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CiaoMaschio

Femminicidio

Ciao maschio

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Antonella BUCCINI

Rosalia Mifsud aveva 48 anni, sua figlia Monica Deliberto 27. Sono state uccise a Mussomeli, provincia di Caltanissetta, da Michele Noto, 27 anni, che non si rassegnava alla fine della relazione con Rosalia. Fatima Zeeshan aveva 28 anni ed era all’ottavo mese di gravidanza. E’ stata trovata morta soffocata con segni di percosse su tutto il corpo. Ad ucciderla il marito, un uomo di 38 anni, pakistano, pizzaiolo in un ristorante dell’Alta Pusteria. Il corpo di Speranza Ponti 50 anni è stato rinvenuto tra gli uliveti a quattro chilometri da Alghero dopo due mesi dalla sua scomparsa. E’ in stato di fermo il compagno Massimiliano Farci. A Mazara del Val-

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lo, Rosalia Garofalo, 52 anni, è stata ammazzata dopo tre giorni di botte dal marito Vincenzo Frasillo. Non è un bollettino di guerra. E’ strage di donne e solo degli ultimi giorni. E’ un’emergenza ha dichiarato Conte ma è un’emergenza che non allarma i cittadini né la politica. Del resto i dati dell’ultimo rapporto dell’Istat sui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza sessuale è raccapricciante. Il 24 percento degli uomini del nostro paese sostiene che gli abiti provocanti sono causa degli stupri. Ancora più agghiacciante è che il 40 percento delle donne è convinta che se vuole la vittima può sottrarsi alla violenza. Il 15 per cento ancora imputa alla responsabilità della donna la violenza sessuale se sotto effetto di droghe o è ubriaca. Non è finita. Schiaffeggiare la fidanzata per aver flirtato con un altro uomo è legittimo per il 7,4 delle persone. Il controllo sulla vita della compagna, cellulare, social, è lecito per il 17,7 per cento. Il 10 per cento della popolazione è convinto che spesso le accuse di violenza sessuale sono false, per il 7 per cento le donne dicono no ma in realtà intendono si, per il 6 percento le donne serie non vengono violentate. Mi torna in mente il doloroso “processo per stupro” di 50anni fa che dovrebbe essere diffuso nelle scuole un giorno si e l’altro pure. L’avvocato difensore sostenne, tra l’altro, che quello stupro era l’esito delle aspirazioni delle donne agli stessi diritti degli uomini. Se la vittima fosse rimasta a casa, al suo posto, nulla sarebbe accaduto. Alla luce dei dati Istat siamo davvero così lontani da queste aberrazioni? Al contempo è sempre approssimativa la ricerca di una motivazione sottesa a tanta efferatezza. Cosa spinge un uomo ad aggredire una donna fino a sopprimerne la vita, a devastarne il corpo e l’anima con lo stupro o anche a umiliarne aspirazioni e desideri? Sembra paradossale immaginare una vulnerabilità maschile in tale contesto. Tuttavia è plausibile una forma di incertezza dell’uomo che, pur rinviando ad un vuoto culturale, lasci spazio ad una balbettante percezione del sé. Il bisogno di

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affermare il potere, brutalmente, che il sentire sociale non ha mai sostanzialmente negato, dove potrebbe collocarsi se non nella paura di quella diversità femminile percepita come divorante, sfuggente e destinata a dare la vita, predisposta ad accogliere e sensibile alla cura, per genere e vocazione. “Dall’alto della mia virilità, vi spermatizzo tutte” dichiara il protagonista di “Ciao Maschio”, film di Marco Ferreri, surreale e grottesco, del 1978, uomo frustrato, feticista, ossessivo, incapace di gestire il proprio ruolo. Ginevra Bompiani nel suo “L’altra metà di dio”, di cui abbiamo parlato su queste pagine, rinviando alle società matrilineari preistoriche, fornisce significativi elementi di una suggestione tutta femminile del mito della Grande Madre di cui evidentemente sono resistiti echi importanti fino a noi. Non ci redime, dunque, solo una rivoluzione culturale, che parta dalla scuola e dalla famiglia, pure tanto invocata. Occorre che al fantoccio virile, disperatamente esibito innanzitutto da maschi ad altri maschi, privato del senso di sopraffazione, subentri la pacificazione dell’uomo con se stesso.

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