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ANNO IV
/2022
RIVISTA SCIENTIFICA E DI INFORMAZIONE OFTALMOLOGICA
DI EVOLUZIONI E RIVOLUZIONI
Problematiche, innovazione, e obiettivi nella gestione della retinopatia del prematuro CONTROVERSIE
Lenti multifocali per la cataratta congenita in età pediatrica: sì o no?
RIFLETTORI SULL’ESPERTO Paolo Nucci
TECNICHE CHIRURGICHE
Perfezione Chirurgica, Daniel Mojon e la sua MISS
FGE S.r.l.-Reg. Rivelle 7/F - 14050 Moasca (AT) - Redazione: Strada 4 Milano Fiori, Palazzo Q7 – 20089 Rozzano (MI) - Anno IV - N. 1/2022 - Trimestrale
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ANNO IV
/2022
RIVISTA SCIENTIFICA E DI INFORMAZIONE OFTALMOLOGICA
Sommario
DI EVOLUZIONI E RIVOLUZIONI
Problematiche, innovazione, e obiettivi nella gestione della retinopatia del prematuro CONTROVERSIE
Lenti multifocali per la cataratta congenita in età pediatrica: sì o no?
RIFLETTORI SULL’ESPERTO Paolo Nucci
TECNICHE CHIRURGICHE
Perfezione Chirurgica, Daniel Mojon e la sua MISS
FGE S.r.l.-Reg. Rivelle 7/F - 14050 Moasca (AT) - Redazione: Strada 4 Milano Fiori, Palazzo Q7 – 20089 Rozzano (MI) - Anno IV - N. 1/2022 - Trimestrale
Redazione Timothy Norris Laura Gaspari, MA redazione@eyeseenews.it www.eyeseenews.it Pubblicità info@fgeditore.it tel 01411706694 Direttore responsabile Ferdinando Fabiano f.fabiano@fgeditore.it Grafica e impaginazione Cristiano Guenzi Coordinamento scientifico Vittorio Picardo, MD Hanno collaborato a questo numero: Stefano Bernabei Antonio Capone Jr, MD Roberto Caputo, MD Roberto De Gennaro Michele Fortunato, MD Thomas W. Gardner, MD Cinzia Gortan Riccardo Iervolino, MD Silvano Larcher Andrea Lembo, MD Bruno Lumbroso, MD Adriano Magli, MD Pier Franco Marino, MD Fabio Mazzolani, MD Cosimo Mazzotta, MD, PhD Daniel S. Mojon, MD, FEBO Paolo Nucci, MD, FEBO Raffaele Parrozzani, MD, PhD, FEBO Andrea Piantanida, MD Matteo Piovella, MD Massimiliano Serafino, MD Luca Strigiotti Pasquale Troiano, MD Salvatore Troisi, MD Angela Turtoro, MD Mauro Zuppardo Editore FGE srl – Fabiano Gruppo Editoriale Redazione: Strada 4 Milano Fiori, Palazzo Q7 – 20089 Rozzano (MI) Sede legale: Regione Rivelle, 7 14050 Moasca(AT) Tel 0141/1706694 Fax 0141/856013 Registrazione presso il Tribunale di Asti n. 1/2020 del 05/02/2020 Copia omaggio
2 Editoriale 4 Cover Topic
DI EVOLUZIONI E RIVOLUZIONI
12 Riflettori sull’Esperto INSEGNARE PER APPRENDERE
16 Largo ai Giovani
SALVAGUARDANDO GLI OCCHI DEL FUTURO
20 Controversie
LENTI MULTIFOCALI PER LA CATARATTA CONGENITA IN ETÀ PEDIATRICA: SÌ O NO?
22 Approfondimenti
TEST GENETICI NELLA PRATICA OFTALMICA QUOTIDIANA
26 Tecniche Chirurgiche PERFEZIONE CHIRURGICA
30 Eventi Congressuali 34 Ottica Fisiopatologica IL CONTROLLO DELLA PROGRESSIONE MIOPICA
36 Innovazioni
LA PERFEZIONE NELLA SEMPLIFICAZIONE
40 News dalle Aziende LENTI PERIFOCALI PER IL CONTROLLO DELLA PROGRESSIONE MIOPICA IL DEFOCUS PERIFERICO MIOPICO PER GESTIRE L’AVANZAMENTO DELLA MIOPIA Ital-Lenti CONTRO LA PROGRESSIONE MIOPICA 1
Editoriale
UN IMPEGNO COSTANTE PER I PICCOLI PAZIENTI
L
di Professor Adriano Magli, Presidente della Società Italiana di Oftalmologia Pediatrica (SIOP)
Tutte le interviste contenute in questo numero sono consultabili collegandosi al sito:
www.eyeseenews.it 2
La Società Italiana di Oftalmologia Pediatrica (SIOP) dal 1984 rappresenta un saldo punto di riferimento formativo e di supporto per i professionisti che hanno scelto di abbracciare una delle più complesse ed affascinanti specialità mediche. Il clamoroso successo dei recenti Congressi Nazionali tenutisi a Napoli e Firenze, con oltre 600 e 400 partecipanti, rappresenta una lampante testimonianza dell’importanza e della peculiarità del mondo dell’oftalmologia pediatrica. L’interesse suscitato, ed il sempre crescente numero di iscritti, è il risultato della consapevolezza che l’oftalmologia pediatrica è sì parte integrante dell’oftalmologia, ma richiede anche le conoscenze necessarie a gestire condizioni che spesso non rispettano le stesse regole. Grandissimo consenso infatti riscuotono a livello internazionale eventi come il congresso della World Society of Pediatric Ophthalmology
and Strabismus che vede la puntuale partecipazione dei membri del Consiglio Direttivo SIOP. La ricerca ed il confronto costante nei numerosi eventi che ci hanno visti protagonisti, hanno portato all’adozione, ormai con larghissimo consenso, di protocolli terapeutici e chirurgici nelle patologie più disparate, con risultati un tempo impensabili. La chirurgia nelle forme complesse di strabismo, grazie anche al supporto del neuroimaging, permettono di ottenere risultati entusiasmanti, come ad esempio nelle sindromi congenite da disinnervazione cranica o nel nistagmo congenito, condizioni in cui l’intervento non ha solo un obiettivo cosmetico, ma permette un miglioramento della posizione anomala del capo, spesso presente, alleggerendo la tensione a livello della colonna cervicale, una migliore coordinazione oculo-manuale e, quando presente, un miglioramento del campo di visione binoculare singola. Uno degli ambiti di maggior interesse attualmente è la miopia, ritenuta ad oggi una delle questioni più rilevanti a livello internazionale, data la sua diffusione e le stime secondo le quali più della metà della popolazione mondiale sarà miope nel 2050. Circa il 10% si prevede sarà a rischio di miopia elevata con un maggior rischio di complicazioni, legate alla miopia stessa, come ad esempio il distacco di retina o la maculopatia con implicazioni mediche e socio-economiche rilevanti. Sebbene i primi studi risalgono a fine ‘800, nell’ultimo ventennio gli sforzi per riuscire a capirne le cause ed il trattamento più efficace, si sono moltiplicati e, sebbene la strada sia ancora lunga, si sono fatti importanti
Le sfide poste dalla diagnostica e dalla terapia da effettuare in condizioni di compliance spesso difficile, rendono l'oftalmologia pediatrica una branca che richiede e richiederà sempre, non solo grande dedizione, ma soprattutto un'elevata competenza specifica per offrire ai nostri piccoli pazienti le migliori cure possibili
Professor Adriano Magli
passi in avanti. Ad oggi sappiamo che esistono fattori genetici ed ambientali che hanno un ruolo sulla retina periferica e l’accomodazione e che la scelta della correzione ottica stessa può avere i suoi effetti sull’evoluzione della miopia. Se sui fattori genetici possiamo fare ben poco, ridurre le attività indoor per vicino (tablet, smartphone ...) e favorire le outdoor (sport, attività all’aperto …), evitare le ipo/ipercorrezioni ottiche sono strategie semplici ed efficaci che sono state dimostrate essere efficaci nel rallentare la progressione miopica. Un ruolo sempre crescente lo sta guadagnando il trattamento farmacologico con atropina a basso dosaggio che, nel caso di miopie scolastiche non elevate, con dosaggi che vanno dallo 0,01% allo 0,5%, si è dimostrata efficace nel rallentamento della miopia in assenza di significativi effetti collaterali. L’ambliopia, o “occhio pigro”, sebbene sia ancora una condizione estremamente diffusa che può tradursi in un deficit visivo generalmente monolaterale ed irreversibile in età adulta, ha visto la sua incidenza ridursi drasticamente negli ultimi anni anche grazie alla sensibilizzazione dei genitori, dei colleghi oculisti e medici pediatri riguardo ai fattori di rischio da saper individuare in età precoce affinché il trattamento sia possibile ed efficace. È in casi come questi che la prevenzione, la diagnosi ed il trattamento precoce rappresentano spesso la sola via efficace, ma che richiede un bagaglio indispensabile di esperienza e formazione per l'oftalmologo pediatra che non può esulare dalla conoscenza delle genetica, della neuroftalmologia o della motilità oculo-palpebrale
e visione binoculare. È cruciale in tale ottica sottolineare, in accordo con le linee guida dell’American Academy of Ophthalmology, l’importanza del timing delle visite oculistiche pediatriche: alla nascita, in particolar modo attraverso la valutazione del riflesso rosso, per scongiurare anomalie congenite anche gravi come cataratta congenita, ametropie elevate o retinoblastoma, continuando con i bilanci di salute effettuati dal pediatra, fino ad arrivare alla prima visita oculistica da effettuarsi all’età di 3 anni anche in assenza di particolari segni patologici. Questo calendario offre la possibilità di riconoscere precocemente eventuali patologie e di instaurare tempestivamente i trattamenti più appropriati rispettando i tempi di sviluppo del sistema visivo del bambino. È fondamentale ricordare che il percorso, sia esso medico o chirurgico, che si sceglie di intraprendere per un piccolo paziente, non può non considerare i tempi di sviluppo o di recupero di strutture anatomicamente ancora immature, il cui risultato può cambiare drasticamente la vita dei bambini e delle loro famiglie, condizioni che possono essere irreversibili in età adulta. È per questo profondo, ed allo stesso tempo delicato, il rapporto di fiducia che si instaura con i piccoli pazienti e i genitori; le sfide poste dalla diagnostica e dalla terapia da effettuare in condizioni di compliance spesso difficile, rendono l'oftalmologia pediatrica una branca che richiede e richiederà sempre, non solo grande dedizione, ma soprattutto un'elevata competenza specifica per offrire ai nostri piccoli pazienti le migliori cure possibili. 3
Cover Topic
DI EVOLUZIONI E RIVOLUZIONI Problematiche, innovazione, e obiettivi nella gestione della retinopatia del prematuro
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Intervista al Professor Antonio Capone Jr., Università di Oakland e al Professor Raffaele Parrozzani, Università di Padova
Antonio Capone, MD, è Professore di Scienze Biomediche all’Università di Oakland
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25 dicembre 1642, una vedova di Woolsthorpe, nel Lincolnshire, il cui marito era defunto un paio di mesi dopo la loro unione in matrimonio, diede alla luce un bambino sia postumo che prematuro. Era talmente debole che due donne si sbrigarono a recuperare un tonico e si stupirono che fosse ancora vivo al loro ritorno. Talmente era piccolo, che poteva essere messo in una tazza da un quarto di pinta. Così gli fu riferito. Una volta adulto, egli vide una mela cadere da un albero nel giardino di Woolsthorpe; si mise a pensare, e poco dopo propose la legge della gravitazione universale. Sir Isaac Newton venne salvato dall’amore di sua madre. Così scriveva nel 1907 Alexander Russell Simpson nella prefazione al celebre libro del 1901 di Pierre Budin “The Nursling: The Feeding and Hygiene of Premature and Full-Term Infants”, domandandosi, con una nota sospesa, quanti grandi pensatori del calibro di Newton fossero mai riusciti a sopravvivere ai primi giorni di vita. È il 1942. Il libro The Nursling aveva già da tempo contribuito, con le sue nozioni basilari, a migliorare e dare importanza alla cura del prematuro. Ad esso si erano aggiunte strutture e tecnologie come l’incubatore. Molti pretermine, tuttavia, venivano alla luce senza mai vederla. Theodore Lasater Terry, MD fu il primo ad associare la cecità del neonato con la condizione di prematurità, segnando a terra la prima pietra miliare di una grande sfida per l’oftalmologia contro la sindrome di Terry, più comunemente chiamata retinopatia del pretermine.
“Il riconoscimento della patologia negli anni ‘40 era concomitante ad un aumento sensibile di casi legati alla maggiore disponibilità di incubatori”, spiega Antonio Capone. “Gli incubatori erano chiaramente in grado di ridurre la mortalità infantile, specialmente se associati ad alti livelli di ossigeno. Questo, tuttavia, ha portato a generazioni di infanti con la retinopatia del pretermine ossigeno-indotta”. Antonio Capone, MD, è Professore di Scienze Biomediche all’Università di Oakland e Professore all’ESASO di Lugano. Chirurgo, docente e clinico di fama internazionale, esperto in retina pediatrica, Capone ha all’attivo più di 200 pubblicazioni come autore e co-autore. “All’inizio era già tanto il riuscire a mantenere vivi i neonati. Prendere atto che ciò stava generando bambini ciechi ha spinto a comprendere meglio il fenomeno e sviluppare gli strumenti giusti”, spiega Capone. “Negli ultimi anni, la più approfondita conoscenza della patologia, associata agli sviluppi tecnologici come la pulsossimetria e il surfattante polmonare, hanno ottimizzato il tasso di sopravvivenza, riducendo l’incidenza di complicazioni relative alla prematurità”, aggiunge. Nonostante i grandi passi fatti dalla medicina, in particolare nell’ultima decade, la retinopatia del pretermine rimane un grosso problema da affrontare. “Dobbiamo aspettarci una ROP nei bambini pretermine sotto le trentaquattro settimane gestazionali e con un peso inferiore al chilo e mezzo. Oggi riusciamo a mantenere in
di Timothy Norris
All’inizio era già tanto il riuscire a mantenere vivi i neonati. Prendere atto che ciò stava generando bambini ciechi ha spinto a comprendere meglio il fenomeno e sviluppare gli strumenti giusti
Antonio Capone Jr.
vita bambini che hanno un’età gestazionale di ventitré, ventiquattro settimane, con un peso alla nascita di cinquecento grammi”, spiega Raffaele Parrozzani. “In Italia si salvano bambini con età gestazionali da pretermine estremo, e questo causa un’incidenza di retinopatie di gran lunga maggiore rispetto a Paesi che non fanno altrettanto. In aggiunta, le tecnologie di supporto neonatale avanzate stanno salvando molte vite, aumentando però i piccoli pazienti affetti da ROP. Per questo motivo si sta delineando un quadro epidemico”.
Esperto di oncologia oculare ed orbitaria e di patologie corio-retiniche, Raffaele Parrozzani è recentemente diventato Professore Associato di Malattie dell’Apparato Visivo all’Università degli Studi di Padova
Raffaele Parrozzani, MD, PhD, esperto di oncologia oculare ed orbitaria e di patologie corio-retiniche, è recentemente diventato Professore Associato di Malattie dell’Apparato Visivo all’Università degli Studi di Padova e medico della Clinica Oculistica dell’Università di Padova diretta dal Prof. Edoardo Midena. Secondo Parrozzani, la retinopatia del pretermine è destinata a diventare un problema ancora più sentito nei Paesi in via di sviluppo. “La rete di screening, il supporto e le terapie che oggi abbiamo in Europa come negli Stati Uniti si stanno diffondendo sempre di più nei Paesi in via di sviluppo”, spiega Parrozzani. “Questo però non risolve le problematiche che pos-
sono portare ad un boom di patologie del pretermine, di difficile gestione in Paesi con difficoltà socioeconomiche. La ROP potrebbe diventare in futuro una delle cause più importanti di cecità legali a livello globale”. “In alcuni Paesi in via di sviluppo molte delle tecnologie che noi diamo per scontate, come incubatori e pulsossimetri, hanno appena iniziato a fare capolino”, osserva Antonio Capone. “Sono tecnologie che necessitano di personale esperto con una curva di apprendimento che richiede del tempo e che potrebbe avere un impatto non indifferente a livello di complicazioni, un po’ come è successo a noi negli anni Quaranta”, aggiunge.
