LUXURY PRÊT À PORTER - Fall edition 2021

Page 1

alla bellezza

DIRITTO

E u r o 7 | N .0 5 | A . 2 0 2 1 | I S S N 2 7 0 4 - 7 6 9 5

FALL 2021


ASCOLTA LA COLONNA SONORA DI

LUXURY PRÊT À PORTER

www.radiopretaporter.com


EDITORIAL

L

o hanno definito il “nastro della ripartenza”, quello tagliato in occasione dell'inaugurazione del Salone del Mobile 2021 e della Design Week milanese. A ragione, direi, visto che si è tornati per la prima volta in modo massiccio a vivere una città appieno da quando la pandemia si è abbattuta sulle nostre esistenze. Quello che, a volte, ci sembrava persino fastidioso - come il traffico un po' caotico e le rumorose strade in occasione di un evento del genere - ci ha restituito quella piacevole e rassicurante dimensione della metropoli che avevamo perso da quasi due anni. Le vetrine di negozi e showroom, gli spazi espositivi, i luoghi di aggregazione sono tornati a vivere e a trasmettere energia positiva. Milano si è risvegliata come luogo di creatività, espressione, narrazione del bello, ricerca del nuovo, confronto tra mondi e idee diverse, ingegno, libertà concettuale. Vogliamo credere che non sia solo mero “business”, importante anche quello, ma che dietro ci sia qualcosa di più. Che i concetti che sono alla base di tanti mondi della creatività si basino anche e soprattutto sulla consapevolezza di quanto sia importante coltivare la libertà espressiva e di quanto questa libertà sia esigenza e bandiera del nostro essere come individui e fondamento culturale della nostra società civile. Il conformismo e l'omologazione forzata sono per molti una forma di privazione della libertà personale, ma spesso rischiamo di dare per scontato

il valore della libertà espressiva come se fosse un elemento naturale della nostra esistenza. Qualcosa che nessuno ci potrà mai togliere. Eppure, in contemporanea, assistiamo in altre parti del mondo a dimostrazioni esemplari e irragionevoli di privazione della libertà di espressione in tante delle sue forme. E non c'è bisogno di arrivare con il pensiero ai Paesi in cui si è tentato di innestare il “germe” della democrazia, come l'Afghanistan e il Myanmar, in cui con la forza, la violenza, l'indottrinamento e, come spesso accade, con i soldi “sporchi”, si sta tornando a barbarie medievali per sottrarre le libertà fondamentali ai cittadini. Anche in alcune zone dell'Europa o ai suoi confini il percorso verso la piena libertà espressiva, creativa e personale, presenta spesso innumerevoli ostacoli e brusche deviazioni, che vedono quelle società vivere grandi contraddizioni, tra un benessere apparente e un malessere sociale e personale molto forte e tangibile. È bellissimo, quindi, e riveste un significato intrinsecamente profondo, tornare ad ammirare in Italia - patria dell'ingegno e per secoli terra di grandi e sanguinose lotte per la libertà di esistere - idee che prendono forma e che trasformano spazi e ambienti del nostro vissuto, provocazioni artistiche che ci fanno vibrare ed emozionare, oggetti che raccontano storie incredibili e che rivestono significati profondi, competenze di giovani e meno giovani che permettono di assistere alla creazione di oggetti, realtà e concetti nuovi.

Filippo Piervittori Publisher


CONTENTS 06 10 14 18 26 30 42 46

Nanni Strada Lo sguardo di una non-stilista sulla moda e il mondo di oggi Orietta Berti Un'icona per... "Mille" generazioni

Burato sceglie il futuro Tra sostenibilità e VicenzaOro 2021

Tone La bakery italiana che ha portato il pane georgiano a Milano La casa di Gylda Ricerca e contaminazione si incontrano in una location d’eccezione Filippine Viaggio in una terra antica

CRLab I capelli trasformano la vita

Toscana Sul filo dell’eccellenza

53 56 60 64 68 72 78 82 86

Susan Santi La rivoluzione della moda femminile su misura Pa.Ca Tradizione e innovazione si incontrano in gessi e stucchi Immaginare il futuro Design per millennials

Matteo Cambi La sua realtà allo specchio

Laboratorio Olfattivo Viaggio sensoriale nel Belpaese

Il potere delle essenze I segreti dell'aromaterapia

Malí Milano Il gusto della creatività

Le streghe son tornate E vogliono l’uguaglianza sociale

Dhermodesign Una vera oasi dell'estetica naturale

Masthead Publisher & Editor-in-chief

Editorial Team

Printed by

Filippo Piervittori

Andrea Lehotska Franca D. Scotti Marianna Stefani Priscilla Lucifora Sara Radegonda

Press Up S.r.l. Roma (RM)

Design & Art Direction Luca Lemma

Managing Direction Beatrice Anfossi Ruggero Biamonti

Headquarter: ToBiz Milano | Via Cerva 20, 20122 Milano | P.I.02358520548REA: MI – 2122087 | luxury@rumors.it | 02 - 87226968

Supplemento trimestrale alla testata Rumors.it

Registration N.1/2008 R.P. Trib.PG 12/01/2008

Copyright © 2021 Luxury prêt à porter All rights reserved

Advertising marketing@rumors.it +39 335-7060752 SB S.r.l. Via Rovigo 11, Milano colombo@sbsapie.it +39 366-5656462


DESIGN

N A N N I ST R A D A Lo sguardo di una non-stilista sulla moda e il mondo di oggi

di Beatrice Anfossi 5


DESIGN

N

A destra: un estratto del servizio dedicato da Vogue Italia alla Collezione Etnologica (1971) Foto: Oliviero Toscani

anni Strada ha pensato, disegnato e realizzato vestiti per tutta la sua vita. Eppure non è propriamente una stilista: lo dimostra il suo modo di concepire l’abito come se fosse un oggetto, un prodotto industriale. Per questo la sua attività progettuale si avvicina più al mondo del design che a quello della moda, nonostante lei abbia collaborato nel corso della

consapevole della necessità di un cambiamento e mi chiese di fare una consulenza di “previsioni”. Tuttavia, egli “dosava” consapevolmente le mie proposte: quando sottoposi un reggiseno senza “balconcino” e rinforzo in gommapiuma, ma un “nudo”, di solo tessuto elasticizzato, mi rispose: “Signorina Strada, le donne italiane da Roma in giù vestono solo la quarta misura” (ma a Milano le ragazze della mia età il reggiseno non lo portavano nemmeno). Il fatto di lavorare a stretto contatto con la fabbrica per la realizzazione dei prototipi ha segnato il mio interesse per i processi e per il mondo industriale, più dinamico e interessante della sartoria con la sua manualità e gerarchia. Sono entrata nel mondo dell’abbigliamento senza la consapevolezza di far parte del mondo della moda.

sua carriera con alcune delle principali aziende di abbigliamento del panorama italiano e internazionale. Ma è proprio in virtù di questo ruolo ibrido che il suo punto di vista, sul passato e sul presente, risulta sempre interessante, capace di fornire una chiave di lettura mai banale. L’abbiamo intervistata, in occasione della Design Week, per riflettere su alcuni temi particolarmente attuali: dal genderless alla sostenibilità.

Cosa vuol dire, per lei, creare un abito? Perché non si è mai definita - a ragione - una stilista e come ha mosso i primi passi nel modo della moda? Ho iniziato il mio percorso professionale nei primi anni Sessanta. All’epoca non esisteva il termine “stilista” perché non esisteva ancora il sistema del prêt-à-porter, ovvero la moda di tendenza creativa, confezionata industrialmente. I creatori di moda erano i sarti (couturier) e il linguaggio ha in quel tempo la sua importanza per definire il percorso storico e la realtà. A soli vent’anni ho disegnato il primo bikini coordinato per La Perla, con disegno geometrico e floreale. Per dare l’idea della realtà conservatrice dell’epoca la proposta fece furore e fu scelta per essere pubblicata su tutte le pagine pubblicitarie dei quotidiani. Il Dott. Masotti (proprietario dell’azienda ndr) era molto

Credit: ©Nanni Strada Design Studio www.nannistrada.com

6


DESIGN

7


DESIGN

Lei ha portato le sue creazioni nel mondo, riscuotendo grande successo. Quale crede sia il valore aggiunto che viene riconosciuto alla moda italiana all’estero? Nella mia attività ho avuto modo di lavorare molto all’estero e di fare viaggi con committenti italiani in paesi emergenti nella produzione di abbigliamento. Ovunque, il solo fatto di essere italiana suscitava enorme ammirazione e curiosità. A questa situazione hanno giovato le icone famose, come la Ferrari, i grandi marchi come Armani, moltissimo il cinema (soprattutto il neorealismo) e poi l’ammirazione per la capacità tecnica del saper fare, la nostra creatività e la tradizione di qualità delle produzioni tessili. Molto ha influito l’immaginario legato ai miti derivati da conoscenze culturali, il cibo, l’idea del buon vivere; soprattutto in Giappone, paese dove ho vissuto esperienze indimenticabili. Tutto ciò dimostra che è la cultura a porci in posizione di favore e soprattutto il mito passato e presente delle nostre città d’Arte. Nella Cina ancora maoista (1978) ho accompagnato i signori Munari della “Dolomite” per realizzare i prototipi della prima giacca in piuma a elementi componibili, che doveva essere prodotta e importata da quel paese. Con Rimoldi invece, produttore di macchine per cucire industriali, sono stata in Unione Sovietica, nel 1983, per presentare una collezione di abiti confezionati con le loro macchine automatiche avanzatissime. Esperienze professionali ma anche culturali e umane molto familiari per me, che sono cresciuta in Argentina, a Buenos Aires, la città più multiculturale del Sud America: una specie di ritorno alle origini.

Credit: Nally Bellati ©Nanni Strada Design Studio www.nannistrada.com

8


DESIGN

Con le sue creazioni ha concretizzato il genderless quando ancora non era di moda. Che cosa pensa del dibattito odierno sul tema e di come questo sia stato interpretato dalla moda?

Un altro tema di grande attualità è rappresentato dalla sostenibilità. Lei già in questo era stata anticipatrice, ideando abiti destinati a durare nel tempo e a non scadere dopo una singola stagione. Cosa pensa dello stato attuale?

La differenza del mio approccio al vestire sta nel considerare l’abito come un oggetto, o come il primo spazio da abitare. Ciò lo sottrae all’aspetto comportamentale e alla necessità di chi lo porta di avere i requisiti per poterlo indossare. Al

Il problema è il consumismo. Si deve cambiare, comprare, gettare, rinnovare forzatamente e buttare. Si pensa di provvedere a questo circolo vizioso riciclando, ma intanto si lava, si utilizza energia. Ma c’è un aspetto ancora più grave: le aziende subappaltano la confezione, che non si sa dove va a finire. Tutte, da quelle del lusso a quelle della grande distribuzione. Perché esiste il Bio in alimentazione e l’origine della fabbricazione certificata e non esiste quella dell’abito certificato? Eppure è possibile, perché ora tutto è tracciabile, comprese le persone.

contrario ne facilita la vivibilità, rendendolo un elemento che sfugge al mainstream e non lo fa decadere dal suo valore perché è un archetipo. Penso che ogni persona debba difendere la propria consapevolezza, la propria privacy e individualità. In questa terribile prova che stiamo passando non esiste più uno spazio privato, chiunque può richiedere di “entrare” in casa tua con una videoconferenza, chiunque può entrare nel tuo computer, nel tuo telefono. Attraverso i media digitali gli “odiatori” possono diventare un pericolo per l’essere umano. L’abito “vivibile” lo è per tutti, in qualità di individuo l’essere umano deve poter amare la diversità come una condizione “neutra” e vitale.

A costruire il futuro saranno soprattutto i giovani, che oggi si affacciano in un mondo che appare sicuramente diverso da quello in cui lei ha mosso i primi passi. Qual è il miglior auspicio o consiglio che possa dare loro? Ho grande fiducia nei giovani, ma molto dipende anche dall’insegnamento etico e inclusivo. I giovani devono potersi applicare con passione e una grande responsabilità spetta al docente, che deve “entusiasmare“ lo studente, incitarlo a pensare e a esprimere un percorso, ma anche a non arrendersi e a seguire i propri interessi. Le possibilità tecnologiche oggigiorno sono infinite, ma la tecnologia è arida senza lo stupore, il consumismo depaupera la vita, soprattutto quella dei giovani. Bisogna arricchirsi di letture, di scoperte di luoghi, bisogna osservare le persone e dimenticare il cellulare in tasca, a casa, bisogna scoprire il prossimo, ridurre il consumo di web e affrontare la realtà.

Crede che la moda, o il design, possano realmente diventare portavoce di grandi istanze sociali? Oppure sono soltanto uno specchio della realtà? Credo che la moda stia facendo il peggio di quello che potrebbe fare, l’estremizzazione dei comportamenti è esattamente il contrario di ciò che si dovrebbe praticare. Non ho mai amato il Punk, ma seguendo una tesi di una mia allieva all’Accademia di Belle Arti di Brera ho approfondito il tema che aveva un’origine sociale reale e vitale. L’equivoco della moda attuale nasce dal concetto di “lusso”, che già di per sé è il massimo del marketing consumistico-provocatorio imperante. Non basta il travestimento, si infierisce sul corpo, non si ha più rispetto per il corpo: il tatuaggio, le protesi, le deformazioni chirurgiche, il trash televisivo si è trasferito nella moda. Lo stesso vale per l’abito, che non è un oggetto da “abitare” ma diventa travestimento ed esibizionismo.

