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CHIARA

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CHIARA BONALUMI

CHIARA BONALUMI

Questo concetto del divieni ciò che sei come si rappresenta nel Felix?

Nel quadro “Liquifying”, ad esempio, Felix si scioglie. È la rappresentazione del concetto di società liquida di Bauman, che nel frattempo si è estremizzato: l’individuo non è più liquido, è fluido. Felix si scioglie, come se volesse scollarsi di dosso quello che gli è stato detto di essere. E così come i valori si sono distrutti, anche Felix per ricostruirsi deve sciogliersi.

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© Roberto Sala @igloostudiosmilan

Quindi siamo condannati ad essere fluidi o riusciremo a ricostruirci, secondo te?

Noi siamo in divenire, siamo tutti diversi e nella fluidità troveremo la nostra forma. La nostra però, non quella precostituita. Poi potremo liquefarci e ricostruirci un’altra volta, quando vogliamo e dove vogliamo.

Cambiamo forma ma rimaniamo sempre noi stessi.

Esatto, lo mostro bene nel quadro “Obsession”: ci sono tanti Felix con lo stesso volto ma di colori diversi. La frase che si lega al concetto è Restio a ogni versione, per rimanere sempre se stesso. Ma in realtà è vivere ogni versione di noi stessi che ci permette realmente di esistere.

Non esiste un Felix triste?

Esiste. Ma più che triste, vuol dire che è stato vinto in quel momento, per un attimo ha solo accusato il colpo.

Da quadri molto colorati sei passata a uno quasi del tutto nero, “Felix close to a Black Hole”.

È un quadro collegato all’Universo, che fa riferimento sia alla fisica quantistica che alla fisica generale. La teoria quantistica della gravità è il più grande problema scientifico della nostra epoca. Mentre nella Relatività Generale esiste una legge di gravità, nella fisica quantistica non esistono teorie sulla gravità, perché nei fenomeni descritti dalla meccanica quantistica la gravità è trascurabile. E così intorno al buco nero si dispongono i Felix, che per contrapposizione diventano bianchi e vengono deformati. Felix diventa una sorta di Avatar di noi stessi, che rimaniamo inghiottiti in un Metaverso illusorio e irraggiungibile, come se l’uomo tendesse a volere una realtà che non esiste. Il Metaverso diventa Oltreverso, ma questo è pura finzione oppure è davvero la manifestazione della fine dell’esistenza concreta dell’uomo? Oppure è la dichiarazione dell’uomo che rinuncia a se stesso, stanco della banalità che vede nel vivere la sua vita reale? O ancora, distorcersi significa sopravvivere?

L’assumere nuove forme quindi è positivo, a patto che la distorsione sia consapevole e non imposta.

Esatto, quando una forza esterna ci costringe a deformarci è negativo, quando è un atto voluto diventa esistenza. Alda Merini diceva: "Mi sveglio sempre in forma ma mi deformo attraverso gli altri: se la vita ci forgia e ci deforma a tal punto da avere l’impressione di perdere la nostra identità, allora è sbagliato".

Però questa frase può essere interpretata anche in maniera duplice, come se la mia esistenza venisse influenzata dagli altri in modo positivo.

Esatto, ogni cosa è un Giano bifronte: c’è un lato negativo e positivo in tutto, non esiste una verità assoluta.

Il tema del Metaverso rientra quindi secondo te nello sforzo di cercare sempre qualcosa di altro, perché non ci accontentiamo della realtà?

È un po’ come se nel tempo non fossero bastate le ideologie, le religioni, la superstizione: quelle sono cadute, quindi ci siamo inventati qualcos’altro, fino ad arrivare alla fantascienza, a vivere una vita che non è la nostra.

A dire il vero non ci siamo neanche inventati qualcosa, abbiamo soltanto duplicato la realtà senza alcuno sforzo creativo. Anzi, è la versione più scadente della realtà che già abbiamo.

È così, come se dovessimo creare dei noi che non siamo noi, perché non ci accontentiamo di vivere la vita che abbiamo.

Torniamo ai quadri, ci sono altri personaggi oltre a Felix the Cat?

Sì, ci sono altri due soggetti: in una collezione utilizzo la figura del serpentedrago; in un’altra invece il cammello, il fanciullo e il leone, per ricollegarmi alle tre metamorfosi di Nietzsche. Con il serpente e il drago (entrambi legati al greco drakon) in realtà ho voluto mettere a fuoco la dicotomia tra giusto e sbagliato: chi è il serpente e chi è il drago? Siamo un insieme di giusto e sbagliato, di bene e male, e anche questa è una cosa che dobbiamo accettare. Si tratta quindi di un fluire di concetti che sono stati dicotomici e oggi si mischiano uno con l’altro. Il caos e l’ordine convivono dentro di noi: siamo bene e male, siamo giusto e sbagliato.

E invece cammello, fanciullo e leone cosa rappresentano?

Nella metamorfosi descritta da Nietzsche il cammello diviene leone e poi fanciullo, distrugge i valori per ricostruirli. Allo stesso modo, con la società liquida i valori si sono disgregati e poi si sono ricostruiti: però non solo valori assoluti, sono personali. Solo in questo modo l’individualismo può avere un valore positivo.

Non pensi che questi valori rischino però di essere autoreferenziali?

Vero. Ci sono solo tre valori che secondo me devono essere comuni a tutti per far convivere l’individualismo: libertà, responsabilità ed etica. Nel momento in cui esistono responsabilità ed etica non c’è bisogno di leggi o ideologie.

Che ruolo ha in questo il fanciullo?

Il fanciullo rappresenta gli occhi con cui guardare il mondo: è indomato dalla vita. Rappresenta la bellezza che va ricercata nonostante l’angoscia.

E Felix The Cat questi occhi ce li ha?

Sì, ce li ha: è come se vedesse tutto per la prima volta.

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