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Cover Topic Cercavamo una risposta nell’assetto biochimico e sistemico, e ci è balzata all’occhio una significativa riduzione delle piastrine nei bambini che avrebbero sviluppato forme di ROP più severe
Raffaele Parrozzani
Raffaele Parrozzani alle prese con un piccolo paziente prematuro
SALITE ED ALTOPIANI Fino agli anni Quaranta del Novecento, un bambino pretermine affetto da ROP non aveva alcuna speranza. “In quegli anni i chirurghi non avevano l’armamentario per intervenire a livello retinico. Si poteva al massimo intervenire dall’esterno, lavorando a livello sclerale. Non esistevano strumenti in grado di agire all’interno dell’occhio”, spiega Capone. “Non esistevano terapie per la retinopatia del pretermine. Tutto quel che si poteva fare era gestire le conseguenze della patologia, fino all’inevitabile distacco della retina”, osserva. Occorre attendere ulteriori quarant’anni prima di avere davvero una terapia efficace. “Preceduta da studi dal Giappone, alla fine degli anni Ottanta si è giunti alla conclusione che era possibile fermare il decorso della ROP distruggendo le parti della retina non ancora vascolarizzate e dunque in debito d’ossigeno. Una conclusione sottolineata in particolare dallo studio CryoROP di Earl Palmer”, spiega Capone. 6
Dalla crioterapia alla fotocoagulazione laser, l’oftalmologia ha intrapreso un percorso di evoluzione per conoscere e comprendere a fondo eziologia e patofisiologia, in attesa di un turning point rivoluzionario. “Oggi è ben noto che la retina non vascolarizzata produce dei fattori di crescita, in particolare il Vascular Endothelial Grow Factor (VEGF), principale responsabile della patogenesi della ROP, e che se questa retina avascolare viene distrutta si può arrestare il processo. L’efficacia del trattamento laser è tuttora assodata, assestandosi al 90-95% dei casi. Tuttavia, non è una soluzione percorribile per i casi di retinopatia del pretermine più gravi, come ad esempio l’aggressive ROP”, spiega Parrozzani. “Per quanto sia una terapia che ha a tutti gli effetti salvato la vista a milioni di bambini, la fotocoagulazione laser mira a distruggere porzioni di retina che non si riformeranno mai più, con dei danni alla visione periferica e medio periferica del bambino”, osserva. “La crioterapia era senza dubbio un ‘blunt tool’”, afferma Capone, “ma faceva il suo dovere. Il laser seguiva lo stesso concetto, ma in modo più elegante, meno doloroso e più preciso. Il vero grande punto di svolta, tuttavia, è arrivato con lo sviluppo di un farmaco in grado di bloccare l’azione dei fattori di crescita dell’endotelio vascolare. Una soluzione che ha ridotto i costi, diminuito il rischio di recidiva e aumentato l’efficacia della terapia”. “Gli anti-VEGF danno ottimi risultati in primis perché il farmaco non blocca il normale sviluppo della retina, e in buona parte dei casi riesce a scongiurare un intervento di fotocoagulazione”, spiega Parrozzani. “In aggiunta si tratta di un trattamento chirurgico della dura-
ta di solo un paio di minuti, anche se la procedura è un po’ più complessa rispetto ad un’iniezione in un occhio adulto”. Un percorso per la vetta che ha raggiunto nuovamente un momento di plateau, in attesa di un nuovo passo avanti. “Passare dal nulla al primo agente anti-VEGF è stato un passaggio rivoluzionario incredibile per la medicina”, osserva Capone. “È arrivato in un periodo in cui la terapia laser aveva ormai raggiunto il suo plateau. Oggi, per quanto stiano uscendo anti-VEGF di nuova generazione, anche questo trattamento sta attraversando una fase simile”, aggiunge. “Da allora, i passi successivi sono stati evolutivi, e non rivoluzionari”. PASSI AVANTI Approfondire la retinopatia del pretermine attraverso la lente dell’eziologia e della patofisiologia può rivelarsi una scelta vincente. Un processo in direzione di una prossima fase evolutiva, ed un percorso da seguire alla ricerca della prossima rivoluzione. In un recente studio pubblicato su una rivista del gruppo Nature da Raffaele Parrozzani, assieme ai colleghi Nacci, Bini, Marchione, Salvadori, Nardo e Midena, la ricerca patofisiologica ha portato ad una scoperta che potrebbe cambiare l’approccio alla patologia sia da un punto di vista clinico che terapeutico. “Dalla nostra esperienza quotidiana e dalla letteratura in materia, sappiamo che a parità di fattori di rischio, come età gestazionale, peso e complicanze durante le prime fasi di vita, due neonati pretermine possono avere uno sviluppo della patologia molto diverso. Questo ci ha suggerito che potrebbero esserci, in aggiunta ai fattori già noti, altre caratteristiche non note”, spiega Par-
Credo che nel tempo gli strumenti a nostra disposizione diventeranno sempre più raffinati e avanzati. Sarà da questi progressi evolutivi che vedremo nascere le prossime rivoluzioni
Antonio Capone Jr.
rozzani. “Non potendo chiaramente sottoporre dei bambini estremamente fragili agli esami approfonditi di cui necessita la ricerca di un marker, ci siamo basati su ciò che avevamo nella pratica clinica quotidiana, cioè gli esami ematochimici eseguiti di routine”, osserva. “Cercavamo una risposta nell’assetto biochimico e sistemico, e ci è balzata all’occhio una significativa riduzione delle piastrine nei bambini che avrebbero sviluppato forme di ROP più severe, e ci siamo interrogati sul ruolo dei trombociti, in particolare sulla loro capacità di rimuovere VEGF dai tessuti. Una riduzione di piastrine potrebbe essere correlata ad una minore capacità di rimuovere l’eccesso di fattore di crescita dell’endotelio vascolare nelle retine in fase di formazione”, afferma Parrozzani. Lo studio “Severe retinopathy of prematurity is associated with early post-natal low platelet count” apre a nuove future prospettive. “Gli ultimi lavori hanno dimostrato effettivamente che la riduzio-
Chirurgo, docente e clinico di fama internazionale, esperto in retina pediatrica, Antonio Capone Jr. ha all’attivo più di 200 pubblicazioni come autore e co-autore.
ne delle piastrine comporta un rischio maggiore di sviluppare retinopatie del pretermine gravi”, sottolinea Parrozzani. “Ulteriore conferma a questo dato è stata un’osservazione inaspettata in una delle nostre più recenti pubblicazioni: era chiaramente evidente un aumento improvviso delle piastrine qualche giorno prima del trattamento di bimbi affetti da ROP grave”, aggiunge Parrozzani. “Questo suggerisce l’esistenza di una risposta piastrinica ‘sistemica’ come reazione alla quantità elevata di VEGF in sede retinica, rappresentando un possibile marker predittivo di ROP grave, anche dal punto di vista temporale. Oggi infatti ho ben chiaro, nella gestione clinica di questi piccoli pazienti, che se le piastrine aumentano in un prematuro a rischio di ROP grave, probabilmente dovrò trattare il piccolo la settimana successiva”, afferma.
EVOLUZIONI E RIVOLUZIONI Secondo Raffaele Parrozzani, l’oftalmologia e la retina pediatrica sono un po’ le sorelle più piccole dell’oftalmologia in senso generale. “La farmacologia, lo sviluppo della tecnica e della diagnostica, incluse le tecnologie di imaging, hanno spesso ricadute in ambito pediatrico solamente dopo essere state ampiamente sviluppate in ambito adulto”, osserva. L’oftalmologia, tuttavia, rimane ancora una dei settori della medicina all’avanguardia in termini sia di tecnologie che di ricerca e sviluppo e su questo punto Capone e Parrozzani concordano perfettamente. “L’area che più di tutte sta vedendo un progresso accelerato, ad esempio nell’ambito della terapia genica come il voretigene neparvovec,
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Cover Topic La ROP potrebbe diventare in futuro una delle cause più importanti di cecità legali a livello globale
Raffaele Parrozzani
è proprio l’oftalmologia”, osserva Capone. “Si stanno sviluppando vettori virali più efficienti, con dei payload maggiori e con sistemi di delivery che riducono il rischio di dispersione nel vitreo. Ci sono pure degli sviluppi con CRISPR-CaS9 per la terapia dell’Amaurosi di Leber CEP290. Anche solo il fatto di poter avere ora sul mercato un anti-VEGF di ultima generazione con un potere maggiore può fare la differenza per un paziente pretermine con ROP e vitreoretinopatia essudativa”, spiega. “Penso, tuttavia, che l’area di maggior interesse, in cui stiamo vedendo i maggiori progressi, rimane comunque quella genetica. Un grande ombrello che racchiude innumerevoli opportunità, a cui si associa la medicina rigenerativa. Quest’ultima ha un enorme potenziale per il futuro trattamento non solo della retinopatia del pretermine, ma di una vasta varietà di altre patologie pediatriche”, afferma.
“A darci una grandissima mano specialmente in ambito diagnostico sarà l’intelligenza artificiale”, afferma Parrozzani. “Sarà sempre più fondamentale nel nostro lavoro, e cambierà in maniera drastica il nostro modo di lavorare. Dopo la radiologia, l’oftalmologia è la seconda specialità più tecnologica in ambito medico, e credo che nei prossimi dieci anni avremo a disposizione wearing technologies e biosensori che diventeranno ben presto il pane quotidiano anche in ambito pediatrico, per non parlare dei sistemi automatici di analisi dell’imaging già in fase di utilizzo per alcune patologie”, conclude Parrozzani. “Credo che nel tempo gli strumenti a nostra disposizione diventeranno sempre più raffinati e avanzati”, afferma Capone. “Sarà da questi progressi evolutivi che vedremo nascere le prossime rivoluzioni”, conclude. Riprendendo il pensiero di A.R. Simpson, “tutti i grandi pensieri emanati dalla mente degli uomini, tutti i grandi lavori creati da mano umana, li dobbiamo a
chi è stato un infante pronto a perire”. Contro ogni aspettativa, Isaac Newton sopravvisse alla sua nascita prematura. Senza le sue scoperte, i suoi studi sull’ottica, la sua capacità di osservare il mondo circostante, l’oftalmologia oggi non sarebbe probabilmente quella che conosciamo. Restituire il favore è oggi compito dell’oftalmologia, garantendo alle future generazioni di Isaac Newton la possibilità di osservare questo mondo, le mele cadere dai giardini di Woolsthorpe, ed essere forieri di future rivoluzioni. Bibliografia: Parrozzani, R., Nacci, E.B., Bini, S. et al. Severe retinopathy of prematurity is associated with early post-natal low platelet count. Sci Rep 11, 891 (2021). https://doi. org/10.1038/s41598-020-79535-0 The Nursling; The Feeding and Hygiene of Premature and FullTerm Infants. Cal State J Med. 1907;5(8):216.
ATLANTE DELLE INFIAMMAZIONI OCULARI E. Miserocchi - G. M. Modorati - F.M. Bandello
Ad un anno dalla pubblicazione della prima parte dell’Atlante delle infiammazioni oculari, che riguardava il segmento anteriore, vede la luce il secondo volume di questo progetto, che tratta delle infiammazioni del segmento posteriore dell’occhio. Negli ultimi anni vi è stato un significativo aumento delle conoscenze di base riguardo forme di uveite posteriore un tempo sconosciute: vari meccanismi immunologi sono stati delucidati e diversi agenti eziologici di uveiti infettive, come quelli della malattia di Lyme o della malattia di Whipple, sono stati scoperti. Ma è soprattutto sul versante clinico che si sono realizzati i maggiori progressi. Le infiammazioni di retina e coroide sono fra le patologie oculari che più di tutte si sono avvantaggiate dei recenti progressi tecnologici in campo diagnostico e terapeutico. L’introduzione e il diffondersi di tecniche diagnostiche come la fotografia wide-angle del fundus, l’OCT ad alta risoluzione e l’angio-OCT, insieme con l’applicazione della PCR nell’identificazione di vari agenti patogeni, ha permesso una più pronta e precisa diagnosi di molte infiammazioni corioretiniche. Ciò è fondamentale in quanto una diagnosi precoce, quando la malattia è ancora in fase iniziale, può permettere di instaurare misure adeguate atte ad evitare il prodursi di danni irreversibili. Sul versante terapeutico poi è stato osservato un fondamentale progresso con le iniezioni intravitreali di vari farmaci che permettono di fornire a quel santuario farmacologico che è la retina una quantità di medicamento non ottenibile con altre vie di somministrazione. Ed infine, l’uso più esteso della vitrectomia via pars plana, oggi eseguita con strumenti molto sofisticati e mini-invasivi, permette di affrontare casi di endoftalmite o talune forme di panuveite altrimenti non aggredibili. L’impostazione di questo atlante ricalca quella del precedente, con una breve descrizione delle varie patologie seguita da un’ampia parte iconografica in cui vengono presentati sia casi scolastici come anche casi meno tipici delle varie forme di uveite. La speranza è che questo secondo volume possa avere lo stesso successo riscosso dal precedente, il che ripagherebbe l’impegno dei vari collaboratori, giovani e meno giovani, che hanno contribuito alla sua realizzazione. Francesco Bandello FGE S.r.l. - Reg. Rivelle 7/F - 14050 Moasca (AT) Via Petitti 16 - 20149 Milano (Italy) Tel. 0141 1706694 - Fax 0141 856013 - e-mail: info@fgeditore.it
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Riducono la progressione miopica in media del 1
60%
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VOL. 4
mido.com
Riflettori sull’Esperto
INSEGNARE PER APPRENDERE L’oftalmologia pediatrica, la divulgazione e l’istruzione. Pilastri della vita di Paolo Nucci.
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Intervista al Professor Paolo Nucci, Università Statale di Milano
Un numero dedicato quasi nella sua interezza all’oftalmologia pediatrica non sarebbe possibile senza menzionare Paolo Nucci. Professore Ordinario di Oculistica dell’Università Statale di Milano, divulgatore scientifico e autore di svariate pubblicazioni, Nucci si afferma tra le figure più di spicco dell’oftalmologia italiana ed internazionale. “Nella mia professione questa è stata la cifra. Spiegare e cercare di spiegare bene”. In poche parole, Nucci condensa in una perla il suo essere medico, oculista, oftalmologo pediatrico, professore e divulgatore. Il Professor Paolo Nucci è uno che spiega le cose, oltre che risolvere i problemi. Una figura autorevole, che non nasconde di essersi arricchito delle molte esperienze di maestri e colleghi, e che ha
Qual è la sua sottospecialità o la sua area di interesse prevalente in oculistica? Vorrei dire che mi occupo di divulgazione e che mi occupo di insegnamento. In realtà forse qualcuno mi conosce per la mia particolare propensione alla strabismologia, alla gestione degli strabismi, in particolare quelli complessi, e dell’oftalmologia pediatrica. Di questo mi occupo da più di trent’anni e devo dire che mi onorano molti colleghi che mi mandano pazienti: vuol dire che probabilmente un po’ ci riesco. Qual è stato il suo contributo al progresso dell’oculistica? Quali ritiene che siano i traguardi professionali che ha raggiunto? Se oggi dovessi mettere delle medaglie sul mio petto probabilmente le metterei con le persone che ho formato. Forse il ruolo particolare che credo di avere giocato è stato quello di formatore, e molti di quelli che sono stati con me e che hanno approfondito l’ambito della strabismologia e dell’oftalmologia pediatrica mi riconoscono il fatto di essere stato un maestro. Ecco, se dovessi proprio mettermi una medaglia direi di essere stato un bravo maestro.
Per collegarsi al video, scansionare il codice QR
Paolo Nucci MD, FEBO, è Ordinario di Oculistica dell’Università Statale di Milano. Con più di duecento pubblicazioni, è uno dei massimi esperti di oftalmologia pediatrica a livello internazionale. In passato ha ricoperto il ruolo di Presidente della Società italiana di Oftalmologia Pediatrica.
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deciso a sua volta di offrire attraverso l’insegnamento e la divulgazione. Mutuo ista fiunt, et homines dum docent discunt, come consigliava Seneca a Lucilio Iuniore, è una massima che ben si adatta a questa storia.
