, spazio, nulla avevano a che fare con l’imitazione della natura e che la qualità dell’opera d’arte consisteva non già nella capacità mimetica, ma nella genuinità del linguaggio (segno, forma e colore). A questo punto l’analisi si fece più specifica e venne concentrata sul linguaggio. Siamo risaliti alle origini per seguire la nascita del linguaggio artistico: dai meandri paleolitici tracciati sulla volta della grotta di Altamira alle Veneri di Willendorf e di Lespugne; dall’arte astratta barbarica all’arte bizantina dell’epoca di Giustiniano; dall’arte geometrica merovingia del VII secolo all’arte franca della Renania-Westfalia; dall’arte deutero-bizantina all’arte pre-romanica, romanica e gotica. Abbiamo esaminato, insomma, l’arte di quei periodi in cui gli artisti dovettero trovare i principi della creazione, inventando regole e linguaggio, e di questi artisti, pre-romanici e romanici, che dopo secoli di decadenza, di rovine, di invasioni, di distruzioni, avevano dovuto riprendere il filo di un discorso perduto, per rispondere ad un impellente bisogno di rinascita spirituale. L.Z.: quale fu il periodo artistico che maggiormente vi aveva interessato? F.D.T.: ci siamo soffermati sull’arte romanica, che aveva posto in rilievo il valore accordato al rapporto tra forma e spazio, attribuendo al vuoto la consistenza di una forma piena. Nell’arte romanica, l’unità dell’opera non è data dal racconto, ma 83
dalla relazione fra pieni e vuoti. Ossia da valori astratti. Tali rapporti erano ritenuti così determinanti da condizionare le stesse proporzioni delle figure, fino al punto da deformarle per ragioni di armonia, equilibrio e unità dell’opera. L.Z.: oltre all’intento innovativo, quali erano i principi ai quali si ispiravano gli artisti del Cavallino? F.D.T.: anzitutto al principio della bidimensionalità dello spazio pittorico, per cui volume, prospettiva, pieno, vuoto, sono falsi valori. E poi il rigore. Non solo nella ricerca teorica, ma anche nel lavoro e nel comportamento dei singoli. Durante il lungo periodo di sperimentazione Bonilauri, Caldanzano e Pollero di comune accordo avevano stabilito di non esporre in mostre pubbliche, di non cercare consensi e di dedicarsi unicamente alla sperimentazione, lavorando appartati nei loro studi. Essi cercavano un rapporto autentico con la creatività, ciascuno chiedendo a se stesso sincerità e impegno, senza farsi coinvolgere da dogmi ideologici precostituiti. Parallelamente al lavoro di analisi, venivano effettuate visite ai rispettivi studi per riflettere sui risultati ottenuti. Si praticava teoria e prassi, circolavano le idee, si discuteva sui lavori eseguiti. Il gruppo, fino al dicembre del 1948, era piuttosto un cenacolo aperto a tutti. In effetti, alle riunioni partecipavano saltuariamente lo scultore Achille Cabiati e i pittori Carlo Giusto, Gianmariani e Giovanni Tinti. Il pittore Mario Rossello entrò a fare parte del gruppo nel febbraio del 1950. L.Z.: gli artisti del Cavallino Rosso quando ripresero la loro attività espositiva? F.D.T.: nel settembre del 1947 Bonilauri, Caldanzano, e Pollero accettarono l’invito della pittrice futurista Maria Ferrero Gussago ad esporre nella sua villa alla Natarella, alla periferia di Savona. Una seconda esposizione, molto singolare, avvenne il 31 dicembre del 1948 nello studio del pittore Mario Bonilauri, in via