Nadia Nava, Daniela Novello. Camere Comunicanti

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Camere comunicanti Nadia Nava Daniela Novello

gli eroici furori


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Camere comunicanti Nadia Nava Daniela Novello

Per il ciclo “Dialogo a due�: 4


Per il ciclo “Dialogo a due�

Camere comunicanti Nadia Nava - Daniela Novello 15 maggio - 13 luglio 2013

Catalogo a cura di: Silvia Agliotti Chiara Gatti Testi: Silvia Agliotti Chiara Gatti Crediti fotografici: per le foto di Nadia Nava: Sergio Borrini per le foto di Daniela Novello: Jurgen Becker Realizzazione e progetto grafico: Li.Ze.A. Si ringrazia Gabelli Arte per la felice e continuativa collaborazione

Gli eroici furori - Arte contemporanea gli eroici furori

Via Melzo 30 - 20129 Milano Tel. +39 02 37648381 - +39 347 8023868 www.furori.it e-mail: silvia.agliotti@furori.it


gli eroici furori

Camere comunicanti Nadia Nava Daniela Novello

a cura di Silvia Agliotti e Chiara Gatti

Per il ciclo “Dialogo a due�: 4


Le stanze della memoria o dell’incompatibilità elettiva

Una Lei… un Lui… e le fortune si incrociano. Si annunciano amori e disamori verso un indecifrabile divenire. Nadia Nava e Daniela Novello raccontano storie di destini umani attraverso gli oggetti con cui l’uso quotidiano ci mette in relazione. Libri, ritratti, abiti, accessori, indumenti intimi... parlano di noi, spesso ci sopravvivono, costituiscono la nostra archeologia del sapere. Stratificazioni nomadiche intrise di memoria e gocciolanti di esperienze vissute, gli effetti personali parlano del soggetto desiderante come il linguaggio, la parola, porta alla cosa. La ricerca di Michel Foucault ne L’archeologia del sapere fa lo stesso con i segni simbolici, con una profonda analisi dei meccanismi che regolano la formazione dei discorsi. Foucault parla della episteme di un’epoca come di una sottesa condizione di verità che fonda ciò che è accettabile e riconosciuto come tale. Nella nostra epoca l’episteme in senso foucaultiano potrebbe essere il senso di sgretolamento del soggetto, la liquefazione dell’essere umano che Francis Bacon ha così ben rappresentato. Che cosa resta dunque dopo questa situazione di non finitezza e scioglimento dei confini (dell’essere, delle cose prossime all’essere)? Il soggetto liquido spesso non comunica e se lo fa parla attraverso trame eteree sostitutive della propria integrità. La grande rete é una immane ragnatela, agguanta tutto. Gli oggetti, gli effetti, gli affetti personali come derive di ció che resta, l’ indispensabile bagaglio quotidiano, fardello e insieme patrimonio, corredo della nostra anima. La Lei e il Lui di Nava-Novello si trovano di fronte a questa transitoria contemporaneitá. L’oggetto di un individuo e la sua stanza, una donna e la sua stanza “tutta per sé”, conquistata forse a fatica, una donna intellettuale che vuole avere uno spazio tutto suo da invadere con creatività e intelligenza: come Virginia Woolf nell’immaginario di Nadia Nava. Artista che da anni compie una sofisticata ricerca concettuale non sempre di facile lettura, Nadia Nava qui presenta i distesi paesaggi della campagna inglese, i volti ritratti con encomiabile purezza di tratteggio, i fondamentali libri, il cappellino e l’ombrello, il faro della gita raccontata nel noto romanzo della Woolf. E ancora la sua scrivania e il fiume Ouse dove è terminata l’esistenza di Virginia. Come quelli della scrittrice inglese, Nadia Nava rappresenta con meticolosità e perfezione certosina gli oggetti indispensabili che circondano la donna che pensa, che scrive, che dipinge, la donna intellettuale e l’artista che talvolta ancora oggi vive la condizione di difficoltà ad avere uno spazio fisico di raccolta delle idee. Uno spazio “tutto per sé” di woolfiana memoria. La scelta di lavorare in bianco-nero dalle illimitate sfumature, con pastelli e carta giapponese su tavola, contribuisce a dare l’illusione della tridimensionalità, dà vita ad una storia visiva d’altri tempi che narra l’atmosfera della donna intellettuale tramite il proprio luogo intimo e domestico. Il passaggio 6


quotidiano incide giorno dopo giorno frammenti di ricordi che alla fine compongono la memoria delle cose. Camere separate, ma comunicanti, perché se è vero che uomini e donne hanno universi distinti e le affinità elettive non sempre perdurano, una via di contatto alla fine esiste. Un possibile escamotage ce lo suggerisce Virginia: “è fatale essere un uomo o una donna, puramente e semplicemente; si deve essere donna-maschile o uomo-femminile.”