Quali sono state le figure più influenti per la sua carriera? Chi considererebbe un maestro o un mentore? Non c’è dubbio che la persona che abbia segnato di più in passato e con cui ho avuto un rapporto molto stretto almeno nei primissimi anni della mia formazione è stato Gian Paolo Paliaga,
di Timothy Norris
L’attività di divulgatore è venuta un po’ per caso. Mi sono accorto facendo lezione che riuscivo a trasmettere con chiarezza e trasferire entusiasmo. Da quel momento in poi questa è stata la mia cifra anche nei confronti del paziente
Paolo Nucci
che posso considerare davvero un maestro. Ho trascorso sei mesi ininterrottamente nel suo studio, andavo lì tutte le mattine e ritornavo il pomeriggio in treno da Como. A mandarmi lì era stato proprio Rosario Brancato, l’altro mio maestro, un visionario dell’oftalmologia degli anni Ottanta. Senza dubbio quello che aveva le idee più chiare su dove doveva essere il futuro dell’oftalmologia. Poi ho un legame molto stretto e molto forte, direi anche fraterno, con Francesco Bandello, che è stato per me una guida e un mentore. Provo un affetto particolarissimo e una grande riconoscenza nei confronti di Giovanni Calabria che è stato ordinario di Genova, anche lui per me un punto di riferimento importante. Negli ultimi anni una persona di grande intelligenza che mi ha guidato e mi ha dato anche degli spunti meravigliosi è Nicola Orzalesi. Queste sono tutte persone che in modo molto diverso hanno giocato un ruolo importante nella mia vita. Lei è presente sulla scena internazionale e nei grandi progressi dell’oftalmologia. Quanto di tutta l’esperienza maturata è riuscito ad applicare alla sua pratica quotidiana? Devo dire che nel 1989, in maniera un po’ coraggiosa, anche perché allora parlavo poco l’inglese, ho deciso di fare una fellowship negli Stati Uniti. Una scelta che mi ha cambiato la vita; e oggi se dovessi suggerire ad un giovane un’esperienza, gli indicherei sicuramente gli Stati Uniti, di gran lunga il Paese più avanti. Poi negli anni successivi, ho seguito molto le attività dell’American Academy, e non ho perso occasione per confrontarmi con i colleghi d’oltreoceano. Ho sempre imparato da tutti, anche dal personale e dagli infermieri della sala operatoria. Riuscivo a raccogliere informazioni e segreti un po’ da tutti. Questa è
Paolo Nucci con una piccola paziente.
una caratteristica del giovane: riesce a leggere il futuro attraverso esperienze che possono inizialmente sembrare irrilevanti, ma che con il tempo dimostrano di averti segnato davvero nel profondo. Quanto è importante la professione nella sua vita in una scala da uno a dieci? C’è stato un periodo che è stato un dieci, in cui per me la professione era tutto. Oggi posso dire probabilmente
non più di cinque, anche perché ho già dato moltissimo. Dalla mia professione ho ricevuto tanto, ma ho la fortuna di essere un curioso, e come curioso adesso mi sto dedicando un po’ alla scrittura e un po’ di più anche alla lettura. Quali sono le sue passioni e i suoi hobby al di fuori della sua professione? La passione principale credo che sia stata quella di insegnare. Ricordo pro-
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Riflettori sull’Esperto L’attività di divulgatore è uno dei pilastri della vita di Paolo Nucci.
prio quando rientravo da questi pomeriggi trascorsi con Paliaga. Lui mi spiegava delle cose, io ritornavo al San Raffaele, trovavo un gruppo di colleghi specializzandi come me e cercavo di trasmettere loro quel che avevo appreso. Insegnare per apprendere è a tutti gli effetti una grande verità. Più insegnavo, più imparavo. Un feedback di chi è meno preparato di te alla fine è quello che ti fa capire se riesci davvero a spiegare, se le idee che hai sono abbastanza chiare da poter essere trasmesse. Credo che l’insegnamento sia una cosa che ancora oggi mi dà più emozione. In aggiunta, anche se non sono un grande navigatore, la barca a vela mi conduce a momenti di estrema serenità. Posso permettermeli grazie a mia moglie, una grande navigatrice in grado di darmi molta sicurezza. Mi parli un po’ della sua attività nella divulgazione scientifica. L’attività di divulgatore è venuta un po’ per caso. Mi sono accorto facendo lezione che riuscivo a trasmettere con chiarezza e trasferire entusiasmo. Da quel momento in poi questa è stata la mia cifra anche nei confronti del paziente. Molto spesso registro l’esito della visita al paziente o le mie per14
sonali impressioni, in modo da poter dare ai colleghi una voce viva e non un riferimento indiretto del caso. Inoltre è un’attività che mi permette di concentrarmi al punto tale da essere molto chiaro in quello che spiego. Per questa ragione ho cominciato a divulgare. Per quale motivo ha deciso di intraprendere anche questo percorso? C’è stato un evento: una mamma che una volta mi ha maltrattato perché ha detto che io non le avevo dato le informazioni giuste a proposito delle cure “magiche” sulla miopia. Si riferiva in realtà al metodo Bates, che io non applico, come molti oculisti. Pare che su Instagram ci fosse qualcuno che faceva dei corsi per spiegare come bisognava curare la miopia con questo metodo. In quel momento mi sono sentito proprio fuori dal tempo e ho deciso di dedicare una piccola parte della mia attività alla comunicazione sui social. L’ho fatto come spirito di servizio, anche perché costa energie e non è estremamente produttivo, ma resta comunque un modo di formare. Da lì ho iniziato a scrivere, a pensare di entrare in un argomento specifico. Il passo è stato breve e quindi ho cominciato a scrivere qualcosa di sag-
gistico, perché sui romanzi non sono molto bravo. In oculistica abbiamo già qualche scrittore e qualche scrittrice di primo piano. Tra narrativa, fiabistica e saggistica, c’è un certo legame tra la scrittura e l’oculistica. Un desiderio, un’innovazione che vorrebbe ci fosse già oggi per i suoi pazienti. Pensando al metodo, noi non siamo ancora arrivati a creare il cosiddetto occhio artificiale perché secondo me dobbiamo cambiare prima il paradigma. L’occhio è un organo che ha una grandissima capacità di scomporre, un organo segregante. Ogni volta che noi vediamo qualcosa ne percepiamo il contrasto, ne percepiamo il colore, ne percepiamo la velocità, ne percepiamo il movimento, ne percepiamo il dettaglio. Quello in cui ancora noi secondo me difettiamo è il processo successivo che da questa segregazione porti all’integrazione. Se noi riuscissimo a rivedere le cose da un punto di vista di occhio artificiale, in termini di un elemento integrante di quello che viene segregato dall’occhio, secondo me saremmo in grado finalmente di fare il passo verso la realizzazione dell’occhio artificiale.
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References: 1. Data on file, HOYA Medical Singapore Pte. Ltd, 2018. 2. Matsushima H, et al. Active oxygen processing for acrylic intraocular lenses to prevent posterior capsule opacification. J Cataract Refract Surg. 2006; 32:1035-1040; (PCO study in rabbit eye). 3. Comparative porcine eye study: study result. David J Apple International Laboratory for Ocular Pathology, University Hospital Heidelberg. Report on file. 4. Data on file, HOYA Medical Singapore Pte. Ltd, 2019. 5. Data on file, HOYA Medical Singapore Pte. Ltd, 2019.
Largo ai Giovani
SALVAGUARDANDO GLI OCCHI DEL FUTURO La ricerca per una sempre migliore diagnostica per immagini in età pediatrica
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Intervista alla Dottoressa Angela Turtoro, Responsabile Servizio di Oftalmologia, Ospedale Pugliese Ciaccio, Catanzaro
Dottoressa Angela Turtoro
“Non c’è cura senza ricerca. E non c’è futuro, nella medicina, senza ricerca. Investire nella ricerca significa giornalmente migliorare le nostre prestazioni sanitarie. Noi accanto ai bambini impariamo a frequentare il futuro e frequentare il futuro significa continuare a dare le migliori cure ad ogni bambino senza che nessuno si senta rifiutato”. Angela Turtoro cita proprio queste parole di Papa Francesco dedicate al personale sanitario, rispondendo alle domande di EyeSee sull’essere un’oftalmologa, soprattutto giovane, nel mondo dell’oftalmologia pediatrica. Proprio l’oftalmologia pediatrica è la missione professionale e di vita della Dottoressa Turtoro, responsabile del servizio di oftalmologia pediatrica dell’Ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro. Calabrese di nascita, la sua formazione si è divisa tra l’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’Università Tor Vergata a Roma, e la European School of Advanced Studies in Ophthalmology (ESASO) a Lugano, in Svizzera. Poi la ricerca e il privilegio di lavorare presso l’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma a fianco dei maestri dell’oftalmologia pediatrica. “Per me sono stati anni di formazione e intenso lavoro di ricerca. Ho imparato moltissimo, ma ho avuto anche la possibilità di portare la mia esperienza e i miei studi nei principali congressi in giro per il mondo”, ricorda Angela Turtoro, raccontando ai microfoni di EyeSee perché ha deciso di dedicare sé stessa all’oftalmologia pediatrica. AL SERVIZIO DEI PICCOLI PAZIENTI Angela Turtoro descrive la scelta di fare il medico oftalmologo come naturale. “Sono figlia d’arte: mio padre, già primario ospedaliero, mi ha insegnato fin da piccola il senso del lavoro, del sacri-
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ficio e della dedizione incondizionata”. La scelta di occuparsi di oftalmologia pediatrica è maturata dopo un incontro speciale. “Ho incontrato il Professor Michele Fortunato durante un master nel 2008. Stava spiegando come fare la schiascopia statica di Strampelli, e da quel giorno l’oftalmoscopio diretto è diventato il mio compagno di viaggio, il Professor Fortunato la mia guida, e i bambini, che sono gli esseri migliori al mondo, la mia ragione di vita”. Dopo il periodo a Roma spalla a spalla con il Professor Fortunato, nel 2016 la Dottoressa Turtoro ha deciso di tornare a Catanzaro e raccogliere la sfida di portare l’esperienza maturata nella sua terra d’origine. “La Calabria è una terra difficile, piena di ostacoli che a volte sembrano insormontabili, ma senz’altro l’affetto e il rapporto autentico con i piccoli pazienti e le loro famiglie mi danno conferma ogni giorno di aver fatto la scelta giusta”, spiega. Accanto all’attività ospedaliera, Angela Turtoro non ha mai smesso di fare ricerca. Proprio la ricerca per migliori soluzioni diagnostiche per i bambini la sta incessantemente impegnando da anni, sempre in prima linea al servizio dei piccoli pazienti. L’ANGIOGRAFIA OCT PER I PAZIENTI PEDIATRICI “Tutto è iniziato più o meno nel 2008: in quegli anni si parlava moltissimo di OCT”, racconta la Dottoressa Turtoro, parlando della genesi della sua ricerca sull’angiografia OCT sui pazienti pediatrici. Per via delle sue caratteristiche diagnostiche, che ci permettono di vedere la retina e studiarla in modo non invasivo, ripetibile, veloce e non a contatto, l’OCT è parso uno strumento utile anche per l’età pediatrica. “L’idea di applicare questa soluzione diagnostica in età pediatrica fu di Michele
di Laura Gaspari
Ci sono tanti bambini che necessitano di trattamenti in centri altamente specializzati e uno dei nostri obiettivi è diffondere e promuovere l’uso di questa strumentazione, perché può essere davvero utile a darci delle risposte
Angela Turtoro
La Dottoressa Turtoro e il Professor Michele Fortunato
Fortunato e io, con entusiasmo, ho iniziato a studiare centinaia di bambini affetti dalle più svariate patologie retiniche utilizzando l’OCT. Devo confessare che quell’entusiasmo ancora oggi non mi è passato”, spiega Angela Turtoro. Inizia quindi un periodo di ricerca intensa, che coinvolge vari centri d’eccellenza italiani come l’ospedale Santobono di Napoli o il San Raffaele di Milano. “Abbiamo studiato bambini in sala operatoria, dai primi giorni di vita fino a dopo i tre anni, con e senza bisogno di narcosi. All’inizio molte
immagini non avevano un significato chiaro, ma nel giro di un paio d’anni abbiamo iniziato a dare risposte a molte delle nostre domande”, afferma Turtoro. “Pian piano l’OCT è diventato un esame indispensabile nella diagnostica, nel management clinico e nel follow up di tutte le patologie oculistiche pediatriche da polo a polo”. Successivamente, la ricerca ha coinvolto soprattutto l’angiografia OCT, per una più completa diagnostica per immagini. “L’angiografia OCT è importante perché ci permette di visualizzare i vasi
retinici senza iniezioni di colorante e quantificare i dati rilevati attribuendoli ai vari strati separatamente, senza avere necessità di narcosi”, spiega. “Per le sue caratteristiche è una metodica facilmente applicabile sui bambini”. Già nel 2008 Angela Turtoro ha iniziato a presentare report sulla sua ricerca sull’OCT, primo fra tutti all’American Academy of Ophthalmology ad Atlanta, poi a San Francisco, a Parigi al primo congresso mondiale sull’OCT, ad Amsterdam. Un lungo viaggio che è arrivato fino al 2019, con la stesura del primo libro sull’angiografia OCT in età pediatrica, edito da Fabiano Editore. “Si tratta di un libro scritto a più mani e con il contributo dei più importanti centri tecnici retinici di diagnostica italiani e svizzeri. Questo studio e Michele Fortunato hanno aperto un nuovo capitolo nel panorama scientifico mondiale e ho il privilegio di camminare al suo fianco”, sottolinea la Dottoressa Turtoro. La traduzione in inglese del testo è stata presentata in occasione del 100° Congresso Nazionale della Società Oftalmologica Italiana dello scorso novembre 2021. Per il mese di marzo 2022 è prevista l’uscita della versione ebook. Proprio in occasione del Congresso SOI di novembre 2021, la Dottoressa Turtoro è stata insignita della prestigiosa SOI/SOE Lecture proprio per la sua ricerca sull’angiografia OCT in età pediatrica. “Per me è stato davvero un onore aver ricevuto questo premio ed essere stata introdotta dal Presidente della Società Oftalmologia Europea, il Professor Aclimandos. Si tratta di un grande riconoscimento per i giovani impegnati nell’attività di ricerca scientifica in campo oftalmo-
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Largo ai Giovani
Angela Turtoro e altri membri dell’AIERV al congresso 2019
logico”, spiega Turtoro. “Il lavoro che ho presentato è la sintesi di questi dieci anni di studio e ricerca, corredato di casi clinici e chirurgici complessi che abbiamo pubblicato sulle maggiori riviste scientifiche internazionali. In sintesi, questo premio per me è un bellissimo riconoscimento: è un traguardo, ma allo stesso tempo è un nuovo punto di partenza per espandere il futuro della diagnostica retinica pediatrica”. OFTALMOLOGIA PEDIATRICA IN ITALIA: UN FUTURO ANCORA DA SCRIVERE L’oftalmologia pediatrica in Italia è ancora un ambiente abbastanza di nicchia, con pochissimi centri specializzati sul territorio nazionale, anche se il futuro, a detta della Dottoressa Turtoro, è sufficientemente roseo. “L’oftalmologia pediatrica ha in Italia un ottimo futuro da scrivere perché abbiamo da una parte delle solide 18
guide, configurate in grandi maestri, e dall’altra moltissimi giovani preparati che amano davvero questo lavoro a tutto tondo”, afferma. Non si può dire comunque che l’oftalmologia pediatrica nel nostro Paese non abbia già fatto grandi passi da gigante. “Conosciamo ormai l’importanza della collaborazione con i pediatri e il valore della medicina multidisciplinare, ma soprattutto della prevenzione. In Italia abbiamo molte associazioni, tra cui l’AIERV e l’AIOPP di cui faccio parte, e che rappresentano specialisti come me, accomunati dall’amore per questo mestiere e impegnati nel sensibilizzare i colleghi pediatri e i genitori su temi di estrema importanza e attualità, per prevenire le malattie visive nei bambini e trovare cure sempre più innovative per la riabilitazione”, spiega la Dottoressa Turtoro. I bambini non sono i pazienti più semplici, come ci spiega Angela Turtoro. “Sono pazienti abbastanza particolari,
ci vuole molta attitudine. Da un lato bisogna approcciarsi al piccolo paziente e dall’altro bisogna rapportarsi anche con i genitori: significa conquistare una doppia fiducia. Questo per fare in modo che il bambino si senta tranquillo e sereno nell’essere visitato, e così anche i genitori che lo accompagnano. In questi ultimi anni poi, è stato molto complicato”. L’uso dell’OCTA sui bambini non è molto diffuso nel nostro Paese. “Ne abbiamo parlato noi per la prima volta nel 2019 e piano piano questa metodica sta entrando nei vari centri. Si tratta comunque di un esame che si riesce a fare con la compliance del bambino a partire più o meno dai 5-6 anni di età. Ci sono tanti bambini che necessitano di trattamenti in centri altamente specializzati e uno dei nostri obiettivi è diffondere e promuovere l’uso di questa strumentazione, perché può essere davvero utile a darci delle risposte. Speriamo in un utilizzo sempre più ampio”, conclude.
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Controversie
LENTI MULTIFOCALI PER LA CATARATTA CONGENITA IN ETÀ PEDIATRICA: SÌ O NO?
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Nei pazienti pediatrici con cataratta congenita, l’impianto di IOL multifocali rimane oggetto di dibattito, non solo nel nostro Paese. EyeSee ha aperto l’arena della controversia, mettendo a confronto due specialisti dalle opinioni contrastanti: dalla parte del sì, il Professor Michele Fortunato, chirurgo oftalmologo dell’Ospedale
Pediatrico Bambin Gesù di Roma, con alle spalle un’esperienza di oltre trent’anni nell’impianto di queste lenti nei bambini con cataratta congenita. Dalla parte del no, il Dottor Massimiliano Serafino, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oculistica dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova, al pari specialista in cataratta congenita e pediatrica. Voi da che parte state?
