Caterina Tanza
Insegnante presso una Scuola dell’Infanzia paritaria a Bologna
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Spazi di apprendimento e didattiche attive L’argomento della mia tesi di laurea è stato l’analisi della relazione tra le didattiche attive e lo spazio di apprendimento e la loro influenza reciproca. È stato ampiamente dimostrato da vari articoli e saggi specialistici come le didattiche attive risultino adatte per aiutare i bambini a raggiungere competenze utili alla vita di tutti i giorni: perché ciò sia possibile, però, occorrono spazi flessibili e innovativi. In particolare, questa tesi di laurea ha posto l’attenzione su come aiutare concretamente gli insegnanti a progettare gli spazi delle scuole. Per aiutare e invogliare i bambini ad imparare si è scelto come filo conduttore di tutto il progetto il gioco poiché è l’attività più spontanea e di gran lunga preferita dal mondo dell’infanzia. Giocando i bambini crescono e imparano ciò che hanno bisogno di sapere per vivere in una collettività; imparano a relazionarsi con i pari e a rispettare le regole della società. In più, l’utilizzo del corpo aiuta a memorizzare molti concetti: i giochi a percorso come il gioco dell’oca migliorano le capacità visuo-spaziali e, di conseguenza, anche la capacità di orientarsi in uno spazio (e successivamente sul foglio di carta) e le abilità logico-matematiche. Per questo ho scelto di far lavorare i bambini nell’esperienza di didattica attiva sul progetto “Il gioco del castello”. Il percorso didattico è stato proposto a una seconda classe della scuola primaria “Lipparini”, a Bologna, ed è nato come prolungamento di un’esperienza svolta durante l’ultimo tirocinio curricolare previsto dal mio corso di laurea: durante questa prima fase di ricerca la classe in questione si è focalizzata sui giochi e giocattoli tradizionali visti come fonti storiche. L’obiettivo principale era portare il gruppo classe a realizzare un proprio gioco della tradizione e osservare se lo spazio selezionato privilegiava o meno la riuscita dello stesso. Al contempo, io osservavo se le metodologie attive adottate venissero influenzate dallo spazio utilizzato.
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È stato scelto di far avvicinare i bambini ai giochi della tradizione per diversi motivi: questi vengono visti come momento estremamente sociale, in cui si ritrovano generazioni e culture diverse. Essi avvicinano i bambini al passato recente della nostra società, mostrando loro tutti quegli oggetti che caratterizzavano la vita dei genitori e dei nonni: dai giocattoli, ai giochi, alle fotografie. Successivamente, grazie all’aiuto dell’associazione Animum Ludendo Coles, con cui sono stata in contatto lungo tutto il percorso universitario, è stata realizzata una particolare versione del gioco dell’oca tradizionale che, modificando leggermente le regole, permette di creare storie fantastiche. C’è un numero definito di caselle e ogni giocatore avanza lungo il percorso secondo il numero ottenuto a sorte attraverso il lancio di due dadi. A questo, nel Gioco del castello si aggiunge la possibilità, ad ogni tiro e in base alla casella capitata, di fornire un dettaglio - un luogo, un personaggio, un’azione, etc. - creando così una narrazione, una storia. I bambini sono rimasti subito affascinati dal gioco proposto e non vedevano l’ora di iniziare! La classe, durante una serie di incontri, ha scelto e disegnato i personaggi nelle varie caselle riuscendo così a creare la propria versione unica del Gioco del castello. Le caselle poi sono state plastificate e assemblate su un cartellone in modo da potervi giocare in qualsiasi momento. Il Gioco del castello è stato un valido mezzo per dimostrare come un’attività di stampo ludico porti alla conquista di apprendimenti significativi tutti i bambini della classe grazie alla varietà degli stimoli che può dare. Infatti, la ricchezza di metodologie e di singole attività che sono state presentate ai bambini ha fatto emergere le potenzialità, le preferenze personali e i diversi modi di apprendere di ciascuno, nonché ha dato sfogo alla loro creatività e fantasia in modo ludico.