LENCI
Lo stILE ItaLIaNo NELLa CEramICa G L I a rt I s t I E G L I E p I G o N I
LENCI
LO STILE ITALIANO NELLA CERAMICA G L I A RT I S T I E G L I E P I G O N I
CASTELLO MEDIEVALE - MONASTERO BORMIDA (AT) 23
MAGGIO
- 25
OTTOBRE
2015
Con il contributo:
Comune di Monastero Bormida
Con il patrocinio:
Organizzazione mostra:
Progetto e allestimento a cura di: Walter Battisti, Carla Bracco, Monica Bruzzo, Ilaria Cagno, Piero Castellano, Luigi Gallareto, Giuseppe Sarzana, Lorenzo Zunino Progetto catalogo: Walter Battisti, Carla Bracco, Piero Castellano, Lorenzo Zunino Progetto grafico mostra e catalogo: Ilaria Cagno Edizione catalogo: Li.Ze.A. arte edizioni, Acqui Terme (AL) Apparati didattici: Carla Bracco, Monica Bruzzo, Lorenzo Zunino Realizzazione materiali scientifici e pubblicitari: Litografia Li.Ze.A. Acqui Terme (AL), Pubblicitalia, Savona Partner assicurativo: GENERALI ITALIA SPA Agenzia Principale di Acqui Terme (AL)
Supporti espositivi: Bussetti & Mazza s.r.l., Alessandria; La bottega del mobile di Pier Paolo Merlo, Terzo (AL); Noi di Cartesio, Bistagno (AL), C.A.M.E. Srl.s., Terzo (AL), Checcucci Restauri - Restauri Ceramiche di Barbara Checcucci, Albisola Superiore (SV) Crediti Fotografici: Archivio Associazione Lino Berzoini, Archivio Castellano - Battisti, Archivio Bauchiero - Monti, Archivio Taverna - De Caria Realizzazione e gestione sito web (www.arteneidintorni.it): Callidus Pro di Cristian Fassi, Monica Bruzzo, Giuseppe Sarzana Ringraziamenti: Allegra Alecevic, Paola Battaglino, Caterina Bauchiero Monti, Marisa e Mauro Cardone, Paolo Ciangherotti, Francesco De Caria, Emilio Filippi, Galleria del Ponte-Torino, Chiara Lanzi, Ugo Morino, Marisa Odetto, Elisabetta Perrone, Ilde e Giorgio Porto, Claudia Romano, Pietro Scarrone, Miriana Stanga, Donatella Taverna, Stefano Testa, Enzo e Massimiliano Venosta, Sasikan Tippakson, Roberto Garbarino, Adriano Parone, Luigi Cresta, Gianfranco Cagno Un ringraziamento particolare per la generositĂ , la passione e la competenza a Walter Battisti e Piero Castellano
LENCI LO STILE ITALIANO NELLA CERAMICA G LI ARTISTI E GLI EPIGONI
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Le ceramiche Lenci rievocano soprattutto figure femminili eleganti e slanciate, che ormai fanno parte dell’immaginario collettivo. Pochi sanno che quest’avventura artistica e imprenditoriale, che tanto successo ha riscosso in Italia e nel mondo, nasce proprio a Torino e qui si sviluppa, grazie a una tradizione artigiana che ha solide basi nella nostra regione. È dunque encomiabile l’iniziativa dell’associazione culturale Museo del Monastero di Monastero Bormida e dell’associazione Lino Berzoini Centro per lo studio e la promozione dell’arte di Savona di dedicare una mostra a questi capolavori, non solo per riproporli all’attenzione del pubblico, ma anche per ricordarne le origini e per ripercorrerne la storia. Felice anche l’idea di dedicare spazio nell’ambito dell’esposizione a coloro che nel corso degli anni hanno imitato lo stile “Lenci”, a dimostrazione del successo che quest’ultimo ha riscosso nel tempo. Interessante infine la scelta di mostrare non solo le opere finite, ma anche il procedimento che ha portato alla loro realizzazione, aspetto che consentirà ancora di più di apprezzare l’abilità e il talento di artisti e maestri artigiani. Il Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino
In occasione di EXPO 2015 Torino e il Piemonte hanno costruito un programma di appuntamenti di grande livello per attrarre sul nostro territorio nuovo interesse culturale e turistico. Questo ambizioso lavoro è stato costruito con il brillante apporto di tante realtà private e di numerosi cittadini che hanno voluto collaborare con le istituzioni per scommettere sul nostro futuro con rinnovata fiducia e passione. In questo contesto di grande fermento si colloca la straordinaria mostra “Lenci. Lo stile italiano nella ceramica. Gli artisti e gli epigoni” che, grazie al valore di una esposizione imperdibile per interesse storico e per il fascino delle produzioni artistiche, testimonia ulteriormente l’impegno del Museo del Monastero. La mostra che certamente rappresenta un’occasione importante per i piemontesi e i numerosi turisti che certamente la visiteranno, rappresenta l’occasione per dare il giusto tributo alla Manifattura Lenci di Torino che nel Novecento diede nuovo impulso alla lavorazione della ceramica e soprattutto all’arte italiana nel mondo. Colgo quindi l’occasione per ringraziare il Museo e quanti con la propria dedizione rendono possibile questo appuntamento rilevante per continuare a far crescere la cultura e l’amore per la bellezza del nostro territorio.
L'Assessore alla Cultura, Turismo e Promozione della Città di Torino Maurizio Braccialarghe
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Plaudo all’iniziativa dell’Associazione culturale “Museo del Monastero”, che, in occasione di Expo 2015, vetrina per il mondo, mira a valorizzare l’eccellenza tutta italiana della manifattura Lenci, storico marchio di ceramiche torinesi. Nella stupenda cornice del castello medievale di Monastero Bormida, la mostra “Lenci. Lo stile italiano nella ceramica. Gli artisti e gli epigoni” sarà occasione di ammirazione per il gusto e la perizia di tanti maestri della ceramica e della decorazione. Non posso che ringraziare l’Associazione per l’opera infaticabile di promozione della cultura, dell’arte e del gusto italiano per la bellezza, augurando di cuore un amplissimo riscontro di pubblico e l’ apprezzamento più che meritato.
Il Presidente della Provincia di Asti Marco Gabusi
Con la mostra dedicata alle ceramiche Lenci, celebri in tutto il mondo da almeno un secolo, il territorio astigiano di Monastero Bormida, strettamente confinante con quello alessandrino acquista maggior attrattività e fascino. Il brand Monferrato che unisce entrambe le anime piemontesi riconosciute da Unesco Patrimonio dell’Umanità pochi mesi orsono, sicuramente ne gioverà. Sono quindi orgogliosa di patrocinare l’evento e augurare un grande successo, soprattutto in un un momento particolare come questo, collegato all’Esposizione Universale di Milano.
Il Presidente della Provincia di Alessandria Rita Rossa
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Uno scorcio del Castello medievale di Monastero Bormida, sede espositiva della mostra
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C’era una volta un castello, con una storia antica fatta di monaci, marchesi, popolani e mercanti. Un castello che nel corso dei secoli ha stratificato i segni della storia, gli stili dell’arte, le destinazioni d’uso in una armonica mescolanza di stanze, di torri, di cantine suggestive e di spaziosi saloni. Era un ambiente che presentava evidenti i segni del tempo senza tuttavia aver perso il suo fascino, una serie di spazi tutti da reinventare, un fantastico contenitore da riqualificare e da riempire di contenuti. C’era una volta un castello e c’è ancora, anzi, quello che alcuni anni fa sembrava un sogno oggi è una bella realtà vivace e dinamica, che il Comune di Monastero Bormida, dopo aver intrapreso per un decennio una serie di importanti interventi di restauro e recupero architettonico, è riuscito a far vivere grazie alla scelta di ambientarvi eventi culturali di grande rilievo. Proprio l’idea di dedicare il percorso dei camminamenti sottotetto ad area espositiva, grazie all’aiuto e alla cooperazione tra enti pubblici, fondazioni bancarie, associazioni di volontariato e professionisti del settore, ha dimostrato che anche in un territorio montano e marginale si può “creare cultura” a livelli alti, riuscendo a far sì che la qualità delle scelte e delle soluzioni adottate non confligga ma anzi si perfezioni con un apporto di energia, di vitalità, di idee date dalle forze vitali del volontariato locale. Due erano infatti i pericoli della scelta di impegnare risorse ed energie nei progetti delle grandi mostre d’arte al castello di Monastero Bormida. Il primo era quello di calare dall’alto eventi di particolare rilevanza ma in qualche modo staccati dal contesto della comunità locale, il secondo, viceversa, quello di far seguire l’entusiasmo iniziale dalla incapacità di trasformare le pur valide idee in progetti duraturi, di non riuscire cioè a raggiungere quella continuità nella qualità che rappresenta il più sicuro ed efficare metodo di verifica delle buone scelte e delle buone prassi. Ebbene, oggi, con la terza edizione dell’ormai consolidato appuntamento con la mostra annuale e dopo i successi di critica e di pubblico delle due edizioni precedenti, dedicate a Eso Peluzzi e il suo tempo (2013) e a Il Monferrato: 500 anni di arte (2014), si può dire che questi pericoli siano scongiurati. La sinergia paritaria tra la competenza di esperti del settore e la volontà di tante persone, associazioni, studenti si conferma l’arma vincente per progetti culturali condivisi e vissuti. L’aver raggiunto poi, nonostante i tempi di crisi economica e la inevitabile riduzione delle risorse destinate alla cultura, il terzo anno consecutivo di questa iniziativa, rappresenta il segnale di una continuità che diventa piacevole “abitudine” alla cultura, all’arte, alla valorizzazione territoriale. A ciò si aggiunga l’opportunità di inserirsi in circuiti di promozione di livello nazionale e non solo, dall’Expo 2015 ai territori Patrimoni dell’Unesco, dal progetto europeo Leonardo al circuito piemontese dei Musei. In tutto questo, nel nostro piccolo, abbiamo creduto e crediamo fermamente. Ecco alcuni dei tanti buoni motivi per non lasciarsi scappare l’occasione di una visita al castello di Monastero Bormida per la mostra Lenci, lo stile italiano della ceramica. Gli artisti e gli epigoni, che dal 23 maggio a fine ottobre occupa gli antichi saloni sapientemente restaurati e organizzati in un percorso che comprende anche la visita dell’intero castello, nonché occasioni per itinerari d’arte nel territorio, convegni e conferenze di approfondimento, concerti ed eventi musicali, teatrali, enogastronomici. La scelta del tema della mostra consente di abbracciare l’intero panorama dell’arte piemontese e ligure del XX secolo, di scoprire vicende, storie e legami tra persone che nel nome della ceramica artistica hanno veramente anticipato e influenzato il gusto, la tendenza, la moda a livello internazionale. Portare queste opere e queste storie nel castello di Monastero significa anche non rassegnarsi ad essere sempre e soltanto la “periferia” di altri mondi, di altre vicende, vuol dire credere che la qualità del vivere e il piacere della cultura non devono essere appannaggio di poche privilegiate “oasi” in mezzo al deserto del progressivo abbandono delle aree montane e marginali, ma occasione per sviluppare intelligennti e sinergiche reti di valorizzazione territoriale a tutti i livelli.
L’Amministrazione comunale di Monastero Bormida
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Il negozio Lenci a Torino, aperto nel 1925, come si presenta oggi
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Con particolare orgoglio abbiamo aderito a contribuire e collaborare all’allestimento di questa mostra. Ci fa piacere condividere alcune opere delle nostre collezioni renderle accessibili al grande pubblico affinché possa gioirne e apprezzarle. Questi oggetti d’arte che con passione, ricerca e sacrifici abbiamo raccolto in circa 30 anni, non per accumularle, ma per conservarle, salvaguardarle, catalogarle e farne strumento di studio. Non solo le ceramiche, ma anche tutto ciò che possa testimoniare con materiale cartaceo: libri-cataloghi di mostre-pubblicazioni d’epoca che ne hanno parlato e pubblicizzato. Sicuramente sono state molto decorative, hanno arredato e fatto bella mostra di se soggiornando nei salotti delle nostre nonne, gradite un tempo poiché erano di moda. Negli anni 70/80 son diventate obsolete, vengono messe nei bauli e accantonate nelle cantine, a volte rotte e buttate via. Ritornano in auge suscitando nuovamente interesse, grazie alla collaborazione dei collezionisti, viene pubblicato un primo catalogo e poi successivamente allestite delle mostre. In occasione di EXPO MILANO 2015, evento mondiale, non potevano mancare queste eccellenze delle industrie italiane ambite ed esportate già dagli anni venti del ‘900 in tutto il mondo. Si sono proprio loro le manifatture delle arti decorative ceramiche nate a Torino nei primi cinquant’anni del novecento.Il marchio più noto fra tutti è la capostipite Lenci fondata nel 1919 dai coniugi Enrico ed Elen König Scavini, producendo le prime bambole di panno. Nel 1928 inizia la manifattura delle ceramiche avvalendosi della collaborazione di numerosi artisti, che hanno contribuito alla realizzazione di vari modelli che spaziano dai soggetti popolari, animalisti, religiosi, personaggi di fantasia, bambini, vasi futuristi, ma anche ironiche signorine alla moda create dalla stessa signora Lenci. E negli anni trenta che nascono le manifatture “Minori”. Vengono fondate svariate piccole e medie industrie: “GLI EPIGONI o SECESSIONISTI”. Nel 1934 nasce la “Bottega Artigiana ESSEVI” di Sandro Vacchetti, già direttore artistico presso la Lenci. È nostro desiderio raccogliere e documentare, nel limite delle nostre possibilità, la produzione di questa azienda che ammonta a circa 800 modelli. In realtà sono poco più della metà in quanto alcuni di questi, con delle varianti: nude o vestite - con copricapi o senza - decoro o dimensioni - venivano catalogate e denominate diversamente. L’idea di una mostra permanente l’abbiamo maturata allestendo delle mostre in collaborazione di altri nostri amici collezionisti (BACACENESA). Grazie Gino, sei sempre presente con il tuo entusiasmo, ci è gradito dedicare a te la nostra collaborazione. Inizialmente per gioco, poi, con passione, visto l ‘entusiasmo del pubblico. Spesso eravamo presenti sul luogo per spiegare, illustrare, raccontare le opere esposte, le manifatture, gli artisti che le hanno realizzate. Per qualcuno erano ricordi d’infanzia o regali di nozze. Altri ricordavano di aver visto quella ceramica in casa della nonna o di averle ereditate e poi andate rotte in un trasloco. Al momento di salutarci, e ringraziarci, nei loro occhi traspariva gioia per aver visto e conosciuto delle cose così “graziose e belle”. Lenci per molti era stato solo sinonimo di panno. Ci siamo resi conto che queste opere d’arte sono patrimonio comune e non ci appartengono completamente, al momento ne siamo solo i custodi. È nostro desiderio, come molte collezioni del passato, che anche queste, prezioso documento storico per la città di Torino, possano trovare una giusta collocazione e costruire il nucleo originario alla realizzazione di un progetto museale in una sede definitiva. Abbiamo bussato alle porte di vari musei, parlato con assessori - cultura - belle arti, ma a Torino per loro c’è spazio solo all’interno di casse in qualche magazzino. Questa per noi è occasione per lanciare un urlo affinché qualche ente possa prendere a cuore questo progetto. Noi ci siamo e ci sono anche le signorine delle signora Lenci, ritornate a Torino, luogo dove sono nate. Nonostante la venerabile età, sono ancora alla moda per sfilare e farsi ammirare nelle vetrine festeggiando il centenario di questa capostipite manifattura. Vogliamo ancora cogliere l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno contribuito ad arricchire la nostra raccolta. Walter Battisti e Piero Castellano
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LENCI. L O LE PREMESSE
STILE ITALIANO NELLA CERAMICA .