Approfondimenti
TEST GENETICI NELLA PRATICA OFTALMICA QUOTIDIANA Quando, perché, come e chi sottoporre ai test
A
di Professor Bruno Lumbroso, Centro Italiano Macula, Roma
Professor Bruno Lumbroso
Al giorno d’oggi al clinico è richiesta una sempre maggiore esperienza dei perché e dei come sull’uso del test genetico per la propria attività professionale. Si tratta di una tecnologia che negli anni ha subito una rapida crescita evolutiva, diventando uno strumento via via più autorevole e sofisticato, in grado di apportare informazioni utili all’oftalmologo a beneficio della cura del paziente. Ad un costo sensibilmente ridotto rispetto ad anni fa, il testing genetico oggi garantisce una porta aperta all’analisi genetica, confermando quali geni sono interessati nelle patologie che l’oftalmologo sta prendendo in esame. Una risorsa molto preziosa in grado di contribuire sensibilmente al miglioramento della diagnosi, della prognosi e della cura del paziente. Esponiamo di seguito i vantaggi di tali test per la selezione appropriata dei pazienti e i risultati che dobbiamo ottenere. TEST GENETICI: QUANDO L’American Academy of Ophthalmology ha pubblicato un’informativa sul ruolo dei test genetici nelle malattie della retina. La dichiarazione recita: “In
questo momento, i test genetici dovrebbero essere usati nelle forme mendeliane (monogeniche), come la retinite pigmentosa o la malattia di Stargardt”. Dovremmo ora testare tutti gli IRD mendeliani o esiste una lista di priorità? Ora che è disponibile un trattamento approvato dalla FDA per la degenerazione retinica associata a RPE65 (voretigene neparvovec [Luxturna], Spark Therapeutics) è indispensabile eseguire test genetici per i soggetti con diagnosi di Amaurosi congenita di Leber o retinite pigmentosa precoce. Allo stesso modo, è fondamentale eseguire test genetici su pazienti con una diagnosi clinica di IRD sottoposti a valutazione per la terapia genica in uno studio clinico. Per tutti gli altri tipi di IRD (es: retinite pigmentosa autosomica recessiva) il test genetico è utile per confermare la diagnosi e il modo di ereditarietà e può essere utile per la consulenza genetica. È però indicato spiegare ai pazienti che potrebbe non esserci attualmente un’opzione di trattamento. I test genetici sono fondamentali ai fini della consulenza familiare se si sospetta una diagnosi di malattia autosomica dominante, recessiva o di malattia legata all’X. Il risultato del test potrebbe rivelarsi fondamentale, modificando di conseguenza le possibilità di trattamento o di sperimentazione clinica. È anche utile spiegare ai pazienti che, anche se non sono disponibili in questo momento studi o trattamenti di terapia genica per un IRD determinato, classificare geneticamente tutte le entità ereditarie permetterebbe in un futuro prossimo di sviluppare un maggior numero di terapie geniche mirate. Penso dunque che sia estesamente utile conseguire test genetici per tutti i nostri pazienti con IRD. TEST GENETICI: PERCHÉ Laddove le terapie sono in via di sviluppo o esistono già, come per l’Amaurosi
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Laboratorio di testing genetico
congenita di Leber, i test aprono anche la strada alla partecipazione a sperimentazioni cliniche di nuovi trattamenti. Altri pazienti con malattie una volta incurabili diventeranno probabilmente, in futuro, i beneficiari della terapia genica e delle terapie con cellule staminali. I test possono anche portare a scoperte e progressi inattesi e possono aumentare l’accuratezza e la specificità di una diagnosi. Una grande risorsa per pazienti in cerca di una risposta o per genitori con una storia familiare e personale di alcune malattie genetiche. TEST GENETICI: COME Il test genetico è un ottimo strumento a disposizione del medico, tuttavia, prima di utilizzarlo sarebbe consigliabile ottenere una diagnosi clinica relativamente sicura. Per l’interpretazione del risultato è importante avvalersi dell’aiuto di un consulente genetico o di uno specialista in genetica. Molti oftalmologi hanno una conoscenza sufficiente della malattia genetica retinica per ordinare test e collaborare utilmente con questa figura professionale. Quando l’oculista non è specializzato in genetica, deve indirizzare i
pazienti verso uno specialista in questo campo. Nella maggior parte dei casi, i risultati dei test non modificano il trattamento, ma sono utili per la consulenza genetica. È inaccettabile dire ai pazienti affetti da una malattia ereditaria che non c’è nulla che si possa fare per loro. Non solo questo è scoraggiante, ma è anche sempre meno vero. È dunque molto importante offrire ai pazienti sottoposti a test genetici una consulenza genetica oculare e l’opzione della telemedicina può permettere a tutti di usufruire di consigli adeguati. L’oculista deve conoscere qualche laboratorio da consigliare ed indicare al paziente. Per i risultati bisogna avere pazienza. È necessario, a volte, molto tempo per arrivare alle risposte, anche mesi. L’oculista deve anche comprendere la classificazione clinica e, almeno per sommi capi, fornire le giuste informazioni al paziente. I pazienti possono essere sottoposti a test per singolo gene o a gruppi di test genetici. I test di un singolo gene cercano mutamenti in un solo gene e vengono eseguiti quando si ritiene di considerare una condizione o sindrome specifica, come ad esempio la malattia
di Stargardt o qualche retinite pigmentosa. Il test del singolo gene viene utilizzato anche quando è presente una mutazione genetica nota in una famiglia. I gruppi di test genetici (chiamati anche pannello o lista) cercano cambiamenti in numerosi geni. I pannelli di test genetici sono raccolti in categorie basate su diversi tipi di problemi medici. Alcuni laboratori offrono pannelli IRD completi che sono spesso utili perché consentono un approccio mirato alla genotipizzazione di un paziente, sequenziando più geni IRD comuni. Dovrebbero essere ponderate anche considerazioni logistiche, ad esempio se il laboratorio fornisce kit di sangue o saliva per la raccolta a domicilio e buste di ritorno prepagate, e il tempo di consegna dei risultati. Diversi laboratori commerciali di genetica oculare offrono pannelli di distrofia retinica di sequenziamento di nuova generazione completi. Queste aziende possono fornire anche l’interpretazione dei risultati, con l’analisi della patogenicità e del significato clinico delle mutazioni individuate. Mandatorio è affidarsi a laboratori certificati con comprovata esperienza di diagnosi molecolare e la necessità di
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Approfondimenti
Raccomandazioni dell’ American Academy of Ophthalmology L’AAO ha recentemente stilato delle raccomandazioni per i test genetici delle malattie oculari ereditarie. Di seguito una versione concisa delle sue indicazioni: 1. Offrire test genetici ai pazienti con reperti clinici indicativi di una malattia mendeliana i cui geni causali sono stati identificati. 2. Utilizzare laboratori che includano nei loro rapporti stime della patogenicità delle varianti genetiche osservate. 3. Fornire al paziente una copia di ogni referto del test genetico. 4. Evitare i test genetici diretti ditta/consumatore e scoraggiare i pazienti dall’ottenere essi stessi tali test. Incoraggiare il coinvolgimento di un medi-
consulenza pre e post test al paziente da parte di un genetista che deve collaborare con l’oculista richiedente. TEST GENETICI: CHI SOTTOPORRE AI TEST Sono da considerarsi pazienti da sottoporre a test genetici soprattutto pazienti con malattie mendeliane (monogeniche), le cui caratteristiche cliniche indicano un disturbo mendeliano per il quale è noto il gene-malattia. I test genetici sono fondamentali per gli individui con una diagnosi per i quali esistono già opzioni di trattamento e per i pazienti che potrebbero essere candidati per una sperimentazione clinica di terapia genica. Candidati ideali sono anche i pazienti con fattori di rischio predisponenti la
co qualificato e/o di un consulente genetico per tutti i test genetici. 5. Evitare test paralleli non necessari: ordinare i test più specifici disponibili in base ai risultati clinici del paziente. 6. Evitare test genetici di routine per malattie geneticamente complesse fino a quando non si è dimostrato che un trattamento specifico o strategie di sorveglianza sono di beneficio. 7. Evitare di sottoporre a test i minori asintomatici con disturbi non trattabili se non in circostanze straordinarie. Per visualizzare i consigli completi,consultare: www.aao.org/one
degenerazione maculare senile. Le persone possono avere il rischio genetico, ma non la malattia. Più di altri, a questi pazienti è necessario fornire tutte le informazioni necessarie riguardo i fattori di rischio non genetici come il fumo, uno stile di vita poco sano, l’esposizione non protetta alla luce solare, e come agire su di essi per ridurre il rischio di insorgenza della patologia. Per quanto riguarda i pazienti con storia familiare di glaucoma, si auspica di avere presto un test genetico apposito, dato che sono stati individuati oltre cento geni che causano il glaucoma o aumentano la pressione intraoculare. Il test del glaucoma può separare le persone con ipertensione oculare minore da quelle che richiedono un trattamento immediato.
Altre malattie oculari in cui potrebbe essere utile un test genetico sono i disturbi della motilità, le otticopatie, le neuriti ottiche e le cheratopatie. Dobbiamo evitare di testare i minori asintomatici, a meno che la malattia non sia curabile. Certi adulti affetti da malattia dominante spesso chiedono di far testare i loro bambini per scongiurare la presenza di una mutazione che causerebbe una malattia di cui non sono clinicamente affetti. È preferibile non eseguire i test in questo caso. Tuttavia, si raccomanda di esaminare questi bambini clinicamente, regolarmente, fino a quando non raggiungono l’età adulta. Se da adulti non mostrano alcun segno della malattia e desiderano ottenere informazioni sulle proprie possibili predisposizioni genetiche in previsione di una progenie, possono fare questa scelta. CONCLUSIONE In conclusione, i test genetici aiutano ad indicare la possibilità di un trattamento efficace, confermare o eliminare una diagnosi di disturbo oculare ereditario, indicare modelli di ereditarietà e decidere la gestione clinica in alcuni disturbi. Poiché prevediamo progressi importanti nella cura delle malattie genetiche, viste le nuove prospettive di trattamento, possiamo dire con certezza che l’importanza dei test genetici aumenterà in modo significativo nei prossimi anni.
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2,00
+2.50 D a 25 mm
1,50 1,00 0,50
0.00 D a 4 mm
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PERFEZIONE CHIRURGICA La tecnica MISS per la chirurgia dello strabismo
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Intervista al Professor Daniel S. Mojon, Università di Berna, Airport Medical Center Eye Clinic, Zurigo e Central Station Eye Centre, San Gallo
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Parole d’ordine: microincisione e microscopio. Su questa premessa nasce la tecnica MISS, Minimally Invasive Strabismus Surgery, messa a punto da Daniel S. Mojon nel 2007. Proprio il Professor Mojon, associato all’Università di Berna e attivo in tre diverse cliniche svizzere, nonché co-fondatore e presidente della Commissione di Programma dell’Accademia Svizzera di Oftalmologia, ha voluto condividere con EyeSee e i suoi colleghi italiani i segreti della sua tecnica, applicabile a diverse chirurgie dello strabismo, e che gli è valsa molti riconoscimenti, tra cui la nomina a Unsung Hero dell’American Academy of Ophthalmology nel 2020. LA RICERCA DELLA MICROINVASIVITÀ “Ho iniziato a fare chirurgia dello strabismo nel 1994, venendo da chirurgie intraoculari come cataratta, glaucoma, anche qualche vitrectomia”, racconta Mojon. Proprio in quel periodo, il Professor Mojon ha notato qualcosa di estremamente peculiare. “I miei colleghi che facevano chirurgia dello strabismo non usavano il microscopio, e mi sono chiesto perché, dato che il microscopio aiuta a vedere meglio”, spiega. Rifacendosi ad una tecnica appresa negli Stati Uniti, la MASS (Microscope Assisted Strabismus Surgery), Daniel Mojon ha reso invece centrale questo strumento, fin dai suoi primi passi nella chirurgia dello strabismo. “L’ho utilizzato fin da subito, e ho sentito che anche a Ginevra il Professor André Roth, esperto di strabismo, lo utilizzava. Sono andato a trovarlo, e mi ha confermato che l’uso del microscopio è importante”, racconta. Dopo una decina di anni di pratica, il Professor Mojon si trovò ad affrontare un caso di strabismo che rendeva necessaria una trasposizione di due muscoli di una paziente di 14 anni
con una paralisi del sesto dovuta ad una caduta da cavallo. “Era la figlia di un avvocato e avevano consultato parecchi chirurghi prima di me. Mi fecero molte domande, soprattutto sulle complicanze post-chirurgiche”, racconta Mojon. “Dopo un intervento così, le complicanze più note erano il gonfiore della congiuntiva e l’occhio secco. L’operazione andò benissimo, la paziente aveva l’occhio bello dritto, riusciva a muoverlo abbastanza bene nella direzione della paralisi, ma la congiuntiva era comunque gonfia e arrossata”. Questo caso portò il Professor Mojon a riflettere su come ridurre le complicanze della chirurgia dello strabismo, soprattutto in pazienti giovani. “Mi sono chiesto come evitare che una chirurgia complessa, ma comunque eseguita con successo, risultasse comunque in arrossamento, gonfiore e formazioni dellen sulla cornea, principalmente dovuti al grosso taglio sulla congiuntiva che tradizionalmente si praticava per operare i muscoli”, spiega. La risposta gli venne dalle prime tecniche microincisionali applicate allora ad altre chirurgie. “In quel periodo ero già all’Ospedale di San Gallo e avevo avuto modo di osservare le prime chirurgie addominali dove venivano fatte delle microincisioni. Ho pensato potesse funzionare anche nella chirurgia dello strabismo: invece che fare un grosso taglio sulla congiuntiva, ne posso fare due molto piccoli esattamente dove va spostato il muscolo”, commenta Mojon. “C’è anche un’altra eccellente tecnica che evita di aprire completamente la congiuntiva, la Tecnica di Parks, che avevo imparato negli Stati Uniti: si fa un taglio un po’ più lungo al bordo inferiore, o superiore, o laterale mediale di un muscolo retto senza bisogno di aprire tutto. Questa tecnica però non funziona con i casi complessi, o con le revisioni, le trasposizioni. Per questo ho inventato la MISS”.
di Laura Gaspari
In quel periodo ero già all’Ospedale di San Gallo e avevo avuto modo di osservare le prime chirurgie addominali dove venivano fatte delle microincisioni. Ho pensato potesse funzionare anche nella chirurgia dello strabismo
Professor Daniel D. Mojon
Professor Daniel S. Mojon
UNA TECNICA ‘PASSE-PARTOUT’ La tecnica MISS è valida per tutte le operazioni di strabismo: la cosa fondamentale è non aprire completamente la congiuntiva, ma eseguire delle microincisioni su di essa, esattamente nei punti in cui si deve operare il muscolo, per permettere al chirurgo di vedere le inserzioni su cui intervenire. Per questo motivo le microincisioni sono dette parainserzionali. Nel video, gentilmente fornito e brillantemente spiegato dal Professor Mojon, si può osservare il trattamento di un bellissimo caso di esotropia con intervento combinato di recessione e plicatura attraverso microincisioni. “Se parliamo di una recessione, la microincisione va fatta all’inserzione superiore, inferiore o laterale mediale e, come conosciamo dalla pratica tradizionale, si fissa il muscolo all’inserzione con due suture laterali: l’importante è misurare bene la distanza di recessione a 4-5 mm e preparare già il punto sclerale per poi riattaccare il muscolo e fare la disinserzione. Per evitare emorragie possiamo fare una diatermia, quando il muscolo è staccato completamente, poi si chiudono le suture e automaticamente il muscolo si fissa di nuovo alla distanza stabilita”, spiega Mojon. “Nella plicatura, il procedimento è simile: si agisce tramite le microincisioni, si misura la distanza di plicatura, si fissa il muscolo, lo si passa attraverso l’inserzione originale e non si taglia nulla, basta chiudere la sutura facendo avanzare il muscolo e concludendo l’intervento. Io preferisco le plicature perché sono reversibili nella prima settimana. Le resezioni, il taglio del muscolo, non si fanno praticamente più”, commenta. La plicatura permette anche un controllo post-operatorio migliore e una maggiore tempestività di intervento su eventuali complicanze o correzioni da fare tramite operazioni di revisione. “Anche i casi
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Tecniche chirurgiche
più complicati possiamo sistemarli nel giro delle prime 24 ore in studio, somministrando un anestetico topico e aprendo la sutura della microincisione. Oltre questo tempo, bisogna portare di nuovo il paziente in sala operatoria”, spiega. IL PAZIENTE AL CENTRO: BENEFICI E CRITICITÀ DELLA MISS La tecnica MISS oggi è praticata su larga scala a livello mondiale. “La tecnica è adattabile a tutti i pazienti. Consiglierei ai miei colleghi di iniziare con operazioni primarie e non complesse, con pazienti dai 14 ai 40-50 anni al massimo”, raccomanda Mojon. “I pazienti più piccoli tendono ad avere troppo tessuto di Tenone, che copre la visuale, mentre i pazienti più anziani hanno la congiuntiva non molto elastica per via dell’età: significa che nel fare certi movimenti con gli strumenti, se non si ha dimestichezza, si rischia che la microincisione si strappi. Non è grave, ma meglio evitare”. Per Daniel Mojon l’uso del microscopio è fondamentale per cimentarsi nella MISS. “Se non l’avete, utilizzate anche occhiali con delle lenti d’ingrandimento, ma il microscopio è decisamente migliore e non bisogna aver paura di cambiare”, spiega. Una delle critiche rivolte alla MISS è che è molto difficile da padro28
neggiare e serve molta esperienza, rispetto alla chirurgia dello strabismo tradizionale. “Si parte da chirurgie più semplici e poi si arriva a quelle più complesse. Dipende anche molto dal chirurgo che si cimenta nella tecnica, dalla sua esperienza pregressa, dall’attitudine e dall’esercizio: bisogna sentirsi sicuri prima di tutto”, consiglia Mojon. “Lo sbaglio più grande è guardare il mio video e pensare che sia semplice: non serve fare una microincisione così piccola come la faccio io, può essere anche più lunga all’inizio, così la visualizzazione del sito operatorio è la stessa di un’apertura normale. Un taglio più lungo evita sempre di aprire la congiuntiva vicino alla cornea, o il paziente potrebbe risentirne”, spiega. L’innovazione della MISS è l’aver messo i benefici del paziente al primo posto, cercando la soluzione meno invasiva possibile, più sicura, e che porti ad una veloce riabilitazione. “Tutti i pazienti, quando si svegliano dalla narcosi, non sentono più dolore. Solo alcuni sentono ‘grattare’ se passo un filo, ma spesso neanche quello. Quindi non abbiamo bisogno di lubrificare l’occhio, anche nelle operazioni più complesse. Non si presentano dellen corneali, come nelle operazioni tradizionali, e il rossore della congiuntiva si riassorbe
più velocemente, così il paziente può tornare prima a fare le sue attività quotidiane, come sport e lavoro. Abbiamo avuto un paziente che dopo sei mesi presentava ancora rossore, ma sono casi molto rari, in cui si può intervenire, dopo 4 o 5 settimane, con la somministrazione di cortisone per alleviare l’infiammazione. Di base però non diamo terapie né lubrificanti, né steroidee, né antibiotiche nel post-operatorio”, commenta Mojon. Uno dei vantaggi maggiori della tecnica MISS per Mojon è collegato all’aspetto estetico della chirurgia. “Quasi sempre, anche nelle operazioni di revisione, non rimangono cicatrici ed è facile operare nuovamente questi muscoli tramite le microincisioni”, afferma. Il Professor Mojon ha sempre aperto la sua sala operatoria a colleghi che volevano imparare la tecnica. “Ho accolto chirurghi di tutto il mondo, e una volta passata l’emergenza COVID, consiglio a tutti di venire da me anche solo per una mezza giornata, o più a lungo se lo desiderano. Osservare la tecnica dal vivo aiuta molto, perché si può discutere, fare domande, vedere insieme i dettagli. Da parte mia, sono ben felice che questa tecnica si diffonda, perché potrà essere di giovamento ad un più ampio numero di pazienti”, conclude.
