l’Unità Laburista - Cigno Nero - Numero 46 del 12 gennaio 2022

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numero 46 del 12 gennaio 2022

CIGNO NERO


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pag 20

“IL FALSO, IL TROPPO E IL TROPPO POCO”

DI ROSANNA MARINA RUSSO

pag 4

L’editoriale del Direttore

L’ANNO CHE VERRÀ

pag 24

DI ALDO AVALLONE

“SANITÀ: TEMPO DI BILANCI”

DI ANGELA MADDALENA

pag 8

“ERRORI VS ORRORI. BREVE VIAGGIO FRA GLI SBAGLI DI OGGI E QUELLI SEMPRE” DI GIOVANNI AIELLO

pag 28

Intervista al Professor Paolo Benanti

“IL PERICOLO DELL’ALGOCRAZIA”

pag 12

DI ALDO AVALLONE

“FINE ANNO IN COMPAGNIA” DI ANTONELLA GOLINELLI

pag 32

“IL NON ERRORE”

DI CHIARA TORTORELLI

pag 16

“RESILIENZA AL VECCHIO” DI RAFFAELE FLAMINIO


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pag 36

“GLI ITALIANI, IL CIBO E LA PANDEMIA” DI VERONICA D’ANGELO

pag 44

“BLACK DOGS”

DI ANITA NAPOLITANO

pag 38

“SI PUO’ MIGLIORARE?” DI ANTONIA SCIVITTARO

pag 46

“ESPRIMERE UN DESIDERIO”

DI LUCIA COLARIETI

pag 40

“IL LIBRO DI UNO STUDIOSO INGLESE SULLA STORIA ANCHE ITALIANA DEL XXI SECOLO” DI GIOVAN GIUSEPPE MENNELLA

pag 48

“L’EUROPA E LE DECISIONI MANCATE” COLLOQUIO CON FILIPPO GIUFFRIDA RÉPACI

pag 42

“UN SEGNALE D’ALLARME” DI RAFFAELE FLAMINIO

pag 52

“LA DISEGUAGLIANZA È IL PROBLEMA”

COLLOQUIO CON ANTONIO RINETTI


l’editoriale del direttore

L’anno che verrà ALDO AVALLONE

nei luoghi affollati e sui mezzi di trasporto, sono sicuramente apprezzabili ma sono certamente tardive. Si chiude la stalla quando i buoi sono già scappati. E la misura chiave, quella dell’obbligo vaccinale, rimane ancora chiusa nei cassetti della scrivania del premier. La discussione, in atto al momento in cui scrivo queste note, sull’azzerare la quarantena per i vaccinati con tre dosi non mi sembra vada in direzione della tutela della salute collettiva. Semplicemente non si vuole sottrarre per periodi più lunghi mano d’opera alle imprese. Già l’uso esagerato dei tamponi rapidi che hanno un alto margine di errore nel segnalare falsi negativi rappresenta un pericolo in quanto soggetti positivi asintomatici possono muoversi liberamente diffondendo il contagio. Certo, il tampone rapido è comodo, veloce, costa un quarto di quello molecolare ma siamo sicuri che sia il bene della collettività? Se a questo si aggiunge la riduzione, o peggio l’azzeramento, dei tempi di quarantena avremo in giro un esercito di asintomatici possibili untori. La pandemia ha già ucciso quasi cinque milioni e mezzo di persone nel mondo. In Italia siamo già a oltre 137mila decessi. Credo proprio che occorra essere ancora molto, molto prudenti.

L’anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va”, cantava il buon Lucio Dalla. E mai come oggi le sue parole sono di strettissima attualità. Ad inizio 2021, con la campagna vaccinale in partenza, speravamo di lasciarci alle spalle il virus. Così non è stato e mi ritrovo, a fine anno, a scrivere queste note nel pieno di una nuova ondata epidemica che rischia, ancora una volta, di mettere in crisi una ripresa economica che sembrava confortante ma, soprattutto, mette ancora in pericolo la salute di noi tutti. Senza salute non ci può essere economia: questo è il paradigma che dovrebbe guidare l’azione di governo a cui va certamente riconosciuto il successo della campagna vaccinale ma che, alla luce dei numeri, è evidente non sia riuscita a contenere il progredire dell’epidemia. Per eccessiva prudenza o per non scontentare troppo la Lega, in questi ultimi due mesi il governo non ha fatto altro che inseguire il virus piuttosto che anticiparlo. Nonostante ciò che stesse accadendo nel resto d’Europa fosse ben chiaro. L’alta percentuale di vaccinati nel nostro Paese e il clima più mite che altrove, hanno solo ritardato l’esplosione dell’epidemia che, anche a causa della diffusione della variante omicron, da noi dovrebbe raggiungere il picco tra la metà e la fine di gennaio. La pressione sulla rete ospedaliera e sulle terapie intensive è finora a livelli ancora sopportabili. Ma un rilevante aumento degli ammalati, seppure la maggioranza non presenti sintomi gravi, farebbe aumentare proporzionalmente i ricoveri, mettendo sotto stress il nostro sistema sanitario. Le misure adottate prima di Natale dal governo sul green pass rafforzato, l’anticipo della terza dose a cinque mesi, l’obbligo della mascherina ffp2

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econdo le stime dell’ISTAT il Pil italiano nel 2021 dovrebbe crescere del 6,3% rispetto all’anno precedente. Si tratta certamente di un risultato apprezzabile anche se va visto come rimbalzo fisiologico a fronte del crollo del 2020. E le previsioni per il 2022, sempre secondo l’Istituto nazionale di statistica, rimarcano un positivo +4,7%. Quindi va tutto bene? La risposta è no. Questa crescita è avvenuta, e avverrà ancora, sulla pelle delle classi meno abbienti, degli

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stipendiati, dei lavoratori precari, dei limitare le delocalizzazioni. La norma pensionati con redditi ai limiti della soglia inserita in Finanziaria prevede che le aziende di povertà. La piattaforma sulla quale CGIL debbano comunicare preventivamente e UIL hanno proclamato ed effettuato lo alle parti sociali qualunque intenzione di sciopero generale il 16 dicembre scorso (se delocalizzazione e programmare un piano ne è occupato il nostro Raffaele Flaminio per ridurre i rischi occupazionali. In caso in un pezzo che potete leggere su questo di inadempimento sono previste sanzioni numero) è l’elenco di tutte le priorità del e nullità dei licenziamenti. Da tutto ciò io mondo del lavoro, e non solo, sulle quali il capisco che se le aziende comunicano con governo dovrebbe concentrare la propria “debito preavviso” la volontà di chiudere e attenzione. Ma dello sciopero, che pure ha presentano una “bella dichiarazione” nella avuto una grande adesione, sulla stampa e quale affermano che hanno fatto tutto il sulle televisioni si è parlato poco perché in possibile per mantenere i livelli occupazionali questa Italia dove “tutto va bene” i lavoratori ma, pazienza, non ci sono riuscite, tutto e i pensionati che scendono in piazza per è ok. Possono andare via senza problemi. rivendicare i loro sacrosanti diritti danno Il profitto è salvo e al diavolo i lavoratori. fastidio. C’è forse qualche organo di stampa nfine, un brevissimo cenno sull’elezione che parli dei tre morti al giorno sul lavoro? I del nuovo Presidente della Repubblica. media nazionali fanno a gara a non disturbare Passaggio importantissimo se salisse il manovratore. L’applauso che i giornalisti al Colle l’attuale primo ministro. Draghi al hanno rivolto al premier Draghi ad inizio Quirinale, infatti, sarebbe un trasloco più che conferenza stampa prenatalizia, cosa mai gradito alla destra che vedrebbe aprirsi spazi accaduta in passato, non è un riconoscimento per eventuali elezioni politiche anticipate. Io alla sua persona. È un pericolo. Perché solo ritengo che la legislatura arriverà a scadenza una stampa libera è sentinella di democrazia. naturale. Per ragioni politiche: Draghi è a manovra finanziaria per il prossimo stato scelto dai poteri finanziari italiani ed anno riflette luci e ombre. A fronte di europei per gestire le risorse del Recovery provvedimenti a favore dello sviluppo, plan, per cui quegli stessi poteri non positiva la conferma del superbonus, accetterebbero intrusioni nella gestione del troviamo una riforma fiscale che si dimentica PNRR. Ma c’è anche una ragione meno alta totalmente della nostra Costituzione che che mi fa pensare che non si voterà prima prevede la progressività del prelievo fiscale. del 2023. Circa il settanta per cento degli La riduzione degli scaglioni previsti va a attuali parlamentari maturerà il diritto alla tutto vantaggio dei redditi medio alti che pensione nel settembre 2022. Considerando, riceveranno benefici economici maggiori inoltre, che dalla prossima legislatura, per rispetto ai redditi più bassi. Ma di questo si è la riforma costituzionale, sarà ridotto il già scritto tanto per cui ritengo sia superfluo numero degli eletti comprenderemo bene entrare nel merito. È sufficiente ricordare come non ci sia alcuna volontà da parte di una delle tante decisioni prese da Draghi, questi di lasciare anticipatamente il seggio. come ad esempio la bocciatura del salario Nessuno sa se Draghi lascerà il suo attuale minimo garantito, che sono state prese incarico per salire al Colle. Alle domande in dispregio degli interessi dei più deboli. postegli ha risposto finora sempre in modo Nonostante la presenza del PD, questo è un evasivo. Io penso che se dovesse essere lui esecutivo fondamentalmente di destra. Ne il nuovo Presidente della Repubblica, a è ulteriore prova il patetico provvedimento Palazzo Chigi sarà sostituito da una figura che nelle intenzioni del governo dovrebbe a lui simile per portare avanti le riforme

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chieste dall’Europa. La Giorgia, mamma patriottica, mi sa che dovrà attendere ancora.

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n questo primo numero del nuovo anno abbiamo scelto di operare una riflessione sugli errori commessi nel 2021 nei vari settori della società e riflettere sulle eventuali strategie per superarli. Troverete i punti di vista dei nostri redattori che hanno analizzato i rispettivi campi di interesse e anche quelli di osservatori “esterni” che ci hanno regalato il loro parere nei rispettivi settori professionali. Assolutamente da non perdere l’intervista al Professor Paolo Benanti, tra i maggiori esperti di Intelligenza Artificiale al mondo.

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ERRORI VS ORRORI. BREVE VIAGGIO FRA GLI SBAGLI DI OGGI E QUELLI DI SEMPRE DI GIOVANNI AIELLO

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n questi giorni di festa così confusi e tormentati per via dei contagi non c’è un regalo più desiderato di un avvenire che sia più certo e che, fatalmente, contenga meno sbagli. Ciascuno coltiva, anche confusamente, l’idea di un domani senza gli errori di oggi.

a quella dei Paesi Bassi, come riportato da Global Forest Watch; (2) riversare ogni anno negli oceani 8,8 milioni di tonnellate di plastica (circa metà della quale deriva da articoli monouso), che diventano plastic soups e microplastiche provocando danni ai fondali, alle coste, agli animali e naturalmente a tutti noi; (3)sprecare acqua in una quantità che, soltanto con riguardo alla nostra Italia, arriva a 9 miliardi di litri al giorno (104mila al secondo), alla faccia degli 8 milioni di morti all’anno nel mondo per cause legate alla siccità; (4) affidarsi ai cosiddetti superinquinatori, strutture antiquate che producono energia da combustibili fossili provocando da sole oltre il 70% delle emissioni nocive, come pubblicato su Environmental Research Letters, sono solo alcuni esempi dei gravi errori programmatici che l’uomo non solo non evita, ma sceglie deliberatamente di commettere già da decenni.

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l presente e gli ‘errori programmatici’ - Ma per aspirare ad un futuro che appaia promettente (visto che per definizione rimane pur sempre incerto), dobbiamo almeno evitare di commettere nel presente le castronerie più grosse. Difficile, infatti, pensare ad un domani migliore se già adesso ci dimostriamo avventati o finanche sconsiderati. Perché in quel caso non si tratterebbe più di errori, ma di “orrori!”, come spesso li chiamava Dora, la mia prima maestra elementare, quando ci urlava in testa per i soliti sbagli ripetuti di continuo.

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er comprenderci meglio, attesa la diffusa frequentazione di questi ultimi tempi con i vaccini, prendiamo temporaneamente a prestito la definizione di errore programmatico, che secondo l’Oms è “un incidente medico risultante da un errore nel trasporto, immagazzinamento, manipolazione o somministrazione del vaccino”. Naturalmente, rispettando alcune preziose e imprescindibili norme di buon comportamento, l’operatore sanitario che somministra il vaccino, pur non potendo prevenire le reazioni avverse elencate fra quelle comuni e lievi o quelle rare e più gravi, può comunque limitare al minimo il rischio che si verifichino tutti quegli errori considerati più prevedibili.

tre errori peggiori del 2021: l’Afghanistan - Fin qui gli errori che definiremmo “di sistema”. Ma se invece volessimo stilare una ideale classifica degli errori peggiori dell’anno appena concluso, da dove ci toccherebbe cominciare? Limitandoci al podio sarebbe il caso di partire dal terzo piazzamento, che assegniamo senza dubbio alla vicenda Afghanistan, paese in cui si è materializzata la peggiore ipocrisia dell’Occidente. Vent’anni di occupazione hanno improvvisamente assunto, in quei giorni finali del mese di agosto, il sapore di un lunghissimo e tragico preludio alla ritirata, che definire strategica è poco. Una ritirata già concordata con i Talebani, contrattata a Doha oltre un anno prima e studiata nei minimi dettagli (anche come premessa mediatica alle celebrazioni per il ventennale dell’11 Settembre). È sembrato quasi di assistere all’abbandono di un fallimentare set hollywoodiano, sorto per girare un inutile kolossal di guerra costato oltre 240mila morti e milioni di sfollati e rifugiati. E tutti gli afghani in fuga dalla disperazione ci sono forse sembrate

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unque, seguendo questo ragionamento di semplice buon senso, potremmo dire che: (1) distruggere i territori verdi del pianeta ad un ritmo che solo nell’ultimo triennio è aumentato del 12%, tanto da disboscare un’area di foresta primaria tropicale umida (importantissima per stoccare la CO2) paragonabile per estensione

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L’UNITA’ LABURISTA - 46 delle comparse di film catastrofici come World War Z, mentre correvano lungo la pista e poi cadevano a grappoli dai carrelli di un aereo in decollo. Ed è ancora di questi giorni l’ennesima tortura inflitta dai Talebani alle donne, che non potranno più viaggiare se non accompagnate da un uomo.