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ARSTISTI E GLI EPIGONI
LA CERAMICA ARTISTICA
Gio Ponti - Vaso con fiori di loto
Ceramiche Poggi - Quaglino Albisola Vaso con pesci Esposizione Internazionale d’Arte Moderna Torino, 1902 - II premio
Il cammino della ceramica artistica parte da lontano e se è vero che la storia dell’arte si può leggere attraverso i secoli con la produzione e la decorazione dell’ “arte sottile”, ancora con maggiore evidenza avviene nel Novecento. La prima Grande Esposizione Universale di Londra del 1851 getta le basi della produzione in serie anche se non ancora di massa, creando una certa dicotomia tra il progetto dell’artista, pezzo unico e di pregio e la riproduzione industriale anche se con modalità sempre artigianali. Il senso della supremazia dell’artista e della sua originale composizione, perdura anche negli anni del Novecento inoltrato, dove gli artisti ormai scultori in carriera o affermati, in qualche modo rivendicano il loro status di “protagonisti” e ricordano, quasi con una punta di fastidio, il loro intervento nelle varie manifatture dove hanno operato inizialmente. Partecipazione dettata più da esigenze contingenti che da alto senso artistico. Dopo l’esperienza dell’Arts and Crafts inglese in cui le due posizioni si incontrano e la serie di esposizioni della seconda metà del secolo, l’Esposizione Universale di Parigi del 1900, con l’esplosione planetaria del fenomeno dell’Art Nouveau, conduce i vari interpreti a fare coincidere da una parte il gesto artistico e la riproduzione e diffusione in serie dell’opera, e dell’altra parte le tradizioni nazionali e locali, con un comune senso stilistico moderno ed immediatamente riconoscibile universalmente. Nel 1902 a Torino si svolge la prima Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna, manifestazione che costituisce il primo e vero esame per l’arte nazionale al cospetto di quella europea. A trionfare, tra le altre, sono due manifatture diverse la Richard Ginori di Milano e Doccia e l’Arte della Ceramica di Firenze che proprio dal 1902 assume la denominazione di Ceramica Fontebuoni. Il protagonista assoluto è Galileo Chini, direttore artistico della manifattura fiorentina che inventa capolavori in ceramica in cui motivi floreali, figure femminili, pavoni ed elementi fitomorfi campeggiano in grandi vasi e piatti da parata, mostrando la sua attenzione per la figurazione giapponese, la pittura preraffaelita e le istanze simboliste di fine secolo. Per quanto riguarda la Richard sul finire dell’Ottocento accanto allo stabilimento di San Cristoforo a Milano avviato nel 1873 da Augusto Richard si inserisce dal 1896 la Fabbrica di porcellana e maiolica di Doccia fondata dal marchese Ginori nel 1875 ed in rapida successione nel 1897 le Ceramiche Musso di Mondovì e la fabbrica francese di gres Revol di Vado Ligure. Nella esposizione di Torino del 1902 la Richard-Ginori diretta da Luigi Tazzini presenta porcellane bianche, ispirate al tema della figura femminile danzante e
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provocante, elaborazioni da prototipi degli scultori simbolisti Leonardo Bistolfi ed Edoardo Rubino. Le figure rilevanti all’inizio degli anni Venti sono Gio Ponti per la Richard Ginori a partire dal 1922, Guido Andloviz direttore della fabbrica di Laveno già attiva dal 1883, Francesco Nonni e Pietro Melandri impegnati nelle fornaci di Faenza. Essi sono i maggiori interpreti della declinazione italiana dell’Art Decò che si basa su di un linguaggio stilistico originale e variegato desunto dall’orientalismo, dal gusto archeologico per la cultura classica, dalla Secessione viennese. Nonostante la produzione seriale, la qualità produttiva e l’eleganza decorativa sono assicurate e decretano un successo critico e commerciale che perdura ancora oggi.
L’ART DECÒ L’arte tra le due guerre procede tra due stati mentali contrastanti: l’esaltazione di tutto quanto è moderno e rende la vita felice ed agevole, di fatto per alcuni ed in apparenza per tutti, ed il terrore di perdere la prosperità acquisita e ritornare indietro alle difficoltà del passato non del tutto dimenticate, retaggio del secolo appena concluso. La crisi del 1929 accentua questi due aspetti e l’arte si erge quale strumento per esorcizzare la depressione economica e di conseguenza anche quella spirituale dell’individuo. I colori si fanno brillanti e ricchi di contrasti. L’oro, l’argento, i legni pregiati, i tessuti preziosi e traslucidi, costituiscono gli elementi decorativi di base. Senza arrivare all’oblio della storia, il moderno coagula tutto quanto non è passato allontanandosi dalle convenzioni accademiche e riprendendo direttamente la carica positivista e simbolista dell’Art Nuoveau, alla ricerca di un linguaggio nuovo che comunque filtra la tradizione più lontana nello spazio, come l’espressione grafica giapponese ed orientale, o nel tempo come quella egizia, fino a rielaborare la radice culturale propria greca e romana in una sorta di neo-classicismo. L’Art Decò fa sue tutte queste istanze continuamente in bilico tra la fiducia per la tecnologia e la disperazione consapevole per la precarietà della vita umana, in lotta perenne tra gioia e follia. All’Art Decò si avvicinano tutti i tipi di arte e di espressioni figurative, dal cinema al teatro, dal ballo alla musica, dalla moda all’oreficeria, dalla pubblicità alla ceramica e naturalmente alla pittura, costituendo la base per le Avanguardie Artistiche tra gli anni Venti e gli anni Trenta in un intreccio tra Post-cubismo, Costruttivismo, Surrealismo e Secondo Futurismo. L’esordio ufficiale dell’Art Decò è l’Exposition Internationale des Arts Decoratifs et Industriels Modernes de Paris del 1925.
GLI ANNI VENTI Con la Lenci a Torino avviene quello che grosso modo negli stessi anni si verifica anche in altri luoghi in cui si produce ceramica ed in cui la tradizione figulina è presente storicamente. Ad Albisola, per esempio, dal 1920 in poi nascono una serie di manifatture che faranno la storia della ceramica del Novecento e che mettono a frutto l’esperienza di alcune fornaci che le hanno precedute tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX come la Nicolò Poggi (Poggi e Quaglino), la Giovanni Piccone ed infine la Mazzotti 1903. Il tentativo, perfettamente riuscito, è quello di produrre ceramica artistica che abbia alle spalle il disegno progettuale di un artista vero e proprio ed in laboratorio la sapienza artigianale del mastro ceramista che provveda alla realizzazione del calco in gesso, alla formatura dell’opera, alle varie fasi della cottura e della decorazione maiolicata. La produzione ceramica si diversifica e molte fornaci trascurano la produzione in serie di piatti, tazze e vassoi per tentare una via creativa più ricca di soddisfazioni artistiche ed anche economiche. L’opera ceramica finalmente è una opera d’arte fine a se stessa e come tale viene influenzata dalle correnti artistiche e culturali dell’epoca, subisce la contaminazione di altri generi, l’artista modella come uno sculture e decora come un pittore.
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A costituire le basi comuni per una esperienza ceramica artistica, le tecniche, i colori, i gusti e le tendenze, contribuiscono in maniera determinante le esposizioni delle arti decorative che a qualche anno dalla fine della Grande Guerra esprimono il meglio della produzione corrente. Gli eventi, organizzati con imponente dispiego di mezzi finanziari e con grande enfasi da parte del regime fascista, offrono alle varie regioni la possibilità di mostrare il meglio della loro produzione artistica. Gli artisti, i ceramisti, gli artigiani di bottega, nelle varie occasioni d’incontro hanno la possibilità di osservare la produzione altrui, scambiarsi informazioni tecniche e costruire quella sapienza condivisa che oggi si definerebbe know-how, che genera in prospettiva il gusto, la moda e quindi lo stile artistico. L’Art Decò sorto dall’esaurimento del Liberty, costituisce la corrente artistica di riferimento a cui si accostano gli altri movimenti risanati dal Ritorno all’Ordine post bellico, tra uno sguardo intenso rivolto al mondo classico e quello più pregno rivolto alle correnti artistiche di inizio secolo. Nel 1923 esordisce l’Esposizione Biennale Internazionale di Arti Decorative di Monza che a cadenza biennale, in alternanza con le Biennali d’Arte Figurativa di Venezia, rappresenta il primo esempio del genere nell’Europa del dopoguerra. Dal 1930 l’esposizione diventa Triennale e dalla edizione successiva, la V, si trasferisce a Milano. La Biennale di Monza del 1923, del 1925 e del 1927, con l’Esposizione Internazionale delle Arti Decorative di Parigi del 1925, da cui matura il Decò, sono tappe fondamentali nel processo di affermazione e di internazionalizzazione della ceramica d’arte. Nello stesso periodo contribuiscono all’operazione anche una miriade di eventi a carattere locale o regionale e l’attività illuminata di alcuni grandi artisti.
MARCELLO DUDOVICH (TRIESTE 1878 - MILANO 1962)
Marcello Dudovich - Pubblicità Martini manifesto pubblicitario, cm 100x70
Inventore tra gli altri della moderna cartellonistica pubblicitaria italiana giunge a Torino già nel 1902 in occasione dell’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa e Moderna, presentando il manifesto dal titolo Fisso l’idea. Dal 1904 collabora con la rivista d’arti e lettere Novissima considerata l’organo ufficiale del nuovo stile Liberty in cui collaborano i maggiori artisti dell’epoca come Ferruccio Faruffi, Luigi Bompard, Felice Casorati, Giacomo Balla e Gaetano Previati. Nel 1913 esegue uno dei manifesti più famosi della sua carriera per la azienda di cappelli alessandrina Borsalino, che lo consacra ai vertici della grafica pubblicitaria nazionale e non solo. Anche se partecipa fuori concorso vince l’assegnazione del premio per la realizzazione della pubblicità del cappello “Zenit” Arriva nuovamente a Torino nel 1917 dove lavora sia in campo cinematografico realizzando un numero imprecisato di manifesti per film, sia in campo editoriale per l’editore Polenghi. Con l’amico Achille Luciano Mauzan lavora per la Ricordi Officine e quindi per l’industria cinematografica torinese ed in particolare la Cleo Films e la Felsina Films. A Torino collabora come grafico disegnatore ai fascicoli antiaustriaci “Gli uni ….e gli altri” (1915) di G. Antona Traversi, alla rivista “Il Pasquino” e a “Satana
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Beffa” (1919) ed infine ad “Illustrazione italiana” (1922). Nella stagione torinese la collaborazione con la Lenci si perfeziona con la realizzazione dei disegni delle bambole a stretto contatto con la titolare Helen Konig Scavini. I modelli inventati da Dudovich saranno ripresi anche anni dopo da Helen per la realizzazione dei propri modelli di ceramica.
MANLIO TRUCCO (GENOVA 1884 - 1974)
Manlio Trucco - Vaso Fiori (1925c.) ceramica decorata, h cm 55
A dimostrazione della felice congiuntura artistica Trucco giunge a Parigi nel 1910 grazie all’antica amicizia e frequentazione genovese con i fratelli Cominetti. Al suo ritorno a Genova nel 1916, porta con sé l’esperienza degli anni al lavoro come disegnatore di tessuti presso la Casa di moda parigina di Paul Poiret e l’annesso Atelier Martine in cui gli splendidi decori Liberty rappresentano a pieno il gusto dell’epoca. Prima con La Casa dell’Arte di Albisola e successivamente con La Fenice, fondata insieme a Cornelio Geranzani nel 1922, Manlio Trucco non fatica ad adattare i motivi Liberty tratti dai decori dei tessuti, carte da parati e mobili, dell’atelier parigino, ai decori delle maioliche della tradizione precorrendo fatalmente quello che sarebbe stata l’Art Decò e lo stile “Albisola 1925” o Novecento, in una esplosione di invenzioni di varia ed ulteriore ascendenza.
GOLIA (EUGENIO COLMO) (TORINO 1885 - 1967)
Golia (Eugenio Colmo) - La danzatrice (1927) ceramica decorata sopravetrina, d. cm 31,7 (particolare)
Negli stessi anni, dal 1922 in poi, Eugenio Colmo detto “Golia” arriva alla concezione ed alla produzione di raffinate ceramiche sempre derivando la tecnica decorativa dalle arti applicate e precisamente dalla grafica per libri, riviste e materiali pubblicitari o dalla progettazione per raffinati tessuti realizzati a piccolo punto in un laboratorio che aveva aperto con la prima moglie già alcuni anni prima del 1920. Golia si innamora degli effetti squillanti e puri dei decori sulla maiolica, lavora su di un supporto ceramico già esistente e su cui interviene con una stesura pittorica ed una cottura al piccolo fuoco con un forno modesto a muffola che aveva imparato ad utilizzare di persona. La stesura dell’oro e dell’argento viene data successivamente a freddo, sopravetrina, creando di fatto dei pezzi unici che infatti vengono firmati e numerati in progressione. L’effetto grafico e cromatico ed il senso decorativo definitivo è formidabile e concentra l’epilogo dello stile Liberty con quello che si può già definire Art Decò. Non a caso Golia ottiene un grande successo nell’Esposizione Internazionale di Parigi del 1925 ed ancora prima nella edizione del 1923 della Biennale di Monza. L’abilità grafica di Golia non poteva evitare di attirare l’attenzione di Helen Konig Scavini alle prese, prima del ‘20, con i disegni ed i progetti delle prime bambole in panno. Successivamente intorno al 1930, Golia è autore del disegno preparatorio di una ceramica La Dea Kalì poi eseguita da Abele Jacopi.
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ARTURO MARTINI (TREVISO 1889 - MILANO 1947) L’esperienza giovanile misconosciuta di Martini come ceramista nella sua Treviso, l’adesione a Valori Plastici e alla rivisitazione dell’antico ed allo studio della semplificazione arcaica della massa e la contemporanea attenzione “archeologica” alla produzione etrusca con le forme semplici e levigate, in qualche modo, giungono al pieno compimento con le ceramiche realizzate per la Fenice di Albisola nel 1927 e successivamente nel biennio 1929/30 per la ILCA di Nervi di Labò. Nel novembre del 1927 si svolge alla Galleria Pesaro di Lino Pesaro a Milano, la stessa in cui avverrà nel dicembre del 1929 il battesimo del fuoco delle ceramiche Lenci, l’esposizione di ventiquattro ceramiche realizzate da Arturo Martini per il marchio Savona Nuova di Labò. Le terrecotte e le maioliche conseguenti sono sculture in miniatura che spesso hanno maggiore suggestione dell’opera monumentale, tanto ambita dalla personalità formidabile del Maestro. In assenza delle grandi commitenze l’applicazione Arturo Martini - Le bagnanti (1927) 1929/30 ILCA Genova Nervi
ironica e irosa alla versione piccola in ceramica crea comunque grandi capolavori. Le caratteristiche che la terra offre sono tali che addirittura Martini non approva l’idea, cara invece a Labò, di tradurre le stesse forme anche in bronzo, forse anche per evitare la replica in serie mai amata dallo stesso artista veneto.
GIGI CHESSA (TORINO 1898 - 1935) È proprio l’attento Gigi Chessa, supremo artista in area Lenci, che dalle pagine della rivista Domus dell’agosto 1929, con l’articolo Arturo Martini inventor di ceramiche, individua una pari dignità tra arte decorativa ed arte pura, accumunando il “superamento ironico delle forme classiche” di Martini al movimento intellettualistico e seduttivo Neo-classico, di Gio Ponti. Gigi Chessa, alla Lenci nello stesso 1929, mostra di aderire alle medesime istanze dando vita da una parte alla creazione di modelli plastici di carattere “martiniano” con busti e figure di suggestione monumentale, con forme arrotondate ed arcaiche, assai dissimili dalla consueta produzione Lenci, leziosa, accurata nei lineamenti e dichiaratemente Decò e Novecento, e dall’altra alla decorazione di scatole e vasi in cui prevale il senso architettonico e cromatico vicino al sentire di Ponti. Chessa architetto di formazione, non solo è l’autore di diversi modelli e decori in ambito Lenci, ma in epoca precedente collabora con la manifattura occupandosi della progettazioni di bambole, mobili, tappeti ed arredi ed anche Gigi Chessa - Torso con mela
dell’allestimento del padiglione Lenci alla Biennale di Monza del 1923.
