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Cresce la fiducia degli italiani nel

Sindacato

Cresce la fiducia degli italiani nelSindacato

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Raffaele FLAMINIO

Il quotidiano del lavoro “Rassegna Sindacale”, edito dalla CGIL, pubblica i risultati di una ricerca Eurispes sull’aumento della fiducia degli italiani nei sindacati. Il rapporto, intitolato “Uno stato da ricostruire” rileva che gli italiani stanno riconsiderando l’importanza dell’azione sindacale. Infatti, l’indice di gradimento, dei lavoratori italiani per i sindacati sale dal 37,9% al 46,4%: un significativo salto di ben 8,5 punti percentuali rispetto a un anno fa. Qualcosa sta mutando nella consapevolezza dei lavoratori italiani che, lentamente, stanno abbandonando l’idea del “chi fa da se fa per tre”. Le verità che esprimono i numeri difficilmente sono controvertibili. Questo poderoso 8,5% in più di gradimento per i sindacati va letto in una sola direzione. Il mondo del lavoro ha un gran bisogno di rappresentanza e rappresentatività. Non più tardi di due settimane fa, sulle pagine de “l’Unità Laburista”, ho sottolineato la14

forte urgenza di una legge quadro che ridisegni le regole che attengono la rappresentanza. Le norme devono essere scritte con semplicità, chiarezza e coraggio, certificando le iscrizioni ai sindacati maggiormente rappresentativi, scongiurando la pratica dei contratti pirata fioriti in questi anni. Legiferare è compito del potere legislativo, quindi del Parlamento della Repubblica la cui Costituzione all’articolo 1 recita: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. La delega della rappresentanza in ordine ai rapporti economici sanciti dalla Carta Costituzionale, parte III, è assegnata ai sindacati che sono “Liberi e registrati. I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce”. Il dettato Costituzionale, quindi, impegna i sindacati a rappresentare unitariamente e univocamente i lavoratori nel loro interesse collettivo. Il risultato della ricerca spinge la palla nel campo sindacale. «Ai sindacati il compito e la responsabilità di ricercare unitariamente le soluzioni che meglio interpretino il bisogno urgente che i lavoratori sentono in questa epoca di repentini e difficili cambiamenti che il lavoro sta subendo» è quanto ha affermato da Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, commentando i risultati della ricerca Eurispes. La “Carta Universale dei Diritti” che la Cgil ha proposto attraverso una raccolta di tre milioni di firme dei cittadini per mezzo di una legge d’iniziativa popolare, giace ancora in qualche polveroso cassetto di qualche commissione parlamentare. La politica e i sindacati faticosamente si stanno destando dallo stato di torpore nel quale

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erano finiti. Merito di ciò è, senza dubbio, la forte necessità dei cittadini lavoratori di essere ascoltati e accompagnati nei difficili percorsi delle molteplici crisi aziendali esistenti in Italia. I sindacati devono dimostrare la loro indipendenza dai partiti e concentrarsi, senza interessi particolari, alla comprensione e all’ascolto delle istanze dei lavoratori che intendono rappresentare. Il compito dei sindacati è stare in mezzo ai lavoratori, sentirne le esigenze, avvertirne le difficoltà. La comprensione dei cambiamenti in atto, deve aumentare la qualità e l’efficacia dell’azione sindacale, i rappresentati sindacali devono essere istruiti, addestrati ed efficaci nella trattazione delle dinamiche lavorative che coinvolgono l’esistenza degli individui. Dalla qualità e dal numero di contratti, oggi presenti nel mondo del lavoro, dipendono la stabilità e la serenità di ogni lavoratore. Le forme di assunzione devono essere circoscritte e codificate in maniera semplice, tali da non lasciare spazi interpretativi. Il tempo, la prestazione, il salario devono essere declinati semplicemente affinché il rapporto di lavoro sia chiaro e lineare per i contraenti. I contratti devono essere tutelanti. La tutela del diritto e dei diritti devono permeare i contratti. Lo sforzo che le organizzazioni sindacali e quelle datoriali devono compiere è il disboscamento delle tante forme di assunzione o presunta tale. Non è ammissibile sconfessare il referendum abrogativo dei voucher nell’anno 2017 e poi, nello stesso anno, promulgare la legge 96 sul contratto accessorio (ad opera del governo Renzi), reintroducendo quella pratica abolita dal quesito referendario. Le ferie, la malattia, una giusta retribuzione, la contribuzione per un’adeguata pensione restano i capisaldi per un giusto contratto di lavoro che insieme alla tutela sindacale e- sprima un alto tasso di civiltà giuridica tale da impedire lo sfruttamento.

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Le politiche del lavoro per i giovani sono all’insegna del disagio lavorativo. La povertà dell’offerta lavorativa proposta nel Paese scoraggia i giovani che fuggono: i dati Istat sono impietosi sull’argomento. L’invecchiamento demografico della nazione non lascia scampo. Mette a repentaglio lo stato sociale, concepito e costruito non come strumento assistenziale ma, inclusivo e solidale. Questi elementari concetti sono tradotti in quel + 8,5% di adesione ai sindacati confederali segnalati nei risultati della ricerca Eurispes. Come tutte le cose positive, piccole o grandi che siano, vanno pesati, pensati e misurati traducendo semplici segnali e sensazioni in atti concreti che non deludano l’idea che il Paese ha di se stesso. La comprensione di ciò che accade è semplice. Stare quotidianamente tra i lavoratori è una manifesta volontà improntata al cambiamento. In una fabbrica, in un centro commerciale, in un ufficio della pubblica amministrazione o in una grande azienda privata, ogni giorno si consumano fatti e misfatti che, si ripercuotono negativamente sulle persone. Alzare la testa e trovare chi condivide con te il dolore della mortificazione del lavoro non è cosa da poco. Le parole come Confederazione, Unione, trovino finalmente fattualità nei comportamenti collettivi ed individuali; la paura e la rassegnazione lascino il campo alla consapevolezza, alla combattività all’insegna della democrazia e del progresso. La narrazione dell’ineluttabilità del mercato si è dimostrata fallace. La logica dell’algoritmo che governa la vita, deve essere arginata e modificata. Questo è il compito del sindacato che ha l’obbligo di umanizzare il lavoro, di declinarlo nel rispetto della persona, avversando la logica del solo profitto come motore di progresso. Deve essere prevalente la logica del rispetto, del riconoscimento reciproco senza la

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quale nessun organismo è capace di vivere.

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