Magma #14

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maggio - giugno 2019

No 14

Il nuovo magazine per gli italiani in Germania

>>> STORIE

L'architetto Silvia Cortellesi si racconta pag. 3

>>> GERMANIA

I 70 anni della Costituzione tedesca pag. 4

>>> CINEMA

Sergio Leone e gli spaghetti western pag. 5

>>> INCONTRI Erri De Luca a Colonia pag. 6

>>> QUI BERLINO La rubrica a cura di Berlino Magazine pag. 8

EDITORIALE PUNTO DI SVOLTA Le elezioni europee di fine maggio potrebbero darci una mappa dell'Europa completamente ridisegnata in termini di rapporti politici. Come racconta Francesca Polistina nel nostro articolo di copertina, la battaglia è tra europeisti e sovranisti: i primi credono nell'Unione Europea senza se e senza ma, gli altri la mettono fortemente in discussione e vorrebbero un ritorno agli Stati nazionali. Uno schema bipolare che penalizza un dibattito serio sull'essenza stessa dell'Unione Europea, sulla sua crisi di identità, sul suo deficit democratico, sul suo essere avvertita lontana dai popoli che pure sono chiamati a esprimere il loro voto alle urne. Il tutto con il paradosso dei cittadini britannici che andranno a votare, nonostante il processo della Brexit sia stato avviato senza che peraltro si veda una chiara via d'uscita. Non si parla solo di Europa in questo numero di Magma, ma anche di Italia e di Germania. Storie di successo di italiani all'estero, un ritratto di Sergio Leone a trent'anni dalla scomparsa e molto altro. Un nuovo numero ricco di contenuti da leggere tutto d'un fiato.

QUALE EUROPA dopo le elezioni ?

di FRANCESCA POLISTINA

Tra le elezioni politiche e quelle europee ci sono sostanziali differenze. Il successo di queste ultime, ad esempio, non si misura solo in base al risultato elettorale, ma anche e soprattutto in base all’affluenza alle urne. L’affluenza alle urne è una sorta di parametro vitale dell’Unione: quanti cittadini si interessano ancora di Europa? Negli ultimi quarant’anni, cioè dalle prime elezioni europee a oggi, la partecipazione al voto è lentamente ma inesorabilmente diminuita. Non solo nei Paesi “storici”, ma anche in quelli di

recente adesione come Repubblica Ceca e Ungheria, dove la percentuale dei votanti è sempre stata bassa. A pochi giorni dalle urne viene dunque da chiedersi: come sarà questa tornata? A giudicare dalla copertura mediatica, almeno in Germania e Italia, l’attesa per l’appuntamento elettorale di fine maggio è alta. Ciò è positivo se si considera che la più infausta diagnosi che l’UE possa ricevere è probabilmente quella della disaffezione. Se si analizzano a fondo le radici di questo interesse, però, di politiche →


e azioni comunitarie concrete emerge ben poco: a dominare la campagna è il duello tra europeisti e sovranisti – oltre a questioni interne come, nel caso dell’Italia, gli equilibri di governo dopo il voto – mentre programmi e candidati restano bene in ombra. Molte ideologie e pochi contenuti, insomma, quando invece sarebbe opportuno chiedersi: chi sono e da dove vengono Manfred Weber dei popolari, Frans Timmermans dei socialdemocratici e gli altri Spitzenkandidaten? A che gruppi politici fanno riferimento e che Europa vogliono? Nel dibattito comune, “europeisti” e “sovranisti” vengono contrapposti come sul campo da gioco, cosicché le sfumature al loro interno tendono a svanire. E non sono sfumature di poco conto: si pensi alla proposta di Macron di un bilancio comune dell’Eurozona e alla posizione molto più tiepida della CDU di Angela Merkel, entrambi da annoverare tra gli “europeisti”. Oppure al gruppo in parlamento EFDD (Europa della Libertà e della Democrazia Diretta), di chiara impostazione sovranista, a cui appartengono partiti per loro natura profondamente diversi come i Cinque Stelle, AfD e UKIP. Crisi dell’Unione? Uno spettro si aggira per l’Europa, e quello spettro è l’Europa stessa. Negli anni Duemila, con l’adesione dei paesi dell’Est, l’Unione conobbe il maggiore ampliamento della sua storia. Poi arrivò la crisi economica e con essa la crisi del debito sovrano e l’austerity, la disoccupazione, i rifugiati. Ben presto si iniziò a parlare di crisi dell’Unione, senza tuttavia definire questa crisi in maniera univoca. Ma è lecito e corretto parlare di crisi dell’Unione? L’UE possiede tuttora il mercato unico più grande del mondo e la seconda moneta più utilizzata, e garantisce libera circolazione a milioni di persone. È vero però che essa,

