aprile - maggio 2018
No 8
Il nuovo magazine per gli italiani in Germania
>>> LOTTA ALLE MAFIE Incontro con don Ciotti Luciana Caglioti, giornalista e attrice di "Libera" >>> INTERVISTA
>>> CULTURA
L'ultimo romanzo di Montemarano
>>> ARTE Il nuovo museo della Street Art
>>> QUI BERLINO La rubrica a cura di Berlino Magazine
EDITORIALE UN ALTRO MONDO Arriva la primavera e arriva anche un nuovo numero di Magma. Nell'incertezza politica che domina i nostri tempi, in Italia, in Europa e nel mondo, con i venti di guerra che spirano dalla Siria, abbiamo scelto di non raccontare temi di stretta attualità - per quello ci sono sempre Internet e la stampa quotidiana - ma di prestare ancora una volta attenzione a ciò che arriva dal mondo della cultura e della società civile. Cultura è la parola chiave. Avere una visione del mondo basata sul confronto e sul dialogo, non su pregiudizi che si fanno barriere, steccati, montagne insormontabili da superare. Che allontanano gli esseri umani dagli altri esseri umani. La cultura è la chiave di volta per rilanciare un pensiero umanistico e una nuova visione dell'Europa che sia unione di popoli e non solo di merci e capitali. Ecco perchè, in questo numero di Magma, troverete articoli che riguardano il mondo che ci circonda visto attraverso il filtro del giornalismo, della letteratura, dell'arte e della musica. Buona lettura a tutti.
L'autore di "Gomorra" a lit.COLOGNE
SAVIANO: PER LE MAFIE ITALIANE LA GERMANIA È L'ELDORADO Alla celebre rassegna letteraria di Colonia lo scrittore "attacca" il sistema tedesco di MANUELA CARZO
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rriva puntuale, come sempre sotto scorta, Roberto Saviano, nel suo classico vestito grigio scuro accompagnato da una calma serafica e apparentemente rassegnata. Siamo in una ex fabbrica costruita nel 1882, ristrutturata con i tubi e mattoni originali a vista, e impreziosita da magnifici lampadari con gocce di cristallo. Sul palco solo l'autore di "Gomorra", l'interprete, il moderatore Markus Feldenkirchene e l’attore Mohamed Achour per la presentazione de
"La paranza dei bambini", l'ultimo libro di Saviano uscito nel 2017 per Feltrinelli. Tra il pubblico molti italiani e moltissimi tedeschi che seguono con curiosità e interesse la vita di questo giovane giornalista sotto scorta dal 2006. E infatti lo sottopongono a un fuoco di fila di domande che spaziano dalla vita privata alle elezioni politiche perchè l’Italia, per i tedeschi, è una terra non solo ricca di arte, cultura e buon cibo, ma anche di illogicità, assurdità e contraddizioni. →
Quale migliore occasione, quindi, per porre domande sui temi più vari a Saviano che ormai in Italia è interpellato non solo sulla criminalità organizzata, ma su qualsiasi argomento di costume e cultura in televisione e sulla carta stampata? «La mia situazione è stata un unicum in Italia, perchè moltissimi scrivono su questo argomento. Ma gli occhi dei lettori di "Gomorra", il mio primo libro, hanno fatto si che si attirasse l’attenzione su di me. Il potere della lettura. Non sono diventato un bersaglio perchè ho rivelato chissà quali segreti inconfessabili.Quello che è successo a me è diventato argomento di dibattito nazionale e internazionale. Molto più grave è quello che è successo ai due giornalisti uccisi a Malta e Bratislava, ma la notizia sta passando in sordina a livello internazionale, a parte qualche titolo sui giornali subito dopo gli eventi». Lo scrittore campano continua: «Non sono stupito, mi aspettavo una tragedia del genere perchè l’Europa è invasa dalle mafie. Dopo la caduta del muro la criminalità organizzata ha iniziato a comprare a prezzi stracciati ristoranti, locali notturni e persino garage». Il pubblico è silenzioso. Le parole appena pronunciate sono pesanti come macigni, riguardano la Germania e gli spettatori si chiedono dove Saviano voglia andare a parare. «La Germania in gergo mafioso è chiamata l’Eldorado perchè, non avendo riconosciuto ancora questa realtà e continuando a pensare che il fenomeno mafioso non la riguardi, non