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l’Unità Laburista - Europa o barbarie - Numero 36 del 9 gennaio 2021
Costume
Natale in giro per l’Europa. Viaggioalla scoperta delle tradizioninatalizie più bizzarre deiPaesi europei
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Veronica D’ANGELO
I viaggi mi mancano, inutile negarlo. Mi manca l’emozione di prendere un aereo e partire alla scoperta di cultura, paesaggi, stile di vita di un altro Paese, ma soprattutto delle sue tradizioni culinarie che per noi italiani, amanti del buon cibo, hanno sempre una importanza fondamentale.
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Se avessi potuto viaggiare anche quest’anno, al ritorno avrei portato sicuramente in ricordo un ingrediente della cucina locale, magari con un oggetto tipico da tavola o da cucina, in modo da poter poi replicare a casa un piatto provato durante il viaggio. Perché così, magicamente, quando a distanza di giorni, o di mesi, prepari quel piatto e ne ritrovi i sapori, le papille gustative attivano la macchina del tempo e ogni boccone ti fa tornare indietro ai momenti che hai vissuto e ai luoghi che hai visitato. Così nei giorni di preparazione del cenone di San Silvestro più casalingo e solitario della mia vita, ho cominciato a documentarmi su abitudini e pietanze natalizie tipiche di altri Paesi alla ricerca di ispirazione, e sono rimasta colpita da alcune tradizioni dei popoli europei davvero particolari, molte delle quali hanno una comune origine religiosa o pagana. Ho scoperto, ad esempio, che in Polonia alla cena della Vigilia vengono serviti dodici piatti che rappresentano i dodici apostoli (o anche i dodici mesi dell’anno), tra cui la zuppa di barbabietole e la carpa preparata in molti modi diversi, che si lascia un posto vuoto a tavola per un ospite inaspettato e che la cena comincia solo quando il bimbo più piccolo della famiglia vede comparire in cielo la prima stella, in o- nore di quella che orientò i Re Magi. Anche in Francia, in Provenza, a Natale si preparano tredici diversi dessert, come il numero dei commensali dell'ultima cena. Tra questi, non può mancare il delizioso tronco al cioccolato tipico delle feste natalizie, il Bouche de Noel. Pare che questo dolce, nato nel 1945 dalla creatività di un pasticcere francese, rimandi a un’antica usanza pagana che celebrava il solstizio d’inverno bruciando per diversi giorni, fino all’arrivo dell’anno nuovo, un tronco d’albero che i contadini avevano scelto appositamente nella primavera precedente.
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In Ucraina la tavola viene apparecchiata con due tovaglie, una dedicata agli antenati e l’altra alle persone vive, e il piatto principale è il kutia, fatto con grano bollito, semi di papavero e miele, spesso accompagnato da una tazza di succo di frutta sciroppata. Ho letto che qui gli alberi di Natale sono decorati con ornamenti portafortuna che assomigliano a…ragnatele. La leggenda narra, infatti, che una povera donna che non poteva permettersi decorazioni con cui addobbare il proprio albero si svegliò al mattino con l’albero ricoperto di ragnatele che scintillavano alla luce del sole. In Germania, invece, è molto sentito il periodo dell’Avvento. In ogni famiglia si prepara una ghirlanda composta da quattro candele, una per ogni settimana che precede il Natale, che viene accesa la domenica mattina quando la famiglia si riunisce per una grande e ricca colazione. Non meno ricca del pranzo di Natale, naturalmente, che ha per protagonista, in genere, l’arrosto d’oca ripieno o la carpa. In Finlandia, il Paese di Babbo Natale, il giorno della Vigilia, dopo avere fatto la sauna con tutta la famiglia, si consuma un prosciutto cotto cucinato con la birra a fuoco lento per circa dieci ore, ricoperto di pane grattugiato e spezie. E in Norvegia c’è un’usanza davvero strana: si nascondono le scope per impedire agli spiriti maligni, che tornano sulla terra di notte, di rubarle e girare per il cielo natalizio con questi oggetti. Nelle fredde notti norvegesi ci si scalda con la birra di Natale fatta in casa e con il gløgg, fatto con vino rosso o acquavite caldi e speziati, si preparano sette diversi tipi di biscotti natalizi, le torte di pan di zenzero a forma di casa e il risolatte fatto con zucchero, cannella e burro, che è considerato il cibo preferito dai folletti. In campagna, infatti, pare che si usi ancora lasciarne una ciotola fuori la porta a Natale, insieme ad un generoso boccale di birra, per propiziarsi il dispettoso elfo del granaio. In diverse zone della Spagna, ma in particolare in Catalogna, i doni sono portati da
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Tìo de Nadal - o “Caga Tìo” – un ciocco di legno da camino decorato con faccia e gambe che viene nutrito di notte e tenuto al caldo sotto una copertina, finché il giorno della Vigilia viene colpito in modo che…espella regali e caramelle. Al nord, invece, nei paesi baschi, i doni non li porta Babbo Natale, ma Olentzero, un gigante vestito da contadino che gira nella notte fumando la pipa e distribuendo regali. La notte della Vigilia, dopo aver cenato con l’immancabile bacalhau, in varie città del Portogallo si organizzano grandi falò sul sagrato delle chiese - i madeiros - che devono durare tutta la notte in ricordo delle celebrazioni del sole, dove convergono amici e vicini per scambiarsi gli auguri, Il dolce tipico natalizio qui è il Bolo rei, una torta a forma di corona dorata – in onore dei Re Magi – farcita di canditi, all’interno della quale viene inserita una fava: chi la trova nella sua porzione deve comprare il Bolo l’anno successivo. Anche la Grecia ha il suo pane dolce in cui viene nascosta una monetina in segno di fortuna, la vassilopita, ma sapete una cosa? L’albero di Natale non c’è, e al suo posto vengono decorati riccamente modelli di barche a vela di legno! Dopo questo giro fantastico, mi è sembrato di aver davvero viaggiato per mezza Europa e di dover assolutamente portare sulla mia tavola non solo qualche piatto, ma anche qualche tradizione portafortuna. Così il menù del mio cenone si è arricchito di dodici antipasti, vino speziato e una bella ghirlanda a centrotavola con quattro candele, mentre il panettone è stato decorato con biscotti a forma di case e alberelli. E il giorno dopo abbiamo aperto il ripostiglio e preso nuovamente le scope che avevamo chiuso a chiave la sera prima. Perché di sorprese quest’anno ne abbiamo avute già abbastanza…. Un brindisi a voi, cari lettori, con l’augurio che sia un anno di viaggi, reali o immaginari, e di scoperte di sapori meravigliosi, perché alla fine, si sa, gli unici veri confini sono quelli mentali.
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