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brevetti - Il piazzamento d’onore, in questa Olimpiade degli errori, va sicuramente alla non liberalizzazione dei brevetti per i vaccini contro il coronavirus. Nell’ottobre del 2020, partendo da un’iniziativa di India e Sudafrica, sostenuta da oltre cento paesi, da personalità nel campo della ricerca e da tante organizzazioni internazionali (tra cui lo stesso Oms), era stata proposta la moratoria di tre anni sui brevetti per i vaccini e la condivisione dei processi di produzione. Ad opporsi, e la cosa dovrebbe farci riflettere, sono l’UE (Germania, Francia e Italia su tutti), il Regno Unito e la Svizzera. “Nessuno va lasciato indietro”, questo lo slogan dell’Agenda Onu per lo Sviluppo Sostenibile entro il 2030. Eppure, il 75% dei vaccini è stato acquistato dai paesi ricchi, mentre la percentuale di vaccinati in Africa si assesta mediamente in una forbice fra il 2 e il 4%. Emergency e Oxfam hanno inoltre dimostrato in un loro studio congiunto che i vaccini principali sono stati acquistati finora a prezzi anche venti volte superiori a quelli ai quali potrebbero essere realmente prodotti. Questo mentre il Fondo Monetario Internazionale ha stimato a sua volta che occorrerebbero appena 50 miliardi di dollari per vaccinare in modo rapido oltre il 70% della popolazione mondiale, con vantaggi enormi per tutte le economie, anche quelle che oggi dicono no alla liberalizzazione. La ragione di questo rifiuto però è stata documentata, in tutta la sua eloquenza, da People’s Vaccine Alliance, associazione impegnata sul fronte della moratoria, che ha diffuso i dati sui guadagni delle aziende che oggi producono i vaccini (Pfizer e Moderna in particolare): 93 milioni di dollari al giorno, 65mila dollari al minuto, mille dollari al secondo.

in tutto il mondo, tra cui naturalmente Amnesty International. Julian Assange (dopo avere trascorso sette anni da rifugiato politico nell’amabasciata dell’Ecuador a Londra, dal 2012 al 2019) è detenuto da oltre due anni e mezzo nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, in Inghilterra. In gioco c’è, com’è noto, la sua estradizione negli Usa, dove Assange affronterebbe un processo per 18 capi d’imputazione (17 per spionaggio e uno solo per abuso informatico), per avere diffuso file riservati che, tra le altre cose, documentano anche possibili crimini di guerra dell’esercito americano.

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na condanna potrebbe costargli fino a 175 anni di carcere. Inutile dire che l’errore più grande del 2021 è stato proprio quello di accettare, da parte dei giudici britannici, le rassicurazioni giunte da Washington sul trattamento carcerario che verrebbe riservato ad Assange in caso di estradizione (le condizioni psicologiche del detenuto sono tali che una detenzione dura potrebbe indurlo al suicidio), ribaltando il verdetto iniziale di rigetto, che si basava proprio sulle sue condizioni di salute già compromesse. Contro questa sentenza il 23 dicembre è stato presentato ricorso alla Corte Suprema del Regno Unito da parte dei legali di Julian Assange, tra i quali c’è anche Stella Moris, compagna dell’attivista e giornalista australiano. Nuove decisioni si attendono nel corso del mese di gennaio. Con l’augurio che il 2022 si apra proprio evitando l’errore peggiore che si possa immaginare. Ovvero quello di lasciare che un libero tribunale possa processare e punire chi si impegna per la verità.

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ssange - Ma nessun discorso sull’equità e sui diritti avrebbe significato se un brutto giorno passasse l’idea che documentare pubblicamente l’ingiustizia possa trasformarsi in un reato perseguibile per legge, quando e se a commettere l’ingiustizia è stato un potere sovrano che abbia interesse a celare le sue condotte e i suoi reali scopi dietro il pretesto del segreto di stato e della sicurezza nazionale. La vicenda di Julian Assange, fondatore di Wikileaks, costituisce in questo senso una vera e propria frontiera, lungo la quale già sono impegnate persone e associazioni

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FINE ANNO IN COMPAGNIA DI ANTONELLA GOLINELLI

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ntanto vi porgo i miei migliori auguri di Buone Feste e di uno sfavillante 2022. Sarà difficile ma male non fa.

Detto questo, vorrei raccontarvi come vedo la faccenda politica. Che voi direte: stiamo bene lo stesso. È uguale. Vi tocca.

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palese. Il giorno dopo c'era da comunicare delle chiusure e l'eroe di tutti i mondi non c'era. Guarda un po'. Ma veniamo a noi e al governo dei migliori. Dicono di aver fatto una robetta come 51 espletamenti tra riforme e non so bene cosa.

bbiamo già da parecchio il governo dei migliori. Quelli che hanno sostituito quegli Ah, sarà così. altri che pare fossero poco bravi. Si erano portati a casa il recovery fund, facendo oltre tutto Il catasto rimandato a quando non ricordo, tipo il 26; cambiare idea a quella manica di rigoristi europei, le aree demaniali uguale. ma sono questi i migliori. La riforma dell'IRPEF? I poveri prendono poco e Poi c’è il migliorissimo che si è candidato Presidente pagano il 23% quando nel resto d'Europa si viaggia dal 10 al 15. della Repubblica.

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uto come un pesce tra la bagarre di candidature e ipotesi fantasiose, è arrivato in conferenza stampa e si è dichiarato volenteroso e disponibile. Non ho capito bene se in quanto nonno o se per la sua storia. O probabilmente per una serie di accordi dei quali alla stampa non è venuta a conoscenza. Certo il disappunto diffuso era

Riforma delle pensioni? Quale riforma? Una quota qualsiasi a caso e si torna alla Fornero. Ma voi avete voglia di ridere. E il buon ministro Orlando che si stima assieme ai sindacati delle miriadi di eccezioni.

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iamo di nuovo di fronte ad una parcellizzazione dei trattamenti pensionistici, non c'è un sistema certo che garantisca una data, alle


L’UNITA’ LABURISTA - 46 donne la fregatura di opzione donna e via così. Ma voi mi volete proprio venire a raccontare che è necessario la gente lavori fino... a tempo indefinito? O vogliamo rimarcare che le donne hanno fatto e fanno da welfare tutta la vita fra figli e anziani e per tutto riconoscimento viene tolto un pezzo di pensione? Perché questo è.

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robabilmente il ragionamento è che costa troppo. Ok, va bene. Sono sicura che sicuramente costa meno delle strutture adeguate mai realizzate. Però si riempiono la bocca di pari opportunità. Ma almeno state zitti.

Uh! poi c'è il fatto dell'assegno unico per i figli. Togli questo, togli quello, alla fine prendono meno. Geniale. Cara ministra Bonetti, anche te vai. Dove ti pare ma vai.

Nel frattempo, è piombata l'onda ecologista. Salviamo il pianeta. Certo. Come? Con l'aumento speculativo selvaggio dell'energia? Che pure quelli che producono rinnovabili l'hanno venduta a peso d'oro. Nemmeno dentro la costruzione della fatturazione delle bollette sono riusciti ad andare. Hanno compensato con la fiscalità generale. Su gas e luce. Cos'è successo? Hanno caricato costi sull'acqua. Vorrai mica che non guadagnino. Altrimenti come rientrano degli inevasi e come pagano stipendi stratosferici ai supermanagers?

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proposito! Gubitosi liquidato con una cifra spaventosa per aver portato le azioni a quote risibili. Non è il primo e non sarà certo l'ultimo ma un po' schifo lo fa. Serie infinite di managers fallimentari che se ne escono con dei patrimonioni e i dipendenti con le pezze nei pantaloni. Sarà poi ora di finirla con questa ipocrita pratica.

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Sicurezza sul lavoro questa sconosciuta. Un'infilata esse in fila così e non sono tutte fanno infinita di morti. Mangiati dalle macchine, impressione. Un governo di destra, precipitati, investiti, schiacciati. Una vasta scelta di molto di destra, con una visione che non morti violente. Per cosa? Far guadagnare il padrone. comprende (voglio essere delicata) i meno abbienti. Bravi. Sembra che diamo loro persin fastidio. Esattamente Una nota particolare per l'edilizia: se non mettete le come pare dare fastidio la ciclica pratica del voto mani nella struttura degli appalti e dei subappalti i popolare. Non ci si vuole sottoporre nessuno al morti saranno sempre di più. Cosa volete fare? giudizio dell'elettorato. Tra i vari scandaletti è pure saltato fuori che un consigliere di un leader politico Se va proprio grassa si rimane vivi e le aziende con lo 0, qualcosa di stimato aveva consigliato, per licenziano e delocalizzano. Soluzione: 4 soldi di iscritto, di fare in modo di non portare la gente al compensazione. voto. Bella roba eh. Pare sia sparito, lui e il compare Ma sequestrate loro edifici e attrezzature e conti quello che voleva vendere il politico come una correnti. Sono aziende floride, c'è tutto dalla saponetta. Siamo stati in mano a sta gente qui. progettazione alla commercializzazione. In più Andate via. sono state finanziate a ufo. Vogliamo rientrare di h! un consiglio non richiesto: piantatela tutti qualcosa o no? Mal che vada diminuirà la quota di dar risalto ai no vax, no green, no sobeme tasse pro capite. per far apparire questo come conflitto sociale Dai! Parliamo un po' di sanità! Sono stati riaperti gli e cercare di mascherare il conflitto sociale vero, che ospedali? Sono stati coperti i ruoli? Ci sono forse esiste ed è molto più congruo. Silenziare scioperi e posti letto, medici, infermieri, addetti di varia natura manifestazioni non è utile più di tanto. Ricordatevi e amministrativi? Ma certo che no! Siamo ancora lì che esistono i social che rimbalzano all'infinito. con 4 gatti in croce. Che si spaccano la schiena per l conflitto sociale lo dovete smorzare. Ma poco e niente. In più devono pure avere a che fare non con cariche di polizia. Lo dovete fare con con no vax e delinquenti di varia natura. I medici di paghe adeguate, lavoro, assistenza e sanità. E base questi sconosciuti e pensano alla telemedicina. mandando in pensione i vecchi ad un'età decente. Se ci penso mi viene l'ulcera. Senza dimenticare una scuola con programmi adeguati e numeri di studenti decenti. Basta con le ono ancora lì col sistema delle eccellenze, senza rendersi conto o senza volere rendersi classi pollaio, basta con programmi insulsi, basta conto che manca l'assistenza primaria con trasporto pubblico inesistente. Questo è lavoro, livelli minimi di assistenza di prossimità. Però si stipendi, dignità di vita e prospettive. Voi non le continua imperterriti ad appoggiarsi al privato. Lo avete ma noi sì. Ve le potremmo raccontare. faranno gratis? Penso proprio di no. Buon Natale e Felice Anno nuovo.

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RESILIENZA AL VECCHIO DI RAFFAELE FLAMINIO

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a parola magica in tema di ripresa economico sociale in questo scorcio di secolo e di millennio è: Resilienza. Essa assume due significati distinti, una sui materiali e l’altra di carattere psicologico. Resilienza è la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi. Resilienza è, in psicologia, la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.

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i sembra che le due definizioni calzino alla perfezione per il nostro Paese. Il sistema produttivo e quello amministrativo dell’Italia, quale resilienza hanno ora e saranno in grado di avere domani? L’arcaicità del nostro sistema è sotto gli occhi di tutti. Il + 6.3% di crescita previsto dalle proiezioni del Pil, si basano su un sistema produttivo e lavorativo affetto da un’artrite

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reumatoide geriatrica. Le ossa e il sistema linfatico italiano sono ammalati demograficamente e funzionalmente. Prova ne sia il rimando sistematico di riforme strutturali che abbiano coraggio e radicamento nel cambiamento. La riforma dell’Irpef avvantaggia i redditi medio alti e fa festeggiare i redditi altissimi, quelli medio bassi e bassissimi piangono. Lo sguardo di questa ennesima riforma, è ancora rivolta al quartile della popolazione collocata tra i 53 e i 75 anni, cioè la generazione dei baby boomer che ha beneficiato dell’incremento demografico e della grande espansione economica del dopo guerra. L’affievolimento dei diritti di cittadinanza, del lavoro, e in parte quelli costituzionali, si sono trasformati in una gigantesca valanga che ha seppellito due generazioni di giovani cittadini. Se provassimo a fare un esperimento di comparazione delle buste paga tra la vecchia generazione e le ultime due, il confronto sarebbe impietoso. Le prime risentirebbero di tutto il peso


L’UNITA’ LABURISTA - 46 dei progressi civili, sociali, lavorativi, le seconde di tutte le sottrazioni possibili. Ammesso che tale documento contabile sia ancora reperibile nell’attuale mondo del “lavoro” nel quale annegano i nostri “choosy” che secondo alcuni non hanno diritto di esigere perché il mondo va così e ogn’uno deve badare a se stesso. La discontinuità lavorativa, l’attacco continuo alla contrattazione collettiva, condotto dai “padroni” e le continue richieste di decontribuzione (previdenziale) quale prospettiva offrono ai giovani? Il sistema previdenziale attuale è calcolato sulla contribuzione. Quale contribuzione ha un “esigente e capriccioso” giovane italiano se la legislazione giuslavorista è tutta sbilanciata verso lavori definiti d’ingresso? I padroni delle ferriere denunciano la mancanza di figure professionali utili ai cicli produttivi, chiedono esperienza. E quale esperienza possono dare i giovani, se non hanno mai potuto esigere un lavoro degno di questo nome? E loro, i padroni delle ferriere, quanto sono disposti a investire nella formazione continua e in adeguate paghe? Si dibatte sulla formazione scolastica che deve essere più calibrata verso le professioni, aldilà delle dichiarazioni di circostanza e di diluitissimi intenti di cambiamento, la politica ha presente qual è lo stato dei plessi scolastici, dei laboratori, della sicurezza delle scuole e la didattica? Abbiamo un sistema scolastico che è costruito didatticamente su programmi del secolo scorso o malamente scimmiottati da paesi più avanzati e gli studenti, invece, sono nativi digitali che parlano un linguaggio a noi adulti pressoché sconosciuto, ne facciamo le spese quotidianamente con i nostri figli, e chi sono gli insegnanti? Noi stessi che neanche in casa li capiamo quando parlano, figuriamoci tra i banchi a rotelle. In Natura tutto ritorna e siccome noi siamo natura siamo il prodotto di ciò che coltiviamo e costruiamo. Un’indagine pubblicata dal settimanale L’Espresso e condotta da: “Crisi Demografica” di Alessandro Rosina, Commissione Europea, snocciola numeri davvero interessanti se non fossero così drammatici per il nostro Paese: il 22% gli under 35 nel mondo del lavoro. Erano il 33% 15 anni fa; il 35% gli under 35 rispetto alla popolazione; il 28,9% i giovani laureati in Italia. In Francia sono il 49%; 15,415 milioni i lavoratori nel 2070; 21,435 milioni i pensionati 2070; 1,4 le pensioni che ciascun lavoratore dovrà sostenere.

