Roberto Crippa - La volontà del fare

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CRIPPA

Cortina Arte Edizioni


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Roberto Crippa. La volontà del fare Mostra n° 700 della Galleria Cortina, dal 1962

Associazione Culturale Renzo Cortina Via Mac Mahon, 14 interno 7 - Milano www.cortinaarte.it artecortina@artecortina.it

dal 24 febbraio al 21 marzo 2015

Cortina Arte - Milano

Catalogo a cura di: Stefano Cortina Testi: Nicoletta Colombo Stefano Cortina Susanne Capolongo Roberto Crippa Veronica Riva Ufficio Stampa: A.C.R.C. Apparati e ricerche: Veronica Riva Crediti fotografici: Riccardo Molino Valeriano Borroni Agenzia Olympia Ansa Gallini Ordasso Giuseppe Affer Publifoto Livio Fioroni

Martha Rocher Carlo Cisventi Giuliano R. Somerville Franco Gremignani Progetto grafico: Michela Zerrilli Si ringrazia: Roberto Crippa Jr Luigi Colombo Nicoletta Colombo Susanne Capolongo Sergio Dallan e Luca Salvadori piloti acrobatici dell’Aero Club di Milano Lara Moroni Nadia Cortina Marta Cortina Andrea Palmieri

ISBN: 9788896630464


Roberto Crippa la volontĂ del fare

a cura di Stefano Cortina testi di Nicoletta Colombo e Veronica Riva con un’intervista di Susanne Capolongo

Cortina Arte Edizioni


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Indice

Roberto Crippa, Renzo Cortina, la Galleria

pag. 7

introduzione di Stefano Cortina

UnicitĂ di Crippa

pag.

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di Nicoletta Colombo

Intervista a Roberto Crippa Jr

pag. 25

a cura di Susanne Capolongo

Io, erratico vagante

pag.

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di Roberto Crippa

Opere

pag. 41

Apparati

Roberto Crippa, la vita

pag.

81

pag.

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di Veronica Riva

Mostre personali e retrospettive a cura di Serena Redaelli

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Stefano Cortina con Roberto Crippa Jr

Roberto Crippa con Christian Barnard, Enzo Tortora e Renzo Cortina

Roberto Crippa tra Renzo Cortina e il Prefetto Mazza

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Roberto Crippa, Renzo Cortina, la Galleria introduzione di Stefano Cortina

Settecento! Un bel traguardo, non trovate? Settecento in cinquantatre anni di storia, io e mio padre Renzo. In effetti più di due semplici generazioni, la Galleria Cortina ha vissuto, condiviso, interpretato un’epoca ed i suoi cambiamenti, sconvolgenti rispetto agli anni di Renzo Cortina e del suo amico Roberto Crippa. Dovevo rendere omaggio ad un numero così ragguardevole e la scelta è caduta sull’artista che più di ogni altro rappresenta la storia della Galleria della mia famiglia: Roberto Crippa. Non solo un grande artista, ma una personalità strabordante, un genio puro, un uomo, e per mio padre un amico. Soprattutto un amico. Ricordo quella domenica di marzo del 1972, io e mio padre eravamo andati allo stadio, al ritorno, nel pomeriggio dedicato ai resoconti sportivi, la notizia, al telegiornale «…la tragica scomparsa in un incidente di volo di Roberto Crippa, l’artista milanese...» ma tutto sfumava, lo sguardo attonito, incredulo di mio padre e l’autentico dolore

Renzo Cortina, Roberto Crippa, Guido Palmieri e Franco Passoni

Con Renzo Cortina

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Alla Galleria Cortina con Christian Barnard, Michel TapiĂŠ (in piedi) e Aldo Cortina

Roberto Crippa con Luciano Minguzzi alla Galleria Cortina

Roberto Crippa e Renzo Cortina

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Con Renzo Cortina alla presentazione della monografia edita dalla Galleria Cortina, febbraio 1971

che gli si dipingeva sul volto, niente affari, niente soldi, contratti, solo pura sincera amicizia. Dell’artista potrete leggere nelle pagine successive o nelle centinaia di testi a lui dedicati dai più grandi autori, giornalisti, critici, storici dell’arte. Qui vorrei parlare solo dell’amico. Del mito. Perché per me Roberto Crippa rappresentava un mito, la Ferrari F1 dei primi anni ’50 nella sala da biliardo della grande 9


Con Renzo Cortina alle cui spalle si intravede Edgarda Ferri

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Con Renzo Cortina, il Prefetto Mazza e sullo sfondo Adriana Passoni

cascina-villa dove abitava, con un autentico caccia militare della Seconda Guerra Mondiale posto nella corte come una scultura, un trofeo. Compagni di bisboccia e divertimenti, Roberto e Renzo condividevano l’impeto futurista di affrontare la vita dove i valori ideali prevalevano sui valori materiali. Crippa, devo essere sincero, ha accompagnato e introdotto la Galleria Cortina nel mondo della grande Arte, del Mercato internazionale, dei grandi autori e delle avanguardie degli anni ’50. Insieme a Crippa il salotto della galleria si arricchiva con Gianni Dova, Mimmo Rotella, Pierre Restany, Luciano Minguzzi, Dino Buzzati o, come soleva dire mio padre “tutti�, nel senso che tutti passavano dalla galleria e nelle sue varie sedi, il ridotto della libreria Cavour in piazza 11


Cavour e la grande Galleria Cortina in Via Fatebenefratelli, con sala cinematografica annessa. Un autore, Crippa, imprescindibile per la storia della Galleria, che ha segnato non solo l’inizio, i primi passi ma anche lo sviluppo, la continuità, il presente. Non è solo l’autore storico che ho trattato più assiduamente da quando rimasi solo a dirigere la Galleria dopo la morte di mio padre il 20 marzo 1987 (esattamente quindici anni dopo la scomparsa di Crippa) è anche uno degli artisti del dopoguerra che amo di più e con cui suggellai, pochi mesi dopo l’apertura, nel 1997 la nuova e finora definitiva sede, qui in Via Mac Mahon, e il nuovo corso della Galleria Cortina. Dopo le mostre del 1968, 1969, 1971, 1972, 1997 è ora il tempo di ospitare la sesta mostra (la seconda organizzata da me) e realizzare una pubblicazione che spero non sfiguri accanto ai cataloghi realizzati da mio padre e alla voluminosa monografia data alle stampe nel febbraio 1971 e considerata tuttora una delle più prestigiose e complete oltre a diventare essa stessa un’autentica rarità bibliografica di grande valore. E nel senso di questa continuità è preziosa la collaborazione di Roberto

Roberto Crippa con Aldo Carpi

Roberto Crippa con Ruggero Orlando

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Alla mostra Spirali con il Vice Prefetto di Milano e Renzo Cortina, 1968

Crippa Jr alla riuscita di questa mostra e di questa pubblicazione. Un senso di amicizia e di comunanza d’intenti che evidentemente i nostri padri ci hanno trasmesso. Ăˆ un vero piacere per me riproporre quelle opere, i Sugheri, le Spirali, i Totem, le Amiantiti tra le quali sono cresciuto e che mi hanno accompagnato nella mia formazione professionale e culturale.