Daniela Novello con ineccepibile precisione immagina e ricrea la stanza di un uomo, componendo una installazione con sedia e sgabello di legno sui quali sono posti un cuscino, un paio di slip e una cravatta di piombo. A terra un paio di pantofole. Accanto un mobile con cassetti di marmi differenti che custodiscono un fazzoletto e un fazzoletto da tasca perfettamente ripiegati. La cravatta e il fazzoletto da tasca ci riportano al ruolo sociale che il soggetto deve assumere in determinate circostanze, mentre la sua biancheria ci dá il focus su una dimensione più intima e privata. Il tessuto narrativo della scultrice crea - con abilità e destrezza nell’ usare materiali impegnativi come le pietre i marmi il piombo - abiti e accessori per l’esistenza di un uomo che possiamo concepire con lo spirito. Daniela Novello fa esistere e consistere (con la solidità e il peso di materiali che non mutano nel divenire delle cose) la fattività del qui e ora, trovando una specifica durata nel tempo, e dunque forza e permanenza. Il lavoro dell’artista è simile a quello dell’archeologo, con la differenza che la memoria viene ricostruita con l’immaginario e le tracce man mano prendono consistenza dal tutto della mente. Con che abilità la scultrice rende il metallo pesante come se fosse un tessuto dalle trame leggere! Slip, cravatta, fazzoletto di piombo... come sottile seta che nessun alito di vento potrà sollevare, e nessun uso quotidiano scalfire.

Le due artiste Nava e Novello danno così vita ad una installazione suggestiva e con la suprema validità di poter essere un non-luogo, o meglio un luogo senza tempo, con paesaggi di tempi andati ma prossimi, di oggetti quotidiani che parlano di storie eterne di vite vissute di cui avere memoria, un percorso in una archeologia del contemporaneo che nell’arte ritrova una incantevole e commovente immagine senza spazi nè confini.

Silvia Agliotti 7


Camere nella corrente

«Gli sarebbe piaciuto volarsene via con la casa, se la casa fosse volata via». Ernest Hemingway

Quanti libri, nella storia della letteratura, toccano il tema dell’uomo e del suo rapporto di empatia con uno spazio privato. Dal grande Ottocento romantico fino alla beat generation gli esempi si sprecano. C’era, infatti, Jane Eyre che, per scappare dal mondo, s’era ritagliata un suo mondo in una baracca desolata nella brughiera del Derbyshire. E c’era Jo March che conquistò, con le sue pagine zeppe di racconti, ogni centimetro della camera ammobiliata di una pensione newyorchese, rifugio eccitante per una giovane scrittrice in cerca di successo. C’era anche Zeno Cosini, malato immaginario, che fece delle pareti della sua stanza un diario ossessivo di fobie e vizi quotidiani, mentre Cosimo, il famoso erede del Barone di Ombrosa, trovò il proprio spazio sugli alberi, fra liane e fronde di una foresta sospesa, dimora vegetale per il suo cuore selvatico. Se anche Sal Paradise, pseudonimo simbolico di Jack Kerouac, riuscì a lasciare traccia di sé negli ambienti che lo accolsero nomade, fossero essi i sedili di un’auto o quelli di una corriera diretta a sud, spetta senza dubbio a Thomas Hudson, il pittore sperduto nelle isole dell’arcipelago delle Bahamas, aver comunicato il senso più profondo di appartenenza a un luogo diventato specchio del suo animo, fragile come una capanna, capace di volare via al primo uragano di giugno, arrivato con la corrente del Golfo. Viene infatti in mente il suo sguardo oltre il reef nelle notti di vento, la sua solitudine chiusa in un guscio di silenzio sulla spiaggia, quando s’incontrano le storie parallele raccontate da due artiste contemporanee che, da Hemingway, sembrano avere ereditato con garbo la narrazione asciutta ed essenziale, ma allo stesso tempo intensa e dolorosa. Le vite che Nadia Nava e Daniela Novello riassumono in una manciata di oggetti, raccolti come capitoli di una vicenda intima, sono vite private di tacito ritiro. Ritiro in uno spazio segreto, a misura dei propri bisogni e desideri, che ha assorbito gli umori, i sentimenti, l’indole di chi l’ha abitato e vi ha lasciato un pezzo di sé. Nava e Novello sono autrici di nuovi romanzi, fatti di immagini – come nella migliore lezione di “Papa” – descrizioni accurate di ambienti dentro i quali la vicenda si dipana lenta, guidata da una regia impeccabile. La stessa che Nadia Nava, artista di grande tecnica e sentimento, dirige in punta di matita disegnando angoli di vissuto come inquadrature esatte. Si dice spesso, dei film che vantano una fotografia magistrale, quanto certe scene “sembrino quadri”. Bene, parlando dei quadri di Nadia Nava si potrebbe dire che essi “sembrano inquadrature”. Nel senso che la sua cura per la ripresa perfetta, frutto di anni di ricerca sulle regole della composizione e il gusto per il racconto dalla vocazione letteraria, l’ha portata a muoversi nello spazio della rappresentazione con l’occhio fisso in macchina, in grado di inoltrarsi fra le stanze vuote di figure (ma zeppe di presenze) come solo 8