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Eventi Congressuali
100° CONGRESSO NAZIONALE SOI 2021 SOCIETÀ OFTALMOLOGICA ITALIANA Si è svolto a Roma dal 24 al 27 novembre 2021, nella suggestiva cornice del Centro Congressi Rome Cavalieri Waldorf Astoria, il 100° Congresso Nazionale SOI 2021, il secondo in presenza dopo lo stop pandemico. Un altro segno di ripartenza dell’oftalmologia italiana per discutere di nuovo insieme dei suoi temi più importanti. Abbiamo intervistato alcuni dei suoi protagonisti, raccogliendo per voi informazioni, novità, storie e opinioni sul mondo dell’oftalmologia italiana.
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100° CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOI: IL PUNTO DEL PRESIDENTE PIOVELLA Il Presidente SOI Matteo Piovella parla del 100° Congresso Nazionale SOI, il secondo in presenza di quest’anno dopo il lungo stop pandemico. Il Presidente Piovella è stato anche insignito della Medaglia D’Oro Maestri dell’Oftalmologia SOI. 30
L’ATROPINA COLLIRIO NEL CONTROLLO DELLA PROGRESSIONE MIOPICA Andrea Piantanida, in diretta dal 100° Congresso Nazionale SOI, ha parlato della sua relazione sui più recenti studi e considerazioni sull’uso dell’atropina collirio nel controllo della progressione miopica.
LA DISFUNZIONE DELLE GHIANDOLE DI MEIBOMIO: UNA CORRETTA DIAGNOSI Il Professor Pasquale Troiano, dal 100° Congresso Nazionale della Società Oftalmologica Italiana, parla della disfunzione delle ghiandole di Meibomio, delle sue cause e della corretta diagnosi che ogni oftalmologo dovrebbe fare per il bene dei suoi pazienti.
RETINOPATIA DIABETICA: GRAZIE A CHI NE SAPPIAMO DI PIÙ Thomas W. Gardner, premiato con la Gian Battista Bietti SOI Medal Lecture al 100° Congresso Nazionale SOI a Roma, ha parlato dei grandi passi in avanti compiuti negli ultimi anni per capire di più sulla retinopatia diabetica e delle persone fondamentali che hanno contribuito a far comprendere meglio questa patologia all’oftalmologia mondiale.
UTILIZZO E ADATTAMENTO RAPIDO ALLE LENTI PROGRESSIVE: COSA CONSIGLIARE Cinzia Gortan parla della sua presentazione al simposio di Salmoiraghi e Viganò dedicato alle lenti progressive dal 100° Congresso Nazionale SOI a Roma.
LE CHERATOCONGIUNTIVITI ALLERGICHE: COME DIAGNOSTICARLE E TRATTARLE Il Dottor Salvatore Troisi e il Dottor Pier Franco Marino hanno riassunto gli argomenti trattati nel corso sulle cheratocongiuntiviti tenutosi al 100° Congresso Nazionale della Società Oftalmologica Italiana.
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Eventi Congressuali
35° CONGRESSO NAZIONALE S.I.O.P. SOCIETÀ ITALIANA DI OFTALMOLOGIA PEDIATRICA Si è svolto a Firenze presso il Grand Hotel Mediterraneo nelle date del 10 e 11 dicembre 2021 il 35° Congresso Nazionale della SIOP. Un’occasione speciale per gli specialisti italiani di parlare di oftalmologia pediatrica, di nuovo insieme e di nuovo in presenza, sempre in prima linea dalla parte dei piccoli pazienti.
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IL GRANDE SUCCESSO DEL 35° CONGRESSO NAZIONALE SIOP Adriano Magli, Presidente SIOP, ha parlato del grande successo del 35° Congresso Nazionale della Società Italiana di Oftalmologia Pediatrica, di grande rilevanza sul nostro territorio e con ospiti anche internazionali, per discutere e scambiarsi idee e innovazioni per il benessere della vista dei bambini. 32
IL PUNTO DAL 35° CONGRESSO NAZIONALE SIOP Il Dottor Roberto Caputo, Vice Presidente SIOP, ha fatto il punto degli argomenti affrontati nell’intenso programma sull’oftalmologia pediatrica del Congresso Nazionale di quest’anno a Firenze, svoltosi il 10 e l’11 dicembre.
LE LENTI PEDIATRICHE: LE SOLUZIONI D.A.I. OPTICAL Roberto De Gennaro, Amministratore Delegato D.A.I. Optical, ha descritto ai microfoni di EyeSee tutte le soluzioni pediatriche che l’azienda mette a disposizione, dal rallentamento della progressione miopica, ai filtri luce blu, alle lenti per le miopie elevate.
IL CONTROLLO DELLA PROGRESSIONE MIOPICA: LE LENTI STELLEST Luca Strigiotti, Managing Director di Essilor Italia, in diretta dal 35° Congresso Nazionale SIOP, ha parlato delle lenti per il controllo della progressione miopica Stellest. Un prodotto che soddisfa il benessere della vista dei bambini è legato da molti anni alla mission di Essilor.
CONGRESSO NAZIONALE SIOP, ANCHE HOYA È PRESENTE Silvano Larcher, responsabile relazioni con la classe medica per Hoya Italia, ha parlato della fondamentale presenza di Hoya al 35° Congresso Nazionale SIOP e di MiyoSmart, le lenti per il controllo della progressione miopica per l’età pediatrica.
FILAB PER IL CONTROLLO DELLA PROGRESSIONE MIOPICA Mauro Zuppardo spiega il funzionamento delle lenti per il controllo della progressione miopica di Filab, che promette degli ottimi risultati già dai trial clinici.
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Ottica Fisiopatologica
IL CONTROLLO DELLA PROGRESSIONE MIOPICA Gli strumenti disponibili e le sinergie necessarie
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di Dottor Fabio Mazzolani, Direttore Centro Oculistico Bergamasco
Il termine miopia deriva dalla parola greca myopos che significa “socchiudere gli occhi”, ed è una ametropia sferica per cui il fuoco cade al davanti della retina. Tipicamente, il soggetto miope vede bene da vicino e male da lontano. I più recenti studi stimano che la miopia interesserà cinque miliardi di persone nel mondo entro il 2050. In particolar modo, in Europa, la popolazione miope aumenterà dal 22% al 56% entro i prossimi 50 anni. Uno sguardo particolare va rivolto all’età infantile, dove tale difetto rifrattivo ha raggiunto ormai circa l’80% negli adolescenti asiatici ed il 35% ne-
gli adolescenti caucasici. Attualmente, la comunità scientifica sta assistendo allo sviluppo, da parte delle aziende, di sistemi che possano rallentare la progressione della miopia, che si vanno ad affiancare a quelli già esistenti quali ortocheratologia e atropina collirio a bassa concentrazione. Tentare di controllare la progressione della miopia, comunque, è un discorso complesso che non può prescindere dalla etiopatogenesi della stessa. La miopia è una condizione rifrattiva multifattoriale in cui molti elementi concorrono alla sua comparsa, e quindi la base su cui costrui-
Fig 1. Lente a contatto morbida per il controllo della progressione miopica: due zone di trattamento creano defocus miopico (con messa a fuoco dell’immagine davanti alla retina) per rallentare l’allungamento assiale.
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Figura 2. Lente oftalmica: L’innovativa tecnologia H.A.L.T. (Highly AsphericLenslet Target) consiste in una zona ottica centrale per correggere l’errore refrattivo da lontano e anelli multipli concentrici di defocus che la circondano uniformemente (“AsphericalLenslets”). Questa forma di multifocalità induce un defocus miopico tridimensionale (Volume of MyopicDefocus, VoMD) in grado di inibire l’allungamento assiale del bulbo oculare.
re un progetto di controllo deve sempre considerare un sano stile di vita e una attenta relazione ai mezzi informatici come PC, tablet e smartphone, che sempre più sono diventati elementi imprescindibili della vita quotidiana. È scientificamente nota la correlazione tra progressione della miopia e riduzione delle attività svolte all’aperto così come è nota la correlazione tra le mansioni che presuppongono una visione nell’intermedio-vicino e la progressione della miopia. La didattica a distanza dovuta alla emergenza sanitaria da COVID-19 si caratterizza, chiaramente, come un ulteriore fattore di rischio. Il futuro scenario di un aumento significativo del numero di soggetti miopi, significa incremento statistico di tutte le complicanze a carico della retina, del vitreo e del nervo ottico proporzionalmente correlate alla gravità della miopia. In tale ottica, il controllo precoce dell’insorgenza della miopia e della progressione della stessa ha un valore non solo personale, ma sociale: nel prossimo futuro assisteremo ad un incremento della richiesta di cure sia mediche sia chirurgiche per le malattie dell’occhio correlate alla
miopia e siamo, quindi, tutti chiamati a rispondere a questa futura necessità anticipando il problema grazie a nuove abitudini di vita, alla precoce individuazione della miopia e al suo contenimento. Pertanto, il controllo della progressione miopica presuppone non solo il ruolo centrale del medico oculista nella gestione clinica e nella prescrizione dei presidi correttivi, ma anche un ruolo primario da parte dei giovani pazienti e dei famigliari nel creare un corretto stile di vita. Le altre figure nella gestione del controllo della progressione miopica sono l’ortottista e l’ottico. L’ortottista inquadra e corregge eventuali alterazioni neurosensoriali e muscolari che sono maggiormente presenti in caso di miopia. L’ottico ha il ruolo di confezionare e rilasciare dei presidi ottici prescritti. La sinergia tra tutte queste figure è la chiave del successo sul controllo della progressione della miopia. Oltre al corretto stile di vita, quali sono le soluzioni che attualmente possono essere proposte dal medico oculista nel controllo della progressione miopica? Fondamentalmente, gli strumenti disponibili sono: lenti a contatto
(Figura 1) e lenti oftalmiche (Figura 2), e l’atropina in collirio a basso dosaggio. Trattandosi di un vizio di refrazione evolutivo, la scelta del sistema da utilizzare nel giovane paziente e il controllo dell’efficacia devono essere gestiti attraverso controlli periodici da parte del medico oculista che procederà a rilasciare la prescrizione, periodicamente aggiornata, che verrà poi confezionata attraverso una corretta integrazione dei parametri tecnici da parte dell’ottico fidelizzato. In particolar modo, l’utilizzo della lente a contatto non è scevro di possibili complicanze che devono essere subito individuate e curate per garantire l’integrità anatomo-funzionale del sistema visivo nonché, nel merito, la continuità dell’utilizzo della stessa lente per garantire il controllo della progressione della miopia. Il panorama del controllo della miopia si sta sempre più arricchendo di opportunità, ma deve essere gestito dal medico oculista avvalendosi dell’ortottista e dell’ottico. In sostanza è necessario che figure preparate agiscano in modo cosciente e sinergico perché ciò coinvolge il nostro futuro: i nostri figli. 35
Innovazioni
LA PERFEZIONE NELLA SEMPLIFICAZIONE Il crosslinking e la ricerca del protocollo pediatrico.
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Intervista al Professor Cosimo Mazzotta, USL Toscana Sudest e Università di Siena
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Dalla sua introduzione nel mondo della medicina, il crosslinking corneale ha rappresentato per la prima volta un’opzione terapeutica per il paziente affetto da cheratocono capace di interferire con la sua natura evolutiva e un grosso cambiamento nel paradigma gestionale di questa patologia degenerativa potenzialmente invalidante. Un percorso che ad oggi continua in un processo di evoluzione e affinamento, di studio e proposta di protocolli atti a migliorare la procedura in ogni suo aspetto: dall’efficacia, alla sicurezza, alla durata e al tempo di recupero. Tra le sfide maggiori di questo ambito, il trattamento del cheratocono pediatrico richiede una particolare attenzione proprio a causa delle particolari esigenze del paziente e della maggiore aggressività della malattia in questa popolazione. La ricerca di un protocollo che possa massimizzare la compliance, riducendo il tempo di trattamento e il recupero del piccolo paziente, è un percorso che ad oggi sta dando segnali estremamente incoraggianti. “Oggi sappiamo molto di più su questa patologia multifattoriale. Sappiamo che è in parte degenerativa e in parte infiammatoria, con fattori ambientali, genetici e ormonali determinanti. Sappiamo che può esordire in particolare nell’età puberale, sotto la spinta di fattori genetici, epigenetici (eye-rubbing) ed ormonali, colpendo con una frequenza lievemente maggiore il sesso maschile. Non è affatto casuale che il cheratocono evolve e peggiora in modo molto più rapido ed aggressivo in
età pediatrica”, afferma Cosimo Mazzotta. “Il picco di incidenza osservato è attorno ai 12 anni, ma non è infrequente trovarsi ad operare pazienti di sette, otto anni di età, specialmente se c’è una familiarità con il cheratocono”. Cosimo Mazzotta, MD, PhD, è Professore associato di oftalmologia, chirurgo oculare presso l’unità dipartimentale di oculistica della USL Toscana Sudest, docente della scuola di specializzazione in oftalmologia dell’università di Siena, fondatore e responsabile scientifico del Siena Crosslinking Center, autore di moltissime pubblicazioni scientifiche e considerato uno dei massimi esperti internazionali della terapia conservativa del cheratocono e del crosslinking corneale. “Per quanto sia classificato come tale, il cheratocono non è una malattia rara”, spiega il Professor Mazzotta. “I dati a cui il Ministero fa riferimento risalgono ad uno studio epidemiologico di RH Kennedy del 1986, che portava l’incidenza ad un caso su duemila, un risultato figlio di una vecchia semeiotica oculare spesso e purtroppo foriera di diagnosi tardive. Gli ultimi studi pubblicati hanno rivisto invece l’attuale prevalenza grazie alle nuove tecnologie diagnostiche pari a due casi su mille. Tutt’altro che rara”, osserva. “Ancor più recentemente si è scoperta l’esistenza di un asse ormonale tra ipotalamo, ipofisi e cornea, passando a livello surrenale, che agendo a livello ormonale può determinare lo sviluppo della malattia. Ciò spiega le incidenze in età puberale, durante tutta l’infanzia e l’adolescenza, la maggiore
di Timothy Norris
Il nuovo protocollo mostra meno complicanze del predecessore da un’ora, proprio a causa della ridotta esposizione che porta ad un’incidenza di haze pressoché azzerata con minori rischi di opacità corneale ed iper-appiattimenti indesiderati
Cosimo Mazzotta
incidenza nei maschi, i peggioramenti in soggetti obesi, la progressione in gravidanza ed alcuni casi di recidiva post crosslinking e dopo trapianto”. Il cheratocono, una patologia un tempo sottostimata nella sua incidenza e priva di opzioni terapeu-
tiche disponibili, oggi può essere trattabile. Questo grazie all’introduzione delle mappature corneali tomografiche che hanno permesso una diagnosi più precoce e più completa, fondamentali in relazione all’introduzione del crosslinking corneale.
