Il MAG presenta il rinnovato allestimento della Galleria Civica G. Segantini di Arco, prima tappa del progetto Segantini e Arco. Avviato nel 2014 nell’ambito della collaborazione con il Mart di Rovereto, il progetto intende valorizzare la città di Arco come luogo segantiniano, inserendo la Galleria Civica al centro di una rete di relazioni con le principali istituzioni che conservano opere di Segantini e con gli studiosi che si occupano dell’artista. Le sale della Galleria, situate nel seicentesco Palazzo Panni e riportate alla luce nella bellezza dell’architettura originale, si mostrano in una nuova esposizione permanente che comprende dipinti, opere di grafica e documenti storici sull’artista di proprietà del Comune di Arco, del MAG e del Mart, materiali che intendono ricostruire la vicenda artistica di Segantini inquadrandola nel contesto culturale locale contemporaneo all’artista. Dalla prospettiva locale la pittura di Segantini si apre al mondo grazie a una nuova sezione interattiva, vera novità dell’allestimento, che posiziona Arco, città natale dell’artista, al centro di un circuito internazionale che fa capo a musei e istituzioni pubbliche in tutto il mondo che possiedono opere di Segantini. Grazie alle nuove tecnologie sarà così possibile compiere un viaggio virtuale che da Arco attraversa tutti i continenti per mostrare la presenza dell’artista nelle grandi collezioni internazionali. Nuove postazioni multitouch consentiranno, inoltre, di accedere al ricco patrimonio documentario sul pittore conservato nei fondi archivistici di MAG, Mart e della Biblioteca civica “B. Emmert” di Arco, dove è depositata la prima monografia su Giovanni Segantini scritta da Franz Servaes nel 1902, Giovanni Segantini. Sein Leben und sein Werk, di cui il MAG presenta in questa collana la traduzione italiana a cura di Andrea Pinotti e Alessandra Tiddia.
In collaborazione con
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A cura di Alessandra Tiddia
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Intorno a Segantini 9
Alessandra Tiddia
Segantini.map e Segantini.doc 60 Cristian Pozzer
Time Line 64 Annalisa Bonetti
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Intorno a Segantini Alessandra Tiddia
Paolo Troubetzkoy Ritratto di Giovanni Segantini (1896) gesso, 110 x 75 x 50 cm Riva del Garda, Museo
Intorno a Segantini è la parola chiave di un progetto di ricerca che intende eleggere Arco, la Galleria Civica G. Segantini e quindi anche il Trentino, come luogo segantiniano, inserendolo in una sorta di circuito virtuale che comprenda altri luoghi custodi di opere e memorie legate a questo artista. Arco si candida naturalmente come sito segantiniano in quanto luogo d’origine della sua vicenda biografica (Segantini vi era nato nel 1858), quella di un artista inquieto, nomade che da qui si era spinto fino alle alte quote di Maloja, in Svizzera, ma con un’attenzione costante verso il suo Trentino, verso il luogo dove era nato, tanto da inviare nel 1896 un disegno a sostegno della popolazione di Tione, devastata da un incendio, o da devolvere l’eredità materna nei confronti dei poveri della sua città natale. Fu Arco del resto a commissionare a Leonardo Bistolfi il secondo monumento a Segantini (il primo era a Saint Moritz), e a tentare nel 1958, in occasione del centenario della nascita, la prima grande mostra monografica. Arco diventa così uno dei tanti punti attivi e cliccabili di una mappa interattiva al centro dell’odierna esposizione: la Segantini.map racconta come a suo tempo le opere di Segantini siano state reclamate dalle più importanti esposizioni museali internazionali, i cui siti sono oggi visibili a pieno schermo così come le opere di Segantini ivi custodite, restituite in una sorta di catalogo interattivo in grado di rispondere a vari criteri di ricerca (per anno, per soggetto, per luogo, ecc.) La Segantini.map visualizza però anche quella rete capillare che ci dà conto della fama e dell’interesse che le opere di questo grande artista erano riuscite a suscitare nelle più grandi raccolte internazionali, da Monaco, a Zurigo, Vienna, Liverpool, San Francisco, Amburgo, Berlino, Dresda, Roma, Sidney, Basilea, 9
Leonardo Bistolfi La bellezza liberata dalla materia, (1908) gesso, 44 x 44,5 x 28,5 cm Rovereto, Mart
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Lipsia che già all’indomani della sua scomparsa vengono registrate dalla critica (le cita Bresciani nella sua commemorazione ad Arco nel 1899 ) come luoghi che raccolgono i capolavori del maestro. Intorno a Segantini significa anche una mappatura di studi e ricerche, documenti e testimonianze relative alle sue relazioni 1
Leonardo Bistolfi Allegoria, (1906-1907) bronzo, 41,3 x 56 cm Rovereto, Mart
1 T. Bresciani, Giovanni Segantini. Conferenza tenuta in Arco nel febbraio dell’anno 1899, Emmert, Arco 1899.
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con i protagonisti della scena artistica e intellettuale del suo tempo, su tutte quella con Vittore e Alberto Grubicy, ampiamente documentata nei fondi archivistici del Mart, ma anche immagini, di lui e della sua famiglia, delle sue opere riprodotte in facsimile o in cartolina, a riprova di una fama e di un successo a cui concorse la diffusione delle immagini dei suoi quadri ma anche la divulgazione della sua poetica, grazie a monografie d’eccellenza come lo splendido volume redatto da Franz Servaes nel 1902 su commissione dello Stato Asburgico, con la copertina disegnata da Koloman Moser e tradotto per la prima volta in italiano in questa occasione. Siamo partiti con richiamare e organizzare alla fruizione le varie documentazioni segantiniane di tre enti, MAG, Mart e Biblioteca Civica “B. Emmert” di Arco, a cui speriamo in futuro si aggiungeranno altre voci, sia provinciali, che nazionali, o dei musei che conservano opere di Segantini. Lo start up di quest’appello può essere considerato la giornata di studi “Scritture d’alta quota” organizzata nella sede della Galleria Segantini, che vedrà l’ampia e qualificata partecipazione di studiosi italiani, austriaci e svizzeri. Oggi tutti questi documenti, accanto ad alcune immagini di Arco nelle foto d’epoca provenienti dalle raccolte del MAG, vengono resi disponibili alla fruizione del pubblico, in forma gratuita e accessibile, attraverso degli strumenti interattivi, che grazie alla tecnologia del touch screen consentono di avvicinare tasselli storiografici, delle tracce di memoria utili a ricostruire le vicende legate a Segantini e ad Arco. Queste postazioni, le Segantini.doc, intendono aprire la ricerca segantiniana a nuove modalità, nuovi sguardi e nuove prospettive, e forse anche a nuove tipologie di pubblico, penso soprattutto a quello dei giovani, e tentano di sostanziare un progetto che riunisca in sé tutte le potenzialità di ricerca relative a fonti e documenti provenienti da archivi diversi, intorno a una parola chiave: Segantini. L’auspicio è che da questo progetto si possano avviare nuove direttrici di ricerca legate a Segantini, alla sua tecnica pittorica, alle tematiche da lui percorse, alle relazioni con il suo tempo e con il nostro, che possano fungere da spunti per futuri sviluppi non solo in ambito storico, ma anche in quello della contemporaneità. Accanto alla ricostruzione virtuale di un ideale circuito segantiniano, accanto ai documenti e alle immagini restituite grazie ai touch table, il percorso espositivo inserisce le opere di Segantini, quelle vere, provenienti dal Mart, dal Comune di Arco e dalla Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, in dialogo con dipinti, sculture ed opere su carta di artisti trentini e non, suoi contemporanei, come Andrea Malfatti, Eugenio Prati, Bartolomeo Bezzi, Vittore Grubicy. Si tratta di opere pressoché coeve e in molti casi, come vedremo, prossime per sensibilità e tematiche alla produzione segantiniana.
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Giovanni Segantini Il campanaro, (1879-1880) olio su tela, 140 x 70 cm Rovereto, Mart
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Giovanni Segantini Autoritratto all’età di vent’anni, (1879-1880) olio su tela, 35 x 26 cm Arco, Comune di Arco
Eugenio Prati Ritratto di Andrea Malfatti, (1871/1874) olio su tavola, 33 x 27,5 cm Rovereto, Mart
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“Il vero è dentro l’anima e fa parte dell’idea” Prati, Malfatti e Bezzi rappresentano i punti apicali della cultura figurativa in Trentino fra ’800 e ’900. Essi furono chiamati a rappresentare la produzione artistica del Trentino alle grandi esposizioni nazionali di Milano, Torino, Firenze e Roma (1883), e poi Venezia, dal 1887. A molte di queste prese parte anche Segantini. Questi artisti condivisero, seppur con modalità differenti, quel processo evolutivo che traghettò le istanze realiste del linguaggio figurativo ottocentesco verso un nuovo orientamento, quello simbolista, per raggiungere quell’“arte dell’avvenire”, per usare le parole di Segantini, dove “il vero è dentro l’anima e fa parte dell’idea”. Per tutti loro Milano rappresentò, fra gli anni Settanta e gli anni Ottanta dell’Ottocento, un luogo importante di riferimento. Malfatti ci era arrivato nel 1874, anche Bezzi vi risiedeva, come rivela la nota in calce al catalogo della mostra romana del 1883 (“residente in via Gavasso 11”), Prati vi esponeva con assiduità, Segantini vi rimase fino al 1881, tornandoci poi in varie tappe. A Milano, Andrea Malfatti (nato a Mori nel 1832) aveva esordito come scultore nel 1872, all’Esposizione di Belle Arti, dove aveva presentato due marmi di soggetto patriottico, Roma liberata e l’Emancipazione; nella stessa occasione anche Prati (classe 1842, quindi 16 anni più vecchio di Segantini) si presentava per la prima volta al pubblico con il dipinto intitolato Donna romana. Bezzi esordì nel 1876 alla Triennale di Brera. Pochi anni prima, nel 1875, un giovane Segantini aveva cercato nello studio milanese di Luigi Tettamanzi una possibilità per sottrarsi ad una vita da vagabondo, e l’iscrizione all’Accademia di Brera, frequentata fra il 1875 e il 1877, si rivelò occasione propizia per far conoscere il suo talento, che lo impose prestissimo all’attenzione di critica e mercato, e dei fratelli Grubicy, fin dal 1879, quando alla mostra dell’Accademia presentò Il coro di Sant’Antonio. In seguito all’incontro con Vittore Grubicy de Dragon Segantini partecipò all’Esposizione Internazionale di Amsterdam nel 1883, con Ave Maria a trasbordo che gli valse la medaglia d’oro. Prima di approdare all’intensità di luce e di sentimento dell’Ave Maria a trasbordo la pittura di Segantini aveva spaziato in vari generi, non solo allo scopo di sperimentare diverse modalità espressive, dal ritratto, alla scena di genere fino natura morta, ma anche per accontentare committenze eterogenee, che gli garantivano la sussistenza. 2
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2 Cfr. Scatti di pietra. Sculture di Andrea Malfatti tra Otto e Novecento, catalogo della mostra a cura di L. Dal Prà, L. Giacomelli, A. Tiddia, Provincia autonoma di Trento, Soprintendenza per i beni storico-artistici, Trento 2011. 3 Eugenio Prati verso il Simbolismo, in Eugenio Prati (1842-1907). Tra Scapigliatura e Simbolismo, a cura di G.Belli, A. Pattini, A. Tiddia, Silvana editoriale, Cinisello Balsamo 2009, pp. 44-55. 4 Per un primo quadro su Segantini a Milano si veda: M. Garberi, Segantini a Milano, in Segantini, catalogo della mostra a cura di G. Belli, Electa, Milano 1987 e il recentissimo A. P. Quinsac, Milano, le Alpi, il mondo, in Segantini. Ritorno a Milano, catalogo della mostra a cura di A. P. Quinsac, D. Segantini, Mazzotta - Skira ed., Milano 2014, pp. 47-65.