complice la Brexit e l’avanzare dell’estrema destra in quasi tutti i Paesi, sta vivendo un momento di bassissima popolarità. Il passaggio di competenze dagli stati membri all’Unione si trova in una fase stagnante: i governi sono restii a cedere nuove competenze e, per rapportarsi con paesi terzi, continuano a prediligere gli accordi bilaterali. In fatto di politica estera, casi recenti come il Venezuela e la Libia dimostrano che una linea comune esiste solo negli slogan, e una soluzione condivisa sulla questione rifugiati è ben lontana dall’essere trovata. Infine, il Parlamento europeo, l’organo più “vicino” ai cittadini, continua a rivestire un ruolo secondario rispetto alla Commissione, non avendo iniziativa legislativa. Il voto Le proiezioni di voto confermano i trend a livello nazionale. Popolari (EPP) e socialdemocratici (S&D), espressione tradizionale del centro-destra e centro-sinistra, rimarrebbero i due gruppi più influenti ma con meno seggi. Ad aumentare sarebbero i liberali, a seguito dell’ingesso del partito di Macron, e gli euroscettici di ENF (Europa delle Nazioni e delle Libertà), a cui aderiscono la Lega e il Rassemblement National. Per il dopo-elezioni Salvini ha lanciato un gruppo sovranista che intende raccogliere i partiti euroscettici e della destra patriottica: non è ancora chiaro chi aderirà all’alleanza, ma è verosimile che diventi il terzo o quarto gruppo in parlamento. Non significherà, almeno per il momento, la fine dell’UE, ma è difficile immaginare significativi passi avanti nel processo di integrazione. Il paradosso continuerà: da un lato si punterà il dito contro gli “eurocrati di Bruxelles”, “distratti” dai problemi veri quali povertà, disoccupazione e ambiente, dall’altro si cercherà di mantenere le competenze a livello nazionale e far sì che l’Unione si immischi il meno possibile nelle faccende di casa. ●

Uno spettro si aggira per l'Europa e quello spettro è l'Europa stessa

IN BREVE >>> LE ELEZIONI EUROPEE

Le prossime elezioni del Parlamento europeo si terranno in tutti gli Stati membri fra il 23 e il 26 maggio 2019, con calendario variabile a seconda dei Paesi. In Italia si voterà domenica 26 maggio.

>>> LE PROIEZIONI

Secondo le proiezioni di voto, i partiti tradizionali, Popolari e Socialdemocratici, rimarrebbero centrali ma perderebbero seggi in favore di liberali ed euroscettici (o sovranisti) di ENF.

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>>> IL PARADOSSO

Dopo le elezioni difficilmente si uscirà dal paradosso per cui i "burocrati di Bruxelles" sono lontani dai veri problemi di cittadini, mentre gli Stati nazionali cercano di far s' che l'Unione si immischi il meno possibile nelle faccende domestiche.

>>> GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Gli Italiani iscritti all'A.I.R.E. (Anagrafe Italiani Residenti all'Estero) potranno votare presso gli uffici delle Circoscrizioni consolari venerdì 24 maggio e sabato 25 maggio 2019.