Credit: ©Nanni Strada Design Studio www.nannistrada.com

9


SOCIETY

O R I ET TA B E R T I

Un'icona per... "Mille" generazioni

di Ruggero Biamonti

10


SOCIETY

U

na carriera che nasce nei primi anni '60 a Cavriago, piccolo centro dell'Emilia, e che nel corso degli anni si impone in Italia e nel mondo con un successo confermato dai 16 milioni di dischi venduti, dagli Stati Uniti al Giappone. Un successo, quello di Orietta Berti, che nell'ultimo periodo ha avuto stimoli nuovi, con il buon piazzamento al Festival di Sanremo e l'incontro con gli idoli dei giovanissimi Achille Lauro e Fedez. Con Luxury Prêt-à-Porter la Berti si è aperta, confidandosi tra vita privata (regalandoci anche un segreto per i lettori, ma soprattutto le lettrici, su come far durare a lungo una storia d'amore) e una carriera che va a... Mille, soprattutto dopo il brano da 64 milioni

di visualizzazioni che le ha permesso di farsi conoscere e apprezzare anche tra gli adolescenti. Così, la cantante di “Finché la Barca Va” e diventata un mito anche per la generazione cresciuta a smartphone e social. L’ultimo Festival di Sanremo è stata un’edizione molto particolare anche per una prestigiosa interprete come Orietta Berti, presente per ben 12 volte alla kermesse rivierasca. All'usignolo di Cavriago è mancato il pubblico, i fan che le gridavano “Brava”, ma ha saputo cogliere anche il lato positivo: “Davanti a noi avevamo tutta l’orchestra che ci faceva da pubblico. L’impatto era bello, perché ti trovi davanti a tanti musicisti dopo più di un anno che non canti dal vivo”.

11


SOCIETY

Infatti, pur essendo una grande artista e avendo un grande successo internazionale, la famiglia per lei resta centrale così come la figura del marito Osvaldo: “La serenità che una ha viaggiando con la famiglia è fondamentale. Io ero sempre con lui, a casa avevo le mie due mamme, mia suocera e mia madre, che mi tenevano i bambini. Anche questa simpatia che ho sempre avuto deriva dalla mia serenità che è stata una costante nella mia vita.” Proprio in questa semplicità sta il segreto di una vita privata che non è stata minimamente intaccata dal grande successo della cantante: “Mio marito è stato molto importante nella mia vita privata e nella vita lavorativa perché avere una persona sempre vicino che lavora con te, una persona onesta che non ne approfitta, è un successo.” Orietta ha iniziato ai tempi d’oro della canzone italiana, che vendeva anche oltre i confini nazionali, da lì l’intuizione geniale del coniuge che pensa bene di autoprodursi, seguendo l’esempio di Mina, Celentano e Lucio Dalla: “Noi dai primi anni ’80 abbiamo cominciato a produrci da soli, perché c’erano molte case che distribuivano e quindi era anche facile. Io avevo mio marito che mi faceva da produttore, da consigliere, da autista… quando c’era bisogno andava a trattare per i contratti, una volta faceva tutto lui. Adesso ad esempio ho il manager per i contratti televisivi, il manager per i contratti con la pubblicità, il manager per le serate in Italia e all’estero. Prima faceva tutto Osvaldo”. Volgendo lo sguardo al presente invece, tra i giovani, a Orietta Berti piacciono molto i Maneskin, Francesca Michielin e Fedez, che insieme hanno fatto una “bellissima canzone: la parte che faceva Francesca era molto melodica, mi piace come canta, è molto singolare. Ci sono già delle sue colleghe che la imitano. E poi si può citare anche Madame. In fin dei conti questi ragazzi sognano il successo e di rendere felici e orgogliosi i genitori. Alla fine sono le stesse cose che pensavamo anche noi”, ha raccontato Orietta.

12


SOCIETY

Non solo musica per la Berti. Oltre ad alcuni musicarelli, ha recitato per il grande regista Mario Monicelli ne I Nuovi mostri, incontrando un mito del nostro cinema come Ugo Tognazzi: “Hanno girato il film a casa mia. Tognazzi era un cultore della cucina, era molto appassionato. Lui era in albergo a Parma però, siccome aveva mangiato qualcosa che gli aveva fatto gonfiare la gengiva non potevamo fare le riprese e mi disse: ‘Non vado in giro così, preferisco dormire da te’ e così ha dormito qui nella stanza degli ospiti. Poi si divertiva a fare lui le cenette. Abbiamo passato un bel periodo che non dimenticherò mai”. Insomma il bilancio della vita di Orietta Berti è sicuramente positivo, ma lei vuole rimanere umile fino in fondo e sostiene che sia merito della Dea Bendata: “Sono stata fortunata perché sono fortune quelle”, ma noi siamo sicuri che oltre 15 milioni di dischi, quattro dischi d’oro, le partecipazioni a Sanremo e le tournee all’estero non piovano dal cielo, e non si ottengano senza un grande impegno e una straordinaria bravura.

Credit: Mediaset | Ufficio stampa

13


FASHION advertorial

B

urato Gioielli racconta una bella storia di famiglia che inizia nel 1968, fatta di pochi paradigmi immodificabili, ma buoni. Qualità, passione, semplicità e ricercatezza sono le parole chiave di una realtà internazionale che non ha mai dimenticato le sue radici, italianissime. Leader dell'affordable luxury, infatti, Burato vanta tutta una serie di certificazioni inerenti soprattutto la produzione, rigorosamente Made in Italy, e la provenienza dei materiali, in particolare l'oro. Un impegno continuo, tracciabile e garantito in direzione della sostenibilità sociale e ambientale e con un occhio di riguardo ai territori e ai mercati coinvolti. Un esempio? I packaging sostenibili e i progetti di valorizzazioni di aree culturali e naturalistiche rilevanti. In occasione della fiera di VicenzaOro 2021, il più grande Salone internazionale dedicato all'Oreficeria e alla Gioielleria, in svolgimento dal 10 al 14 settembre, Burato Gioielli ha presentato in anteprima assoluta le novità che amplieranno le collezioni della Maison Veneziana.

B U R AT O S C E G L I E I L F U T U R O Tra sostenibilità e VicenzaOro 2021 14


FASHION advertorial

I

l tema principale della collezione Solitaire è l'amore. Nell'Antica Grecia una miriade di parole servivano a descrivere differenti modi di amare. Che sia per se stessi, romantico o affettuoso, l'amore è il sentimento più nobile fra tutti e l’ingrediente segreto di ogni creazione firmata Burato. Gioielli unici dai dettagli ricercati, in cui Burato interpreta il solitario in chiave fresca e giocosa, senza rinunciare al minimalismo e all’eleganza che fanno parte del suo DNA.

La collezione Paillettes è uno dei pillar della Maison. Quest'anno si arricchisce di un nuovo materiale, lo smalto, appartenente da sempre alla tradizione della gioielleria Italiana. Inserite su un caldo fondo di oro rosa 18 K e impreziosite da diamanti neri nella versione deluxe, le nuove Paillettes con lo smalto rispondono al desiderio di chi ricerca nel gioiello l’esclusività e l’eccellenza artigianale dei migliori orafi italiani. “Il ritorno a VicenzaOro rappresenta per noi e per l’intera filiera un momento

15


FASHION advertorial

fondamentale dopo le anomalie dell’ultimo anno e mezzo: ci permette di tornare a dinamiche di interazione e confronto che indubbiamente mancavano e che contribuiranno ad alimentare i trend positivi sin qui rilevati, secondo i quali fiducia e ottimismo verso il futuro del comparto risultano più che raddoppiate rispetto al 2020” - sono le parole della CEO Marta Burato - “Avere l’occasione di presentare la nuova collezione dal vivo è stato emozionante per noi, ho avvertito un grande entusiasmo attorno a questo evento." Ancora una volta, Burato, ha saputo dare un valore aggiunto coniugando eccellenza artigianale e attenzione al particolare.

16


O LT R E I L G U S TO

Laboratorio di prodotti cotti sottovuoto a bassa temperatura

Così morbido non l’hai mai mangiato.

La cottura sottovuoto a bassa temperatura garantisce un prodotto sano, preservando i valori nutrizionali naturali e la struttura organolettica della materia prima, esaltando i colori e i sapori del piatto. ask@boottega.com | 0373 229087 ©Boottega S.r.l. Sede operativa: Via Bergamo 36, 26013 Crema (CR)


WINE&FOOD

di Beatrice Anfossi

TONE La bakery italiana che ha portato il pane georgiano a Milano

18


WINE&FOOD

I

l Tone è un forno di mattoni rotondo e verticale, con una cavità centrale. È originario della Georgia, dove viene utilizzato per cuocere un pane dalla curiosa forma a boomerang: si chiama Shoti e tutto quello che possiamo dire è che vale la pena di assaggiarlo, a maggior ragione ora che è arrivato a Milano. Il merito è di Giovanni Marabese, giovane milanese che ha trasformato la propria duplice passione per i viaggi e per il cibo in un esperimento, riuscito, di forno “multiculturale”.

Quindi voi non siete un forno georgiano, come in molti vi hanno definito? Non siamo un forno georgiano, siamo una bakery italiana con molte influenze diverse: nel team, ad esempio, c’è una ragazza brasiliana, a cui ho lasciato la massima libertà di sperimentazione. Non vogliamo fare un qualcosa di italiano e basta. C'è un po' di Georgia, c'è molto Nord Europa - che verrà fuori soprattutto ora, verso l'autunno/inverno - c'è molto lavoro su quelle che sono le materie prime al di là della farina: frutta, verdura, prodotti a rischio estinzione. Tipo? Lo zatar, che non è propriamente in via di estinzione però in Italia non viene molto utilizzato. È una spezia mediorientale, delle zone tra l'Egitto e la Giordania. È fatta da origano e sesamo, si usa molto anche per lo Shabbat ebraico. Poi usiamo, per esempio, formaggi di presidi Slow Food, e piano piano arriveranno altri prodotti come il canarone, agrume piemontese che non utilizza più nessuno. Faremo diverse cose mettendo insieme il pane, elemento di per sé povero, con prodotti molto di nicchia.

19


WINE&FOOD

Quindi una sorta di fusion 2.0?

La risposta però mi sembra che sia stata più che positiva, forse anche sulla spinta del successo della panificazione promosso dal lockdown.

Sicuramente non siamo un locale etnico. Tutto parte dal panificio classico, fatto in un certo modo: il pane è tutto di pasta madre, anche i dolci per la maggior parte sono di pasta madre, a cui al massimo aggiungiamo del bicarbonato di sodio, ovvero una spinta abbastanza naturale per dare sofficità. Usiamo farine dalla semi integrale (tipo 1) all'integrale. Io eviterei anche la tipo 1, ma il pane bianco è molto richiesto quindi dobbiamo in qualche modo garantirlo. Stiamo lavorando con due mulini, uno di Brescia e uno di Merano. Però andremo a prendere la segale dalla Svezia, dove si trova un'isola che la fa in modo particolare. Faremo tanto pane in cassetta con i semi, virando verso una panetteria nordica. C'è poi dentro un pochino di Brasile, soprattutto nei dolci, e poi c’è il khachapuri, tipico piatto della Georgia dalla forma a barchetta, con formaggio e uovo. Inseriremo anche delle focacce albanesi e aggiungeremo un'altra pizza georgiana, che si chiama lobiani, a base di fagioli. Il concept è cibo e design: uniamo le due cose e creiamo un panificio nuovo.

In realtà io sono stato spinto a fare questa cosa proprio per un motivo: durante il lockdown la gente ha provato a farsi il pane in casa e ha capito che non è semplice come sembra. Sporca dappertutto, richiede tempo e attenzione. Adesso il tempo per fare il pane in casa non c’è più, ma spero che l’esperienza abbia fatto capire alle persone che il pane deve costare, perché non è un processo facile: ci vuole un giorno intero a fare solo una pagnotta.

Come si rendono milanesi queste ispirazioni multiculturali?? Beh, i khachapuri semplicemente realizzandone un formato più piccolo. Io stesso non sono mai riuscito a finirne uno intero in Georgia. All'inizio li facevamo grandi ma le persone ci chiedevano di dividerli a metà, così abbiamo iniziato a farli più piccoli, monoporzione. Che poi hanno comunque dentro 250 grammi di formaggio, un pasto.

Credit: Luca Lemma #luxurypretaporter | @luca_lem www.luxurypretaporter.it

20


WINE&FOOD

Nell'ultimo periodo è aumentato anche l'interesse verso prodotti più particolari, con farine diverse o ingredienti inediti. Anche se immagino che rimanga alta la richiesta di quelli più legati alla tradizione, che cercano essenzialmente il pane bianco.

Ecco, parliamo del pane georgiano. Si cuoce in un forno apposito (il Tone, appunto), viene attaccato alle pareti di mattoni e rimane "appeso". Ma qual è la differenza in termini di consistenza e gusto? Cuocendo in verticale si crea una parte croccante in alto e una più morbida sotto, per via della forza di gravità. L'impasto ovviamente è quello di un pane normale, è la forma ad essere caratteristica e questo in parte ne determina anche il gusto. Noi in Italia abbiamo il pane con la mollica e la crosta, nello shoti invece c'è una parte croccante e poi una più morbida, forse più simile al nostro impasto della pizza romana. È anche più salato, anche se noi utilizziamo meno sale rispetto a quanto facciano in Georgia. È molto saporito, si può mangiare anche da solo. Il nostro, poi, è di pasta madre, con quasi 20 ore di lievitazione. Non è sicuramente un pane che puoi mangiare dopo tre giorni, è un pane quotidiano.

Vengono un sacco di persone dai 60 anni in su, magari calabresi, siciliani o pugliesi, che vogliono solo il pane di grano duro o in generale il pane bianco. Allora regalo una fettina di pane di segale, c'è chi torna il giorno dopo e mi dice "ah che buona la segale". Ma le mie soddisfazioni più grandi sono due: i georgiani che vengono qui e sono contenti, è successo qualche tempo fa con una signora che si è commossa, perché erano almeno tre anni che non tornava in Georgia. E la seconda sono le signore milanesi, che entrano e non guardano neanche il resto del pane perché vogliono quello georgiano.