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Giovanni Segantini Natura morta con cacciagione, (1880-1881) olio su tela, 53 x 78 cm Rovereto, Mart
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Giovanni Segantini Ortensie, (1880-1882) olio su tela, 50,5 x 100,5 cm Rovereto, Mart Deposito Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto
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Le opere che oggi sono conservate rispettivamente nelle raccolte del Mart e del MAG offrono un saggio abbastanza esauriente della varietà tematica delle opere di questi anni, a partire dal suo Autoritratto all’età di vent’anni, un piccolo olio dipinto fra il 1879 e il 1880, oggi di proprietà del MAG grazie alla donazione di Felice Pasqué alla città di Arco nel 1958, in occasione della grande mostra commemorativa. Questo autoritratto mostra una freschezza espressiva, ligia al verismo accademico, che allo stesso tempo esprime un carattere fiero, romantico per quello sguardo tutto proiettato verso il futuro, per quella posa di trequarti, un unicum nella serie degli autoritratti successivi, vere icone di ieraticità assoluta, destinata a diventare emblema dell’autoritratto simbolista per antonomasia. Lo stesso piglio romantico e un po’ bohemien, oltre al taglio e alla posa simili, contraddistingue anche il ritratto che Eugenio Prati fa, fra il 1871 e il 1874, al giovane amico scultore, Andrea Malfatti (oggi nelle collezioni del Mart), poco prima della partenza di questi per Milano. In entrambi i dipinti cogliamo il riferimento a modelli ancora riferibili al primo Ottocento, e fra tutti il celeberrimo Ritratto di Canova di Thomas Lawrence (1815) replicato persino dal trentino Giustiniano degli Avancini, ma soprattutto la volontà, in Prati come in Segantini, di oltrepassare la dimensione fisica dell’effigiato per rivelare attraverso lo sguardo un’attitudine sognante, una disposizione a immaginare il futuro, una dimensione temporale che va oltre il momento della posa. Al biennio 1879-80 è ascritta anche un’altra opera di Segantini, Il campanaro, un dipinto della collezione di Giovanni Torelli, pervenuto nelle raccolte del Mart nel 1987, tramite acquisto. Qui l’artista si riallaccia alle atmosfere de Il coro di Sant’Antonio (1879) e persevera in una modalità aspramente criticata da Vittore Grubicy, che, riguardo al primo dipinto, aveva già espresso il suo parere negativo, riconoscendo in queste opere solo “un debutto semplice e ingenuo davanti al vero; pochi colori, molte osservazioni del chiaroscuro (…) Difetto – non parlando della figura - di avere scelto un ambiente tanto oscuro che in diverse parti del quadro non ci si vede più; cosa sbagliata perché ogni pennellata deve avere un valore apprezzabile, mentre il nero è la mancanza del colore e del valore.” Nel dipinto dai toni bruni e da un inedito formato, a quest’epoca, stretto e allungato, riusciamo con fatica a riconoscere la piccola figura del campanaro, di spalle e in controluce, ma soprattutto la cifra di un artista destinato a diventare il poeta della luce, quella rarefatta e cristallina d’alta quota. Questo registro cromatico di bruni e toni scuri viene mantenuto anche nel genere della natura morta, come ben dimostra la Natura morta con cacciagione (1880-81) qui esposta, acquisita dal Mart nel 2004 attraverso una sottoscrizione pubblica indetta dall’Associazione Arte per il Mart. Nella forza delle pennellate bianche e gialle che contrastano i toni 5
5 A. P. Quinsac, Segantini. Catalogo generale, Electa, Milano 1982, p. 394.
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Giovanni Segantini Madre che lava il bambino, (1886-1887) matita su carta, 195 x 150 mm Arco, Comune di Arco
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scuri e cupi che dominano la composizione si esprime una nuova consapevolezza: l’artista pare meno vincolato al dato realistico, al bisogno di suggerire un’ambientazione in favore di una duttilità pittorica apparentemente scomposta e casuale. La stessa casualità compositiva sembra tornare nell’olio raffigurante delle Ortensie (1880-82), deposito della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto presso il Mart dal 2003, giocato più che su una realistica disposizione dei fiori (il pannello può essere esposto sia verticale che orizzontale) sull’accostamento gradevole dei colori e sulla piacevolezza dell’insieme in virtù della sua funzione decorativa, in quanto parte di una serie di sei pannelli, oggi smembrati in varie collezioni. Nel 1883 Segantini partecipa insieme a Bezzi, Prati e Malfatti, all’Esposizione di Belle Arti in Roma 1883 . La recensione de “Il Raccoglitore” lo inserisce fra gli artisti trentini. Scorrendo il catalogo di questa esposizione, dove fra i nomi della giuria di accettazione c’erano i milanesi Filippo Carcano (per la pittura) e Donato Barcaglia (per la scultura), vediamo che Bezzi presentava ben cinque opere (Pescarenico, Mulini sull’Adige, Verona lungo l’Adige, Un mattino a Verona e Giornata d’autunno), mentre Prati mostrava due opere che lo avevano già affermato precedentemente, Il sequestro e Uva, vero brano di virtuosismo pittorico; Malfatti esponeva tre marmi che rivelano un doppio registro, quello più impegnato sul versante sociale con le due sculture “irredentiste” Giuditta e La schiava, e quello più mondano di Cura materna. Cura materna (o Primo Bagno), marmo realizzato nel 1878, e oggi nelle collezioni del Mart attraverso il deposito del Comune di Trento, rappresenta l’elaborazione di una scena di genere che aveva avuto una larga diffusione nell’ambito delle rappresentazioni veriste, soprattutto quelle che descrivevano affollati interni popolari con bambini e nutrici. Malfatti isola plasticamente la figura femminile, ripresa nell’atto di bagnare un neonato un poco renitente che le si aggrappa alle vesti, strillante: tale soggetto verrà replicato anche da Segantini in un dipinto realizzato verso il 1886, Il bagno del bambino (1886–87), oggi al Segantini Museum di Saint Moritz, di cui il Comune di Arco possiede un bozzetto a matita, Madre che lava il bambino (1886-1887), compreso nel percorso espositivo odierno. Segantini, che nel catalogo risulta residente in via San Marco 18 a Milano, viene citato come pittore di Ala (sic): espone ben cinque 7
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6 Cfr. E. Casotto, Natura morta con cacciagione, in Nuovi ospiti a Palazzo delle Albere. Donazioni e depositi del XIX secolo, catalogo della mostra a cura di A. Tiddia, Stella tip., Rovereto 2008, p. 24. 7 Cfr. Esposizione di Belle Arti in Roma 1883, catalogo della mostra, Tipografia Bodoniana, Roma 1883. In mostra espongono: Bezzi: Pescarenico p. 42, n. 15; Mulini sull’Adige, p. 42, n. 16; Verona lungo l’Adige, p. 42, n. 17; Un mattino a Verona, p. 59, n. 17 sala IX; Giornata d’autunno, p. 93, n. 1, sala XIX. Prati: Il sequestro, p. 56, n. 57, sala VIII; Uva, p. 92, n. 58, sala XVIII. Malfatti: Cura materna, p. 103, n. 33, sala B; La schiava, p. 124, n. 32, sala H; Giuditta, p. 127, n. 93, sala H. Segantini: Pittura sacra, p. 35, sala IV, n. 31; Tisi galoppante, p. 54, sala VIII, n. 16; Impressione di vento p. 59, sala IX, n. 37; Al guado, p. 62, n. 16; La ninetta del Verzè, p. 81, n. 60. 8 Andrea Malfatti, Giovanni Segantini, Eugenio Prati, in “Il Raccoglitore”, 5 giugno 1883.
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Andrea Malfatti Cura materna (Primo Bagno) (1880) marmo, 112 x 43 x 36 cm Rovereto, Mart
Gerolamo Induno Mendicante sotto la neve, (1880) olio su tavola, 27 x 19 cm Rovereto, Mart
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Josef BĂźche Contadinella altoatesina in costume, 1880 olio su tela, 63,5 x 50 cm Rovereto, Mart
lavori, anche se in sale diverse: Al guado, La ninetta del Verzè, Tisi galoppante, Impressione di vento e un dittico intitolato Pittura sacra (da identificarsi con I Pittori dell’oggi e I pittori di una volta). Segantini e Prati: i poeti della montagna Se all’epoca della mostra romana Segantini era già entrato a far parte della scuderia Grubicy, anche Prati sembra affidarsi a lui, così come conferma una lettera del 1882 in cui l’artista, che scrive da Agnedo in Valsugana, richiede a Vittore Grubicy indicazioni e suggerimenti per la sua pittura, rassicurandolo di preparare alacremente la mostra di Roma. In una lettera inviata a Grubicy l’anno dopo, egli accenna agli apprezzamenti che gli amici Bezzi e Malfatti (che evidentemente Grubicy ben conosceva) avevano fatto riguardo a una sua opera esposta a Milano, e si congratula per lo “splendido successo piuttosto difficile per un giovane com’è il nostro Segantini” (in occasione della medaglia d’oro di Amsterdam), al quale porge i suoi saluti. Non sappiamo, al di là di questo cenno, se Prati conoscesse personalmente Segantini. Del resto la corrispondenza fra Prati e Grubicy, nota attraverso l’Archivio Grubicy conservato al Mart, si limita ai primi anni Ottanta (1882-1884) ; è in questo biennio che Prati come Segantini, grazie ai contatti di Grubicy, espone assiduamente in Italia, ma soprattutto all’estero (nel 1883 a Monaco, Glaspalast e Parigi, Salon des Artistes Francais, nel 1884 a Nizza e nel 1888 a Londra, The Italian Exhibition e al Glaspalast di Monaco). Dal 1884 i rapporti fra i due si raffreddano: Grubicy continuerà a occuparsi di Prati nelle sue recensioni su “Cronache d’arte”, fra il 1887 e il 1892, promuovendo indirettamente la sua pittura, tanto che Prati, come Segantini parteciperà sia alla mostra nazionale di Venezia del 1887 sia all’Italian Exhibition a Londra nel 1888, dove espone Winter marriage, Courtship, Sheep, dipinti che condividono più che mai temi e iconografie con le opere di Segantini. Dopo un esordio avvenuto nell’ambito della pittura di genere coniugata però nei modi di un verismo quasi sociale (si pensi a dipinti come Divorzio, Il sequestro, Il piccolo mendicante) pur 9
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Eugenio Prati Poesia della montagna, 1903 olio su tela, 117,5 x 80,3 cm Rovereto, Mart
9 I testi delle lettere sono riportati interamente in A.Tiddia, Carteggi inediti. Grubicy promotore di Eugenio Prati. Documenti dal Fondo Grubicy, in Eugenio Prati (1842-1907), catalogo della mostra a cura di G. Belli, A. Pattini, A. Tiddia, SIlvana ed., Cinisello Balsamo 2009, pp. 80-83. Cfr. Rovereto, Mart, Archivio del ’900, Fondo Vittore Grubicy, Gru. I.I.I.710, Eugenio Prati a Vittore Grubicy de Dragon, Agnedo 30 agosto 1882. 10 Cfr. Rovereto, Mart, Archivio del ’900, Fondo Vittore Grubicy, Gru. I.I.I.710, Eugenio Prati a Vittore Grubicy de Dragon, Agnedo 12 settembre 1883 : “(… ) Ho ricevuto con mia grande soddisfazione lettera dall’amico Bezzi, che il mio dipinto che figura presentemente all’Esposizione di Brera rapp. = In campagna = piace moltissimo agli artisti di costì per la sua originalità: pure il Malfatti mi scrisse con maniere soddisfacentissime. Intesi dai giornali con mio grande piacere che il Segantini ha ottenuto la medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di Amsterdam, faccia [foglio strappato] le mie più vive congratulazioni di sì splendido successo piuttosto difficile per un giovane com’è il nostro Segantini. Me lo saluti, come pure il di Lei Sig.r fratello. Riceva una stretta di mano dal Suo Devot. /Eugenio Prati. /Mi scriva subito.” 11 Cfr. Eugenio Prati (1842-1907). Tra Scapigliatura e Simbolismo, catalogo della mostra a cura di G. Belli, A. Pattini, A. Tiddia, Cinisello Balsamo 2009.