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o scenario più presente nella politica è quello delle quote per accedere alla sacrosanta pensione. La litania la solita: non ci sono soldi. È del tutto naturale se lo stato delle cose è quello sin qui raccontato. Si sono annunciate le liberalizzazioni, dalle professioni alle concessioni dove sono finite? Quelle sul demanio marittimo sono rimaste inchiodate nelle solite lobbie. Alla faccia dell’accesso democratico alle risorse del territorio e tanti saluti ai pochi giovani laureati che con la valigia di cartone emigrano verso latitudini più propizie, visto che le professioni sono di carattere dinastico e assolutamente corporativo. Le migliaia di posti di lavoro annunciati sono come un’allucinazione nel deserto per i tanti aspiranti. Ad oggi nessuno è stato assunto, neanche la miseria degli 821 vincitori che hanno superato il concorso dei 2.800 tecnici per il Sud. Ci sono ancora altri concorsi per 11.126 posti che devono essere banditi, le date non ci sono, e ancora 9 concorsi per un totale di 1.362 posti di alto profilo che attendono, forse, le anelate elezioni? Il punto è che le posizioni richieste, secondo l’Osservatorio Officine Italia che ha studiato il Pnrr, sono a tempo determinato e le retribuzioni non sufficienti. Che choosy questi trentenni! Con quali pretese irrompono nel mondo dei “GRANDI”. Secondo altre indagini, compiute dalla Fondazione Migrantes, c’è un calo dell’emigrazione tra i sessantacinquenni e i minorenni, ma continuano ad andarsene i giovani che hanno vitalità lavorativa e creatività, cioè quelli che rappresentano le cellule staminali per il sistema geriatrico italiano. Un altro dato interessante è rappresentato dai rientri dei giovani al Sud, questi non sono spinti dalle opportunità di lavoro, ma da motivi di mutualità nei confronti delle famiglie di appartenenza; infatti, con il trasferimento della residenza dall’estero al Sud si beneficia di un’agevolazione fiscale maggiorata dal 70% al 90%. VIVA L’INVESTIMENTO E ABBASSO L’ASSISTENZA. C’è da desumere che la conoscenza dei territori è l’integrazione tra essi per l’utilità collettiva, “è molto presente nei centri regolatori nazionali e locali”.

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soldi ci sono e sono tanti, si tratta di circa 191 miliardi di euro, un’enormità. Quello che manca, veramente, è la capacità di spesa e la metodologia per incardinare progetti cogenti e utili, tradotto in parole povere, fantasia, coraggio, pragmatismo. Per quanto i nostri ministri tecnici, siano degli eccellenti esperti ed accademici di valore, si ha l’impressione, almeno la mia, che essi siano stretti nella morsa della burocrazia paludosa e verbosa della Pubblica Amministrazione e dell’alterità fastidiosa e pusillanime dell’attuale classe politica che è attaccata ad uno scranno o a

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una gelosia di corrente e, tante volte, personale, come i capponi di Renzo Tramaglino Promesso Sposo. Mentre per il governo del Paese e i suoi più autorevoli attori, nutro una tenue speranza, per la quasi totalità della “classe dirigente” locale mi pervade un fremito di puro terrore. Tanto di quella montagna di soldi, dovrebbe finire sui territori (Regioni, Provincie, Città Metropolitane) a cui è delegata per rappresentanza la nostra sorte e quella dei giovani. Il clima da acquolina in bocca è forte e persistente e non lascia presagire nulla di buone se non i soliti annunci roboanti, costituiti dalle innumerevoli conferenze Stato Regioni. Eppure, il senso di responsabilità che dovrebbe distinguere i “più maturi” imporrebbe un’analisi seria dei dati tecnico statistici a disposizione che impietosamente fissano il disdicevole stato dei territori che, annegano, crollano, puzzano di rifiuti e che soffrono di una crisi emorragica di energie fresche vive e brillanti. Complessivamente c’è un effetto pesce rosso nella sfera che attanaglia i giovani, i quali sono molto più lungimiranti di noi, malati geriatrici. Essi manifestano, producono idee, fanno rete per essere, infine, ignorati e bollati, segretamente, come incapaci e velleitari, ma applauditi e incoraggiati sotto le luci dei riflettori televisivi. Ha ragione la Greta Bla,Bla, Bla,.

generosità nei confronti dei giovani italiani.

L

’affossamento del DDL Zan è la prova lampante che il mondo giovanile rappresenta una galassia sconosciuta, tra di loro, tranne casi sporadici, i giovani non notano differenze di genere, in loro è ben presente l’essenza più vera dell’individuo, e avvertono il genere come un vincolo insopportabile e inconcepibile. Se pensiamo al “mondo giusto” quello etero fatto di soggetti definiti e catalogati accettati dalla società, non tardiamo a scoprire da quanta violenza e aberrazione sia percorso, prova ne sia la costante e drammatica prassi del femminicidio che percorre le svalvolate teste dei super maschi. L’ultimo film sulla saga dei supereroi Marvel, racconta di individui che hanno nella loro diversità assoluta il super potere, quasi fosse un richiamo, inconsapevole, alla nostra Costituzione che dell’Individuo Cittadino ne fa il perno. Ecco che cosa sono i giovani, e non me ne vogliano i miei concittadini vetusti, se preferisco i primi alla geriatria di massa.

N

on occorre l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, occorre armonizzare la seconda. In questa nuova e imprevista transizione, domanda e offerta sono della stessa forza. Il mondo produttivo chiede, perché ne ha bisogno, ma non vuole concedere nulla, né formazione, né salari adeguati, né investimenti, né contratti, chiede sconti, e su questo i “choosy” non vogliono cedere perché è ciò che gli spetta per diritto, sacrificio, competenze studiate e sudate, vuoi mettere poi anche, la soddisfazione di mamma e papà che magari hanno altra prole da far crescere? I nostri “ragazzi” hanno idee molto chiare sul da farsi, dalla salvaguardia del patrimonio naturalistico, artistico, sanno molto bene che cosa occorre nella scuola, all’università, su come vanno recuperate e riprogrammate le città. A ciascuno la sua parte. La politica, oggi di piccolo cabotaggio a tutti i livelli, deve rendere disponibili strade percorribili e organizzazione, che non sarà possibileottenere senza mettere da parte la superbia geriatrica. Un pizzico di coraggio sarebbe benefico.

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’altra parte, se si osservano i flussi elettorali, i giovani risultano essere i maggiori astensionisti, come dar loro torto. I “dinosauri” disputano sul voto ai diciottenni anche al Senato, dubito che l’intenzione sia un atto di

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IL FALSO, IL TROPPO E IL TROPPO POCO DI ROSANNA MARINA RUSSO

Io Tarzan, tu Jane”. Una comunicazione semplice, lineare, unidirezionale. Da manuale. Un emittente, un ricevente, un messaggio. E un codice. Ma perché Tarzan e Jane fanno di tutto per capirsi? Semplice: non si può non comunicare e non si può non cercare di rendere efficace la comunicazione. Se ci vediamo e ci parliamo usiamo

tutto di noi per capire e farci capire: tono della voce, ritmo, velocità, cadenza, espressioni, gestualità. Tutto ciò che possiamo. E se vogliamo trasferire tutto questo in un post o in un tweet proviamo con la punteggiatura, con il grassetto, con il maiuscolo, sapendo che il risultato non sarà equivalente, perché non abbiamo contezza immediata ed

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L’UNITA’ LABURISTA - 46 evidente dell’efficacia del nostro messaggio. Quante volte ci capita di dover spiegare dopo un commento: veramente volevo dire… E quante volte rimaniamo interdetti a chiederci se un tweet è ironico, se corrisponde al vero, se abbiamo capito il senso fino in fondo. Ora se tutto questo sembra irrilevante, spostiamo il discorso su un’altra angolazione. Diciamo che voglio consapevolmente ingannare e per questo uso una informazione verosimile, sapendo che, non potendo conoscere le motivazioni del mio inganno, chi legge sarà propenso a credermi. E, per di più, io Tarzan, attraverso un social, ho di fronte Jane e di lato Jack e John e dietro Jude e altre centinaia di migliaia di riceventi.

E

cco che per me emittente si apre un ventaglio enorme di modalità comunicative volontarie, dalle distorsioni al sovraccarico o all’assenza improvvisa di notizie. Quando si parla di fake si pensa in linea di massima che siano sciocchezze inventate da sciocchi. In realtà, e al netto di qualche stupidata, chi padroneggia il mezzo digitale e conosce le dinamiche dei social può orientare una opinione, inventando di sana pianta o alterando in tutto o in parte una notizia.

I

l Massachusetts Institute of Technology di Boston ha eseguito uno studio accurato, “The spread of true and false news online”, per capire come nasce e in che modo diventa virale una falsa notizia, quali argomenti vengono scelti e quale taglio viene dato per meglio veicolarla. Il primo dato è che il fake si diffonde nei primi 1500 utenti più facilmente della notizia vera con una velocità sei volte maggiore e ha il 70% in più di possibilità di essere retwittata, per cui con le condivisioni si arriva a una velocità di disseminazione fino a 20 volte maggiore. E teniamo conto che esistono anche i cosiddetti bot, software automatizzati per i retweet.

S

pesso ci chiediamo come mai sui social non si distingue facilmente il vero dal falso, cioè come mai il ricevente comprende il messaggio comunicativo evidente e non quello inferente. Questo succede perché in genere la notizia falsa verte su argomenti molto popolari, nasce come una storia originale e utilizza un taglio emozionale. In Italia, ad esempio, il fenomeno ha raggiunto la sua massima diffusione nel 2018, in corrispondenza delle elezioni politiche del 4 marzo. Come emerge dal rapporto dal titolo “News vs. fake news nel sistema dell’informazione” curato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni” un buon 57% del totale delle fake ha un contenuto politico o di cronaca e il 20% ha come oggetto informazioni

a carattere scientifico e tecnologico. In periodo pandemico le due tematiche così divisive, scienza e cronaca, sono state un unicum; perciò, possiamo immaginare l’effetto deflagrante delle notizie da due anni a questa parte: un impatto emotivo fortissimo in grado di generare un sentimento di aggregazione o disgregazione sociale in base alla vicinanza o meno col tema trattato. È stato riscontrato, infatti, che gli utenti tendono a selezionare e seguire le notizie che risultano pertinenti con le loro idee e a escludere tutte quelle che si discostano o risultano in contrasto con le loro opinioni.

B

isogna però osservare che la disinformazione online trova terreno fertile all’interno di una offerta informativa inadeguata per contenuti, approfondimenti e poca copertura e che risente degli alti costi per la realizzazione di una informazione di qualità. Le Media Company hanno difficoltà a monetizzare, perché non vengono ripagate dalla pubblicità e, mentre i ricavi delle testate che si affidano al paywall sono ancora limitati, siti meno affidabili, pur offrendo informazioni di minore qualità, riescono a catturare l’attenzione degli utenti grazie a strategie seducenti come quella del clickbaiting.

L

e piattaforme online, infine, permettono una fruizione frammentata, senza intermediazione, senza verifica delle fonti, senza controllo sulla veridicità dei contenuti. In un certo senso è come entrare in una grotta e sentire l’eco di un verbo all’infinito, per esempio amare. Se si ha fame o se il problema del momento è la fame, si sarà portati a pensare che -are sta per mangiare senza domande o riflessioni. La diffusione degli smartphone ha sicuramente accentuato questo approccio accidentale e casuale alle notizie che non agevola la consapevolezza di essere oggetto inerte su cui ricade l’informazione. Pertanto, il vero e il falso non si distinguono e concorrono in egual misura a formare opinioni. L’UE ha posto l’accento su questo fenomeno dilagante che mina anche la formazione libera e democratica delle idee e ha attuato diverse misure anti fake news per sostenere l’informazione di qualità. E persino le Tech Company come Google e Facebook, con il susseguirsi di numerosi scandali, iniziano a muovere i primi passi per gestire questo problema. Ma si sa, i problemi non finiscono mai. Perciò dal cancro delle fake si è sviluppata una sorta di metastasi definita infodemia.

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Con il neologismo infodemia l’Oms ha voluto, in questi giorni in cui la paura del Coronavirus impazza, sottolineare che forse il maggiore pericolo della società globale nell’era dei social media è la deformazione della realtà nel rimbombo degli echi e dei commenti della comunità globale su fatti reali o spesso inventati” (Leonardo Becchetti, Avvenire, 5 febbraio 2020).

l’oligarchia politica di cui parla Scalfari. E se fosse l’unico ad averci visto giusto? Io Tarzan, tu? Boh!

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a ragione l’Oms a ritenere più pericolosa l’infodemia, il sovraccarico di rimbombi, che il fake. Nel periodo peggiore, speriamo passato, della pandemia l’irruenza di continue e contrastanti notizie si potrebbe sintetizzare e semplificare con: tutto e il contrario di tutto. L’Astrazeneca solo agli under 50 e poi solo agli over 50, virologi come in un’arena con opinioni divergenti, la mascherina che da non necessaria è divenuta prima utile e poi indispensabile... Confusione e perdita di qualsiasi orientamento da parte del ricevente. E hanno sbagliato tutti, dall’OMS al CTS, da Macron a Merkel, da von der Leyen a La Garde.

E

quando si sbaglia, talvolta si può decidere, forse per e con imbarazzo, di interrompere la comunicazione, arrivando a un’assenza improvvisa di notizie relative a un fatto, una persona, un evento. È come se si tirasse un elastico fino a farlo spezzare. Solo che il silenzio immotivato genera dubbi e diffidenza. E, quando succede, si ha l’impressione che gli emittenti siano convinti che l’informazione possa essere gestita facilmente e che bastino piccole astuzie per poter orientare se non addirittura manipolare il consenso e che sia possibile in qualsiasi momento modificare i segni e le parole, utilizzando la capacità di stupire sempre con qualcosa di nuovo, a prescindere da ogni significato. Ma, a mio avviso, le cose possono sfuggire di mano perché la comunicazione è un atto di conoscenza, che deve basarsi sulla logica dei segni e non sull’istinto del nuovo, non sull’approssimazione dell’uso delle parole o sulla mancanza di coerenza tra messaggi e mezzi della comunicazione e di certo non sull’ambiguità. Ma niente paura. C’è chi ha trovato la soluzione a ogni problema. Basta non informare o selezionare le notizie e i commenti che “troppo democraticamente” vengono condivisi con il popolo che non comprende, che non è pronto. Come se si auspicasse una aristocrazia massmediologica. Certo potrebbe fare pendant con

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SANITÀ: TEMPO DI BILANCI DI ANGELA MADDALENA

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pesso la fine di un anno e l’inizio di uno nuovo coincide con un momento di riflessione e bilancio. Certo, in tempi di pandemia, le valutazioni sono fortemente orientate e condizionate dagli eventi e dalle situazioni vissute. Dopo quasi due anni di Covid, è difficile mantenere una visione positiva e ottimistica su ciò che è stato e su ciò che sarà. Appropriate sono le parole di Papa Francesco: “Peggio di questa crisi c’è solo il rischio di sprecarla”.

Quindi, la prima considerazione è fare tesoro di quanto accaduto, per poter riprogrammare il futuro. Di sicuro, abbiamo capito quanto sia importante una Sanità pubblica, che cura tutti senza distinzione alcuna. Al contrario, non tutti hanno capito il grande contributo dato dal personale sanitario in questa complicatissima situazione. I nostri medici e infermieri sono arrivati già stremati a questa fase pandemica: anni di blocco delle assunzioni, elevati

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L’UNITA’ LABURISTA - 46 numeri di pensionamenti, mancate sostituzioni, invecchiamento hanno causato un impoverimento delle piante organiche che inevitabilmente è ricaduto sui pochi presenti in servizio. A ciò si devono aggiungere gli interminabili periodi di piani di rientro dagli sforamenti di bilancio, che hanno determinato una riduzione dei finanziamenti, con conseguenti tagli alle spese per rinnovare il parco tecnologico delle attrezzature e dei servizi. Ovviamente, non tutte le regioni sono state interessate da questi tagli, ma ciò ha determinato l’acuirsi delle differenze tra le varie realtà sanitarie regionali, penalizzando ulteriormente quelle più in sofferenza e creando squilibri del livello di assistenza tra i cittadini.

N

onostante ciò, il personale tutto ha assicurato l’assistenza, sfidando la stanchezza, la paura di infettarsi e di infettare a sua volta, le rilevanti carenze di dispositivi di protezione individuale, di percorsi adeguati e di formazione necessaria.