Cavour a Savona. In tale occasione venne fondato ufficialmente il gruppo. La decisione corrispose al desiderio di formalizzare un periodo di attività, che, pur lontana dalla vita pubblica, aveva trovato eco presso i quotidiani di informazione ed era oggetto di discussioni negli ambienti artistici savonesi, soprattutto fra le nuove generazioni. La denominazione Cavallino Rosso venne proposta da Pollero, il simbolo, un ippocampo rampante, venne dipinto in rosso su fondo verde su un gagliardetto di stoffa, da Bonilauri. L.Z.: a conclusione della ricerca quale linea programmatica venne seguita dai singoli artisti del Cavallino? F.D.T.: la periodicità delle riunioni cessò agli inizi degli anni ’60, ma non i rapporti fra i componenti del gruppo. Dalla stessa fonte di indagine e di ricerca non è nato uno stile comune. Ciascuno artista, attraverso la sperimentazione, ha sviluppato un rapporto più autentico con la creatività, ha cercato se stesso e il proprio mondo, le proprie vocazioni formali e un franco rapporto con i mezzi espressivi. Ha così elaborato un linguaggio coerente con il proprio modo di sentire e di vedere il mondo. Bonilauri si è rivelato un pittore della luce. Le sue composizioni si sono sempre più placate e armonizzate, nella loro limpidità non sfuggono al controllo della ragione. Le tematiche si sono epurate dal superfluo, le forme si sono sintetizzate fino alla linea secca dei Bricchetti. Caldanzano ha potuto esaltare il suo talento di colorista facendo del colore il protagonista del quadro. Attraverso il colore egli definisce lo spazio come un gioco di ritmi, attribuendo alla linea la sua purezza ed i suoi dinamismi. Ma, quando esalta il colore, sorveglia maggiormente il disegno. Egli ha sottoscritto futurismo e astrazione, ma ha assimilato queste esperienze e le ha fuse nel crogiulo della sua umana e ironica visione del mondo. L’astrazione di Pollero rivela l’atteggiamento ascetico di questo artista nei confronti dell’arte. Egli ha condotto la sua ricerca dell’assoluto senza compromessi; le sue composizioni astratte raggiungono una purezza e un equilibrio ai limiti estremi dell’arte. Per la loro coesione e la logica interiore, sono paragonabili ad un teorema filosofico. A sostegno dei valori formali, Rossello ha richiesto la geometria per il suo forte impatto simbolico, che rimanda alla realtà delle strutture meccaniche della società moderna 84
Mario Bonilauri
Il porto di Savona, 1953 olio su tela, cm 40x55 85
La cittĂ , 1952 olio su tela, cm 49x57
Paesaggio di montagna, 1957 olio su tela, cm 45,5x90 86
Il banco del pesce olio su tela, cm 60x73 87
Gian Mario Pollero
La filarola, 1950 olio su tela, cm 50x40 88
Fiori, 1950 olio su tela, cm 50x40 89
La farfalla, 1965 ca. olio su tela, cm 70x50 90
Mario Rossello
Senza titolo, 1952 olio su tela, cm 60x55 91
Presenza, 1963 olio su tela, cm 40x30 92
Interno, 1963 olio su tela, cm 40x30 93
Partecipazione a Premi 1949 1950 1950 1952 1955 1956 1957 1960 1960