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Antonio Rotta La morte del pulcino, 1878 olio su tela, 61 x 53 cm Rovereto, Mart Deposito collezione privata
mantenendo un’intima e lirica partecipazione alle vicende dei suoi soggetti, negli anni Ottanta Prati elegge a protagonisti delle sue tele, gli usi e costumi della sua gente, non piÚ ambientati in interni ma inseriti nei paesaggi naturali del Trentino. In questo nuovo significato del paesaggio e della sua intima fusione con gli esseri viventi, uomini e animali, sta il maggior punto di contatto con la pittura di Segantini: come lui, Prati assegna al paesaggio il ruolo di tramite espressivo di un lirismo non privo di accenti mistici che nei primi anni del ’900 evolve la sua pittura in direzione simbolista, come nel dipinto La Poesia della Montagna del 1903. La produzione di questi ultimi anni condivide lo stesso pudore, la stessa innocenza di sguardi delle figure segantiniane, 28
Eugenio Prati Piccolo cantiniere, (1900) olio su tela, 38 x 30 cm Rovereto, Mart
Alessandro Milesi Ciacole, (1885-1890) olio su tela, 129,5 x 205 cm Rovereto, Mart Deposito Collezione privata
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tanto da immaginare che Poesia della montagna possa essere stato dipinto come un omaggio a quello che ora era diventato un grande maestro, da poco scomparso (Segantini era morto nel 1899). Prati infatti aveva partecipato con impegno al Comitato sorto ad Arco subito dopo la scomparsa di Segantini insieme a Bezzi e fra la fine del 1899 e i primi mesi del 1900 aveva realizzato per la “Strenna del Giornale Alto Adige” due litografie ispirate a Segantini, I pastori di Segantini e Fanciullezza di Segantini, quest’ultima dedicata “all’amico Vittore Grubicy.” 12
Eugenio Prati Favretto al Liston, (1893-1894) olio su tela, 100 x 208 cm Rovereto, Mart Collezione Antichità Gasperetti Trento
12 Cfr. A. Pattini, I disegni di Eugenio Prati dallo sfumato leonardesco alla tecnica divisionista, Temi ed., Trento 2010, pp.95-96.
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Bartolomeo Bezzi e il sentimento della luce Anche Bartolomeo Bezzi aveva impresso una svolta nuova alla sua produzione pittorica, specie dopo il suo trasferimento a Venezia nel 1890, orientando le scelte tematiche verso un lirismo simbolista. Scomparsi gli scorci urbani, i suoi paesaggi sono sempre più solitari come già annunciato in Bosco ceduo (1886). La sua pittura sembra appropriarsi di un’indicazione cara a Segantini ed espressa in una lettera a Grubicy, ovvero quella per cui “Se l’arte moderna avrà un carattere sarà quello della ricerca della luce nel colore.” La sua poetica della luce si esprime in contesti solitari senza la presenza umana: nascono così le opere raffiguranti grandi spazi dilatati, raffigurati nelle stagioni del trapasso, la primavera o l’autunno, all’alba o al tramonto: la sua espressività si fa sempre più crepuscolare, accostandosi a quella modalità espressiva comune ad esempio, anche ai paesaggi realizzati da Grubicy , soprattutto dopo la scissione dal sodalizio con Segantini, quando era tornato a dedicarsi alla pittura, come nel piccolo olio Anversa (1895), oggi qui esposto, che condivide con Bezzi l’idea di una pittura “non più governata da un’esigenza di realtà o dalla necessità di stabilire un rapporto di verità con il motivo figurato: egli abbandona ogni riferimento alla riconoscibilità geografica dei luoghi, trasferendosi nel luogo romantico per eccellenza, quello della Natura senza nome, che sta ovunque ci sia qualcuno capace di penetrarne il mistero”. Bezzi era stato un convinto estimatore di Segantini come testimoniano le parole di una sua grande amica, Giulia Turco Turcati Lazzari (1848-1912) , grande sostenitrice anche di Prati e animatrice di un salotto letterario a Trento, nella sua villa a Sopramonte, frequentato da Prati, Malfatti, Bezzi e poi dai giovani Moggioli e Disertori. In una lettera a Prati del 21 maggio 1887, in occasione della grande mostra nazionale di Venezia del 1887 che anticipava l’apertura della Biennale, ella scriveva: “All’Esposizione, (...) anche Bezzi (è entusiasta di Segantini) diverrà una nostra gloria. Il buon amico Prati espone in questa mostra delle graziosissime tele.” 13
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Bartolomeo Bezzi Bosco ceduo (Bosco di betulle) 1886 (Dettaglio) olio su tela, 71 x 100,5 cm Rovereto, Mart
13 Segantini a Vittore Grubicy de Dragon, 30.12.1887. 14 Vittore Grubicy riveste un ruolo di assoluto rilievo anche nelle collezioni del Mart, non tanto e non solo sul versante della sua produzione artistica, di cui il museo possiede un piccolo nucleo di opere fra cui spicca una veduta di Anversa del 1895, quanto piuttosto sul piano della sua determinante azione di gallerista e mecenate, ben documentata attraverso le carte d’archivio e i vari documenti conservati nell’Archivio Grubicy-Benvenuti presso l’Archivio del ’900 del Mart. Cfr. Vittore Grubicy e l’Europa. Alle radici del Divisionismo, catalogo della mostra a cura di A. P. Quinsac, Milano 2005 e Fondo Vittore Grubicy. Inventario, a cura di F. Velardita, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Rovereto 2005. 15 G. Belli, Riscoperte dell’800 italiano: Bartolomeo Bezzi, in Bartolomeo Bezzi (Ossana 1851-Cles 1923), catalogo della mostra, Trento 1999, p. 14. 16 Cfr. Gino Rudium, Storia che pare una fiaba. Jacopo Turco, Raffaello Lazzari, in “Corriere Tridentino”, Trento 1949 e A. Pattini, Giulia Turco Turcati, Associazione culturale Giulia Turcati, Trento 2009. 17 E. Staudacher, Eugenio Prati. Il pittore che narrò la vita trentina dell’Ottocento, Croxarie, Strigno (Trento) 2007, p. 310.
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Bartolomeo Bezzi Spiaggia del Lido (Lido), 1891 olio su tela, 124,3 x 200,4 cm Rovereto, Mart
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Vittore Grubicy de Dragon Anversa (Tramonto), 1895 olio su tela, 23 x 32 cm Rovereto, Mart
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Segantini e il Trentino Segantini, destinato a diventare una gloria anche trentina, si era trattenuto a Venezia un’intera settimana, forse anche per raccogliere il plauso derivante dall’esposizione del grande dipinto Alla Stanga, che verrà acquistato solo nel 1888 dallo Stato Italiano e che oggi è conservato alla Galleria Nazionale d’arte Moderna di Roma. Per anni fu l’unico dipinto acquisito da un’istituzione sul suolo italico, mentre in Europa i maggiori musei avevano integrato le loro raccolte con i capolavori segantiniani. Al Trentino, alla sua patria affettiva, tanto agognata, Segantini inviò due opere: una a Vittorio Zippel come ringraziamento per essersi prodigato per organizzare una sua visita in Trentino, mai avvenuta, ovvero un piccolo olio, replica di L’ora mesta, il grande quadro dapprima acquistato dai Musei di Berlino (Staatliche Museen zu Berlin) e oggi in collezione privata, e un disegno finito, All’arcolaio (1891-93), uno dei vari d’apres del dipinto acquistato dal Museo di Adelaide (Australia) nel 1898. Questo disegno fu donato da Segantini al quotidiano “Alto Adige” per partecipare alla sottoscrizione in favore della città di Tione che nel 1896 era stata devastata da un terribile incendio. Il disegno fu messo ad un’asta di beneficienza e quindi fu acquistato da Lucilla Fedrigolli, che poi lo cedette al Museo Civico di Trento e da qui al Mart. La matita restituisce fedelmente il segno minuto della pennellata divisionista e gli effetti di luce che ripropongono una situazione al chiuso, all’interno di una stalla, come nel celeberrimo Le due madri (1889). La scena è illuminata solo dalla fioca luce accanto all’arcolaio, che scopre i contorni dell’ambiente e illumina la grande figura della mucca in secondo piano. In questi anni gli animali rivestono una grande importanza nelle composizioni di Segantini, occupando gran parte della scena compositiva. Il disegno raffigurante una Vacca, acquisito dal Mart nel 1992 dalla collezione di Felice Pasquè, dimostra compiutamente questa ricerca sulle proporzioni. Come ha rilevato Annie Paule Quinsac “non è infatti un disegno preparatorio ma quanto uno studio nato a memoria per riprendere o ricordare un’opera considerata importante dall’artista.” Il disegno è stato messo in relazione dalla studiosa con il grande quadro Alla stanga, un’opera definita una “pietra miliare nell’evoluzione dell’arte segantiniana” a partire da Franz Servaes che nella sua monografia spiega molto bene le ragioni della grandezza della pittura di Segantini, rilevando come da un certo punto in poi “la potente apparizione della vacca irrompe nell’ambito delle raffigurazioni artistiche segantiniane, e comincia subito a prendere il sopravvento, al fianco delle figure di cavalli massicci e ben piantati. Le pecore ormai compaiono solo su quadri di formato più ridotto, oppure vengono impiegate per scopi specifici, al fine di suscitare determinate atmosfere.” Prosegue specificando che “Segantini può essere accostato a Troyon come pittore di animali, a Daubigny come pittore di paesaggi. Ma se 18
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18 Questa vicenda è dettagliatamente raccontata in R. Turrini, Segantini. Arco e il Trentino per Giovanni Segantini (1899-1999), Sommolago, Trento 1999 pp. 88-89. 19 A. P. Quinsac, in G. Belli, A. P. Quinsac, Giovanni Segantini. Opere giovanili nelle collezioni del Trentino, Cassa Rurale di Arco, Arco 1999, p. 16.