Autore di oltre 100 Pubblicazioni Scientifiche, tra articoli peer-reviewed, lavori su riviste, capitoli e libri internazionali, H index 22 ed oltre 3000 citazioni, Cosimo Mazzotta ha guidato lo studio internazionale che ha unificato le più importanti scuole del crosslinking: Dresda, Siena e Zurigo, pubblicando lo studio Siena Eye Cross Study 2
“Prima dell’avvento del CXL non c’era nessun trattamento che fosse in grado di interferire con la storia naturale del cheratocono”, spiega Mazzotta. “Quindi dovevamo semplicemente valutare gli effetti passivamente, senza poter interagire con l’evoluzione della patologia. Non si poteva evitare il suo sviluppo e non si poteva impedire il suo aggravamento”, aggiunge. Sinergicamente, i tre centri fondamentali per l’invenzione, lo sviluppo ed il perfezionamento del crosslinking corneale stanno proseguendo la propria missione. Tra questi, la Scuola di Siena, recentemente autrice di due studi di importanza fondamentale per il presente ed futuro del crosslinking. “Dopo una fellowship nel 2004 all’Università di Dresda, luogo di nascita del crosslinking corneale, ho portato questa tecnica all’Università di Siena sotto la direzione del Professor Aldo Caporossi. Da lì è partita una sperimentazione per migliorare il protocollo di Dresda, che si è conclusa nel 2006 con la pubblicazione dello studio Siena Eye Cross 1. A questo è seguito il Siena Eye Cross 2, che ha portato avanti i risultati del crosslinking accelerato, grazie alla mia collaborazione continua ed attiva con la Scuola di Dresda e con quella di Zurigo”, spiega Mazzotta. Coinvolgendo nomi come il Professor Farhad Hafezi ed il Professor Frederik Raiskup, lo studio Siena Eye Cross Study 2 è riuscito nell’obiettivo di individuare oggi un nuovo standard per il crosslinking corneale accelerato, superando il protocollo di Dresda precedentemente in vigore. “Il protocollo di Dresda prevedeva 30
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Innovazioni minuti di imbibizione di riboflavina e 30 minuti di trattamento con una potenza di 3mW ed un’energia di 5.4J/cm2. Complessivamente si parla di un’ora di durata. Il nuovo protocollo finalmente prova l’efficacia del crosslinking accelerato epi-off 9 mW/5.4 J/cm2”, spiega Mazzotta. “La grossa novità introdotta dallo studio collaborativo internazionale è la possibilità di effettuare un intervento di crosslinking a parità di sicurezza ed efficacia con una durata complessiva di soli 20 minuti, di cui solo 10 di irradiazione”. Il nuovo protocollo permette di ridurre al minimo le complicazioni legate all’esposizione prolungata all’ultravioletto, e di migliorare il profilo di compliance del paziente. “Il nuovo protocollo mostra meno complicanze del predecessore da un’ora, proprio a causa della ridotta esposizione che porta ad un’incidenza di haze pressoché azzerata con minori rischi di opacità corneale ed iper-appiattimenti indesiderati. Un protocollo da 20 minuti riduce inoltre i tempi d’attesa ed apre ad un più sicuro trattamento bilaterale, aumentando notevolmente il numero di pazienti trattati”, afferma Mazzotta. Questo nuovo protocollo viene particolarmente incontro alla categoria dei pazienti affetti da cheratocono più
complessa e delicata, i pediatrici. “Ridurre i tempi ad un terzo, riduce di conseguenza la permanenza in sala operatoria con il blefarostato. Il trattamento diventa più tollerabile per un piccolo paziente, e questo ha un ovvio impatto sulla sua compliance”, osserva Mazzotta. “Si tratta di un nuovo gold standard pediatrico, ma non solo. Un protocollo epi-off di riferimento, indi-
gere i 10J/cm2 con una potenza di 18mW”, spiega Mazzotta. “I prossimi step sono un protocollo 9mW/7J/cm2 già in fase di valutazione in età pediatrica e un protocollo 18mW/10Jcm2 già valutata su modello animale dal Professor Hafezi che punta a scendere sotto il limite dei 10 minuti di esposizione. Sarebbe una vera evoluzione, ma occorre valutarne gli effetti in termini di haze”. Mentre il Protocollo accelerato di Siena 9mW si afferma come il nuovo gold standard del crosslinking epi-off, la vera meta è un protocollo epi-on con il medesimo rapporto di sicurezza, efficacia, tempo di trattamento e compliance del paziente. “Il futuro del crosslinking è Cosimo Mazzotta l’epi-on e la semplificazione del protocollo, soprattutto per l’età pediatrica, assieme alla riduzione ulteriore dei pendentemente dall’età del paziente, rischi infettivi legati all’intervento, e ma che ha un profilo di tollerabilità e questo può essere reso possibile solcompliance adatto anche ad un pazien- tanto non rimuovendo la barriera epite molto piccolo”, sottolinea. teliale. Un intervento epi-on, inoltre, Il futuro del crosslinking corneale è un ha il merito di ridurre drasticamente il percorso calcolato e prudente, ma am- tempo di ripresa del paziente. Questo bizioso. Secondo il Professor Mazzotta, significa che un paziente pediatrico la meta futura punta ad un protocollo potrebbe tornare a scuola immediaancora più veloce ed efficiente. tamente rispetto al mese di recupero “Il futuro delinea un’ulteriore riduzione di un epi-off. Un ulteriore vantaggio è della durata del crosslinking, interve- la riduzione del glare postoperatorio, nendo sui tempi di esposizione e sulla che nell’approccio epi-off può durafluenza. A partire dalla fluenza 5.4J/ re anche per tre mesi”, spiega Mazcm2 si sta considerando di raggiun- zotta. “Oggi abbiamo sviluppato in collaborazione con il Professor Paolo Vinciguerra efficaci protocolli epi-on con iontoforesi detti anche ‘enhanced fluence’ a luce pulsata in grado di compensare la fotoattenuazione UV-A e l’assorbimento energetico dell’epitelio corneale, inclusa la diffusione di ossigeno. Gli studi che abbiamo pubblicato a riguardo insieme al Dottor Riccardo Vinciguerra hanno dato ottimi risultati a lungo termine, con una percentuale di recidiva di malattia del 20% rispetto al 50% dei vecchi protocolli epi-on. Il protocollo epi-on più recente da me sviluppato è l’M Protocol in fase di pubblicazione. Questo protocollo epi-on a 18mW/7Jcm2 a luce pulsata dura complessivamente 23 minuti di cui 12,58 minuti di irradiazione, non necessita di iontoforesi né di ossigeno supplementare. Si tratta di una grandissima opportunità per i casi Il Siena Eye Cross Study 2 ha sancito il definitivo passaggio dal protocollo originario di Dresda pediatrici e degli occhi adelfi meno al moderno Crosslinking Accelerato come nuovo paradigma del crosslinking corneale. gravi. The future is epi-on”, conclude.
Prima dell’avvento del CXL non c’era nessun trattamento che fosse in grado di interferire con la storia naturale del cheratocono
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News dalle aziende
LENTI PERIFOCALI PER IL CONTROLLO DELLA PROGRESSIONE MIOPICA
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di Mauro Zuppardo, Responsabile tecnico Filab
La progressione miopica è un argomento che interessa la maggior parte dei pazienti perché, negli ultimi 30 anni, la frequenza della miopia è più che raddoppiata. In Italia, la sua incidenza è passata dal 15% al 25-40%, ed il costo sociale è molto elevato poiché può indurre patologie retiniche estremamente gravi ed invalidanti. In un quadro di questo genere, qualsiasi possibilità di modulare e contenere l’aumento della progressione miopica è assolutamente prioritario. IPOTESI EZIOPATOGENETICHE La crescita della cornea e del cristallino sembrano essere programmate geneticamente, mentre la qualità dell’immagine retinica sembra capace di modulare la crescita sclerale, con conseguenze dirette sullo sviluppo delle ametropie. I fattori di rischio conosciuti sono: fattori educativi, fattori ambientali, fattori genetici, visione binoculare, ma probabilmente non sono gli unici. CONTENIMENTO DELLA PROGRESSIONE MIOPICA Una recente metanalisi ha dimostrato che su 16 metodi terapeutici analizzati, gli unici efficaci per rallentare la progressione miopica sono stati: a) Collirio a base di atropina diluita (0.01-0.05%) b) Ortocheratologia c) Lenti a contatto morbide multifocali o con defocus periferico modificato d) Lenti oftalmiche bifocali o progressive e) Aumento del tempo trascorso all’aperto f) Riduzione dell’attività visiva a distanza ravvicinata per periodi prolungati
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g) Lenti oftalmiche a tecnologia avanzata Dal 2010 in poi, si è assistito allo sviluppo di lenti oftalmiche a tecnologia avanzata che utilizzano il “defocus periferico”. Queste lenti utilizzano il principio della sfocatura retinica periferica, basandosi su studi di riferimento che hanno evidenziato come la retina periferica gioca un ruolo significativo nell’emmetropizzazione e nello sviluppo delle ametropie. Il nuovo approccio terapeutico per la miopia si è ulteriormente affermato grazie all’evoluzione della tecnica costruttiva delle lenti oftalmiche, nota con il nome di freeform, che permette di ridurre significativamente le aberrazioni ottiche, migliorando la qualità della visione. Al momento, le lenti oftalmiche con defocus periferico si basano su tre principi diversi: • DIMS (Defocus Incorporated Multiple Segments), nelle quali il defocus periferico è creato da piccole lenti incorporate sulla superficie anteriore della lente monofocale • HALT (Highly Aspherical Lenslet Target), nelle quali la zona centrale libera è circondata da una griglia di lenti asferiche positive organizzate in anelli, che creano un volume di segnale davanti alla retina • Perifocale a Defocus orizzontale asimmetrico LENTE PERIFOCALE A DEFOCUS ORIZZONTALE ASIMMETRICO La lente Myopya, dell’azienda italiana Filab, si caratterizza per un design ottico con potere stabile nel centro geometrico e un’area di visione centrale libera, circondato da una zona periferica progressiva nel meridiano orizzontale con defocus asimmetrico positivo. Sul meridiano vertica-
Figura 1 SEQ Figura \* ARABIC 1. Design della lente Perifocale Myopya
le il potere si mantiene stabile con una grandezza simile al centro geometrico, e presenta un’addizione di +0.50D nella parte inferiore per supportare l’accomodazione (Fig.1) L’addizione nella parte nasale della lente inizia a 6 mm e raggiunge il valore massimo di 2.00D a 25 mm dal centro ottico. Nel lato temporale della lente (che stimola la retina nasale) il defocus è maggiore, e raggiunge il valore massimo di 2.50D a 25 mm dal centro geometrico della lente grazie a un’addizione progressiva che inizia a 4 mm. La specificità di questa tecnologia si basa sull’ipotesi che i segnali ad alto contrasto sui fotorecettori retinici inducano l’occhio a crescere e il basso contrasto induca l’occhio a rallentare la crescita assiale. L’asimmetria neurale anatomica dell’occhio, in virtù della quale la retina periferica nasale ha il 300% di cellule gangliari in
Figura 2 Asimmetria della retina
più, e coni più alti del 40-45% rispetto alla retina temporale (Fig.2), ha guidato la progettazione della lente perifocale nella quale il defocus asimmetrico rispetta l’anatomia della retina. La tecnologia ottica evoluta della lente perifocale è stata creata in collaborazione con ArtOptica LLC e autorizzata dal Brien Holden Vision Institute LIMITED. STUDI CLINICI PROSPETTICI, PARALLELI, IN DOPPIO CIECO, DI COORTE APERTO Attualmente la lente perifocale Myopya di Filab è l’unica che può vantare studi con follow-up di 6 anni, su bambini con le stesse nostre caratteristiche oculari (caucasici) e con una rigorosa impostazione scientifica. Per analizzare l’efficacia a lungo termine delle lenti perifocali, il Centro di Ricerca Medica Scientifica per le Malattie degli Occhi Helmholtz del Ministero della Salute russo ha condotto uno studio dal 2012 al 2018. Lo studio ha monitorato la progressione della miopia in un gruppo di 94 bambini, di età compresa tra 7 e 14 anni, ai quali era stato chiesto di indossare lenti perifocali a tempo pieno, mettendolo a confronto con un gruppo di controllo di bambini di età simile che indossavano lenti oftalmiche monofocali standard. La progressione della miopia (Potere Medio e Lunghezza Assiale) è stata valutata a 6 – 12 - 18 mesi, e a 2 - 3 - 4 - 5 anni dall’inizio dell’uso degli occhiali. I risultati hanno dimostrato
un ragionevole controllo della miopia con un rallentamento della sua progressione del 34% a 2 anni, e del 40% a 5 anni (potere medio). La riduzione dell’aumento della lunghezza assiale è stata del 56% a 2 anni e del 31% a 5 anni.
Figura 3 Variazione refrattiva con lenti perifocali Myopya
Figura 4 Variazione della lunghezza assiale con lenti perifocali Myopya
STRATEGIE DI GESTIONE DELLA MIOPIA CON GLI OCCHIALI Età: le età più giovani sono associate a una maggiore progressione annua41
News dalle aziende le, quindi è probabile che la miopia ad esordio precoce determini livelli più elevati di miopia in età adulta. Tempo di utilizzo: per un migliore effetto del trattamento per il controllo della miopia, si consiglia di indossare gli occhiali durante tutte le ore di veglia. Esami oculistici: sono l’indispensabile base di partenza. È necessaria una approfondita visita oculistica preliminare con l’esame della refrazione in cicloplegia, la biometria oculare e la topografia della cornea. È molto importante escludere pazienti con difetti della motilità oculare, cheratocono o altre patologie oculari. In conclusione, le lenti a defocus periferico rappresentano sicuramente uno dei presidi più promettenti per la gestione della miopia, ma è assolutamente necessaria una proficua collaborazione oculista-ottico sia nella prescrizione sia nella fornitura dell’occhiale.