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LENCI. LO
Lenci - S/6 cartelle catalogo bambole
Lenci - S/6 cartelle catalogo bambole
Lenci - Fiori - Panno Lenci
STILE ITALIANO NELLA CERAMICA
La Lenci è per almeno nel primo periodo, quello più fecondo ed importante, anche la storia di una donna, Helen Konig. Figlia di padre tedesco e madre austriaca Helen, il cui diminutivo in lingua tedesca è Helenchen, accorciato in Lenci, nasce a Torino nel 1886 per poi vivere a Losanna e successivamente a Francoforte. La sua ricca personalità, la vivacità intellettuale e la particolare predisposizione per l’arte nelle sue varie rappresentazioni la conduce a frequentare numerose città europee esercitando svariati lavori, perfino quello di artista di circo per poi approdare agli studi presso la Scuola d’Arte Applicata di Düsseldorf dove si diploma in fotografia nel 1907. Nella città tedesca conosce e diviene amica di Clare Burchart, collaboratrice per la manifattura di porcellane Rosenthal, che la avvicina al mondo della progettazione e della modellazione. L’amica di un tempo diventerà fondamentale a partire dal 1928 quando sarà chiamata a collaborare a Torino e potrà fornire la sua ricca esperienza soprattutto nella individuazione di quel gusto a carattere borghese e moderno che decreterà il successo della Lenci. Dal 1915 Helen Konig torna nella città natia, Torino, dove conosce e sposa Enrico Scavini e con cui nel 1919, fonda la Ars Lenci, fabbrica di bambole in panno e di giocattoli in legno, recuperando il diminutivo assegnatole da bambina. Al nome LENCI viene anche accostato un acronimo Ludus Est Nobis Constanter Industria, ovvero Il gioco è una nostra consueta attività. Sembra che l’invenzione di abbinare la frase latina al nome Lenci facendolo divenire un acronimo sia dovuta ad Ugo Ojetti ed a Ignazio Vacchetti, in arte Fantasio. Precisamente il 23 aprile 1919 Enrico Scavini deposita a Torino il marchio di fabbrica (reg. gen. N. 17955). Il marchio consiste in una trottola, con un filo elicoidale tutto compreso nella scritta Ludus Est Nobis Constanter Industria inserita in un cerchio. L’ambito di produzione descrive: “giocattoli in genere, mobili, arredi e corredi per bambino”. Il 12 luglio 1922 ancora Enrico Scavini deposita il marchio LENCI (reg. gen. N. 22825) e delinea come attività di competenza: “giocattoli, bambole, pupazzi, confezioni, articoli di vestiario, decorazioni per vestiti, scialli, cappelli, scarpe, pantofole, cinture, articoli di moda e fantasia, tende, mobili in legno, arredamenti per la casa”. Evidentemente in quei pochi anni iniziali le idee si affinano grazie al successo del panno Lenci ed alla sua applicazione su larga scala. Il successo delle bambole diventa in pochi anni planetario decretando l’affermazione del nome Lenci in tutta Europa e nelle Americhe. Helen vive l’ambiente artistico torinese a pieno e due artisti di prima grandezza la aiutano nella pro-
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Lenci - Birilli gnomi e funghi legno tornito e laccato
Lenci - Copertina catalogo Lenci
Lenci - S/17Schede catalogo Lenci
gettazione delle bambole con Marcello Dudovich e Gigi Chessa. Al lavoro con gli stampi elettroformati per le teste delle bambole operano Giovanni Riva e Sandro Vacchetti. Le bambole riproducono soprattutto bambini spesso dal volto imbronciato e divertente ma anche figure con costumi regionali e personaggi tratti da un repertorio di fantasia o ispirati al vero ed in particolare al cinema, come nei casi di Rodolfo Valentino, Josephine Baker o Marlene Dietrich. Sempre nel 1922 la Casa Lenci debutta ufficialmente con l’esposizione alla Mostra Torinese degli Amici dell’Arte. Nel 1923 apre il negozio di rappresentanza in Milano in Galleria e sempre nello stesso anno partecipa alla sezione piemontese della I Biennale Internazionale delle Arti Decorative di Monza. Enrico Scavini presenzia nel comitato per il Piemonte in qualità di “industriale d’arte”. Per la prima volta un gruppo di artisti selezionato e coordinato allestisce uno spazio complesso su progetto di Gigi Chessa. La camera per la prima colazione è arredata in stile barrocchetto piemontese con opere di Felice Casorati, Emilio Vacchetti, Felice Vellan, Teonesto Deabate, Sandro Vacchetti e Beppe Porcheddu. Nella Esposizione Internazione delle Arti Decorative di Parigi del 1925 la Maison Lenci doppia il successo precedente di Monza sempre con uno stand progettato da Gigi Chessa ed ottiene tre Gran Prix, sei medaglie d’oro, tre medaglie d’argento e sette diplomi. Nel 1926 la produzione si arricchisce di un repertorio di fiori e coroncine realizzate con l’ormai famoso “panno Lenci”. A partire proprio dal 1922 Enrico Scavini riesce a formare una rete di distribuzione sia in Europa che nelle Americhe, dotandosi di un catalogo in continuo aggiornamento e di una rete di venditori. Tra la fine del 1927 ed il 1928 la concorrenza sui mercati è feroce ed i tempi sono maturi per lanciare le creazioni ceramiche avvalendosi sin dall’inizio della collaborazione di Felice Tosalli, ancora Gigi Chessa e dell’ amica Clare Burchart. La produzione scaturisce da una progettazione maniacale, passando per una sperimentazione attenta attraverso l’utilizzo del colaggio a stampo, l’impiego di materie prime di grande qualità e la decorazione manuale affidata a mano d’opera specializzata. Nel volgere di pochi anni prendono forma bellissime donnine uscite dall’immaginario cinematografico più o meno discinte, scene ispirate alla mitologia o alla devozione, Madonne riccamente decorate, bambini o piccoli animali ritratti in divertenti ed improbabili pose ed infine vasellame e piatti decorativi. I modelli grazie a Clare Burchart risentono fortemente del gusto mitteleuropeo ma la qualità dei modelli e della stesura pittorica soggetta ad una invetriatura raffinata, sono qualità made in Italy ed espressione assoluta dell’arte italiana
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del Novecento. Nel 1929 la rivista Casa Bella pubblica le foto di alcune ceramiche in particolare La mucca, Susanna, La merenda di Giovanni Grande, Amor paterno di Sandro Vacchetti e Marianna di Helen Konig Scavini e dedica alla manifattura un lungo redazionale:
Lenci - Copertina catalogo Lenci
Mario Sturani con la moglie (1940)
Catalogo Galleria Pesaro Milano - Galleria Pesaro Milano
“...l’appartamento moderno, liberato da ogni banalità di ornamenti, reso chiaro e semplice da una luminosa parsimonia di complementi, richiede dalle ceramiche che lo debbono completare un gusto stilistico altrettanto semplice e chiaro, che si accordi colle linee schematizzate dell’ambiente e colla sua intonazione generale. Ciò ha bene compreso la Casa Lenci di Torino, la quale, decisa ad aggiungere alla varietà già doviziosamente ricca della sua produzione, anche le creazioni ceramiche, ha chiamato a collaborare nella nobilissima impresa un gruppo di artisti già vittoriosamente affermati nel campo modernissimo dell’arredamento o dell’arte cosidetta «pura». Ne è sbocciato in magnifica fioritura, un numeroso stuolo di belle ceramiche al cui fascino concorre la genialità degli artisti chiamati a modellare ed a colorire i modelli - Sono pochi mesi che la Ceramica Lenci è apparsa al pubblico e già si annunzia per la molteplicità dei soggetti, capace di andare incontro a tutti i gusti più disparati...” Dimostrando una certa capacità imprenditoriale la manifattura si pubblicizza per tutto il 1929 sulla rivista Domus e la successiva acquisizione di un congruo numero di ceramiche da parte del National Museun of New York ne decreta la definitiva consacrazione. La prova del fuoco però avviene a Milano nel dicembre del 1929 presso la Galleria Pesaro. Sono novantacinque i pezzi esposti in questa occasione presentati da Ugo Ojetti in un ricco e lungo prologo. La stampa e la critica in genere accolgono l’esposizione con grande entusiasmo. Nel 1930 la Lenci ha uno spazio importante nella IV Biennale delle Arti Decorative di Monza. Nonostante il grande successo a carattere mondiale le ceramiche artistiche Lenci non riescono a risolvere i gravi problemi finanziari in cui precipita la manifattura successivamente alla grande crisi del 1929. Le pesanti insolvenze da parte dei clienti e distributori, l’enorme organizzazione che contava circa seicento dipendenti ed infine le sanzioni imposte all’Italia per la guerra in Abissinia riducono la Lenci in ginocchio. Nel 1933 i coniugi Scavini cedono alcune quote societarie al ragioniere commercialista Pilade Garella che aveva seguito le sorti della aziende da alcuni anni. Nel 1934 Sandro Vacchetti fuoriesce dalla manifattura creandone una propria,
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presto seguito nell’esempio da altri celebri artisti. Nel 1937 Pilade Garella ed il fratello Flavio acquisiscono la totalità delle quote della Casa Lenci, lasciando però la direzione artistica a Helen Konig Scavini che cederà l’incarico nel 1940, due anni dopo la morte del marito, avvenuta nel 1938. Nel 1940 assume la direzione artistica Mario Sturani, il quale opererà nonostante le difficoltà congiuntorali ed i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale ancora per oltre venti anni. Helen Konig Scavini muore nel 1974, a Torino.
GLI
ARTISTI IN MOSTRA
SANDRO VACCHETTI (CARRÙ CN 1889 - TORINO 1976) Arriva nel 1905 nella capitale sabauda a seguito dei fratelli Emilio e Pippo e diviene allievo del pittore Giovanni Guarlotti. Nel 1914 forse per sfuggire allo sconforto per la morte del fratello Angelo, amatissimo e più grande di tre anni, emigra negli Stati Uniti e vive prima a Boston e poi a New York. Nel 1919 ritornato in patria conosce Enrico Scavini ed inizia la sua collaborazione con la Lenci dedicandosi in particolare a modellare le teste in panno delle bambole con l’amico Giovanni Riva. Artista scultore ceramista e direttore artistico della stessa Lenci fino a tutto il 1933, nel gennaio ‘34 fonda la Essevi che porta al successo con lo stesso stile compositivo della Lenci fino alla chiusura avvenuta nel 1952. Artista di livello assoluto, pittore e scultore lascia anche una produzione di pitture e disegni di paesaggio in cui ritrae soprattutto la campagna piemontese intorno alla sua amata Carrù, litografie, alcuni bronzi di gusto Decò ed una nutrita schiera di creazioni ceramiche.
MARIO STURANI (ANCONA 1906 - TORINO 1978) Giunto a Torino con la famiglia ne frequenta il liceo per poi iscriversi all’Istituto Superiore delle Arti Decorative di Monza, raggiungendo il diploma in tre ann invece che cinque. Ancora studente inizia la sua collaborazione alla Lenci e realizza trentadue opere presentate in esposizione nel dicembre del 1929 presso la Galleria Pesaro di Milano. Nel 1932 vive quasi un anno a Parigi ed al rientro, dopo un impiego come illustratore, riprende il suo rapporto con la Lenci. Dal 1940 sostituisce Helen Scavini alla direzione della manifattura guidandola con esperienza e rinnovato entusiasmo fino al 1964. Si sposa con Luisa Monti, figlia Mario Sturani - Studio per il cimitero di Monastero B.da di Augusto Monti e frequenta il paese d’origine del suocero, Monastero Bormida, progettando per il locale cimitero anche la tomba di famiglia. Illustratore ed autore di progetti per mobili, giocattoli e bambole oltre che naturalmente di ceramiche per la Lenci, è anche appassionato di entomologia e di natura, come dimostrano alcuni libri per l’infanzia da lui illustrati.
GIGI CHESSA (TORINO 1898 - 1935) Allievo inizialmente del padre Carlo, incisore di buona qualità, frequenta l’Accademia Albertina fino al 1918 per poi avvicinarsi al pittore Agostino Bosia ed in seguito a Felice Carena e Felice Casorati. Animatore del clima artistico torinese dal 1922 collabora con la Lenci e diventa disegnatore di mobili, tappeti, giocattoli e successivamente anche di ceramiche. Si occupa dei progetti per i padiglioni espositivi della manifattura nei grandi appuntamenti di Parigi e Monza oltre che del progetto per l’allestimento del negozio Lenci in piazza Castello a Torino, ancora oggi visibile. Insegna scenografia al corso di Architettura di Torino dal 1927. Nel 1929 entra a far parte del Gruppo dei Sei con il quale si rivela protagonista nella pittura del
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XX secolo. Con la Lenci firma opere fondamentali alternando un decorativismo brillante e suggestivo con la realizzazione di forme plastiche vicine alla scultura di ascendenza “martiniana”.
LINO BERZOINI (FICAROLO RO 1893 - ALBISOLA SUPERIORE SV 1971) Reduce dalla Grande Guerra arriva a Torino nel 1919 con l’intento di studiare arte. Frequenta l’Accademia Albertina ed i corsi di Giacomo Grosso e Cesare Ferro per poi avvicinarsi a Casorati ed al clima artistico torinese, in particolare a quello futurista. Inizia presto la sua collaborazione per la Lenci come decoratore dei visi delle bambole, per poi firmare successivamente i modelli di alcune ceramiche presenti nel dicembre del 1929 all’esposizione della Galleria Pesaro di Milano. Dal 1937 giunge ad Albisola chiamato da Tullio d’Albisola ed inizia una stagione formidabile accanto ai grandi artisti che frequentano la “Piccola Atene”. Nel 1939 espone con Lucio Fontana alla Galleria Genova di Genova diverse opere ceramiche introdotte in catalogo da Emilio Zanzi. Ancora ferito nell’animo dal precendente conflitto, negli anni della Seconda Guerra e poi per tutte le estati fino alla morte, si ritira nel dolce eremo di Pareto dipingendo opere magnifiche in cui la sintesi della materia pittorica si fondono al sentimento puro, scaturito dal senso misterioso della vita e dalla meraviglia e l’amore per la natura.
GIOVANNI RIVA (TORINO 1890 - 1973) Ebanista di formazione frequenta i corsi di disegno di Giovanni Guarlotti e lo studio di Leonardo Bistolfi. Attivo nelle varie mostre e concorsi torinesi, ottiene nel 1922 grande riconoscimento vincendo il concorso nazionale indetto per la Fontana angelica di piazza Solferino a Torino. Collaboratore della prima ora della Lenci si occupa della formatura a stampo delle teste delle bambole con l’amico Sandro Vacchetti. Con la svolta della produzione ceramica acquisisce per la propria attitudine alla scultura grande rilevanza, diventando autore di diversi modelli per i visi dei bambini. Nel 1929 esegue un’opera commemorativa, visibile in mostra, dei dieci anni di produzione delle bambole della Lenci con effigiato il profilo di Helen Scavini.