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Giovanni Segantini All’arcolaio, (1892) matita su carta, 160 x 249 mm Rovereto, Mart
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in un certo senso quei pittori francesi sono degli specialisti, la cui abilità specifica appare più significativa che non il loro complessivo valore umano, in Segantini si è invece conseguito un meraviglioso equilibrio fra questi due lati in cui si mostra il fenomeno artistico. Egli dipinge animali e paesaggi tanto bene quanto lo potrebbe fare un qualsiasi altro pittore; ma non lo si può caratterizzare né come pittore di animali né come paesaggista, poiché con queste denominazioni superficiali non verrebbe minimamente colto il nucleo essenziale della sua arte. Animali e paesaggi sono per lui un mero mezzo per manifestare la sua grandiosa concezione della natura nel suo essere complessivo, per esprimere attraverso l’arte la sua devozione di fronte alla natura.” Un’altra opera qui esposta può essere indicata come utile testimonianza delle parole di Servaes, ovvero Testa di vacca (1892), un piccolo olio già appartenuto ad Alberto Grubicy e oggi proprietà del Comune di Arco, che è stato riferito sempre da Quinsac come uno studio dal vero per la testa della mucca del dipinto L’ora mesta. La scena raffigurata nel dipinto è efficacemente descritta da Servaes: “Di sera, davanti a un piccolo paiolo fumante, sotto il quale arde un fuoco rosso, una giovane contadina siede su un campo pietroso; rabbrividisce, immersa in pensieri cupi. Di fronte a lei si trova una mucca pezzata, che stende il collo muggendo. Il sole è tramontato; ma un bagliore giallastro permane ancora nel cielo, diffondendo il suo chiarore per tutto il firmamento, già invaso da una leggera foschia. Sui campi stanno aumentando le ombre. Solo un lieve riflesso di luce ancora resiste, penetrato dalle deboli lingue di fuoco che si propagano da sotto il paiolo. Tutto converge per indurci a percepire la fine del giorno come un momento melanconico: l’ampia campagna, scura e scarsamente articolata; le due figure davanti al fuoco, una di fronte all’altra, che intersecano appena la linea dell’orizzonte. È come se una sensazione dolorosa segreta e inafferrabile oscillasse fra la donna accovacciata e l’animale mugghiante.” Fra i rari studi dal vero che oggi si conservano di Segantini, che non amava gli studi preparatori, il disegno Larice. Studio per gli alberi sulla destra de La vita (1897) e il prezioso Taccuino, entrambi di proprietà della Provincia Autonoma di Trento, restituiscono, l’immediatezza del segno come appunto visivo. Il confronto del disegno trentino con il larice dipinto in secondo piano, nella parte destra del dipinto La Vita (Museo Segantini, Saint Moritz) è puntuale in tutti suoi dettagli e conferma l’importanza di questo elemento nella composizione del dipinto, vera quinta scenografica come il larice in primo piano a sinistra, sulle cui radici siede il gruppo della mamma con bambino. Accanto agli schizzi del Taccuino, l’Arcolaio e la Vacca, queste opere su carta offrono una selezione interessante delle modalità e del significato del disegno per Segantini. 20
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20 F. Servaes, Giovanni Segantini, La sua vita, le sue opere, Wien 1902 (Trad.di A. Pinotti, MAG, Riva 2015, in corso di stampa). 21 Servaes 1902 (Trad. di A. Pinotti, MAG, Riva 2015, in corso di stampa) 22 Cfr. Giovanni Segantini. Della Natura, catalogo della mostra a cura di G. Nicoletti, Temi, Trento 2008, p. 156. 23 Cfr. Segantini. La vita, la natura, la morte. Disegni e dipinti, catalogo della mostra a cura di G. Belli e A. P. Quinsac, Skira, Milano 1999.
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Giovanni Segantini Vacca, (1886-1887) matita e pastello su carta 625 x 865 mm Rovereto, Mart
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Giovanni Segantini Testa di vacca, (1892) olio su tela, 55 x 68 cm Arco, Comune di Arco
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Giovanni Segantini Quaderno di schizzi Provincia autonoma di Trento
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Giovanni Segantini Il larice (1897) matita su cartoncino ocra, 453 x 277 mm Provincia autonoma di Trento
Album Segantini Purtroppo le raccolte pubbliche trentine non offrono testimonianze dell’ultimo periodo della produzione di Segantini quello più simbolista. La morte prematura dell’artista impedì la sua visita tanto desiderata in Trentino e l’eventualità di ulteriori depositi o donazioni da parte dell’artista di sue opere più tarde o il costituirsi di un eventuale museo segantiniano. Se le opere di Segantini in Trentino sono quantitativamente scarse, più ricca è la situazione documentaria: ad esempio, attraverso l’archivio del suo mecenate e gallerista conservato presso il Mart, oggi possediamo una testimonianza significativa di documenti e immagini di opere di Segantini, costituita dalle fotografie commissionate da Vittore Grubicy allo Studio Fotografico Pagliano e Ricordi di Milano, e dalle cartoline fatte stampare sempre da Grubicy con le riproduzioni delle principali opere di Segantini. Grubicy era perfettamente consapevole dell’assoluta importanza della veicolazione delle immagini per la promozione di un artista. A tal scopo aveva commissionato a Pagliano e Ricordi le riproduzioni relative alle opere dipinte da Segantini durante il suo periodo in Brianza (1884-1892) raccolte in un prezioso portfolio, l’Album Segantini Brianza 1884. Le riproduzioni fotografiche dei dipinti erano controllate con molta attenzione dallo stesso Segantini che ne verificava l’esatta gradazione delle luci. Esse costituivano inoltre un vero e proprio repertorio di studi, come una sorta di laboratorio per il disegno: partendo dalle foto, Segantini riproduceva il soggetto per un disegno o lo rielaborava. Il suo rapporto con la fotografia risale, del resto, agli anni della sua giovinezza, quando da ragazzino lavorava a Borgo Valsugana con il fratellastro Napoleone in uno studio fotografico. I suoi dipinti rivelano inquadrature, tagli dell’immagine che prosegue oltre la tela, piani riavvicinati o un uso del controluce che l’artista deriva dalla fotografia nella trascrizione pittorica dei suoi lavori. Le riproduzioni delle opere segantiniane erano pubblicate nelle monografie, nei cataloghi delle esposizioni, sulle riviste d’arte come la famosa “Kunst für Alle” o vendute come tavole sciolte in facsimile, di piccolo, medio e grande formato, alimentando un mercato minore destinato ad una fascia meno abbiente che comunque desiderava possedere almeno l’immagine di un’opera di Segantini, non potendo permettersi l’originale. Fra i principali editori di questi facsimili va annoverata la Bruckmann Verlag di Monaco di Baviera. Fondata a Francoforte nel 1858 da Friedrich Bruckmann (Deutz, 1814 – Arco, 1898); l’impresa fu trasferita nel 1863 a Monaco, dove ha sede ancora oggi. Bruckmann si fece presto un nome nel campo dell’editoria artistica, pubblicando tra le altre cose la rivista “Die Künst für Alle” e producendo riproduzioni in grande formato delle opere di importanti artisti come Arnold Böcklin, Hans Thoma e Giovanni Segantini. 24
24 Segantini. La memoria delle immagini, brochure relativa alla mostra svoltasi presso la Galleria Segantini di Arco, con testi e immagini a cura di A. Tiddia, MAG-Mart 2013.
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Riproduzione di L’angelo della vita Quinsac 566 (L’angelo della vita) (1894) Fotografia, 490 x 349 mm Rovereto, Mart
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Una delle motivazioni del grande successo e dell’ampia diffusione di queste pubblicazioni era l’altissima qualità delle illustrazioni: Bruckmann, infatti, attentissimo alle innovazioni tecnologiche nel campo della stampa e della fotografia, organizzò fin da subito un laboratorio tipografico interno alla casa editrice, che nel 1884 divenne una vera e propria istituzione indipendente con il nome di Photographische Union. Nel 1902 Grubicy cedette alla Photographische Union il diritto esclusivo della riproduzione fotografica di tutte le opere di Segantini e da quel momento in poi lui e i Segantini si gioveranno di una rendita annuale da dividersi tra di loro. Già negli anni Ottanta Friedrich Bruckmann era stato affiancato nella gestione dell’impresa dai figli Alphons e Hugo, che continuarono ad occuparsi della casa editrice anche dopo la scomparsa del padre, avvenuta nel 1898 ad Arco, dove si era trasferito per ragioni di salute alla ricerca di un clima più mite. Da qui, quarant’anni prima era partita l’avventura segantiniana come ricorda Franz Servaes, che al luogo natale di Segantini dedica un passaggio quasi “manzoniano” ad apertura della sua monografia: “Una possente catena di alte montagne rocciose, che precipitano scoscese e maestose, orla la riva settentrionale del Garda. Di sotto brillano i limpidi flutti di questo magnifico lago, le cui onde amichevoli lambiscono dolcemente le coste del Sud Tirolo presso Riva. Disegnando una linea fortemente arcuata, i monti si inoltrano profondamente nell’entroterra, facendosi incontro da entrambi i lati del lago, e venendo così a circoscrivere come per mezzo di un gigantesco anfiteatro una porzione di terra che un colle separa dal lago: per gli abbondanti oliveti, i gelsi e i fichi, le piante di mandorle e i cespugli di alloro, pare di trovarsi in un immenso parco meridionale. Graziose villette punteggiano di bianco il verde ora più chiaro ora più scuro della vegetazione. E là dove le chiare onde ghiacciate del Sarca impetuoso aggirano un colosso roccioso che sprofonda in verticale, incoronato da un castello diroccato, case e casupole si riuniscono in un abitato che si arrampica lievemente su per i pendii, come una colomba che, dopo aver smarrito la rotta, si rifugi nell’abbraccio della possente catena montuosa. Questa è Arco, il paese natale di Giovanni Segantini, il grande artista … .” 25
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25 D. Segantini, Lettere da casa Segantini, in Segantini. Ritorno a Milano, catalogo della mostra a cura di A. P. Quinsac, D. Segantini, Mazzotta- Skira ed., Milano 2014, p. 71. 26 Servaes 1902 (Trad.di A.Pinotti, MAG, Riva 2015, in corso di stampa).
