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Le fasi degli altri

Le fasi degli altri Il ritorno alla normalità nel mondo

di Caterina Liverani, Marta Pancini, Martina Vincenzoni e Giulia de Giorgio illustrazione di Costanza Ciattini

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Buone notizie da Shanghai D alla più grande città della Cina, dove risiedono anche moltissimi expat, una coppia di amici fiorentini manda buone notizie: taxi e metro hanno ripreso a circolare, saloni di bellezza, palestre locali e ristoranti sono riaperti e tramite un codice QR individuale (che può essere rosso, giallo o verde e che incrocia dati provenienti da varie fonti come dal ministero dei trasporti e da quello della salute) e la misurazione della temperatura, gli accessi ai vari ambienti sono regolati agilmente. Le mascherine sono un presidio con cui i cinesi sono abituati a convivere fino da piccoli e vengono diligentemente usate a maggior ragione in questa circostanza. Gli eventi culturali pubblici sono purtroppo stati annullati, ma le scuole stanno riaprendo e in generale c’è un umore sereno e molto propositivo. Della stagione estiva, contrariamente a noi abitanti di paesi sud mediterranei, non ci si preoccupa granché: il lavoro e la vita degli abitanti continueranno con regolarità, ordine e fiducia. C. L.

Ritorno alla normalità in Australia E lena, 28 anni. Vive a Sidney da tre anni, lavora part time per mantenersi gli studi di Event Management. “In Australia la situazione è rimasta sotto controllo fin da subito: nonostante i casi di contagio molto bassi, sono state effettuate misure precauzionali come la chiusura dei confini (facendo eccezione per i rimpatri) e di tutti i luoghi di affollamento (come ristoranti, bar, cinema), lasciando spazio alla possibilità di ordinare cibo e bevande take away. Non abbiamo mai vissuto un vero e proprio lockdown perché non ci è mai stato negato di uscire di casa per stare all’aria aperta. Le notizie iniziali dall’Italia sono state spaventose, il primo pensiero è andato alla mia famiglia e ai miei amici ma so che sono al sicuro perché sono persone coscienziose. Qui, a oggi, sembra che stia tornando tutto alla normalità e le previsioni per le riaperture sono incoraggianti. Per ora non tornerei a Firenze, credo che le cose vadano meglio dove sono, in Italia non si sa quando tutto tornerà alla normalità”. G. D. G.

Il lockdown in America

Giulia è un medico, specializzanda in pediatria.

Da un anno conduce una ricerca in onco-ematologia all’Harvard Medical School di Boston, Massachusetts. Il 17 marzo è tornata “con un volo della Farnesina: l’unico del giorno, verso l’Europa, a non essere stato cancellato”. Cosa è successo prima e dopo? “Dall’Italia ci arrivavano notizie molto preoccupanti, ma gli Stati Uniti di fatto non hanno mai dichiarato il lockdown, nonostante l’assalto ai supermercati e alle armi - cosa terrorizzante. Poi, un venerdì sera ci hanno annunciato la chiusura dei laboratori a partire dal lunedì successivo, per almeno otto settimane. Ho lavorato quel weekend per concludere gli esperimenti in corso, ma poi sono voluta tornare in Italia, dove posso svolgere attività in ospedale”. E ora che notizie ti arrivano? “Non esiste una politica comune per tutti gli Stati, molto dipende dai singoli governatori. Sicuramente New York è la più colpita per densità di popolazione, ma devo dire che all’aeroporto ero l’unica a indossare la mascherina”. M. V.

La vita nel cuore dell'Africa “U na famiglia normale con le giraffe in giardino”. Cosi Gaia, genovese, descrive la sua vita, sposata con Ntoyiai bellissimo uomo maasai. Gaia sorride in ogni foto, su Instagram la trovate col nome di Siankiki. Vive in Kenya, con il marito e la loro bambina in un Boma, abitazione maasai, circondati dalla Savana. Poi il viaggio in Italia per mostrare la sua città al marito e alla bimba appena nata, ma il Covid19 cambia tutto, e rimangono bloccati qui, con il cuore in Africa. Le zone più colpite sono Nairobi, Mombasa, Kilifi, Kwale e Mandera. Il rischio di promiscuità è elevato specie nella capitale dove il 60% della popolazione vive in Slum, agglomerati di tuguri spesso senza finestre e bagno. Vanificato il distanziamento sociale, le mascherine scarseggiano e molti usano la stessa, senza disinfettarla. Il Governo keniota ha avviato un procedimento di riduzione delle tasse sulla popolazione in grande difficoltà e un lockdown parziale: coprifuoco dalle 19:00 sino alle 6:00 di mattina, chiusura delle chiese e smartworking. Numerosi gli scontri con la polizia, soprattutto a Mombasa, con vittime nelle scorse settimane. M. P.

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