>>> Unione Europea

La sede del Parlamento europeo a Bruxelles


La Valigia di Cartone

Cervelli in fuga

SILVIA CORTELLESI E LA GERMANIA Un'architetta romana si racconta: una laurea e nessuna opportunità in Italia, il trasferimento e i successi in terra tedesca

di Roberto Calabrò

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sattamente cinque anni fa, il 1° maggio 2014, Silvia Cortellesi e il suo compagno Dario Luzzi, due giovani architetti romani, lasciavano la capitale e l'Italia con una valigia piena di aspettative. Un lustro dopo lavorano entrambi a Colonia, Silvia con un contratto a tempo indeterminato presso il Comune della città del Nord Reno Westfalia. Qualcosa di impensabile rispetto all'Italia. Una storia di coraggio, caparbietà e successo. Quando e perché ha deciso di lasciare l'Italia? Il mio ragazzo e io siamo partiti sei mesi dopo esserci laureati perchè a Roma non riuscivamo a trovare lavoro nel nostro settore, l'architettura, a meno di fare lavori non qualificati o sottopagati: una prospettiva che non accettavamo. Così abbiamo deciso di guardarci attorno e di partire. Perché proprio la Germania? Perché ho una cugina tedesca che vive a Monaco di Baviera e abbiamo pensato che fosse un buon contatto per iniziare. Abbiamo affittato una casa, ma non conoscevamo la lingua e non avevamo un lavoro. Ci siamo iscritti a un corso di tedesco e, inizialmente, abbiamo accettato un lavoro da Subway, la catena di panini, e già lì abbiamo capito le differenze con l'Italia: lavoro trovato venti giorni dopo il nostro arrivo e con un contratto in regola, il primo della nostra vita! Già questo ci sembrava un grande risultato. Ci sorprese anche il fatto che Subway, come azienda, investisse molto su di noi, offrendomi anche la gestione di una

filiale. Io però non accettai perché nel frattempo studiavo tedesco e stavo inviando curricula per il mio profilo. Infatti poco tempo dopo trovai lavoro come assistente in una Hochschule a Coblenza, dove ci siamo poi trasferiti e abbiamo vissuto due anni.

di teatro, sia io che Dario abbiamo iniziato a costruirci delle amicizie, una rete di relazioni sociali, ci siamo sentiti subito bene in città, e anche stabili. Il lavoro nello studio di architettura però non mi soddisfaceva, ho sempre desiderato operare in un ambito più organizzativo, così quando il Comune di Colonia ha aperto delle posizioni, ho inviato la mia candidatura e ho ottenuto il posto semplicemente superando un colloquio. Mi pare di capire che il suo rapporto con Colonia, e più in generale con la Germania, sia molto buono. Era quello che si aspettava prima di partire dall'Italia? Prima di partire, sentivo di avere i miei sogni infranti, pensavo che in Italia non fosse possibile fare il lavoro per cui avevi studiato, che fosse un privilegio di pochi e che nella vita bisognasse adattarsi e reinventarsi, vista >>> Silvia Cortellesi anche la situazione economica. In Germania dal 2014 Arrivata qui, invece, la domanda che mi sono sempre sentita chieAdesso vivete a Colonia, come ci siete dere ai colloqui era che tipo di archiarrivati e qual è il vostro rapporto tettura mi interessasse, che tipo di con la città? edifici avrei voluto costruire e la cosa Già a Coblenza lavoravo nel mio settore, è stata soprendente. Già mi sembrava ma in ambito accademico. Lì ho un privilegio potere lavorare da costruito una serie di relazioni proarchitetto, addirittura scegliere in fessionali con molti docenti, tra cui che settore operare mi sembrava un professore di Colonia, di cui ero assurdo, invece è così in questo paese. assistente, che mi ha parlato sempre Un'ultima domanda: in base alla sua molto bene della città, incuriosendomi . esperienza che consiglio si sente di Dopo due anni, Coblenza ci stava un po' dare ai tanti connazionali che stanno stretta, così abbiamo iniziato a mandaarrivando in Germania? re CV a Colonia e nel giro di un paio di Lasciare a casa la mentalità di lavorare mesi il mio compagno ha trovato lavoro. gratis. Il mercato del lavoro tedesco Per un po' io ho fatto la pendolare e funziona ancora e il lavoro non viene poi anche per me non è stato difficile considerato come in Italia un privilegio trovare opportunità professionali: o un favore elargito dal datore di in una settimana ho fatto tre collavoro, ma è ancora un diritto, loqui presso studi di architettura ed è sempre un do ut des. Un altro e uno di loro mi ha assunta. consiglio è di venire in Germania Ho lavorato un anno presso di se non con un buon tedesco, loro, la città ci è piaciuta, nel fratalmeno con una conoscenza di base tempo ho iniziato anche un corso della lingua. ●