21


WINE&FOOD

E quanto pane si riesce a produrre con il Tone? A regime o adesso che siamo poco allenati? [ride] Lì dentro ci stanno volendo 12 chili di pane, circa 42 pagnotte da 300 grammi. Ogni settimana stiamo aumentando il numero di pagnotte all'interno, il problema è che l'impasto deve avere la consistenza perfetta e il forno deve essere alla giusta temperatura, altrimenti si staccano. È successo che si staccassero; ma se si staccano dopo cinque minuti cascano intere, quando invece abbiamo provato a utilizzare la farina di grano saraceno, senza glutine, l'impasto è colato giù e le resistenze elettriche hanno preso fuoco. Diciamo che, piano piano, cerchiamo di trovare la quadra.

Credit: Tone #tonemilano | @tone.milano

22


WINE&FOOD

Come avete imparato ad utilizzarlo? Ho imparato la prima volta in Georgia. Ero in viaggio e mi sono incuriosito, quindi una mattina mi sono svegliato alle 4 e ho chiesto a un panettiere del luogo, un posto sperduto tra le campagne, se potessi vedere cosa facesse. Sono stato lì con lui due giorni e ho imparato le basi. L'anno scorso, poi, dovevo ritornare in Georgia per un paio di mesi, per cercare qualcuno che costruisse qui il Tone ma, per ovvi motivi, non sono andato da nessuna parte. Per fortuna avevo degli amici in Polonia, che mi hanno messo in contatto con un signore di Varsavia che è georgiano e costruisce forni in tutto il Paese. È venuto qui, l'ha costruito e ci ha insegnato ad usarlo. Sembra una cosa semplice ma non lo è: devi andare giù, e vi assicuro che fa caldo. Per attaccare l'impasto si utilizza un attrezzo specifico, però è importante toccarlo: se è troppo asciutto bisogna metterci l'acqua con il sale, se è troppo bagnato ci si spolvera la farina. Deve essere perfetto, perché non dovrebbe staccarsi prima del tempo né attaccarsi alla parete a fine cottura. Tenendo in considerazione anche il fatto che gli impasti ogni giorno sono diversi, condizionati dall'umidità e dalla temperatura esterna.

23

Hai in mente di fare qualche viaggio per portare altre novità? Magari, non vedo l’ora. Dietro tutto questo c'è la ricerca, senza quella il locale muore.

Quindi ricerca, qualità. Oddio, ora tutti parlano di eccellenze. Ma il concetto di qualità è completamente vario, per te ha più qualità la lasagna della nonna o quella di un rinomato ristorante milanese? Non lo so, a me piace di più quella di mia nonna, ma per una questione personale. Oppure il latte: quello fresco o quello UHT? Io non utilizzo mai quello a lunga conservazione, però tecnologicamente va riconosciuto che è di alta qualità. Quindi il concetto di qualità, come quello di sostenibilità o di bio, è molto aleatorio.


WINE&FOOD

Vero, io credo che la qualità sia principalmente riconducibile ad una attività di ricerca e attenzione al prodotto. Se l'ho cercato e l'ho scelto rispetto ad altri è perché ne ho apprezzato determinate caratteristiche: quella forse è la qualità. Diciamo che ha molto valore lo storytelling che sta a monte, perché se tu lo racconti le persone lo capiscono. Tutti i georgiani che entrano mi consigliano di fare il khachapuri con la feta e la provola di un noto supermercato, perché hanno visto che questi due prodotti si sposano bene. Il problema è che per usare la feta dovrei sceglierne una buona, quindi dovrei andare a cercarla in Grecia, o in Macedonia. Lo stesso discorso vale per la provola, magari una volta cotta la differenza a livello di gusto è minima, però per noi è fondamentale la qualità degli ingredienti. E infatti per il khachapuri utilizziamo un formaggio a latte crudo, presidio Slow Food.

Credit: @tone.milano Beh mi sembra che la risposta sia stata più che positiva, la gente è incuriosita. La gente va pazza per il pane georgiano, avevo pensato che avrebbe destato curiosità ma non così tanta. Le persone entrano e non vogliono neanche saperne dell'altro pane. Oppure il khachapuri, io me lo sono immaginato come un'alternativa alla pizza. Mi stupisce che nessuno l'abbia fatto prima a Milano: nella città del design una cosa così intrecciata e bella da vedere si prestava perfettamente, e infatti sta andando benissimo.

Credit: Luca Lemma #luxurypretaporter | @luca_lem www.luxurypretaporter.it

24


WINE&FOOD

Vedo, anche, madeleine, banana bread, angel cake, pinsa. La varietà e anche la provenienza delle ricette è ampia. E poi c'è il vino, in questo caso qual è la filosofia della vostra selezione?

Il team di Tone, invece, com'è nato?

Io cercavo un capo panificatore, qualcuno con una visione. Alla fine è capitato un ragazzo della scuola di Pollenzo, bravissimo. Quindi eravamo alla ricerca di una figura da affiancargli e ho messo un annuncio su LinkedIn. Mi aspettavo molti ragazzi tra i 18 e i 26 anni, magari usciti dall'Alma. Invece sono arrivate tantissime candidature da donne e ragazze: una cosa inusuale, considerato che nel mondo della panificazione le donne rappresentano il 5% del totale. Non me l'aspettavo, ma ero contento di avere una figura femminile per poter costruire un team equilibrato. È arrivata una ragazza brasiliana e si è rivelata la scelta perfetta, perché in linea con la mia volontà di creare un team internazionale. E questa continua ad essere la direzione.

Qualcuno ha scritto che abbiamo vini naturali. Forse perché adesso vanno di moda e hanno visto delle etichette un po' strane (ride). Non sono vini naturali: sono prodotti in un certo modo, senza chimica, però sono puliti. E poi, cosa più importante, almeno l'80% sono vitigni in via di estinzione. Ad esempio in val di Non, dove è pieno di meleti, avevano cancellato questi due vitigni: uno è il Groppello di Revò e l'altro il Maor, uno rosso e uno bianco. Il rosso l'avevano espiantato tutto perché si trattava di vini prodotti perlopiù dai contadini, quindi o non sapevano di niente o erano troppo pesanti. Adesso invece riescono a produrre vini meravigliosi, ma a farlo sono solo due aziende per circa 3 ettari e mezzo di terreno, se una delle due muore e il vino è finito. Per il bianco invece, fino a due anni fa l'unico autoctono del Trentino era la Nosiola, ora si è aggiunto anche il Maor, ma ha una diffusione di soli 0.3 ettari ed è tutto sperimentale.

Gamarjoba! saluta Giovanni una cliente, in georgiano. E credo che il significato di questo progetto sia tutto qui.

25


DESIGN advertorial

L A CA SA D I GY L D A

Ricerca e contaminazione si incontrano in una location d’eccezione

26


DESIGN advertorial

I

n un momento in cui casa e luogo di lavoro si fondono come mai prima d’ora, Gylda Creative, agenzia di comunicazione milanese, reinventa questa sinergia, proponendo come nuova base del business un appartamento creativo in pieno stile meneghino. Seguendo le tendenze e lanciandone di nuove, Gylda Creative si propone di creare un hub aperto e prolifico, un luogo di scambio e di circolazione delle idee con focus, naturalmente, sul design. Dopotutto, cosa sarebbe l’arte senza contaminazione? Lo sa bene l’agenzia creativa specializzata in comunicazione e digital, ed è proprio con questo spirito che nasce La Casa di Gylda, un appartamento – una casa appunto – ubicato in zona San Siro che contemporaneamente indossa le vesti di uno studio creativo. Anche la scelta della zona non è un caso. Il quartiere San Siro, infatti, si sta trasformando sotto i nostri occhi, e diventerà presto un luogo di incontro creativo, un vero melting pot di idee e iniziative. Contaminazione e ricerca, sono proprio queste le parole-chiave intorno alle quali ruota il progetto firmato dall’agenzia creativa Gylda Creative di Milano. Si tratta di uno spazio che prende vita grazie all’unione sapientemente studiata di brand, stili e realtà che fusi insieme danno voce a uno spazio innovativo. Una location dove architettura, design e lifestyle si incontrano grazie a marchi selezionati che hanno deciso di prendere parte al progetto per creare qualcosa di speciale con un’identità forte e definita. Importanti brand di design firmano la location. Parliamo di FIAM - che ha realizzato l’iconico specchio Caadre e il tavolo Sahara personalizzato in colore bronzo - FIMES- con la realizzazione di un armadio interamente tailor made a prova di comfort e di design - Globo ceramiche, Novellini, Felis Salotti, Kahrs Parquet, Tullio Zuccari, Shock Italia, Pa.ca.

Gylda Creative si propone di creare un quartier generale creativo e produttivo

Credit: Gylda Creative #gyldacreative | @gyldacreative www.gyldacreative.com

27


DESIGN advertorial

La Casa di Gylda è uno studio creativo e una location che si affitta – su richiesta – per produzioni fotografiche e video ma anche un ufficio dove accogliere gli ospiti e organizzare cocktail party e meeting, mantenendo la dimensione ‘intima’ del proprio salotto di casa. Tante anime in un’unica personalità che si rivela coerente, forte e ben strutturata. "Sentivo l’esigenza di avere un luogo più intimo per la mia agenzia, uno studio creativo per Gylda", racconta Stefania, fondatrice di Gylda Creative. "Cosi l’idea di creare uno spazio fonte di contaminazione. Un posto che potesse parlare attraverso forme, colori, design e tendenze". Un progetto di design destinato a un pubblico di nicchia e selezionato. Un qualcosa di diverso che arriva a Milano e diventa una fonte di trend in cui la creatività è quotidianità. Perché quando il lavoro è ispirazione e ricerca, allora svolgerlo in un ambiente piacevole e stimolante fa la differenza.

Credit: Gylda Creative #gyldacreative | @gyldacreative www.gyldacreative.com

28


SOCIETY

29


ESCAPES

FILIPPINE

Viaggio in una terra antica

di Marianna Stefani

30


ESCAPES

L

e Filippine sono un paese che l’Occidente ha scoperto solo di recente. È veramente difficile ignorare quanto pericoloso e corrotto fosse in passato, ma ci sono comunque tantissime altre cose belle da sapere. Per quelli che non le hanno mai viste prima, cosa ve ne pare? Come sono i suoi abitanti, come vivono le loro giornate? In questo articolo parleremo di questo e molto altro, e in più condividerò la mia personale esperienza. Sono sempre stata una ragazza con tanta voglia di scoprire cosa ci fosse al di là dell’apparenza, per questo ho viaggiato molto visitando paesi diversi tra loro. Dopo averle sognate e pianificate molte volte, finalmente ci sono riuscita: ho visitate le Filippine! Un paese con un enorme potenziale: dalle meravigliose spiagge fuori dal normale al cibo.

Credit: Marianna Stefani #mariannastefani | @mariannastefani www.mariannastefani.com

31


ESCAPES

È stata un’esperienza incredibile che difficilmente dimenticherò. Il mio viaggio ha avuto inizio in Indonesia, di cui non conservo, purtroppo, un bel ricordo a causa del traffico, l’inquinamento, e delle molestie che ho subito in prima persona. La tappa successiva del mio lungo viaggio mi ha portato alla meta dei miei sogni: le Filippine. 1 gennaio 2015 La prima settimana nelle Filippine è stata come andare sulle montagne russe. Il viaggio è cominciato da Manila, la capitale, in cui ho trascorso giorni bellissimi, perché mossa da un desiderio febbricitante di scoprire tutto e di trascorrere intere giornate sulla spiagge paradisiache. C’era davvero l’imbarazzo della scelta. Il secondo giorno ho deciso, da vera turista, di andare in avanscoperta per scattare quante più foto possibile,

32


ESCAPES

dalle piccole vie ai luoghi più trafficati. Lì sempre più persone vivono “alla giornata”: senza una casa e alcun tipo di speranza o piano per il futuro. Ho scoperto Rizal park, a pochi minuti di distanza da Intramuros, una piccola città circondata da mura, eretta dai coloni spagnoli secoli fa, ma che continua ad esistere e che indubbiamente contiene anni e anni di storia e cultura. La città murata è infatti il quartiere più storico della città. Durante la colonizzazione delle Filippine, questa cittadina era la sede del governo spagnolo e, nonostante gli evidenti cambiamenti, è possibile ancora notare le tracce della recinzione originale. Il parco ricopre un’area di 58 ettari, che lo rendono uno dei più grandi parchi urbani dell’Asia. Inoltre occupa la maggior parte della Manila Bay, rappresentando il perno centrale della storia del paese. Nel 1896, la decapitazione di José Rizal, un patriota

33


ESCAPES

34


ESCAPES

filippino, diede inizio alla Rivoluzione delle Filippine contro la Spagna. Proprio per questo, il parco porta il suo nome e il monumento a lui dedicato rimane l’attrazione principale. Il giorno seguente, ho viaggiato per quattro lunghe ore, prima in bus e poi in traghetto, fino all’isola di Mindoro: un viaggio senza fine. Nel male, però, ho scoperto che viaggiare nelle Filippine è molto più facile rispetto all’Indonesia: è possibile infatti prendere i trasporti locali e i taxi senza alcun tipo di problema. 10 gennaio 2015 Il mio viaggio – come ogni avventura che si rispetti - è stato un’altalena continua, fatta di alti ma anche tanti bassi. Per tre giorni ho trascorso le mie giornate sdraiata al sole a riflettere su quanto fossi stata fortunata ad essere lì. Alla ricerca dell’ennesima avventura, mi sono ritrovata in una fantastica escursione insieme agli amici tedeschi, Sophie, Dominique e Jane, una ragazza Coreana. La vetta che ci attendeva era il Monte Pinatubo. La mattina seguente, un traghetto, salpato all’alba, ci ha portati da Porto Galera a Batangas, a sud dell’isola. Da Manila, abbiamo viaggiato fino a Capas. Dopo un viaggio lungo ed estenuante abbiamo avuto la prima gioia della giornata: acqua calda a volontà. Vi potrà sembrare strano visto che per noi è un’abitudine, ma in quelle zone non è poi così scontato.