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Riproduzione di L’amore alla fonte della vita Quinsac 593 (L’amore alla fonte della vita) (1896) Fotografia, 348 x 469 mm Rovereto, Mart
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Riproduzione di Alla Stanga Quinsac 370 (Alla Stanga) (1886-1888) Riproduzione tipografica su cartolina, 90 x 141 mm Rovereto, Mart Riproduzione di Le due madri Quinsac 557B (Le due madri) (1889) Riproduzione tipografica su cartolina, 90 x 141 mm Rovereto, Mart Riproduzione di Primavera (Primavera sulla Alpi) (1897) Quinsac 434 (Primavera sulla Alpi) Riproduzione tipografica su cartolina, 90 x 141 mm Rovereto, Mart
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Riproduzione di Contadina seduta Quinsac 473 (Contadina seduta) (1893) Riproduzione tipografica su cartolina, 141 x 90 mm Rovereto, Mart
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Riproduzione di Liebe an der Quelle des Lebens (L’amore alla fonte della vita) Quinsac (L’amore alla fonte della vita) (1896) Riproduzione foto-meccanica, 638 x 795 mm Rovereto, Mart
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Riproduzione di Mittag in den Alpen (Mezzogiorno sulle Alpi) Quinsac 466 (Mezzogiorno sulle Alpi) 1892) Riproduzione foto-meccanica, 456 x 349 mm Rovereto, Mart
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Riproduzione di FrĂźhling (Primavera sulle Alpi) Quinsac 434 (Primavera sulla Alpi) (1897) Riproduzione foto-meccanica, 700 x 895 mm Rovereto, Mart
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Riproduzione di Die Quelle des Lebens (La vanitĂ ) Quinsac 587 (La vanitĂ ) (1897) Riproduzione foto-meccanica, 340 x 460 mm Rovereto, Mart
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Segantini riprodotto Nelle raccolte del Mart si conservano varie serie di riproduzioni delle opere di Giovanni Segantini che sono qui elencate divise in sezioni tipologiche ordinate cronologicamente (Fotografie, Facsimili o riproduzioni fotomeccaniche, Cartoline). Il titolo indicato è quello riportato nella riproduzione: la citazione Quinsac identifica l’opera, il titolo e la datazione assegnate all’opera riprodotta dal Catalogo Generale redatto da Annie Paule Quinsac (A.P.Quinsac, Segantini. Catalogo generale, Electa, Milano 1982).
Fotografie Riproduzione di La tosatura Quinsac 358A (La tosatura delle pecore) (1883-1884) Riproduzione fotografica, 328 x 480 mm
Riproduzione di Sul balcone Quinsac 470 (Sul balcone) (1893) Riproduzione fotografica, 478 x 328 mm
Riproduzione di I miei modelli Quinsac 462 (I miei modelli) (1888) Riproduzione fotografica 306 x 407 mm
Riproduzione di L’angelo della vita Quinsac 566 (L’angelo della vita) (1894) Riproduzione fotografica, 490 x 349 mm
Riproduzione di Le due madri Quinsac 546 (Le due madri) (1886-1888) Riproduzione fotografica, 342 x 477 mm
Riproduzione di Le cattive madri Quinsac 574 (Le cattive madri) (1894) Riproduzione fotografica, 340 x 487 mm
Riproduzione di Effetto di luna Quinsac 315 (Effetto di luna) (1887) Riproduzione fotografica, 329 x 481 mm
Riproduzione di Dea Cristiana (L’angelo della vita) Quinsac 566 (L’angelo della vita) (1894) Riproduzione fotografica, 480 x 340 mm
Riproduzione di Vacche aggiogate Quinsac 405 (Vacche aggiogate) (1888) Riproduzione fotografica, 340 x 485 mm
Riproduzione di Pascoli alpini Quinsac 371 (Pascoli alpini) (1895) Riproduzione fotografica, 348 x 488 mm
Riproduzione di Temporale sulle Alpi Quinsac 320 (Temporale sulle Alpi) (1888-1889) Riproduzione fotografica, 340 x 492 mm
Riproduzione di Ritorno al paese natio Quinsac 583 (Ritorno al paese natio) (1895) Riproduzione fotografica, 338 x 492 mm
Riproduzione di Le due madri Quinsac 557B (Le due madri) (1889) Riproduzione fotografica, 347 x 488 mm
Riproduzione di Il dolore confortato dalla fede Quinsac 525 A e B (Il dolore confortato dalla fede) (1895-1896) Riproduzione fotografica, 499 x 345 mm
Riproduzione di Il frutto dell’amore Quinsac 562 (Il frutto dell’amore) (1889) Riproduzione fotografica, 480 x 330 mm
Riproduzione di L’amore alla fonte della vita Quinsac 593 (L’amore alla fonte della vita) (1896) Riproduzione fotografica, 348 x 469 mm
Riproduzione di Aratura Quinsac 394B (Aratura) (1890) Riproduzione fotografica 328 x 480 mm
Riproduzione di Pascoli di primavera Quinsac 255 (Pascoli di primavera) (1896) Riproduzione fotografica, 339 x 485 mm
Riproduzione di Ritorno dal bosco Quinsac 412 (Ritorno dal bosco) (1890) Riproduzione fotografica, 342 x 490 mm
Riproduzione di Il castigo delle lussuriose Quinsac 573 (Il castigo delle lussuriose) (1896-1897) Riproduzione fotografica, 348 x 487 mm
Riproduzione di Tisi galoppante (Petalo di rosa) Quinsac 131A (Petalo di rosa) (1890) Riproduzione fotografica, 487 x 332 mm
Riproduzione di Le cattive madri Quinsac 576 (Le cattive madri) (1896-1897) Riproduzione fotografica, 350 x 490 mm
Riproduzione di All’arcolaio Quinsac 420 (All’arcolaio) (1891) Riproduzione fotografica, 328 x 482 mm
Riproduzione di L’evocazione creatrice della musica Quinsac 599 (L’evocazione creatrice della musica) (1897) Riproduzione fotografica, 345 x 489 mm
Riproduzione di Meriggio sull’Alpe (Mezzogiorno sulle Alpi) Quinsac 466 (Mezzogiorno sulle Alpi) (1892) Riproduzione fotografica 398 x 333 mm Riproduzione di Ora mesta Quinsac 520 (L’ora mesta) (1892-1893) Riproduzione fotografica 341 x 480 mm Riproduzione di Nell’ovile Quinsac 424 (Nell’ovile) (1893) Riproduzione fotografica, 300 x 400 mm
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Facsimili o riproduzioni fotomeccaniche Riproduzione di L’ultima fatica del giorno Quinsac 389 (L’ultima fatica del giorno) (1884) Riproduzione fotomeccanica, 280 x 380 mm
Riproduzione di Hirtin in Savognino (Ragazza che fa la calza) Quinsac 456 (Ragazza che fa la calza) (1888) Riproduzione fotomeccanica, 234 x 322 mm
Riproduzione di Die Zöglinge (Le capinere) Quinsac 102, E.Longoni (già attribuito a G. Segantini), Le capinere (1884) Riproduzione fotomeccanica, 340 x 463 mm
Riproduzione de Il lavoratore della terra Quinsac 426 (Il lavoratore della terra) (1888) Riproduzione fotomeccanica, 297 x 397 mm
Riproduzione di Frühmesse (A messa prima) Quinsac 511A (A messa prima) (1885-1886) Riproduzione fotomeccanica, 462 x 687 mm
Riproduzione di I miei modelli Quinsac 462 (I miei modelli) (1888) Riproduzione fotomeccanica, 306 x 407 mm
Riproduzione di Ave Maria (Ave Maria a trasbordo) Quinsac 506 (Ave Maria a trasbordo) (1886) Riproduzione fotomeccanica, 898 x 696 mm
Riproduzione di Le ore del mattino Quinsac 585 (Le ore del mattino) (1888) Riproduzione fotomeccanica, 300 x 395 mm
Riproduzione di La raccolta delle patate (1886) Quinsac 401 (La raccolta delle patate) Riproduzione fotomeccanica, 229 x 330 mm
Riproduzione di Ritorno all’ovile Quinsac 342 (Ritorno all’ovile) (1888) Riproduzione fotomeccanica, 282 x 378 mm
Riproduzione di Bacio alla croce Quinsac 493 (Bacio alla croce) (1886-1888) Riproduzione fotomeccanica, 280 x 378 mm
Riproduzione di Ritorno all’ovile Quinsac 342 (Ritorno all’ovile) (1888) Riproduzione fotomeccanica, 280 x 380 mm
Riproduzione di Alpe im Mondschein (Alla stanga) Quinsac 370 (Alla Stanga) (1886-1888) Riproduzione fotomeccanica, 635 x 805 mm
Riproduzione di Ritorno all’ovile Quinsac 342 (Ritorno all’ovile) (1888) Riproduzione fotomeccanica, 300 x 398 mm
Riproduzione di Alla stanga Quinsac 370 (Alla Stanga) (1886-1888) Riproduzione fotomeccanica, 268 x 377 mm
Riproduzione di Cavallo al galoppo Quinsac 249 (Cavallo al galoppo) (1887-1889) Riproduzione fotomeccanica, 301 x 397 mm
Riproduzione di La tosatura delle pecore Quinsac 360 (La tosatura delle pecore) (1886-1888) Riproduzione fotomeccanica, 300 x 397 mm
Riproduzione di Temporale sulle Alpi Quinsac 320 (Temporale sulle Alpi) (1888-1889) Riproduzione fotomeccanica, 340 x 492 mm
Riproduzione di L’eroe morto Quinsac 579 (L’eroe morto) (1887) Riproduzione fotomeccanica, 300 x 395 mm
Riproduzione di Ave Maria a trasbordo Quinsac 507 (Ave Maria a trasbordo) (1888-1890) Riproduzione fotomeccanica, 274 x 379 mm
Riproduzione di Ritratto di Vittore Grubicy Quinsac 150 (Ritratto di Vittore Grubicy) (1887) Riproduzione fotomeccanica, 300 x 398 mm
Riproduzione di Die beiden Mütter (Le due madri) Quinsac (Le due madri) ) (1889) Riproduzione fotomeccanica, 341 x 463 mm
Riproduzione di I pittori di una volta Quinsac 487 (I pittori di una volta) (1887-1888) Riproduzione fotomeccanica, 273 x 379 mm
Riproduzione di Il frutto dell’amore Quinsac 562 (Il frutto dell’amore) (1889) Riproduzione fotomeccanica, 242 x 148 mm
Riproduzione di An der Träenke (Vacche aggiogate) Quinsac 405 (Vacche aggiogate) (1888) Riproduzione fotomeccanica, 640 x 805 mm
Riproduzione di La raccolta del fieno Quinsac 428A (La raccolta del fieno) (1889) Riproduzione fotomeccanica, 260 x 337 mm
Riproduzione di An der Tränke (Vacche aggiogate) Quinsac 405 (Vacche aggiogate) (1888) Riproduzione fotomeccanica, 640 x 805 mm
Riproduzione di Am Pflug (Aratura) Quinsac 394B (Aratura) (1890) Riproduzione fotomeccanica, 695 x 896 mm
Riproduzione di Hirtin in Savognino (Ragazza che fa la calza) Quinsac 456 (Ragazza che fa la calza) ( 1888) Riproduzione fotomeccanica, 341 x 462 mm
Riproduzione di Ave Maria a trasbordo Quinsac 508 (Ave Maria a trasbordo)(1890-1892) Riproduzione fotomeccanica, 327 x 487 mm
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Riproduzione di I miei modelli Quinsac 464 (I miei modelli) (1890-1892) Riproduzione fotomeccanica, 278 x 379 mm
Riproduzione di Frühlingsweide (Pascoli di primavera ) Quinsac 255 (Pascoli di primavera) (1896) Riproduzione fotomeccanica, 635 x 793 mm
Riproduzione di Due amanti vicino alla fontana (Amore alla fontana) Quinsac 287 (Amore alla fontana) (1892) Riproduzione fotomeccanica, 281 x 380 mm
Riproduzione di Gli amanti Quinsac 594 (Gli Amanti) (1896-1899) Riproduzione fotomeccanica, 278 x 380 mm
Riproduzione di Mittag in den Alpen (Mezzogiorno sulle Alpi) Quinsac 466 (Mezzogiorno sulle Alpi) (1892) Riproduzione fotomeccanica, 456 x 349 mm