controlla i soldi che entrano regolarmente nel suo territorio. Non solo attira i capitali, ma è il posto ideale per far trascorrere la latitanza ai mafiosi italiani ma anche russi e bulgari. Non c’è controllo, nella legislazione tedesca non sono previsti reati di mafia, la polizia non lavora in rete con la polizia di altri paesi europei che invece hanno già preso atto che il fenomeno riguarda tutti. Se la Germania continuerà a essere un porto franco, la mafia non potrà mai essere sconfitta». In sala cala il gelo, meglio cambiare argomento e focalizzarsi su domande meno dolorose per i tedeschi: ad esempio chiedere informazioni sull’ambiente in cui lo scrittore è cresciuto, su "Gomorra", il suo primo libro tradotto in più di 50 lingue. «Da piccolo i morti in terra non mi generavano spavento ma tragedia, perchè ti misuri con la sofferenza. Andavo a vederli perchè mi sentivo grande e a quell’età, in quei posti credi sia una tappa da percorrere per crescere, per diventare adulto. In molti bunker di camorristi hanno trovato "Gomorra" e la ragione è che studiavano la
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struttura dell’organizzazione e apprendevano passaggi che neanche loro conoscono perchè sono piuttosto articolati. Avere una specie di manuale per migliorare e contemporaneamente capire quali intuizioni io possa aver avuto e rivelato alle forze dell'ordine. La cosa affascinante da scoprire è stato il loro mondo di piccoli gesti e segnali, un linguaggio in codice che se non conosci può passare inosservato. Ho imparato seguendo i processi infiniti in cui ero coinvolto. Uno addirittura è durato dieci anni. Per capire la giustizia italiana vi racconto una metafora: un bambino di otto anni rompe un oggetto prezioso a casa. La mamma nell’immediato non dice nulla ma gli tira uno schiaffo quando il bambino ne compie 25». Scatta la risata in sala, amara per gli italiani, di liberazione per i tedeschi: questa volta la critica non li riguarda. Sulla scia del buon umore Feldenkirchene afferma che i soprannomi nell’ambiente mafioso sono importanti. Chiede a Saviano se anche lui ne abbia uno. «Il soprannome nella criminalità organizzata è un valore aggiunto. Io ne ho due, pagliaccio e melone, per via della forma della mia testa». Viene poi il momento di parlare de “La paranza dei bambini - Der Clan der Kinder”, l’ultimo libro di Saviano già diventato un nuovo successo editoriale. «In questo libro ho raccontato storie vere. Ho creato i personaggi ispirandomi ai bambini che gestiscono i soldi e le piazze di spaccio. Sento una profonda tenerezza perchè se a quindici anni sono così non può essere solo colpa loro. Le loro aspirazioni sono quelle di tutti i ragazzini del mondo cioè fare soldi, non importa se con Youtube o con lo spaccio. Hanno capito che se con piccoli furti riescono a racimolare 5.000 euro, investendoli in cocaina e vendendo sul mercato internazionale in un anno posso arrivare a guadagnarne un milione. Sempre se riescono a sopravvivere e a non essere uccisi dal clan nemico». Infine una domanda sul suo futuro. Per lo scrittore «è difficile da immaginare perchè a volte ho la sensazione di avere sbagliato tutto. Una parte di Italia e di Napoli mi è ostile. Sono animato da un sentimento tossico che è la vendetta per tutto quello che ho subito. La mia vendetta è continure a scrivere perchè tutti possano capire che abbiamo lo stesso identico problema. Potete essere di qualsiasi colore politico e nazionalità, ma la lotta alla mafia deve unire tutti per rendere più umana la moderna economia capitalista». ●
La Germania, in gergo mafioso, è chiamata l'Eldorado perchè è il paese ideale per attrarre capitali mafiosi e garantire impunità ai criminali
La Valigia di Cartone
Colloquio con la giornalista di Radio Colonia