FELICE TOSALLI (TORINO 1883 - 1958) Figlio di un falegname frequenta l’Accademia Albertina di Torino e dal 1905 si trasferisce a Parigi dove lavora come restauratore ebanista. Rientrato nella città natale si avvicina al mondo della cartellonistica per le prime case cinematografiche e con Emilio Vacchetti lavora come litografo alla ditta Doyen. Grande osservatore del mondo animale, da esso trae l’ispirazione per piccole sculture in legno che alterna con gruppi ispirati alla mitologia o alla storia. Collabora con la Lenci per la quale esegue soprattutto un ricco ed accurato bestiario ed è presente alla mostra del 1929 presso la Galleria Pesaro di Milano. Richiesto negli anni successivi, per la sua particolare eccelenza nella modellatura di animali, da alcune manifatture italiane e straniere, oltre a produrre opere intagliate in legno realizza anche un vasto repertorio di disegni e tavole a colori.
GIOVANNI GRANDE (TORINO 1887 - 1937) Formatosi alla Accademia Albertina di Torino con Andrea Marchisio e Giacomo Grosso predilige inizialmente la pittura con ottimi risultati sia nelle opere di paesaggio che nella ritrattistica. Attivo come ceramista alla Lenci a partire dal 1928 esegue numerosi modelli in cui sviluppa temi popolari e forme dal gusto “picassiano”. È presente come protagonista alla mostra del 1929 alla Galleria Pesaro di Milano. Successivamente all’esperienza Lenci fonda con la moglie Ines, la Scuola di Ceramica Lucas.
INES PANCHIERI GRANDE (BRESCIA 1890 - ROMA 1978) Entra nel mondo dell’arte come modella del pittore Giovanni Grande di cui diviene moglie e quindi collega, a partire dal 1928, presso la manifattura Lenci. Affine al marito nella composizione plastica introduce una personale vena creativa ricca
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di suggestione umana. Con il marito fonda la Scuola di Ceramica Lucas, e dopo la sua precoce scomparsa inizia una collaborazione come ceramista con la Essevi di Sandro Vacchetti e con la Igni di Nello Franchini. Alcune ceramiche di Ines sono marcate “Seni”, il suo nome scritto al contrario.
GIULIO DA MILANO (NIZZA FRANCIA 1897 - TORINO 1990) Nato a Nizza da padre italiano e madre francese compie gli studi a Torino all’Accademia Albertina con Cesare Ferro e Giacomo Grosso. Artisticamente si forma a Parigi grazie a ripetuti soggiorni ed al particolare clima culturale della capitale francese. A Torino promuove con Edoardo Persico l’idea di un movimento pittorico autonomo ed innovativo che in visione antiaccademica sprovincializzi il clima conservatore della città. Diretta conseguenza è la nascita del Gruppo dei Sei, a cui poi in definitiva non aderisce, sembra per reazione all’entrata nel movimento di una donna, Jessie Boswell, al tempo anche governante dei figli di Riccardo Gualino. Per la Lenci collabora dal 1928.
CLAUDIA FORMICA (NIZZA AT 1903 - TORINO 1987) Originaria di Nizza Monferrato a Torino si dedica per due anni agli studi presso l’Accademia Albertina per poi frequentare gli scultori Edoardo Rubino ed Emilio Musso. La sua formazione si completa in Toscana forse con Guido Calori e Libero Andreotti. Alla Lenci è autrice di alcuni importanti modelli ed è presente alla mostra del dicembre 1929 alla Galleria Pesaro di Milano. Successivamente intraprende una rilevante carriera come scultrice dedicandosi anche ad opere monumentali, rappresentando un esempio di donna autonoma ed emancipata con una vita dedicata all’arte.
PASSIONILLO (NILLO) BELTRAMI (FORNERO NO 1899 - VIVERONE BI 1988) Dopo gli studi all’Accademia Albertina di Torino frequenta lo studio dello scultore Edoardo Rubino avvicinandosi in particolare alla scultura celebrativa e monumentale. Attivo alla Lenci tra il 1929 ed il 1930 collabora anche con la Richar Ginori di Mondovi. Successivamente si dedica alla scultura con una ricerca formale originale in cui predilige materiali poveri come il mattone svolgendo una intensa attività espositiva in gallerie private ed in eventi pubblici. Esercita in parallelo anche l’attività di insegnante per alcuni anni, prima all’Istituto per la ceramica di Castellamonte e poi per l’Accademia Albertina di Torino.
TEONESTO DEABATE (TORINO 1898 - 19819) Artista eclettico si occupa oltre che di pittura e scultura anche di scenografia teatrale e cinematografica, di poesia e di giornalismo. Frequenta l’Accademia Albertina di Torino e nel 1917 parte volontario per la guerra. Dal 1921 al 1924 collabora con la Manifattura Galvani di Pordenone e con le Ceramiche Vittoria di Mondovì di cui assume per un periodo anche la direzione. Sempre negli stessi anni intraprende uno stretto rapporto come decoratore scenografo con Gigi Chessa e diventa illustratore per alcune riviste. Artista Lenci già all’esordio della produzione ceramica si esprime con temi originali e molto apprezzati ed è presente nel 1929 alla Galleria Pesaro di Milano. Dal 1929 fino al 1970 insegna alla Scuola Superiore di Architettura di Torino poi facoltà del Politecnico. Personalità di spicco allaccia rapporti con i grandi uomini di pensiero del suo tempo diventando lui stesso riferimento culturale per molti.
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GIUSEPPE PORCHEDDU (TORINO 1898 - BORDIGHERA IM 1947?)
Giuseppe Porcheddu - L’omaggio scatola litografata Talmone - Unica cm 28x33
Con una preparazione classica frequenta i corsi di Architettura al Politecnico di Torino ma la sua estrema sensibilità artistica lo avvicina alla pittura ed alla illustrazione come autodidatta. Leonardo Bistolfi lo incoraggia intuendo le sue enormi potenzialità. Legato alla sua città ed al clima artistico dell’immediato dopoguerra svolge una intensa ed apprezzata attività come illustratore di libri e riviste. Dal 1922 collabora con la Lenci come ideatore e bozzettista di arredi, giochi, pupazzi per poi dedicarsi con successo anche ai modelli in ceramica. È presente con alcune opere alla esposizione della Galleria Pesaro di Milano nel 1929. Dal 1939 si trasferisce a Bordighera. Un mistero avvolge la sua scomparsa collocata presumibilmente al 27 dicembre 1947, data in cui è stato visto per l’ultima volta.
MASSIMO QUAGLINO (REFRANCORE D’ASTI 1899 - TORINO 1982) Giunto a Torino nel 1904 con la famiglia dimostra subito una forte sensibilità e predisposizione per l’arte. Sorretto inizialmente da Eugenio Colmo (Golia) lavora come illustratore. Al ritorno della guerra stringe amicizia con i maggiori artisti ed intellettuali torinesi iniziando a dipingere lui stesso. Esegue alcuni modelli per la Lenci per poi dedicarsi dagli anni Trenta in poi ad una intensa attività come pittore e disegnatore. Particolarmente attento alla sua terra d’origine si impegna con la pittura di paesaggio che alterna alla rappresentazione di fiori e nature morte.
GIOVANNI RONZAN (NOVE DI BASSANO VI 1914 - BASSANO DEL GRAPPA VI 1974) Avviato giovanissimo all’attività ceramica prima con la ditta Bonato di Bassano e poi con la Fabris di Milano. Nel gennaio del 1930 viene assunto con qualifica di pittore dalla Lenci che ricerca artisti esperti. La sua formazione si completa con la frequentazione di corsi serali presso l’Accademia Albertina. Giungono in successione alla Lenci anche il fratello Giuseppe nel 1932, la sorella Tina nel 1935, e l’altro fratello Antonio nel 1937. Nel 1939 fonda la prima manifattura Ronzan sempre a Torino. Durante il conflitto riesce a trasferire il laboratorio nella più tranquilla Bassano, in cui sempre con l’aiuto della famiglia continua la produzione fino al 1949, anno in cui decide di tornare nella capitale sabauda. Da quel momento esistono due aziende Ronzan. La Ceramiche Originali Giovanni Ronzan di Torino e la Ceramiche Ronzan e Cecchetto in Bassano del Grappa, poi ridenominata Ronzan e figlio. Attento alla produzione seriale di modelli soprattutto a carattere religioso, Giovanni nel 1957 acquisisce i modelli della Keramos di De Stefanis che cessa la sua attività in quell’anno. L’ultima versione della manifattura torinese di famiglia, denominata Ceramica d’Arte Religiosa di Ronzan P. & C. chiude nel 2001 per la morte del nipote Pietro Ronzan.
OTTO MARAINI (SAVIGLIANO CN 1904 - BORGIO VEREZZI SV 1970) Si laurea in Architettura a Torino nel 1931 allievo di Gigi Chessa e Felice Casorati. Intorno al 1930 collabora con la Lenci di cui fornisce i modelli per un paio di opere. La sua attività di ceramista ed inventore di modelli, è particolarmente apprezzata per cui lavora prima per la Essevi di Sandro Vacchetti, poi per la Ars Pulchra di Bartolomeo Camisassa e quindi per la Igni di Nello Franchini. Dopo la guerra, trasferitosi in Liguria, predilige la pittura con una intensa attività espositiva anche all’estero.
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ABELE JACOPI (PIETRASANTA LU 1882 - 1957) Con una formazione da scultore nella sua città natale, partecipa a numerosi concorsi per la realizzazione di monumenti celebrativi. Collabora, a più riprese, con lo scultore torinese Edoardo Rubino alla realizzazione di alcune opere monumentali. Dal 1934 realizza diversi soggetti per la Lenci che in alcuni casi sono siglati “Aja”.
GAETANO ORSOLINI (MONTEGIORGIO AP 1884 - TORINO 1954) Allievo di Edoardo Rubino svolge la sua attività soprattutto in Piemonte dedicandosi inizialmente a sculture di gusto bistolfiano per poi realizzare diverse opere a carattere monumentale. Con la Lenci è documentata la realizzazione di un unico modello raffigurante una coppia di leoni presenti in mostra.
GIOVANNI TAVERNA (ALLUVIONI CAMBIÒ AL 1911 - TORINO 2008) Allievo di Mina Pittore, giunge a Torino dove inizia a frequentare lo studio di Stefano Borelli e di Leonardo Bistolfi. Attivo presso la Essevi di Sandro Vacchetti come artista autore di soggetti ne diviene anche direttore per un periodo. Proprio alla Essevi conosce Margherita Costantino (Marisa), poi divenuta sua moglie, che esercita l’attività di decoratrice in seno alla ditta e vanta una esperienza precedente alla Lenci. Marisa svolge la medesima attività di decoratrice anche per la CIA Manna: come decoratrice sigla alcune opere come la Valdostana presente in mostra. Giovanni Taverna intraprende negli anni del dopoguerra una interessante attività di scultore in cui prevale il suo amore per la classicità, dedicandosi ad opere in terracotta ed in bronzo, spesso bozzetti per monumenti a carattere storico e celebrativo. A lui è dedicata la Gypstoteca Giovanni Taverna inaugurata nel 2003 ad Alluvioni Cambiò, in cui sono esposti meravigliosi pezzi in gesso, in terracotta ed in bronzo, da cui proviene il Tobiolo presente in mostra.
ALESSANDRO MOLA (MONTI SS 1903 - CAGLIARI 1957) Dotato di una straordinaria capacità plastica, fonda una sua manifattura nel 1933 a Cagliari denominata Mola Ceramiche. Nel 1937 grazie alla partecipazione alla VII Mostra dell’Artigianato di Firenze ottiene un riconoscimento e grande visibilità a livello nazionale. Dopo il bombardamento del 1943 su Cagliari che distrugge il suo laboratorio si trasferisce a Torino. Collabora probabilmente con la Lenci e sicuramente con la Essevi di Sandro Vacchetti, con cui realizza, firmandole, una serie di ceramiche di soggetto sardo. A guerra ultimata fa ritorno a Cagliari dove riprende la sua attività di ceramista autonomo, fondando la manifattura Nuovo Fiore. Alla sua morte i figli continuano l’attività di famiglia.