Con Sylva Koscina in una trattoria milanese, 1970

Roberto Crippa con Guido Ballo

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Unicità di Crippa di Nicoletta Colombo

E’ a tutt’oggi inconcepibile la disattenzione della cultura “ufficiale” nei confronti di alcuni esponenti del nostro patrimonio artistico del secolo XX, del resto ormai storicizzato, tra cui va ricordata la personalità di Roberto Crippa (1921-1972), autore in vita famosissimo e internazionalmente accreditato. Basta scorrere in catalogo il suo straordinario curriculum espositivo, per ritrovarne le mostre personali a partire dai primi anni Con Enzo Biagi Cinquanta, quando aveva trent’anni, in sedi autorevoli disseminate tra Parigi, Dortmund, Leverkusen, Stoccolma, New York, Tokyo, Washington, Aarau, Bruxelles, ecc. L’artista, come è noto, scompariva nel 1972 a soli cinquantuno anni, in seguito a un incidente mortale occorso durante un’esercitazione di volo acrobatico, attività che lo appassionava insieme alla pittura. Cercava lo spazio, la conquista del cosmo, nella vita e nell’arte: catturava quote di universo alzandosi dalla pista dell’aeroporto di Bresso con il suo monomotore e ne duplicava il possesso sulle tele, dove le ricreava in vortici pittorici gestuali spiraliformi, ammatassati attorno a soli gialli, rossi, blu. L’arte aviatoria si rivelava preziosa per ampliare le visioni pittoriche, invero esclusive e uniche nel panorama artistico di quei miracolosi anni Cinquanta e Con André Verdet, Franco Passoni e Gianna Tani alla Sessanta, decenni ricchi di fermento creamostra Spirali presso la Galleria Cortina, Milano 1968 tivo a tutti i livelli. 15


Nel suo studio, 1961

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La pittura di Crippa, spesso riferita dalla critica, non senza ragione, alle nuove correnti informali internazionali, (l’artista era andato giovanissimo a Parigi dove aveva conosciuto Victor Brauner; nel 1951-52 otteneva mostre personali alle gallerie Alexander Jolas e Stable di New York) va letta tuttavia in un’ottica evolutiva del tutto particolare, riportando i citati espressionismi astratti, tachisme, spazialismi, surrealismi e poetiche dell’ “oggetto” a un profilo esclusivo e individuale non Crippa nel suo studio con un’attrice americana esaustivamente autre. Il suo non era infatti un linguaggio informale tout court, quanto piuttosto una declinazione dello Spazialismo di casa nostra dimensionato sui contenuti, sulle qualità fisiche di un personale mondo pittorico intercettato nelle significative titolazioni a base di Soli, Meteore, Paesaggi solari, Paesaggi lunari, Spirali, Totem, Uccelli mitologici, Icari, Animali totemici, ecc. La morfologia delle spirali, stante la indubbia matrice gestuale, respingeva la violenza casuale del dripping statunitense, espressione che l’artista aveva conosciuto in loco nel biennio 1951-’52, trascorso a New York. Crippa non scagliava barattoli di colore sulle basi, ma sviluppava le linee pittoriche in flessuosità sapienti, misurate sulla conoscenza del medium e della composizione “classica” che gli veniva dall’aver frequentato Brera, i corsi dei maestri Funi, Carrà e Carpi. Manualità e formazione concettuale da faber, da artefice della pittura, che tuttavia asseriva un instancabile vitalismo sperimentale, dinamico, Con Gianna Tani alla Galleria Cortina durante la attraversato da varie contaminazioni, non mostra Spirali, 1968 ultima quella surreale, giuntagli in traccia 17


dalla vicinanza di Sebastian Matta con cui esponeva nei primissimi anni Cinquanta, da quella di Enrico Donati, frequentato dal ’51 a New York e dal già citato Victor Brauner, con cui in epoca più matura avrebbe realizzato alcune opere a due mani. La spinta avanguardista che lo animava era suffragata dagli incoraggiamenti di più anziani e famosi colleghi frequentati a New York, da Marcel Duchamp a Max Ernst, con i quali aveva esposto alla Jolas Gallery, traendone fama e onori, anche collezionistici. Aveva solo trent’anni eppure sue opere erano entrate in raccolte pubbliche e private prestigiose a Dallas, Detroit, New York, Chicago. In Italia nel frattempo, con Fontana, Dova, Peverelli e gli altri “spaziali”, attivi dai finali anni Quaranta attorno a Carlo Cardazzo e alla milanese Galleria del Naviglio e sostenuti da imprenditori culturali di area ambrosiana, quali Filippo Schettini e Arturo Schwarz, Crippa ampliava la sua fama e la fitta attività espositiva tra Biennali di Venezia e spazi museali e privati. Lo slancio fisico e sportivo che balza in primo piano nelle sue opere si traduceva, dopo la fase sottilmente raffinata delle spirali (o “discorsi nello spazio”, come le denominava), in una ricerca di condensazione materica, che si manifestava a partire dal 1953 in un inturgidimento del flusso segnico, operato tramite la spremitura diretta dei tubetti sulle tele. I grafemi spiraliformi assumevano una succosità corporea, squillante di

Crippa davanti alla vetrina e all’interno della Libreria Cavour

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materia e di colore. Da lì il passo era breve verso la suggestione surreale di morfologie simboliche e totemiche di insinuazione tattile e pseudo-scultorea, segnate da un primordialismo arcaico che molto rispecchiava l’amore di Crippa per la scultura africana, di cui era collezionista. Nei primi anni Cinquanta si assisteva del resto, nel contesto internazionale, da un lato alla germinazione delle poetiche liberatorie nell’opera-simbolo di recupero polimorfico, para-surreaRoberto Crippa, Milena Milani e Carlo Cardazzo al Pescetto di le, di memoria africana o oceanica, Albisola, 1961 dall’altro a una pittura esistenziale e visionaria (si pensi alla cubanidad di Wifredo Lam, amico e collega di Crippa e, in parallelo, alle biomorfiche ossessioni esistenziali di Graham Sutherland, che il Nostro aveva visto alle Biennali del ’52 e ’54). Nei totem pittorici Crippa ribadiva la propria individualità ed espungeva sia la dimensione esistenziale alla Sutherland, sia le sigle oscuramente sciamaniche nel segno di Lam, per affermare la proiezione futuribile di un’umanità di galassie tutte da esplorare, abitate da ominidi robotici, meccanomorfi, affatto angoscianti perché sottilmente ironici e spiazzanti. Nella successiva crescita della materia che, dai finali anni Cinquanta fino alla metà dei Sessanta lievitava dai fondi, ora non più dipinti ma assemblati in rugosità polimateriche stratificate (denominate con umiltà dall’artista “collage”), si confermava una rinnovata sperimentazione sulla traccia new dada e nouveau-réaliste. Poco a che fare con la poetica di assemblaggio degli oggetti di rifiuto rastremati tra gli scarti quotidiani da Kurt Schwitters, esponente dadaista, e ugualmente diverso il percorso segnato dalle deiezioni esistenziali di una materia combusta e invalidata da Alberto Burri, come di altro segno apparivano i materiali consunti adottati da Antoni Tàpies, che li proiettava in dimensione trascendente. I legni, le cortecce, i sugheri imponenti di Crippa esaltavano il trionfo della materia in senso costruttivo e ottimistico. Erano il canto di un “costruttore”, insieme architetto, fabbro e artigiano, creatore di una modernità che andava proponendo nuovi 19


