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Del coronavirus, Renzi e altre sto
l’Editoriale del Direttore
Del coronavirus, Renzi e altre storie
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Aldo AVALLONE
Il coronavirus sta fagocitando l’informazione nazionale. Non ho le competenze necessarie per esprimere un parere sull’epidemia che ha colpito il nostro Paese e che, al di là del fattore sanitario, pure importantissimo, sta mettendo in ginocchio un’economia che non è che già prima viaggiasse a pieno ritmo. Seguo le indicazioni delle autorità sanitarie e affronto l’emergenza in maniera razionale, l’unica che ci permetterà, mi auguro in tempi brevi, di uscire fuori dal tunnel. Spero, altresì, che il governo intervenga con misure di sostegno all’economia, indirizzate soprattutto a quelle categorie di lavoratori maggiormente colpiti quali, ad esempio, i gestori di strutture turistiche e commerciali. Un’ultima annotazione riguardo alla gestione della crisi. La diversità delle modali-
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tà con cui le Regioni, che hanno ad oggi competenza in materia sanitaria, hanno affrontato l’epidemia mette in discussione la gestione decentrata di un sistema vitale per la salute dei cittadini. Nel caso in questione, è apparso evidente che una direzione centralizzata avrebbe evitato disparità di misure e aiutato a governare meglio la crisi. Non è questa la sede né il momento per una discussione approfondita, assolutamente necessaria prima di prendere decisioni così rilevanti e che interessano il dettato costituzionale, ma penso che valga la pena proporre una riflessione, da portare avanti nei prossimi mesi, sul tema di una sanità pubblica gestita a livello di governo nazionale. Eppure, in queste evidenti difficoltà, emerge una notizia positiva: il leader dei vivaisti (rubo volentieri questa definizione alla nostra Golinelli, cui è doveroso riconoscere la primogenitura) ha smesso di rompere le balle a tutti con le sue continue esternazioni, un giorno sì e l’altro pure. Per gli italiani, la prescrizione è solo quella medica e il suo stare dentro o fuori dal governo e dalla maggioranza interessa un numero di cittadini sempre minore. Un sondaggio IPSOS del 25 febbraio ci fornisce un quadro aggiornato della percezione che gli italiani hanno della situazione politica attuale. Un alto numero di intervistati, il 41 per cento, ritiene che le fratture delle ultime settimane nella maggioranza che sostiene il governo potrebbero portare alla caduta dell’esecutivo. Alla domanda su chi ritengano il responsabile maggiore di queste tensioni, il 42 per cento ha risposto Renzi. Seguono con percentuali irrisorie: Conte (7%), Bonafede (6%), Zingaretti (3%). Un’alta percentuale di intervistati (31%) non si è e- spressa affatto. Appare evidente che la responsabilità di un’eventuale crisi di governo ricadrebbe in massima parte sul leader dei vivaisti, mentre l’alto numero di coloro che non si sono pronunciati denota una notevole indifferenza, se non di insofferenza, nei confronti dell’argomento.
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Il medesimo sondaggio ha interrogato gli italiani su quale esponente politico ritenessero stesse mantenendo l’atteggiamento più responsabile rispetto all’azione e alla tenuta del governo. Le risposte confermano quanto visto in precedenza. Per il 25% degli intervistati il politico più responsabile è il premier Conte, seguito da Zingaretti (9%), Bonafede (5%) e Renzi con appena il 3%. Ben il 55 per cento, non sa o non si esprime. Che cosa accadrà a livello politico nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, al momento è difficile prevederlo. La gestione della crisi dovuta al coronavirus e il contenimento o meno dell’epidemia, diventano fattori importanti anche nel prosieguo dell’attività del governo. È evidente che serve stabilità. In questi frangenti occorre la massima coesione e nessuna forza politica potrà assumersi l’onere di creare ulteriori tensioni, (a parte Salvini, ma quello è irresponsabilmente irrecuperabile). Il referendum confermativo del 29 marzo prossimo sul taglio dei parlamentari rappresenterà un primo snodo per comprendere l’evoluzione della situazione. Dovessero prevalere i no, in casa grillina le tensioni salirebbero alle stelle. Comunque, da antica formazione marxista, personalmente ritengo che la partita si giocherà, come sempre, sui temi economici. Le misure, da concordare naturalmente con l’Europa, con le quali il governo proverà a fronteggiare un probabile calo del PIL saranno decisive per la tenuta dell’esecutivo stesso.
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