Riproduzione di Il castigo delle lussuriose Quinsac 573 (Il castigo delle lussuriose) (1896-1897) Riproduzione fotomeccanica, 279 x 380 mm
Riproduzione di La preghiera ai piedi della croce Quinsac 501 (La preghiera ai piedi della croce) (1892) Riproduzione fotomeccanica, 282 x 381 mm
Riproduzione di L’evocazione creatrice della musica Quinsac 599 (L’evocazione creatrice della musica) (1897) Riproduzione fotomeccanica, 300 x 397 mm
Riproduzione di Vacca nel cortile Quinsac 417 (Vacca nel cortile) (1892) Riproduzione fotomeccanica, 277 x 380 mm
Riproduzione di Evokation (L’evocazione creatrice della musica) Quinsac 599 (L’evocazione creatrice della musica) (1897) Riproduzione fotomeccanica, 694 x 952 mm
Riproduzione di Cappone di Stiria Quinsac 63 (Cappone di Stiria) (1892-1893) Riproduzione fotomeccanica, 300 x 396 mm
Riproduzione di Frühling (Primavera sulle Alpi) Quinsac 434 (Primavera sulla Alpi) )(1897) Riproduzione fotomeccanica, 700 x 895 mm
Riproduzione di Trübe Stunde (L’ora mesta) Quinsac 520 (L’ora mesta) (1892-1893) Riproduzione fotomeccanica, 620 x 766 mm
Riproduzione di Primavera sulle Alpi Quinsac 434 (Primavera sulla Alpi) (1897) Riproduzione fotomeccanica, 245 x 345 mm
Riproduzione di Contadina seduta Quinsac 473 (Contadina seduta) (1893) Riproduzione fotomeccanica, 280 x 380 mm
Riproduzione di Die Quelle des Lebens (La vanità) Quinsac 587 (La vanità) (1897) Riproduzione fotomeccanica, 340 x 460 mm
Riproduzione di Dea cristiana (L’angelo della vita) Quinsac 566 (L’angelo della vita) (1894) Riproduzione fotomeccanica, 463 x 345 mm
Riproduzione di Il seminatore (La propaganda) Quinsac 427A (La propaganda) (1897) Riproduzione fotomeccanica, 277 x 381 mm
Riproduzione di L’Angelo della vita Quinsac 566 (L’angelo della vita) (1894) Riproduzione fotomeccanica, 165 x 139 mm
Riproduzione di Ritratto della signora Koenigs Quinsac 180 (Ritratto della signora Koenigs) (1898) Riproduzione fotomeccanica, 300 x 395 mm
Riproduzione di L’angelo della vita Quinsac 567 (L’angelo della vita) (1894-1895) Riproduzione fotomeccanica, 445 x 345 mm
Riproduzione di Rododendro Quinsac 620 (Rododendro) (1898) Riproduzione fotomeccanica, 280 x 382 mm
Riproduzione di Dea pagana Quinsac 598 (Dea pagana) (1894) Riproduzione fotomeccanica, 280 x 380 mm
Riproduzione di Werden (Trittico della natura. La vita) Quinsac 604 (La vita) (1896-1899) Riproduzione fotomeccanica, 730 x 1057 mm
Riproduzione di La voce Quinsac 591 (La Voce) (1894) Riproduzione fotomeccanica, 278 x 380 mm
Riproduzione di Sein (Trittico della natura. La natura) Quinsac 605 (La natura) (1897-1899) Riproduzione fotomeccanica, 720 x 1048 mm
Riproduzione di Ultimo autoritratto Quinsac 192 (Ultimo autoritratto) (1894-1898) Riproduzione fotomeccanica, 298 x 395 mm
Riproduzione di Vergehen (Trittico della natura. La morte) Quinsac 606 (La morte) (1898-1899) Riproduzione fotomeccanica, 720 x 1061 mm
Riproduzione di Due donne in pelliccia Quinsac 643 (Due donne in pelliccia) (1894-1899) Riproduzione fotomeccanica, 283 x 378 mm Riproduzione di Hochalpe (Pascoli alpini) Quinsac 371 (Pascoli alpini) (1895) Riproduzione fotomeccanica, 637 x 796 mm Riproduzione di Ruckkehr ins Heimatland (Ritorno al Paese natio) Quinsac 583 (Ritorno al paese natio) (1895) Riproduzione fotomeccanica, 634 x 794 mm Riproduzione di Il dolore confortato dalla fede Quinsac 525 A e B (Il dolore confortato dalla fede) (1895-1896) Riproduzione fotomeccanica, 542 x 320 mm Riproduzione di Glaubenstrost (Il dolore confortato dalla fede) Quinsac 525 A e B (Il dolore confortato dalla fede) (1895-1896) Riproduzione fotomeccanica, 803 x 642 mm Riproduzione di Il dolore confortato dalla fede (part.) Quinsac 525 A e B (Il dolore confortato dalla fede)(1895-1896) Riproduzione fotomeccanica, 300 x 399 mm Riproduzione di Liebe an der Quellen des Lebens (L’amore alla fonte della vita) Quinsac (L’amore alla fonte della vita) (1896) Riproduzione fotomeccanica, 638 x 795 mm Riproduzione di La culla vuota Quinsac 542 (La culla vuota) (1896) Riproduzione fotomeccanica, 278 x 378 mm
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Cartoline Riproduzione di La Falconiera Quinsac 128 (La falconiera) (1879)
Riproduzione di Benedizione delle pecore Quinsac 515 (La benedizione delle pecore) (1884)
Riproduzione di Vecchio al focolare (Vecchio davanti al fuoco) Quinsac 439 (Vecchio davanti al fuoco) (1878-1880)
Riproduzione di Benedizione delle pecore Quinsac 515 (La benedizione delle pecore) (1884)
Riproduzione di L’amore sui monti (Un bacio alla fontana) Quinsac 283 (Un bacio alla fontana) (1881-1882)
Riproduzione di Testa sul capezzale (Tisi galoppante) Quinsac 131B (Tisi galoppante) (1885)
Riproduzione di Ave Maria (Ave Maria sui monti) Quinsac 494 (Ave Maria sui monti) (1881-1882)
Riproduzione di Ave Maria a Trasbordo (Frammento) Quinsac 506 (Ave Maria a trasbordo) (1886)
Riproduzione di Culla vuota Quinsac 540 (La culla vuota) (1881-1882)
Riproduzione di Raccolto delle patate (La raccolta delle patate) Quinsac 401 (La raccolta delle patate) (1886)
Riproduzione di Pittura sacra (I pittori dell’oggi) Quinsac 485 (I pittori dell’oggi) (1881-1883)
Riproduzione di La stalla (Il bifolco) Quinsac 374 (Il bifolco) (1886)
Riproduzione di Primi albori (1881-1883) Quinsac 285 (Primi albori)
Riproduzione di Ave Maria a Trasbordo (Frammento) Quinsac 506 (Ave Maria a trasbordo) (1886)
Riproduzione di Alla fontana (Ragazza alla fonte) Quinsac 266 (Ragazza alla fonte) (1881-1883)
Riproduzione di Raccolto delle patate (La raccolta delle patate) Quinsac 401 (La raccolta delle patate) (1886)
Riproduzione di Babbo è morto Quinsac 535 (Babbo è morto) (1882)
Riproduzione di La stalla (Il bifolco) Quinsac 374 (Il bifolco) (1886)
Riproduzione di Idilio (Idillio) Quinsac 289 (Idillio) (1882)
Riproduzione di Il Pifferaio Quinsac 293 (Pifferaio) (1885-1887)
Riproduzione di Amazzone Quinsac 296 (Pastorella sognante) (1882-1883)
Riproduzione di Alla Stanga Quinsac 370 (Alla Stanga) (1886-1888)
Riproduzione di Le madri (Le due madri) Quinsac 545 (Le due madri) (1882-1883)
Riproduzione di Equipaggio zingari Quinsac 638 (Gli zingari) (1886-1888)
Riproduzione di Piccole pecore (1882-1883) Quinsac 326 (Piccole pecore)
Riproduzione di Ritorno all’ovile Quinsac 334 (Ritorno all’ovile) (1886-1889)
Riproduzione di Vecchio che tosa pecore (Il reddito del pastore) Quinsac 353 (Il reddito del pastore) (dopo il 1883)
Riproduzione di Ritorno all’ovile Quinsac 334 (Ritorno all’ovile) (1886-1889)
Riproduzione di Inverno (Giornata fredda di novembre) Quinsac 345 (Giornata fredda di novembre) (1883-1884)
Riproduzione di Lavandaia Quinsac 454 (La lavandaia) (1887)
Riproduzione di Pastore addormentato Quinsac 305 (Pastore addormentato) (1883-1884)
Riproduzione di Sole d’autunno (Vacca bianca all’abbeveratoio) Quinsac 403 (Vacca bianca all’abbeveratoio) (1887)
Riproduzione di Sulle Alpi dopo il temporale (Dopo il temporale) Quinsac 318A (Dopo il temporale) (1883-1884)
Riproduzione di Il lavoratore dei campi (Il lavoratore della terra) Quinsac 425 (Il lavoratore della terra) (1888)
Riproduzione di La tosatura delle pecore Quinsac 358A (La tosatura delle pecore) (1883-1884)
Riproduzione di I miei modelli Quinsac 462 (I miei modelli) (1888)
Riproduzione di Pompejana (Ragazza alla fontana) Quinsac 274 (Ragazza alla fontana) (1883-1885)
Riproduzione di Ore del mattino Quinsac 585 (Le ore del mattino) (1888)
Riproduzione di Zampognari (Zampognari in Brianza) Quinsac 292 (Zampognari in Brianza) (1883-1885)
Riproduzione di Ragazza al sole che fa calza (Ragazza che fa la calza) Quinsac 456 (Ragazza che fa la calza) (1888)
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Riproduzione di Vacche aggiogate Quinsac 405 (Vacche aggiogate) (1888)
Riproduzione di Amanti alla fonte della vita Quinsac 595 (L’amore alla fonte della vita) (1897)
Riproduzione di Le due madri Quinsac 557B (Le due madri) (1889)
Riproduzione di Primavera (Primavera sulla Alpi) Quinsac 434 (Primavera sulla Alpi) (1897)
Riproduzione di Frutto dell’amore Quinsac 562 (Il frutto dell’amore) (1889)
Riproduzione di Raccolto fieno (La raccolta del fieno) Quinsac 428B (La raccolta del fieno) (1898)
Riproduzione di Temporale sulle Alpi Quinsac 321 (Temporale sulle Alpi) (1889)
Riproduzione di St. Moritz di notte – Engandina (Saint-Moritz di notte) Quinsac 619 (Saint-Moritz di notte) (1898)
Riproduzione di Aratura in Engadina Quinsac 394B (Aratura) (1890)
Riproduzione di La Vita Quinsac 604 (La Vita) (1896-1899)
Riproduzione di Vacca nel cortile (Vacca bagnata) Quinsac 415 (Vacca bagnata) (1890)
Riproduzione di La Natura Quinsac 605 (La Natura) (1897-1899)
Riproduzione di Le fascine (1891) Quinsac 392 (L’ultima fatica del giorno)
Riproduzione di La morte (Trittico della natura. La morte) Quinsac 606 (La morte) (1898-1899)
Riproduzione di All’arcolaio Quinsac 422 (All’arcolaio) (1891-1893) Riproduzione di Cavalli all’abbeveratoio Quinsac 384 (Cavalli al guado) (1892) Riproduzione di Donna alla fonte (Costume grigionese) Quinsac 460 (Costume grigionese) (1892) Riproduzione di Meriggio sull’Alpe (Mezzogiorno sulle Alpi) Quinsac 466 (Mezzogiorno sulle Alpi) (1892) Riproduzione di L’ora mesta Quinsac 521 (L’ora mesta) (1892) Riproduzione di Al Pascolo (Vacca bruna all’abbeveratoio) Quinsac 244 (Vacca bruna all’abbeveratoio) (1892) Riproduzione di Raccolto di bozzoli (La raccolta dei bozzoli) Quinsac 441 (La raccolta dei bozzoli) (1892) Riproduzione di Raccolto fieno (La raccolta del fieno) Quinsac 433 (La raccolta del fieno) (1892) Riproduzione di Riposo all’ombra Quinsac 468 (Riposo all’ombra) (1892) Riproduzione di Savognino (Vacca nel cortile) Quinsac 417 (Vacca nel cortile) (1892) Riproduzione di La Montanara (Contadina seduta) Quinsac 473 (Contadina seduta) (1893) Riproduzione di Sul balcone Quinsac 470 (Sul balcone) (1893) Riproduzione di L’angelo della vita Quinsac 566 (L’angelo della vita) (1894) Riproduzione di Escursionisti Quinsac 644 (Gli escursionisti) (1894-1899) Riproduzione di Escursioniste (Due donne in pelliccia) Quinsac 643 (Due donne in pelliccia) (1894-1899) Riproduzione di Dea Cristiana Quinsac 567 (L’angelo della vita) (1894-1895) Riproduzione di Ritorno al paese natio Quinsac 583 (Ritorno al paese natio) (1895) Riproduzione di Autoritratto di G. Segantini Quinsac 189 (Autoritratto) (1895) Riproduzione di Il dolore confortato dalla fede Quinsac 526 (Il dolore confortato dalla fede) (1895-1896) Riproduzione di Paesaggio alpestre (Paesaggio delle vicinanze di Soglio al crepuscolo) Quinsac 610 (Paesaggio delle vicinanze di Soglio al crepuscolo) (1895-1896) Riproduzione di Gli Amanti Quinsac 594 (Gli Amanti) (1896-1899)