Crippa, Scanavino, Gastaldelli e Fabbri

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mondi, popolati da teste, da animali fantastici e metamorfici, campiti entro cieli di amiantite che incardinavano paesaggi galattici. Il cosmo di Crippa si proponeva incontaminato, ancestrale eppure avveniristico, nuova immagine dell’universo, non distante dagli universi geologici di pietre e legni di Key Sato, che il Nostro però dilatava su stilizzazioni iconiche dalla dimensione di almeno due metri per lato, suggestive dell’affermazione di un epos moderno. Conquistato il protagonismo strutturale dell’oggettualità, era tempo di cambiare rotta e procedere nell’instancabile cammino della ricerca. L’artista si ritraeva dalla potenza fisiologica e scultorea dei materiali e dalla metà degli anni Sessanta scopriva la preziosità mentale dell’amiantite, dapprima nera e giocata sui rilievi monocromi, successivamente rialzata in giochi geometrici di colori puri e stagliati in assemblaggi multicolori. Aviogetti allusivi, ironici aquiloni, soli tagliati da nuvole ondivaghe profilavano cromie pure e squillanti. Non si trattava di pop art, come suggerito da voci critiche che citavano l’artista americano Ben Shahn quale precursore della tecnica all’amiantite. Crippa stava perseguendo l’esplorazione dello spazio con nuove citazioni di paesaggi, 21


Da sinistra: Giacomo Manzù, Gianni Dova e Roberto Crippa

Ad Albisola con Lucio Fontana e Agenore Fabbri

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di visioni cosmiche oniriche e affabulate, interrogando una materia affascinante e misteriosa. Perseverava in quel sogno sconfinato e risucchiante, per cui valeva la pena annullarsi. Non era un caso che, a due anni dalla morte, dichiarasse: “In fondo, l’arte è per me come la magia per il mago: Gilles de Raìs le offrì tutto, sempre di più, in una specie di furore demoniaco e autodistruttivo, fino a darle tutto se stesso: unico vero modo per esserlo veramente, se stesso”. (R. Crippa, Io, erratico vagante, in “Carte segrete”, Rivista trimestrale di lettere e arti, anno IV, n. 13, gennaio-marzo 1970, pp. 16-24)


Renzo Cortina con Roberto Crippa

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Intervista a Roberto Crippa Jr di Susanne Capolongo

“…del pittore ho detto in breve, dell’uomo e del padre non basterebbe una vita; ma per chi mi leggerà, l’uomo si ritrova nell’artista.” Roberto Crippa Jr

S.C. - Questa mostra non è soltanto un’importante e significativa occasione per ammirare opere storiche, ma anche un’opportunità per omaggiare un sodalizio professionale e personale tra Roberto Crippa e Renzo Cortina, cosa ricordi della loro amicizia? R.C. Jr - Mio padre considerava Renzo un amico oltre che un gallerista fidato, non per nulla alla Galleria Cortina espose molte volte. Il loro non era solo un rapporto professionale, li legava una sincera amicizia.

Susanne Capolongo con Roberto Crippa Jr

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Renzo Cortina era un grande comunicatore e mio padre, spesso e volentieri, finiva sui rotocalchi mondani perché allora arte, cultura e spettacolo erano imprescindibili. Alla Galleria Cortina si potevano incontrare giornalisti, scrittori, collezionisti e naturalmente artisti, era un ambiente in continuo fermento. Mentre per me Renzo Cortina è stato un riferimento sostanziale dopo la morte di mio padre, avvenuta prematuramente e improvvisamente il 19 marzo 1972. Io ero sovraccaricato di incombenze legate alla sua attività e Renzo è stato tra le persone a me più vicine. S.C. - La collaborazione e soprattutto l’amicizia si è traslata di padre in figlio, il legame continua tra te e Stefano Cortina, da quando vi frequentate? R.C. Jr - Da sempre, io ero un adolescente e lui un bambino, lo ricordo in galleria da suo padre, ma non ci frequentavamo. Dopo la morte dei rispettivi padri ci siamo conosciuti e negli anni la frequentazione è proseguita, anche se è stata discontinua, per me la Galleria Cortina ora come allora rappresenta un riferimento per l’arte di mio padre. Il nostro rapporto è ripreso nel 1997 quando Stefano allestì una mostra di mio padre nella sua nuova Galleria in Via Mac Mahon. S.C. - Roberto Crippa era anche un famoso aviatore, si pensa che la sua arte sia il

Con Michel Tapié al Centro d’Estetica di Torino, 1969

Con Lino Montagna, Assessore alla Cultura del Comune di Milano

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All’inaugurazione della mostra alla Galleria Alexander Jolas con Milena Milani

risultato della visione che percepiva dall’aeroplano, dai panorami e dai colori distorti dall’altitudine e dalle discese ripide che amava affrontare. R.C. Jr - Non è cosi, o perlomeno non è cosi per quel che riguarda la sua produzione in toto. Sicuramente le Spirali sono il suo mezzo espressivo “spazialista”, la prima Spirale la produsse nel 1947 e l’aviazione acrobatica fu successiva, ma come lui amava dire le Spirali sono l’aspirazione al volo, non sono altro che l’idea di un’acrobazia perfetta. Il volo era per lui come l’arte, due elementi fondamentali della sua vita, l’arte la professione e il volo la passione. La sua pittura era la conquista di nuovi spazi. Mentre se pensiamo ai Totem sono il prodotto dell’influenza americana poichè si ispirò ai totem degli Indiani d’America. Personalmente non ho mai pensato a mio padre come a un artista informale, come tanti l’hanno definito, ma come a un artista figurativo, ha

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sviluppato gli insegnamenti dei suoi tre Maestri Carrà, Funi e Carpi adattandoli a un suo personale modo espressivo, pensiamo ai soli, ai totem che sono personaggi, dietro a ogni spirale ci sono anche altre figure. S.C. - Ha fatto uso di molteplici materiali: sugheri, piastre, tela, corteccia, cartoni, plastiche, ferro, amiantite, ecc… Secondo te quale è stato il materiale a lui più congeniale? R.C. Jr - Il periodo migliore sono gli anni ‘50, le prime Spirali datate ‘47 fino al ‘52 o i collage primi anni ‘50, per lo meno quelle che io amo di più. Per quel che riguarda i Sugheri non trovo che siano tutti ben riusciti, d’altro canto non tutto può essere “l’opera prima”. Personalmente amo molto le “amiantiti” dove utilizzava rotoli di gomma vulcanizzata, sono collage rigorosi nei grigi e nei bianchi oppure coloratissimi, composizioni tecnicamente perfette, dove la ricerca sperimentale trova il suo fine, si placa la violenza gestuale dei grovigli materici o dei grandi sugheri. E poi amava molto fare scultura e le sue ceramiche create a Albissola. Mio padre fu il primo pittore a fare la mostra a Palazzo Reale Sala delle Cariatidi, negli anni 70 vorrà dire pure qualcosa o no? S.C. - È stato un artista prolifero, Geometrici, Spirali, Totem, Sugheri, Amiantiti sono i suoi periodi produttivi più importanti. Quello che mi ha sempre colpito nell’opera di tuo padre è la gamma cromatica utilizzata, equilibrata nel gusto e nella sensibilità. Quanto era fondamentale il colore nel suo operare? Predominava sulla materia o viceversa? R.C. Jr - Era uno sperimentatore, colore e materia erano primari nel suo agire. Io sono nato e cresciuto

Roberto Crippa con Cesare Peverelli

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Opera di Mimmo Rotella: Cortina, Harloff e Crippa, 1969, acrilico su tela emulsionata, cm 61x46