LUCIANA CAGLIOTI Una delle voci più popolari di Radio Colonia in Germania ha anche coronato il sogno di lavorare come attrice di Vittoria De Leo Dottoressa Caglioti, ci racconti la sua Germania. Quando è arrivata e perchè? >>> La mia prima volta in Germania risale agli anni dell'adolescenza. Studiavo in un liceo linguistico molto conosciuto di Milano e a quindici anni colsi al volo l'opportunità di trascorrere un'estate a casa della sorella di una mia amica al mare del Nord sia per studiare la lingua che per allontanarmi dalla famiglia che era una necessità tipica della mia generazione. Ci tornai ancora nelle estati successive e mi innamorai sempre di più della cultura e della letteratura tedesca. Mi innamorai anche di un ragazzo che viveva a Monaco e, finito il liceo, mi trasferii da lui in Germania. Da Monaco mi spostai a Colonia nella primavera del 1983 e mi iscrissi all'università. Da allora non sono più tornata in Italia. Come è cambiata la Germania e il suo rapporto con il paese in questi anni? >>> A dirlo adesso quasi non ci si crede, ma i miei primi anni in Germania sono stati difficili perchè c'era molta discriminazione. Ancora a metà anni Ottanta c'era un razzismo incredibile. Il fatto di essere italiana mi impediva di trovare casa o un lavoro decente. Potrei raccontare decine di aneddoti che testimoniano la chiusura dei tedeschi nei confronti degli stranieri. Facevo dei lavoretti per potermi mantenere agli studi ma niente di importante. Non mi sentivo per nulla integrata. Il cambiamento è avvenuto quando ho iniziato a collaborare con la redazione del WDR. Dapprima in maniera saltuaria, poi con un contratto a tempo indeterminato. A partire da quel momento anche la mia percezione della Germania è cambiata e pure in maniera netta.
internazionali e che le hanno in casa. Oltre a essere una speaker di Cosmo Radio Colonia, in Germania ha anche realizzato il sogno di diventare attrice... >>> Quando vivevo in Italia, a diciotto anni, avevo iniziato a fare la comparsa alla RAI ed ebbi una particina in uno sceneggiato televisivo. Mio padre non volle che continuassi e per me fu una grande frustrazione. Avrei voluto fare una scuola di teatro, magari al "Piccolo". Una volta trasferita in Germania ho realizzato un altro sogno, quello di diventare giornalista. Mentre il sogno nel cassetto di diventare attrice si è realizzato verso i 40 anni. Lasciai il WDR, continuando però a collaborare come >>> Luciana Caglioti freelance con una rubrica di satira chiamata "Caro Diario", come il film di Moretti, mentre Lei è una delle voci più popolari di Radio Colonia, il programma in nel tempo libero mi misi a scrivere lingua italiana del WDR. Cosa si prova a una piéce di cabaret in tedesco raccontare l'Italia a chi vive in intitolata "Risotto all'italiana" che è Germania? Quali le difficoltà e quali andata in scena dal 2008 al 2014. Da allora sono venute fuori delle altre invece le soddisfazioni? >>> Le soddisfazioni sono molte. collaborazioni, ad esempio nel film Quando ad esempio incontri dei "Romeos" dove ho avuto la parte di giovani che ti dicono di ascoltare una mamma italiana di un ragazzo gay. regolarmente il programma e che O una fiction televisiva, "Bella le nostre informazioni e notizie li Germania", che andrà in onda nelle hanno aiutati ad ambientarsi meglio o prossime settimane sullo ZDF in quando sai che i tuoi vicini di casa set- cui interpreto il ruolo di una donna tantenni non si perdono una puntata. siciliana arrivata in Germania negli anni Non trovo alcuna difficoltà a raccontare Sessanta. l'Italia e la Germania agli italiani, Per finire, che consiglio vuol dare ai piuttosto ho ancora grandi difficoltà tanti italiani che stanno arrivando in a far comprendere l'Italia ai tedeschi. Germania? Ci sono ancora molti stereotipi che >>> Imparare presto e bene il tedesco, sopravvivono, soprattutto sulla politi- che rimane la vera barriera d'ingresso nella società e nel mondo del lavoro. ca o sulla mafia. I tedeschi non hanno ancora capito la nostra politica, E poi avere molta pazienza, non solo il nostro sistema paese e non con la lingua ma anche con la comhanno ancora compreso che le prensione della cultura tedesca che è mafie non sono un fenomeno molto diversa dalla nostra. L'approccio italiano ma delle grandi organizzazioni giusto è restare aperti e curiosi.