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uesta esperienza dovrebbe indurci a ripensare all’intero sistema, cambiandolo in modo “strutturale”, facendo tesoro delle “buone pratiche” che pure sono emerse. E’ quello che hanno fatto in alcune realtà italiane per contrastare la pandemia, con il soccorso di Medici senza Frontiere: negli Ospedali di Codogno e Lodi, ad esempio, specialisti nel controllo delle infezioni di MsF hanno lavorato in stretta collaborazione con la direzione sanitaria ospedaliera; in altre regioni (Marche, Lazio, Sicilia) hanno lavorato all’interno di carceri, di strutture per anziani offrendo attività di formazione specifica sul Covid-19 e supporto al personale sulle misure di prevenzione, per la sorveglianza e il tracciamento dei contatti. Argomenti di tale rilevanza, quali la pandemia e lo stato di emergenza, non possono essere demandati a livello locale: è ormai improcrastinabile l’adozione di un piano nazionale aggiornato ed efficiente che indichi alle regioni le azioni da attuare in caso di emergenza. È quanto mai opportuno che lo Stato rivendichi il suo ruolo di garante dell’uguaglianza di tutti i cittadini e del diritto di essere curati nel proprio territorio, con pari garanzie e risultati.

I

n periodo di pandemia, purtroppo, tutte le risorse sono confluite nel contrasto all’infezione, trascurando azioni riguardanti la prevenzione delle malattie e l’assistenza primaria, soprattutto per le persone con patologie croniche. Anche i finanziamenti sono stati devoluti in gran parte all’adeguamento e ampliamento delle strutture ospedaliere, poco o nulla è stato destinato alle cure

domiciliari e alla medicina di territorio.

È “

questa la sfida del nuovo anno: curare le persone a casa, con una forte integrazione tra sistema sanitario e sistema sociale, con un lavoro di rete e di presa in carico, soprattutto per i pazienti più fragili e bisognosi.

Per questo sarà necessario, tra l’altro, personale sanitario specializzato e formato, con compensi e possibilità di carriera adeguati e dedicato soprattutto ai fragili per una migliore presa in carico della comunità di riferimento. E soprattutto in numero sufficiente alle esigenze del nuovo modello. Garantire che l’assistenza scorra liscia sul territorio e che gli ospedali restino davvero luogo di elezione dell’acuzie e dei casi gravi, mentre l’assistenza e la prossimità siano patrimonio del territorio”. Queste le parole del Ministro Roberto Speranza, rivolte agli infermieri.

N

ella visione della sanità del futuro del Ministro, ci sono dunque Assistenza domiciliare, Case della Comunità, Ospedali di Comunità, tutti modelli che mettono al centro la persona e il territorio. Quindi servizi che si orientano verso il cittadino, che troveranno un percorso efficiente a loro dedicato e personalizzato. Ciò avrà ovviamente delle ricadute positive anche sul sistema nel suo complesso: si eviteranno duplicazioni di servizi e di prestazioni, si potrà programmare e pianificare l’attività con maggiore soddisfazione sia degli operatori che dei pazienti. L’appropriatezza delle prestazioni comporta l’erogazione delle sole prestazioni indispensabili, con conseguente eliminazione delle spese non necessarie. Inoltre, si potrà assistere a una riduzione delle liste di attesa e dei ricoveri ospedalieri, grazie ad una gestione organizzata degli appuntamenti e delle attività.

L

e premesse per un futuro migliore ci sono tutte: auguriamoci di non dover mai più ascoltare dai notiziari storie di aggressioni al personale sanitario e di casi di “malasanità”. Tutti possiamo contribuire, con piccoli gesti quotidiani, al miglioramento dell’intero sistema, nell’interesse della collettività. Sereno 2022

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Intervista al Professor Paolo Benanti

IL PERICOLO DELL’ALGOCRAZIA DI ALDO AVALLONE Il professor Paolo Benanti, docente presso la Pontificia Università Gregoriana, si occupa di etica, bioetica ed etica delle tecnologie. In particolare, i suoi studi si focalizzano sulla gestione dell’innovazione: internet e l’impatto del Digital Age, le biotecnologie per il miglioramento umano e la biosicurezza, le neuroscienze e le neurotecnologie. È autore di numerose pubblicazioni sul tema del rapporto tra uomo e macchina e sulle implicazioni etiche che ne derivano. Cortesemente ha accettato il nostro invito a rispondere ad alcune domande che, mai come oggi, sono di strettissima attualità.

Professor Benanti, a che punto siamo con gli studi sull'intelligenza artificiale?

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iustamente si parla di studi al plurale nel senso che c’è una prospettiva, che è la prospettiva tecnica di come l'utensile riesce a fare un compito che per la prima volta è molto diverso dalla macchina che ha prodotto la rivoluzione industriale. Se le trasformazioni sociali legati al mondo del lavoro dell'Ottocento noi sappiamo essere connesse a un nuovo tipo di macchina, la macchina industriale, che surrogava il muscolo e quindi riorganizzava e disponeva la società e il lavoro in base a questa nuova forma di muscolo

meccanico, ora da quando Shannon ha applicato l'informazione per il controllo della macchina realizzando quel primo topolino meccanico che da solo trovava l'uscita da un labirinto, possiamo dire che la nuova macchina di fatto fa il cervello, se mi si passa la metafora, piuttosto che il muscolo. Una macchina che in qualche misura è capace di avere un fine e di risolvere un problema e sta trasformando e riorganizzando di nuovo il mondo del lavoro e la società. Per cui l'uomo non è più quel lavoratore che, come era scritto nelle opere teoriche di Marx, svolge un’attività insostituibile finalizzata alla produzione di valori d’uso effettivi ma oggi si trova

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L’UNITA’ LABURISTA - 46 a fare opere residuali nel processo di produzione a macchine che di fatto dettano i fini. A questo nuovo tipo di macchine che sono le intelligenze artificiali è molto più facile far surrogare condizioni cognitive alte che condizioni cognitive basse perché esiste un paradosso, il paradosso di Moravec, per cui io posso acquistare per pochi centesimi una calcolatrice che mi fa la radice cubica di 9 ma è molto costoso, molto difficile fare una mano robotica che apre una maniglia; un bambino a tre anni apre la porta di casa e scappa, per fare la radice cubica di 9 dovrà crescere parecchio. E quindi è chiaro che l’impatto di queste macchine va soprattutto a toccare quella parte del lavoro che è la parte meglio retribuita, quella dei colletti bianchi, perché è molto più facile far surrogare il lavoro di qualcuno che opera già sui dati e sui numeri, come può essere un bancario, che non quella di un operaio in una catena di montaggio, a meno che noi non lasciamo fare all'uomo la parte che non riesce a fare la macchina. Esempio di questo tipo l'abbiamo nei magazzini di Amazon, dove l’uomo è un cuscinetto funzionale in impianti ad alta efficienza, ad alta automazione: qui l'uomo fa quella parte di compiti residuali che ancora non riesce a fare la macchina. Analogamente accade nel mercato del lavoro dei rider dove all'uomo rimane la forza muscolare, il lavoro muscolare, la consegna in bicicletta e i lavori da colletto bianco li fa un sistema informatico che unisce il cliente affamato e il venditore di cibo in strada. Allora è chiaro che questa trasformazione radicale che sta avvenendo ridefinisce e ridistribuisce il lavoro in una maniera che inevitabilmente è associata a nuove forme di ineguaglianza perché i lavori meglio pagati sono i primi a poter essere automatizzati e, quindi, come si sta vedendo anche negli Stati Uniti che hanno un approccio più liberal rispetto a queste trasformazioni, si ingigantisce quella che è la soglia della disuguaglianza. Cito solo un esempio: quello di Uber con la sua piattaforma nel mercato dei driver. Per cui è vero che chiunque ha una macchina si può autocandidare a fare questo tipo di lavoro, e questo è il modo con cui viene venduto, cioè siamo imprenditori di noi stessi, di contro è altrettanto vero che il salario dell'autista è sceso a un livello più o meno prossimo alla soglia di povertà. E appena c'è stato un problema come col covid, abbiamo visto l’enorme impatto che questa nuova disposizione della ricchezza sta producendo. Siamo quindi a un punto in cui la macchina ha una capacità sempre più fine di surrogare le funzioni cognitive e la nuova frontiera. Probabilmente, con strumenti come GPT-3, che sono le ultime frontiere dell'intelligenza artificiale, sarà quello di surrogare anche quelle

che venivano chiamate le still. Con uno strumento come GPT-3 io posso chiedere come si fa un compito e quello mi risponde suddividendo il compito in una serie di tasks elementari che chiunque, con pochissima formazione, può mettere in pratica. È chiaro che questa è una nuova ri-disposizione anche di quelle che sono le skill e i processi all'interno del mondo del lavoro. Professor Benanti, in pratica cosa può fare oggi una macchina con l’uso dell’intelligenza artificiale?

S

iamo di fronte a due nuove capacità della macchina: predittive e produttive. Predittive significa che queste forme di algoritmi applicati a processi che sempre di più vedono il loro valore nei dati che i sensori estraggono riescono a predire con estrema precisione quello che accadrà. Se io su un grande motore marino di una grande nave da 20.000 tonnellate inserisco tutta una serie di sensori l'algoritmo mi riuscirà a dire con estrema precisione quando la macchina ha bisogno di un fermo macchina per la manutenzione con un anticipo molto preciso e molto puntuale. In tal modo eviterò che una nave da 20.000 tonnellate mi rimanga alla deriva nell’oceano, ma eviterò anche fermi macchina non necessari e costosissimi. Di contro, quando questo tipo di sistema viene applicato non ai dati prodotti da un sistema ingegnerizzato ma a quelle tracce che ciascuno di noi lascia nella sua esistenza digitale che si chiamano “i dati”, quello che ottengo non è solo una predizione di quello che accadrà ma anche una produzione dei comportamenti, come sa ciascuno di noi che quando almeno una volta ha comprato qualcosa su una grande piattaforma di e-commerce, quel “forse ti interessa anche” ha prodotto un nostro comportamento, ha prodotto il nostro acquisto. Si tratta di cambiamenti epocali che incideranno enormemente sulla vita di tutti noi. Come leggere tutto questo?

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a professore di etica delle tecnologie, da qualcuno che insegna un po’ o naviga un po’ questi contenuti, ci sono due esempi del passato che ci possono aiutare a capire che cosa sta succedendo. Il primo riguarda l’urbanizzazione di Manhattan. Manhattan, grande città simbolo del lifestyle occidentale, ha assunto la propria forma grazie a un politico, Richard Moses, la cui opera sta alla base dei piani regolatori e delle grandi innovazioni che hanno portato lo skyline di Manhattan ad essere quello che è. Di Moses, che è stato così influente, conosciamo una biografia scritta da Robert Caro, un volumone di mille pagine

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L’UNITA’ LABURISTA - 46 che ci aiutano a fare la domanda giusta ai processi innovativi. Moses aveva l'idea accettabile negli anni ‘40, oggi secondo me non più, che la parte migliore della città dovesse essere per le classi sociali migliori. Una delle parti più ambite all'epoca era Johnson Beach a Long Island e Moses fa in modo che non arrivino i mezzi pubblici, i treni, a Long Island e fa costruire lungo Park way, la grande autostrada a sei corsie che porta Long Island, dei ponti in calcestruzzo più bassi dello standard di due piedi, circa una cinquantina di centimetri. Laddove tutti noi vedremmo semplicemente una striscia d'asfalto e dei ponti in calcestruzzo, un eticista della tecnologia si chiede che tipo di disposizione di potere questo produce ed ecco che scopriamo che solo chi ha la macchina poteva raggiungere Long Island e all'epoca significava semplicemente chi apparteneva alla classe media bianca. Quindi la prospettiva etica da adottare rispetto a questa innovazione dell'intelligenza artificiale è che l'artefatto non è mai neutro ma è una forma d'ordine ed è una disposizione di potere. Quello che una volta facevano il calcestruzzo e l'asfalto oggi viene fatto dagli algoritmi; quindi, l'innovazione algoritmica che, in questo momento, questo tipo di macchine sta producendo va letta come una forma d'ordine e una disposizione di potere, ha una sua consistenza politica, ha una sua funzione di organizzazione della società. La seconda questione con cui leggere questo tipo di innovazione arriva da un altro esempio che possiamo ricavare dall'innovazione industriale americana dopo la metà degli anni Settanta. Nel ‘77 il Dipartimento di ingegneria dell’università della California sviluppa una raccoglitrice automatica di pomodoro che cambia il mercato della raccolta del pomodoro. Questa macchina, per l'epoca prodigiosa, passava sopra le file di pomodori e uscivano i pomodori già in cassetta mentre i tralci venivano sminuzzati e messi di lato. Il costo di raccolta crollò verticalmente a due dollari a tonnellata. Nel ’73, ‘74 c'erano circa 3.200 aziende di pomodori nella California, nell’ ‘82 erano calate a 240, ma non perché c’era stata una crisi del pomodoro, in realtà del pomodoro se ne vendeva di più, ma il costo d'accesso a questa innovazione era 170.000 dollari nel ’77, che sono circa mezzo milione di dollari oggi. L'innovazione produce una concentrazione del mercato. La seconda grande questione è che il pomodoro che doveva essere raccolto dalla macchina era stato selezionato per resistere alla compressione meccanica e per noi italiani sarebbe un pomodoro che non sa assolutamente di nulla. Quindi il pomodoro costava meno ma era meno saporito: l'innovazione cambia anche l’oggetto su cui

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l’applichiamo. Rapportiamo tutto questo al mercato delle news di oggi, il fatto che le news vengano distribuite mediante platform digitali concentra il mercato, cambia la notizia. Non è più la notizia più bella ad essere letta ma la notizia che la macchina lavora meglio, che l'algoritmo lavora meglio. Questi due esempi, quello che ci viene da New York e quello che ci arriva dalla California ci dicono che l'innovazione va letta con queste prospettive: con quella politica e con quella di platform. Oggi la novità è di concentrazione del mercato e va nella direzione di un cambio dell'oggetto del lavoro stesso. Dal quanto ci ha illustrato finora, viene fuori un concetto importante: l’innovazione non è neutra. Come possiamo coniugare questo sviluppo tecnologico, che obiettivamente non possiamo fermare, con l'etica e con un controllo democratico di questo processo?