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con l’odore dei colori, nel suo studio cartoni, carte, legni, olii e ferri erano sparsi ovunque. Il suo operare è il giusto equilibrio tra materiali di volta in volta utilizzati e i cromatismi prescelti per quella specifica opera. Il colore usato nelle opere è di elevata forza evocativa, rende emozionanti le sue campiture e le diverse forme. S.C. - Roberto Crippa ha vissuto gli anni del dopoguerra, ricchi di fermento, è stato promotore di quella rottura con il passato proponendo un nuovo modo di fare arte. Le sue frequentazioni e amicizie annoveravano da Fontana, a Dova, Peverelli, Milena Con Aldo Aniasi, Sindaco di Milano Milani, Baj, Morlotti, Cassinari, Adami, Enrico Donati, Carlo Cardazzo, Roberto Sanesi, Guido Ballo, Dino Buzzati ma anche Victor Brauner, Sebastian Matta, Wifredo Lam, Yves Klein, Jean Tinguely, Max Ernst solo per citarne alcuni. Hai qualche ricordo particolare? R.C. Jr - Erano tutti amici, colleghi fraterni, con alcuni di questi si frequentavano quotidianamente, discutevano, bevevano, gioivano per le vendite di uno o dell’altro, non esisteva rivalità. In casa nostra venivano Quasimodo, Visconti, Lattuada, Alain Delon, Dova, Peverelli, Fontana e tanti altri. Nell’ambiente di Albisola passavano le estati, a volte producendo ceramiche a quattro mani, si confrontavano e si consigliavano. Con Fontana dopo una giornata di lavoro nei forni si sfidavano in estenuanti partite di boccette al Bar Testa, tutti insieme frequentavano la Trattoria il Pescetto. Con Dova e Peverelli creavano sempre scompi- In Municipio con il sindaco Aldo Aniasi e Giuseppe glio, la loro ricerca, la loro stravaganza e Ungaretti, 1969 30


le loro tecniche a volte erano viste troppo irrompenti, mi ricordo che mi raccontarono che furono allontanati da Albisola per la confusione che creavano nei forni, ma durò molto poco, tant’è che mio padre nel 1962 prese la cittadinanza albisolese. Nel ‘63 fu inaugurata la “Passeggiata degli Artisti” dove partecipò insieme a Fontana, Capogrossi, Fabbri, Sassu, Rossello, Luzzati e tutti gli altri. Poi ebbe fedeli collaboratori come Hisachita Takahaski, Loris Ferrari, Antonio Secci per i quali fu mentore e amico. Per altro mio padre nel 1951 fu uno dei primi artisti italiani che partecipò a un’action painting a New York, da Mentre parla con André Verdet, sullo sfondo Franco Passoni qui le numerose amicizie con gli artisti americani e con Alexander Jolas. Conobbe Picasso, artista che ammirava molto, non per copiarlo ma per apprendere da lui la strada maestra per un personale percorso. Ricordo ancora che a casa nostra in Via Boccaccio si ritrovava con Dova e Peverelli per dipingere sul tavolo della cucina, mi raccontò che una volta dipinsero, loro, una “marina” alla Carrà e poi la presentarono al Maestro il quale, entusiasta dell’eccelsa qualità dell’opera la firmò! Oppure quando entrò in Accademia con un cavallo risalendo le gradinate! Ci sono state amicizie fraterne come quella con Max Ernst che alla sua prima mostra nel 1950 a New York acquistò otto dipinti, ma anche Duchamp gli fu amico e collezio-

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nista delle sue opere, con Fontana si vedevano quotidianamente, spesso era in studio da mio padre, fecero alcuni lavori a quattro mani, mio padre di lui diceva sempre che l’Italia aveva perso un grande pittore e un grosso personaggio. S.C. - Michel Tapié ha scritto “Crippa non ha mai smesso di esplorare in profondità gli orizzonti che lo attirano, senza lasciarsi sedurre dalle etichette di “moda” ...” (Edizione Galleria Cortina 1969) le sue opere si facevano notare per la forza, l’aggressività e l’eccentricità. E nella vita privata come era? R.C. Jr - Era un uomo piacevolissimo, appassionato, dinamico, sportivo, amante della velocità (famose le sue auto) amava la libertà, soprattutto rispettava la libertà altrui, era spiritoso, divertente e dolce. Era un uomo di grande cultura. La sua dinamicità era intrinseca alla sua pittura. Il suo vero interesse era l’uomo contemporaneo, il capire l’oggi e interpretarlo, un esempio fu la mostra tenutasi da Cardazzo nel 1956, l’esposizione era composta da due grandi tele e una serie di sculture intitolate la “Battaglia di Budapest”. Ecco, quella fu la sua presa di posizione a favore del popolo ungherese. La sua denuncia era espressa con la forma e il colore delle sue opere.

Nello studio di Via Rossini con il figlio Roberto Jr nel 1962

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Era un uomo attivo, curioso, sempre in movimento. Il volo la sua grande passione, non ne poteva fare a meno, dipingeva e poi correva a Bresso a volare. La sua sportività l’ha pagata, prima ancora dell’incidente mortale aveva avuto un grave incidente con il Bücker, un aereo biplano, era caduto e si era spezzato entrambe le gambe dalle ginocchia in giù, era stato un danno irreparabile di grande sofferenza fisica e psicologica. Una giornata con lui non era mai monotona, tra noi non correva grande differenza generazionale, quindi ci prodigavamo in gare sportive. Il suo più grande difetto è che era un eterno “giovane”, ma non per questo superficiale, era un uomo maturo, grande osservatore, era sicuramente un uomo all’avanguardia. Come padre era attento e premuroso, ci teneva molto che studiassi e mi applicassi negli sport, dove penso di avergli dato molte soddisfazioni, mi veniva a vedere durante le gare di nascosto, poi mi telefonava per complimentarsi. Era per sua natura di spirito futurista. S.C. - Victor Brauner, suo grande amico definì così l’arte di Roberto Crippa “...una collera primordiale spinta a liberare un’idea nella magica potenza della spinta verso il viaggio” R.C. Jr - La sua inesauribile esuberanza si esprimeva attraverso l’arte, in rapporto alla sua breve vita ha molto prodotto, spinto sempre da un’esigenza di evoluzione sperimentale. Mi diceva sempre che un pittore deve crescere nel duro lavoro quotidiano, sapere far buon uso del disegno, lui stesso tutti i giorni disegnava e scarabocchiava su qualsiasi supporto trovasse a disposizione, ma soprattutto conoscere l’armonia dei colori, la profondità dello spazio e nel contempo mantenere l’umiltà di non sentirsi mai arrivato. Con Giancarlo Vigorelli alla presentazione della monografia edita dalla Galleria Cortina, febbraio 1971

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Io, erratico vagante di Roberto Crippa Le mie testimonianze come artista non possono avere che una data di inizio: la fine della guerra. Se per i giovanissimi questa non è una data, per gli uomini della mia generazione, che dalla guerra essi stessi uscivano giovanissimi, non è solo una data, ma un simbolo, un’epoca e insieme l’inizio di un’altra era. La guerra e la sua fine ci avevano portato, a parte ogni considerazione di ordine sociale o morale, a un punto di crisi in tutti i campi e specialmente a uno enorme in quello artistico: ogni cosa era stata scomposta sicché non era possibile reperirne, se non per ipotesi, l’aspetto complessivo. In questo clima arruffato, ma splendido di fermenti, il crescendo d’insoddisfazione individuale, di rivolta sociale, di sete di libertà furono la spinta verso una conoscenza profonda, quasi segreta di un’immagine nuova dell’umanità. Nel 1956 Si formavano allora nuovi centri intellettuali e i giovani artisti si trasformavano in nomadi che diffondevano idee nuove, con una metodologia da “erratici vaganti” medievali. Non volevamo avere o proporre nuove frontiere, ma non averne affatto: Rimbaud dice che l’artista è “un ladro di fuoco sempre di fronte all’ignoto”. Il mio lavoro iniziò quindi in questo clima di spazialità dilatata nel quale io cercavo, con 36