Bibliografia: 1. Holden BA, Jong M, Davis S et al. Nearly 1 billion myopes at risk of myopia-related sight-threatening conditions by 2050 - time to act now. Clin Exp Optom. 2015;98:491-3. ; Flitcroft DI. The complex interactions of retinal, optical and environmental factors in myopia etiology. Prog Retin Eye Res. 2012;31:622-60.; Bullimore MA, Brennan NA. Myopia Control: Why Each Diopter Matters. Optom Vis Sci. 2019 Jun;96(6):463-465 2. Peripheral Vision Can Influence Eye Growth and Refractive Development in Infant Monkeys Earl L. Smith III et al., IOVS, November 2005, Vol. 46, No. 11, 3965-3972 3. YEO, A., PAILLE, D., BJORN, D., KOH, P. Myopia and effective management solutions, Online publication :12/2016); 4. Mutti DO, Sinnott LT, Mitchell GL, CLEERE Study Group, et al. Relative peripheral refractive error and the risk of onset and progression of myopia in children. Invest Ophthalmol Vis Sci. 2011;52(1):199–205; 5. h ttps://www.myopiaprofile.com/ the-next-generation-dims-and-halt-technology-spectacle-lenses-for-myopia-control/ 6. Kovicev A., Tarutta E., Proskurina O., Milash S., Tarasova N.А., Smirnova T.S., Markosyan G.A., Khodzhabekyan N.V., Maksimova M.V. - Spectacle correction 42
with symmetric and asymmetric horizontal progressive addition for nasal and temporal parts of retina in progressive myopia (study design) – International Myopia Conference (IMC), 2013 – CA, USA 7. Tarutta E.P., Proskurina O.V., Milash S.V., Ibatulin R.A., Tarasova N.A., Kovychev A.S., Smirnova T.S., Markosyan G.A., Khodzhabekyan N.V., Maksimova M.V. Peripheral defocus induced by «perifocal-m» lenses and progression of myopia in children Information Processing in Medical Imaging: 23rd International Conference, IPMI 2013, Asilomar, CA, USA, June 28–July 3, 2013. 8. Kovicev A., Ibatulin R. - OffAaxis refraction of paired in children with progressive myopia and asymmetric convergence - Information Processing in Medical Imaging: 23rd International Conference, IPMI 2013, Asilomar, CA, USA, June 28–July 3, 2013. 9. Tarutta E.P., Proskurina O.V., Milash S.V., Ibatulin R.A., Tarasova N.A., Kovychev A.S., Smirnova T.S., Markosyan G.A., Khodzhabekyan N.V., Maksimova M.V. – Peripheral defocus induced by Perifocal spectacles - The Helmholtz Moscow Research Institute of Eye Diseases, 105062, Moscow, Russia; ² Vision Center “ArtOptika” 117461, Moscow, Russia 2015 10. Tarutta E.P., Proskurina O.V., Milash S.V., Ibatulin R.A., Tarasova N.A., Kovychev A.S., Smirnova T.S., Markosyan G.A., Khodzhabekyan N.V., Maksimova M.V. – Peripheral defocus induced by “Perifocal-M” spectacles and myopia progression in children - The Helmholtz Moscow Research Institute of Eye Diseases, 105062, Moscow, Russia; ² Vision Center “ArtOptika” 117461, Moscow, Russia 2015 11. Proskurina OV, Tarutta EP and Ibatulin RA - Mechanisms of Perifocal-M Therapeutic Impact and Long-Term Data in Children with Progressive Myopia - The Helmholtz Moscow Research Institute of Eye Diseases, 105062, Moscow, Russia; ² Vision Center “ArtOptika” 117461, Moscow, Russia 2015 12. E.P. Tarutta, N.A. Tarasova, O.V. Proskurina, S.V. Milash, N.Yu. Kushnarevich, N.V. Khodzhabekyan - Peripheral defocus of myopic eyes corrected with Perifocal-M glasses, monofocal glasses, and soft contact lenses - The Helmholtz Moscow Research Institute of Eye Diseases, 105062, Moscow, Russia; ² Vision Center “ArtOptika” 117461, Moscow, Russia 2015
13. Tarutta E.P., Proskurina O.V., Milash S.V., Ibatulin R.A., Tarasova N.A., Kovychev A.S., Smirnova T.S., Markosyan G.A., Khodzhabekyan N.V., Maksimova M.V. - Aberrometric data in children with myopia without correction, with monofocal lenses and with “perifocal-m” lenses - The Helmholtz Moscow Research Institute of Eye Diseases, 105062, Moscow, Russia; ² Vision Center “ArtOptika” 117461, Moscow, Russia 2015 14. E.P. Tarutta, O.V. Proskurina, N.A. Tarasova, S.V. Milash, G.A. Markosyan Long-term results of perifocal defocus spectacle lens correction in children with progressive myopia - The Helmholtz Moscow Research Institute of Eye Diseases, 105062, Moscow, Russia; ² Vision Center “ArtOptika” 117461, Moscow, Russia 2015 15. Proskurina O.B. - Influence of progressive and perifocal lenses on refraction, accommodation and muscle balance in children with progressive myopia - The Helmholtz Moscow Research Institute of Eye Diseases, Moscow, Russia ÑÎÂÐÅÌÅÍÍÀß ÎÏÒÎÌÅÒÐÈß ¹2 (март) 2019 16. Tarutta E., Tarasova N.А., Milash S.V., Proskurina O., Markosyan G.A - Influence of different means of myopia correction on peripheral refraction depending on the direction of gaze - Helmholtz Moscow Research Institute of Eye Diseases, 14/19 Sadovaya-Chernogryazskaya St., Moscow, Russian Federation, 105062 - ВЕСТНИК ОФТАЛЬМОЛОГИИ 4, 2019 17. Tarutta E., Proskurina O., Tarasova N.А. Milash S.V., Markosyan G.A. Long-term results of correction with perifocal blur lenses in children with progressive myopia - Helmholtz National Medical Research Center of Eye Diseases, 14/19 Sadovaya Chernogryazskaya St., Moscow, Russian Federation, 105062 - ВЕСТНИК ОФТАЛЬМОЛОГИИ 5, 2019 18. Proskurina OV¹, Tarutta EP and Ibatulin RA - Mechanisms of Perifocal-M Therapeutic Impact and Long-Term Data in Children with Progressive Myopia - EC Ophthalmology 10.11 (2019): 63-69. 19. Miguel García García ,Dibyendu Pusti, Siegfried Wahl, Arne Ohlendorf - A global approach to describe retinal defocus patterns - April 2, 2019 https://doi.org/10.1371/journal. pone.0213574, James Fielding Hejtmancik, National Eye Institute, UNITED STATES
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News dalle aziende
IL DEFOCUS PERIFERICO MIOPICO PER GESTIRE L’AVANZAMENTO DELLA MIOPIA
I
Intervista al Dottor Roberto De Gennaro, Amministratore CEO DAI Optical
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Il vertiginoso aumento della miopia a livello mondiale ha portato i mondi dell’oftalmologia e dell’ottica ad accelerare la messa a punto di soluzioni per contrastarla. Infatti, le stime per il 2020 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel suo World Report on Vision del 20191 erano di 2,6 miliardi di persone al mondo affette da questo difetto refrattivo, che si concentrano di più nei Paesi ad alto reddito e nelle città. I numeri sono destinati ad aumentare ancora nei prossimi anni. La miopia è multifattoriale, con cause sia genetiche che ambientali comprovate da numerosi studi scientifici in tutto il mondo. Essa è un problema con un impatto sociale consistente, poiché se non corretta o sotto corretta può portare a compromettere la funzionalità visiva e, nelle sue forme più gravi, anche a complicanze oculari, tra cui cataratta, glaucoma, distacco di retina e forme di maculopatia. Altissime percentuali registrano la miopia con un’insorgenza precoce, quindi nei bambini in età scolare tra i 9 e i 11 anni e con una progressione che continua negli anni successivi. Per questo motivo, oltre ai tradizionali metodi di correzione del difetto refrattivo, si stanno studiando nuove tecnologie per controllare la progressione della miopia nei bambini e negli adolescenti, per rallentare questa notevole insorgenza di casi. Per questo motivo l’azienda italiana DAI Optical ha messo a punto la lente Myoga, la monofocale intelligente che consente di gestire la progressione miopica. Ne abbiamo parlato con il Dottor Roberto De Gennaro, Amministratore CEO DAI Optical, che ci ha elencato potenzialità e funzionalità di una lente come Myoga.
LA POTENZIALITÀ DEL DEFOCUS PERIFERICO MIOPICO “Myoga è la lente monofocale intelligente che consente di gestire la progressione della miopia rispetto alle lenti monofocali tradizionali”, esordisce De Gennaro. L’idea di questa lente nasce su un assunto molto importante, cioè quello di salvaguardare il più possibile uno strumento fondamentale come la vista, che ci permette di vivere, scoprire e crescere fin dalla più tenera età. “Possiamo riassumere tutto nel claim ‘tutta la vista davanti’, che ci piace associare a questa lente: la vista, specialmente per i più piccini, è di fondamentale importanza”, spiega Roberto De Gennaro. “L’80% dell’apprendimento durante l’infanzia avviene attraverso gli occhi e una buona acuità visiva, ottenuta anche tramite l’uso di una lente, consente di godere appieno della visione e quindi di fornire ai bambini la capacità di interiorizzare e interpretare le immagini. La vista è un canale di comunicazione da salvaguardare sin dai primi anni di vita, per giungere preparati al momento dell’ingresso a scuola”. Per gestire la progressione della miopia, la tecnologia di Myoga fa affidamento sul defocus periferico miopico: l’occhio miope, dalla forma allungata, va a creare il cosiddetto defocus periferico ipermetropico, ossia la luce va a fuoco in corrispondenza della zona retinica centrale, ma nella zona periferica la messa a fuoco avviene posteriormente alla retina. Così facendo, la zona visiva centrale è emmetrope, mentre quella periferica sviluppa uno strato refrattivo ipermetropico. Per questo motivo, la refrazione periferica dei miopi risulta essere ipermetropica. A sostegno della tesi per cui la visione periferica influenzi la crescita oculare,
di Laura Gaspari
naro. “È una lente applicabile su tutti gli indici di rifrazione, da 1,5 a 1,74 ed è possibile averla con trattamento antiriflesso UV BUSTER, TRANSITIONS 8 e Safer UV 420”.
si è osservato che gli occhi ipermetropi sono perifericamente miopi: ciò ha portato a pensare che solo con un defocus periferico miopico si può bloccare la progressione miopica. “Con Myoga la correzione si concentra sull’equilibrio tra defocus ipermetropico periferico (dietro la retina) e defocus miopico (davanti alla retina) il cui equilibrio, come dimostrano numerosi studi, è vitale allo scopo di ritardare l’avanzamento dell’errore refrattivo” spiega De Gennaro. “Tramite la corretta e costante applicazione di questa lente, è possibile controllare l’allungamento dell’occhio che, senza un’adeguata correzione, continuerebbe il lavoro di accomodazione per adattarsi
al punto focale periferico, provocando la sfocatura della visione degli oggetti a distanza medio-lontana”, afferma. LA STRUTTURA DELLA LENTE Myoga è una lente progettata con tecnologia freeform ed è caratterizzata da tre zone ottiche: una zona di correzione, con un diametro correttivo di 12 mm, in cui la lente agisce come una monofocale tradizionale; una zona di transizione (o di defocus) di 5 mm, che consente di rallentare l’allungamento dell’occhio e quindi la progressione della miopia; una zona di potere costante addizionale di 2,00-2,50 D. “Questo disegno somiglia molto a quello previsto per le lenti a contatto”, commenta De Gen-
I RISULTATI E I BENEFICI Myoga è utilizzabile dai 6 ai 16-18 anni d’età e con delle indicazioni precise. “Al fine di raggiungere l’obiettivo della riduzione della progressione della miopia, il paziente dovrà indossare le lenti Myoga per un periodo di 24 mesi, avvalendosi della consulenza del professionista della visione e del medico oculista”, afferma Roberto De Gennaro. “Per una gestione ottimale del percorso, sarà necessario effettuare controlli refrattivi e di salute oculare ogni semestre, con l’obiettivo di valutare i miglioramenti sul paziente e la necessità di cambiare le lenti”. La maggior parte dei portatori riesce ad adattarsi alla lente in poche ore. In particolari casi bisognerà spiegare al bambino che il leggero sfocamento della visione quando gli occhi si allontanano dal centro della lente può essere ovviato accompagnando al movimento oculare anche la rotazione della testa. “Il fine principale è senza dubbio il contenimento del vizio refrattivo. La lente è progettata con tecnologia freeform e potenziata da un aiuto accomodativo nella zona di defocus, che consente una visione rilassata e priva di sforzi causati dall’intensa visione prossimale”, conclude De Gennaro.
Bibliografia: 1. WHO, World Report on Vision,Geneva: World Health Organization; 2019. Licence: CC BY-NC-SA 3.0 IGO, disponibile su https://www.who.int/publications/i/item/9789241516570 45
News dalle aziende
ITAL-LENTI CONTRO LA PROGRESSIONE MIOPICA L’importanza della sinergia oculista-ottico
L
Intervista al Dottor Riccardo Iervolino, Ospedale Sant’Eugenio (Roma) e Stefano Bernabei, Optikid (Roma)
La miopia è un difetto visivo che sta destando grande preoccupazione. Tra le ultime soluzioni messe in campo ci sono le lenti per occhiali per il controllo della progressione miopica, prodotte ora da parecchie aziende sul mercato. Nella prescrizione delle lenti e nella realizzazione dell’occhiale ci sono due figure fondamentali da tenere in considerazione e che devono lavorare in sinergia: il medico oculista e l’ottico. Di tale sinergia e di ciò che comporta abbiamo parlato con il Dottor Riccardo Iervolino, oculista e dirigente medico presso l’Ospedale Sant’Eugenio (Roma) e Stefano Bernabei, ottico di Optikid di Roma, primo centro ottico in Italia dedicato interamente ai più piccoli.
Dottor Riccardo Iervolino
MIOPIA: PRESCRIZIONI IN AUMENTO “L’origine della miopia è multifattoriale: chiama in causa una predisposizione genetica, con circa 200 loci genetici noti ad oggi e correlati all’espressione e all’evoluzione delle sue varie forme, e fattori ambientali, come la precocità nell’utilizzo dei dispositivi digitali per molto tempo, aggravata dalla situazione pandemica, e la scarsa esposizione alla luce solare”, spiega Iervolino. “A livello globale, le stime di crescita vedono un aumento al 50% per il 2050”. L’aumento della prescrizione degli occhiali per la miopia è un segnale di un incremento dei casi. “C’è indubbiamente un aumento di prescrizioni”, afferma Bernabei. “Soprattutto, c’è un abbassamento dell’età dei bambini diagnosticati con la miopia e un veloce progredire delle gradazioni in quelli già portatori di occhiali”. LE LENTI A DEFOCUS PERIFERICO: UN’ARMA IN PIÙ Il controllo della progressione miopica è un obiettivo che accomuna il mondo dei medici oftalmologi e gli ottici. Delle tante aziende impegnate in questa sfida a questo difetto refrattivo c’è anche l’italiana Ital-Lenti, con la sua lente Myopkids, una lente freeform che controlla l’avanzamento della miopia e limita l’allungamento assiale del bulbo oculare attraverso il defocus ottico progressivo radiale. “Nella mia attività ho iniziato a prescrivere le lenti a defocus periferico a partire dai 6 anni di età”, spiega Iervolino. “Queste lenti si basano sul presupposto che l’immagine defocalizzata in
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di Laura Gaspari
Stefano Bernabei
senso miopico sulla periferia retinica non produca una stimolazione all’allungamento del bulbo oculare come invece potrebbe avvenire con le lenti tradizionali”. “Sono lenti cosiddette multifocali perifocali e sono particolarmente apprezzate per l’estetica, essendo la zona di defocus invisibile”, spiega Bernabei. “Vista la correlazione tra miopia e utilizzo di dispositivi digitali, queste lenti sono disponibili anche con il trattamento RETINA, che protegge dalla luce blu e dagli UV. Possono disporre di due indici di rifrazione, 1,5 e 1,6 ren-
dendo accessibile il prodotto anche alle basse ametropie”. La prescrizione di queste lenti prevede un rigidissimo controllo sia da parte del medico oculista, che da quella dell’ottico. “Le lenti a defocus periferico sono un ausilio che va rivalutato ogni sei mesi, con un controllo medico oculistico del visus prima e dopo cicloplegia e vanno cambiate le lenti con uno scarto cicloplegico di 0,5 D”, afferma Iervolino. “Questo tipo di lenti richiede molta attenzione da parte dell’ottico”, gli fa eco Bernabei. “Bisogna scegliere con cura la montatura poiché l’occhio deve essere il più al centro possibile del box delle lenti per non creare discomfort. I nostri controlli a scadenza mensile consistono nel verificare la calzata dell’occhiale e la centratura delle lenti, specie per i più piccoli”. I feedback comunque sono molto positivi. “Ho molta fiducia nel razionale che sta dietro al concetto introdotto da questa nuova tecnologia. Ho prescritto queste lenti anche a mia figlia di 9 anni”, afferma Iervolino. “Inoltre, essendo l’obiettivo primario quello di arginare il più possibile l’incremento del difetto in età scolare, si aiuta a prevenire problemi importanti correlati ad alti valori di miopia e non ci saranno, secondo me, problemi di compatibilità con la correzione chirurgica in età adulta”. “I risultati sono incoraggianti”, illustra Bernabei. “Le lenti Myopkids sono ben tollerate dai bambini fin dal primo momento e non abbiamo ancora riscontrato cambi di gradazione in un’applicazione a circa sei mesi: questo permetterebbe di dimezzare la progressio-
ne miopica, salvaguardare la salute oculare del paziente e garantire anche un risparmio economico”. LA COMPLIANCE DEI GENITORI E LA SINERGIA OCULISTA-OTTICO Nel caso dei pazienti pediatrici la compliance dei genitori è fondamentale. “Generalmente i genitori sono molto informati perché la prescrizione è fatta solo dal medico oftalmologo. Ci sono poi i genitori che si informano sulla rete o per passaparola. Il mio compito è quello di rispondere alle loro domande e chiarire i loro dubbi”, spiega Bernabei. “A volte alcuni vorrebbero autoprescriversi queste lenti e in quel caso ribadisco che devono rivolgersi al medico oculista”. “I genitori, al momento della diagnosi, sono sempre preoccupati e increduli”, racconta Iervolino. “Sta al medico oculista proporre la soluzione più idonea per il piccolo paziente a seconda del caso e delle evidenze scientifiche attuali”. In queste prescrizioni, la cosa più importante da attuare è la perfetta sinergia tra medico oculista e l’ottico. “In un ambito come quello della visione, la collaborazione tra oftalmologo e ottico dovrebbe rivestire sempre la massima importanza, tutto a vantaggio del bambino e del suo percorso di sviluppo visivo”, rimarca Bernabei. Il Dottor Iervolino è, dal canto suo, dello stesso parere. “A prescindere dall’utilizzo di questi dispositivi, ci dovrebbe sempre essere un clima collaborativo e di rispetto delle precipue competenze tra i vari attori che presiedono alla salute visiva delle persone”, conclude. 47
News dalle aziende
LE NUOVE LENTI DA VISTA ZEISS BLUEGUARD: PIÙ PROTEZIONE, MENO RIFLESSI.
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La digitalizzazione e il forte impatto delle sorgenti luminose artificiali moderne compromettono sempre più i nostri occhi. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente accelerato questo processo. [1] A causa dell’elevato tempo trascorso davanti agli schermi digitali, molti soffrono del cosiddetto Stress Visivo Digitale. I principali sintomi sono: abbagliamento, fastidio, vista offuscata, affaticamento e disfunzione accomodativa, disparità di fissazione, dolore agli occhi o alla zona perioculare, secchezza e stanchezza oculare.[2] [3] Le lenti BlueGuard di ZEISS sono state sviluppate per attenuare la trasmissione della luce blu ad alta energia (HEV), riducendo l’esposizione alle lunghezze d’onda più corte e potenzialmente nocive della luce blu. Rappresentano quindi una nuova soluzione in fatto di protezione dalla luce blu, offrendo comfort visivo, eccellente nitidezza ed estetica, garantendo sempre una protezione UV completa. LA NUOVA GENERAZIONE DI LENTI ZEISS CHE PROTEGGONO DALLA LUCE BLU POTENZIALMENTE NOCIVA E DAI RAGGI UV. Le Lenti ZEISS BlueGuard assicurano: •p rotezione UV completa fino a 400nm e riduzione fino al 40% della luce blu potenzialmente nociva (380-455 nm). [4]
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• m aggior comfort visivo, con minori sintomi associati allo Stress Visivo Digitale • minori riflessi, riducendo fino al 50% i riflessi residui sulla lente rispetto al trattamento specifico per la luce blu, per una resa estetica migliore in ogni situazione. [5] Per informazioni o per richiedere il materiale per lo studio: oculisti.vision@zeiss.com
Bibliografia: 1. Watson A. (2020). In-home media consumption due to the coronavirus outbreak among internet users worldwide as of March 2020, by country. www.statista.com 2. Sheppard A.L., Wolffsohn J.S. (2018). Digital eye strain: prevalence, measurement and amelioration BMJ Open Ophthalmology, BMJ Journals 3. Coles-Brennan C., Sulley A., Young G. (2019). Management of Digital Eyestrain. Clin Exp Optom, 102(1):18-29. 4. Misurazioni e calcoli interni basati sul BVB (blocco della luce blu-violetta). Analisi condotte da Technology and Innovation, ZEISS Vision Care, DE 2020. 5. Misurazioni e calcoli interni basati sul DBRLED (riflesso della luce blu digitale). Analisi condotte da Technology and Innovation, ZEISS Vision Care, DE 2020
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News dalle aziende
LENTI ESSILOR® STELLEST™: LA NUOVA SOLUZIONE VISIVA PROGETTATA PER LA GESTIONE DELLA MIOPIA NEI BAMBINI.