È

evidente che già scelte precedenti di semplice contrapposizione alla innovazione tecnologica si sono rivelate non utili e anche anacronistiche, non siamo qui per fare i luddisti. Però è anche evidente che dobbiamo chiederci che tipo di forma di partecipazione al potere politico che hanno questi artefatti può essere suggerita. È chiaro che una soluzione non può essere data da qualcuno nello specifico, si può aprire un dibattito e questo dibattito può essere condiviso all'interno di un gruppo, all'interno di una piazza politica. Quello che io mi sento di dire è che dobbiamo riconoscere che la forma democratica su cui abbiamo impostato la nostra società oggi si trova in una profonda tensione con questa nuova forma, che è una forma sostanzialmente algoritmica. Provo a chiarire questo concetto con alcune parole di Rohls, laddove si chiede quali siano i principi formali per garantire che un ordinamento sia un ordinamento democratico. Rohls afferma che perché valga lo stato di diritto abbiamo bisogno che i dispositivi giuridici, quindi i dispositivi di potere e quindi, in questo caso, anche gli algoritmi, perché di fatto comportando e regolando il comportamento delle persone sono assimilabili in generale a delle leggi, obbediscano ad alcuni principi formali. Lui ne elenca cinque, a me ne bastano tre di questi cinque. Il primo è che la legge sia conoscibile, lo stato di diritto c’è se la legge è conoscibile altrimenti è l'arbitrio del singolo. Ecco questa forma di “legge algoritmica” è conoscibile? Normalmente no perché è protetta da copyright ma qualcuno ritiene che si possa fare con la forma dell'open source. Ma c è un paper del vincitore del premio Turing dell’82 che dimostra che di fatto nessuno può sapere cosa


L’UNITA’ LABURISTA - 46 accade nel compilatore quando prende del codice open source e lo compila, può iniettare dentro altro codice o fare altro. Ecco la prima forma di tensione tra lo stato di diritto e l'algoritmo viene proprio da questa non conoscibilità fino in fondo dell'effetto algoritmico perché non si conosce fino in fondo l’algoritmo, laddove normalmente poi l'algoritmo è anche protetto da copyright e quindi non pubblico. Rohls diceva che la legge deve essere universale: non rubare si applica a tutti se no siamo fuori dallo stato di diritto; l'algoritmo di cui stiamo parlando è un algoritmo che profila e quindi decide lui a chi si applica. Rohls diceva che lo stato di diritto si ha quando le leggi sono generali. Che differenza c'è tra universale e generale? Io posso dire: tutti devono obbedire a me, tutti è universale perché riguarda tutti ma il soggetto sono solo io e, quindi, non è generale. Mentre gli Stati di diritto prevedono dei meccanismi in cui chiunque venga eletto e delegato dal popolo possa assumere quella forma di controllo e di gestione l'algoritmo obbedisce solo al proprietario del server e questo non è soggetto ad altra forma. In questo momento forse alcune delle tensioni sociali che vediamo sono legate a questa tensione tra una società che sempre di più si algoritmizza e affida non più ai codici costituzionali ma ai codici interpretati dagli algoritmi il proprio funzionamento. E questa modalità è in tensione radicale con quello stato di diritto che noi abbiamo detto essere la chiave fondamentale per una coesistenza democratica all'interno di un gruppo sociale. Come uscirne non è immediato, non è facile perché chiaramente ci sono tutta una serie di competenze, tutta una serie di confronti da fare che vanno della filosofia politica fino all'impatto sul mondo del lavoro, fino alla geopolitica che, però, richiedono l'apertura di un processo sociale, di una discussione sociale per capire come gestire tutto questo. Di fronte a questo potere degli algoritmi che potremmo chiamare algocrazia o rispondiamo con delle istanze etiche che permeano gli algoritmi, quindi una algoretica, oppure siamo vittime di nuove forme di potere che non sono più associate al meccanismo democratico tradizionale. Abbiamo bisogno di estendere quello che è un controllo politico anche all’ambito digitale. Ritorniamo pertanto all'inizio, perché dall'inizio della storia dell'uomo, da quando eravamo nelle caverne, abbiamo scoperto che ogni utensile può essere anche un'arma, la clava che mi permetteva di aprire le noci di cocco e sfamare meglio gli abitanti della mia caverna era anche lo strumento migliore per andare contro gli abitanti della caverna vicina. Il fatto che ogni tecnologia è dual use, il fatto che l'utilizzo della tecnologia per il bene non è

garantito, ci dice che abbiamo bisogno di un'istanza regolamentatrice che si ponga a questo livello e non lasciare gli algoritmi al mero arbitrio di interessi particolari. Nel ringraziarla le faccio un’ultima domanda di carattere personale. Sappiamo che lei è frate francescano, come concilia i suoi studi con il suo impegno religioso?

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er me è stata una scoperta più tardiva, non è il motivo per cui faccio il francescano. Però ho scoperto che uno dei primi frati del mio ordine, si chiamava Raimondo Lullo e viveva Maiorca tra fine 200 inizio 300, nei suoi studi ha composto una cosa che si chiamava l’Ars magna, poi ripresa da Leibniz che è all’interno di tutte le logiche informatiche. Quindi direi che è una tradizione di famiglia da certo punto di vista, se mi si permette la battuta. Fuori battuta, in realtà i francescani da sempre hanno vissuto facendo della povertà uno dei cardini della loro esperienza spirituale, hanno sempre avuto un impatto sociale, hanno sempre portato la teologia dalle università alle piazze. Quando nel medioevo Francesco apparteneva a una classe che era la classe mercantile, sono le riflessioni dei francescani che cominciano per primi a discutere d’integrazione sociale e di giustizia nel mercato, del prestito a interesse, a smuovere le cose. Francesco, in un mondo dove chi aveva i diritti era considerato un majores e abitava nella città ed era nobile o mercante, improvvisamente in forza dell'esperienza che fa col crocifisso di San Damiano, decide di stare parte degli esclusi, dei minores, si fa frates minores, cioè fratello di questi che non avevano quella forma di protezione globale. Non è una scelta politica quella di Francesco ma è una scelta religiosa che di fatto fa riconoscere in tutti dei fratelli, una categoria per orientare quello che poi sono le riflessioni sulla storia e sulla fede.

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IL NON ERRORE DI CHIARA TORTORELLI

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L’UNITA’ LABURISTA - 46 Quali errori abbiamo fatto nel 2021?

nostra consapevolezza.

e guardassimo le cose da un punto di vista evolutivo non abbiamo fatto nessun errore… negli Insegnamenti esoterici l’errore non fa parte del cammino umano.

Quindi è la mente il supremo inganno.

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Non è l’uomo che sbaglia, infatti, ma è la creazione stessa che si serve di un apparente contrasto per permettere il movimento della vita. Partiamo dall’inizio, dall’Eden, da Adamo ed Eva e dalla tentazione del serpente Lucifero. Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre vivevano felici perché ignari, poi fu Eva, il principio femminile, a essere sedotta dal serpente che le promise il segreto della conoscenza se avesse mangiato la mela. La mela è male? Il serpente è male? Lucifero è l’angelo caduto, che è un “angelo” appunto.

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ucifero viene da lux- lucis e fero, in senso etimologico portatore di luce, quindi l’atto del mangiare la mela era in qualche modo funzionale all’evoluzione dell’uomo, che doveva sperimentare in qualche modo la “caduta” nell’incarnazione, dimenticando le sue origini “perfette” per poter tornare un giorno al Paradiso, consapevole di sé e co creatore. Lo sbaglio quindi se sbaglio si vuole chiamare è come direbbero i buddisti l’ignoranza, la dimenticanza delle proprie origini divine e quindi il precipitare continuamente nella dicotomia umana e nel dolore.

S

i dice nel buddismo che noi viviamo nella Maya, cioè nell’illusione, Maya è un velo che ci copre gli occhi sulla verità, e poi ci seduce continuamente con mille immagini riflesse, mille artifici che ci distraggono e non ci permettono di ritornare “a casa”, cioè a chi veramente siamo. Nella Maya tutto appare reale e ogni cosa assume un doloroso peso, in questo fittizio mondo di proiezioni, dove viviamo sospesi tra paura e desiderio, noi prendiamo per reali i sogni della nostra mente e cerchiamo di cambiare il mondo dall’esterno, dimenticando che l’origine del mondo non è disgiunta da noi stessi. Il Grande Architetto di tutta questa fitta trama ingannevole è la Mente, la nostra mente, che nello sciamanesimo di Don Juan, lo stregone castanediano, è un meccanismo alieno, impiantatoci nel corpo da alcuni esseri particolari, i Voladores che si nutrono della nostra energia luminosa e della

Quella mente piccola che giudica, separa, confronta e compara e che ci impedisce di vivere sereni e rilassati nella fiducia profonda del vivere, lì dove la vita non è che un atto magico, il supremo.

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urdjieff, un uomo straordinario, maestro, filosofo, scrittore e musicista che ha trasmesso in Occidente quei “frammenti di un insegnamento sconosciuto” di cui parla nel libro omonimo il suo discepolo Ouspensky, amava spiegare la Santa Trinità come tre forze cosmiche che operano continuamente nel mondo e che sono la radice della vita. Lui le chiamava “Santa Affermazione”, “Santa Negazione” e “Santa Conciliazione”. Nel grande Mandala sacro della vita tutto ciò che appare e scompare continuamente, compresi gli esseri umani, è regolato dal principio di queste forze che potremmo anche definire in modo divulgativo “Bene”, “Male” e integrazione tra i due poli. Yin e Yang dicono nel mondo Zen. Nel mondo ogni cosa è retta dal principio che afferma, il Dio, il principio che apparentemente nega, cioè fa resistenza, il Figlio, cioè la materia e la creazione, e l’energia che si sprigiona tra i due nel momento in cui apparentemente si confrontano, che trova sempre un ponte, un’integrazione, lo Spirito Santo. Quindi il contrasto fa parte della vita, genera quel movimento necessario al flusso, altrimenti nella staticità non ci sarebbe che l’eterno immobile, quindi non ci sarebbe né vita, né evoluzione. Potremmo dire che il Male è necessario, necessario alla creazione di qualcosa di diverso, mai apparso prima, così come è necessaria la morte e il cambiamento. Dov’è quindi la radice dello smarrimento umano? E perché l’uomo soffre e sembra destinato alla dannazione? Torniamo alla mente, il meccanismo alieno castanadiano.

L

’uomo soffre perché anziché fluire con fiducia, si “attacca” alle proiezioni, vuole sostituirsi al movimento sacro, direzionarlo a suo piacimento, eliminare questo o quello, l’alienazione è nella Hubrys, cioè nel mettere sull’altare la sua mente, l’impianto alieno dei Voladores e

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L’UNITA’ LABURISTA - 46 nell’idolatrare come assoluto l’apparizione della forma, di quel Bene e Male, che sono solo apparente “immago” del perfetto. Nel momento in cui l’uomo dice “Mio Dio sia fatta la tua volontà, non la mia” si compie il miracolo. Io so di non sapere, diceva Socrate. Mi arrendo al flusso.

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i arrendo all’apparente errore. Mi ricordo che tutto è perfetto così com’è e che ho solo dimenticato la mia reale connessione con il kalos e agatos, il bello, il bene e il giusto e che sono sceso qui perché attraverso la Maya possa ritornare a me, alla mia suprema perfezione e trovare nel centro di me quel punto preciso dove respira l’Essere immortale, al di là di dolore, di tempo, spazio e definizione. Ritornare al centro è il supremo atto vitale e più le ombre esterne si infittiscono più siamo aiutati nello sfrondarci dell’inutile e ritornare all’Essenziale. Errore? Homo sum, humani nihil a me alienum puto, diceva Terenzio. Sono un uomo, niente di ciò che è umano mi è alieno. Resta l’humanitas.

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GLI ITALIANI, IL CIBO E LA PANDEMIA DI VERONICA D’ANGELO

Il cibo, croce e delizia degli italiani.

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untualmente, a dicembre di ogni anno, abbondano i servizi, gli articoli, le considerazioni su quanto cibo si consumi in Italia nel periodo natalizio. Ma stavolta possiamo fare qualche considerazione in più. Da un paio d’anni gli italiani convivono con una pandemia che ha sconvolto le abitudini di vita quotidiana e anche il rapporto col cibo ne è stato travolto. A inizio 2020, prima che circolassero le notizie

sul virus, nel corso della Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare si discuteva di riduzione dello spreco domestico. I cittadini italiani sembravano però piuttosto virtuosi e sicuramente, secondo i sondaggi, tra i più sensibili al tema. Poi, nel corso del primo lockdown, tutti a comprare cibo da riempirci camion, dispense e magazzini. Forzati a rimanere in casa per combattere la guerra al Covid, gli italiani si sono riscoperti chef, pasticcieri e fornai e hanno affrontato il gravissimo problema dell’esaurimento delle scorte di lievito e farina svaligiando i supermercati, per poi affollare i

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L’UNITA’ LABURISTA - 46 social delle immagini di torte, biscotti e pane appena sfornati nelle cucine domestiche. I food blogger che propongono ricette sui social sono aumentati a dismisura, diventando i nuovi divi del momento, mentre il settore della ristorazione è caduto in ginocchio.

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antissimi gli esercizi costretti a chiudere, anche a causa della insufficienza dei contributi pubblici e del ritardo con cui sono stati erogati, e altrettanti i posti di lavoro persi. Per resistere all’urto, molti si dedicano alla preparazione di cibo da asporto, che ha fatto la fortuna delle aziende e delle App di delivery. L’italiano, sempre più somigliante a Omer Simpson, scopre quanto sia comodo ordinare cibo da consumare comodamente a casa, mentre sogna di tornare nei luoghi deputati a pranzi, cene e aperitivi. Le abitudini alimentari sono cambiate per almeno un italiano su due. C’è chi ha cercato conforto nel cibo (pare che in media il 23% abbia preso più di 5 kili di peso), e chi ne ha approfittato per una dieta più equilibrata e salutare (io, in verità, non ne conosco). La tendenza generale, però, è nella maggiore attenzione alla provenienza delle materie prime e nella ricerca di prodotti salutari, ecosostenibili e a km0, anche se costano di più.

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n altro effetto della pandemia, oltre all’inflazione che ha fatto crescere la soglia della popolazione a rischio di povertà alimentare, è stato il rafforzamento dell’industria dei prodotti alimentari italiani contraffatti, che secondo uno studio Coldiretti/Censis ha raggiunto un valore di oltre cento miliardi di euro.

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a scarsezza dei prodotti made in Italy all’estero, a causa delle difficoltà dei trasporti globali, ha contribuito infatti alla proliferazione di merce taroccata che utilizza impropriamente parole, luoghi, colori e immagini che evocano l’Italia, ma che nulla hanno a che fare con il nostro sistema produttivo.

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a rabbrividito anche il Governo, se a ottobre di quest’anno il Ministro per le Politiche Agricole, per proteggere la nostra economia, ha firmato un accordo con Amazon per la tutela del settore agroalimentare italiano. Il colosso della vendita online, a tutela dei consumatori e per la gioia dei grandi e piccoli produttori italiani, rafforzerà le informazioni sull’origine dei prodotti enogastronomici italiani, contribuendo a prevenirne la contraffazione e proteggere i marchi di origine. Bella idea. Si spera che uguale attenzione venga rivolta alla trasparenza di tutta la filiera di produzione, a partire dalle condizioni di lavoro dei braccianti agricoli. Le immagini dei lavoratori, soprattutto migranti, sfruttati nei campi di pomodoro del foggiano, salite a dicembre agli onori della cronaca, il fenomeno ancora diffuso del caporalato e le storie dei ghetti e delle sopraffazioni al limite dello schiavismo, evocano una realtà difficile da accettare e che non ci piace associare al piacere del cibo.

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non credo che abbiano molto senso i soliti protocolli di intesa tra istituzioni e associazioni del settore, come quello firmato a luglio scorso per l’istituzione di una Consulta, che ha tutta l’aria di essere poco operativa. Spero di sbagliarmi. Quindi, cari lettori, considerato che il cibo resta il nostro principale bene di conforto, per il nuovo anno continuate a privilegiare i prodotti enogastronomici dei piccoli produttori, i prodotti a km0 o quelli coltivati negli orti urbani, facendo attenzione ai marchi di qualità e ai bollini etici. Perché il potere, in ultima istanza, è sempre nelle mani del consumatore.