vocazione costante, un valore mio, che soddisfacesse la mia poetica e il mio io, quello che trovai allora, che elaborai sempre e che è rimasto sostanzialmente invariato fino a ad oggi, poiché quelli che generalmente si usa chiamare “periodi” nel discorso di un’artista non sono per me che approfondimenti di uno stesso problema: l’uomo e il suo mondo, e la convinzione che l’uomo attraverso se stesso migliora l’uomo e lo porta verso la perfezione. “Risvegliati uomo e contempla la luce! Le stelle ti sono state concesse, osservale uomo!”, così il monaco Basilio Valentin parlava ai maghi viaggiatori alla ricerca della pietra filosofale: parole a me vicine e care, quasi scritte da mano magica su grandi spazi, in cui sogni di avventura si allargano in modo stupefacente, con la sicurezza che l’esperienza e l’inventiva condurranno alle magnifiche rivelazioni che si intuiscono. Lo spazio non è per me mero oggetto di speculazione o di costruzioni astratte, ma, addentrandomivi, connaturato col divenire dell’uomo e del mondo in cui la sua azione si estende. E’ facile per chiarezza e per comodità etichettare il lavoro di un artista: così io posso dire, per esempio, di avere fatto in un tempo, e tra i primi, dell’action painting con le spirali e dei collages polimaterici, ma prevalentemente di sughero o amiantite, in un altro, ma credo Nel 1962 che sia le spirali, veloci indicazioni accentuate dinamicamente di un mondo di scoperte e di presagi nuovi, e sia i collages, interpretati non come isolamento di forme da un fondo, ma come unità spaziale in una sintesi che afferra uomo e universo, siano ambedue aspetti di un mondo da me ricreato e che in tutta la sua frammentarietà invade l’individuo. 37


Una nuova nozione di soggettività è sempre alla base del lavoro dell’artista che estende le sue ricerche nel tentativo di arrivare al fondo e al perché dei suoi problemi: io cerco un’articolazione spaziale più complessa nella quale si determini con maggior coscienza un impianto di strumentazione espressiva adatta a nuovi orientamenti figurativi, quasi uno strumento linguistico dove forma e colore sembrino risolversi in una sintesi in cui lo spazio domini (o sia dominato?). Una vibrazione nuova si inserisce spesso nel mio lavoro: un senso di moto stabile, o la materia, intesa nelle sue possibilità dinamiche, o una nuova struttura della forma, o una rivoluzione nella gamma cromatica; sono tutte cose che, coesistendo materialmente, impegnano l’artista, spirito sempre aperto alle tesi più audaci, a una possibilità di espressione che lo porta a una drammatica sintesi di se stesso. Si deve “soffiare soffiare forte e costantemente sul fuoco” perché dall’Athanor scenda il metallo più puro. In fondo, l’arte è per me come la magia per il mago: Gilles de Raìs le offrì tutto, sempre di più, in una specie di furore demoniaco e autodistruttivo, fino a darle tutto se stesso: unico vero modo per esserlo veramente, se stesso. (da: “Carte segrete”, Rivista trimestrale di lettere e arti, anno IV, n. 13, gennaio-marzo 1970, pp. 16-24)

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Opere

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Composizione, 1949 olio su tela, cm 77 x 98 43


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Geometrico, 1950 olio su tela, cm 50 x 70

Geometrico, 1950 olio su tavola, cm 90 x 65 45


Triangoli, 1950 olio su tela, cm 70 x 100 46


Spirale concetto spaziale, 1951

olio su tela, cm 70 x 90 47


48


Spirali 1951 olio su tela, cm 80 x 100 49


50


Spirale, 1951-52

olio su tela, cm 80 x 100

Spirale, 1951

olio su tela, cm 55 x 45 51


52


Spirale, 1952

olio su tela, cm 70 x 90 53


Spirali, 1952 olio su tela, cm 50 x 40

Spirali, 1952 olio su tela, cm 100 x 80 54


55


Bisonte, 1954 polimaterico, cm 70 x 160

Totem, 1955 c. olio su masonite, cm 65 x 36 56


57


Totem, 1955 olio su tavola, cm 90 x 73


Totem, 1956 olio su tela, cm 80 x 60 59


60


Landscape, 1961 sughero e giornali, cm 60 x 70

Totem rosso, 1957 olio su tela, cm 80 x 65 61


Paesaggio con sole blu, 1962 amiantite e giornali su tavola, cm 70 x 93

Sole, 1962 tecnica mista legno e giornali, cm 131 x 105 62


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Ostensorio, 1962-63 sughero e amiantite, cm 200 x 200 64


Landscape, 1963 sughero e giornali, cm 200 x 200 65


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Mostro marino, 1964 giornale e amiantite, cm 153 x 154

Landscape, 1964 amiantite, sughero e giornali, cm 117 x 88 67


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Brooklyn bridge, 1966 amiantite, cm 80 x 97

Sole azzurro, 1965 amiantite, cm 65 x 45 69


Paesaggio solare, 1966 amiantite, cm 81 x 100

Tomorrow, omaggio ad Apollo 12, 1969 amiantite su tavola, cm 81 x 65 70


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Soleil, 1969 sughero su tavola, cm 38 x 46 72


Landscape, 1970 sughero su tavola, cm 26 x 41 73


Landscape, 1970 sughero e collage su tavola, cm 60 x 72 74


Landscape, 1971 sughero e collage su tavola, cm 46 x 55 75


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Sole, 1972 sughero e collage su tavola cm 38 x 46 77


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Apparati

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Roberto Crippa. La vita di Veronica Riva

Gaetano Crippa, detto Roberto, nasce a Monza il 17 maggio 1921 da Giuseppe e Giulia Macchi. È terzogenito dopo Alfredo e Guido e maggiore della sorella Amelia che diventerà lei stessa una buona artista conosciuta come Lia. L’intera famiglia si trasferisce a Milano quando Tani - così veniva chiamato affettuosamente dai parenti - è ancora molto piccolo. S’innamora di Elda Libero e appena ventenne, nel 1941, la sposa prima di partire per la Seconda Guerra Mondiale arruolato in Aereonautica. Come allievo pilota partecipa a numerose missioni belliche, ed è proprio in questo periodo che prorompe la passione per il volo accompagnandolo fino alla fine dei suoi giorni. In guerra le acrobazie aeree sono una necessità, non un diletto, e il giovane aviatore le deve Roberto Crippa nel 1922 praticare durante le incursioni per schivare e attaccare il nemico. Solo successivamente diventerà quello sport tanto amato che eserciterà tutti i giorni. Nel 1943 nasce il figlio Roberto, nome molto amato dall’artista che pochi anni dopo, quando inizierà la sua carriera di pittore, lo assumerà egli stesso affascinato dalla popolarità di omonimi attori hollywoodiani come Robert Mitchum e Robert Taylor. Tornato sano e salvo dal conflitto si stabilisce a Milano con la famiglia e nel 1944 inizia a frequentare l’Accademia di Brera dove tra i suoi insegnanti figurano Achille Funi, Aldo Carpi e Carlo Carrà. I primi dipinti figurativi che risentono ancora dell’influenza post-cubista risalgono al 1945, l’anno successivo vince il Premio Hayez, mentre nel 1947 consegue il diploma 81