Credit: Marianna Stefani #mariannastefani | @mariannastefani www.mariannastefani.com

35


ESCAPES

Il giorno dopo ci siamo svegliati alle 5 del mattino e abbiamo deciso di noleggiare un triciclo, per arrivare fino a San Juliana. Da lì, abbiamo deciso di prendere una Jeep per lanciarci in un avventuroso viaggio alla scoperta del paesaggio. Finalmente dopo due interminabili ore sotto il sole cocente, e senza acqua, siamo arrivati al lago a ridosso del Mante Pinatubo, un lago che formatosi nel 1991. Qui, sono rimasta ipnotizzata dall’acqua cristallina, scintillava, mentre la luce del sole attraversava due montagne viola. Nonostante la difficoltà del viaggio, l’immagine meravigliosa del lago ha accompagnato tutti i miei sogni di quella notte. A questo punto ho dovuto separarmi dai miei compagni di viaggio, perché nel pomeriggio avevo un volo da prendere. Sono riuscita a tornare in città con un bus e, poche ore dopo, sono giunta a Porto Princesa Palaman, considerata una delle isole più belle al mondo.

Credit: Marianna Stefani #mariannastefani | @mariannastefani www.mariannastefani.com

36


ESCAPES

Un luogo a cui non manca davvero nulla: spiaggia di sabbia con delle viste mozzafiato, cascate d’acqua, creature marine immerse nelle barriere coralline così belle da sembrare quasi finte. Purtroppo, però, ho trascorso solo una notte sull’isola perché volevo più tempo da dedicare a El Nido, un piccolo villaggio a nord. L’esperienza non mi ha deluso: ero nel più antico villaggio che avessi mai visto e mi sembrava di stare in paradiso, tra alberi verdi, il cielo blu, e il cui contrasto mi facevano sentire davvero viva. Tre giorni che non possono essere riassunti se non con una parola: stupendi. 19 gennaio 2015 Nove giorni erano trascorsi dall’inizio del mio viaggio, e quasi non ci potevo credere che il tempo fosse passato così

37


ESCAPES

velocemente. Ma ora vi racconterò del posto più incredibile che io abbia mai visto. Un luogo che non renderebbe giustizia neanche ai sogni più belli. Lunghe camminate sulla spiaggia accompagnate dalla rinfrescante acqua di cocco, bevuta direttamente dal frutto appena raccolto: due emozioni che ho sempre messo in cima alla mia lista di desideri e che finalmente posso dire di aver realizzato. Il secondo giorno ho fatto un

incredibile! Ma per restare completamente da sola ho dovuto aspettare ancora un paio di giorni. Camminando verso il nord nella città di El Nido ho scalato delle montagne e mi sono ritrovata in un lungo tratto di spiagge incontaminate e selvagge con un vecchio molo di legno: tutto quello che di umano c’era stato era lì davanti a me. Questo posto non ha nome, perché è talmente lontano dai sentieri battuti e immerso nella natura che nessuno

tour organizzato, per scoprire le tante altre cose che da sola avrei fatto fatica a vedere. I primi due sono stati eccitanti e piacevoli: uno a Nacpan Beach, meno popolare ma incredibilmente stupenda, con una sabbia color oro. In quell’occasione ho avuto il privilegio di ammirare uno spettacolo straordinario: il cielo notturno che sembrava spaccato a metà, sopra di me un tetto stellato illuminava il buio notturno. Il vento era freddo, quindi mi sono avvolta nel lenzuolo più vicino possibile al falò, per chiudere occhio giusto qualche minuto prima di ricominciare a camminare. Che esperienza

volontariamente ci arriva. 11 Febbraio 2015 La vita va avanti in ogni caso, che ti piaccia oppure no. Il 15 gennaio ho lasciato El Nido alle 8,30 del mattino con un van. Mi sono diretta verso Puerto Princesa e sono rimasta lì due ore prima di partire per Manila. Non appena arrivata a Manila, ho preso un altro volo per Bali, dove ho trascorso una notte. Successivamente ho viaggiato da Bali a Sidney, ma sono rimasta bloccata: i voli erano sempre tutti al completo e sono stata costretta a trascorrere due notti in aeroporto.

38


ESCAPES

Esausta dopo quattro interminabili giorni di viaggio, senza chiudere occhio, ho comprato un altro volo per Fiji. Durante il mio soggiorno di nove ore ho dovuto far fronte ad attacchi di panico e crisi di pianto chiusa in bagno. Per fortuna, una donna mi si è avvicinata e, viste le mie condizioni, mi ha gentilmente dato delle pastiglie calmanti. Il mio cuore tremava ancora di più al solo pensiero di dover affrontare altre undici ore di volo, in aria sopra l’oceano. Non ho dormito fino alla notte del 14 gennaio. È veramente assurdo e divertente ciò che succede al tuo cervello quando non dormi per più di sei giorni. Stanca e terrorizzata, mi sono seduta per terra e due pillole mi hanno aiutato a salire su quell’aereo anche se non mi hanno aiutato a ritrovare del tutto la serenità, come avevo sperato. Il mio viaggio per Los Angeles fortunatamente è andato bene.

39


ESCAPES

All’atterraggio ho trovato ad attendermi 29 gradi, una temperatura ottima per me. Nessun sollievo per il mio povero naso che continua a gocciolare e io continuo a tossire come un vecchio. In ogni caso va tutto bene. Preferiresti prendere un’influenza piuttosto che schiantare contro un aereo no, giusto?

40


Hai qualcosa da raccontare?

FALLO CON UN VIDEO. Video marketing Fashion film Documentari Music video Cortometraggi Video aziendali

Video Marketing Strategico per il tuo Brand. Dovunque, in qualsiasi momento. ask@muvlab.it All images ©Muvlab S.r.l. | per informazioni 331 2333157 | ask@muvlab.it


BEAUTY advertorial

CRLab

I capelli trasformano la vita

N

el corso del tempo le abitudini hanno subito un’evoluzione nella vita di ognuno di noi: solo negli ultimi due anni abbiamo visto entrare nelle nostre agende termini come smartworking, conference call e appuntamenti online. In un mondo che cambia ad una velocità prima impensabile ci sono pochi gesti che ci tengono ancorati saldamente alla realtà. Piccoli rituali, come l’appuntamento dal parrucchiere, che trovano sempre spazio e tempo anche in una vita che ha stravolto quasi del tutto tali coordinate. Se per qualcuno quella postilla sul calendario rappresenta un momento di relax e benessere – dedicato alla

cura della propria persona -, per chi soffre di calvizie o di altre patologie legate alla perdita dei capelli diventa motivo di ansia e preoccupazione. Espressione di sensualità nella donna e di virilità nell’uomo, la capigliatura gioca un ruolo fondamentale per la costruzione identitaria della persona e una repentina perdita potrebbe compromettere la sicurezza in se stessi costruita nel tempo. La consuetudine ci porta a pensare che la calvizie sia una patologia esclusiva del genere maschile, in effetti tende a colpire maggiormente gli uomini - soprattutto con l’avanzare dell’età - ma diversamente da come si pensi, anche le donne non ne sono totalmente estranee. Spesso, però, la

42


BEAUTY advertorial

calvizie nelle donne è riconducibile alla Chemioterapia. Il 47% delle donne affette da cancro, infatti, considera la perdita dei capelli come l'aspetto più traumatico della terapia e l'8% vorrebbe addirittura rifiutare per timore delle conseguenze. Ma quello che è senza dubbio un ostacolo appare meno invalicabile quando si ha la possibilità di sottoporsi ad alcuni trattamenti, utili a ricostituire la bellezza della propria chioma. CRLab Insubria nasce dalla volontà e dalla professionalità di Viviana Miacola e Stefano Benassi, due manager di provata esperienza e capacità, i quali hanno fatto della cura dei capelli la loro principale missione.

43


BEAUTY advertorial

La loro competenza sul campo ha contribuito a costruire una storia di eccellenza che unisce sapientemente una tecnologia unica e comprovata ad un approccio empatico verso i clienti. Con l’ausilio di specialisti del capello, CRLab Insubria ha messo a punto alcuni sistemi per la cura, la prevenzione e l’infoltimento della chioma - testati e certificati – i quali operano con un’azione ad ampio raggio tali da offrire servizi a 360°, per migliorare definitivamente ogni tipo di problematica relativa a cute e capelli. I centri CRLab dell’Insubria – con sedi a Lugano, Busto Arsizio, Varese, Como e Novara offrono sistemi di autotrapianto non invasivi e molteplici soluzioni, trattamenti e prodotti tricologici d’avanguardia pensati per i problemi di cute e capelli dell’uomo e della donna. La ricerca e professionalità si unisce ad un approccio attento e studiato grazie al

quale il cliente avrà la possibilità di affrontare il proprio disagio con maggiore serenità. CRLab Insubria opera quindi con l’obiettivo di prevenire la caduta e mantenere sano e vitale il cuoio capelluto. Inoltre, i centri hanno preso parte al progetto “ONCO Hair” con un contributo concreto: il Sistema protesico di CRLab permette di mantenere i propri capelli e la propria immagine durante tutti i cicli della Chemioterapia. Utilizzando esclusivamente capelli vergini non trattati e inserendoli in una sottile membrana polimerica biocompatibile coperta da brevetto, i capelli possono essere sottoposti ad ogni tipo di styling (colpi di sole, meches, colorazioni, decolorazioni), lasciando nel paziente una parvenza di

44


BEAUTY advertorial

normalità. Consapevoli della delicatezza dell’argomento per chi ne soffre, gli esperti del centro inseriscono la cura dei capelli all’interno di un percorso di consapevolezza, relativo non solo al benessere della chioma ma soprattutto a quello psico-fisico, perché prima di stare bene con gli altri è necessario coltivare l’amore per se stessi. Per richiedere informazioni è possibile rivolgersi direttamente al 800 60 87 88, per l’Italia, e 091 922 06 06, per la Svizzera; oppure tramite la pagina Instagram @crlab_ insubria.

45


ESCAPES

C

ipressi, ulivi, viti. In mezzo qualche casolare in pietra e qualche torre squadrata. Un paesaggio naturale eppure lavoratissimo, che rivela un intervento costante per ordinare e cesellare. Ne deriva una vera “land art”, che suggerisce ad ogni curva di fermarsi per fissare queste inquadrature perfette. L’unica cosa che non si può fotografare sono i profumi intensissimi di ginestre e di tigli che ci accolgono ad ogni sosta. Gli scorci rivelano quel senso di armonia tra ambiente naturale e umano, che è tanta parte del fascino della Toscana. Non a caso tanti riconoscimenti Unesco premiano in Toscana la ricerca estetica che ha guidato il disegno del paesaggio verso un ideale di buon governo. Tutto questo è presente nel Chianti, terra che si identifica nel vino, e non solo. A Radda in Chianti, come a Greve e a Gaiole, colpisce il centro medievale talora arroccato in cima a una collina, talora con piazze allargate sul fondo valle a significare un borgo mercatale dedicato ai commerci. Dovunque case in pietra, portoni imponenti, palazzi, botteghe, camminamenti medievali sotto gli archi. Quasi sempre un castello con torre merlata che fa sognare, soprattutto ai turisti stranieri, la Toscana dei Guelfi e Ghibellini, di gelosie e rivalità. Al di là dei borghi, panorami infiniti sulle vigne, sui colli, sugli appezzamenti in una varietà di colori che vanno dal verde, al giallo, all’ocra, tutto ordinato con geometrica naturalezza.

di Franca Dell’Arciprete Scotti

T O S CA N A

Sul filo dell’eccellenza 46


ESCAPES

Fascino dei luoghi e aromi del vino che si apprezzano nei numerosi wine tasting e wine shop all’ombra di torri, in giardini profumati davanti allo spettacolo impagabile dei vigneti lucenti. Il Chianti dunque é fondamentalmente paesaggio. Ed è proprio la varietà del paesaggio, con il suo terroir estremamente composito, con il suo ambiente pedoclimatico, a determinare l’unicità del vino. Il Consorzio del Chianti Classico, il cui scopo è la tutela e la promozione del marchio Chianti Classico

47

Gallo Nero, nato per primo in Italia, nel 1924, oggi rappresenta 480 produttori, i cui vini sono contraddistinti dal suo marchio inconfondibile. Il suo regno è la Casa Chianti Classico che ha sede a Radda, nel bellissimo convento settecentesco di Santa Maria al Prato, perfettamente restaurato. Qui si vivono varie proposte dedicate al vino e alla cultura del territorio: presso il bistrot Al Convento, nell’esclusiva enoteca del Gallo Nero, degustazioni e trekking in vigna, un


ESCAPES

percorso sensoriale ed informativo dedicato al vino e alla storia del Chianti Classico. Perché la storia merita davvero di essere raccontata. Se è vero che già dal Medioevo e dal 1400 i documenti parlano di un vino chiamato “Chianti”, la nascita effettiva avviene nel 1716, quando il Granduca di Toscana Cosimo III ne tutelò il nome, fissando in un bando i confini della zona di produzione, che ancora corrispondono approssimativamente agli attuali 70.000 ettari. Nel 1872, grazie al Barone Bettino Ricasoli, illustre politico e imprenditore vitivinicolo di grande lungimiranza, ai cui discendenti appartiene ancora il Castello Brolio, nasce il disciplinare del Chianti, l’attuale Chianti Classico. Nel 1924 nasce il primo Consorzio Vitivinicolo d’Italia: 33 produttori riuniti a Radda per difendere il vino Chianti e

48


ESCAPES

il suo territorio di origine, scegliendo il simbolo del Gallo Nero, storico simbolo dell’antica Lega Militare del Chianti. Nel 1984 arriva la DOCG per il vino Chianti, nel 1996 il Chianti Classico diviene una DOCG autonoma. Un altro luogo dove gustare il Chianti, sia dal punto di vista del paesaggio che del vino, è la Badia a Coltibuono, a Gaiole, che da mille anni é una importante realtà agricola di eccellenti vini e olii. Fondata dai monaci di Vallombrosa, l’antica abbazia dell’XI secolo, oggi azienda agricola e agriturismo di charme, è proprietà della famiglia Stucchi Prinetti che da molte generazioni custodisce i valori del passato, offrendo eccellenti vini biologici, olio sopraffino, gustosi cibi, cultura, arte e bellezza. Si visitano le cantine storiche costruite dai monaci, vengono mostrati e raccontati giardini, cortili, corridoi e sale affrescate della monumentale villa. Si assaggiano

49


ESCAPES

vini e oli biologici e si impara a conoscerne il gusto, il colore e il profumo. E nel ristorante ricavato dalle antiche scuderie si assapora una cucina di forte impronta toscana, sapori caratteristici, esaltati da un uso attento delle erbe e delle verdure. In tutta la Toscana castelli, abbazie, monasteri, borghi un tempo rurali, sono diventati oggi resort di alta gamma e cantine di eccellenza.