Che sia un 2022 più buono per tutti.

A cominciare dal Prosek croato al Veneto Salami canadese, dagli Spaghetti Bolognese e Torti carbonara dei cugini d’oltralpe fino ad arrivare ai formaggi Reggianito e Grana Pampeana prodotti in Argentina o al Parmesan australiano. E se i cinesi ci invidiano il pomodoro, tanto da produrre il Gino Tomato Paste o il Ciao Doppio Concentrato, il Sudafrica ci copia il Mascarpone e l'Olio di Oliva Vesuvio. Per non parlare del kit per fare il Chianti Classic o il Romano Cheese.

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SI PUO’ MIGLIORARE? DI ANTONIA SCIVITTARO “L’unico vero errore è quello da cui non impariamo nulla” Henry Ford

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li ultimi due anni sono stati veramente difficili, per tutti quanti.

Nel 2020 ci siamo dovuti interfacciare con una situazione nuova, terribile e imprevedibile: la pandemia causata da Covid-19. Il primo anno è stato ovviamente il più tragico poiché, non sapendo che fare si è agito in fretta, commettendo degli errori. C’era da aspettarselo, ed è comprensibile che questa situazione abbia messo in crisi le Istituzioni che ovviamente non erano preparate ad affrontare un evento del genere… Il 2021 era iniziato, di conseguenza con grandi speranze e aspettative, incoraggiate dall’annuncio della scoperta del vaccino, che avrebbe cambiato le carte in tavola, promettendoci la fine della pandemia.

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onostante tutte le buone intenzioni, il 2021 non è stato l’anno del cambiamento ma l’anno in cui si è compreso che la situazione era più complicata di quanto non sembrasse. Eppure nel 2021 gli errori ci sono stati eccome, ma non erano più scusabili. Soprattutto in ambito scolastico, nonostante l’esperienza che si era ricavata dall’anno appena trascorso, le aspettative sono state deluse. La scuola è stato uno degli ambiti che ha risentito di più della pandemia. La difficile situazione in cui ci siamo trovati ha in parte impedito alla scuola di svolgere le sue funzioni, che non si riducono solo allo studio, ma alle relazioni con i professori, le amicizie con i compagni e tutta la sfera che riguardava la preparazione alla vita vera. Nonostante l’impegno di studenti e docenti, è innegabile che questi due anni siano stati una pagina profondamente drammatica della tragedia della pandemia…

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rima di parlare della mia esperienza personale però vorrei puntualizzare una cosa: non tutti noi studenti abbiamo vissuto questa situazione in modo analogo. Io sono nata in un contesto che mi ha dato la possibilità di avere una camera personale e un computer funzionante per seguire le lezioni, molti miei coetanei, però non hanno avuto e non hanno le mie stesse possibilità.

Io ero in terza media quando si è presentata l’emergenza sanitaria, cioè nel marzo 2020. Ricordo che all’inizio non potevamo neppure seguire le lezioni, ma ci limitavamo a svolgere alcuni compiti consegnatici dai professori tramite mail, poiché la scuola non aveva avuto tempo di organizzarsi per la didattica a distanza (DAD).

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settembre 2020 ho poi iniziato il primo liceo e sono stata a scuola solo poche settimane. Con l’inizio del 2021 anche io avevo sperato di riprendere le lezioni in presenza e di poter finalmente incontrare i miei nuovi compagni di classe. Ma non è stato così… Il nuovo anno si è aperto con la DAD e con la crisi di governo che ha portato ancora più instabilità. Nelle settimane successive ci è stato poi comunicato che saremmo dovuti andare a scuola al 50%: questo ha significato che metà della classe sarebbe stata a casa mentre l’altra metà in presenza e così a settimane alterne. C’è da precisare che ogni scuola ha interpretato le circolari emanate dalla regione o dal governo a modo proprio: io andavo a scuola a settimane alterne mentre in altri istituti avevano optato per i giorni alterni.

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uesta è stata probabilmente la soluzione più tragica per cui si potesse optare, e tutti gli studenti con cui ho parlato da allora hanno potuto convenire con me su questo punto: gli alunni a casa non riuscivano a seguire le lezioni poiché il docente, ovviamente doveva badare agli studenti in classe. Per fortuna questa opzione è durata anch’essa per breve tempo. Infatti con il nuovo aumentare dei casi si è deciso di ritornare alla DAD, fino al mese di maggio.

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on dimenticherò mai il giorno in cui arrivò la circolare che ci informava che saremmo dovuti tornare a scuola il giorno dopo, il panico dei miei compagni e il fastidio che provai apprendendo questa cosa solo il giorno prima, trovandomi per l’ennesima volta in balia degli eventi. In quel caso il mio liceo ci permise di tornare a regime completo ma fu un caso isolato perché la maggior parte degli altri licei optarono invece per

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il 50%. Il mio primo anno di liceo si è concluso in presenza al 100%, dopo innumerevoli peripezie.

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ttualmente sto frequentando la scuola in modo regolare, grazie agli sforzi compiuti dalla collettività e dalle istituzioni, ma un eventuale ritorno della DAD mi spaventa. So che le nostre scuole sono talvolta anguste, i mezzi pubblici affollati e temo un aumento dei contagi.

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a DAD è stato uno strumento adoperato nel momento del bisogno, ma credo che le istituzioni avrebbero dovuto puntare sul farci andare a scuola il più possibile nei limiti dell’agibilità. Proprio per questo spero che non si rifaranno gli errori del passato e ci si adopererà affinché non si debba mai più ripetere un’evenienza del genere. A partire, come molti hanno suggerito, dal tracciare i casi nelle scuole, un punto critico sin dalla prima riapertura che non ci ha permesso di avere una visione chiara e completa dei rischi che comportava l’andare a scuola. Forse avere dei

dati più precisi avrebbe portato ad azioni differenti da parte dei governi che si sono avvicendati in questi due anni. Un altro auspicio per il 2022, o quantomeno per l’estate 2022, è la ristrutturazione e la riorganizzazione degli edifici scolastici dove le “classi pollaio” sono attualmente una triste realtà. Così come mi auguro che al più presto vengano potenziati e messi in sicurezza i servizi di trasporto pubblici, da cui dipendono moltissime persone per arrivare al lavoro e\o a scuola e che rischiano tutti i giorni di contagiarsi a causa della folla presente nelle ore di punta.

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n conclusione, nel 2021 sono stati commessi diversi errori alcuni giustificabili, altri meno considerato il bagaglio di esperienze ereditato dal 2020. Io però sono fiduciosa e continuo a sperare per il meglio, e soprattutto ho delle grandi aspettative per il 2022… Mi auspico che per tutti si possa ritornare alla normalità o quantomeno ad una situazione di equilibrio che ci fornisca la tranquillità che ci è tanto mancata in questi anni.

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IL LIBRO DI UNO STUDIOSO INGLESE SULLA STORIA ANCHE ITALIANA DEL XXI SECOLO DI GIOVAN GIUSEPPE MENNELLA

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ir Archibald Towner, lo storico del costume, autore del recente libro Storia sociale d’Europa nel XXI secolo, alla fine di questo tormentato e problematico anno 2071, ha rilasciato al settimanale “Il mondo di oggi” una lunga intervista nella quale si è soffermato in particolare su quello che considera il più eclatante errore politico commesso dal Parlamento italiano nel lontano 2021, vale a dire la mancata trasformazione in legge del ddl Zan sul contrasto ai comportamenti omofobici e lesivi dell’identità di genere.

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o storico britannico ha posto l’accento su questo particolare aspetto della politica e della morale dell’Italia, soprattutto in quanto originario di una nazione che fino a oltre la metà del XX secolo aveva previsto la repressione penale dei comportamenti omosessuali. Emblematici i casi di Oscar Wilde e di Alan Turing, condotti di fatto alla morte prematura per via delle condanne penali loro inflitte per il reato di “comportamento indecente”, cioè per omosessualità.

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ome è noto, in Italia nessun codice penale, neanche il famigerato codice fascista ascritto al nome di Alfredo Rocco, ha mai previsto il reato di omosessualità, non certo per maggiore apertura mentale rispetto ad altre nazioni, in primis quelle nordiche protestanti e puritane, ma perché si era sempre ritenuto che dei comportamenti omosessuali non si dovesse mai neanche parlare, tantomeno nelle aule di tribunale. L’omosessualità doveva affondare nella nebbia e nel silenzio, magari repressa di fatto con odiosi provvedimenti polizieschi. D’altra parte, fino alla fine degli anni ’60, nessun italiano avrebbe mai ammesso ufficialmente di essere omosessuale, altrimenti sarebbe andata a rotoli tutta la sua vita e la sua carriera, come dimostrarono i casi di Adolfo Meciani, suicida per essere stato coinvolto nei presunti “balletti verdi” connessi al caso Lavorini, o di Umberto Bindi, ostracizzato dal festival di Sanremo e da altre manifestazioni canore, o come l’intellettuale Aldo Braibanti a cui nel 1967 furono inflitti anni di galera ufficialmente per il reato di “plagio” allora previsto

dal codice Rocco, ma sostanzialmente per la sua omosessualità. Fino al 1970, cioè fino a esattamente un secolo prima che Archibald Towner scrivesse il suo saggio storico, l’unico omosessuale dichiarato italiano fu quel particolare, originale e ribelle intellettuale che rispondeva al nome di Giò Stajano.

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uindi, non essendo prevista nella legislazione italiana nessuna norma che condannasse penalmente i comportamenti indecenti per omosessualità, i politici e i movimenti di opinione che durante l’ultimo scorcio del XX secolo cercarono di far progredire sul piano civile l’arretrata società e legislazione italiana in tema diritti, come il Partito Radicale, la LID, il FUORI e altri, non poterono attivare l’efficace strumento costituzionale del referendum abrogativo. La celebrazione dei vari referundum, o la minaccia di porli in essere, portarono a una liberalizzazione e a uno svecchiamento della legislazione in tema di diritti civili, riguardante il divorzio, l’aborto, l’apertura dei manicomi, il nuovo diritto di famiglia con eguali diritti per le donne etc.

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nvece, la riprovazione e lo stigma del comportamento omosessuale non ebbe nessuna sanzione legislativa che lo reprimesse. Non essendoci nessuna legge che lo punisse, non poteva esserci neanche una lotta di liberazione alla luce del sole. La riprovazione del comportamento omosessuale e gli attacchi morali e fisici alla popolazione LGBT+ rimasero frequenti, costituendo un vero e proprio buco nero nella vita sociale degli italiani per tutto il rimanente del XX secolo e anche ben addentro al XXI.

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erciò Towner stigmatizza nel suo libro e nella sua intervista la mancata approvazione nell’anno 2021 del ddl Zan, perché ha rimandato di decenni l’evoluzione della legislazione e del costume italiani nei rapporti di genere, impedendone l’evoluzione verso quanto già raggiunto in moltissimi paesi più progrediti, anche di quelli che erano partiti da una legislazione ben più cruenta e repressiva, come la Gran Bretagna.

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: io n e , TTORI R I LE to è una finz i E P O T et c un articol TIMEN le d i a l AVVER ente, questo nda dello sti ssato lm pa l’o Natura issement sul come Contro rimento t , r i pe e l un div uido Morsel Papa. Un es o a G r ia z i libri d o Roma sen o di fantasto utile a i o l ere prossim storia, o meg potrebbe ess ovimenti o ò im r r di cont nalismo. Pe ità che tutti politici s r s o e i iti fantag ere sulla nec o tutti i part e d’Italia t t t t e eal far rifl tti e soprattu e la storia r 71, allo h i c 20 ir per i d o per evitare alla fine del 2021. , n i el e si attiv vi verament i, alla fine d o g g tr non si nto in cui è o u p o s s te s


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UN SEGNALE D’ALLARME DI RAFFAELE FLAMINIO

Insieme per contrastare la precarietà e garantire occupazione stabile a partire da giovani e donne.

nsieme per un intervento fiscale equo per i redditi bassi e medio bassi e per una maggiore redistribuzione e progressività.

Insieme per una seria lotta all’evasione fiscale.

Insieme per una riforma delle pensioni che consenta flessibilità in uscita, facilitando chi fa lavori gravosi e i lavoratori precoci, prevedendo la pensione di garanzia per i giovani e la valorizzazione del lavoro di cura.

Insieme per nuove politiche industriali per affrontare la transizione ecologica e digitale.

Insieme per dare soluzione alle crisi industriali, contrastando le delocalizzazioni e con un ruolo forte e protagonista dello Stato.

Insieme per aumentare le risorse della sanità e per stabilizzare il personale.

Insieme per approvare la legge sulla non autosufficienza e aumentarne le risorse.

Insieme per ridurre le disuguaglianze a partire dal Mezzogiorno, perché coesione sociale significa non lasciare indietro nessuno.

Insieme per la scuola e per un sistema di istruzione di qualità a partire dalla stabilità del lavoro.

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uesta, in sintesi, la piattaforma dello sciopero generale indetto da CGIL e Uil per il 16 dicembre. È davvero spiacevole prendere atto che il secondo sindacato italiano, pur condividendo e contribuendo alla stesura di questa piattaforma, non abbia condiviso la mobilitazione indetta dai due fratelli “Caini”. Ne rispetto la scelta, per carità, ma la necessità di alzare la voce, esercitando un diritto costituzionale, si è resa inevitabile. Le tre confederazioni sindacali sono state compatte e presenti in tutti gli incontri con il governo ed insieme hanno constatato quale sia stato il grado di attenzione prestato dallo stesso e dai partiti della sua maggioranza. L’alternativa era aspettare i buchi nell’agenda del potere esecutivo e quello legislativo, e questo la gente in carne ed ossa non può più permetterselo. “Il mondo del lavoro deve essere unito, l’unità sindacale resta il caposaldo imprescindibile” quando un’affermazione del genere possa risultare attendibile pronunciata da chi, poi, ad un stormir di fronda è pronto a disfarsene disinvoltamente? Sabato 18 dicembre il secondo sindacato italiano ha promosso una mobilitazione con lo slogan “Per lo sviluppo, lavoro, coesione. La responsabilità scende in piazza”. Io credo si tratti di un atto d’accusa ingeneroso, immotivato e surrettizio nei confronti di Cgil e Uil. Ciò dimostra un’evidente voglia e necessità di volersi a tutti i costi accreditare presso qualsiasi forma di potere, come organismo responsabile. Una responsabilità tutta gratuita perché a carico di chi diligentemente lavora, e cioè gli stessi lavoratori che vi aderiscono convinti, quest’ultimi, di veder protetti e rivendicati i propri diritti a partire dal diritto di sciopero, e la data del 18 dicembre è stata la pezza a colori utilizzata dalla Cisl per compiere una meschina operazione tutta orientata ad un ipotetico e subdolo potere contrattuale con le controparti istituzionali e datoriali, come in un passato recente lo è stata la vicenda di migliaia di lavoratori Fiat in epoca Marchionne e di scelte scellerate di questo sindacato compiute con imperante il Berlusconismo dei tardi anni novanta.

e ripicca verso una sinistra parlamentare che non riesce a rappresentare nulla, se non se stessa. Nelle orecchie degli elettori di sinistra echeggia ancora la “buona novella” dei capitani coraggiosi di Telecom, o dei voti parlamentari, vissuti come un tradimento, sui provvedimenti che hanno riguardato le modifiche allo Statuto dei Lavoratori e peggio ancora al job act di Renzi, allora segretario del PD. Un partito di sinistra che perde le sue radici se pur riformiste è un ectoplasma. Non udire il malessere delle classi lavoratrici, qualunque esse siano, è un peccato capitale, non ascoltare la voce dei corpi intermedi che lo rappresentano è segno di una superbia inaudita, avocare le decisioni in organismi autoreferenziali un suicidio. Il PD manca di una visione strategica pluriennale, non si può riformare qualcosa che è caduto e ridotto a brandelli; la strada è la riedificazione sulla base di criteri oggettivi e realistici. Avere il coraggio delle proprie azioni, anche conducendole dall’opposizione, se necessario, immergendosi nel letamaio in cui siamo precipitati servirebbe. Non spetta a me, né a NOI indicare la strada; NOI siamo l’allarme antifurto che suona per segnalare un furto con destrezza che è diventato insopportabile.