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Segantini.map e Segantini.doc: itinerari ideali tra opere d’arte e musei per viaggiatori digitali Cristian Pozzer
Il programma culturale ed espositivo del MAG, che nella sede della Galleria Civica di Arco è focalizzato sulla figura di Giovanni Segantini, si distingue per una spiccata vocazione tecnologica i cui esiti contribuiscono a qualificare la cittadina dell’Alto Garda come polo degli studi segantiniani secondo un progetto pluriennale che vedrà un incremento costante di idee, contenuti e innovazione tecnica e mediatica. Arco, che al grande pittore ha dato i natali nel 1858, è ora il centro di una ragnatela che mette in collegamento virtuoso tutti i musei del mondo che conservano nelle loro collezioni opere di Segantini: da Rovereto a Milano, da St. Moritz ad Adelaide, da Roma a San Francisco, da New York a Oxford, da Praga a Tokyo fino a Cambridge, e via dicendo, in un crescendo di punti geografici che si continuerà ad espandere per quantità e qualità di informazioni. È proprio dall’analisi sulla dislocazione delle opere di Segantini nei vari musei in tutto il mondo che è nata l’idea di una mappa che mostrasse in modo immediato ed efficace la presenza dell’artista nelle grandi collezioni e testimoniasse quindi la diffusione del suo straordinario carattere stilistico e tematico. L’obiettivo è stato rendere semplice una ricerca storico-artistica di per sé complessa che solo la consultazione del catalogo ragionato di Segantini, arricchito con gli studi più aggiornati, potrebbe restituire, ma non con immediatezza e compresenza visiva. Attraverso gli strumenti informatici, e in particolare con le “gesture” del multitouch, è possibile navigare in una mappa digitale saltando da un continente all’altro o avvicinandoci con uno zoom a una città o a un luogo tramite due semplici movimenti con le dita. Con una mappa interattiva l’intero patrimonio di opere di Segantini conservate in musei pubblici è nelle nostre mani, a portata di “touch”. 61
Parallelamente allo strumento Segantini.map è stato sviluppato Segantini.doc. Si tratta di tavoli interattivi che rendono disponibili al pubblico documenti vari: dalle lettere di Segantini conservate nell’Archivio Grubicy del Mart, alle stampe e riproduzioni fotomeccaniche d’epoca, alle immagini storiche di Arco, fino alle edizioni di pregio dedicate al grande pittore. Tra i molti contenuti disponibili in costante incremento, si può infatti sfogliare sui tavoli la prima monografia di Giovanni Segantini scritta da Franz Servaes nel 1902, in un volume edito su volontà dall’impero asburgico. Una di queste rarissime copie è conservata proprio nella biblioteca di Arco; il MAG ha il privilegio di aver ordinato la prima traduzione in lingua italiana, ma anche di aver organizzato, grazie all’intervento della Biblioteca Civica di Arco e della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, una serie di scansioni ad alta definizione che rendono questo prezioso documento consultabile senza il rischio di compromettere il suo stato di conservazione. Il software creato ad hoc per questo progetto di ricognizione e visualizzazione permette di scoprire tutti i musei che possiedono nelle loro collezioni opere di Segantini, consultare l’elenco dei dipinti e disegni con i dati essenziali, visualizzarne l’immagine e approfondire le informazioni sia sulle opere che sui musei stessi. Per le immagini ad altissima definizione è inoltre disponibile una visualizzazione così dettagliata da poter distinguere le famosissime pennellate del pittore, i filamenti di colore separati l’uno dall’altro. L’effetto visivo di questa navigazione nei solchi della pittura segantiniana diviene così un’esperienza percettiva unica ed emozionante, che consentirà di osservare nel dettaglio capolavori collocati lontano da noi, in attesa, forse, di vederli dal vero. Questo strumento multimediale è solo l’ultimo passo – la visualizzazione al pubblico / frontend – di un progetto software complesso che non è fine a se stesso, ma vale come strumento di ricerca e curatela legato allo studio e alla valorizzazione dell’opera di Segantini. Ciò che viene visualizzato nelle sale espositive è infatti il frutto del lavoro di studiosi che hanno messo a disposizione del pubblico informazioni elaborate nelle loro sedi originarie: musei e centri di ricerca. L’architettura software che rende tutto questo possibile è costituita da un sistema client/server basato su standard opensource. Gli ambiti di tale progetto sono molteplici e riguardano tutti i passaggi necessari al processo di visualizzazione dati. Gli studiosi, i conservatori, i curatori inseriscono ed elaborano le informazioni sui capolavori segantiniani grazie a un software di catalogazione completo e sviluppato ad hoc, che è collegato attraverso internet al database centrale, il cuore di tutta l’infrastruttura e archivio delle informazioni testuali e multimediali. Ciò consente di aggiornare i dati in remoto da qualunque luogo del pianeta. Gli schermi e i tavoli multitouch sono delle interfacce grafiche di interrogazione e di visualizzazione dei dati presenti sul server che risponde fornendo i dati sempre aggiornati: potrebbe capitare quindi di assistere all’aggiornamento delle informazioni in tempo reale durante la consultazione delle mappe o dei tavoli interattivi, secondo una logica che vede la catalogazione e lo studio 62
sull’opera di Segantini come un continuo divenire e crescere. La stessa interfaccia di consultazione delle informazioni sugli schermi multitouch è stata realizzata attraverso il più innovativo strumento software in circolazione, ovvero lo standard html5 che offre notevoli possibilità di interazione da parte del fruitore soprattutto in presenza di contenuti multimediali. Uno strumento molto versatile che ha molteplici possibilità di utilizzo: dagli schermi multitouch, come è il caso del Progetto Segantini, al web, alle smart tv, ai tablet e agli smartphone. L’utilizzo degli standard opensource per lo sviluppo del progetto offre infine il vantaggio di poter ampliare o modificare in futuro delle parti rispondendo alla logica del sistema “aperto”. 63
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Time Line
GIOVANNI SEGANTINI
CONTESTO STORICO CULTURALE RELAZIONI ESPOSIZIONI RICONOSCIMENTI
1858 1899
Annalisa Bonetti
1858 CONTESTO STORICO CULTURALE
1861
Unità d’Italia e costituzione del Regno d’Italia
Muore la madre Margherita: Segantini è affidato alle cure della sorellastra Irene a Milano
Accusato di vagabondaggio Segantini è internato al riformatorio Marchiondi di Milano
1865
1870
1871
Vittore e Alberto Grubicy iniziano a dedicarsi al commercio di opere d’arte
Roma viene proclamata capitale del Regno d’Italia
Segantini si trasferisce a Borgo Valsugana dal fratello Napoleone, proprietario di una bottega fotografica: qui apprende l’arte della fotografia
1873
1874
A Parigi prima mostra impressionista nello studio del fotografo Nadar
RELAZIONI ESPOSIZIONI RICONOSCIMENTI
Lavora come garzone nella bottega del pittore Luigi Tettamanzi
1875 1879
All’Esposizione nazionale di Brera viene premiato Il coro di Sant’Antonio: è il primo riconoscimento ufficiale per Segantini
Segantini si trasferisce a Pusiano in Brianza: qui conosce Bice Bugatti, con la quale trascorrerà il resto della vita
1879
1881
1880
Nasce in Francia la III Repubblica (1875)
A Brera Segantini diventa amico degli artisti Gaetano Previati, Emilio Longoni, Angelo Morbelli, Leonardo Bistolfi, Cesare Tallone, Ernesto Bazzaro, Attilio Pusterla, Emilio Quadrelli e Giovanni Sottocornola A Brera Segantini frequenta gli ebanisti Eugenio Quarti e Carlo Bugatti
Nasce il primogenito Gottardo
Sul “Corriere della Sera” il critico Luigi Chirtani formula uno dei primi giudizi positivi sulla nascente arte di Segantini Inizia la corrispondenza con Vittore Grubicy
In agosto si trasferisce in Svizzera a Savognino: qui ridipinge in chiave divisionista Ave Maria a trasbordo
Dipinge la prima versione di Ave Maria a trasbordo
Nasce il secondogenito Alberto
1882
1883
1884
1885
1886
Muore a Caprera Giuseppe Garibaldi
A Roma è istituita la Galleria Nazionale di Arte Moderna (GNAM), con il compito di documentare l’arte contemporanea dell’Italia unita
Georges Seurat dipinge Una domenica pomeriggio all’Ile de la Grande Jatte; è l’inizio del Pointillisme
Esposizione universale di Anversa, alla quale partecipa anche Segantini
A Parigi ottava e ultima mostra impressionista
Triplice Alleanza fra Germania, Austria e Regno d’Italia: con questo accordo l’Italia rinuncia ad ogni rivendicazione su Trento e Trieste. Rivolte degli irredentisti
Segantini conosce il mercante d’arte Vittore Grubicy, che lo lega con un contratto esclusivo alla sua galleria: qui entra in contatto con importanti personalità del mondo artistico e culturale europeo
Segantini si trasferisce a Caglio in Brianza, dove esegue l’opera Alla stanga, conclusa il febbraio dell’anno successivo
Segantini si stabilisce a Milano, dove nasce l’ultima figlia Bianca
Il pittore Emilo Longoni entra nella Galleria Grubicy: per due anni vive in Brianza, in sodalizio di vita e di lavoro con Segantini
Esposizione internazionale di Amsterdam (medaglia d’oro per Ave Maria a trasbordo)
