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l’Unità Laburista - Europa o barbarie - Numero 36 del 9 gennaio 2021
Non ce lo possiamo permettere
Aldo AVALLONE
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Politica
Prima di apprestarmi a stendere questo pezzo sono andato a leggere ciò che avevo scritto, sempre sull’Unità laburista, un anno fa. Ebbene, Renzi dialogava con Salvini ipotizzando un governo di unità nazionale e Conte si preparava a una verifica di maggioranza per mettere in agenda un cronoprogramma di interventi per arrivare alla scadenza naturale della legislatura. Si discuteva se aderire o meno al MES e i problemi di insufficiente crescita economica animavano il dibattito pubblico.
Poi, con i due turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani di Roma, nel nostro Paese è arrivato il COVID-19.
È trascorso un anno assolutamente anomalo, il mondo ha affrontato una pandemia che ha modificato totalmente il modo di vivere di miliardi di persone. Oltre due milioni di esseri umani hanno perso la vita (in Italia, mentre scrivo queste note sia-
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mo giunti ad oltre settantacinquemila vittime), l’economia mondiale si ritrova in uno stato di crisi ben più grave di quella del 2008 e Renzi è ancora lì, pronto a minacciare una crisi di governo.
L’anomalia di un partitino che tutti i sondaggi danno intorno al 2,5 per cento e che,in caso di elezioni, avrebbe difficoltà a portare qualche suo rappresentante in Parlamentoraffigura un vulnus insanabile alla governabilità del Paese. Mentre scrivoqueste note non è ancora chiaro come evolverà la situazione ma è molto probabileche il re degli irresponsabili porti fino in fondo le proprie minacce di crisi di governonon ascoltando nemmeno le parole del Presidente della Repubblica che nel tradizionalediscorso di fine anno ha invocato “costruttori” e non distruttori che inseguano“illusori vantaggi di parte”. È davvero impensabile che in questo momento,in piena pandemia, si possa soltanto lontanamente ipotizzare una crisi con tutte leconseguenze che potrebbe comportare anche, se non soprattutto, nei rapporti conl’Europa in una fase delicatissima nella quale bisognerà trovare la massima unità diintenti per la programmazione e poi la gestione del Recovery fund. I duecentonovemiliardi di euro, di cui oltre ottantuno a fondo perduto, che giungeranno in Italiarappresentano un’occasione unica e irripetibile per modernizzare il Paese. Sarannorisorse decisive per attivare la ripresa di un’economia messa a terra dal virus. Ed èproprio sulla gestione di quei duecento e più miliardi che Renzi ha deciso di giocarela sua partita. Gli altri Paesi si sono dati ognuno una propria organizzazione. LaSpagna ha deciso che la gestione dei fondi sarà affidata unicamente al governo,senza il supporto di soggetti esterni. Nella cabina di regia entrerà quindiun gruppo di ministri, sotto la guida del primo ministro Pedro Sanchez. In Franciaè stato creato il Commissariato al Piano per gestirne l’attuazione. A capo dellastruttura c’è François Bayrou, politico, ex ministro dell’Istruzione e della Giustizia,che riferirà direttamente al governo e, in particolare, al ministro dell’Economia.
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Quindi, come in Spagna, la gestione dei fondi sarà di competenza governativa, anche se il Commissario sarà naturalmente affiancato da tecnici. In Germania gli aiuti europei serviranno a finanziare, in parte, un piano interno di misure di sostegno all’economia che era stato approvato dal governo nel giugno scorso. Nel nostro Paese, in un primo tempo, Conte aveva previsto la creazione di una task force di e- sperti che avrebbe individuato i progetti da finanziare, riferendo a una cabina di regia governativa formata dallo stesso primo ministro insieme ai titolari dei dicasteri dell’Economia, Gualtieri, e dello Sviluppo economico, Patuanelli. Naturalmente il Piano, una volta definito, sarebbe dovuto passare attraverso la discussione e l’approvazione in Parlamento. Un percorso, come si vede, in linea con quello degli altri Paesi europei. A questo punto Renzi, preoccupato di rimanere fuori dai giochi, ha cominciato ad attuare la strategia che gli è abituale e gli riesce meglio: criticare il governo di cui fa parte. In nome della stabilità, nessuno si augura una crisi di governo in piena emergenza pandemica, Conte ha fatto alcune aperture sulle richieste del vivaista: meno peso alla task force e più collegialità nella cabina di regia governativa dove potrebbero entrare un rappresentante di Leu e uno di Italia Viva, presumibilmente il coordinatore nazionale Ettore Rosato. Al momento in cui scriviamo non sappiamo se queste “concessioni” saranno sufficienti ad arrestare il percorso che condurrebbe a una crisi di governo davvero incomprensibile alla maggioranza degli italiani. In un sondaggio IPSOS del 19 dicembre scorso il 57% degli intervistati dà un giudizio positivo su Giuseppe Conte, il leader politico più popolare, seguito dal ministro della Salute Roberto Speranza al 36%. Seguono, con percentuali minori, la Meloni, Salvini, Zingaretti, Franceschini, Di Maio. In questa classifica Renzi è dato per disperso dietro persino a Calenda e Toti. Questi dati confermano, ancora una volta, la fiducia che la maggioranza degli italiani possiede nei confronti dell’attuale primo ministro che, tra mille difficoltà e sia pure con qualche indeci-
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sione di troppo, ha ben governato una crisi epocale. Cosa avverrà nelle prossime ore è difficilmente ipotizzabile. Si va da uno scenario minimale quale un rimpasto della formazione di governo in cui Italia Viva abbia qualche ministero di maggior peso fino a elezioni anticipate. La via intermedia sarebbe una “crisi pilotata” che porti a un Conte ter. Bisognerà vedere di cosa si accontenterà l’ego del narcisista di Rignano e cosa deciderà Giuseppe Conte. Credo che la tentazione di portare la crisi in Parlamento e, in quella sede istituzionale, provare a trovare i voti che gli consentano di proseguire l’azione di governo liberandosi una buona volta di Renzi sia forte. Benché a parole tutti dichiarino di non aver timore di elezioni anticipate, è chiaro che non siano gradite a nessuna delle forze che compongono l’attuale maggioranza. Il rischio di consegnare alla destra la gestione del Recovery fund e l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica è troppo alto. Alla fine, probabilmente, si troverà un compromesso che consenta al governo, quello attuale o a un altro leggermente modificato, di proseguire la sua azione e a Renzi di ottenere quella maggiore visibilità a cui da sempre aspira e di “mettere le mani” nella gestione dei miliardi che giungeranno dall’Europa. Al momento si può lavorare solo su ipotesi che, per quanto ragionevoli, possono essere sempre ribaltate dal fattore umano. È risaputo che tra Renzi e Conte non esista proprio una forte simpatia e o- gnuno di loro farebbe carte false per liberarsi dell’altro. Ma mai come ora al Paese serve stabilità ed è auspicabile che tutte le forze in campo remino in quella direzione. A Conte e alla sua squadra chiediamo un nuovo slancio per uscire progressivamente dalla crisi sanitaria ed economica. Nessuno pretende miracoli ma decisioni tempestive e interventi efficaci che superino i ritardi che in alcune circostanze hanno caratterizzato l’azione dell’esecutivo. L’alternativa è consegnare il Paese alla peggiore destra che sia mai esistita e questo non ce lo si può assolutamente permettere.
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