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l dato dei flussi elettorali che studiano l’astensionismo evidenzia che il voto che proviene dalle aree industriali dismesse, dalle periferie, dai giovani ha deciso di orientare la propria scelta verso la Lega e ora anche verso Fratelli d’Italia. Tantissimi iscritti alla Cgil, poi, nel segreto dell’urna votano la Lega. Io non credo per convinzione; perché l’adesione al sindacato, cosiddetto rosso, confligge rumorosamente con le tesi politiche espresse dai due partiti di destra; piuttosto si tratta di rabbia

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BLACK DOGS DI ANITA NAPOLITANO

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ra i soliti propositi per il nuovo anno c’è, spesso, quello di leggere molto di più. Che poi magari rimane solo un desiderio va bene uguale. L’importante si sa, è averne di propositi per l’anno che verrà e poi se si riesce a leggere qualche libro in più nell’arco di un anno la nostra vita probabilmente non cambierà, ma di sicuro qualche spunto di riflessione nuovo può aiutare a vivere meglio. E per riflettere sulla nequizia umana invece che sulla benevolenza, si può cercare tra la vasta produzione letteraria di Ian McEwan, in cui l’argomento è ben trattato. Si può scegliere tra la raccolta di racconti “First Love, last Rites” con cui esordì nel 1975 e poi tra i vari romanzi che ha pubblicato successivamente, in cui mette sempre in mostra quelle qualità che lo rendono sicuramente uno scrittore di valore: per la varietà impressionante dei temi, per lo stile sempre rigoroso, preciso, asciutto, mai ridondante, per l’attenzione ai temi sociali, politici e le contraddizioni contingenti e, soprattutto, per le varie forme in cui si manifesta il male. Tra i vari titoli, Black Dogs, che richiama alla figura dei cani neri come simbolo del Male, affronta il tema in maniera singolare.

S I

i tratta di un romanzo la cui narrazione avviene ai tempi della caduta del muro di Berlino, dunque il 1989.

l protagonista Jeremy, proprietario di una piccola casa editrice, vive in Inghilterra ed è felicemente sposato con Jenny. È rimasto orfano ad otto anni e ha trascorso la sua infanzia e adolescenza a cercare tra i genitori dei suoi amici i suoi genitori putativi. Superati i trent’anni e diventando egli stesso padre, finalmente sembra avere superato anche il desiderio di trovare dei genitori. Infatti scopre nei suoceri Bernard e June le due figure genitoriali che tanto cercava: i due uniti in gioventù da un amore coinvolgente e dall’ideologia comunista, poi si distaccano fino a vivere in paesi differenti: June votata al misticismo e alla spiritualità, appassionata di fiori e Yoga, lui un entomologo talentuoso, molto razionale e pragmatico. Ciò che li dividerà sarà un episodio avvenuto a June durante il viaggio di nozze nel sud della Francia. Mentre passeggiavano spensieratamente nei boschi della Provenza, June viene aggredita da due enormi cani neri senza

padrone, due cani dall’aspetto mostruoso. Questo episodio la tocca profondamente, influenzando il rapporto con suo marito; affronta una crisi esistenziale, abbandona la fede comunista per abbracciare fermamente una nuova fede religiosa, convinta sempre di più che l’incontro con i cani neri sia stata per lei un’esperienza metafisica.

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a anche Bernard, successivamente, nell’assistere alla caduta del muro di Berlino, si troverà di fronte ai suoi cani neri, in particolare assistendo ad un’aggressione razzista.

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eremy è il portavoce delle due esperienze dei suoceri e nel narrare le vicende, riflette sulla sua infanzia e adolescenza segnata dall’abbandono per la morte dei genitori e il bisogno di amore continuo e intanto la sensazione di non credere a nulla: il senso di apatia…

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’incontro con i cani, molto potente per la forza simbolica (infatti si rivelano essere i cani usati dai nazisti durante la guerra) poi la descrizione di una Berlino in festa, ma che fa i conti con una serie di contraddizioni, rendono la narrazione appassionante.

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Cani Neri sono la metafora del Male che percorre la storia del Novecento, l’atmosfera di una guerra finita che diventa nella sua assenza il personaggio chiave di tutta la storia. n romanzo in cui si racconta del desiderio d’amore, la ricerca continua di conferme affettuose che non basta ad allontanare il male, perché il Male può segnare e rendere difficile il dialogo su verità diverse, ma entrambe giuste. La lettura di questo romanzo non è leggera, anche se scorrevole, nonostante salti temporali, richiami, echi, riflessioni su vari temi, mentre l’immagine dei cani neri perseguita per tutta la narrazione e non va mai via: quelle due bestie sono il frutto di un’immaginazione traviata, di uno spirito perverso che nessuna teoria sociale è in grado di spiegare, il Male di cui ci parla MacEwan è qualcosa che ciascuno di noi si porta dentro e magari diventarne consapevoli può fare solo bene.

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ESPRIMERE UN DESIDERIO DI LUCIA COLARIETI

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ell’ultimo post Chiara sorride sullo sfondo candido, il cappello di finta pelliccia incornicia gli occhi spalancati, l’azzurro delle iridi spicca tra le ciglia nere di mascara. Davide torna sull’immagine più volte, con svogliatezza trascina il pollice su e giù sulla superficie fredda dello smartphone. La voce della mamma lo chiama oltre la porta chiusa, ci sono già tutti per festeggiare l’anno nuovo: il 2022 sta per arrivare. Il dito torna a sfiorare le immagini nell’ultimo tentativo di illuminare questa fine di anno, come una lampada magica da strofinare per esprimere un desiderio

oscuro, di cui coglie i riverberi nelle immagini che saltano fuori e riflettono sprazzi di vita. “Felice anno nuovo”; gli auguri fioccano tra “gif”, smorfie e faccine, Davide, avvolto nel suo pigiama blu, vorrebbe solo chiudere quest’anno disastroso, ma non ha nessuna voglia di lanciarsi nel 2022 che sta per arrivare. Torna indietro con il pensiero: sarebbero almeno due gli anni da buttare via.

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el settembre 2019 i suoi genitori lo avevano iscritto al liceo in centro, quello ben frequentato. Come se fosse bastato un


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ambiente per bene a sciogliere il nodo allo stomaco che gli si stringeva ogni volta che doveva affrontare un gruppo di coetanei. La mamma e il papà ci tenevano e lui non voleva deluderli; quindi, aveva affrontato tutti quei visi sconosciuti, quei nomi nuovi, quel linguaggio da decifrare. Pian piano qualche volto era diventato amico, aveva imparato a quale sguardo agganciarsi quando entrava in classe, il nodo stava per sciogliersi quando all’improvviso tutti si erano trasformati in figurine incollate sullo schermo del pc.

l terzo anno era cominciato, di nuovo in presenza. Il primo giorno Davide aveva trovato i compagni a chiacchierare a gruppetti e il muro della sua timidezza gli era sembrato insormontabile. Ormai sembrava si conoscessero tutti fra di loro, facevano cenno a episodi che a lui sfuggivano, quei volti avrebbe dovuto iniziare a conoscerli nuovamente e non lo voleva fare. Infine, Chiara adesso andava felice sottobraccio al figlio del preside, rideva alle sue battute, lo ascoltava con attenzione. Forse anche nella foto dell’ultimo post stava sorridendo a lui.

All’inizio tutto era sembrato facile, un gioco ad essere bravi per sconfiggere la terribile pandemia, giugno era arrivato velocemente con la promozione e l’illusione che tutto stesse tornando alla normalità.

a voce della mamma lo chiama di nuovo, è quasi mezzanotte e bisogna esprimere un desiderio, brindare e formulare un proposito per l’anno nuovo. Il cellulare ronza e la notifica di un whatsapp dal numero di Chiara squarcia la nube grigia che incombe nella sua stanzetta: una faccina sorridente e bacetto.

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settembre era iniziato il secondo anno e Chiara era arrivata in classe da un’altra scuola, da subito gli era sembrata diversa dalle altre, un raggio di sole che lo colpiva in petto. Si erano conosciuti e si scoprivano lentamente, tornando a casa insieme o facendo i compiti. Per Davide non era facile parlare, le parole gli si bloccavano sperdute da qualche parte tra il cuore e lo stomaco mentre lei gli sorrideva. Aveva imparato a nascondere l’emozione mostrandole qualcosa d’interessante sul cellulare o tirandole piccoli scherzi innocenti ai quali lei rideva seppellendo le parole di Davide in un posto ancora più profondo, ma a lui non importava, bastava vedersi e ridere insieme.

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“Sì”, pensa Davide mentre mette un cuoricino sul profilo di Chiara, te la voglio dare una possibilità caro nuovo anno, basta che tu mi faccia una promessa: non sbagliare come nel 2021, lascia che io combatta le mie battaglie ma consentimi di stare sul campo e non dentro ad un acquario.

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oi all’inizio del 2021, quest’anno che deve finire, i maledetti contagi erano saliti, le regioni si erano colorate di rosso e la scuola aveva chiuso. I professori erano diventati quadratini e i sorrisi di Chiara si erano trasformati in cerchietti gialli con mezzelune bianche, in una serie di A e di H di seguito cui lui pian piano non aveva saputo più replicare.

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e giornate di lezione scorrevano tra soliloqui da ascoltare senza neanche alzarsi dal letto, non c’erano più compagni da cercare con lo sguardo o un’occhiata cui appigliarsi quando si sentiva naufragare. Gli sembrava sempre che dalle conversazioni sui gruppi lui fosse escluso e immaginava che fossero tutti insieme da qualche parte a ridere di lui. Era tutto distante e irraggiungibile. La promozione era arrivata anche quell’anno, per lui non era difficile imparare le lezioni e ripeterle davanti allo schermo, i suoi genitori erano contenti.

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Colloquio con Filippo Giuffrida Répaci

L’EUROPA E LE DECISIONI MANCATE Abbiamo chiesto a Filippo Giuffrida Répaci, corrispondente da Bruxelles per l’Agenzia giornalistica 9 Colonne, ed esperto di politiche comunitarie, cosa a livello europeo non abbia funzionato nel 2021. Di seguito la trascrizione dell’interessantissima telefonata.

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o partirei al contrario: il 2021 ha segnato un lato estremamente positivo, che è una conseguenza di quello che già era successo nel 2020. Ovverosia che l'Unione europea è improvvisamente ritornata a fare politica. Perché con il Recovery plan e con tutta quella serie di strumenti pensati nel 2020 e messi in pratica poi nel 2021, abbiamo rivisto la politica affacciarsi nell'attività dell'Unione europea. Il problema è che è una politica d'emergenza e come tale rischia di essere solo un momento all'interno di un percorso che dovrebbe, invece, essere ben più lungo e mostra comunque tutti i suoi limiti. Io

credo che il problema più grande, che non è legato al 2021 ma per quanto riguarda il 2021 ha mostrato in maniera chiara i suoi limiti, è essenzialmente il fatto che per molte misure è ancora necessaria una decisione all'unanimità.

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na decisione all'unanimità in casi importanti come quelli che riguardano lo stato di diritto, ad esempio i casi di Polonia e di Ungheria ma anche di altre realtà essenzialmente dell'ex blocco dell’Est, amputa la possibilità dell’Unione europea di essere efficace come dovrebbe. Nel caso della Polonia e nel caso dell'Ungheria, per citare i due più

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L’UNITA’ LABURISTA - 46 conosciuti e più forti, l'applicazione degli articoli 6 e 7 del Trattato, cioè la possibilità di sospendere il diritto di voto al Consiglio nel momento in cui sia acclarato che ci sono delle violazioni dei principi comunitari, sta prendendo tempi biblici nonostante queste violazioni siano evidenti. In tutta un'altra serie di provvedimenti che l'Unione europea dovrebbe/potrebbe prendere, pendendo questa spada di Damocle della sospensione eventuale dei diritti di voto, Ungheria e Polonia usano il loro potere di veto e quindi di ricatto per fare in modo che le cose vadano a rilento o proprio non vadano. Faccio un esempio estremamente semplice: Roberto Speranza dall'inizio della pandemia chiede a gran voce un'azione molto più incisiva e un coordinamento molto più forte tra i vari Stati membri dell'Unione europea per quanto riguarda la risposta alla pandemia.

degli Stati membri una possibilità di coordinamento più spinta, l'Unione europea non riesce a prendere posizione: o prende una posizione balbettante su tutta quella serie di interventi o prende posizioni molto differenti in funzione degli interessi degli Stati membri.

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oi ci ritroviamo oggi con 32/ 33 modi diversi di gestire la pandemia, e non tengo conto di quelle che sono le decisioni dei singoli lander tedeschi. Perché abbiamo 27 Stati membri e ognuno tratta il problema della pandemia parzialmente a modo suo, basta vedere i documenti di viaggio che è qualcosa che noi italiani all'estero sentiamo con particolare importanza, i cosiddetti BLF da compilare: ogni volta che uno si muove ce ne sono 27 diversi. Il Belgio essendo uno stato federale ha quattro modi diversi di gestire la pandemia tra il livello federale e i tre livelli regionali, in Spagna le regioni anche loro mettono un po' di cose differenti e quindi non si è arrivati a un rafforzamento di questo di questo tipo di approccio. Questo è un grosso limite che è il 2021 ha messo in luce in maniera chiara e limpida. Un secondo esempio di limite a livello europeo e di cose che potrebbero essere migliorate riguarda il coordinamento generale relativamente alla politica estera. La pandemia ci ha leggermente fatto dimenticare che quelli che erano i problemi del 2019 non sono scomparsi da soli ma, anzi, in parte si sono aggravati, in parte sono ancora lì.