Montalcino e in Italia un polo di eccellenza per la produzione di vini di qualità. Un luogo aperto alla ricerca, allo studio e all’ospitalità che, solo qualche anno più tardi, verrà definito come il più importante e lungimirante progetto vitivinicolo italiano mai realizzato. Nell’arco di cinque anni, con una serie di acquisizioni, diventano proprietari di

Così ad esempio il Castello di Poggio alle Mura di Montalcino, in posizione strategica tra Siena e la Maremma, nato come fortezza e oggi parte dell’azienda Banfi, una delle più importanti realtà vitivinicole toscane. Anche questa è una storia affascinante. I due fratelli italo americani Mariani, John e Harry, intuendo le potenzialità del Brunello di Montalcino, di cui erano importatori negli Stati Uniti, decidono negli anni ’70 di dedicarsi a un progetto ambizioso e visionario: creare a

un’enorme tenuta, incluso lo storico castello medievale che diviene il simbolo dell’azienda Banfi. Il ruolo di Banfi è stato ed è fondamentale nella valorizzazione di Montalcino, al vertice delle mappe del vino italiano e mondiale e del Brunello, uno dei prodotti iconici del Made in Italy. Oggi con le cinque referenze, tra cui due Riserva, il Brunello di Montalcino Banfi è il più conosciuto ed il più venduto in tutto il mondo. E ha appena ricevuto il Premio Gavi La Buona Italia 2021, il Banfi Brunello Ambassador Club, che accoglie chi ha contributo - uomini, donne e aziende della ristorazione, della somministrazione e della vendita - a rendere grande il Brunello. L’eccellenza aziendale si completa con l’accoglienza. La cantina è pensata e progettata per accogliere visitatori, il castello medioevale di Poggio alle Mura, oggi conosciuto come Castello Banfi, è un gioiello dell’ospitalità italiana, al centro di un borgo restaurato che costituisce le

50


ESCAPES

lussuose camere e suites del relais, l’elegante ristorante Sala dei Grappoli ha appena ricevuto la Stella Michelin. Scendiamo più a sud per entrare in Valdichiana, al confine con Lazio e Umbria, che offre un paesaggio ancora differente, a dimostrazione che il fascino della Toscana ha mille sfaccettature. Il panorama è dominato in lontananza dalla mole del Monte Amiata e dalla torre di Radicofani, inconfondibile, che ricorda le minacce del brigante Ghino di Tacco. Anche la Valdichiana, in particolare al Palazzone, frazione di San Casciano dei Bagni, é terra di vini. Palazzone fa parte dell’area di produzione del Chianti DOCG nella parte sudest alle pendici del monte Cetona e alle porte della Val d’Orcia. Clima ottimale, temperato e asciutto, soleggiamento e ventilazione favoriscono la maturazione delle uve. Le aziende sono quasi sempre aziende familiari in cui i nipoti sono orgogliosi di raccontare la storia dei nonni e dei bisnonni che avevano cominciato a piantare i vitigni, e vendevano vino sfuso nei birocci, andando in giro per la Toscana.

51

Nel consorzio Terre e Terme, che raccoglie gli imprenditori di San Casciano dei Bagni, l’azienda agricola Mori occupa un ruolo di rilievo. Posta a 400 metri di altezza, ha origine nel ‘700 e raggiunge il massimo sviluppo verso il 1870 fino a raggiungere una superficie complessiva di 800 ettari. In quest’epoca Giovanni e Giacomo Mori decidono di sviluppare l’attività vitivinicola utilizzando in vigna e in cantina le più moderne tecniche dell’epoca per produrre vino Chianti, con cui ottengono anche una medaglia d’oro a Bordeaux, olio extravergine di oliva, cereali e allevamento di bestiame chianino. Nel 1995, accanto ai vecchi vigneti si procede all’impianto di nuovi vigneti con attenta scelta delle varietà e dei cloni e si riprende in pieno la commercializzazione in Italia e nel mondo. di vino Chianti DOCG, Rosso Toscano I.G.T., Bianco Toscano I.G.T., Vin Santo. Ma la cosa che attrae maggiormente i turisti in visita è la possibilità di soggiornare nelle case coloniche dell’Ottocento utilizzate un tempo dai mezzadri dei Mori. Dovunque si sono conservati lo stile e l’atmosfera originari: muri in pietra, soffitti a travi di legno, pavimenti in cotto, mobili


ESCAPES

della nonna, asciugamani a filet, atmosfera da casolare rustico caldo e accogliente. E l’atmosfera si completa la mattina al risveglio, col sole alle finestre quando si percepiscono solo cinguettii e il suono delle campane. Grandi vini e grande gastronomia A grandi vini si accompagnano i sapori forti della Toscana più autentica, ricette della tradizione, paste fatte a mano, pici e pappardelle ai sughi speciali, al ragù di cinghiale e all’aglione, chianine morbide e saporite, crostini al pesto verde e rosso e ai fegatini, cantuccini e vin santo.

Qualche indirizzo da mettere in agenda Il Poggio di Celle sul Rigo: anche questa struttura accoglie in maniera totale. Camere e piccoli appartamenti, una terrazza in splendida posizione sulla Val d’Orcia e la Rocca di Radicofani, produzione diretta dell’azienda agricola biologica di salumi, sughi, confetture, vino, olio e cinta senese che arrivano in tavola in gustosissime ricette della tradizione. Dal Poggio si parte per passeggiate in Val d’Orcia a piedi o a cavallo Daniela: a San Casciano dei Bagni, di fronte ad uno splendido belvedere, con tramonti mozzafiato sul monte Amiata, il ristorante occupa le antiche scuderie del castello. Una cucina fortemente toscana, che non si ferma davanti alle sperimentazioni in chiave moderna.

52


FASHION advertorial

S U SA N SA N T I La rivoluzione della moda femminile su misura

53


FASHION advertorial

P

arola d'ordine: personalizzazione. Non è un segreto che il futuro del lusso sta nel custom-made. Dopotutto, cosa c'è di più esclusivo di un capo o di un accessorio realizzato su misura? Se poi all'equazione aggiungiamo materiali di altissima qualità e un'attenzione speciale alla sostenibilità il gioco è fatto. La ricercatezza diventa di moda. Susan Santi questo lo sa bene. Con un background familiare nella pelletteria, la designer ha deciso di creare una linea di borse composta da pezzi unici realizzati con materiali di recupero - di alta qualità - spesso avanzato dalle grandi produzioni. Realizzate artigianalmente in un piccolo laboratorio a Milano, le borse sono un concentrato di: bellezza, sostenibilità e Made in Italy, sempre al braccio di chi sa vedere la bellezza. Ma la stilista non si è voluta fermare alle borse e ha deciso di realizzare su misura anche uno dei capi di abbigliamento più difficili da trovare (soprattutto se si parla di acquisti online): i pantaloni da donna. Troppo larghi, troppo stretti, troppo lunghi o troppo corti, trovare un equilibrio e un'armonia, a volte, sembra impossibile. Ogni corpo ha la sua dimensione e le sue esigenze e, a volte, non c'è soluzione migliore di un capo su misura. E per chi pensa di non averne bisogno, il brand realizza una linea di pantaloni sul pronto in vari tessuti e modelli, realizzati con le classiche taglie. Anche nei capi non personalizzati, la ricerca dei materiali è accurata con una produzione a disponibilità limitata.

Credit: Susan Santi Milano #susansanti | @susansantimilano www.arkivioshowroom.it

54


FASHION advertorial

Il marchio Susan Santi è disponibile da Arkivio Showroom, un progetto nato anch'esso per volontà della designer stessa. Lo spazio nasce nel 2017 con l'intento di proporre una tipologia di acquisto innovativa: non il tradizionale negozio di abbigliamento e accessori ma un vero e proprio contenitore per uno shopping di nicchia. Arkivio Showroom, oltre a ospitare il brand Susan Santi, racchiude altre piccole realtà creative tutte al femminile e brand di nicchia che si avvicendano periodicamente. È una location di design accogliente, aperto dal mercoledì al sabato dalle 10 alle 19 in Via Morosini 27/A a Milano, un luogo per concedersi una coccola e in cui andare anche solo per fare due chiacchiere davanti ad un caffè e a un dolcetto.

55


DESIGN advertorial

PA .CA Tradizione e innovazione si incontrano in gessi e stucchi

56


DESIGN advertorial

Pa.Ca, società che opera nel settore dei manufatti in gesso e stucchi decorativi da quasi 50 anni, fondata da Giulio Palladini e Nunzio Calò

N

on sempre per stupire bisogna inventare qualcosa di nuovo. A volte, la chiave della bellezza è da ricercare nel passato, nella grande tradizione artigianale che ha fatto dell'Italia la patria della moda e del design. A Milano, la commistione tra passato, presente e futuro è più forte ed evidente che mai, emergendo in maniera dirompente durante il Fuorisalone. Tradizione e innovazione si mescolano, creando prodotti di altissima qualità e di fatto riformando e rinnovando un settore - quello del design - per sua natura sempre fluido e in movimento. L'esempio di questo felice incontro tra bellezza e qualità, tra tradizione e innovazione, è certamente Pa.Ca, società che opera nel settore dei manufatti in gesso e stucchi decorativi da quasi 50 anni, fondata da Giulio Palladini e Nunzio Calò. Una realtà importante e in evoluzione, che trova la sua forza nell'artigianalità con cui sono realizzati i prodotti destinati alla decorazione di interni. Il gesso utilizzato nella produzione è di tipo alabastrino, di alta qualità e proveniente dalle

ambiente. Da quello più classico a quello più moderno, creando armonie eleganti e raffinate tipiche della tradizione dell’architettura italiana. Nonostante si abbia la percezione che gessi e stucchi siano immutabili, Pa.Ca. rielabora con creatività e competenza elementi decorativi d'arredo, realizzando nuovi giochi estetici e di design. Altra peculiarità dell'azienda è di poter fornire tutta la produzione, oltre che nella naturale versione bianca, anche nella versione decorata. Grazie ad esclusivi sistemi

migliori cave italiane. La capacità manuale ed artistica che caratterizza l’azienda ha fatto sì che Pa.Ca., oggi, offra una vasta gamma di articoli che distribuisce in Italia ed esporta in svariate aree geografiche del mondo. I loro elementi decorativi abbelliscono ogni tipo di edificio: dai teatri ai palazzi antichi; dagli alberghi alle abitazioni private; dalle boutique ai ristoranti, contribuendo alla diffusione del grande valore qualitativo che i prodotti italiani sono in grado di raggiungere. La vasta gamma di manufatti in gesso comprende rosoni, cornici, sguscioni, colonne, appliques e innumerevoli altri decori che arredano con stile e arricchiscono ogni

57


DESIGN advertorial

di verniciatura con colori delicati, si possono creare l’effetto anticato e l’effetto “craquele”. Quest’ultimo rappresenta in special modo un metodo decorativo raffinato e romantico. Anche l’opera di decorazione è sempre eseguita interamente a mano. Pa.Ca. racchiude in sé i valori fondamentali del Made in Italy quali qualità, eleganza, raffinatezza, originalità e professionalità.

Credit: Pa.Ca www.pacaitaly.com

58



SOCIETY

IMMAGINARE IL FUTURO Design per millennials

di Priscilla Lucifora

H

o 27 anni e non riesco a immaginare una casa solo mia, mia, mia. Mentre alcuni dei miei amici discettano entusiasti di stili di arredamento, dei trend del design, della casa dei loro sogni e nel frattempo comprano lampade l’illusione meno costosa, più trasportabile e meno impegnativa di tutte di avere in mano la propria esistenza precaria - io, se mi sforzo e cerco di immaginare la mia vita Adulta con la A maiuscola, non ci riesco. So cosa mi piace, mi fido anche troppo del mio cervellotico senso estetico, so cosa voglio da un’abitazione ideale e so cosa voglio da una vita ideale (le due cose vanno spesso insieme, diventando una il significante dell’altra, il

segno tangibile di una realizzazione spesso troppo labile), ma percepisco il mio futuro in maniera talmente incerta che qualsiasi sforzo di immaginazione è fatica sprecata, velleità per cui non ho tempo, speranza che è meglio non alimentare con troppo impeto. Ho altre priorità. Non sono la sola. Secondo il report di Apartment List sulla proprietà domestica dei millennial nel 2021, infatti, il 18% dei millennial pensano che saranno per sempre affittuari. L’anno scorso erano “solo” il 12%. A 30 anni, il 42% dei millennial posseggono una casa. Per la generazione X si andava intorno al 48%, per i baby boomers invece il numero fu ancora più alto: 51% a parità di età.