III Premio Michetti, Francavilla a Mare Premio Costa, Celle Promotrice di Torino Arte Italiana A San Juan (Argentina) Arte Italiana A San Juan (Argentina) VII Quadriennale nazionale di Roma IX Golfo di La Spezia V Premio Bagutta Spotorno Piemonte artistico ,Torino Premio Città di Marino 1961 Premio Ampelio Tettamanti, Milano 1965 Premio ventennale della Resistenza 1969 VII Premio Imperia 1972 Premio Cadorago Lario 1972 Omaggio a Savona, Caserta 1973 Il Ritratto Oggi, Albissola 1974 Premio Casa Hirta, Caserta 1975 Venise en per il, Strasbourg 1976 Golfo dei Poeti, La Spezia Il Circo, Bergamo 1980 Biennale della Caricatura,. Vercelli 1982 “Liguria in tavolozza”, da Gli amici di Peagna, frazione di Ceriale, “Sagra dei Turchi” 1983 L’A dell’Avanti, Milano 1984 L’A dell’Avanti, Mantova 1987 Biennale dell’arte religiosa, Genova 1989 Biennale dell’arte religiosa, Genova 1990 Premio Anthia di Pittura,Associazione “Amici di Peagna”, Peagna di Ceriale Premio artista dell’anno della Regione Liguria . Genova
Mostre 1944 Mostra primaverile futurista, Savona 1948 V Quadriennale Nazionale di Roma
Mostre del Cavallino Rosso, Savona
1949 Mostre del Cavallino Rosso, Savona 1952 Mostra internazionale di Ceramica di Messina 1953 Testimonianza a Cristo, Galleria San Fedele, Milano 1955 I festival internazionale della ceramica di Cannes 94
1960 Galleria La Muffola, Milano 1954 Mostra di pittori savonesi: pitture di Caldanzano, cera-
miche di L.Sciutto e sculture di A.Siri. Alba 1956 Saletta Spinelli, Albisola con: Luzzatti, Bianco, Caldan-
zano, Travi, Sciutto, Gambetta VII Quadriennale Nazionale di Roma 1958 Galleria Sant’Andrea, Savona (dove continuerà ad
esporre con cadenza annuale fino morte di Luigi Pennone, il gallerista) 1963 “Umorismo a colori”, Circolo della stampa , Genova con Carletto Manzoni ed Eliseo Salino Mosaico pavimentale per la passeggiata di Albisola Pannello per ilComando dei Vigili del Fuoco di Lucca 1969 Galleria Guelfa, Firenze 1971 Galleria Ponte Vecchio, Firenze 1973 Galleria Guelfa,Firenze 1975-1987 Galleria Il Ventaglio, Firenze, mostre ed esposizione permanente. 1975 I maestri dell’Umorismo. Viareggio 1985 Mostra antologica opere 1938-1984, Savona, sala Consiliare del Comune 1987 Prima Biennale d’Arte Religiosa Contemporanea, Accademia Santa Chiara Genova, Palazzo Lercari Spinola, pp. 37-38. 1987 Centro Socio Culturale Comune di Celle Ligure, 25 luglio 23 agosto Renata Cuneo e Gigi Caldanzano con introduzione di Mario De Micheli Galleria Il Ventaglio, Firenze, mostre ed esposizione permanente. 1989 Lions Club SavonaTorretta, Il piatto dell’estate - Caldanzano (con presentazione di Bruna Magi e introduzione di Gigi Caldanzano, Ottantanove piatti per beneficenza) 1990 Galleria Mazzini, Genova 1990 Circolo degli Artisti, Albisola Marina. Disegni Tempere e Pastelli, 8-23/12 Mostre dell’Humor Graphic : 1966 Demit, 1967 Omaggio allo spazialismo, 1975 Il potere, 1976 Escatologic, 1979 Psico, 1980 Archeologic, 1981 Segno, 1982 Alpha Beta, 1983 Pecunia, 1983 Un castello per Kafka, 1984 Magic, 1986 Movie, 1987 Suono, 1989 Tempo, 1990 Cibus 2004 Architettura in Liguria dagli anni venti agli anni cinquanta, Genova, Palazzo della Borsa Nuova 29 maggio-30
giugno 2004, cat. Abitare Segesta edizioni, Milano 2005 Maestri “savonesi” del Novecento.Savona ed i suoi ar-
tisti un secolo dopo, Savona Pinacoteca civica 11 giugno -10 luglio 2006 Le ceramiche della Passione, Savona, Pinacoteca Civica 2013 Eso Peluzzi e il suo tempo, Monastero Bormida (At) Castello
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Scritti - - -