Ettore Scola ha saputo fare in Una giornata particolare o ne La famiglia. Con un lento movimento del carrello avanti, la sua mano scivola lungo i muri, camera dopo camera, accarezza gli oggetti, i piani felpati nella polvere sospesa, scorre su pagine di libri aperti, ritratti in seppia, piccoli paesaggi in cornici ben sagomate. Registra e insieme narra una storia dentro una storia. Una storia minima, punteggiata di cose di casa, allegoria di una storia più universale. Quella ispirata qui al celebre saggio di Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé, micro-cosmo e micro-sogno di indipendenza e libertà intellettuale, desiderio e ossessione di un mondo a parte, che gli effetti personali di lei – la signora della psiche, tratto leggero e coscienza pesante – succhiarono come una linfa nei confini amati di una camera in stile vittoriano, che li raccolse fra le colline dolci del Sussex. Ragione e poesia si sposano nella trascrizione lirica che Nadia Nava fa della sua fuga dalla pazza folla, sofferto isolamento confortato solo dalla sicurezza degli oggetti, ancora di salvataggio per un’esistenza labile, trascinata dalla corrente. A questo commuovente quadro di ordinaria solitudine, riflesso di un’intimità tutta al femminile, Daniela Novello ha pensato di rispondere con uno scarto temporale, raccontando, forte di alcuni dettagli anch’essi sigillati in un minuscolo spazio vitale, un’altra storia ambientata in un’altra camera nella corrente. È la storia, questa volta, di un uomo qualunque. Che, anche nel suo caso, attinge alla grande letteratura dell’inconscio, ma spostandosi verso territori più esistenziali e kafkiani, in stanze dove la voce sembra rimbombare fra le pareti nude. Quattro pareti e quattro arredi sono pelle e ossa di un altro luogo che ha finito per assomigliare al suo inquilino taciturno, spirito inquieto e metodico, impegnato nel ripiegare con cura i suoi indumenti nei cassetti, allineare le ciabatte ai piedi del letto, prima di coricasi senza sgualcire le lenzuola. Un acuto senso di alienazione e abbandono domina la scena allestita da Daniela Novello scolpendo marmo e piombo come fossero di burro, per estrarre pochi importanti indizi di un interno-giorno raggelato nell’attesa. Anche qui, un lungo piano sequenza accompagna il lettore fra oggetti incastonati in un silenzio che gli rimane appiccicato addosso. Tutte le cose sono immobili, ferme ad aspettare (come le isole di Hemingway) che la corrente salga dal Golfo, che il vento si alzi e se le porti via.

Chiara Gatti 9



Nadia Nava


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Una stanza tutta per sĂŠ, 13 elementi a grandezza naturale, Bozzetto. 13


Mensola, 2012 Pastelli e carta giapponese su tavola, cm 160x40 14


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AffinitĂ elettive (dittico), 2012 pastelli e carta giapponese su tavola, cm 57x32 16


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Sedia, 2012 Pastelli e carta giapponese su tavola, cm 47x85 18


Sedia, 2012 Particolare 19


To the lighthouse, 2012 Pastelli e carta giapponese su tavola, cm 39,5x29,5 20


The Ouse river, 2012 Pastelli e carta giapponese su tavola, cm 37x29 21


The writer’s desk, 2012 Pastelli e carta giapponese su tavola, cm 120x100 22


The writer’s desk, 2012 Particolare 23


Virginia, 2012 Pastelli e carta giapponese su tavola, cm 41,5x35 24


Katherine Mansfield, 2012 Pastelli e carta giapponese su tavola, cm 20x25 25


Gita al faro, 2012 Pastelli e carta giapponese su tavola, cm 79x97 26


Gita al faro, 2012 Particolare 27


English landscape, 2013 Pastelli e carta giapponese su tavola, cm 40x30 28


The writer’ studio, 2012 Pastelli e carta giapponese su tavola 29



Daniela Novello


Somma dei piccoli spazi, 2013 sedia_legno, 84x40x42 cm cravatta_piombo, 148x10 cm slip_piombo, 33x24 cm sgabello_legno, 37x35x24 cm cuscino_piombo, 3,5x24x35 cm ciabatte_piombo, 5x10,5x29,5 cm c.u 32