60


SOCIETY

Una differenza che potrebbe sembrare minima, ma che non accenna a diminuire e non è previsto che lo farà. Insomma, la casa di proprietà sembra a tutti gli effetti essere un miraggio, e noi millennial la trattiamo come tale, caricandola di significati altri. E ben presto l’atto di comprarla diventa simbolo di crescita, di tardivo ma necessario ingresso nell’età adulta, di possibilità di famiglia, di stabilità, tutte caratteristiche che intendiamo usando una e una sola lente: quella dei nostri genitori. La idealizziamo talmente tanto che il sognocasa diventa in alcuni casi, e la pandemia ha esacerbato queste tendenze, il sogno-casain-campagna, in cui il concetto di casa in

campagna diventa sinonimo di vita bucolica, lontana, romantica, esclusa dalle logiche del lavoro, della ricerca del lavoro, della stabilità economica, del successo. Questo sogno è talmente diffuso tra i giovani che si è guadagnato un nome: è il cottagecore, che, quando risulta non realizzabile, si traduce in una foresta tropicale di piante da interni e in pane fatto in casa. Meglio di niente. Siamo la generazione nel mezzo, la generazione dell’astrazione, la generazione in camera in affitto che sogna un villino immerso nella natura o un attico in città, senza Luoghi del Cuore che durino più di qualche anno, sempre alla ricerca di un di più ma senza capacità di slegarsi totalmente dalle logiche di successo e avanzamento decise da chi è venuto prima di noi. Una generazione che tratta le piante come figlie, quando non ha paura del loro appassimento. Tornando a me, la campagna non mi è mai piaciuta, e non sono pronta ad avere

61


SOCIETY

a che fare con la terra, con le galline e con il lievito madre. Vivo in coinquilinanza dal 2013, l’anno in cui ho compiuto 19 anni. All’inizio della mia avventura da studentessa universitaria fuori sede la priorità assoluta era rendere la mia camera singola in appartamento condiviso quanto più “mia” possibile. Libri ovunque, foto con amici alle pareti, qualsiasi cosa potesse segnalare come di mia appartenenza un posto estraneo, transitorio per definizione. Lasciare un segno. Riconoscermi in qualcosa. Questa fantasia si è presto spenta. Ho cambiato tre città e cinque case, a ogni trasloco lasciando indietro qualcosa. Di più, anche quella che potrei definire più a diritto casa mia, che dividevo con i miei genitori e a cui torno nelle vacanze, ha smesso di esserlo negli anni. Cosa è rimasto? Se la possibilità di comprare una casa è così lontana, come facciamo ad approcciarci al suo arredamento e alla sua organizzazione?

62


SOCIETY

Mentre si parla di trend da millennial magazine del settore e non come The Cut, Lonny e Vanity Fair parlano di “millennial aesthetic”, e se vi state chiedendo qual è la risposta è quasi sempre “il minimalismo”Modern Aesthetic già qualche anno fa, con una lungimiranza stupefacente, si chiedeva come “dare un significato” all’estetica millennials, e come il loro (tutto sommato scarso) potere d’acquisto avrebbe potuto cambiare il mercato del design. Quello che mi chiedo è in che modo i millennials possano muoversi nello spazio del design e quanto sia verosimile che vengano influenzati, come in ogni altro campo, dalle case degli influencer e dei millennial più fortunati di loro. O il loro (nostro) momento è già passato, i nostri trend sono già obsoleti, e mentre ancora non possiamo comprare una casa il mondo del design si è già rivolto ai più colorati e caotici zoomer, che stanno già lanciando i loro trend su TikTok?

63


FASHION

M AT T E O CA M B I La sua realtà allo specchio

di Ruggero Biamonti

64


FASHION

M

Documentarsi, credere nella

atteo Cambi, dopo il grande apprezzamento ottenuto nei primi anni duemila con il brand Guru, è tornato nel settore della moda a supporto di un progetto che si preannuncia già un altro grande successo: Valvola Fashion. Nella nostra intervista Matteo ha parlato di questo suo impegno senza lesinare

propria sensibilità e all’anima del progetto. Dopo un primo passaggio con piccoli box capsule “al pronto” presentati per le stagioni in corso, ora Valvola è già entrata nel ciclo produttivo classico della moda, presentando i campionari alla rete vendita nazionale ed internazionale anticipatamente di 2 stagioni. Cos’altro dire, credo che tra qualche anno possa essere considerato un nuovo “caso” da studiare, in quanto il modus operandi dall’esterno sembra il solito, mentre la gestione e le logiche di sviluppo assicuro essere totalmente innovative, a partire dal team, e dal fatto che Valvola era nato come uno spazio sperimentale di un’agenzia di innovazione e comunicazione, e non impostata come un’azione di brand fashion.

consigli ai giovani che vogliono lanciarsi nel mondo dell'imprenditoria.

Ciao Matteo, entriamo subito nel vivo, vuoi parlarci del progetto con il brand Valvola Fashion? Grazie per la presentazione, sono molto contento di incontrarvi. Ripartiamo dalla presentazione e comincio invertendo subito le parole, infatti trovo meglio definire Valvola “un grande progetto”, che si preannuncia “di successo”. Lo dico non per scaramanzia, quanto per riconoscere la storia della sua genesi, i valori e la filosofia che la guidano e di cui mi sono innamorato sin da subito e, dal mio punto di vista, lo considero già a suo modo un “successo”. Quando ho conosciuto Valvola, ho trovato un team di persone talmente innovative e coinvolgenti, ed un modo di voler concepire un brand fashion talmente fuori-schema, che ho avuto subito desiderio di condividerne l’idea. Valvola oggi si esprime già in collezioni, una struttura in forte consolidamento, un ufficio stile molto importante, e circa 140 punti vendita tra Italia e primi approcci sul mercato estero, con presenza in Giappone, Spagna, Austria, Ucraina, Cipro, Emirati e Portogallo.

Credit: Matteo Cambi #matteocambi | @matteo_cambi www.valvolafashion.com

65


FASHION

Il pezzo forte della collezione è la felpa, cosa la rende così iconica?

Date spazio anche ad altri indumenti e accessori?

Tra le due versioni, girocollo e hoodies, il motivo è rappresentato benissimo dalla seconda (felpa con cappuccio e tasca a canguro), che ha di per sé un sacco di ingredienti che la rendono memorabile, e quindi iconica. La hoodies di Valvola secondo me è un capo

Al momento la concentrazione ed il focus principale rappresentativo di Valvola, che traina le collezioni, è il top wear (t-shirt/felpe/ pile), con pantalone jogger in felpa aggiunto. Ci sono stati e ci saranno sempre altri elementi e accessori correlati, come i baseball-cap, i beanie, o accessori come borracce, ed in futuro

che rappresenta proprio un estratto di moda contemporanea. A partire dalla costruzione attenta e ricercata del modello, che rende i volumi adatti a un brand moderno, anche senza grafiche ed accessori è già attuale, considerabile la felpa “di oggi”. A questo poi la ricerca dei colori, la grafica essenziale e un’attenzione all’innesto di elementi ed accessori ispirati al mondo dell’outdoor (urban, street, technic-outdoor, ecc…) la rendono adattabile a quella dinamicità che ormai oggi è diventata necessaria. Con la felpa Valvola infatti puoi uscire la mattina e rientrare la sera, riuscendo a corrispondere alla maggior parte delle esigenze della giornata.

chissà… ma saranno solo elementi di supporto alla composizione delle varie collezioni. Il DNA di Valvola è legato al mondo della felpa/t-shirt, per il quale l’ufficio stile incaricato, MoroPigatti Home, ne propone sempre un’espressione attuale, veloce, contemporanea, tecnica, e sempre un passo avanti con i tempi.

Con il tuo marchio Guru avevi coinvolto calciatori e modelle, per Valvola Fashion hai in mente di chiamare in causa personalità dello showbiz, magari qualche influencer? È paradossale ma la risposta è no. Seppur forse l’iniziatore degli influencer sono proprio stato io nei primi anni 2000 con Guru, Valvola sta facendo un’operazione opposta. Valvola esprime un significato molto bello, pulito, positivo, di credere nelle proprie passioni, nei propri talenti, del trovare il proprio modo di stare bene. Essendo un progetto nato da un’agenzia di innovazione e comunicazione, ho imparato io stesso che l’attività di branding deve poter essere coerente e congruente al messaggio che porta, per questo motivo, soprattutto in questa fase di startup, Valvola si avvale solo di amici che sposano questa filosofia.

Credit: Matteo Cambi #matteocambi | @matteo_cambi www.valvolafashion.com

66


FASHION

Hai da sempre dimostrato di avere un grande talento imprenditoriale, quali sono le caratteristiche umane e professionali che fanno la differenze in questo settore?

È il momento delle start up, imprese flessibili e dinamiche che hanno modi e tempi per cambiare e adeguarsi ai vari affari, quanto sono utili questi strumenti per il moderno business?

La passione, sono oltre 20 anni che sono in questo settore, e continua ad appassionarmi. Esperienza, formazione e visione, una miscela sulla quale continuo ad investire su me stesso. Oggi che ho chiuso le mie vicende ho una visione a lungo termine, a prescindere dal lato economico, che ho capito non può più essere concepito in maniera prioritaria come prima, perché questa miscela rende viva la mia persona, è il mio nuovo modo di comunicare. Sembrerà un paradosso, ma oggi posso dire consapevolmente che non faccio più scelte esclusivamente legate al business… ieri vedevo il lavoro come un ambito di lucro, oggi lo vedo come un ambito di sostenibilità con una forte gratificazione umana. Serve continuare a crederci, investendo tempo, energie personali, anche a titolo gratuito se serve, perché permette di rivivere il mondo, potersi aggiornare, soprattutto dopo avercela fatta, per poter pensare di ri-farcela.

Direi che sono essenziali. Proprio grazie all’esperienza di Valvola mi sono avvicinato a questo mondo di cui tutti parlano, ma che, se non lo vivi dall’interno non riesci minimamente a capire. Gli aspetti più visibili sono la velocità, la dinamicità, la capacità di orientamento e ri-orientamento, la strutturazione di progetti e la loro fattibilità e la capacità di mantenere un’identità precisa pur essendo disponibili a cambiare tutto intorno a sé, senza vivere quell’attaccamento insano alle proprie idee, che spesso ho visto essere il motivo principale dei fallimenti anche di grandi progetti e brand. Veramente incredibile, un approccio ed un’attitudine che dovrebbero insegnare nelle scuole.

67


BEAUTY advertorial

L A B O R AT O R I O O L FAT T I VO Viaggio sensoriale nel Belpaese 68


BEAUTY advertorial

A

partire dal 1700 i rampolli dell'aristocrazia iniziarono quella che poi diventerà una felice consuetudine per l'alta società: un viaggio intrapreso verso il Sud Europa. I giovani lasciavano le brume nordiche per godersi il clima mite, le bellezze naturali e artistiche dei paesi mediterranei, in particolare l'Italia. Un viaggio tra le rovine romantiche rivelatrici di un glorioso passato; una natura che declinava dalle impervie altezze montane alle spiagge assolate del sud. Un viaggio che era anche una continua scoperta dei gusti e degli aromi del Belpaese, una vera esperienza sensoriale. Ritroviamo questo senso nel Viaggio in Italia di Jean-Claude Ellena ha percorso per Laboratorio Olfattivo. Dopo un primo incontro con Roberto Drago, direttore creativo del marchio, è iniziato uno scambio di pensieri e suggestioni che ha portato, dapprima, alla collaborazione per la Masters’ Collection, con le fragranze Baliflora e Tuberosis, e poi alla nascita di questa collezione denominata Viaggio in Italia by Jean-Claude Ellena.

“Costantemente, l’italiano fa proseliti e parla a voce alta per vendere il suo caffè, i suoi formaggi, la sua pasta, i suoi frutti e soprattutto i suoi agrumi. L’italiano ama la vita! Oltre al caffè, che è voluttuoso e non austero, che poi è un tratto di carattere degli italiani.” Dopo aver viaggiato lungo lo stivale, Ellena ha notato la presenza di opinioni soggettive “secondo cui i negozi di profumo e i profumi stessi sono personali e non per tutti. Non ci sono grandi marchi imperialisti che vendono sfarzo, esistono invece piccoli negozi dove il cliente è re o regina e dove si entra in contatto con i suoi desideri più profondi. Per loro creo circondato di gioia, con un filo d’erba in bocca, e per loro ho voluto creare una collezione di fragranze che parlasse dell’Italia, della sua gioia di vivere, della sua allegria, dei suoi frutti agrumati che sono come un raggio di sole in una giornata d’inverno. La prima Parfum Cologne, con cui abbiamo iniziato questo Viaggio in Italia, è stata il Mandarino, le successive celebrano il Limone e il Bergamotto”.

69


BEAUTY advertorial

Proprio il mandarino è considerato da Ellena, tra tutti gli agrumi, il più gioioso: “Quando voglio (ed accade molto spesso) donare ai miei profumi un carattere allegro e brillante, utilizzo l’essenza di mandarino. Il vantaggio che si ha con le colonie sta nel fatto che esse sono costruite per il layering. Ciò significa semplicemente che nascono per essere sovrapposte". Dal carattere semplice ma anche estremamente sofisticato, il Parfum Cologne Mandarino può essere indossato da solo, ma si adatta anche all'accostamento con altri profumi. Limone nasce invece da un viaggio in Costiera Amalfitana: un paesaggio in grado di sorprendere, che riflette la magia della natura, in cui gli uomini e le donne hanno costruito terrazzamenti per coltivare con amore gli alberi di limone. Impossibile resistere alla bellezza di questi luoghi, “dove il giallo limone si staglia contro il blu rame dei muri in pietra. Tra un giallo brillante e sorridente e un blu principesco e generoso, ho trovato il tema per un nuovo Parfum Cologne, necessariamente aristocratico”.