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Germania

Deutschland

DAS GRUNDGESETZ WIRD 70 Vom Provisorium zur endgültigen Verfassung: Das Grundgesetz für die Bundesrepublik Deutschland von Veronica Cesarco

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019 ist ein wichtiges Jahr für die deutsche Demokratie: Am 23. Mai 1949 wurde das Grundgesetz vom Parlamentarischen Rat in Bonn ausgefertigt und verkündet. Damit wurde die Bundesrepublik Deutschland gegründet. Nach zwei Weltkriegen und zwölf Jahren Nationalsozialismus hatten die Väter und Mütter des Grundgesetzes das Ziel, die Grundlagen einer demokratischen Ordnung zu legen. Das Grundgesetz galt zunächst nur in den westlichen Staaten der Bonner Republik, aber ab 1990 in ganz Deutschland. Es sollte ursprünglich ein Provisorium sein und eine Volksabstimmung fand nicht statt. Um diesen transitorischen Charakter auszudrucken, wurde es nicht „Verfassung“ sondern „Grundgesetz“ genannt. Dass das Grundgesetz anfangs nicht das Willen des Volkes wiederspiegelte und dass der Parlamentarische Rat es als eine Art von Notverfassung gedacht hatte, war es nämlich deutlich. Im Laufe der Jahre fand jedoch das Grundgesetz in der deutschen Öffentlichkeit Anerkennung. Man hatte den Eindruck, dass die Bonner Republik erfolgreicher

war als die Weimarer Republik (die 2019 ihre 100. Geburtstag feiert): Mehr politische Stabilität, wirtschaftliches Wachstum und soziales Wohlergehen herrschten. Die Deutschen fangen an, sich so viel mit dem Grundgesetz zu identifizieren, dass Ende der ´70er von dem sogenannten „Verfassungspatriotismus“ die Rede war. Als die Deutsche Demokratische Republik zur Bundesrepublik Deutschland 1990 beitrat, das heißt in dem Moment, als diese Übergangsverfassung seine Funktion erfüllt hatte, wurde sie die definitive Verfassung Deutschlands. Nach siebzig Jahren ist die deutsche Demokratie eine der stabilen in Europa. Die Herausforderungen, mit denen sich alle westliche Demokratie heutzutage auseinandersetzen sollen, beeinflussen jedoch auch die deutsche demokratische Ordnung. Ist die Verfassung noch zeitgemäß oder braucht sie eine Aktualisierung? Deshalb konzentriert sich die politische und soziale Debatte auch auf die Rolle des Verfassungsrechts in Bezug auf Themen wie Identität, Populismus, Migration, Digitalisierung, Rückgang der Bevölkerungszahl. ●

Die Deutschen fangen an, sich mit dem Grundgesetz zu identifizieren

GERMANIA: 70 ANNI DI COSTITUZIONE Il 2019 è un anno molto importante per la democrazia tedesca: il 23 maggio 1949 fu promulgata a Bonn la Legge fondamentale della Repubblica Federale di Germania, quella che è oggi è la Costituzione tedesca. Dopo due guerre mondiali e dodici anni di Nazionalsocialismo, i costituenti avevano l'obiettivo di gettare le basi per un ordinamento democratico. Per questo motivo, si decise di dare il nome di Grundgesetz (Legge fondamentale) e non di Verfassung (Costituzione). Il Grundgesetz aveva inizialmente un carattere provvisorio e non era stato sottoposto a elezioni popolari. Tuttavia, nel corso degli anni ci si rese conto che la nuova Repubblica