GLI
EPIGONI
All’inizio del secolo i giovani artisti o aspiranti a tale ruolo, trovano nell’ambiente culturale torinese un humus particolarmente fertile su cui mettere radici sane e profonde. L’Accademia Albertina delle Belle Arti svolge una funzione determinante nel formare la maggior parte dei giovani torinesi e non, che si vogliono avvicinare al mondo dell’arte con una preparazione seria e tradizionale, non sempre coadiuvata però da una personale fiammella interiore che arde in pochi prescelti. Al di fuori dal mondo accademico sono gli artisti già affermati ed i loro studi a svolgere la funzione di esempio e di scuola. In pittura Felice Casorati e Giovanni Guarlotti soprattutto ed in scultura due giganti del tempo come Edoardo Rubino, attento
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alle grandi opere monumentali, e Leonardo Bistolfi artista poliedrico per definizione che anima con la sua forte personalità la capitale sabauda. Nel settore della illustrazione e della decorazione Eugenio Colmo detto “Golia” impartisce la sua eccezionale lezione. Nel laboratorio della Lenci fin dalla sua formazione nel 1919 trova posto con maggiori o minori responsabilità una schiera di artisti e di artigiani. Con la svolta in direzione della produzione ceramica dal 1928 in poi, l’esigenza di circondarsi di ceramisti, scultori e decoratori capaci diventa primaria. La quantità di collaboratori, per lo più artisti di grande livello e già conosciuti anche come pittori e scultori in proprio, è tale che il clima artistico diventa esplosivo, vero e proprio crogiuolo di idee, forme, colori e tendenze. Ne beneficiano anche coloro che arrivano nel mondo della ceramica per la prima volta e che imparano a modellare, colare gli stampi, decorare e cuocere e che osservano i “grandi” al lavoro. La Manifattura Lenci lascia quindi in eredità a chi è in grado di raccoglierla un modo unico per fare arte ed uno stile sia estetico che produttivo, che perdurerà nel tempo ed in qualche modo decreterà a posteriori, ancora una volta, il successo di Helen Scavini e dei suoi collaboratori ed un esempio chiaro e prestigioso da seguire, non solo a Torino ed in Piemonte e non solo in Italia. Clelia Bertetti già nel 1932 costitusce la Manifattura Le Bertetti con l’ausilio di Piero Ducato, allievo di Giovanni Riva e collaboratore lui stesso alla Lenci. Sandro Vacchetti nel 1934, fuoriesce dalla casa madre per formare una sua personale attività destinata al grande successo, la Essevi. La Ars Pulchra di Bartoloemeo Camisassa nasce nel 1935 ed impiega molti di coloro che hanno avuto trascorsi alla Lenci. In rapida successione anche la Caterina Manna abbandona la Lenci, in cui esercitava la qualifica di decoratrice per fondare la Ceramica Italiana Artistica. Ancora da scoprire è la storia della Igni di Nello Franchini che secondo il bozzetto de La sorpresa, presente in mostra è già attiva alla fine del 1935 come dimostra la firma di Otto Maraini, la data 27.12.1935 ed il logo della manifattura apposto sullo stesso foglio. Nel 1939 si rende autonomo Giovanni Ronzan che fonda una propria manifattura impiegando anche i fratelli già al lavoro alla Lenci. Con l’inizio della guerra si interrompe la serie di nuove manifatture che riprendono poi dagli anni Quaranta con le Ceramiche BiGi di Giovanni Barzizza, la Tanagra di Catellamonte, nel 1952 le Ceramiche Vi.Bi. di Vallini e Vaccon e quindi la C.R.E.A., le Ceramiche Ariele, l’Aldebaran, la C.A.T., la Ceramiche Lusso e quelle di Mario Brunetti tutte rappresentate in esposizione. Le ultime in ordine di tempo abbandonano la produzione di soggetti tradizionali per avviarsi ad una visione contemporanea e “spaziale” della ceramica incentrata sulla realizzazione di lampade e vasi d’arredo. Altre manifatture in corso di studio hanno prodotto ceramica e possono considerarsi diretti epigoni della Lenci come la Ceramica di Mastro Ghigo di Camillo Ghigo, la Ceramica di Nobili di Alberto e Quenda Nobili, la Keramos di Destefanis, la Ceramica TreAAA, la Ceramica Preciosa ed infine le Ceramiche Gilardi che hanno avuto notevole diffusione nell’ultima parte del XX secolo. Lorenzo Zunino
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LENCI
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HELEN KONIG SCAVINI
SPOSINA (1930) - ceramica decorata, cm 32x9 Lenci - Made in Italy 25-7-30 - SGD - ICNEL incusso
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COLPO
HELEN KONIG SCAVINI DI VENTO
(1935) - ceramica decorata, cm 38x13
Lenci - Made in Italy Torino 11/VIII - SGD - ICNEL incusso
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HELEN KONIG SCAVINI
NELLA - ceramica decorata, cm 25x18 Lenci - Made in Italy - SGD - ICNEL incusso
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HELEN KONIG SCAVINI
NELLA (NASIN) (1936) - ceramica decorata, cm 41x12 Lenci 1936 - PM - ICNEL incusso
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HELEN KONIG SCAVINI
ZIZI - ceramica decorata, cm 39x18 Lenci - Italy Torino - SGD
HELEN KONIG SCAVINI TESTA MADONNA
FIAMMINGA
(1934) - ceramica decorata, cm 35x23
Lenci - Made in Italy Torino III - XII - SGD - ICNEL incusso
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AL
HELEN KONIG SCAVINI CAFFĂˆ
- ceramica decorata, cm 22x19
Lenci - Italy Torino - SGD
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ME
HELEN KONIG SCAVINI
NE INFISCHIO
(LA
STUDENTESSA)
(1933) - ceramica decorata, cm 39x15
Lenci - Torino 2-11-33 XI Made in Italy - TK - ICNEL incusso
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FUKURUKU (DIO
DELLA LONGEVITÀ E DELLA SAGGEZZA)
(1928)
ceramica decorata, cm 22x27 con kimono in panno Lenci
Lenci - Italy (24-4-28 incusso in pasta) - PC incusso in pasta
MARIO STURANI CERAMICHE LENCI -
PLACCA PUBBLICITARIA
ceramica decorata, cm 12x15
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FIGURA
MARIO STURANI (attribuito) FEMMINILE ACCOVACCIATA
- ceramica decorata, cm 20x19
Lenci Made in Italy Torino - SGD
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GLI
MARIO STURANI AMANTI SUL FIORE
(1929) - ceramica decorata, cm 26x37
Lenci - Made in Italy 6-XII-29 - SGD - Sturani e Bambola incussi
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MARIO STURANI
PAESAGGIO INVERNALE - ceramica decorata, cm 9x19 Lenci - Made in Italy - SGD - Sturani incusso
MARIO STURANI
LA CACCIATA DAL PARADISO (1932)
MARIO STURANI
tecnica mista su carta, cm 13x16
DAMINA E CAVALIERE (1936) - ceramica decorata, cm 36x14 - cm 34x14
Firmato e datato 32
Lenci Made in Italy 16-10-1936 - FV - ED’O con riga - Sturani incusso
37
MARIO STURANI
MASCHERA PIERROT (1929) - ceramica decorata, cm 16x14 Lenci Made in Italy 26-X-929 - CN - Bambola incusso
38
MARIO STURANI VASETTO
SCENA CORTESE
- ceramica decorata, cm 11x9
Lenci Made in Italy 9-3-31 - SGD
SANDRO VACCHETTI AMORE
PATERNO
(1930) - ceramica decorata, cm 18x18
Lenci - Made in Italy 6-11-30 - E.R. - Essevi e Bambola incussi
39
NUDA
SANDRO VACCHETTI CON FAUNO
(1929) - ceramica decorata, cm 31x21
Lenci - Italy 15.2.29 - Essevi incusso
40
LE
SANDRO VACCHETTI TIGRI
(1930) - ceramica decorata, cm 42x30
Lenci - Made in Italy 14-3-930 - SGD - Essevi e Bambola incussi
41
DAMA (LA
SANDRO VACCHETTI
PAONESSA)
(1929) - ceramica decorata, cm 31x21
Lenci - Italy 4-7-29
42
MARIO STURANI
SANDRO VACCHETTI
ABISSINA (1929) (bozzetto) - tecnica mista su carta, cm 35x25
ABISSINA (1930) - ceramica decorata, cm 54x37
Sturani 1929
Lenci - Made in Italy XX-III-MCMXXX - SGD - Essevi e Bambola incussi
43
SANDRO VACCHETTI
SANDRO VACCHETTI
FIORAIA AURELIA (BOZZETTO) - tecnica mista su carta, cm 30,5x23,5
FIORAIA AURELIA (1934) - ceramica decorata, cm 24x15
N. 443 cart. 9
Lenci - Made in Italy 34 XII - Essevi incusso
44
BIMBA
SANDRO VACCHETTI CON MARMELLATA
(1930) - ceramica decorata, cm 14x10
Lenci - Made in Italy 14-3-30
BIMBA
SANDRO VACCHETTI CON GATTO
(1930) - ceramica decorata, cm 18x9
Lenci - Made in Italy 5-11-30 - Marchio Bambola incusso
BIMBO
SANDRO VACCHETTI CON CANDELA
(1931) - ceramica decorata, cm 17x9
Lenci - Made in Italy 10.12.31
SANDRO VACCHETTI
BAMBOLA (1929) - ceramica decorata, cm 19x13 Lenci Made in Italy 30-9-29
45
MADONNA
SANDRO VACCHETTI DEL VENTO
- ceramica decorata, cm 41x13
Lenci Made in Italy - SGD
46
RITRATTO
GIOVANNI RIVA
DI
HELEN KONIG SCAVINI (1929) - ceramica decorata, cm 36
Nel decennale della bambola Lenci 25-7-29 - Giovanni Riva e Bambola incussi
47
FELICE TOSALLI
CERBIATTI - ceramica decorata, cm 18x32 Lenci - Made in Italy Torino - SGD
LONTRA
FELICE TOSALLI CON PESCE SU PIATTO
(1932) - ceramica decorata, cm 23x22,5
Lenci Made in Italy Torino 5-9-32 - “N”
FELICE TOSALLI
TUFFETTI - ceramica decorata, cm 34x22 Lenci - Made in Italy - TK
48
FELICE TOSALLI
CENTAURO - ceramica decorata, cm 36x29 Lenci - Made in Italy - SGD
49
LA
GIOVANNI GRANDE MUCCA
(1930) - ceramica decorata, cm 33x38
Lenci - Made in Italy 30-6-30 - SGD - Grande incusso
50
LA
GIOVANNI GRANDE MERENDA
(1929) - ceramica decorata, cm 38x44
Lenci - Italy 21-6-29 - SGD - Grande incusso
51
GIOVANNI GRANDE IL
FLAUTO MAGICO
(1930) - ceramica decorata, cm 28x26
Lenci - Made in Italy IV-IV-MCMXXX - SGD - Grande e Bambola incussi
GIOVANNI GRANDE TRIO
VAGABONDO
(1930) - ceramica decorata, cm 28x28
Lenci - Made in Italy 17-5-30 - SGD - Grande e Bambola incussi
52
SUSANNA
GIOVANNI GRANDE E I VECCHIONI
(1929) - ceramica decorata, cm 35x31
Lenci Made in Italy
53
GIOVANNI GRANDE
DON CHISCIOTTE (1929) - ceramica decorata, cm 54x31 Lenci - Made in Italy 9-10-29 - Grande e Bambola incussi
54
INES GRANDE LA
SIESTA
- ceramica decorata, cm 28x36
Lenci - Italy 1/50 - SGD - Seni incusso
INES GRANDE
IDILLIO PECORE - SCENA PASTORALE (1930) - ceramica decorata, cm 26x20 Lenci - Made in Italy 7-4-30 - SGD - Seni e Bambola incussi
55
ARLECCHINO
GIULIO DA MILANO
E
ARLECCHINA (1929) - ceramica decorata, cm 35x22
Lenci - Made in Italy 24-8-29 - SGD - Da Milano e Bambola incussi
56
CLAUDIA FORMICA LA
LETTURA
(1933) - ceramica decorata, cm 35x29
Lenci - Made in Italy Torio 14-3-33 XI - SGD - F.C. incusso
CLAUDIA FORMICA
MADONNA CON IL BAMBINO (1931) ceramica decorata, cm 21x27,5 Claudia FC.M.O. Lenci Made in Italy 29-12-31 - SGD
57
NUDINO
CLAUDIA FORMICA E FARFALLA
(1931) - ceramica decorata, cm 28x26
Lenci - Made in Italy 24-9-931
58
DAMINA
NILLO BELTRAMI CON COLOMBA
(1931) - ceramica decorata, cm 29x20
Lenci - Made in Italy 4-1-931 - Beltrami e Bambola insussi
DAMINA
NILLO BELTRAMI CON COLOMBA
(1932) - ceramica decorata, cm 32x23
Lenci - Made in Italy Torino 3-8-932 - SGD - Beltrami incusso
DAMINA
NILLO BELTRAMI CON COLOMBE
(1933) - ceramica decorata, cm 20x23
Lenci - Made in Italy Torino 3-3-933 XI - SGD - Beltrami incusso
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CAMERIERA
TEONESTO DEABATE CON GATTO
(1929) - ceramica decorata, cm 32x16
Lenci - Made in Italy 12-9-29 - SGD - De Abate e Bambola incussi
TEONESTO DEABATE
HAWAIANA (1930) - ceramica decorata, cm 35x16 Lenci - Made in Italy 12-7-930 - SGD - De Abate incusso
60
GIUSEPPE PORCHEDDU
ARTEMIDE - ceramica decorata, cm 40x28 Lenci - Made in Italy - SGD
MASSIMO QUAGLINO DAMA
E
CAVALIERE 1848 - PASSEGGIATA SENTIMENTALE (1935)
ceramica decorata, cm 30x24 Lenci - Made in Italy Torino 10-XIII - CA - Quaglino incusso
61
GIUSEPPE PORCHEDDU
SPOSI (1929) - ceramica decorata, cm 45x37 Lenci - Made in Italy 30-2-29 - SGD- G.P. e Bambola incussi
62
FRATE
LINO BERZOINI VIOLINISTA
(1930) - ceramica decorata, cm 31x17
Lenci - Made in Italy 7-1-930 - SGD - Berzoini e Bambola incussi
FRATI
LINO BERZOINI CORISTI
- ceramica decorata, cm 36x16
Lenci Made in Italy - Berzoini incusso
63
I
GIGI CHESSA DUE CONTADINI
(1930) - ceramica decorata, cm 32x37
Lenci - Made in Italy 12-11-30 - SGD - Gigi Chessa incusso
64
GIGI CHESSA
SCATOLA - ceramica decorata, cm 20x14 Lenci - Made in Italy - B
GIGI CHESSA SCATOLA
BOSCO
(1931) - ceramica decorata, cm 24x13
Lenci Made in Italy 9-9-31 - SGD
65
GIGI CHESSA
LAMPADA (1934) - ceramica decorata, cm 23x16 Lenci Made in Italy XII - G/I
GIOVANNI RONZAN MADONNA
CON
BAMBINO (1931) - ceramica decorata, cm 19x19
Lenci - Made in Italy 21-10-31 - Ronzan incusso
66
DAMINA
GIOVANNI RONZAN CON OMBRELLINO
(1930) - ceramica decorata, cm 30x18
Lenci - Made in Italy 7.4-930 - SGD - Chessa - Ronzan incussi
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ACQUAIOLA
V. PISANO SARDA
- ceramica decorata, cm 25x9x5,5
Lenci Made in Italy Torino - RR sovrapposte
OTTO MARAINI
MAMMA
ABELE JACOPI SIRENA SU PIATTO
- ceramica decorata, cm 48x37
Lenci - Made in Italy - TK - A.JACOPI incusso
MADONNA - ceramica decorata, cm 33x20
MADONNA DEL PANE (1936) - ceramica decorata, cm 17x13,5x9
Lenci - Made in Italy - SGD - Maraini incusso
Lenci Made in Italy Torino 8.36 - Stella cometa
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AI
ABELE JACOPI MONTI
(1939) - ceramica decorata, cm 43x23
Lenci - Made in Italy - PM - A.JACOPI incusso
69
GAETANO ORSOLINI
LEONI - ceramica decorata, cm 35x36 Lenci - Made in Italy - SGD - G.ORSOLINI incusso
70
71
EPIGONI
72
LE BERTETTI Nel 1932 Clelia Bertetti, che per cinque anni aveva lavorato alla Lenci anche col ruolo di capo ritocco, istituisce Le Bertetti. La manifattura, sita a Torino in V. Alpignano 16, è fondata con l’ausilio di Piero Ducato, allievo di Giovanni Riva e collaboratore alla Lenci, come scultore-ceramista. I primi modelli de Le Bertetti, nudini raffinati ed aggraziati, si avvicinano al gusto Lenci; ma ben presto se ne distaccano alla ricerca di uno stile più personale in terraglia o terracotta dipinta, qualitativamente ineccepibili, dai colori tenui e i visi allungati, realizzati a colaggio, anche se la stessa Clelia Bertetti produce numerosi pezzi unici. Seppure realizzate in quantitativi ridotti le piccole ceramiche toccano il mondo del mito (La morte di Diana, Sirena sullo scoglio, Lady Godiva), l’esotismo (Imperatrice, Suonatori orientali), il nudo di genere sempre in chiave trasognata (Nuda con cavallino, Manuela, Al Bagno, Tormento) o la devozione, con numerose Madonne con Bambino a tutto tondo o su piastra. Infatti le piastre da muro costituiscono un prodotto di qualità molto ricercato, che alterna il motivo religioso a quello legato al mare o al ciclo delle stagioni (Estate, Primavera), ma anche all’ambiente indiano. Dopo un decennio, nel 1942, Clelia Bertetti cede la Manifattura, che resta in attività fino agli anni ’50, e si dedica esclusivamente alla scultura, partecipando a numerose mostre ed esposizioni. Sotto la nuova direzione la possibilità di utilizzare il marchio viene concesso anche ad artisti non strettamente impegnati nella manifattura ma che vi si recano per cuocere e decorare i propri modelli e che firmano con la dicitura SEZIONE LE BERTETTI. Tra questi lo scultore Vittorio Brunetti attivo alla Vi.Bi
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ISABEAU (LADY GODIVA) - ceramica decorata, cm 46x32 Le Bertetti Made in Italy Torino
74
NOSTALGIA - ceramica decorata, cm 32x25
L’ACQUAIOLA
Le Bertetti Torino Made in Italy n. 84 - Le Bertetti
ceramica decorata, cm 54x26
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SOSTA - ceramica decorata, cm 47x13 Le Bertetti Torino Made in Italy Sosta - 28 - R - Bollino adesivo Le Bertetti
MATERNITĂ€
TROPICALE
- ceramica decorata, cm 24x27
LeB N. 51
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VERSO
LA VITA
- ceramica decorata, cm 56x35x25
Le Bertetti: Torino Made in Italy Verso la vita - SGD
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ESSEVI Sandro Vacchetti, nativo di Carrù, all’inizio del ‘900 raggiunge a Torino i fratelli studenti all’Accademia Albertina che egli stesso in seguito frequenta. Precocemente manifesta la sua predisposizione artistica in una serie di dipinti ad olio, soprattutto ritratti e paesaggi. Nel 1919, dopo un soggiorno in America ove si impiega come illustratore pubblicitario e litografo, rientrato in Italia entra in contatto con Enrico Scavini che, riconosciutone il talento, lo invita a collaborare alla Lenci come decoratore e modellatore. Nel 1922 viene nominato direttore artistico e guida la Lenci nel suo periodo di massimo splendore, partecipando ad importanti mostre come l’Esposizione Internazionale di arti Decorative e Industriali Moderne del 1925 a Parigi, a Monza nella Biennale di Arti Decorative del ‘27, alla Galleria Pesaro di Milano nel ‘29. Dopo più di dieci anni di successi, nel 1934 lascia la Lenci e avvia la propria manifattura a Torino, in Via Cassini 37, denominandola Essevi, dalle iniziali del suo nome e cognome. Vacchetti si giova della collaborazione di valenti artisti quali Nello Franchini, Giovanni e Ines Grande (L’offerta del pane, Primo bacio, Amanti spagnoli), Otto Maraini (Nude e Rana), Giovanni Taverna (Mater castissima, Busto di donna), la Principessa Bona di San Cipriano, Alessandro Mola, Renata Ponti, che sotto la sua direzione, possono manifestare, come già alla casa-madre, ognuno la propria personalità e linguaggio artistico. In particolare Mola (Preghiera sarda) realizza una serie di figure legate al folklore sardo, soprattutto bambine e Madonne, nel classico abbigliamento regionale. Pur rimanendo nello “stile Lenci” le ceramiche della Essevi appaiono più sensuali ed ironiche, più vicine alla moda e società contemporanee. Lo stile Essevi cerca di distinguersi per eleganza di gesti e movenze, sinuosità, allusioni sensuali, ammiccamenti e melanconie, attenzione al costume ma anche all’aneddoto, al riferimento favolistico o mitologico (Isabeau). Dalle mani di Vacchetti escono creazioni straordinarie come la Torinesina e la Signorina Grandi Firme, riproposta da Boccasile sulle pagine del periodico Le Grandi Firme, specchio della donna raffinata e sicura di sé degli anni ’30. La serie delle figure femminili, da Diva a Sfinge Moderna, da Disordine della Giarrettiera a Bellezze al bagno, da Vanità a Corallina rappresentano una donna charmante ed emancipata, provocante ed ironica cui si affiancano i consueti nudi sensuali e trasognati (Istantanea veneziana, Risveglio di Primavera, Novecento, In attesa dell’amore) in cui gli occhi socchiusi e la bocca dischiusa rivelano un’atmosfera tra il sogno e la voluttà. Altri soggetti testimoniano il gusto ed il costume italiano degli anni ’30-’40, riferimenti all’ambito devozionale o al mondo dell’infanzia. Madonne dai volti teneri ed assorti nella contemplazione del Bimbo, madri protettive (Ma…a…mma!!! Pa…a…ppa…!!!, Gioia materna, Mammina), bimbi birichini (Monello) o che scimmiottano i grandi (Balilla), costumi del folklore regionale sono concepiti per rispondere al mercato che richiede oggetti o doni, allusivi ed affettuosi Danneggiata dai primi bombardamenti bellici, la produzione viene trasferita a Carrù, qui Vacchetti dà vita anche ad una serie di donnine, dette le Carruccesi (Il mondo e il suo castigo) realizzate con la terra locale. Nell’estate 1945 ritorna a Torino e riprende l’attività a pieno ritmo, affidando la direzione al figlio Giuseppe ed ampliando le esportazioni che toccano anche le Americhe e l’Oriente. Tuttavia il gusto ed il clima culturale è mutato: quando nel 1952 il figlio sceglie un impiego più sicuro Sandro Vacchetti chiude la Essevi per ritirarsi a Carrù e dedicarsi alla pittura, che non aveva mai abbandonato.