70


BEAUTY advertorial

Storia particolare ha il bergamotto, l'unico dei tre originari dell'Italia. Per lungo tempo, la sua scorza aromatizzava i tè di seconda scelta per far credere alle persone che fossero di prima qualità. Fu un italiano di nome Giovanni Maria Farina a renderlo uno degli ingredienti principali dell'acqua profumata, destinata a diventare un must have: l’Eau de Cologne. Spesso viene chiesto a Jean-Claude Ellena se abbia delle preferenze olfattive, una passione travolgente che lo induce a rivelare un piccolo segreto professionale: “Ho sempre detto di no, volendo nascondere le manipolazioni che esercito sugli odori, visto che il lavoro del profumiere è molto simile a quello di un illusionista. Ebbene sì, ho delle preferenze e variano in base alle mie esigenze, ai miei desideri. Vivo amori passeggeri, ma anche amori forti e duraturi, al punto che sono molto unito al Bergamotto. Era ora che ufficializzassi questo legame”.

Credit: Laboratorio Olfattivo #laboratorioolfattivo | @laboratorioolfattivo www.laboratorioolfattivo.com

71


BEAUTY

IL POTERE DELLE ESSENZE I segreti dell'aromaterapia

di Andrea Lehotska

N

onostante ci sia chi crede l'Asia possa ancora esser definita 'il terzo mondo', i popoli orientali son riusciti a sorpassare il tempo, creando un gap evolutivo di mezzo secolo in una decade. A differenza nostra che abbiamo bypassato la natura dando spazio a invenzioni efficaci ma chimiche (dalle proteine idrolizzate, vitamine sintetiche o petrolati nei cosmetici ), l'Oriente è sempre rimasto fedele al suo misterioso universo veritiero, saturo di alimenti puri, ingredienti autentici nonché la sua famosa medicina tradizionale. Basando l'erbalismo sulla relazione pianta-uomo, pianta-pianeta e uomo-pianeta, partecipa a un ciclo ecologico quasi estinto che pian piano, con la minaccia dell'irrimediabile, ci invita a rivalutare le nostre abitudini eco. Sapendo che nulla all'esser umano utile manchi in natura, in Oriente nessuna delle nostre banali e frequenti pillole viene preferita al potente estratto di qualche pianta curativa. Che siano frutti, oli essenziali, foglie, radici, fiori o semi, ogni ricavato trova la sua collocazione in un preparato che nei secoli ha saputo racchiudere in sé bisogni, cure e sollievi dei suoi utilizzatori. Da sempre affascinata dalla cultura e medicina orientale, durante gli anni della mia permanenza in Asia, adotto senza sforzo tutto ciò che è nature, tutto ciò che tendiamo a chiamare medicina alternativa ma che in realtà è l'unica origine della medicina odierna. Milioni di piante a

nostra disposizione sono state analizzate, testate, e una volta la loro efficacia provata, chiamate medicina. Il resto è rimasto ornamentale o finito in qualche sfizioso pot-pourri. Già migliaia di anni fa le antiche culture in Cina, India o Egitto incorporavano componenti di piante aromatiche in resine, balsami e oli. La distillazione degli oli è attribuita ai persiani nel X secolo, mentre nel XVI secolo sono state pubblicate le prime informazioni riguardanti questa tecnica in Germania. Insieme alla Francia, nonostante ormai si stesse affermando maggiormente l'uso di farmaci chimici, questi due paesi europei riconoscevano l'importante ruolo dei prodotti botanici nel trattamento delle malattie. Gli oli vegetali sono stati tradizionalmente somministrati per via orale, topica e nasale rispettivamente per malattie gastrointestinali, muscoloscheletriche e neurali. La maggior parte delle specie di piante medicinali vengono utilizzate per le loro proprietà antinfiammatorie e analgesiche e le formulazioni degli oli medicati derivano dalle pratiche della Medicina Tradizionale Cinese, radicata nella filosofia dell'equilibrio tra le forze di yin e yang. Ai tempi, lo storico balsamo di tigre ha miracolosamente alleviato disturbi di intere generazioni e popoli, spargendo meritata curiosità verso questo tipo di cura anche nei paesi più lontani, sdoganando coraggiosamente l'uso terapeutico della natura proprio mentre il pianeta si riempiva

72


BEAUTY

di parabeni, siliconi e PEG. E quando nel 1937 un profumiere e chimico francese coniava il termine aromaterapia, dall'altra parte del mondo, a Singapore, il signor Tan Siow Meng, un rinomato professionista della medicina tradizionale cinese, sviluppò una ricetta per un olio medicato, custodendone gelosamente la combinazione segreta per tramandare la magia del passato orientale solo ai figli. Singapore era un sito strategico di produzione. La disponibilità delle materie prime era ottima e il mercato era più che pronto, poiché i lavoratori migranti dalla Cina avevano già familiarità con l'uso: acquistare una bottiglia di olio medicato per pochi centesimi era più conveniente che andare dal medico, e anche un rimedio

73


BEAUTY

naturale per i dolori cronici di cui soffriva la maggior parte del lavoratori. Di base, gli oli medicati son stati sviluppati per adattarsi al clima tropicale e ai disturbi specifici della regione. Per la sua convinzione nei benefici dell'olio medicato, il signor Tan ha iniziato a condividerlo con i suoi amici e vicini, riuscendo presto a renderlo l'olio medicato più popolare di Singapore: Three Star Brand. Nel 2018, tre generazioni più tardi, le sue creative invenzioni hanno ottenuto la certificazione ISO che ne garantiscono la qualità e l'azienda lancia anche i propri cerotti medicati tradizionali - un accessorio efficace e rapido, purtroppo nell'Occidente ancora troppo sottovalutato e sconosciuto - e nuovi oli per aromaterapia che agisce attraverso l'olfatto e assorbimento cutaneo. L'utilizzo spazia da diffusori, inalatori, sali da bagno, oli per massaggi o applicazione topica locale, vaporizzatori facciali, impacchi astringenti o antinfiammatori. Attualmente sono in uso oltre cento tipi di oli essenziali da usare singolarmente o da creare noi stessi combinazioni di miscele unicamente sinergiche, dando vita a oli personalizzati

in base alle nostre necessità di salute. Adagiata sotto all'inebriante gelsomino delle inusuali strade di Singapore, con un leggero e onnipresente accenno di mentolo tipicamente asiatico nell'aria, mi faccio ammagliare dal tramonto color pastello, amalgamato a candidi bianchi fiori della vecchia pianta che, arrampicandosi, si fa strada attraverso l'universo. La sua quintessenza è euforizzante, unica, e lo zefiro me la offre dolcemente sotto le narici per poi rubarmela per qualche istante: una pausa necessaria perché io abbia il tempo di farmela mancare. Per anni ho bramato di poter ricordare, racchiudere, fotografare o in qualsiasi altro modo conservare e ricordare questi odori, così balsamici per i polmoni e la mente. Una volta scoperti i tradizionali oli medicati e concentrati, ho colmato i miei desideri, viziando il mio olfatto con curiose profumazioni floreali. Lasciavo la parte medicata dell'olio agire sui

Credit: Andrea Lehotska #andrealehotska | @andrealehotska www.andrealehotska.com

74


BEAUTY

miei malesseri con armonia e prontezza, fino a diventare un vero e proprio must in ogni occasione, viaggio, momento della mia vita. L'odierna aromaterapia, più soave e mirata, è considerata un trattamento curativo olistico che utilizza estratti vegetali naturali per promuovere la nostra salute sia fisica che emotiva, prendendosi cura del nostro benessere, corpo, della mente e dello spirito. Sempre più generazioni attingono a questo rimedio naturale e valido, fidandosi di Madre Natura e cercando di beneficiarne prima di distruggerla del tutto. Per rimanere al passo con la modernizzazione che richiede efficacia ma anche design, qualità ma convenienza, tradizione ma anche innovazione, la famiglia Meng con il suo Three Star Brand sorprende e mi conquista

con l'ultima collezione: la nuova generazione dell'olio medicato. Oltre all'olio utilizzato più raffinato rispetto a quello precedente, l'aroma dell'olio risulta meno forte e predominante, attirando così anche i clienti giovani. L'Aroma Med è un'esplosione di freschezza e frizzantezza nonostante rimanga formulato in modo univoco dalla ricetta tradizionale infusa con oli essenziali naturali, potenziati con benefici terapeutici e deviando dalle classiche profumazioni. Apro le colorate e allegre boccette nelle quali la famiglia ha saputo rinchiudere la cura insieme agli invitanti odori tipicamente orientali, così esotici e sconosciuti alle narici occidentali. Aggiungendo al solito mentolo, canfora e eucalipto altri oli insoliti con diverso potenziale medico, questa eredità culturale tangibile raddoppia le sue proprietà curative,

75


BEAUTY

usi ed effetti unici. I miei sensi si perdono letteralmente nel fresco elisir di lavanda, così rassicurante per alleviare lo stress, l'agitazione, l'insonnia, l'ansia, le punture o semplicemente per sottolineare un benessere mentale già esistente. La lavanda, lei; così attraente e eterna da far scordare la caducità del tempo, rea di accenni e inganni di primavera che da sempre affascina le anime di tutti. L'insolito olio al gelsomino, anche esso coronato dal metallico roll-on per non sprecarne nemmeno un goccio e per facilitare l'applicazione mirata, sarà per me per sempre l'odore di questo profumato albero vissuto, finalmente concentrato nel cuore di un'essenza che scatenerà a vita il ricordo della panchina a Singapore. E, mentre io mi distrarrò con l'aroma, l'olio allevierà i miei malesseri. Anche gli altri oli della New Generation, all'estratto di limone o pompelmo, con quel tocco di canfora che dona a tutte le essenze un non so che di immortale, penetrano i miei sensi.

76


BEAUTY

Packaging contemporanei incontrano la tradizione secolare, includendo e reinventando formule utilizzate da altri gruppi etnici, gradualmente incorporate. Tra questi per esempio la citronella, un ottimo repellente e stimolante che lenisce gli spasmi. I magici poteri della natura, riuniti in una sola goccia, trattano la nausea, stanchezza, infiammazione, asma, assenza di concentrazione e spaziano fino ai trattamenti dell'emicrania, articolazioni doloranti, raffreddore, scarsa immunità, batteri o digestione. Tutto questo nell'era in cui abbiamo strade più larghe ma punti di vista più stretti, moltiplichiamo le proprietà ma riduciamo i valori, abbiamo aggiunto anni alla vita ma non vita agli anni, abbiamo più specialisti ma ancora più problemi, in cui ci ritroviamo con più medicine e vaccini che mai ma meno benessere, il potere curativo della natura è da sottovalutare meno che mai. Richiudo diligentemente questo impero dei sensi e sapendo di esser ormai riuscita a preservare il ricordo dell'albero di gelsomino in una tasca, riprendo a camminare, alla ricerca di un odore al pompelmo, già imprigionato in una bottiglietta ma ancora da assegnare inaspettatamente come memoria a qualche isola, cultura o mercato.

77


DESIGN advertorial

Q

uante volte entrando in una pasticceria vi è capito di fermarvi a guardare torte e pasticcini e, vedendoli così belli e curati in ogni minimo dettaglio estetico, vi siete lasciati cullare dal pensiero: "Sono così belli che è quasi un peccato mangiarli". Proprio questo deve aver pensato Malí, azienda milanese, quando ha deciso di dare vita alla sua Pasticceria da Bagno: un dolce piacere da concedersi senza peccato. L’ispirazione per la creazione di questi capolavori d'arte saponiera deriva, infatti, da quella pasticceria gourmet tanto bella quanto effimera, la cui estetica soccombe puntualmente all’egemonia delle papille gustative. Per questo Malí ha voluto consegnare, per la prima volta, lo scettro del privilegio nelle mani della bellezza estetica e del profumo, con una collezione che farà impazzire più il vostro naso che la bocca. Una selezione che comprende torte di vario formato e misura, donuts per gli appassionati di dolci a stelle e strisce, e ovviamente non possono mancare i macarons, i tipici biscotti francesi che si contraddistinguono per il loro design colorato ed elegante. Oltre ai deliziosi saponi, il brand propone Malí Skincare, una linea dedicata alla cura della pelle in cui la purezza delle materie prime si lega ad antichi processi di lavorazione, le cui radici tradizionali vengono attualizzate grazie alla più moderna tecnologia. Materie prime biologiche e vegane di altissimi standard qualitativi permettono di creare

MALÍ MILANO

Il gusto della creatività 78


DESIGN advertorial

prodotti naturali dando vita a una collezione composta da Scrub Corpo, Burro Corpo, Sali da Bagno, un vero vanto del Made in Italy. Il tutto caratterizzato da un elemento peculiare: le formulazioni arricchite con vitamina E, conosciuta per le proprietà antiossidanti e come miglior metodo per combattere i radicali liberi. Per perdere la testa, ma non la linea, la soluzione migliore rimane comunque il fiore all’occhiello di Malí: la Pasticceria da Bagno composta da prodotti ricercati

e unici declinati in tre diverse sezioni (Classic, Season e Limited). La linea Classic trasforma i grandi classici della pasticceria in saponi dalle linee essenziali. Qui troviamo i macarons che ammiccano con i loro colori sgargianti: dal cocco al lampone, dal lime alla fragola. Di felice impatto visivo, oltre ai dolcetti francesi, appare la Torta Biscotto per farvi trasportare da uno squisito profumo di crema. E per i più golosi non può mancare la Torta 3 cioccolati: tre strati di pura dolcezza che ammaliano corpo e mente. Un modo utile

79


DESIGN advertorial

per non sentire nostalgia dell'estate è pensare alle delizie gastronomiche che stagioni come l'autunno e l'inverno possono regalarci: i funghi, le castagne, perle da gustare magari mentre si contempla l'esplosione di colori di un foliage. Nascono così la Torta Autunno e il Donut Autunno, veri incanti firmati Malí. Per gli appassionati delle atmosfere più invernali, la Torta Inverno è un dolce fatato dedicato a chi ama il freddo, la neve e il ghiaccio e il Donut Inverno caratterizzato da un azzurro che evoca la pace e la tranquillità dei paesaggi innevati. L’unione tra creatività e design, raffinatezza e cosmesi di nicchia, rende Malí il regalo perfetto per delle feste natalizie uniche, con un tocco inedito di dolcezza dedicato a tutta la famiglia. Un'ottima idea per un regalo prestigioso, un cadeaux per gli ospiti oppure un accessorio magico per la casa. Tutta la magia del 25 dicembre potrà essere racchiusa, quindi, in una torta monoporzione, in un’evocativa palla natalizia o ancora in un abete stilizzato ottimo come centro tavola per un’atmosfera dal profumo inconfondibile.