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Lotta alle mafie
Il fondatore di "Libera" in Germania per due incontri organizzati da ItaliaAltrove
DON CIOTTI: CONOSCERE PER CAMBIARE Le mafie invadono l'Europa, Germania inclusa. Come essere cittadini attenti e consapevoli? di Roberto Calabrò
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un tornado dall'energia contagiosa: don Luigi Ciotti, 72 anni, fondatore del gruppo Abele e presidente di "Libera", il coordinamento nazionale delle associazioni antimafia, è in Germania per due incontri, a Düsseldorf e Francoforte, organizzati dall'associazione ItaliaAltrove. Ha un messaggio e una testimonianza da portare. Il messaggio: le mafie sono tra di noi, anche qui in Germania, dobbiamo prenderne atto e combatterle insieme nella vita di tutti i giorni. La testimonianza è quella dura, difficile ma anche esaltante dell'esperienza di "Libera". Una rete di associazioni nata dopo le stragi di mafia del 1992 «per non lasciare sole le persone oneste e per non abbandonare la meraviglia della Sicilia in mano ai criminali». Per Don Ciotti - ma lui si schermisce: "chiamatemi Luigi, per favore" - «il cambiamento che ognuno di noi sogna è un cambiamento collettivo. Infatti oggi io rappresento un noi. Se qualcuno vi dice di seguirlo, che conosce la strada per risolvere i problemi, salutatelo e lasciatelo andare. Diffidate dai cavalieri solitari». Il cambiamento, la liberazione di intere parti di territorio dominate dalle cosche passa dalla conoscenza. «Dalla conoscenza, dalla scuola, da percorsi formativi. È la cultura che dà la sveglia alle coscienze, dobbiamo educarci a cogliere il positivo che c'è, illuminare le cose positive e chiedere conto delle cose che non vanno: è un atto d'amore verso la nostra terra».Cultura, conoscenza, informazione. Sono i tre pilastri attorno a cui costruire percorsi antimafia. Partendo da un dato di fatto: se le mafie sono nate e controllano capillarmente intere parti del sud Italia, il Nord non è immune dal contagio. Anzi. «I grandi affari, le mafie nate al Sud, li hanno sempre fatti al Nord e non da ora. Già nel 1900 don Sturzo diceva: "La mafia ha i piedi in Sicilia, ma forse la testa a Roma"». Ma ormai le organizzazioni criminali di stampo mafioso si sono estese a macchia d'olio creando ramificazioni in tutto il mondo. In Europa la presenza è capillare, invasiva e sottotraccia. «Le mafie italiane sono state abilissime a camuffarsi e a infiltrarsi nell'economia". Da qui don Ciotti inizia a
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snocciolare una serie di dati da lasciare senza fiato. E non mancano le critiche alla Germania: «Le mafie italiane sono le uniche nate all'interno dell'Unione Europea, le altre arrivano da altri paesi come Russia, Nigeria, Turchia, Cina. In totale in Europa agiscono 5000 organizzazioni criminali, molte anche piccole. Un dato che fa riflettere. Vari esperti hanno stimato che 7 su 10 operano a livello transazionale e arrivano a gestire traffici per 110 miliardi di euro, ossia l'1 per cento del PIL dell'Unione. Una cifra enorme. Ovviamente le mafie fioriscono nei paesi in cui la legislazione è più favorevole. Ad esempio in Germania dove non esiste il reato di associazione mafiosa». Ma come può il privato cittadino fare la sua parte in una battaglia che sembra persa? «Non facendo finta che il problema non ci riguardi. La consapevolezza è responsabilità: sono due cose inseparabili». Inizia da qui il racconto dell'esperienza di "Libera", di come in Italia si siano trasformati i terreni confiscati alle cosche in cooperative agricole, oppure le case dei boss in asili e centri per anziani. E nonostante le minacce, le intimidazioni, gli attentati, si va avanti, partendo dalle piccole cose. «Bisogna continuare a sognare anche
se a volte è dura. Come quando, ad esempio, ti mandano a fuoco il raccolto dopo un anno di lavoro. Ma non bisogna restare prigionieri della realtà, bisogna lavorare per il cambiamento». Infine don Ciotti rivolge un augurio ai ragazzi presenti in sala: «Riempite la vita di vita».