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SANDRO VACCHETTI
SCIATRICE - ceramica decorata, cm 35x35 Essevi Made in Italy Torino
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IL
SANDRO VACCHETTI DISORDINE DELLA GIARRETTIERA
(1941) - ceramica decorata, cm 36x24
Essevi Made in Italy Torino mod. di Sandro Vacchetti 18/1/1941 - VT
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SANDRO VACCHETTI
DANZATRICE CORALLINA (1942) - ceramica decorata, cm 42x14 Essevi Italia Torino 29-X-42 - VA
SANDRO VACCHETTI
DANZATRICE CORALLINA - ceramica decorata, cm 42x14 N. 395 Essevi Italia L.L. M.di S, Vacchetti
81
SANDRO VACCHETTI
DANZATRICE AMBRETTA (1937) - ceramica decorata, cm 42x14 Essevi Made in Italy L.L. n. 394 5-2-37
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SIGNORINA
SANDRO VACCHETTI GRANDI FIRME
- ceramica decorata, cm 47x33
Essevi Italia M. di S. Vacchetti Torino - P.R.
83
SANDRO VACCHETTI
TORINESINA - ceramica decorata, cm 52x21 Essevi Made in Italy Torinesina di Sandro Vacchetti - L.L.
84
LA
SANDRO VACCHETTI SFINGE MODERNA
(1936) - ceramica decorata, cm 46x28
Essevi Italia Torino 18-12-1936 XV n. 85 “La sfinge moderna” - Piera
SANDRO VACCHETTI
TENNISTA - ceramica decorata, cm 23x28 Essevi Torino Italia modello di S. Vacchetti n. 400 - T.L.
85
LA
SANDRO VACCHETTI RAGAZZA E IL FAUNO
- ceramica decorata, cm 25x21
Essevi Made in Italy Torino M. di S. Vacchetti - SGD - G.C.
86
SANDRO VACCHETTI
ISTANTANEA VENEZIANA CON GONDOLA - ceramica decorata, cm 50x48 Essevi Made in Italy Torino - Piera
87
SANDRO VACCHETTI
SANDRO VACCHETTI
CONQUISTATORE (1940) - ceramica decorata, cm 19x8
SUSANNINA (1939) - ceramica decorata, cm 13x6
Torino Essevi made in Italy 10-3-40 - TC
Essevi Made in Italy Torino 14-5-1939 “Susannina” n. 321 - Piera
SANDRO VACCHETTI
SANDRO VACCHETTI
L’OLANDESINA - ceramica decorata, cm 34x27 Essevi Made in Italy Torino Mod. di S. Vacchetti n. 175 - S.A.
IL
MONDO E IL SUO CASTIGO
Carruccese, cm 40x23
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LE
SANDRO VACCHETTI LIBELLULE
- ceramica decorata, cm 39x22
Essevi Made in Italy Torino, “Le libellule” mod. di Sandro Vacchetti
89
SANDRO VACCHETTI
ISABEAU (1936) - ceramica decorata, cm 45x45 Essevi Italia Torino 23/10/1936 - XIV, “Isabeau” di Sandro Vacchetti - Piera
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NUDA
OTTO MARAINI E RANA
- ceramica decorata, cm 14x50
Essevi Made in Italy Torino, “Nuda e Rana” di Otto Maraini - Aly
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R. ALEMANNO SULLA
SPIAGGIA
- ceramica decorata, cm 26x32
Essevi Made in Italy Torino 6/12/1938, “Sulla spiaggia” di R. Alemanno n. 241 - Piera
SANDRO VACCHETTI
MA…A…MA…PA…A…PA!!! (1936) - ceramica decorata, cm 33x32 N. 59 Essevi Italy Torino 28.1.36 72°dell’assedio economico MaamaPaapa di Sandro Vacchetti Lalla
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IL
GIOVANNI GRANDE PRIMO BACIO
(1934) - ceramica decorata, cm 34x24
Essevi Made in Italy Torino 15-IX-34 - Grande incusso
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GIOVANNI TAVERNA
GIOVANNI TAVERNA
MADRE - ceramica decorata, cm 35x17
MATER CASTISSIMA- ceramica decorata, cm 25x17
Essevi Made in Italy Torino, - Madre - mod. di Giovanni Taverna
Essevi Made in Italy Torino 27-9/1937, “Mater Castissima” di G. Taverna
BUSTO
GIOVANNI TAVERNA DI DONNA
(LA GIOVANNA) - ceramica decorata, cm 23x23
Essevi Torino Italia n. 100 - Pibi - Modello di Taverna - Bollino adesivo tondo Essevi
ALESSANDRO MOLA
PREGHIERA
SARDA
- ceramica decorata, cm 24x8
Essevi Mod. di Mola Cagliari - SGD
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ARS PULCHRA Bartolomeo Camisassa, dipendente della ditta Lenci, con la moglie Matilde fonda a Torino nel 1935 l’Ars Pulchra, ponendovi la sede in Via Altacomba 7, ora Corso Svizzera. Alla manifattura collaborano costantemente artisti pregevoli quali Otto Maraini, Lino Berzoini, Giovanni Masoero, Mario Brunetti e Camillo Ghigo, o il ceramista e decoratore Piero Cattaneo; ma degni di menzione anche il modellatore Mario Mesini, il capo colatore Ugo Rossignoli e la miniaturista Elisabetta Viarengo Miniotti. La produzione dell’Ars Pulchra si attesta soprattutto sulla tipologia femminile ed infantile, risentendo inizialmente dello “stile Lenci”. Come la “casa madre” le piccole sculture raffigurano una donna raffinata ed elegante, emancipata, provocante ed ironica che ricorda da vicino quella “Signorina Grandi Firme” inventata da Gino Boccasile , specchio della moda anni ‘30 di cui Torino è una delle sedi principali. Ma nei nudini, nelle fanciulle sognanti traspare anche delicatezza e fantasticheria, tenerezza e sensualità. Non vengono trascurati anche i soggetti esotici, folkloristici e religiosi. La raffinatezza dei tipi e l’alta qualità di impasto e vernici brillanti, ne determinano il successo e la diffusione sul mercato nazionale ed estero. Ancora durante la Seconda Guerra Mondiale può contare su una vasta esportazione, anche per la capacità di alcuni scultori, come Otto Maraini, creatore di alcuni pezzi di enorme successo, a soggetto femminile o religioso, quali la Domatrice o Il Progresso, o alcune Maschere che riprendono la “tipologia da muro” diffusa dalla Lenci. Le creazioni di Lino Berzoini, che collaborò con la Ars Pulchra per circa un anno e mezzo, hanno fisionomie molto caratterizzanti, donnine esili e bionde, divise tra il romanticismo ed il fiabesco, ma anche Madonnine ricche di intima poesia. Sculture che evocano il sogno, o la favola ma non privi di una sottile sensualità (Donna con cagnolino, La tenerezza, In attesa, Nudino su colonna, Nudino negro), o che si riallacciano al tema della devozione e della gioventù (Madonna che prega, La fioraia, Ondina con palla). Giovanni Masoero, collaboratore in virtù della sua amicizia con Camisassa, crea soprattutto soggetti esotici o folkloristici (La Spagnola, Giapponesina, Odalisca, Brasiliana, Portatrice di frutta, L’Orientale) o dame raffinate ed eleganti (La Diva, A Teatro, Al ballo). La Manifattura, in seguito ai danni causati dai bombardamenti del ’41, viene trasferita ed ingrandita in V. Luigi Cadorna 3. Questo determina un aumento delle esportazioni soprattutto in America Latina, che diventa il principale mercato. Nel 1955 si associa a Camisassa il giovane pittore e decoratore Pier Giorgio Romerio che garantisce una fase di rinnovo, legando la produzione anche ad alcune confezioni di dolci. Tuttavia la manifattura cessa l’attività nel 1962.
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LINO BERZOINI
FIORAIA - ceramica decorata, cm 24x10 Ars Pulchra - Berzoini incusso
PIERO CATTANEO
ONDINA
LINO BERZOINI CON PESCE
- ceramica decorata, cm 33x12
Ars Pulchra - Berzoini incusso
GIOVANNI MASOERO
GRETA GARBO - ceramica decorata, cm 12x9
ARIANNA - ceramica decorata, cm 27x48
Ars Pulchra Torino Italia - Cattaneo incusso
Ars Pulchra Art. 237
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TESTE
DURE
- ceramica decorata, cm 30x40
Ars Pulchra Torino Italia
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ONDINA
LINO BERZOINI IN GINOCCHIO
- ceramica decorata, cm 23,5x15
Made in Italy Torino
NUDINO
LINO BERZOINI NEGRO
- ceramica decorata, cm 26x11 Ars Pulchra
NUDO
SULLO SCOGLIO
- ceramica decorata, cm 20x33
Ars Pulchra Torino Made in Italy n. 230 - E. da un modello in bronzo di Edoardo Rubino
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ONDINA
LINO BERZOINI CON PALLA
- ceramica decorata, cm 37,5x16
Ars Pulchra Torino Italy
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IGNI La manifattura Igni è fondata dal ceramista torinese Lionello (Nello) Franchini, risulta attiva già alla fine del 1935 con sede in via Principi d’Acaja 40/1 a Torino. Il nome, come il marchio, allude al fuoco, uno dei quattro elementi che concorrono a creare la ceramica. Alla realizzazione di modelli, particolarmente apprezzati e ricercati, contribuiscono artisti di prim’ordine, già attivi alla Lenci, come Camillo Ghigo, Ines Grande, Claudia Formica (Fanciulla e colombe), Otto Maraini, che porterà nell’azienda l’abilità di ceramista ed architetto (Sciatrice, La sorpresa, Il Coro, Notte di Luna, Flora al vento). Probabile anche la partecipazione di Abele Jacopi e Giovanni Grande. I soggetti, ottenuti a colaggio ma anche prodotti come esemplari unici, variano dal mondo profano - maschere da muro, figure muliebri ed infantili - al settore devozionale, con numerose Madonne anche su piastre, particolarmente ricercate all’estero. Molto richieste anche le maschere da muro. Alcuni soggetti a tiratura più limitata, realizzati da Maraini e Abele Jacopi, coniugano nelle scatole o nei nudini trasognati un gusto particolarmente raffinato con tonalità pastello. Il mercato italiano è affiancato da una ingente esportazione in Europa (Inghilterra e Belgio) e nelle due Americhe. Sembra che la manifattura sia vissuta circa un decennio in quanto la crisi bellica ne determina la chiusura alla metà degli anni’40. All’inizio degli anni ‘50 Nello Franchini si trasferisce ad Albisola dove inizia a collaborare con la manifattura Pier Luca Ceramiche di proprietà di Bepi Mazzotti
100
LA
SORPRESA
- tecnica mista su carta, cm 21x31
Igni Torino - Marchio IGNI con Fiamma rossa in quadrato grigio
MASCHERINA - tecnica mista su carta, cm 31x21 Igni Torino - Firmato e datato a matita Maraini 27-12-1935 Marchio IGNI con Fiamma rossa in quadrato grigio
LA
PESCATRICE
- tecnica mista su carta, cm 21x31
Igni Torino - Marchio IGNI con Fiamma rossa in quadrato grigio
101
LA
SORPRESA
- ceramica decorata, d. cm 29x11
Igni Torino Made in Italy - 21 - VR - Marchio IGNI con Fiamma rossa in quadrato nero
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LA
DISTRAZIONE
- ceramica decorata, cm 33x32
Igni Torino Made in Italy N. 85 B - Var Marchio IGNI con Fiamma rossa in quadrato nero
CONTADINELLO - ceramica decorata, cm 26x11 Igni Torino Made in Italy 180 Marchio IGNI con Fiamma rossa in quadrato nero
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CERAMICHE RONZAN La storia delle Ceramiche Ronzan si presenta, a differenza di altre, particolarmente complessa. Giovanni Ronzan, originario di Le Nove di Bassano del Grappa, culla della ceramica veneta, dopo un’infanzia dedicata alla scultura e alla ceramica, alla fine degli anni ’20 viene assunto alla Lenci con la qualifica di pittore. A fianco di numerosi artisti affermati ha modo di affinare la sua arte e, dopo la promozione a capo-pittore e alcuni studi all’Accademia Albertina, inizia a produrre propri modelli che può siglare con un fiorellino a 3 petali nero posto accanto al marchio Lenci. Raggiunto a Torino dai fratelli Giuseppe e Tina, anch’essi impiegati alla Lenci, nel 1939 si mette in proprio e fonda con Giuseppe e l’amico Cecchetto Giovanni Battista la ditta Ceramiche Ronzan in Via Villarbasse 29 a Torino. Nella nuova manifattura Giovanni riserva a sé il ruolo artistico di creatore e scultore di modelli e il ritocco finale, a Giuseppe assegna la carica di ceramista e formatore, a Cecchetto quello commerciale e di approvvigionamento del pregiato caolino proveniente dalla ditta paterna di Nove di Bassano; la sorella Tina assume la mansione di pittrice e il fratello Antonio quella di formatore. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Giovanni viene lasciato solo dai fratelli arruolati. I modelli, circa 100, realizzati tra il 1939 ed il 1942 risentono necessariamente della “lezione Lenci”, ma le forme appaiono ben presto semplificate, i soggetti, soprattutto profani -nudini, costumi, animali, scatole, maschere a muro- delicati e sottilmente ironici sono dipinti in toni pastello vivaci e raro uso dell’oro; la committenza è soprattutto italiana, il marchio utilizzato RON-e, a capo, -ZAN oppure RON ZAN. A seguito della crisi bellica, alla fine del ’42 Giovanni trasferisce attrezzature e modelli a Bassano del Grappa: qui riprende l’attività con Giuseppe e Cecchetto, e più tardi con Antonio. Alla fine del conflitto l’attività aumenta, con uno stile marcatamente più personale, meno stilizzato e più verista (La Bagnante, Figure Medievali) e un maggior numero di soggetti religiosi. La pittura si fa più sobria, i colori più delicati con un maggior uso dell’oro nei dettagli, i particolari più curati, il marchio adottato è GRonzan Italy. Accanto ai clienti italiani compaiono inglesi, tedeschi e americani. Dopo il 1949, avendo mantenuto la sede legale dell’azienda a Torino, Giovanni vi si trasferisce, ma da solo: i fratelli infatti restano a Bassano e continuano l’attività. Per questo la manifattura si sdoppia: a Torino, in Via Guido Reni 80/17 (oggi corso Allamano 19), Giovanni detiene la Ceramiche Originali di Giovanni Ronzan, a Bassano Giuseppe e Cecchetto guidano la Ceramiche Ronzan e Cecchetto, successivamente modificatasi in Ronzan e Figlio. I numerosi modelli, circa 200 fra soggetti profani e religiosi, tutti di creazione di Giovanni, vengono di comune accordo separati per sorteggio; in questo modo entrambe le ditte possono proseguire l’attività con un sufficiente numero di esemplari. A Torino Giovanni sviluppa soprattutto i soggetti religiosi - in particolare Madonne (di Lourdes, di Fatima) e Santi (S. Giuseppe, S. Francesco) - di notevoli dimensioni che firma Originale GiovRonzan Torino. Sono comunque realizzati anche alcuni modelli profani (La lettera) fra i quali spiccano certe figure sarde molto caratteristiche. La pittura si fa più classica, rendendo molto spirituali i soggetti religiosi. Per aumentare e diversificare l’offerta- si arriva a 600 modelli- acquista nel 1955 attrezzature e modelli della ditta milanese Berard, specializzata in animali veristi che vengono ben presto attualizzati secondo il nuovo stile, e nel ’57 attrezzature e modelli della ditta torinese Keramos di Destefanis, indirizzata soprattutto su angioletti e Madonne, anche su piastre. Il mercato è soprattutto quello sacro, con ingenti quantitativi per gli ordini religiosi; decisamente in calo la produzione di modelli profani. Per motivi di salute nel 1968 Giovanni cede l’azienda al fratello Antonio, che si trasferisce a Torino e qui continuerà la produzione fino al 1985 quando subentreranno i figli Giuditta e Pietro con la denominazione Ceramica d’Arte Religiosa di Ronzan P.& C. L’attività cessa definitivamente nel 2001, con la morte di Pietro ed i modelli originali vengono dispersi.