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Somma dei piccoli spazi, 2013 Particolari dell’installazione 34


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Somma dei piccoli spazi, 2013 Particolari dell’installazione 36


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Somma dei piccoli spazi, 2013 tavolo_legno, 89x87,5x35 cm, cassetti_marmo, 8x34,5x20 cm c.u. fazzoletto da tasca_piombo, 17x9x2 cm fazzoletto_piombo,11,2x14,2 cm 38


Somma dei piccoli spazi, 2013 Particolari dell’installazione 39


Somma dei piccoli spazi, 2013 slip_piombo,33x24 cm cravatta_piombo,148x10 cm ciabatte_piombo, 5x10,5x29,5 cm c.u. 40


Somma dei piccoli spazi, 2013 slip_piombo,19x27 cm cravatta_piombo, 148x10 cm ciabatte_piombo, 5x10,5x29,5 cm c.u. 41


Somma dei piccoli spazi, 2013 slip_piombo, 33x24 cm cravatta_piombo,120x7 cm 42


Somma dei piccoli spazi, 2013 Particolare dell’installazione 43


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Apparati

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NADIA NAVA

Nadia Nava è nata ad Arese (Mi) e vive e lavora a Milano. Studia Filosofia presso l’Università Statale di Milano e arte a Brera. Il superamento della bidimensionalità della tela colloca i suoi lavori a metà tra la pittura e la scultura. Fonti di ispirazione sono la letteratura, il gioco, il teatro. Realizza sculture bidimensionali, in ardesia o legno, ritagliate e ricoperte con un sottile strato di cellulosa su cui disegna con i pastelli, e con le quali forma installazioni, giocando ironicamente sul contrasto tra realtà e apparenza. Da anni è inoltre impegnata in un percorso di sperimentazione e studio sulla decorazione dei tessuti. Collabora, in qualità di textile designer, con importanti stilisti, tra i quali Romeo Gigli, Prada, John Galliano, Stephan Janson, Jil Sander, Louis Vuitton. Ha esposto in oltre 450 mostre, in Italia e all’estero, in gallerie private e spazi pubblici, tra le quali: Giovani proposte Palazzo Carignano, Torino (personale) - La memoria intessuta Juliet’s Room, Trieste (personale) - The Italian Art of Living Piazza Italia Regiment Armory, New York (U.S.A.) - Simulacra Hall Art Center, Oldenburg, Germania (personale) - VI Biennale Donna Palazzo Massari, Ferrara - Anni 90: Arte a Milano Biblioteca Nazionale Braidense, Milano - Raggi d’ombra Galleria Vanna Casati, Bergamo (personale) - Identità e differenza Scuola Internazionale di Grafica 46° Biennale di Venezia - VII Biennale Donna Palazzo Massari, Ferrara - Gesti Museo Nuova Era, Bari (personale) - Seduzione dei sensi Museo Lia, La Spezia - Esercizi di stile Biblioteca Alexandrina, Alessandria d’Egitto - XVI International Art Symposium Akademie Graz, Austria - Pintores en verano Galleria Jorge Albero, Madrid (Spagna) - Mademoiselle Rivière Museo Lia, La Spezia, Galleria Civica di Viitasaari e Galleria Civica di Aanekoski, Finlandia - Exercises in style Museo di Nicosia (Cipro) - Terza Biennale del Libro d’artista Città di Cassino - Voolare Museo Lia, La Spezia - Melbourne Festival Visual Arts Melbourne (Australia) - Marinettiana Museo d’Arte Moderna, Senigallia - Konx Om Pax Omaggio a Giacinto Scelsi CaMEC Museo d’arte contemporanea, La Spezia - Forest for the trees Lonsdale Gallery, Toronto (Canada) - The show must go on Galleria Il Gabbiano, La Spezia (personale) e Galleria Spaziotemporaneo, Milano (personale) - Viaggio nella parola-Rassegna internazionale Fondazione Cassa di Risparmio, La Spezia - Canto sospeso Museo del Castello S. Giorgio, La Spezia (personale) - Mi-Art Milano, a cura della Galleria Spaziotemporaneo, Milano - Ho raccolto un coro di critiche galleria Spaziotemporaneo, Milano (personale) - D’altro canto galleria Fatto ad Arte, Monza (personale) - In cerca d’autore Galleria Cilena, Milano, Galleria Il Gabbiano, La Spezia, Studio Gennai, Pisa (personale con Sergio Borrini) - In liber tà Centro Museale S. Michele degli Scalzi, Pisa - Capi d’opera Museo di Palazzo Morando, Milano - Camere comunicanti, Gli eroici furori, Milano (personale con Daniela Novello). Collabora da anni con riviste d’arte e cultura, di moda e artigianato, quali Uomo Vogue, D’A, Artigianato tra Arte e Design, Arte & Cornice, Confini, Juliet Art Magazine, Qui Libri. 46