Il cambiamento che ognuno di noi sogna è un cambiamento collettivo. Diffidate dai cavalieri solitari
>>> don Luigi Ciotti,
fondatore di Libera e del gruppo Abele
Società
Ad Amburgo una squadra di calcio diventa un esempio di integrazione
NON SOLO FOOTBALL: LAMPEDUSA F.C. Un quartiere alternativo e una squadra in cui non contano il passaporto, l'età o il colore della pelle di Luca Paglia
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e vi trovate ad Amburgo non potete non passare per l'ormai storico quartiere di St. Pauli, cuore artistico della città, con una comunità fortemente coesa attorno a valori anarchici e di estrema sinistra. Istituzione kult del quartiere è l'Fc St. Pauli, la squadra di calcio bianco-rossa, con il teschio su ossa incrociate nel simbolo, icona punk, dove le partite aprono con Hells Bells degli AC/DC, e le reti vengono festeggiate con Song #2 dei Blur. L'ingresso al Millerntor-Stadion è vietato a qualunque tifoseria di estrema destra e la squadra, che milita in Zweite Liga, ha spesso più abbonati di molti team della Bundesliga. Poi però capita di intravedere sui campi di allenamento qualcosa di strano. Una squadra si allena e ha una divisa a strisce gialle e rosse, simile a quella del Lecce. Ma in Germania ci dicono essere colori impensabili da trovare su una maglia di calcio. C'è una ragione, così non bisogna spendere soldi inutili per la seconda maglia da trasferta. Non è questa l'unica stranezza: tutti i giocatori vengono dall'Africa occidentale. Qui sul mare del Nord, ma che squadra è? È l'FC Lampedusa. La storia comincia nel 2012, quando 3.000 rifugiati provenienti dalle coste libiche e sbarcati sull'isola siciliana, sono ospiti con lo status di “rifugiati” ad
Amburgo. Nel 2013 i fondi del programma di accoglienza finiscono e così i rifugiati dovrebbero tornare in Italia. Essi reagiscono manifestando l'intenzione di voler rimanere e ottengono il forte sostegno della comunità cittadina. Nasce così l'FC Lampedusa. Per far parte della squadra basta avere più di 16 anni. Non importano nulla nazionalità, etnia, orientamenti sessuali, né quanto si abbia intenzione di restare in Germania. Nemmeno se si hanno i documenti, non sono richiesti. A partire dal 2013 l'Fc St. Pauli mette a disposizione le proprie strutture, le proprie allenatrici e il sostegno economico, fino a quando, due anni e mezzo dopo, il 30 giugno 2015, “i due club decidono una fusione ufficiale, sia sul piano socio-politico che sportivo”, recita il comunicato stampa. A partire da questo periodo la squadra prende parte a tornei antirazzisti, amichevoli e incontri ufficiali, e gioca insieme e contro altre squadre di rifugiati. Ci sono, per fortuna, realtà simili in Europa: il Lione in Francia, l'Atletico de Pinto in Spagna, Liberi Nantes a Roma, lo United Glasgow Fc in Scozia, e lo Young Caritas Kafig League in Austria. E adesso anche l'FC Lampedusa-St. Pauli, il cui motto è "We are here to play – We are here to stay!". Siamo qui per giocare, siamo qui per restare.
