Urbanitas - Gioco / Partecipazione / Città

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Vanna Gherardi

Professoressa Alma Mater del Dipartimento di Scienze dell’Educazione - Università di Bologna

Città

che

Apprendono

Spazi per giocare, spazi per crescere Nel panorama attuale sta acquistando maggior forza l’idea di una scuola che entra in contatto con le realtà esterne e, quindi, si estende sul territorio. Territorio inteso come spazio di vita, coordinazione di risorse, istituzioni, servizi, attività produttive. Non solo area spaziale, ma area culturale di cui la scuola è parte integrante, non corpo a se stante. Il territorio come sistema a più variabili al cui interno sono presenti risorse, forze organizzate e strumenti, è anche urbanistica, politica, economia. La scuola è una realtà del territorio influenzata da altre realtà (istituzioni, enti locali, associazioni, professionisti, artisti, artigiani) che può beneficiare di spazi per una didattica fuori della scuola dove incontra competenze diverse da quelle degli insegnanti. Attività che nell’ambiente scolastico non trovano stimoli adeguati a sollecitare l’interesse degli allievi, la loro curiosità di sapere, le loro domande. Ecco allora che la città viene vissuta come un laboratorio, un luogo di ricerca dove attraverso varie attività, anche di gioco, i bambini vengono coinvolti in prima persona, la loro crescita è posta in rapporto ad esperienze reali. Città che imparano, luoghi di apprendimento. Una relazione tra scuola e territorio che mette in primo piano bambini e adolescenti in rapporto sistemico con l’ambiente e li rende cittadini partecipi. Si realizza così l’intento dell’articolo 31 della Convenzione dei diritti dell’infanzia che prevede spazi pubblici adibiti a luoghi che garantiscano la libertà e il diritto al gioco; diritto riproposto come tema centrale nella Carta dei diritti delle bambine e dei bambini in rapporto allo spazio nelle città. In tali condizioni sarà anche possibile sviluppare nell’individuo, fin dai primi anni di vita, sensibilità verso il patrimonio culturale e la storia della propria città. Di recente la legge 107/2015 (comma n.22), sull’azione della scuola nella società della conoscenza, incentiva la didattica laboratoriale di una scuola che si apre al territorio in cui le isti-

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tuzioni scolastiche incontrano enti locali, realtà associative, del terzo settore e famiglie, per attività educative, ricreative, culturali, artistiche e sportive, diventando in tal modo effettivamente comunità. È cosi che la scuola può legittimare la nuova normativa sull’educazione civica con linee guida volte al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni. Sul piano pedagogico, allora, emerge la necessità di ripensare lo spazio didattico come elemento fondamentale in cui l’apprendimento si leghi alla partecipazione sociale e renda partecipanti attivi delle pratiche all’interno di una comunità. La pedagogia incontra l’architettura per potenziare attività formative favorite da ambienti urbani e didattici che mettano al centro l’inclusività e la partecipazione. Luoghi d’incontro tra generazioni e culture diverse. Luoghi invitanti dove sia piacevole soffermarsi interagendo con materiali naturali e dal particolare gusto estetico. L’educazione estetica vuole indirizzare al senso di civiltà e alla gentilezza andando contro le violenze e le barbarie e ricreando i legami di affettività e senso di appartenenza a un luogo, una cultura. È formazione del gusto e della tendenza a percepire valori che attingono alla sensibilità, all’immaginazione e all’intelligenza. I valori estetici del sensibile rischiano di essere perduti dall’uomo moderno, proiettato all’efficienza produttiva, del produrre e del fare produrre. È così che le città e gli spazi pubblici si adeguano al cittadino che produce: con strade e piazze di passaggio, cortili di passaggio, dimenticando i bisogni e i diritti dei cittadini più deboli. La valorizzazione degli spazi, allora, s’impone come recupero dei valori estetici del vissuto esistenziale, come superamento dell’egocentrismo, della violenza, come educazione alla gentilezza, alla disponibilità e alla cortesia. Luoghi ideali per fare dialogare le generazioni.


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