80


DESIGN advertorial

Daniela, fondatrice del brand, ci tiene a precisare che: “L’obiettivo dell’azienda è quello di mantenere un elevato standard artistico dei prodotti, con lavorazioni elaborate e non standardizzabili, senza tralasciare la qualità degli ingredienti: selezionati, naturali e non testati su animali. Ogni pasticcino è un pezzo unico: le forme, i colori e le profumazioni rendono ognuno di essi un cadeau, una cortesia anche per i propri ospiti, un oggetto prestigioso e sorprendentemente bello da mettere in mostra.” Malí diventa sinonimo di unicità, un’azienda tutta italiana in cui confluiscono l’eccellenza della qualità e la forza vincente di un’idea originale.

Credit: Malí Milano @malimilano_ www.malimilano.it 81


SOCIETY

L E ST R E G H E S O N T O R N AT E E vogliono l’uguaglianza sociale

N

di Priscilla Lucifora

egli ultimi tempi un movimento spontaneo di donne nato su internet, di cui si possono ammirare i contenuti soprattutto su TikTok e Instagram, vuole riappropriarsi dell’universo di conoscenze delle cosiddette streghe, quelle che sono state bruciate al rogo in Europa nel sedicesimo e diciassettesimo secolo, applicandolo al mondo contemporaneo in una commistione molto affascinante e a tratti ingenua di occulto e impegno sociale, ecologico e antispecista. Si tratta di video minimi, nella forma del tutorial, in cui a una sapienza erboristica e medicinale di base, indispensabile per creare le pozioni e gli incantesimi, si accompagnano una voglia preponderante di divulgare il proprio credo e una forte connotazione estetica in cui gli elementi dell’abbigliamento tradizionalmente legati alle streghe (il cappello a punta, le unghie nere, le calze a righe) si mescolano con elementi presi con liberalità, abbondanza e una certa dose di sfida ai modelli estetici imperanti dalle subculture moderne e contemporanee. Ecco che troviamo i capelli bicolor e i codini da e-girls e il make up emo, il tutto condito da sfumature cottagecore. Secondo Gabriela Herstick, che ne ha scritto per Vogue UK, quello che distingue queste streghe da coloro che le hanno precedute è “il loro fiero femminismo che sfugge a ogni definizione” e che “è intriso di emancipazione

personale ed è influenzato dalla cultura che circonda ogni strega moderna”. Secondo Francesca Mattoni per L’Indiscreto, invece: “Ritornano nell’ultimo secolo, non più solo fattucchiere, ma attiviste per i diritti delle minoranze, ecologiste che promuovono il rispetto sacro dei corpi, della natura, dell’armonia fra gli esseri”. Queste fattucchiere nate sui social, dunque, reclamano la libertà delle donne e di tutte le creature a esistere fuori dagli schemi, e mescolano elementi provenienti dal diciassettesimo secolo con consapevolezze nuove, in un movimento continuo di scoperta, riappropriazione e lotta socialmente e politicamente connotata. Per aiutarci a capirne più a fondo motivazioni e spinte di questo movimento spontaneo interviene un libro fondamentale nella nuova concezione di strega (e di caccia alle streghe): Caccia alle streghe, guerra alle donne di Silvia Federici. In questo libro Federici, analizzando l’annosa questione della caccia alle streghe del diciassettesimo secolo dal punto di vista non solo religioso ma anche sociale ed economico, ci dà moltissimi spunti di comprensione, anche del presente. “La caccia alle streghe è servita a privare le donne delle loro pratiche mediche, le ha costrette a sottomettersi al controllo patriarcale della famiglia nucleare, ha smantellato la concezione olistica della natura che fino al Rinascimento aveva posto un limite allo sfruttamento del corpo

82


SOCIETY

femminile” scrive Federici, e aggiunge: “Nella figura della strega le autorità punivano simultaneamente l’attacco alla proprietà privata, l’insubordinazione sociale, la diffusione di credenze magiche che alludevano alla presenza di poteri ingovernabili, e infine la deviazione dalla norma sessuale”. In effetti, la caccia alla streghe oltre ad essere stata un vero e proprio attacco alle donne giudicate fuori dalla norma, ha eliminato completamente, o ha cercato di farlo, tutta una serie di pratiche, che oggi definiamo non a caso stregonesche, legate alla concezione pagana e panteistica della

83


SOCIETY

natura, ai rimedi tradizionali, alle erbe, ai cristalli, alla divinazione, all’osservazione degli astri. Sempre secondo Federici, poi, le donne streghe, soprattutto le contadine più venerande, rispondevano a un ruolo importantissimo nella società rurale e comunitaria, un ruolo ormai dimenticato, in quest’epoca di racconto e condivisione compulsiva: erano le custodi della memoria collettiva, del patrimonio orale delle loro famiglie e delle loro comunità, ed erano le responsabili della sua trasmissione ai membri più giovani del clan. Tutto questo, con le dovute differenze, è applicabile al profilo della giovane strega moderna che stiamo cercando di tracciare. Il primo aspetto da sottolineare è appunto quello della condivisione e della comunità. L’elemento del racconto e della divulgazione è, come già detto, preponderante ed è, ad un occhio esterno, il motivo principale che presiede alla creazione di questi video. Le nuove streghe lavorano in comunità, mai da sole, cercano le loro simili, chiedono il loro aiuto nel lanciare le maledizioni, formano

84


SOCIETY

le cosiddette streghe giovani. Una delle tante risposte possibili, forse, alla sempre maggiore alienazione dell’individuo nella società contemporanea che, anche prima della pandemia, viaggiava a grande velocità verso modelli di vita sempre più solitari. Un altro elemento fondamentale e in qualche modo collegato è quello del controllo sulla realtà. In un mondo veloce, fluido, che sembra cambiare continuamente senza mai andare nella direzione più facile, queste giovani ragazze sono alla ricerca disperata di uno strumento di controllo su avvenimenti enormi, al di sopra del singolo, che vediamo accadere ma che sembra non possiamo controllare: lo trovano nel passato e nell’occulto, in un mondo romanzato e preindustrializzato in cui ci si rivolgeva a forze misteriose per trovare le risposte a problemi piccoli e grandi.

Un fenomeno molto interessante, dunque, una subcultura femminile a tutti gli effetti che si propone di cambiare e controllare la realtà attraverso la ripresa di forme di vita comunitarie e di una concezione del mondo pre-capitalistica, senza rifiutare del tutto il presente, anzi sfruttandone i meccanismi per massimizzarne l’efficacia e la circolazione comunicativa. Un sintomo, forse, di ricerca di forme di vita alternative in un ambiente percepito come ostile, in totale sinergia con i nuovi mezzi di comunicazione.

85


BEAUTY advertorial

DHERMODESIGN Una vera oasi dell'estetica naturale

L

a frenesia del mondo contemporaneo ci ha costretti a sentire spesso il bisogno di staccare la spina. Non per forza con lunghe vacanze in luoghi esotici o weekend all’interno di lussuose spa. Il benessere oggi viene ricercato in piccoli spazi all’interno delle caotiche metropoli, nicchie nascoste in cui ritrovare la propria pace chiudendo fuori il rumoroso

mondo, anche solo per qualche ora. Il lockdown poi ci ha permesso di riscoprire l’importanza della cura per noi stessi e con essa la possibilità di apprezzare con rinnovata consapevolezza i nostri appuntamenti con il benessere. Con l’idea di creare un’oasi di relax, in cui prendersi cura del proprio corpo a 360 gradi, è nato Dhermodesign, l’istituto di bellezza fondato da Daniela Sousa e Carolina Dantas. Daniela,

86


BEAUTY advertorial

di origini brasiliane, ha trasformato la sua passione per il bello e per l’armonia delle proporzioni nella sua principale vocazione fatta di studio e sperimentazione, continuamente alla ricerca del trattamento

semipermanente, praticata manualmente sulle sopracciglia. Per mezzo di micro lame imbevute di pigmento, Daniela svolge delle microincisioni che seguono la forma dei peli riproducendone l’effetto naturale. Il

perfetto. Un’attitudine, quella di Daniela, che è strettamente legata alla sua terra natale – un’isola tropicale brasiliana situata nella Baia de Todos os Santos – dove ha potuto apprendere la bellezza della semplicità, costituendo un’idea di estetica estremamente naturale e senza filtri. Tale interesse si è trasformato nel tempo in una specializzazione nel settore della dermopigmentazione estetica e medicale, raggiungendo l’apice con la creazione di Dhermodesign. Il centro, infatti, è specializzato in microblading e oggi rappresenta un punto di riferimento per la realtà non solo milanese, ma italiana. Il microblading è una tecnica di trucco

risultato è un sopracciglio ricostruito con effetto “pelo a pelo”, per uno sguardo intenso e sempre perfetto. Se Daniela si dedica alla componente di cura legata al viso e allo sguardo, Carolina è specializzata in bodycare. I suoi massaggi sono stati l’oggetto del desiderio e del benessere di tanti - soprattutto durante il 2020 e i suoi vari lockdown – infatti la sua lista di appuntamenti pullula di influencer, modelle e personaggi dello spettacolo. Dopo alcuni anni di esperienza come massaggiatrice, Carolina viene a conoscenza del metodo Renata França, una vera e propria rivoluzione nel mondo dei massaggi modellanti e riducenti. Per i suoi benefici prolungati nel tempo, uno dei

87


BEAUTY advertorial

massaggi modellanti più amati dalle donne, ha ricevuto l’appellativo di “Miracle Touch”. L’esclusività del servizio risiede non solo nella sua professionalità ma nel fatto che Carolina è una delle pochissime terapiste italiane certificate - la prima in Italia - la cui abilità è riconosciuta dall’Accademia Renata França. Perché questo massaggio ha una così alta richiesta? Miracle Touch è un mix di manovre esclusive che unisce i benefici del massaggio modellante a quelli del linfodrenaggio. Riduce le misure e elimina le tossine con risultati a dir poco stupefacenti, già dalla prima seduta. Si tratta di una sorta di liposcultura manuale immediata: grazie a manovre specifiche basate su “impastamenti” e accarezzamenti direzionati – cioè atti a spostare i liquidi ristagnanti dalle estremità

del corpo verso gli snodi linfatici che poi espellono i liquidi attraverso i reni - i muscoli appaino più definiti, il corpo drena i liquidi e il metabolismo funziona meglio. Ciò che rende “miracoloso” il massaggio è un’immediata perdita del gonfiore, gambe leggere, pancia piatta e un corpo definito. Inoltre, l’ulteriore particolarità della pratica è che il massaggio continua a “lavorare” sul corpo anche nei giorni successivi al trattamento facilitando la perdita di peso. Si capisce dunque l’origine del nome e l’enorme richiesta da parte di star, ma non solo. All’interno di Dhermodesign è possibile prendersi cura del proprio corpo regalandosi attimi di relax e anche di pura serenità, perché è scientificamente provato che il messaggio rilascia endorfine. Il tempio della bellezza di Daniela e Carolina ha la magia di poter fermare il tempo, facendo riscoprire la felicità che nasce dai piccoli gesti.

88


www. ab aeter n ow a tc he s .co m AB AETERNO abaeterno_watches


ISPIRAZIONI DI DESIGN ANTOLINI ITALY

PIAZZA FONTANA, MILANO

Marmi, cristalli, quarziti, precioustone diventano attori di un sapiente gioco di luci e ombre. Un luogo in cui riflessi e colori danno vita ad un’esperienza multisensoriale unica, dove è possibile sperimentare il labile confine tra sogno e realtà.

MODULNOVA

CORSO GARIBALDI 99, MILANO

Lo showroom per la Design Week si veste delle novità dell’azienda friulana, presentando insieme ai living e kitchen, anche la sezione bath: un trionfo di lusso e armonia con quel tocco inconfondibile di eleganza. L’eccellenza del design che sa integrare gusto estetico e ricerca innovativa.

RIFLESSI

PIAZZA VELASCA 6, MILANO

Il gusto elegante e raffinato dell’azienda emerge in modo inconfondibile dalle forme armoniche degli elementi d’arredo e dall’unione di diversi materiali. Il design pulito ma allo stesso tempo ricercato è in grado di fornire la giusta dose di personalità agli spazi interni.

FLOS

CORSO MONFORTE 9, MILANO

La luce non è solo un insieme di particelle ma l’essenza stessa della forma. Il minimalismo delle lampade firmate Flos è in grado di dare sempre la giusta legittimità agli spazi, riempiendoli di un’inconfondibile spirito artistico.


LA TROVI FREE IN TUTTI GLI STORE DIGITALI

www.radiopretaporter.com


WWW.LUXURYPRETAPORTER.IT


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.