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Letteratura
MARCO MONTEMARANO
Intervista all'autore del romanzo "Incerti posti": un confronto tra due generazioni con il parkour protagonista
di Elisa Gelsomino Occhipinti
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arco Montenarano già vincitore del Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza, è tornato da poco in libreria con il suo quarto romanzo "Incerti posti" (Morellini Editore): l´incontro tra due generazioni e due vite in bilico, tra la periferia romana e il Nord Europa. In cosa si assomigliano Antonio e Matteo, i due protagonisti di "Incerti posti"? >>> Tutti e due devono risolvere un dubbio o mistero decisivo nella loro vita. Matteo, il personaggio adulto, deve scoprire se davvero, nell’infanzia, ha provocato la morte di un compagno di giochi. Invece Antonio, il personaggio adolescente, deve scoprire chi è suo padre. Antonio per me è la colonna portante della storia, colui che in mancanza di modelli familiari si dà una sua morale – o meglio la trova nella disciplina del parkour – e che, oltre a dare una direzione alla propria esistenza, si incarica di rimettere in sesto anche quella degli adulti che lo circondano. Il tuo è il primo romanzo italiano a raccontare il parkour. Cosa ti affascina di questa disciplina? >>> Diverse cose. Prima di tutto i suoi aspetti utopici. I ragazzi e i giovani adulti che lo praticano sembrano coltivare un ideale di trasformazione del modo in cui l’uomo si muove attraverso lo spazio e percepisce il proprio ambiente, un’utopia
sperimentata sul proprio corpo. Un altro motivo di fascino è rappresentato dal fatto che si tratta di una di quelle attività giovanili che gli adulti nemmeno capiscono. Mi è tornata utile per “allontanare” ancora un po' il personaggio di Antonio dal mondo della sua famiglia di origine. A parte questo, può essere incredibilmente bello da vedere. Anche i luoghi sono tra i protagonisti del libro. Tu sei nato a Milano, cresciuto a Roma e residente da quasi trent´anni a Monaco: che rapporto hai con i luoghi della tua vita? >>> A volte mi muovo nei luoghi di oggi e vivo delle sovrapposizioni che mi riportano a luoghi di ieri. La realtà intorno a me sembra regredire. Un viale di Monaco si trasforma in una via della mia prima infanzia milanese. E la camera da letto del mio appartamento diventa molto simile a quella col letto a castello in cui dormivo da ragazzino a Roma e che condividevo con mio fratello. È un po’ come accade al protagonista di "Ubik", il romanzo di Philip K. Dick. Ora tu dirai: "Fatti vedere da uno bravo”. E forse hai ragione. Ma sfido chiunque sia emigrato e abbia rifondato la propria quotidianità in luoghi diversi da quelli di provenienza a dirsi esente da queste sovrapposizioni. I luoghi, come nel titolo del romanzo, diventano estremamente incerti. Labili.
IN LIBRERIA: MARCO PHILOPAT
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éguito ideale di "Costretti a sanguinare", il primo romanzo sul punk italiano uscito nel 1997, "I pirati dei Navigli" (Bompiani) prosegue l'opera di narrazione di Marco Philopat sull'epopea della scena antagonista italiana degli anni Ottanta. Un mondo che, purtroppo, non c'è più e che rivive nei ricordi di uno dei protagonisti di quegli anni difficili e intensi. Philopat, prima che scrittore ed editore (con Shake e Agenzia X), è stato un agitatore politico e culturale in anni in cui le tensioni sociali non venivano narcotizzate attraverso gli sfoghi sui social network, ma erano canalizzate in forme di lotta radicale.