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ELEFANTE
GIOVANNI RONZAN CON PUTTO
- ceramica decorata, cm 24x19 Ronzan
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OCA
GIOVANNI RONZAN E FAUNO
- ceramica decorata, cm 20x9 Ronzan
GIOVANNI RONZAN
SACRA FAMIGLIA - ceramica decorata, cm 30x19 Originale Giov-Ronzan Torino 50
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C.I.A - C.I.A MANNA Nella prima metà degli anni ’30 Caterina Manna abbandona la Lenci, dove lavorava come decoratrice da circa un decennio, e fonda con l’aiuto del col. Novelli la Manifattura C.I.A., ossia Ceramica Italiana Artistica, che successivamente assume il nome di C.I.A Manna. Collaborano alla manifattura diversi artisti, tra cui lo scultore Costanzo, la decoratrice Emma Pellegrini ed altri decoratori già attivi alla Lenci. Ancora incerta la partecipazione anche di Lino Berzoini. La ceramica che gode di una particolare qualità degli smalti raffinati, dalle tinte brillanti e vivaci, e di una decorazione precisa, è impreziosita dall’utilizzo del color oro negli accessori e nei dettagli dell’abbigliamento. I soggetti derivano dalla tipologia cara alla Lenci: nudini femminili (Ragazza con polpo, Alla fonte, Fiorella, Sorpresa), figure esotiche (Portatrice d’acqua) o folkloristiche - molte le donnine in costume-, sensuali o ironiche, bimbi intenti al gioco o addobbati in costumi tipici, Madonne, con o senza Bambino anche sottoforma di piastre. Tuttavia sono numerosi anche gli oggetti d’arredo, come vasi e centrotavola, dalle forme lineari ed essenziali. Particolarmente significativi i personaggi in abito orientale, soprattutto colti in elegante atteggiamento di danza (Orientali, Fiore del Giapppone), il tema degli indiani, o il mondo mitologico (Diana con tigre, La fauna) . Molto collezionata negli anni ’40, con ingente numero di esemplari assai vari, accresce la sua produzione soprattutto alla fine del decennio con i soggetti legati al mondo dell’infanzia. Negli anni ’50 la manifattura ha sede in Via Mondrone 10 come attesta il timbro apposto su una serie di disegni preparatori per la prima volta pubblicati nel 2014 da Anna Maria Gargiulo nel suo testo sugli Epigoni della Lenci. La produzione va scemando verso la fine degli anni ‘50 quando la fabbrica cessa l’attività.
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GARIBALDINO - ceramica decorata, cm 34x14
GRANATIERE - ceramica decorata, cm 34x14
GRANATIERE - ceramica decorata, cm 34x14
CIA Manna Torino “Garibaldino 1861” I centenario dell’Unità d’Italia
CIA Manna Torino “Granatiere 1861” I centenario dell’Unità d’Italia
CIA Manna Torino “Granatiere 1861” I centenario dell’Unità d’Italia
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VALDOSTANA (LA SORGENTE - ceramica decorata, cm 41x25 C.I.A. Torino Made in Italy
CAPRAIA)
- ceramica decorata, cm 46,5x36
CIA Novelmanna Torino “Valdostana” n. 241 Monogramma Margherita Costantino (Marisa)
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CERAMICHE MARIO BRUNETTI Mario Brunetti (Torino 1907 - Caracas 1995) risulta l’autore ceramista più importante che abbia lavorato a Torino negli anni Cinquanta. Non solo perché in possesso di egrege capacità tecniche ed artistiche per la realizzazione delle opere, ma anche per la sua originalità nella creazione dei modelli che si distinguono oltre che per la libertà espressiva anche per la ricerca di nuovi linguaggi in linea con le tendenze artistiche coeve. Vero protagonista trasversale Mario Brunetti passa dalla ViBi sorta nel 1952, di cui è direttore artistico per fondare nel 1956 con Mario Mesini la Ariele ed influenzare direttamente Giovanna Maccagno poi titolare della Aldebaran ed addirittura Maria Luisa Rissone successivamente decoratrice e poi moglie di Camillo Carlo Lusso nella omonima manifattura attiva a Torino fin dal 1948. Nei vari percorsi collaborativi produce autonomamente alcuni pezzi con la propria firma, forse in una sua fornace o più realisticamente presso le manifatture in cui operava. In esposizione sono rappresentate due opere che al contrario si richiamano alla tradizione compositiva, le quali sono marcate proprio Mario Brunetti senza alcuna altra sigla di appartenenza. Mario Brunetti sembra recepire le novità dell’arte informale del dopoguerra e con le difficoltà del caso le applica alla arte ceramica. Inventa delle forme geometriche in cui la decorazione lucida esula dalla figurazione e permette anche una maggiore velocità realizzativa. Il successo della plastica e dei contenitori realizzati con la nuova materia determina per la produzione ceramica uno scatto di orgoglio ed un nuovo “appeal” sul mercato. Le opere si adeguano ad un percorso commerciale che coinvolge in particolare negozi di fiori e di dolci. Appare evidente da parte di Mario Brunetti e quindi anche negli altri numerosi artisti che lo hanno seguito consapevolmente o meno nella ceramica a carattere “fantastico-spaziale”, l’attenzione per le teorie artistiche del dopoguerra e l’adesione in particolare alle novità del 1950. In tale data infatti Lucio Fontana presenta in occasione del I Congresso Internazionale delle Proporzioni alla IX Triennale di Milano un nuovo manifesto dello Spazialismo, in cui si propone il superamento della pittura, della scultura e della poesia per andare oltre al punto di arrivo dei Futuristi. L’arte è in sintesi colore, elemento dello spazio, suono, elemento del tempo, e conseguente movimento che si sviluppa nel tempo e nello spazio. Il concetto presentato da Fontana nella sua estrema semplificazione non evidenzia una teoria dello spazio o una poetica di carattere metafisico, ma una lucida presa d’atto che qualunque cosa si voglia fare significa un fare lo spazio.
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VASO CAVALCATA
DELLE
VALCHIRIE - ceramica decorata, cm 30x23
Cavalcata delle Walchirie Mario Brunetti Torino
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LA
CACCIA
(?) - ceramica decorata, cm 48,5x23 Mario Brunetti Torino
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CERAMICHE VIBI Nasce nel 1952 per iniziativa di Giuseppe Vallini ed il cognato Giuseppe Baccon ma fondamentale è la partecipazione al progetto di Mario Brunetti in qualità di direttore artistico. La manifattura così strutturata avvia una produzione che si discosta anche se non immediatamente dal proselitismo legato alla Lenci e che dà il via al filone “fantastico” in linea con la produzione di Antonia Campi per la SCI di Laveno. Le forme dei vasi, dei contenitori, delle lampade si proiettano per spazi geometrici in cui la decorazione viene applicata per linee e superfici. Le invenzioni sono molteplici e la semplicità della forma permette una produzione seriale piuttosto veloce. Il successo di mercato è notevole e la diretta conseguenza è l’imitazione diffusa da parte di nascenti manifatture. La produzione è rivolta in particolare agi esercizi commerciali quali negozi di mobili e d’arredamento, pasticcerie e fioristi. La Venchi Unica e la Pernigotti sono tra i committenti. Nel 1956 entra alla ViBi in qualità di responsabile tecnico Ottavio Galante, figlio di Nicola Galante famoso per avere aderito al Gruppo dei Sei. Con esperienze pregresse alla Lenci, alla Essevi, alla BiGi ed infine alla CIA Manna, entra da subito in contrasto con Mario Brunetti il quale dopo pochi mesi lascia la manifattura per fondare la Ariele. Galante realizza molti nuovi modelli con l’innovazione della decorazione all’aerografo che realizza lui stesso. Mario Mesini si occupa della produzione di figure che soddisfa la clientela ancora legata al gusto Lenci. Mesini collabora anche con le Ceramiche Lusso e con la Ariele in società con lo stesso Brunetti. Interessante ed ancora da studiare sono le attinenze tra le ceramiche “fantastiche spaziali” e le coeve espressioni artistiche, a carattere geometrico ed informale. La ViBi cessa la produzione nel 1971.
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DON ABBONDIO - ceramica decorata, cm 34x12
DIRETTORE D’ORCHESTRA - ceramica decorata, cm 33x12
Vi.Bi. Torino Italy N
Vi.Bi. Torino Italy 507
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VASO N. 335 - ceramica decorata, cm 22x21 Vi.Bi. Torino Made in Italy n. 335
VASO N. 408 - ceramica decorata, cm 45x10 V.I.B.I. Torino Italy 408
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ARIELE Provenienti entrambi dalla ViBi, Mario Mesini e Mario Brunetti conducono la manifattura, sorta nel 1956, con Lucia Rava e Giovanna Maccagno poi titolare della Aldebaran. Le opere sono in continuità con i soggetti della ViBi e si inseriscono nel solco della ceramica “fantastico-spaziale”. Lo stesso nome della ditta prende lo spunto da un satellite di Urano. Il successo commerciale concentra la produzione di varie manifatture su articoli similari destinati ai negozi di fiori e soprattuto alle pasticcerie in particolare per la confezione delle uova pasquali. La Ariele si distingue per la quantità di modelli e per l’originalità degli stessi. Mesini prima del 1958 abbandona l’attività per dissapori con il socio. Alla fine degli anni Cinquanta, anche Mario Brunetti lascia la Ariele per trasferirsi a Caracas ed aprire una locale scuola di ceramica e svolgere con un certo successo l’attività di scultore. A causa di difficoltà economiche la Ariele chiude nel 1962.
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LAMPADA N. 116 - ceramica decorata, cm 27,5x28,5 Ariele Torino Italy - N. 116 Torino
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VASO N. 107 - ceramica decorata, cm 34,5x21,5 Ariele Torino Made in Italy - N. 107
LAMPADA N. 208 - ceramica decorata, cm 28,5x33,5 Ariele Torino Made in Italy - N. 208
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ALDEBARAN Come la Ariele assume significamente il nome da un astro ed in particolare di Alfa Tauri, la tredicesima stella in ordine di splendore. La produzione ricalca sostanzialmente quella di Ariele arrivando anche ad una coincidenza dei modelli. La prima versione societaria sorta nel 1960 che vede socie Maddalena Maccagno e Margherita Morra lascia il posto ad una nuova nel 1961 con la stessa Morra e Giovanna Maccagno, sorella di Maddalena e giĂ titolare alla Ariele. Nel 1962 la Aldebaran chiude definitivamente.
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VASO N. 113 - ceramica decorata, cm 21x22,5 Aldebaran n. 113
VASO N. 12 - ceramica decorata, cm 33x7 Aldebaran Torino Italy n. 12
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C.A.T. CERAMICHE ARTISTICHE TORINO Alcune opere del tutto analoghe alla produzione “fantastico-spaziale” della Torino dagli anni Cinquanta sono marcate C.A.T. Torino, sicuramente l’acronimo di Ceramiche Artitiche Torino. Il tutto fa pensare che la sigla individui qualche particolare produzione legata a Mario Brunetti, a Mario Mesini o agli artisti in orbita Ariele o Aldebaran forse realizzata durante una pausa tra le varie fusioni e conseguenti separazioni.