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era riuscita a garantire maggiore stabilità politica, economica e sociale, obiettivi non raggiunti con la Repubblica di Weimar. Il popolo tedesco cominciò a identificarsi con la nuova Costituzione, tanto che si iniziò a parlare di “Patriottismo costituzionale”. Nel 1990, piuttosto che votarne una nuova, la Legge fondamentale fu estesa anche alla DDR. Dopo 70 anni, la democrazia tedesca è una delle più stabili d’Europa, ma si ritrova ad affrontare le sfide a cui sono sottoposte tutte le democrazie occidentali, tra cui populismo, decrescita demografica, migrazione. Pertanto, il dibattito si incentra sulla modernità della Costituzione tedesca.


Cinema

Anniversari

SERGIO LEONE E IL WESTERN ALL'ITALIANA Un ricordo del regista romano, inventore degli "spaghetti western", a trent'anni dalla scomparsa di Paolo Cocuzza

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elebrato in tutto il mondo come uno dei migliori registi italiani, Sergio Leone, a trent’anni dalla scomparsa, rimane tutt’ora uno dei cineasti più influenti del cinema post-moderno e contemporaneo. I suoi meravigliosi primi piani di personaggi caratteristici, i lunghi duelli in scena, dove il tempo sembra quasi dilatato prima dello sparo, e i campi lunghi onirici di spazi e luoghi quasi senza tempo ci lasciano sbalorditi e senza fiato. Il fortunato e criticato itinerario filmico di Sergio Leone inizia nel lontano ‘64, anno del suo secondo film Per un pugno di dollari. Sebbene si possa pensare che si ispiri al film Yōjinbō - la sfida del samurai di Akira Kurosawa, oppure che sia un remake in chiave western o addirittura un palese plagio dello stesso, la pellicola ha sicuramente il merito di aver rivoluzionato il cinema western. In un periodo in cui il pubblico sembra stanco e annoiato dai film diretti da John Ford e Howard Hawks, fortemente incentrati sull’onore, l’ordine e la caccia agli indiani, il maestro Leone ne cambia i soggetti, portando in scena temi quali la vendetta e la caccia al denaro. Inoltre, è proprio nella cosiddetta “trilogia del dollaro” che il cineasta lancia Clint Eastwood, che interpreta il ruolo del pistolero senza nome, di poche parole, dall’inseparabile poncho, che fuma il sigaro e che ovviamente sa sparare meglio di chiunque altro. I protagonisti dei western di Leone non sono mai eroi-modello, come nei film con John Wayne, piuttosto si distaccano dallo schema classico. Non vi è più la netta differenza tra “buoni e cattivi”, tra onore e disonore,

tra legale e illegale, ma i personaggi sono ibridi, ambigui e pieni di sfaccettature. La sua nuova concezione di cinema non solo ha permesso di riscrivere i canoni del genere western ormai in crisi, ma ha anche contribuito alla nascita del cosiddetto spaghetti-western o western all’italiana. Con C’era una volta il West, Leone conclude il ciclo del western, intuendo che il genere è ormai alla fine della sua popolarità. Rivoluzionaria in questa pellicola è la presenza della protagonista donna (Claudia Cardinale), in un genere fortemente maschilista, ma anche il titolo che richiama al mondo indefinito delle fiabe. L’eredità del maestro è evidente in molti registi della nuova generazione come Robert Rodriguez con il suo C’era una volta in Messico. Ma è sicuramente Quentin Tarantino il film-maker che si è ispirato maggiormente al regista romano, rendendogli omaggio più volte: quando desidera un particolare primo piano, chiede al cameraman un “Sergio Leone”, ovvero un’inquadratura molto stretta, che mette in risalto i dettagli del viso e gli occhi degli attori. ●

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Sergio Leone rimane uno dei cineasti più influenti del cinema contemporaneo

>>> Sergio Leone

Un ritratto del regista italiano

>>> Magma

La copertina del numero 13

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Letteratura

INCONTRO CON ERRI DE LUCA Lo scrittore napoletano protagonista di un evento all'IIC di Colonia per presentare il suo nuovo romanzo di Manuela Carzo