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La militanza politica passava attraverso maniere di intendere la socialità e la vita alternative ai modelli prestabiliti. Il punk, non solo come musica e linguaggio, ma come stile di vita basato sull'autodeterminazione, fu l'elemento catalizzatore per il desiderio di ribellione allo status quo e la costruzione di un modello sociale "altro" per un'intera generazione. Ne "I pirati dei Navigli", Marco Philopat ci racconta di occupazioni e di assemblee in posti divenuti leggendari come il Virus, l'Helter Skelter, il Cox 18, e ci svela anche il lato umano, suo e dei suoi compagni di vita e di lotta. Roberto Calabrò
>>> I pirati dei navigli La copertina del nuovo romanzo di Marco Philopat
Arte - Musica
URBAN NATION A Berlino il primo museo al mondo dedicato alla Street Art di Sandra Ciarcianelli
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egli ultimi decenni l’arte di strada (o arte urbana, in inglese Street Art), ha invaso innumerevoli luoghi pubblici, spesso illegalmente, come se fossero delle immense gallerie a cielo aperto. La Street Art rappresenta una forma di protesta sociale e politica attraverso l’uso di differenti tecniche che spaziano dalle bombolette spray, adesivi artistici, proiezioni, stencil, utilizzo delle lettere, iniziata in molte città metropolitane a partire dalla fine degli anni Settanta e poi esplosa nei due decenni successivi. Notevole è stata la sua influenza sulla grafica pubblicitaria e sulle campagne di marketing: numerosi artisti, fotografi, poeti e graffitari usano già da tempo nuove tecniche e immagini per comunicare, in una forma più innovativa e immediata, alle grandi masse. La Street Art rappresenta una forma creativa esuberante e spettacolare, in continua evoluzione. Un fenomeno sociale e culturale che assume nuove forme a seconda del luogo in cui si sviluppa. Ciò che conta è la trasformazione della percezione dello spazio urbano in una nuova dimensione e prospettiva. A Berlino, in Muhlenstrasse, lungo il fiume Spree, si trova lo storico Berliner Mauer lungo più di un chilometro che ha spezzato in due la città per 28 anni (1961-1989) e oggi considerato la più grande galleria di pittura a cielo aperto del mondo, con i suoi graffiti e murales. Oggi quella parte di muro viene chiamata East Side Gallery e ha finito per consacrare la città a mecca della Urban Art. Proprio per questo non poteva che nascere a Berlino il primo museo al mondo dedicato alla Street Art. Il museo si chiama Urban Nation ed è ospitato in un vecchio palazzo del XIX secolo ristrutturato per poter accogliere le opere. La facciata esterna è come un'enorme tela su cui si avvicenderanno gli interventi di Street Art firmati da artisti famosi e non. Urban Nation conta già circa 150 pezzi e con la rotazione
periodica delle opere e degli artisti riuscirà a mantenere lo spirito democratico di questa espressione artistica nata sulla strada. La direttrice del museo, Yasha Young, è coadiuvata da un gruppo di street artist e di appassionati di graffiti, che garantiranno il dialogo tra le differenti culture in uno spazio dove ciascun artista potrà esprimersi liberamente senza correre il rischio di vedere cancellate le sue opere. All’interno della struttura, in cui sono stati pensati spazi per dibattiti, conferenze e workshop, si trova anche una biblioteca specializzata, con oltre 5000 volumi sulla Street Art donati dalla fotoreporter Martha Cooper che dagli anni Settanta documenta i mutamenti e le evoluzioni di questa forma d'arte urbana raccogliendo e archiviando minuziosamente pubblicazioni, fotografie e oggetti. >>> Urban Nation La sede del museo di Berlino dedicato alla Street Art
DA ASCOLTARE: BAUSTELLE
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opo appena un anno dall‘uscita del loro ultimo album "L‘amore e la violenza", i Baustelle, gruppo toscano ormai attivo da vent'anni, ritornano con "L‘amore e la violenza vol.2“. L‘ottavo album è venuto fuori carico di riferimenti, intimo e crudele. Evidentemente i Baustelle avevano troppo da dire, erano davvero ispirati per fermarsi. Un viaggio senza tempo e senza la paura di parlare di sesso e violenza, di relazioni allo sfascio, di mancanze e di rinascite: un concept che li contraddistingue e che attinge dall'immaginario cinematografico con
sullo sfondo una pellicola mangiata dal tempo. L‘amore è negativo, Veronica n°2, Il Minotauro di Borges, Violenza sono solo un assaggio: vale la pena ascoltare la sequenza magistralmente costruita che viene fuori dai solchi del vinile. Chapeau per Francesco Bianconi, chansonnier del gruppo che unisce l'originale slancio narrativo ai suoni synth-pop con un meccanismo perfetto. Magnifica e ipnotica la voce di Rachele Bastreghi, ancora una volta protagoniste le chitarre di Claudio Brasini.