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LAMPADA N. 82 - ceramica decorata, cm 21,5x20 C.A.T. Torino n. 82
VASO N. 88 - ceramica decorata, cm 24,5x21 C.A.T. Torino n. 88
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CERAMICHE LUSSO Il titolare Camillo Carlo Lusso nasce a Vigliano Biellese nel 1916 e compie gli studi d’arte a Venezia. Dal 1948 è a Torino dove mette a frutto la sua abilità come modellatore con la produzione artigianale di pezzi in terraglia a colaggio. Nel 1952 apre un negozio a Torino in cui trova impiego la futura moglie Maria Luisa Rissone, la quale proviene da una esperienza alla Lenci e da una brevissima collaborazione con la manifattura di Mario Brunetti. La produzione si basa su modelli similari alle altre aziende coeve con opere destinate ai negozi. Tipica è la decorazione a lustri neri e bianchi su forme “fantastico-spaziali”. La matrice informale-geometrico sostituisce gradualmente i primi modelli a carattere figurativo. Verso la fine degli anni Cinquanta collabora con la manifattura anche Mario Mesini che risulta ideatore di alcuni modelli. Al volgere del decennio le Ceramiche Lusso vivono un certo successo commerciale anche internazionale che si riduce gradualmente fino ad interrompersi nel 1964 per la rottura di un braccio da parte del titolare. Trasferitosi in Liguria ritorna ad una produzione artistica legata alla tradizione. Muore nel 1990.
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VASO - ceramica decorata, cm 34x27
VASO - ceramica decorata, cm 29x21
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TANAGRA La ricerca di questa misteriosa manifattura che ha lasciato alcuni modelli di ottima qualità compositiva e raffinatezza nella decorazione vicino al gusto Lenci, conduce ad individuare come artista Adolfo Merlone. Nato a Torino nel 1910 si diploma al conservatorio ed entra come musicista nell’orchestra del Teatro Regio di Torino. Pittore e ceramista autodidatta già produce ceramica a colaggio negli anni Trenta con il marchio Tanagra. Sfollato durante il secondo conflitto mondiale a Castellamonte con la compagna Maria Pagella, cantante lirica, in arte Da Lobbi, si divide tra la ceramica e la musica. Insieme ad altri musicisti formano una orchestrina. Attivo come ceramista in diverse manifatture si sofferma in particolare alla Saccev di Castellamonte, azienda di refrattari per l’industria. Attento alle evoluzioni artistiche contemporanee si avvicina a Franco Assetto, Pinot Gallizio e a Pablo Picasso che conosce a Vaulloris. Contemporaneamente continua la produzione, infatti alcune ceramiche sono marcate Tanagra Castellamonte e si dedica a mostre e concorsi in cui ottiene importanti riconoscimenti. Muore a Genova nel 1982.
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BIMBO
CON CANE
- ceramica decorata, cm 17x15
Tanagra 120 Torino Italia
MATERNITĂ€ - ceramica decorata, cm 40x14 Tanagra Italia - Castellamonte
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BIGI DI GIUSEPPE BARZIZZA Probabilmente sorta alla conclusione del secondo conflitto mondiale, le ceramiche Bigi di Giuseppe Barzizza, rimangono ancora avvolte nel mistero. Le opere piuttosto diffuse evidenziano una aderenza fedele allo stile Lenci ed i modelli ripropongono per lo piÚ soggetti femminili e bambini, a volte utilizzando calchi di altre manifatture storiche. La qualità dei modelli a colaggio e la decorazione raffinata fanno pensare al Barzizza come esperto ceramista probabilmente reduce da importanti esperienze precedenti. Con la Bigi si esaurisce il filone degli epigoni storici strettamente legati al gusto della Lenci. Dagli anni Cinquanta con Mario Brunetti e gli altri ceramisti, le manifatture pur ancora riservando una parte della produzione alla tradizione, esplorano altre vie compositive in linea con le tendenze dell’arte contemporanea.
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ZIU PADDORI - ceramica decorata, cm 9x19 Bigi Cagliari n. 457
LA
RAGAZZA E IL CERBIATTO
- ceramica decorata, cm 40x15
Bigi - Torino N. 1977
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C.R.E.A. Le opere marcate C.R.E.A. (Ceramiche Romagnolo e Assandro) sono tratte dai calchi della manifattura Essevi di Sandro Vacchetti. In esposizione sono presenti due opere sia nella versione Essevi che nella versione C.R.E.A. (Le libellule). L’indagine su questa produzione è ancora tutta da fare ma sembra escluso, come ipotizzato in alcuni casi, che dietro all’attività ci sia l’intervento diretto di Vacchetti magari durante un suo soggiorno romano. Infatti la qualità delle opere ed in particolare della decorazione non all’altezza degli originali non può essere frutto diretto del Maestro, ceramista esperto ed estremamente attento al livello qualitativo.
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LE
LIBELLULE
- ceramica decorata, cm 39x22
C.R.E.A. Made in Italy n. 242
CONQUISTATORE - ceramica decorata, cm 19x8 C.R.E.A. Made in Italy n. 395
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ARTISTI
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GOLIA (EUGENIO COLMO)
FIORI (1924) - ceramica decorata, d. cm 19 422 Golia Torino 29.XI.24 - N in rosso - Golia
GOLIA (EUGENIO COLMO)
PAPPAGALLO SU RAMO FIORITO (1923) - ceramica decorata, d. cm 22 177 Golia 1923 - Triangolo nero con M all’interno - Golia
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GOLIA (EUGENIO COLMO) DUE
UCCELLI E FIORI
(1926) - ceramica decorata, d. cm 22
1091 Golia Torino 1.IV.1926 Isola Madre - Golia
GOLIA (EUGENIO COLMO) VASO
CON FIORI
(1926) - ceramica decorata, d. cm 22
1093 Golia Torino 1.IV.1926 Isola Madre - Golia
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GOLIA (EUGENIO COLMO) SCENE
CORTESI
- cappelliera di cartone, cm 32x35
Panizza Ghiffa Italia - Golia
GOLIA (EUGENIO COLMO)
GOLIA (EUGENIO COLMO)
LA STAMPA - scatola di cartone per caramelle, cm 11x20x3
BISCOTTI BEBÈ - scatola di latta litografata, cm 12x18x7
Caramelle Venchi Unica - Golia
G. Barbaglia Giaveno - Specialità biscotti - Golia
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GOLIA (EUGENIO COLMO)
VOLTO
DI DONNA
- tecnica mista su carta, cm 33x24 Golia
VASO
GOLIA (EUGENIO COLMO) CON FIORI
- tecnica mista su cartone, cm 32x23 Golia
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GOLIA (EUGENIO COLMO)
GHEISHA - tecnica mista su carta, cm 20x12 Golia
GOLIA (EUGENIO COLMO)
DORETTA (1960) - acquerello e china su carta, cm 43x30
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GOLIA (EUGENIO COLMO)
MADONNA
CON
BAMBINO - tempera su cartone, cm 28x24 Golia
IL
GOLIA (EUGENIO COLMO) GALLO
(1925) - ceramica decorata sopravetrina, d. cm 24 757 Golia Torino 1925
138
LA
GOLIA (EUGENIO COLMO) DANZATRICE
(1927) - ceramica decorata sopravetrina, d. cm 31,7 1533 Golia Torino 3.1.1927
139
LA
GOLIA (EUGENIO COLMO) SPAGNOLA
(1927) - ceramica decorata sopravetrina, d. cm 31,5 1537 Golia Torino 5.1.1927
140
GIOVANNI TAVERNA
NUDO
DI DONNA
- terracotta, cm 46x15
Taverna incusso
GIOVANNI TAVERNA
MADONNA
CON
BAMBINO - terracotta, cm 43x34 Taverna incusso
141
CRISTO
GIOVANNI TAVERNA SINDONICO
(1948) - bronzo, cm 29x11
G Taverna incusso
GIOVANNI TAVERNA
TOBIOLO (1975) - bronzo, cm 47x28 G Taverna incusso
142
MARIO STURANI
SESTRI LEVANTE (1962) - tecnica mista su carta cm 37x43 Sturani 62
143
LE
LINO BERZOINI DUE MADRI
(1925) - olio su tela, cm 98x77,5
144
LINO BERZOINI
MATERNITÀ (1938 c.) - ceramica decorata, cm 30x12 M.G.A. Berzoini - Berzoini incusso
CLAUDIA FORMICA
AUTORITRATTO (1929) - bronzo, cm 53x18
145
GIGI CHESSA NATURA
MORTA
(1930) - olio su tela, cm 46,5x55
Chessa con dedica
SANDRO VACCHETTI
CENERINO (1956) - olio su cartoncino, cm 14x19,5 Sandro Vacchetti luglio 1956 n. 369
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RITRATTO
SANDRO VACCHETTI DELLA
SIGNORA LENCI (1930) - olio su tela, cm 70x53
147
GIOVANNI GRANDE
L’IPNOTIZZATORE GABRIELLI - olio su tela, cm 37,5x25,5
148
GIUSEPPE PORCHEDDU SCENA
DAL SALUMIERE
- china su cartoncino, cm 25x34
Porcheddu
GIOVANNI RIVA LA
SCOLARETTA
G. Riva 1948
(1948) - olio su cartoncino, cm 17,5x24,5
149
MASSIMO QUAGLINO
ORNELLA - olio su tavola, cm 45x38 M. Quaglino
MASSIMO QUAGLINO
DEPOSIZIONE (anni ‘30) - formella in gesso dipinto, cm 54x54 M. Quaglino
Bambola Anili (particolare)
151
BIBLIOGRAFIA
ESSENZIALE Internazionale Brera, Bergamo, 1983 (catalogo della mostra a c. di G. MALACRIDA), Nostalgia di Lenci: la VI. Bi., a c. di F. M. ROSSO, Torino, 1983 (Catalogo della Mostra Torino, Galleria Pirra ceramiche, marzo-aprile 1983) FULVIO M. ROSSO, Per virtù del fuoco. Uomini e ceramiche del novecento italiano, Aosta, 1983 LUCIANO PROVERBIO, Lenci: le ceramiche, 1919-1937: EsseviRonzan, Torino, 1986
Interni catalogo Lenci - Galleria Pesaro, Milano, 1929
UGO OJETTI, Mostra delle ceramiche Lenci, Milano, 1929 (catalogo mostra alla Galleria Pesaro, 1929) Golia. Mostra Postuma opere 1945-1965. Disegni originali e documenti del primo Novecento, Catalogo mostra, Arti Grafiche Felice Garino & C. Torino, 1967 Mostra retrospettiva di Golia, Galleria Sant’Andrea Savona, catalogo mostra, 1974 LUCIANO PROVERBIO, Lenci. Le ceramiche 1910-1937, Torino, 1979 Golia. Ceramiche degli anni Venti, a.c. di Gian Carlo Bojani, Stiav Firenze, 1981
ALFREDO PANZETTA, Felice Tosalli 1883-1958, Torino, 1990 Una bambola e altre creazioni. Elena (Lenci) Konig Scavini, Torino, 1990 ALFREDO PANZETTA, La bellezza di Lenci 1928-1964. Catalogo generale dell’Archivio Storico della Manifattura, Torino, 1992 Le ceramiche Lenci: 1928-1964: catalogo generale dell’archivio storico della manifattura, a c. di A. PANZETTA, Torino,1992 Invito al collezionismo: la manifattura Lenci, a c. di A. PANZETTA, Torino, 1992 (catalogo della mostra 1/12/199131/12/1992) Lenci: Il bestiario, Torino, 1992
Ceramiche Lenci ed Essevi: 19271947, Torino, 1982
I bimbi nel mondo della Lenci : ceramiche, acquarelli e tempere, Torino, 1994 (catalogo della mostra dicembre1994 - gennaio 1995)
Le ceramiche Lenci: gli artisti - i secessionisti, a c.di Centro
CECILIA CHILOSI - LILIANA UGHETTO La ceramica
152
del Novecento in Liguria, Banca Carige, Istituto Grafico Silvio Basile, Genova, 1995
del 20°secolo. LenciEssevi, a c. di BACACENESA, S.l. 2008 (Catalogo della mostra Bene Vagienna 2008)
Le ceramiche Lenci, a c. di A. MISTRANGELO L. PROVERBIO, S.l, 2000 (Catalogo della mostra Aosta, Centro Saint Benin, luglio-ottobre 2000)
Lino Berzoini, pittore e ceramista, a c.di C. BRACCO L. ZUNINO, Acqui Terme, 2010 (Catalogo della mostra Savona dicembre 2010-febbraio 2011)
Giovanni Taverna, scultore dell’equilibrio, a cura di Francesco De Caria, Mario Marchiando Pecchiola, Simona Ricci, catalogo mostra Alluvioni Cambiò SOAMS, 2001
Lenci: sculture in ceramica, 1927-1937, a c. di V. TERRAROLI e E. PAGELLA, Torino, 2010 (Catalogo della Mostra, Torino, Palazzo Madama, marzo-giugno 2010)
Giovanni Taverna, scultura dell’anima, a.c. di Mario Marchiando Pecchiola, Museo Diocesano di Pinerolo, catalogo mostra, 2002
Arte e industria a Torino: l’avventura Lenci: ceramica d’arredo 1927-1937, Torino, 2011
ENZO BIFFI GENTILI, FRANCESCO COMISSO, LUISA PERLO Eccentricity arte applicate a Torino 1945-1968, Fondazione per il Libro e la Musica, 2003 MARIA GRAZIA GARGIULO, Sandro Vacchetti e la Essevi. Ceramiche del Novecento Italiano, Napoli, 2005 MARIA GRAZIA GARGIULO, Ceramiche Ars Pulchra 1935-1962. Ceramiche del Novecento Italiano, Firenze, 2006 Madonne maternità e maschere. Ceramiche del XX secolo Lenci - Essevi, a c. di BACACENESA, Bene Vagienna 2007 (catalogo della mostra Bene Vagienna 2007) MARIA GRAZIA GARGIULO, Essevi. Autoritratto d’artista, Napoli, 2008 MARIA GRAZIA GARGIULO, I racconti della Lenci. Fotografie disegni ceramiche, Napoli 2008
L’idea e la materia: Giovanni Taverna, a c. di Donatella Taverna e Francesco De Caria, Quaderni d’arte del S. Giuseppe n. 7, Torino, 2012 Eredità Lenci. Ars Pulchra, Le Bertetti, Bigi, Cia, Essevi, Igni, Mola, Ronzan, a c.di A.M. CABRAS, Milano, 2014 (catalogo di mostra Cagliari maggio-giugno 2014) MARIA GRAZIA GARGIULO, La ceramica del ‘900 a Torino: gli Epigoni della manifattura Lenci, Napoli, 2014 Ceramiche Italiane d’arte tra Liberty e informale. La fragile bellezza. a.c. di Valerio Terraroli e Stefania Cretella, Silvana Editoriale, 2014 Il cenacolo degli artisti. Albisola, la piccola Atene, da Fontana a Luzzati. a. c. di Carla Bracco e Lorenzo Zunino, Lizea Arte Edizioni, Acqui Terme (AL), 2014 DANIELE SANGUINETI, Le ceramiche Lenci. 1928-1938. Esposizioni storiche cataloghi e réclame, Genova, 2015
Porti di Magnin, n. 67, dicembre 2008, Clavesana, 2008 Venere e vanità: iconografia della femminilità: ceramiche d’arte
Note: SGD nelle didascalie significa: Simbolo Grafico Decoratore
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SANDRO VACCHETTI La ragazza e il fauno (particolare)
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INDICE
SALUTI DELLE AUTORITÀ
............................................................................................................................. P.
4
Regione Piemonte Città di Torino Provincia di Asti Provincia di Alessandria Comune di Monastero Bormida
PRESENTAZIONE ............................................................................................................................................. P. 9 di Walter Battisti e Piero Castellano
LENCI. LO STILE ITALIANO NELLA CERAMICA. GLI ARTISTI E GLI EPIGONI
.................................... P.
10
................................................................................................................................................. P.
25
di Lorenzo Zunino
OPERE LENCI
OPERE EPIGONI .............................................................................................................................................. P. 71 schede di Carla Bracco e Lorenzo Zunino
OPERE ARTISTI ............................................................................................................................................... P. 131 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
......................................................................................................................... P.
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Finito di stampare nel mese di Maggio 2015 presso Lizea S.a.s. Via San Lazzaro, 16 - 15011 Acqui Terme (AL)