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rrivato all'Istituto Italiano di Cultura di Colonia, Erri De Luca, classe 1950, mani nelle tasche dei jeans e un sorriso timido ma molto cordiale, accoglie il suo pubblico all'ingresso della grande sala allestita per l'evento. La folla, dopo aver dato un'occhiata ai libri in vendita, si affretta a occupare il posto prenotato. Accompagnato da un caloroso applauso, De Luca sale sul palco ornato con tende e drappeggi in velluto bordeaux si siede in poltrona e inizia a dialogare con la sua interlocutrice: la sua traduttrice ufficiale e interprete per l'occasione, Annette Kopetzki. Questa sera Erri De Luca parla di natura ed esattamente di Natura esposta, titolo del suo ultimo romanzo tradotto in tedesco come Den Himmel finden. L'autore napoletano parla di mare e di montagna, meraviglie che non creano barriere, ma passaggi. Sono spazi che collegano terre e popoli. Attraverso i mari e le montagne, l'Italia è stata da sempre terra di conquista. Si parla di ponti, non di barriere, si parla di scambi che uniscono, non di frontiere che separano. Ma soprattutto la natura ha delle leggi proprie, che vanno al di la delle leggi stabilite a tavolino dai governi. «Leggi contrarie alla fraternità e per questo vanno respinte». Accenna la sua esperienza con i lampedusani, in un viaggio in quei luoghi di dolore insieme alla regista siciliana Costanza Quatriglio per capire e conoscere un'altra umanità, quella dell'accoglienza del diverso e

dello straniero. E proprio i pescatori lampedusani, accusati di favoreggiamento all'immigrazione clandestina per aver soccorso dispersi e naufraghi, hanno applicato la legge del mare, ritenuta più giusta. «Raccogliere e salvare un corpo in balia delle onde. Perché c'è differenza fra la legittimità e la giustizia. Una legge può essere legittima ma ingiusta. Una norma promulgata da uno stato può essere profondamente ingiusta e andare contro la coscienza civile. Perchè è la legge che si deve adattare alle persone e non viceversa per incasellarle forzatamente nella norma». Quello che succede in mare vale per la montagna. Il personaggio del suo ultimo romanzo abita in una terra di transiti. Abile nei lavori manuali, accompagna gli stranieri che vogliono attraversare i monti, che vogliono andare dall'altra parte. Al momento delle domande della platea, ci si rivolge anche alla traduttrice che ammette che è fisiologico perdere qualche sfumatura al momento della traduzione e anche una certa difficoltà da parte sua a tradurre lo stile di De Luca, divenuto negli anni sempre più denso. A chi si rivolge allo scrittore chiedendo se ritiene il suo libro religioso, viene risposto che le figure, finché sono terrene e non su un altare, non hanno nulla a che vedere con la religione. A chi è curioso di sapere se preferisce vivere al mare o in montagna, la risposta arriva secca e ironica: «Preferisco vivere». ●

EVENTI DA NON PERDERE > > > Lunedì 13 maggio, l'Istituto Italiano

di Cultura di Monaco ospita Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, il più antico museo egizio a livello mondiale e il più importante dopo quello del Cairo. Egittologo e docente universitario presso l’Università di Leiden, Greco incontrerà il pubblico in un evento in italiano e tedesco. > > > Il weekend tra il 24 e il 26 maggio, sempre a Monaco si terrà ILfest - Italienisches Literaturfestival 2019: 10 incontri con autori di narrativa, saggistica e libri per bambini, tavole rotonde, mostre fotografiche e una proiezione cinematografica.

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A Berlino, dal 3 al 31 maggio, il cinema Arsenal ospita la rassegna "Commedia all'italiana", una maratona di 20 importanti commedie all’italiana realizzate tra il 1958 e il 1974. Tra i film in programma: Il sorpasso, I soliti ignoti, Il vigile, Il commissario, Io la conoscevo bene. >>> A Colonia, l'8 giugno, l'Istituto Italiano di Cultura - in collaborazione con il Festival Sommerblut 2019 - organizza presso l'Odonien, "I nove comandamenti": una rappresentazione sul Dio denaro, a cura del Teatro italiano Due Mondi di Faenza.