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enso alle realtà della Libia, penso alle realtà della parte dell’Africa del Nord che si affaccia sul Mediterraneo, penso alle grandi crisi come quella dell'Ucraina che rifà superficie proprio in queste ore, penso a quella mina innescata e in attesa di esplodere che è la Bosnia Erzegovina, penso al problema del Kossovo. Tutte cose che succedono praticamente alle nostre frontiere e che proprio per questa mancanza di strumenti, dove ci sia da una parte l'obbligo dell'unanimità per una presa di decisione su tutta una serie di cose e dall'altra che non si sia voluto conferire da parte

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e cito altri due che sono di attualità: l'Egitto con non soltanto i casi che ci riguardano, cioè quella di Patrick Zaki e di Giulio Regeni, ma tutti quelli che sono i problemi della repressione dei media e dei giornalisti e le diverse posizioni degli Stati europei nei confronti dell’Egitto e la Turchia dove c'è un'impossibilità cronica di prendere provvedimenti coordinati per quelle che sono le posizioni della Germania da una parte e della Francia dall'altra e di tutta un'altra serie di Stati europei che hanno in quel paese interessi. Per cui questi sono i grossi limiti. Una cosa che è apparsa in questo ultimo periodo in funzione del ritiro delle truppe americane dall'Afghanistan che poi è stato impostato come ritiro anche delle truppe europee da quel paese e dalla situazione in altri teatri di conflitti è stata l’idea di far nascere questa roba pomposamente chiamata esercito europeo. Il grosso problema dell'esercito europeo è che fino a che non

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L’UNITA’ LABURISTA - 46 avremo una politica estera comune avere un esercito comune rischia di essere addirittura pericoloso se non irrealizzabile, perché posto che questo esercito comune dovrebbe essere uno strumento di intervento all'esterno dell'Unione europea, perché non credo che nessuno stia pensando di usare questo esercito europeo per intervenire all'interno

il Parlamento europeo, che è l’istanza democratica per eccellenza in quanto espressione di democrazia diretta, abbia la possibilità di intervenire su questa proposta ma sarà soltanto consultato e il suo parere non sarà vincolante.

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l secondo problema di questa proposta è che intanto introduce un concetto che non esisteva nella normativa attuale ovverosia la possibilità per gli Stati di trattenere gli ospiti impedendo loro la libera circolazione anche all'interno dello Stato, il che di fatto significa creare questi ghetti e questi campi profughi in condizioni abominevoli, come abbiamo visto proprio sul confine tra la Polonia e la Bielorussia, e in secondo luogo rafforza il concetto degli hot spot, cioè il fatto che le richieste di visto si possono presentare soltanto in alcuni luoghi specifici lungo la frontiera, il che sommato al fatto che i profughi non abbiano più la libertà di movimento all'interno dello Stato ma debbano stare nel campo profughi, se il campo profughi non corrisponde allo sport di fatto gli si allungano i tempi ma gli si vieta in maniera pragmatica di andare a richiedere il visto.

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dei confini dell'Unione, di avere uno strumento come un esercito europeo senza avere una politica estera comune non si capisce bene come possa funzionare.

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uello che sta succedendo ai confini tra la Bielorussia e la Polonia è l'evidente dimostrazione di come il l'Unione europea non soltanto tenga un linguaggio da Giano bifronte, per cui da una parte cerca di assistere la Polonia ma contemporaneamente la Commissione europea fa una proposta, che è una proposta di qualche giorno fa, che appare almeno nel titolo qualche cosa di più favorevole ai rifugiati perché si parla di riformare per qualche mese, quindi per un periodo temporaneo le vigenti regole sul diritto di asilo consentendo di prolungare i termini per la richiesta di diritto di asilo e sembra qualcosa che appare favorevole ai rifugiati, nella sostanza questa proposta innanzitutto è viziata dal fatto che sia una proposta unilaterale della Commissione senza che

er cui si è venuta a creare questa posizione molto strana, definiamola così, della Commissione europea che da una parte sembra venire incontro ai rifugiati dall'altra, in realtà, rende l'esercizio della richiesta del diritto d'asilo molto più difficile. L’Unione europea è poi in una posizione chiaramente molto difficile nei confronti della Polonia perché se sta una parte deve cercare di aiutare quello che è uno Stato membro dall'altra parte è quella stessa Unione europea che riscuote un milione al giorno di penalità per il fatto che la Polonia non abbia a tutt'oggi applicato la sentenza della Corte di giustizia sulla libertà dei media e, soprattutto, su quello che è la nomina dei giudici e la carriera dei giudici all'interno del sistema giurisdizionale polacco e ha tre o quattro proposte sul tavolo per la cosiddetta condizionalità degli aiuti, cioè il fatto di sospendere la possibilità per le imprese polacche di accedere ai finanziamenti europei in carenza di applicazione del diritto europeo.

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uindi da una parte si sta lavorando contro la Polonia cercando di fare pressione perché essa rispetti il diritto comunitario dall'altra parte bisogna cercare in qualche modo, comunque, di aiutare/proteggere uno Stato membro che in realtà è vittima, entro certi limiti, di giochi di potere che sono chiaramente originati altrove. Lo zampino di Erdogan è evidente, tenendo conto del fatto che i profughi non arrivano a piedi partendo dall'Iraq

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L’UNITA’ LABURISTA - 46 fino al confine tra la Polonia e la Bielorussia ma ci arrivano in aereo partendo da Antalya e da altri due aeroporti turchi, favoriti ovviamente da una parte da Lukashenko che ha semplificato il sistema dei visti e dall'altra da Erdogan. Chiaramente c'è qualcuno che dietro si sfrega le mani ed è Putin che può ancora una volta fare quello che sa fare meglio cioè fare lo spettatore alla finestra e il dispensatore di saggi consigli.

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casa nostra. Io credo che questo sia il riassunto di questo 2021, cominciato bene, con tutte le virgolette su bene, tenendo conto della capacità di reagire alla situazione pandemica e continuato, ahimé, con tutta una serie, invece, di limiti nella capacità dell'Unione Europea, sia dal punto di vista del Consiglio sia dal punto di vista della Commissione, di gestire una serie di problemi interni ed esterni che rischiano di aggravarsi giorno dopo giorno.

e ultime dichiarazioni di Putin sono dichiarazioni di estrema ragionevolezza ma è chiaro che tutto quello che può disturbare l’Unione europea e i suoi rapporti con una serie di paesi dell'est non può che rafforzare la posizione di Putin. A questo si aggiunge il fatto che ad approfittare di questa crisi è il PIS, il partito al potere in Polonia, che facendo un gioco vecchio come il mondo di “siamo attaccati dall'esterno e quindi stringiamoci a coorte” vede i suoi risultati nei sondaggi risalire e vede una sostanziale attenzione dell' elettore polacco alle sue prese di posizione estremamente dure mentre fino a quattro mesi fa scendeva vertiginosamente nei sondaggi e rischiava alle prossime elezioni di non essere più il primo partito in Polonia.

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uindi c'è questa debolezza dell'Unione europea che salta fuori in vari settori che sia il settore interno, ad esempio quello della salute, che sia il settore esterno quello delle frontiere e della politica internazionale. Citavo prima due esempi: uno è quello dell'Ucraina in cui effettivamente non sappiamo ancora, a parte le grandi minacce di principio, come l’Unione europea sarà in grado di intervenire qualora la situazione diventasse ben più calda a quella frontiera e poi c'è il problema di questa polveriera pronta ad esplodere che è la Bosnia Erzegovina dove le tensioni interne fra le tre realtà che sono state determinate da l'accordo di Dayton, i serbi, i bosniaci e i musulmani stanno portando allo stremo il loro bizzarro sistema amministrativo per cui ogni sei mesi cambiano Presidenza, esacerbando i lati del nazionalismo con una certa complicità dell'Albania che vede potenzialmente recuperare quella parte di albanesi di religione musulmana, con la Serbia che vede il disegno della grande Serbia, con la Croazia che potrebbe essere interessata a recuperare un pezzo di Bosnia Erzegovina.

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n tutto questo l'Unione europea non ha nessuna capacità di intervento perché non avendo una politica estera comune sono gli Stati membri e gli egoismi di alcuni Stati membri che giocano in maniera più forte rispetto all’interesse comune di evitare una nuova guerra a pochi chilometri da

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Colloquio con Antonio Rinetti

LA DISEGUAGLIANZA È IL PROBLEMA Abbiamo chiesto ad Antonio Rinetti, manager che ha maturato una lunga e importante esperienza dirigendo le Risorse umane di un grande gruppo bancario, cosa non ha funzionato nel 2021 nel mondo dell’impresa e nel sociale e quali strategie adottare per migliorare la situazione. Di seguito la trascrizione dell’interessante telefonata.

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orse il problema più grande in questo periodo, ed è un problema che purtroppo sta sempre più crescendo e per il quale si fa molta fatica a trovare un argine, è quello della divaricazione, della sperequazione sociale. C’è una forbice che si allarga sempre di più: pochi privilegiati che sono iperprotetti e una massa sempre più grande, invece, che versa in condizioni di crescente disagio. Negli anni 80/ 90 un dirigente d'azienda e un operaio avevano un differenziale retributivo che era lo specchio della differenza di competenze e responsabilità ma non era minimamente scandaloso; oggi tra la figura base di un grande gruppo, mettiamo una banca, e un amministratore delegato, dal punto di vista della retribuzione c’è una differenza che può arrivare

un rapporto da uno a 200 o 250.Olivetti diceva che il dirigente non può, non deve guadagnare dieci volte di più dell’operaio. E negli Stati Uniti questa forbice raggiunge livelli ancora più elevati. Tutto ciò crea delle disparità spaventose anche perché per i livelli bassi i contratti vengono congelati mentre continuano a crescere le retribuzioni per i livelli alti.

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uesto è un problema enorme che io definisco finanziarizzazione delle aziende dove ormai conta solo il punto di vista finanziario mentre non contano più gli interessi degli stakeholders classici che erano i clienti, le comunità locali, conta solo la soddisfazione dell’azionista. Porre argine a tutto questo secondo me è un problema

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L’UNITA’ LABURISTA - 46 insolubile perché è il mercato che detta le regole e quindi la globalizzazione stessa purtroppo non fa che allargare sempre di più questa forbice su livelli che sono assolutamente assurdi. La stessa Cina, che in teoria dovrebbe avere un'economia regolata da un partito che sulla carta dovrebbe avere come obiettivo l'equità sociale, ormai sforna più miliardari di qualsiasi altro luogo. A fronte di una massa rurale che guadagna non 1000 volte di meno ma deve ancora di più. Questo è un tema drammatico che si sottovaluta e che prima o poi rischia di portare a un conflitto sociale, le condizioni sono quasi come

vedendo con Visegrad e anche con rigurgiti in casa nostra portano a questo deficit di democrazia che non viene percepito dalle generazioni più giovani. Il rischio è che la democrazia resti un concetto ancorato a culture di generazioni precedenti che non hanno saputo trasmettere questi valori, e modelli anche pratici alle persone più giovani, quindi questa è un'altra gravissima minaccia. Una soluzione non la si trova certo con la bacchetta magica o con decreto legge, è un processo a ritroso che va a toccare un altro tasto debolissimo che è la scuola che sta perdendo sempre di più quello che era la sua funzione educativa e sociale e che, invece, deve assolutamente e in fretta ritrovare dei valori e dei contenuti che ricostruiscano dei modelli che si stanno perdendo.

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quelle del 1789 che portarono alla Rivoluzione francese.

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i tratta di un tema gravissimo che purtroppo però viene ignorato o sottovalutato da parte dei governi. Un secondo punto che vedo come molto preoccupante è il crescente deficit di democrazia, che non è solo italiano ma interessa tutto il mondo occidentale. La democrazia come l’abbiamo conosciuta è un concetto che viene meramente citata quasi come se fosse necessario citarla ma nei fatti la crescita di fenomeni populisti, paesi guida che avrebbero dovuto in qualche modo fare da argine a certe teorie che invece sono i primi a metterle in pratica, gli Stati Uniti d’America tanto per non fare nomi, la stessa Europa sulla quale il rischio di autoritarismi è sempre più forte e lo stiamo

uindi occorre tornare a reinvestire sulla scuola molto di più di quanto non si stia facendo da anni, purtroppo la scuola sappiamo che dà pochi voti mentre invece i voti si prendono su altri settori, perché la scuola è la base di ogni democrazia. La scuola deve tornare a essere una scuola di valori, dove anche la classe insegnante venga valorizzata mentre oggi, anche in rapporto ad altri paesi europei, è decisamente penalizzata. Bisogna investire sull’università e sulla ricerca perché anche lì se non abbiamo delle eccellenze in futuro non avremo una classe dirigente, siamo agli ultimi posti in Europa dal punto di vista dei laureati, abbiamo il più alto tasso di abbandono universitario, abbiamo il più basso numero di laureati nelle materie scientifiche tecniche che sono invece quelle sulle quali bisogna puntare e quindi ci deve essere anche lì un'attenzione diversa da quella che purtroppo i governo degli ultimi 30 anni hanno attribuito a questo settore. Altro punto, secondo me importantissimo, che in qualche modo è collegato all'ambiente è il fatto che noi produciamo molto di più di quello che poi effettivamente consumiamo. Stiamo esaurendo risorse che invece dovrebbero essere tenute per il futuro quando anche la popolazione crescerà.

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arlo Petrini, fondatore di Slow Food, mi diceva pochi giorni fa che tutto il sistema agricolo è impostato a livello mondiale per produrre complessivamente come se sulla terra fossimo già dieci miliardi di persone. Siamo sette e mezzo non solo, ma c'è anche parecchia gente di questo sette miliardi e mezzo che non ha da mangiare, quindi significa che si produce per dieci miliardi ma per poi distribuirlo a molti di meno e questo è un fatto pazzesco nel senso che ha creato intanto un impoverimento delle colture del terreno e inoltre

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L’UNITA’ LABURISTA - 46 una distribuzione sbagliata delle produzioni che invece dovrebbero essere maggiormente equilibrate in base alle esigenze stagionali.

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on i cambiamenti climatici il problema della produzione agricola sarà fortissimo, come pure quello dell’acqua: sono problemi che non vanno a toccare minimamente la coscienza media ma quando in futuro si dovranno necessariamente affrontare ci sarà da piangere lacrime amare. Infine, vorrei brevemente fare una riflessione sul nostro paese e, in particolare, sulla questione meridionale che continua a essere la stessa dei tempi di Francesco de Sanctis, nel senso che è rimasta lì, anzi è peggiorata. Leggevo proprio oggi sul Corriere un articolo di Galli della Loggia che diceva come la riforma della Costituzione nel 2002 abbia praticamente stravolto tutta la gerarchia degli enti locali per cui abbiamo da una parte lo stato comatoso delle province che invece erano un ente locale che funzionava, che presidiava il territorio, un passaggio di poteri alle regioni assurdo e in più con la differenza che mentre nel Nord Italia le regioni si sono adattate a un federalismo di facciata che in qualche caso funziona pure, nel meridione è un disastro.

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a regione è diventata veramente uno stato nello stato, un feudo di favori e clientele, mentre lo Stato che prima, in qualche modo, presidiava il territorio è stato smantellato. Quella riforma costituzionale, fatta in maniera superficiale con lo scopo di recuperare qualche voto al Nord, ha ottenuto il risultato di far aumentare i costi tagliando dei servizi che invece in qualche modo funzionavano. Credo pertanto che sia necessario ripensare, e in fretta, l'ordinamento complessivo dello Stato pena conseguenze serie che pagheremo nel prossimo futuro.

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Testata online aperiodica Proprieta’: 999 - ETS, Corso Barolo, 57 12051 ALBA (CN) Direttore Responsabile: Aldo Avallone - Stampatore www.issu.com Direzione Editoriale, Grafica & Editing: Gian Nicola Maestro web: www.issu.com/lunitalaburista - mail: lunitalaburista@gmail.com - tel. +39.347.3612172 Palo Alto, CA (USA) , 01 dicembre 2021


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