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ed espone alla Galleria Bergamini di Milano con la sua prima mostra personale. È anche l’anno in cui, libero dell’esperienza accademica, con l’amico Gianni Dova - conosciuto nelle aule di Brera - sperimenta una pittura incentrata sul rapporto tra forma e spazio, uno studio che lo impegna quando inizia a dipingere le primissime Spirali. L’esigenza di sperimentare e trovare sempre nuove e personalissime forme espressive è e sarà caratteristica costante di Roberto Con la moglie Elda nel 1970 Crippa, esuberante, vitale, curioso del mondo, energico e mai stanco di provare nuove emozioni e nuove esperienze, in arte come nel volo. La carriera del giovane decolla a grande velocità tanto che nel 1948 oltre alle mostre personali è invitato a partecipare sia alla Biennale di Venezia che alla Triennale di Milano. L’esposizione veneziana, alla sua XXIVª edizione, è la prima dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’aria che si respira è quella tipica della voglia di ripartire da zero, di iniziare una nuova era anche in campo artistico. Queste sono occasioni importanti dove artisti di varie nazionalità hanno occasione di incontrarsi, conoscersi e confrontarsi. Per Crippa le partecipazioni a queste manifestazioni di arte contemporanea si susseguono intensamente e costantemente, tanto che dal 1948 al 1960 è presente a quattro Triennali di Milano (partecipando a quelle intermedie del 1951 e 1954) e nel 1960 ne vince la XIIIª edizione. Mentre alle Biennali veneziane sarà invitato a ben sei edizioni, e dal 1948 al 1968 non sarà presente solo Al ristorante La Bettolina, Alzaia Naviglio Grande a Milano con la moglie Elda e Cesare a quelle del 1960, 1962 e 1966. Nel 1955 Peverelli, 1953 partecipa inoltre alla prima edizione di 83


Documenta di Kassel, occasione che si rivela basilare per fare nuove conoscenze nel campo artistico internazionale. Non meno importanti sono le amicizie milanesi dove lui fa parte di quel nutrito gruppo di artisti che frequentano Brera e il Bar Giamaica tra cui i coetanei Cesare Peverelli, Gianni Dova, Enrico Baj nonché Aldo Bergolli e il maestro Lucio Fontana sono tra i suoi amici e colleghi più vicini. Tra la fine degli anni ’40 e i primi anni ’50 l’artista sviluppa parallelamente un’arte spazialista - con le famose Spirali - e un’arte più vicina all’astrattismo connotata da composizioni razionali e geometriche. Ma le Spirali, dapprima essenzialmente grafiche poi più ricche di materia e dai colori più accesi, e l’arte spaziale sono più congeniali al vulcanico Roberto che aderisce alla corrente firmandone tre manifesti: il 2 aprile 1950 appone il suo nome sotto la “Proposta di un regolamento del Movimento Spaziale” manifesto distribuito solo agli artisti aderenti al movimento e firmato oltre a Crippa da Lucio Fontana, Milena Milani, Giampiero Giani, Beniamino Joppolo e Carlo Cardazzo. Il 26 novembre 1951 firma il “Manifesto dell’Arte Spaziale” dopo una discussione svoltasi tra gli aderenti al gruppo presso la Galleria del Naviglio di Milano, allora “sede” del Movimento Spaziale. Altri firmatari sono: Fontana, Milani, Joppolo, Carozzi, Deluigi, Dova, Peverelli, Vianello, Morucchio, Ambrosini e Guidi. Il 17 maggio 1952 è la volta dell’adesione al “Manifesto del Movimento Spaziale per la televisione” con Ambrosini, Burri, Deluigi, De Toffoli, Dova, 84


Gianni Dova, Roberto Crippa e Aldo Bergolli

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Logo del Team Acrobatico Italiano disegnato da Roberto Crippa

Donati, Fontana, Carozzi, Guidi, Joppolo, La Regina, Milani, Morucchio, Peverelli, Tancredi e Vianello. Nel 1952 partecipa con Dova, Peverelli, Joppolo, Fontana e Deluigi alla prima mostra collettiva di artisti spaziali presso la Galleria del Naviglio. Così Roberto Crippa conquista nuovi spazi sia in arte che in cielo, e sicuramente le Spirali sono in qualche modo la rappresentazione dei volteggi che compie in volo e il volo è trasposto sulla tela grazie a quei vortici spiraliformi, quei viluppi che creano una nuova spazialità sul piano

Figurina di Crippa pubblicata nell’album Panini “Campioni dello sport 1970-1971” in qualità di rappresentante dell’aeronautica

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bidimensionale, come scrisse Guido Ballo: “[…] il groviglio si effettua nel gesto impetuoso e largo, caricandosi di energia, vitalismo da actionpainting.” Benchè sia rimasto sulla cresta dell’onda artistica per tre decenni, si può forse dire che gli anni ’50 sono stati Roberto Crippa Jr alla prima edizione del Trofeo di volo acrobatico, 1976 i più fervidi, i più appassionati ed entusiasti, complice la grande voglia di guardare avanti in modo “futurista” verso un nuovo mondo uscito dalla guerra. Roberto inizia dal 1951 a esporre in musei e gallerie praticamente in tutto il mondo, sia in mostre collettive che personali. Nel 1950 in qualità di professore di pittura e disegno dei mutilati dell’Istituto Don Gnocchi di Milano approda con i suoi allievi a New York e qui conosce Alexander Jolas che visti i suoi lavori gli propone una personale nella sua sede americana. Così l’anno successivo è di nuovo nella grande mela e nella prestigiosa galleria dove ha Sergio Dallan e Roberto Crippa Jr appoggiati allo Zlin, Bresso modo di incontrare 87


Roberto Crippa al comando di un Lockheed T-33

Max Ernst, Marcel Duchamp e di conoscere le opere di Jackson Pollock. È sempre a New York che Crippa incontra il surrealista Enrico Donati grazie al quale entrerà in contatto con altri artisti surrealisti: Victor Brauner, Wifredo Lam e Sebastian Matta. Complice la conoscenza dell’arte americana, verso la metà degli anni ’50 si assiste a un coerente passaggio che dalle Spirali lo porta a creare i primi Totem - ominidi dalle forme fantastiche, primordiali, surreali - che verso il 1955-56 produsse anche in forme scultoree di metallo. Mai stanco di sperimentare nuove strade espressive, sul finire degli anni ’50 compaiono le opere polimateriche e in rilievo dove utilizza diversi materiali come sughero, legno, cartone, carta di giornale assemblati tra loro in originalissimi collages. Di questi lavori ne compone anche quattro in collaborazione con Brauner e due con Fontana. Gli anni ’50 sono anche quelli in cui Crippa inizia a frequentare il vitalissimo cenacolo artistico e culturale dove in tantissimi approdano durante l’estate: Albisola, fucina creativa nei cui laboratori si mettono alla prova con la tecnica della ceramica artisti italiani e stranieri, e dove è tuttora visibile la Passeggiata degli Artisti con i suoi 800 metri 88


di pannelli decorati con tessere di mosaico da Fontana, Fabbri, Crippa, Lam, Luzzati, Rossello e molti altri. Durante questa frenetica e prosperosa carriera nel mondo dell’arte Roberto trova sempre tempo di dedicarsi a quella che è la più dirompente passione della sua vita: il volo. Parallela e altrettanto Con Stoklasa, pilota acrobatico cecoslovacco intensa scorre la sua carriera di pilota acrobatico. Nel 1956 consegue il brevetto di secondo grado e scampa alla sciagura di un primo incidente: all’aeroporto di Linate, allora sede dell’Aero Club di Milano, subito dopo il decollo il motore del suo velivolo si ferma improvvisamente e precipita da un’altezza di 50 metri, per fortuna Crippa esce indenne dai rottami. Nella sfera familiare il 1956 vede finire il matrimonio con Elda da cui però non si separerà mai legalmente restando sempre in buoni rapporti e continuando a seguire il figlio Roberto nell’educazione come nello sprone a un’intensa attività sportiva, tanto che a soli 17 anni gli farà conseguire il brevetto di pilota, ma non acrobatico. Siamo giunti agli anni ’60, l’artista - mai esausto di ricercare nuove forme espressive - crea le Amiantiti gli ultimi lavori che sono “perAppena sceso da un G91 dopo un volo acrobatico sonali trascrizioni del 89