>>> Christian Greco Direttore del Museo Egizio


Televisione / Musica

GOMORRA E IL VOLTO DI NAPOLI La quarta stagione della popolare serie televisiva in onda su Sky è tutt'altro che uno spot alla camorra di Manuela Carzo

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andata da poco in archivio la quarta stagione della popolare serie Gomorra, anche questa volta con grande successo. In queste nuove puntate Genny Savastano cerca di cambiare vita per dare un futuro sicuro e onesto al figlio Pietro. Prima di andare via però Genny raduna i capoclan della zona e fa un accordo per spartire le zone e mantenere la pace a Napoli in piena equità. Poi lascia i suoi affari in mano a Patrizia, alla quale affida il potere e la piazza di spaccio di Secondigliano. Per la prima volta vuole fare affari fuori da Napoli, arriva addirittura nella City a Londra per realizzare il suo nuovo progetto: costruire un secondo aeroporto a Napoli. Gli equilibri però cambiano, la guerra ricomincia e a poco a poco, episodio dopo episodio i personaggi principali escono fuori di scena. In questa quarta stagione si avvicendano cinque registi diversi: Francesca Comencini firma i primi quattro episodi, Marco D'Amore, ormai fuori dal cast, passa dietro alla macchina da presa e dirige il quinto e il sesto episodio. Enrico Rosato e Ciro Visco, aiuto regista nelle stagioni pecedenti, dirigono dal settimo al decimo episodio e infine a Claudio Cupellini sono affidate le ultime due puntate. Fin dalla prima stagione Gomorra è stata oggetto di polemiche perchè considerata a rischio di emulazione da parte dei ragazzini attratti dalla ricchezza, dal potere, dal fascino del

crimine e dall'orrore della mancanza di pietà dei personaggi. Due importanti magistrati, il procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho e il procuratore di Catanzaro Gratteri, accusano la serie di avere "umanizzato eccessivamente il mondo del crimine organizzato" poiché "offre una rappresentazione folkloristica dei clan, una rappresentazione pericolosa perché distoglie l’attenzione dall’attuale configurazione delle camorra". Ma se si legge bene fra le righe e ci si immerge con attenzione nella vita che si è costretti a condurre in questi ambienti, sarà lampante la solitudine, la mancanza di amicizie sincere, i tradimenti sempre in agguato. Si comprende subito che le vite vissuta fra arredamenti dorati e armi sono prive della vita stessa. Nella quarta serie è chiaro che il peso di un cognome pesante, come quello di un boss della camorra, è un marchio a fuoco che ti uccide due volte: la prima volta sono i nemici, la seconda volta la società civile. Anche se si decide di cambiare vita i figli con lo stesso cognome portano pesante eredità. Non importa quanti soldi si siano accumulati e quanto fastoso sia l'arredamento della villa in cui si vive: Genny Savastano finisce comunque latitante in uno squallido bunker. Anche l’attore Toni Servillo, in occasione della cerimonia per il conferimento della cittadinanza napoletana, ha affermato: «Credo che le cose, se sono fatte bene, sono legittime e non credo nelle censure preventive». ●

DA ASCOLTARE: GIUDA Nel primo numero di Magma presentavamo alcuni gruppi e artisti italiani di spessore internazionale, tra cui i romani Giuda. Da allora la formazione capitolina ha consolidato il suo status con innumerevoli tour in Europa e quattro tournée negli Stati Uniti. C'era grande attesa per il loro quarto album, anche per capire l'evoluzione musicale del gruppo, dopo una serie di esaltanti prove votate a un mix tra glam e punk-rock. Se si esclude "l'antipasto" del 45 giri Rock'n'Roll Music dello scorso anno, i Giuda si sono presi quattro anni di tempo per dare forma al loro

nuovo lavoro che si discosta in maniera netta e sorprendente dai dischi precedenti, a dimostrazione di una rinnovata verve creativa del quintetto romano. "E.V.A.", acronimo che sta per Extra Veicular Activity, mostra un'inedita fascinazione per lo spazio declinata attraverso una serie di brani infarciti tanto di elettronica vintage quanto di quella che la band chiama "proto-disco suonata in vena punk". Ed ecco arrivare una serie di brani perfetti non solo per i club rock ma anche per il dancefloor come Interplanetary Craft, Cosmic Love e Junk. Roberto Calabrò