Riferimenti e analisi riguardanti il suo lavoro si trovano nelle tesi di laurea: “Il libro d’artista” di Lucia Matteucci, Anno Accademico 2000/2001 Accademia di Belle Arti di Carrara, relatore Omar Galliani. “Ardesia. Da pietra utile a materia per l’arte” di Livia Balossini, Anno Accademico 2004/2005 Accademia di Belle Arti di Brera, Milano, relatrice Luce Delhove. “Applicazioni dell’arte nella moda” di Marina Russotto, Anno Accademico 2010/2011 Accademia di Belle Arti di Palermo, relatore Sergio Pausig.

Nadia Nava, sullo sfondo: Applauso, pastelli su tela cm. 500x220, 2004 47


DANIELA NOVELLO Daniela Novello nasce a Milano nel 1978. Al termine degli studi artistici si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove si diploma in Pittura nel 2003. Dal 2001 si dedica alla scultura in marmo, pietre e piombo. Dal 2005 collabora con l’Accademia di Brera per la Scuola di Scultura. Nel 2013 espone nella mostra Camere comunicanti, a cura di S. Agliotti e C. Gatti a Gli eroici furori, Milano (personale con Nadia Nava). Nel 2013 espone nella mostra personale Il giorno imperfetto a cura di D. Bini e M. Tavola, presso la Torre Viscontea, Lecco. Nel 2012 partecipa ad Old house New art_Eski ey-yeni sanat uluslararasi plastik sanatlar sempozyumu, a cura di T. Topcu e R.. Abacioglu, Izmir, Turchia, Identità Luogo Territorio, a cura di M. Tavola, Torre Viscontea, Lecco, Vero come la finzione, a cura di S. Agliotti, Gli Eroici Furori, Milano, Con gli occhi alle stelle, a cura di A. Dall’Asta, I. Bignotti, M. Galbiati, M. Marchetti, M. Tavola, Galleria d’Arte Moderna Raccolta Lercaro, Bologna. Nel 2011 partecipa alla Biennale di Venezia nel progetto a cura di V. Sgarbi L’Arte non è cosa nostra, presso le Tese di San Cristoforo, Arsenale Nuovo. Nel 2010 espone nelle mostre personali L’altro mercato a cura di M. Tavola a Bergamo presso la galleria Studio Vanna Casati e Frammenti silenziosi a cura di A. Madesani presso la galleria Spaziotemporaneo, Milano. Del 2009 è la personale Tracce urbane a cura di A. Madesani, galleria Quintocortile. Nel 2008 e nel 2009 vince il Premio Arti Visive San Fedele, a cui seguono le mostre Testimonianze del Sacro e Volti del Sacro presso la galleria San Fedele. Grazie alla collaborazione con la galleria 10.2! espone sul territorio nazionale nelle mostre COLL’ACTION, Scelti bene intempi estremi, a Vercelli, a Bergamo Arte Fiera, a Terre d’acqua. In Via-L’arte a Vercelli, Il più profondo è la pelle a Milano. Da ricordare nel 2008 la presenza alla mostra Avvenirismo 3535, presso L’Acquario Civico di Milano. Dal 2008 è presente in esposizioni all’estero: in Finlandia e in Austria rispettivamente in International Neverheard Art Symposium, a cura di P. Heino e in Laut und Leise-Zwischen Massenstart und Einode; nel 2010 a 1st. International Symposium of Contemporary Arts, Ciitaslow Seferihisar, Turchia. Alcune opere fanno parte di collezioni pubbliche: a St. Anton in Austria, nel Comune di Almese (TO), nel Civico Museo Parisi Valle di Maccagno (VA), nel Comune di Occhieppo (BI), e nel MAC di Marotta (PU). 48


Daniela Novello ritratta da Jean-Benoit Ugeux

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Edito da:

Finito di stampare nel mese di Maggio 2013 presso la litografia Li.Ze.A. in Acqui Terme (AL)



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