>>> Baustelle "L'amore e la violenza vol.2" è il nuovo album della band toscana
Manuela Carzo
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Qui Berlino
QUI BERLINO Anche a Berlino il caro-affitti sta diventando un problema di Alessandro Campa
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onvenienza, composizione sociale mista e spirito di sperimentazione sono elementi che hanno reso attraente la capitale tedesca. Negli anni Berlino è diventata un grande centro di cultura alternativa tanto da invogliare migliaia di persone a trasferirsi qui. Nel 1990, in seguito alla riunificazione della Germania, questa città era letteralmente composta da edifici disabitati e grandi sezioni di territorio in disuso. Per incoraggiare lo sviluppo, gli amministratori locali hanno venduto appartamenti di proprietà governativa a investitori stranieri finanziando anche campagne di rinnovo urbanistico. Ciò ha fatto diventare Berlino una destinazione popolare all'inizio degli anni 2000 e allo stesso tempo terreno fertile per la speculazione immobiliare. L’anno scorso nella capitale tedesca sono arrivate 60.000 persone. La possibilità concreta di riuscire a trovare un lavoro e un futuro diverso dalla zona di provenienza rappresentano una causa dell’enorme affluenza di gente che ha popolato Berlino negli ultimi tempi. La continua ricerca di alloggi in cui risiedere non ha fatto altro che aumentare la speculazione soprattutto in alcune zone della capitale. I prezzi sono aumentati in quartieri di tendenza come Friedrichsain o Kreuzberg, dove nell’ultimo decennio gli affitti sono cresciuti dell’80%. I redditi a Berlino restano relativamente bassi, ma le richieste di alloggi statali aumentano soprattutto per i residenti di lungo periodo.
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È sempre più difficile riuscire a trovare una dimora stabile a prezzi ragionevoli e pare non esserci più un punto d’equilibrio tra l’offerta e la domanda di alloggi. La situazione non sembra migliorare. Anzi, è sempre più alto il rischio che la speculazione edilizia continui senza sosta e vada a colpire altre zone di Berlino non ancora interessate da questo fenomeno. Nel giro di pochi anni Berlino potrebbe diventare una metropoli al pari di tante altre dal punto di vista del costo della vita, perdendo così la sua esclusività e particolarità di capitale low cost. In una tipica città a forte tendenza capitalista, l’innalzamento dei prezzi rappresenta la normalità, ma la maggior parte della popolazione berlinese non è favorevole a questo rapido cambiamento. I movimenti cittadini per il diritto alla casa organizzano sempre più frequentemente manifestazioni per ribadire il concetto che le persone possano ottenere dei contratti di locazione a prezzi accettabili. Altrimenti vi è il rischio di creare una specie di situazione da banlieu parigina, in cui molti distretti extraurbani finiranno con l'essere degradati e caratterizzati da un alto tasso di criminalità. Chi risiede a Berlino, chiaramente, non vuole un'involuzione della città in questo senso. A essere in gioco nell'attuale dibattito è il cuore stesso della città. berlinocacioepepemagazine.com
Berlino sta perdendo la sua peculiarità di capitale europea low cost. C'è chi specula sulla accresciuta domanda abitativa
IMPRESSUM MAGMA
Il nuovo magazine per gli italiani in Germania Direttore: Roberto Calabrò Redazione: Manuela Carzo Elisa Occhipinti Gelsomino Hanno collaborato: Alessandro Campa Sandra Ciarcianelli Vittoria De Leo Luca Paglia Progetto grafico Sandra Theumert / Fotolia Stampa Poster Print Cologne V.i.S.d.P. Roberto Calabrò Balthasarstr. 57 50670 Köln e-mail: redazionemagma@gmail.com Facebook facebook.com/magma2016 Web issuu.com/magmamagazine1