>>> E.V.A. La cover del quarto album dei Giuda

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Qui Berlino

QUI BERLINO Il Padiglione Germania della Biennale di Venezia si presenta a Berlino

di Marco Gobbetto Dall'11 maggio al 24 novembre avrà luogo la nuova edizione della Biennale Arte a Venezia. In un’affollata conferenza stampa tenuta all’Ambasciata Italiana di Berlino, il presidente della Biennale, Paolo Baratta, il curatore della sezione Arte, Ralph Rugoff, e Franciska Zòlyom, curatrice del Padiglione tedesco, hanno presentato il programma definitivo della prestigiosa esposizione d’arte veneziana, con un focus dedicato al Padiglione tedesco. Quest’anno la Biennale Arte di Venezia si intitolerà May You Live In Interesting Times. La scelta di presentare il programma proprio a Berlino non è casuale perché, come ricorda Baratta «proprio in questo stesso luogo, ormai vent’anni fa, avevo presentato la mia prima Biennale come presidente e, lasciatemelo dire, sono stati veramente dei tempi interessanti». Alcune settimane prima dell’evento all’Ambasciata italiana, Franciska Zòlyom, aveva presentato a Lipsia ciò che il pubblico avrebbe potuto vedere nello spazio espositivo tedesco all’interno dei Giardini della Biennale. «Le opere e le installazioni che verranno esposte nel Padiglione Germania saranno realizzate dall’artista Natascha Süder Happelmann, una delle più importanti esponenti dell’arte contemporanea». Poco si sa della vita privata di quest’artista, che alla conferenzastampa di Lipsia si è presentata indossando una maschera in cartapesta. Quello che sappiamo è che,

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come dichiarato dalla Zòlyom, «lo spazio espositivo è stato realizzato dalla Happelmann con il supporto del Kooperative für Darstellungspolitik che ha realizzato alcune ricerche su problemi culturali e politici all’interno della sfera pubblica, un lavoro che è alla base delle installazioni che saranno presenti nel Padiglione e che vogliono stimolare anche un dibattito pubblico. Grande importanza è stata data anche all’aspetto sonoro, con il coinvolgimento di sei compositori, ognuno esponente di diversi generi musicali». Sarà, quindi, un’esposizione che attraverso diversi medium artistici vuole fare riflettere sui tempi che stiamo vivendo, interessanti ma anche estremamente complicati. «Il titolo della nuova edizione può essere interpretato come una sorta di maledizione, dove l’espressione "tempi interessanti" evoca l’idea di un periodo stimolante, ma anche minaccioso. Ma potrebbe anche essere un invito a osservare attentamente il corso degli eventi nella loro complessità. Un invito che appare particolarmente importante in tempi in cui la semplificazione sembra prevalere, generata dal conformismo e dalla paura» ha dichiarato Baratta. Ralph Rugoff ha invece affermato che «le opere d’arte devono da una parte sviluppare piacere in chi le guarda, dall’altra devono anche sviluppare un pensiero critico nello spettatore».

Le opere d'arte devono suscitare piacere ma anche sviluppare un pensiero critico nello spettatore

IMPRESSUM MAGMA

Il nuovo magazine per gli italiani in Germania Direttore: Roberto Calabrò Redazione: Manuela Carzo Veronica Cesarco Elisa Occhipinti Hanno collaborato: Paolo Cocuzza Marco Gobbetto Francesca Polistina Stampa Poster Print Cologne V.i.S.d.P. Roberto Calabrò Balthasarstr. 57 50670 Köln e-mail: redazionemagma@gmail.com Facebook facebook.com/magma2016 Web issuu.com/magmamagazine1


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