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Frastuoni

di Gabriele Giustini

LUCIO LEONI “Dove sei pt. 1” Lapidarie Incisioni/Black Candy

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“Dove sei pt.1” è il terzo lavoro di Lucio Leoni ed è la prima di due uscite programmate per questo 2020. Si tratta di un primo intermedio di otto brani per un totale di sedici che ci raccontano il dove del tempo dello spazio in una sorta di trilogia anticipata prima da “Lorem Ipsum (gli spazi comunicativi)” e poi da “Il “Lupo Cattivo (il bosco da attraversare)”. Leoni è bravissimo nel rendere fruibile una base spoken – Ursula Rucker, Akua Naru, Kate Tempest – a chi non ha mai ascoltato niente di quel mondo. Con un paragone sciocco, è un po’ il giochino con cui i Chemical Brothers attrassero allora i fan della musica alternative e indie, perché indie, all’epoca, aveva un senso. Allora qui convive un background che parte appunto dallo spoken word, passa dal rap, al folk, fino alla canzone d’autore, sfiorando il jazz e la canzone teatro. Un’enorme boccata di uscita in un panorama italiano spesso privo di coraggio e costantemente alla ricerca di un ingresso in qualche playlist di quelle che contano. Niente di tutto ciò in brani come ‘Il Fraintendimento di John Cage’, ‘Dedica’ (con ospite Francesco di Bella), ‘Mi dai dei soldi’ (con ospite Andrea Cosentino) e soprattutto l’eccezionale San Gennaro con un ingresso di fiati da brividi. Nella speranza che la pt. 2 abbia simili frecce nell’arco, intanto bravissimo.

ROLLING BLACKOUTS C.F. “Sideways to New Italy” Sub Pop

Dopo un paio di EP, grazie al secondo dei quali è iniziata la collaborazione con Sub Pop, e un primo album dalla lunghezza tradizionale, “Sideways to New Italy” è il nuovo disco degli australiani Rolling Blackouts Coastal Fever, per gli amici Rolling Blackouts C.F. Dopo mesi passati e vissuti in tour attraverso gli oblò degli aerei o i finestrini dei tour bus, i RBCF raccontano il ritorno a casa. Non tragga in inganno quella New Italy, nonostante la band ami il nostro paese come si vede nel video di ‘Falling Thunder’. New Italy è un piccolo villaggio di poco più duecento anime situato nel distretto del New South Wales in Australia, fondato da un gruppo di Veneziani nel tardo 1800. È più un interrogarsi sul proprio passato e sui luoghi in cui sono cresciuti. Grazie anche alle trame tessute dai tre chitarristi, i RBCF sono campioni mondiali nel creare canzoni indie-pop semplici, fresche, apparentemente disimpegnate e perfette come smuovi chiappa. E quando scriviamo campioni mondiali in ambito indie-pop, la mente viaggia verso una serie di band a noi tanto care come Teenage Fanclub, anche se qui c’è molto ma molto più ritmo. Tutto il disco è accompagnato da quell’aria di cazzeggio e divertimento che rende “Sideways to New Italy” eccellente al pari di “French Press’, il secondo EP sopra menzionato. Presumibilmente il disco della definitiva consacrazione.

FIONA APPLE “Fetch the Bolt Cutters” Epic Records

È successo che è uscito un nuovo album di Fiona Apple. Si tratta di un disco atteso da circa otto anni e lavoro di un’artista che, a fronte di una carriera iniziata nel ’96 appena diciannovenne, annovera in scaffale solo cinque uscite discografiche in venticinque anni. Nulla in pratica, per una musicista che, se avesse voluto speculare sulle sue capacità, si sarebbe fatta i suoi dischetti ogni due anni, un paio di brani buoni a disco e via. Invece la Apple è sempre rimasta fedele alle sue complicazioni e, nonostante l’ambito mainstream in cui opera, ha sempre tenuta alta l’asticella della qualità. Il problema è nato con quel voto – 10 (i voti dopo le recensioni sono il male) – assegnato da Pitchfork e solitamente assegnato a capolavori assoluti e riconosciuti. Da lì è partita un’inutile disquisizione social, non tanto sul disco ma sul voto. Inspiegabile. Più spiegabile quel che è riuscita a fare la Apple. Forse non il suo disco migliore, ma il lavoro di una musicista dalla classe innata, qui con testi meno sfuggenti del solito e involontariamente diabolica nel rendere in qualche modo pop, arrangiamenti molto complessi, improvvisazioni, suoni casalinghi, cani che abbaiano e sezioni ritmiche schizofreniche, con poco, pochissimo spazio ad uno dei suoi due strumenti, ovvero il piano. L’altro, la voce, è invece protagonista assoluta, balzando leggera tra rantolii e parti cristalline. Ovviamente può e deve entrare il gusto di ognuno di noi, ma “Fetch the Bolt Cutters” è un disco di valore assoluto, dieci o non dieci.

FRASTUONI SU SPOTIFY La playlist di Frastuoni è su Spotify. Aggiornata settimanalmente, contiene una selezione dei migliori brani sia italiani che internazionali, in linea con i gusti della rubrica. In copertina Rolling Blackouts C.F. Scansiona il QR code per accedere direttamente e segui la pagina Facebook di Lungarno per rimanere aggiornato. Per reclami, segnalazioni e pacche sulle spalle, scrivi a frastuoni@lungarnofirenze.it

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