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paesaggio dell’uomo dell’era spaziale” visioni cosmiche ove si possono scorgere soli, lune, oggetti che ricordano gli amati aerei, paesaggi primordiali dapprima dai colori sobri e quasi monocromi, successivamente connotate da una straodinaria vivacità cromatica e purezza formale. In veste di pilota, nel 1961 Roberto fonda il Gruppo Acrobatico dell’Aero Club di Milano che nel 1965 viene ampliato istituendo anche una scuola di acrobazia aerea dedicata all’aviatore Rinaldo Malaspina di cui Crippa sarà uno degli istruttori e dal 1970 ne sarà nominato presidente. L’artista crea anche un logo per la scuola: un tondo grigio in cui svetta la lettera A rossa e la figura stilizzata di Icaro. Il simbolo è ancora oggi utilizzato: quando un allievo ottiene il brevetto di pilota acrobatico gli viene conferita una spilla d’oro con questo emblema. Nel 1962 sopra i cieli di Bresso (nuova sede dell’Aero Club) è vittima di un altro incidente aereo questa volta molto serio. È al comando di un Bücker - un biplano acrobatico - quando si bloccano incomprensibilmente i comandi. A 300 metri di altitudine Crippa fortunatamente ha la prontezza di chiudere il tubo d’afflusso della

Luglio 1943

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benzina scongiurando un incendio, tenta quindi un atterraggio sui prati dell’aeroporto. Nell’impatto col suolo il motore rientra nella fusoliera e il pilota riporta fratture a entrambe le gambe che lo immobilizzeranno sulla sedia a rotelle per un anno intero. Ma non sarà questo a fermare l’uomo, il pilota, l’artista impetuoso. Continuano incessanti le mostre in Italia e all’estero e sono questi gli anni di intensa frequentazione della Galleria Cortina. Successivamente nel 1967, la sua grande notorietà porterà lo Stato della Rhodesia (l’attuale Zimbabwe nonché allora colonia britannica) a dedicargli un francobollo raffigurante una sua opera custodita al Museo di Salisbury. Viene invitato a rappresentare l’Italia ai campionati mondiali di Acrobazia Aerea che si tengono a Hullavington (GB) nel luglio 1970. Deve partire con Sergio Dallan, allora motorista dell’Aereo Club e successivamente famoso pilota acrobatico, ma purtroppo Roberto Crippa si trova impossibilitato a partecipare. È questo il periodo in cui la Panini pubblica un album di figurine dedicato ai “Campioni dello Sport”, Crippa vi

Con Gordon Cooper, astronauta americano, e Stoklasa, pilota acrobatico cecoslovacco

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figura con il suo giubbetto di pelle nella sezione dell’Aereonautica. L’anno successivo, il 1971, una grande mostra personale dell’artista è ospitata nella Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale di Milano. A presentarla è Guido Ballo, oltre ottanta sono le opere esposte. Pochi mesi dopo, quando la mostra è ancora in corso, a bordo di uno Zlin sta facendo una lezione di volo acrobatico con un allievo che sbaglia irrimediabilmente manovra, Roberto tenta di correggere la traiettoria del velivolo ma è troppo tardi. Per i due non c’è più scampo. Crippa muore il 19 marzo 1972 presso il campovolo di Bresso. Non aveva ancora compiuto 51 anni. In sua memoria, nel 1976 viene istituita una gara annuale tuttora in vigore e tra le più importanti dei circuiti del volo acrobatico in Italia: il Trofeo Roberto Crippa.

In aereo con il figlio Roberto Jr

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Mostre personali e retrospettive a cura di Serena Redaelli

1947 - Milano, Galleria Bergamini Bologna, Galleria Zanarini 1948 - Milano, Galleria San Fedele 1949 - Milano, Galleria San Fedele

1951, New York, Alexander Yolas Gallery

1950 - Milano, Galleria San Fedele 1951 - New York, Alexander Jolas Gallery 1952 - Firenze, Galleria d’Arte Contemporanea Venezia, Galleria del Cavallino New York, Alexander Jolas Gallery Milano, Galleria del Naviglio New York, Stable Gallery 1952, Milano, Galleria del Naviglio

1953 - New York, Hugo Art Gallery New York, Alexander Jolas Gallery Stoccolma, Galerie d’Art Latine 1954 - Milano, Galleria del Naviglio Venezia, Galleria del Cavallino 1955 - Venezia, Galleria del Cavallino Milano, Galleria del Naviglio Washington, Obelisk Gallery

1953, Milano, Galleria San Fedele

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1956 - Parigi, Galerie du Dragon Roma, Toninelli Arte Moderna Roma, Galleria Selecta Milano, Galleria del Naviglio 1957 - New York, Alexander Jolas Gallery Parigi, Galerie du Dragon 1958 - Milano, Galleria del Naviglio Venezia, Galleria del Cavallino Aarau, Galerie Bernard Milano, Galleria del Naviglio

1955, Milano, Galleria del Naviglio

1959 - Milano, Galleria del Naviglio Grenchen, Galerie Bernard New York, Alexander Jolas Gallery Bruxelles, Palais des Beaux-Arts Bruges, Concertgebouw Charleroi, Palais des Beaux-Arts 1960 - Leverkusen, Städtisches Museum Basel, Galerie d’Art Moderne Bruxelles, Galerie Smith New York, Alexander Jolas Gallery Newcastle upon Tyne, Stone Gallery Roma, Galleria Alibert

1956, Milano, Galleria del Naviglio

1961 - Milano, Galleria del Naviglio Venezia, Galleria del Cavallino Tokyo, Tokyo Gallery 1962 - New York, Alexander Jolas Gallery 100

1957, La rondine Charlot con disegni di Roberto Crippa


Londra, Gallery One Parigi, Galerie Le Point Cardinal Torino, Galleria Narciso Milano, Galleria Schwarz Milano, Toninelli Arte Moderna Milano, Galleria La Parete

1963 - Losanna, Galerie Alice Pauli Krefeld, Museum Haus Lange New York, Alexander Jolas Gallery Losanna, Galerie Alice Pauli

1957, Parigi, Galerie du Dragon

1964 - Ginevra, Galerie Alexander Jolas Milano, Galleria Schwarz Seregno, Galleria San Rocco 1965 - Dortmund, Museum am Ostwall Mannheim, Kunsthalle Nantes, Galerie Argos Genova, Galleria Carlevaro

1959, Estratto del volume 16 della Rivista Internazionale d’Arte Moderna Quadrum, Palais des Beaux-Arts de Bruxelles

1966 - Losanna, Galerie Alice Pauli Milano, Galleria del Naviglio Minneapolis, Daytons Milano, Galleria Blu New Jork, Alexander Jolas Gallery 1967 - Parigi, Galerie Alexander Jolas Torino, Galleria La Bussola Como, Galleria Il Salotto Ginevra, Galerie Alexander Jolas

1959, Milano, Galleria del Naviglio

101


1968, Milano, Galleria Cortina

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1968 - Roma, Galleria Jolas Galatea Madrid, Galeria Jolas Velasco Livorno, Galleria Giraldi Bergamo, Galleria Il Cosmo Milano, Galleria Cortina Verona, Galleria dello Scudo Ginevra, Galerie Zodiaque Modena, Galleria Tassoni Bruxelles, Palais des Beaux-Arts 1961, Milano, Galleria Schwarz