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Collaborazione con Il Veneranda, di Carletto Manzoni, dall’anno 1958 Luigi Caldanzano,Viaggio nella provincia italiana, Sabatelli ed 1973, con prefazione di Piero Bargellini Luigi Caldanzano - Il catturatore di immagini, in Giovanni Farris (a cura di), Farfa a Barile, Quaderni de Il Letimbro Sabatelli editore 1979, con Illustrazioni di Luigi Caldanzano, pp. 49-62 Luigi Caldanzano, Farfa dietro le quinte. pp.132-137, in Io Farfa, saggi testimonianze inediti Savona Palazzo Gavotti 13-28 aprile 1985 Gigi Caldanzano, Silvio Riolfo Marengo, Ritratti agli amici, volti e risvolti di mezzi secolo d’arte e cultura a Savona, Sabatelli ed 1986 Il piatto dell’estate - Caldanzano 1989 Lions Club Savona Torretta, ( con presentazione di Bruna Magi e introduzione di Gigi Caldanzano, Ottantanove piatti per beneficenza)
Pubblicazioni con illustrazioni -
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Enrico Bassano, Sugo di Mare, Genova 1964, Enrico Bassano, Terza pagina, Genova 1981, con illustrazioni di Luigi Bassano, Guglielmo Bozzano, Luigi Caldanzano e Attilio Mangini.Edizioni La Stampa Genova Enrico Bonino, Sinfonia Proustiana, 1982 Remo A.Borzini, Due poesie per un poeta, 1968 Remo A.Borzini, Le Parrocchiane, Edizioni Liguria,1988 Giuseppe Cava, Macchiette ed osterie della vecchia Savona, 1968 Giuseppe Cava, A Tramontan-na, M Sabatelli ed 1992 Gherardo del Colle, Peccou veniale, 1967 Anna Corradini, L’automobilista e l’alimentazione, 1980 Farfa, Canto dell’Inferno di Fossano, a cura di Giovanni
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Farris. ed Sabatelli, Savona, 1985 Giovanni Farris (a cura di), Farfa a Barile, Quaderni de Il Letimbro Sabatelli editore 1979, con Illustrazioni di Luigi Caldanzano Giuseppe Gavotti, Cucina e vini di Liguria, 1973, con prefazione di Vittorio G Rossi Immagine per il Cinquantenario della Parrocchia San Francesco da Paola, Savona,1987 In Manovra, La mano del cieco.Fondazione Savonese per gli studi sulla mano, I Convegno interregionale Nord Italia, Savona 1985 Sandro Ottolenghi, L’auto e la donna, 1980 La Pulce nell’orecchio - Circolo Buonarroti, Milano 1972, a cura di F. Manescalchi Francesco Rossello, Quattro atti unici, 1983 Sergio Sguerso, Uno+Sessantotto luoghi comuni. La Provincia di Savona in versi, Savona 1993 con disegni di Gigi Caldanzano. Edizioni Liguria Silvio Riolfo Marengo, La colombera, 1966 Ippolito Maria Zocca, a cura di G.Farris, Il libro dei Miracoli, Quaderni del Letimbro, Sabatelli ed. 1986
Recensioni e critiche d’arte - - - -
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Enzo Benedetto, Futurismo cento x100, edizioni arte-viva Roma 1975 Carlo De Benedetti, Il Futurismo in Liguria, Sabatelli editore 1976 Riccardo Crosetti, Gigi Caldanzano, in Almanacco Futurista, edizioni arte-viva Roma 1978 Mario De Micheli, depliant mostra Centro Socio Culturale Comune di Celle Ligure, 25 luglio 23 agosto 1987 Renata Cuneo e Gigi Caldanzano Silvio Riolfo Marengo, Maturità pittorica di Luigi Caldanzano, in Resine, n.s.n. 23, 1985, p 13-16 recensione mostra antologica Savona 1984 Silvio Riolfo Marengo, recensione a Ritratti agli amici, mezzo secolo d’arte e di cultura nella plaquette di Gigi Caldanzano, in Agenda di gennaio 1987 AAVV, Caldanzano: le ceramiche della passione, Savona 2006 95
Edito da: LIZEA ARTE EDIZIONI
Finito di stampare nel mese di Novembre 2013 presso la litografia Li.Ze.A. in Acqui Terme (AL)
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