Il 20 gennaio una procura notarile riconosce a Vittore Grubicy il monopolio sulla produzione artistica di Segantini
Barbara Huffer viene assunta come domestica in casa Segantini: poserà spesso come modella per l’artista
Il 1 febbraio esce sulla rivista “Cronaca d’arte” il primo scritto teorico di Segantini Così penso e sento la pittura
Inizia a scrivere articoli d’arte pubblicati sulle riviste specializzate del settore
Dipinge Mezzogiorno sulle Alpi
Segantini rinuncia all’eredità della madre in favore dei poveri della città di Arco
Dipinge Vacche aggiogate, Ragazza che fa la calza, Allo sciogliersi delle nevi, Ritorno all’ovile, I miei modelli
1887
1888
1889
A Parigi nasce il gruppo dei Nabis: suo manifesto è l’opera Le talisman di Paul Sérusier
Esposizione universale di Parigi (medaglia d’oro per Vacche aggiogate)
Esposizione universale di Amsterdam (medaglia d’oro per Alla stanga)
MALOJA
Nasce il terzo figlio Mario
SAVOGNINO
CAGLIO
PUSIANO
MILANO
BORGO VALSUGANA
MILANO
ARCO Il 15 gennaio nasce a Arco Giovanni Battista Emanuele Maria Segatini
Segantini ritorna a Milano e inizia a frequentare i corsi dell’Accademia di Brera, diventando uno degli artisti più dotati della scuola milanese
Segantini consolida la propria fama internazionale partecipando con la Galleria Grubicy all’Italian Exibition nell’ambito dell’esposizione universale di Londra
Prima personale al Palazzo della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano
Il 26 maggio Segantini firma una procura notarile ad Alberto Grubicy che alleggerisce i vincoli contrattuali con il fratello Vittore
Segantini dipinge Meriggio sulle Alpi e Vacca bruna all’abbeveratoio
1890
1891
1892
1893
1894
A Milano prima edizione della Triennale di Brera, considerata l’esordio ufficiale del Divisionismo in Italia: Segantini vi partecipa con Le due madri
Secessione di Monaco
A Monaco prima mostra ufficiale della Secessione (medaglia d’oro per Mezzogiorno sulle Alpi)
In Francia scoppia l’Affaire Dreyfus
Segantini inizia a stringere importanti rapporti epistolari con pittori, critici e promotori artistici dell’epoca
Si dirada lo scambio epistolare con Vittore Grubicy e si intensifica quello con il fratello Alberto
Segantini dipinge Ritorno al paese natio
1894 1899
Dona il disegno All’arcolaio alla comunità di Tione, colpita da un devastante incendio
Segantini comincia a progettare il Padiglione dell’Engadina, destinato all’esposizione universale del 1900 Dipinge Amore alla fonte della vita
1895
1896
1897
1898
Prima Biennale di Venezia (premio del governo per Ritorno al paese natio)
Giuseppe Pellizza da Volpedo inizia a dipingere Il Quarto Stato, dove la tecnica divisionista si unisce alla tematica dell’impegno sociale
Seconda Biennale di Venezia: Segantini partecipa con Pascoli di Primavera e Il ritratto di Carlo Rotta
Secessione di Berlino
A Londra esce il primo numero del mensile d’arte “The Studio”
Personale alla Galleria Dowdeswell di Londra Personale al VII Salon des XX di Bruxelles
Iniziano i contatti con i galleristi Arnold di Dresda e Schultze di Berlino, senza la mediazione di Alberto Grubicy Inizia la fitta corrispondenza con la scrittrice Neera Personale alla Galleria Grubicy di Milano Sulla “Gazzetta Ferrarese” Gaetano Previati documenta la svolta simbolista dell’artista
Corrispondenza con Vittorio Zippel per ottenere dal Municipio di Arco il rilascio del passaporto per viaggiare all’estero In “Cronaca d’arte” Gaetano Previati formula una lode incondizionata all’arte di Segantini
Iniziano i rapporti diretti con i mercanti d’arte Paul e Bruno Cassirer e Felix Koenigs di Berlino Segantini conosce il pittore Giovanni Giacometti, con il quale condividerà l’avventura del Panorama dell’Engadina Personale al Castello Sforzesco di Milano
Secessione di Vienna Esce la rivista “Ver Sacrum”, organo ufficiale della Secessione di Vienna
A Milano è fondata la rivista “La battaglia per l’arte”: qui Segantini pubblica l’articolo Sentimento e natura
Inizia la fitta corrispondenza con lo studioso trentino Vittorio Zippel, che diventa il suo principale riferimento per i contatti con la terra natale
Segantini realizza il modello in legno del Padiglione dell’Engadina Dipinge Primavera sulle Alpi e L’evocazione creatrice della musica
A Bergamo esce “Emporium. Rivista mensile illustrata d’arte”
Edvard Munch dipinge L’urlo: l’opera anticipa i grandi temi della pittura espressionista di inizio Novecento
A Londra prima esposizione del movimento di riforma delle arti applicate Arts and Crafts
Segantini si ribella alla rigida tutela artistica di Vittore Grubicy: il fratello Alberto diventa il suo nuovo mecenate
Dipinge l’Angelo della vita e Le cattive Madri
Realizza il grande dipinto Il castigo delle lussuriose con cui si avvia la fase simbolista della sua pittura
Ad Arles Vincent van Gogh dipinge I girasoli, La camera di Arles, Caffè di notte: è la svolta espressionista della sua pittura
Segantini conosce lo scrittore scapigliato Eugenio Bermani, per il quale realizza la copertina del romanzo Frate Gaudenzio
Dipinge Pascoli alpini e L’ora mesta
Segantini dipinge Ritorno dal bosco, L’aratura e Alpe di maggio
La GNAM acquista l’opera Alla Stanga: è la prima opera di Segantini a entrare in un museo
Emilio Longoni rompe i rapporti con Segantini e Vittore Grubicy che aveva firmato con il nome di Segantini alcune sue opere
Segantini scrive il racconto simbolico Sogno di un lavoratore
La famiglia Segantini si trasferisce a Maloja in Alta Engadina: per l’artista sono anni di profondo isolamento, ma di grande successo sul mercato
Il progetto del Padiglione dell’Engadina viene abbandonato per i costi troppo elevati: Segantini lo ridimensiona nel Trittico della Natura Esegue tre disegni per la Bibbia Illustrata di Amsterdam
A Vienna prima mostra ufficiale della Secessione: Segantini vi partecipa come invitato d’onore accanto a Khnopff, Puvis de Chavannes, Meunier, Rodin e von Stuck
Il 28 settembre Segantini muore colpito da un attacco di peritonite sul monte Schafberg, dov’era salito per lavorare al Trittico della Natura
1899 A Berlino prima mostra ufficiale della Secessione
A Monaco è fondato il settimanale “Dekorative Kunst”
Inizia una fitta corrispondenza con Giuseppe Pellizza da Volpedo, Domenico Tumiati, Guido Martinelli, Luigi Illica, Eugenio Bermani, Angelo Orvieto, Vittorio Pica, Gerolamo Rovetta e alcuni artisti stranieri: sono a vario titolo lettere di convenienza, di ringraziamento e di difesa personale
Segantini conosce il pittore Cuno Amiet, pioniere dell’arte moderna in Svizzera
L’artista Paolo Troubetzkoy dedica un busto in bronzo a Segantini
Corrispondenza con Vittorio Zippel per la concessione della cittadinanza italiana
Personale alla quarta esposizione della Secessione di Monaco Personali a Berlino e Zurigo
Segantini stringe rapporti autonomi con il mercante Hermes di Francoforte
Per circa due mesi il pittore Carlo Fornara è a Maloja come assistente di Segantini
A fine agosto esce a Vienna il volume di William Ritter finanziato dallo stato austriaco
Personale a Francoforte
Dopo aver visto Personale Ora mesta a Monaco, a Francoforte il direttore dell’Alte Nationalgalerie di Berlino la volle acquistare per il suo museo. Nello stesso anno Aratura venne acquisita dalla Neue Pinakothek di Monaco Due saggi biografici su Segantini compaiono su “Emporium” a firma di Neera e su “Il Focolare”a firma di Virgilio Colombo
Scrive per “Ver Sacrum” l’articolo Che cos’è l’arte È nominato a Londra consigliere della “International Society of Sculptors, Painters and Carvers”, gruppo secessionista contro il tradizionalismo della Royal Academy
Personali a Berlino e Bruxelles A Milano e a Arco si crea un Comitato per il Monumento a Giovanni Segantini, su iniziativa di Tomaso Bresciani, a cui aderiscono anche i pittori Eugenio Prati e Bartolomeo Bezzi Gabriele d’Annunzio pubblica sul “Marzocco” Per la morte di Giovanni Segantini: laudi del cielo del mare della terra e degli eroi
SEGANTINI E ARCO
MAG Museo Alto Garda Arco | Galleria Civica G. Segantini
A cura di Alessandra Tiddia Mart
Coordinamento Giovanni Pellegrini Annalisa Bonetti Segreteria Marta Sansoni Gustavo Perrone Progetto informatico e multimediale Cristian Pozzer Comunicazione Claudia Gelmi Michele Comper con la collaborazione di Ufficio comunicazione Mart Immagine coordinata del progetto e della mostra Headline
Progetto di allestimento Michelangelo Lupo con la collaborazione di Fabrizio Stefani Realizzazione dell’allestimento Nicola Brunelli Daniele Fioriolli Massimo Zanoni Strutture per postazioni multimediali Icras, Rovereto Foto Archivio fotografico, Mart Archivio fotografico, MAG Registrar Clarenza Catullo, Mart Trasporti Tomasi Group s.r.l., Trento
In collaborazione con
Arco | Galleria Civica G. Segantini Via G. Segantini, 9 38062 Arco (TN) www.museoaltogarda.it
Ringraziamenti Claudio Cervelli Alessandro Demartin Mauro Depaoli Sandro Flaim Luciana Giacomelli Bianca Maria Simoncelli Adriano Volpato Simone Volpato
© 2015 by MAG Tutti i diritti riservati È vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie ISBN 978-88-6686-050-1
Comune di Riva del Garda Comune di Arco Provincia autonoma di Trento Riva del Garda | Museo Arco | Galleria Civica G. Segantini
Comune di Riva del Garda Adalberto Mosaner Sindaco Maria Flavia Brunelli Assessore alla Cultura Anna Cattoi Dirigente Area Servizi alla Persona e alla ComunitĂ
Comune di Arco Alessandro Betta Sindaco Stefano Miori Assessore alla Cultura
Giovanni Pellegrini Responsabile MAG Museo Alto Garda
www.museoaltogarda.it
Finito di stampare nel mese di marzo 2015 da Litografica EFFE e ERRE, Trento
Collana diretta da Alessandra Tiddia Vita nascente. Da Giovanni Segantini a Vanessa Beecroft. Immagini della maternitĂ nelle collezioni del Mart, 2014 Segantini e Arco, 2015 Franz Servaes. Giovanni Segantini. La sua vita e le sue opere Trad. in italiano del testo originale, 2015
www.museoaltogarda.it
ISBN 978-88-6686-050-1
Euro 10,00