1969 - Roma, Galleria Sylvia Mannheim, Kunsthalle Lecco, Galleria Stefanoni Vicenza, Galleria Il Cenacolo Bruxelles, Palais des Beaux-Arts Brescia, Galleria Schreiber Roma, Galleria Alibert Milano, Galleria Cortina 1970 - Milano, Galleria Schettini Perugia, Galleria Cecchini Torino, Galleria Gissi Trieste, Galleria Torbandena Venezia, Palazzo delle Prigioni Napoli, Galleria Il Centro Livorno, Galleria Giraldi Trieste, Galleria Torbandena

1961, Milano, Galleria del Naviglio

1971 - New York, Alexander Jolas Gallery Bergamo, Galleria Bergamo Milano, Galleria Alexander Jolas Padova, Galleria Antenore 103

1961, Tokyo, Tokyo Gallery


1969, Milano, Galleria Cortina

1971, Monografia di Crippa edita dalla Galleria Cortina

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Milano, Palazzo Reale Milano, Galleria Cortina Milano, Centro d’Arte Roma, Galleria della Trinità

1972 - Mestre, Galleria S. Giorgio Catania, Galleria New Gallery Palermo, Galleria Trinacria Bergamo, Galleria Michelangelo Pordenone, Galleria Sagittaria Milano, Galleria Cortina Milano, Galleria Carini

1965, Dortmund, Museum am Ostwall

1973 - Torino, Galleria Pacedue Cesena, Galleria La Permanente Bologna, Galleria Nucleo Napoli, Centro d’Arte L’Approdo 1974 - Casale Monferrato, Sala d’Arte L’Aleramica Trieste, Galleria Torbandena

1965, Manheim, Kunsthalle

1975 - Milano, Galleria Interarte Bologna, Galleria Il Sagittario 1977 - Milano, Galleria Lusarte 1978 - Milano, Galleria Schettini Monza, Galleria Montrasio 1982 - Firenze, Galleria Michaud

1967, Roma, Galleria Alexander Jolas

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1985 - Milano, Galleria Morone 1986 - Milano, Galleria Annunciata Milano, Galleria Carini 1987 - San Remo, Galleria Beniamino 1988 - Milano, Studio Col di Lana 1990 - Firenze, Centro Tornabuoni Verona, Galleria Santegidio Tre Savona, Centro Culturale Santandrea Milano, Galleria Milenium Arte Contemporanea Milano, Galleria Carini Milano, Galleria Il Mappamondo Milano, Galleria Il Mercante

1968, Il gioco degli Astragali, di Yves Lecomte, illustrazioni di Roberto Crippa, Edizioni Moneta

1991 - Lugano, Overland Trust Bank 1993 - Monza, Galleria Montrasio 1970, Torino, Galleria Gissi

1994 - Bergamo, Galleria Bergamo 1997 - Milano, Cortina Arte 1999 - Monza, Serrone della Villa Reale Bergamo, Galleria Bergamo 2000 - Milano, Galleria Il Castello Milano, Banca Cesare Ponti 2001 - Torino, Galleria Biasutti&Biasutti Verona, Galleria Ghelfi

1971, Milano, Galleria Alexandre Jolas

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2002 - Bergamo, Galleria Bergamo 2004 - Milano, Galleria Morone 2005 - Milano, Galleria Poleschi Arte Bergamo, Galleria Bergamo 2006 - Livorno, Galleria Giraldi 1971, Milano, Palazzo Reale, Sala delle Cariatidi

2007 - Verona, Galleria Boxart Villa Poma, Galleria Allegretti 2008 - Bologna, Galleria DiPaoloArte 2009 - Seregno, Galleria Civica Ezio Mariani Milano, Galleria Movimento Arte Contemporanea Torino, Galleria Berman 2011 - Firenze, Galleria SanGallo Art Station Bologna, Galleria DiPaoloArte CantĂš, Museo del Legno e Showroom Riva 1920

1973, Cesena, Galleria La Permanente

2012 - Arezzo, Sala S. Ignazio Contemporary Art 2014 - Milano, Galleria Arte 92 Milano, SocietĂ per le Belle Arti ed Esposizione Permanente 2015 - Milano, Cortina Arte

1986, Milano, Galleria Carini

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Collana Cortina Arte Edizioni

1 Emilio Tadini - 1967-1973 (esaurito) 2 Roberto Crippa (esaurito) 3 Sandro Martini (esaurito) 4 Meloniski da Villacidro (esaurito) 5 Marcello Dudovich (esaurito) 6 Alessandro Savelli (esaurito) 7 Eugenio Carmi (esaurito) 8 Giancarlo Cazzaniga - Jazz men (esaurito) 9 Gaetano Fracassio (esaurito) 10 La Galleria Cortina, 40 anni (esaurito) 11 Aldo Cortina (esaurito) 12 Franco Rognoni (esaurito) 13 Aldo Carpi (esaurito) 14 Gabriele Poli (esaurito) 15 Il disegno italiano del ‘900 (esaurito) 16 Giancarlo Cerri (esaurito) 17 Carlo Ferreri (esaurito) 18 Marcello Dudovich 19 Giovanni Cerri 20 Giuseppe Guerreschi 21 Giancarlo Cerri (esaurito) 22 Giuseppe Banchieri (esaurito) 23 Flora Bravin 24 Luciano Minguzzi 25 Giancarlo Cazzaniga - Cieli (esaurito) 26 Asco (Franco Atscho) 27 Dadamaino - Antologica 28 Henri Chopin 29 Emilio Tadini - 1958-1966 30 Claudio Onorato 31 Oki Izumi (esaurito) 32 Maria Mulas 33 Giovanni Cerri 34 Maria Papa - Un destino europeo 35 Ester Negretti (esaurito) 36 Gabriele Poli (Parigi) (esaurito) 37 Karel-Zlin 38 Dadamaino - Gli anni ’50 e ’60 (esaurito)

39 Antonella Gerbi (esaurito) 40/1 Rosanna Forino (Milano) 40/2 Rosanna Forino (Parigi) 41 Carlo Ferreri (esaurito) 42 Lanfranco (Parigi-Milano) 43 Karel-Zlin (Parigi-Milano) (esaurito) 44 Clemens Weiss (esaurito) 45 Frédéric Léglise 46 Fuelpump (Fabio Valenti) 47 Giancarlo Cazzaniga - Naturalia (Parigi) 48 Maria Papa - La materia nell’anima 49 Dadamaino - Gli anni ‘70 50/1 Lorenzo Pietrogrande (Berlino) (esaurito) 50/2 Birgit Borggrebe (esaurito) 51 Agenore Fabbri 52 Giuseppe De Luigi 53 Eugenio Carmi (Parigi) 54 Sandro Sanna 55 Giovanni Cerri (Parigi) 56 Iler Melioli 57 Maurice Henry (Parigi-Milano) 58 50 e oltre, la Galleria Cortina 1962-2013 59 Aurelio Gravina (Berlino) (esaurito) 60 Apollonio, Dadamaino, Morandini, Tornquist 61 Brigitta Loch (esaurito) 62 Dario Zaffaroni 63 Ariel Soulé 64 Antonio Mignozzi (Parigi-Milano) 65 Dadamaino - Gli anni ’80 e ‘90 66 Chiara Smirne (Berlino) 67 Michaele Brull, Rinetta Klinger, Ulrike Stolte 68 Patriarca 69 Clemen Parrocchetti 70 Dadamaino, Maria Papa (Parigi) 71 Roberto Crippa

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Questo catatlogo è stato stampato in numero di 800 copie

Finito di stampare nel mese di febbraio 2015 presso la litografia Li.Ze.A. in Acqui Terme (AL) © Copyright - tutti i diritti riservati PRINTED IN ITALY 2015 Li.Ze.A. - Acqui Terme

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ISBN: 9788896630464


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