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La società contemporanea sta affrontando una problematica di salute in continua crescita: la miopia. Nei bambini la miopia può progredire velocemente, raggiungendo diottrie elevate: più piccolo è il bambino quando diventa miope, più velocemente progredirà la miopia(1). ESSILOR® presenta le lenti STELLEST™: una soluzione visiva rivoluzionaria per rallentare la progressione miopica in media del 67%(2).
COME FUNZIONANO LE LENTI ESSILOR® STELLEST™? 1.CORREZIONE La zona di visione monofocale delle lenti STELLEST™ è dedicata alla visione per lontano, offre una visione nitida mettendo a fuoco la luce sulla retina. Le lenti STELLEST™ sono state progettate con uno spazio tra i diversi anelli per mantenere un’adeguata superficie di prescrizione. Questo garantisce buona acutezza visiva e un buon comfort per il portatore. (fig.1)
fig.1
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2.CONTROLLO ESSILOR® ha fatto un ulteriore passo avanti per controllare la miopia, creando una tecnologia unica e su misura per l’occhio miope: la costellazione di 1021 lenti diffuse in 11 anelli che compongono la tecnologia H.A.L.T. (3) è stata progettata per creare, per la prima volta, un volume di segnale in grado di rallentare l’allungamento dell’occhio. Nei bambini, i cui occhi sono ancora in fase di sviluppo, questo volume di segnale permette di mantenere sotto controllo il processo di allungamento dell’occhio. Le lenti creano un volume di segnale luminoso di fronte alla retina, che l’occhio è in grado di interpretare ma che non disturba la visione dei bambini. Il design ottico delle lenti di ogni anello è stato elaborato per garantire sempre un volume di segnale di fronte alla retina, permettendo la funzione attiva di controllo della miopia, indipendentemente dalla direzione di sguardo del portatore. (fig.2) fig.2
EFFICACIA DELLE LENTI STELLEST™ NEL CONTROLLO DELLA MIOPIA Le lenti Essilor® Stellest™ rallentano in media del 67% (0,99D) la progressione della miopia, rispetto alle lenti monofocali se indossate 12 ore al giorno (2)
Le lenti Stellest™ rallentano l’allungamento dell’occhio in media del 60% (0,41mm) rispetto alle lenti monofocali se indossate 12 ore al giorno(2)
COME GESTIRE LA MIOPIA CON LE LENTI STELLEST™: I PUNTI PRINCIPALI DEL PERCORSO
GAMMA DISPONIBILE
Bibliografia: 1. Sankaridurg, P., 2015. A less myopic future: what are the prospects? Clin. Exp. Optom. 98, 494–496. 2. Rispetto alle lenti monofocali, se indossate 12 ore al giorno, risultati di due anni di studi clinici prospettici, controllati, randomizzati, in doppio cieco su 54 bambini miopi che indossano lenti Stellest™ rispetto a 50 bambini miopi che indossano lenti monofocali. Risultato di efficacia basato su 32 bambini che hanno dichiarato di indossare le lenti Stellest™ almeno 12 ore al giorno tutti i giorni. Bao J. et al. (2021). Bao J. et al. (2021). Myopia control with spectacle lenses with aspherical lenslets: a 2-year randomized clinical trial. Invest. Ophthalmol. Vis. Sci.; 62(8):2888. 3. Highly Aspherical Lenslet Target 51
News dalle aziende
NEUTRALID NET
GARZE OFTALMICHE, EVOLUZIONE NELLA TRADIZIONE con processo punlace, sfruttando l’azione di fini getti d’acqua ad alta pressione. Ciò conferisce al materiale spiccate caratteristiche di resistenza allo strappo e maggiori proprietà assorbenti, riducendo significativamente il rischio di rilascio di filamenti e residui.
Delicata ed eco-friendly e nello stesso tempo efficace e hi-tech, Neutralid NET (Omisan farmaceutici) è un nuovo tipo di garza oftalmica monouso studiata con rigore sotto l’aspetto sia della formulazione dei principi attivi che della composizione dei materiali. I PRINCIPI ATTIVI La combinazione di Sodio ialuronato 0,10%, Aloe vera gel 0,5% e Camomilla, garantisce un’efficace azione detergente, lenitiva, reidratante senza l’utilizzo di sostanze chimiche dannose per l’uomo e l’ambiente. Neutralid NET non contiene Clorexidina, Thimerosal, Benzalconio cloruro e non fa uso di ingredienti di origine animale. Il Sodio ialuronato è noto per la 52
sua profonda azione idratante e vanta proprietà riepitelizzanti, antinfiammatorie ed emollienti. L’Aloe vera ha note proprietà idratanti, decongestionanti e lubrificanti. Conferisce alla soluzione una maggiore capacità umettante, migliora il comfort visivo e prolunga la sensazione di freschezza. La Camomilla unisce all’azione lubrificante ed emolliente proprietà ben note anche nella tradizione popolare. LA TECNOLOGIA Natura e tecnologia avanzata si coniugano anche nella realizzazione del materiale delle garze, in tessuto non-tessuto a base di viscosa. L’intreccio delle fibre è ottenuto
FUNZIONI E IMPIEGO Le garze oftalmiche Neutralid NET sono il prodotto ideale per l’igiene e l’idratazione dell’area perioculare di bambini e adulti. Aiutano efficacemente a rimuovere da palpebre e ciglia secrezioni e residui dovuti anche a fenomeni infettivi e infiammatori, riducendo il rischio di contaminazioni e infezioni causate da microrganismi. Sono un utile coadiuvante nel trattamento delle patologie dell’occhio, di tipo allergenico, infiammatorio ed infettivo e contribuiscono efficacemente all’igienizzazione dell’occhio anche per i portatori di lenti a contatto. Sono inoltre utilizzabili per la pulizia e la preparazione alla chirurgia oculare e nel decorso postoperatorio. CONSIGLI PER L’UTILIZZO Le garze Neutralid NET sono confezionate individualmente in bustine monouso che ne mantengono intatte le proprietà. Si consiglia di ammorbidire secrezioni e residui persistenti tamponando delicatamente l’occhio con la garza ed esercitando di seguito lievi movimenti verso l’esterno.
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Campagna di prevenzione dell’ambliopia ANTE T R O P M I È É H C SCOPRI PER ARE GLI OCCHI CONTROLL ANNI DI VITA! SIN DAI PRIMI
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CON IL CONTRIBUTO DI
LENTI DA VISTA HOYA PER LA GESTIONE DELLA PROGRESSIONE MIOPICA
visita il sito
www.sightforkids.it
News dalle aziende
IL CONTRIBUTO DI COOPERVISION IN TERMINI DI GESTIONE DELLA
PROGRESSIONE MIOPICA
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Coopervision è una delle aziende leader globali nel mercato delle lenti a contatto, presente in oltre 100 Paesi. Misight 1 day, nei mercati internazionali dal 2015 e approvata FDA, è la lente a contatto che dà il maggior contributo in termini di gestione della progressione miopica. La lente è stata testata in uno studio clinico randomizzato, in doppio cieco e multicentrico che ha coinvolto 144 bambini di età 8-12 anni.(1) Lo studio ha valutato l’efficacia della lente in termini di Diottrie e di lunghezza assiale del bulbo e ha dimostrato di ridurre la progressione miopica del 59%(D) e l’allungamento assiale del bulbo del 52%(mm) nei bambini che hanno indossato MiSight rispetto al gruppo di controllo che ha utilizzato una lente a contatto monofocale. Le caratteristiche di MiSight 1 day: Si tratta di una lente a contatto morbida a ricambio giornaliero, bifocale (o dual focus) con centro per il lontano che si basa sulla teoria del defocus periferico. La lente correg-
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ge contemporaneamente il defocus ipermetropico e la miopia del soggetto in modo da garantire una visione ottimale a tutte le distanze. Lo studio clinico di MiSight, iniziato nel 2014, terminerà nel 2024(1)(2)(3) per fornire quanti più dati a supporto dell’efficacia e della sicurezza della lente durante le ore di porto. I pazienti target: Nello studio(1) i bambini indossano la lente a partire dagli 8 anni e con miopia compresa tra -0,75 e -4,00 diottrie. Questa indicazione generale dovrà trovare il consenso del medico oculista che potrà consigliare l’applicazione nel momento di comparsa o aggravamento della miopia oppure nel momento in cui il bambino dimostra una buona complicità nel portare le lenti. Non esistono controindicazioni all’utilizzo di questa lente diverse dalle tradizionali lenti morbide. I maggiori benefici: Oltre alla gestione della miopia, molto importante è la modalità monouso che garantisce minori preoccupazioni relative al rischio di infezioni come
quelle collegate all’uso notturno dell’ortocheratologia; questo permette un approccio più semplice e sicuro alla lente a contatto. Altri benefici sono la libertà nelle attività come il gioco e lo sport, l’aspetto estetico e la possibilità di associare MiSight ad altri prodotti simili in uso combinato, ad esempio gli occhiali. Qualche informazione tecnica per la migliore prescrizione: MiSight viene consigliata dal medico come le tradizionali lenti a contatto monofocali. Sarà dunque necessaria la refrazione in cicloplegia del bambino. Attualmente le lenti sono disponibili in versione sferica, con poteri da -0,25 a -6,00 diottrie; po-
trebbe dunque essere opportuno valutare anche la cheratometria. Alcune piccole valutazioni potrebbero infine essere richieste in fase di applicazione: nelle lenti a con-
tatto ad anelli concentrici, infatti, il valore matematico calcolato per la refrazione potrebbe discostarsi lievemente dal valore soggettivo richiesto a lente indossata.
Bibliografia: 1. C hamberlain P.; Peixoto-de-Matos, S.C.; Logan N.S.; Ngo C.; Jones D.; Young G.; A 3-year Randomized Clinical Trial of MiSight Lenses for Myopia Control. Optometry and Vision Science: Aug 2019 - Vol 96 - p 556-567, doi: 10.1097/OPX.0000000000001410 2. C hamberlain, BSc (Hons) et al. Myopia Progression in Children wearing Dual-Focus Contact Lenses: 6 year findings. Optom Vis Sci 2021;98:E-abstract 3. C hamberlain P, Arumugam B, et al. Myopia Progression on Cessation of Dual-Focus Contact Lens Wear: MiSight 1 day 7-Year Findings. Optom Vis Sci 2021;98:E-abstract 55
News dalle aziende
MIOPIA NEI BAMBINI:
VEDIAMO FIORIRE LA LORO VISIONE CON MENICON BLOOM™
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Menicon Co Ltd ha dedicato notevoli risorse per sviluppare una valida soluzione per la gestione della miopia nei bambini con il progetto Menicon Bloom™ Myopia Control Management System. Il sistema comprende due differenti opzioni di lenti a contatto approvate CE: Menicon Bloom Day™ e Menicon Bloom Night™. Completano l’offerta Menicon Bloom Easyfit, il software all’avanguardia per l’applicazione e il monitoraggio della progressione, l’innovativa App Menicon Bloom™, per una comunicazione costante con il portatore e la rilevazione della sua esperienza di utilizzo e le soluzioni di manutenzione. Menicon Bloom Night™ prevede l’uso notturno di una lente a contatto ortocheratologica appositamente progettata, realizzata in materiale Menicon Z iperpermeabile all’ossigeno che, modificando temporaneamente la forma della cornea, appiattisce e riprende rispettivamente la curvatura centrale e medio-periferica della stessa. Questi cambiamenti si verificano durante la notte e riducono temporaneamente l’errore refrattivo, eliminando così la necessità di portare le lenti a contatto durante le ore di veglia dopo la rimozione delle lenti. Il design esclusivo Menicon Bloom Day™, lente a contatto morbida monouso giornaliera (geometria
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EDOF), utilizza la tecnologia della profondità di messa a fuoco estesa per fornire una transizione graduale nel potere refrattivo da una zona centrale che fornisce una visione nitida da lontano a una zona periferica che genera un potere relativo superiore. È stata condotta un’analisi retrospettiva sui dati di 153 pazienti (306 occhi), derivanti da 13 cliniche private, ai quali è stata applicata la lente a profondità di fuoco estesa (tra dicembre 2014 e dicembre 2019 - 59 mesi). I pazienti mostravano almeno -0,50D di progressione miopica in un occhio e non avevano utilizzato in precedenza altri metodi per la progressione miopica (lenti a contatto morbide multifocali, ortocheratologia o atropina). È emerso che: La lente a profondità di fuoco estesa continua a dimostrarsi efficace nel ridurre la progressione miopica (anche dopo 5 anni per alcuni bambini). • Nel 93% dei portatori si è osservata una riduzione della progressione della miopia. Inoltre, il 65% dei portatori ha mostrato una diminuzione del 70% o superiore. • La progressione media della miopia è rallentata di circa 0,90D o del 90% rispetto alla linea di base, statisticamente significativa in tutti i punti nel tempo (P<0,05). Le quantità più elevate di potere
periferico positivo trovate in questa lente possono contribuire a uno stimolo che inibisce la crescita della lunghezza assiale e, quindi, la progressione della miopia.
L’importanza di questi dati è che provengono dalla pratica reale di clinici che trattano i pazienti che vedono ogni giorno. È dunque essenziale aumentare la consapevo-
lezza della miopia infantile e delle possibili opzioni di gestione. Per informazioni sul programma Menicon Bloom™ e i prodotti correlati visita il sito www.menicon.it. 57
News dalle aziende
LA MIA ESPERIENZA CON LE NUOVE LENTI MiYOSMART HOYA
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Andrea Lembo Medico Chirurgo in Oftalmologia Ospedale San Giuseppe, Milano
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Negli ultimi cinquant’anni abbiamo assistito ad un aumento iperbolico dei giovani miopi, tanto che questo fenomeno è stato definito come una vera e propria “miopidemia”. L’OMS ha infatti stimato che entro il 2050 metà della popolazione mondiale sarà miope, e questo desta allarmismo nei bilanci sanitari per la consapevolezza di una stretta associazione tra miopia elevata e malattie oculari quali distacco di retina, glaucoma, cataratta precoce e maculopatia. Oggi più che mai questa tendenza alla continua miopizzazione, così come la sua correlazione con il near-work tipico delle ore di studio e dell’utilizzo di devices elettronici ha generato il desiderio di correre ai ripari. Un primo approccio è quello ambientale: tralasciando i condizionamenti ereditari, bisogna educare la popolazione scolare a limitare le ore spese nel lavoro per vicino, stimolando il tempo trascorso all’aria aperta, che sembra avere un ruolo protettivo. A livello farmacologico, il ruolo dell’atropina è il gold-standard nel trattamento della miopia evolutiva scolare. I protocolli ATOM (Atropine for the Treatment of Childhood Myopia) sono forse considerati i più solidi da parte della comunità medica, con circa un centinaio di papers
che ne descrivono la safety e l’efficacia. Ricordiamo come l’atropina agisca con un’azione di blocco dei recettori muscarinici, che si trovano a livello dei muscoli ciliari, nella retina e nella sclera e parta dal presupposto che il nearwork inibisca il rilascio di dopamina, neurotrasmettitore con effetto protettivo sull’allungamento del bulbo. Altro modello discusso e commercializzato negli ultimi anni per il trattamento della miopia è il defocus periferico, grazie soprattutto agli sforzi di Hoya che, con le sue MiyoSmart, è stata fin da subito leader sul mercato, proponendo uno studio clinico di 2 anni e un terzo anno di follow-up. Alcuni studi hanno ipotizzato un ruolo svolto dalla retina periferica nello sviluppo di difetti refrattivi, suggerendo una correlazione tra l’ipermetropia periferica relativa e
la miopia assiale. Questa teoria si basa sull’ipotesi che i bambini che tendono alla miopizzazione presenterebbero un’ipermetropia periferica, che a sua volta indurrebbe uno stimolo all’allungamento del bulbo per compensare la focalizzazione posteriore delle immagini. La compensazione dell’errore periferico attraverso la defocalizzazione selettiva si tradurrebbe in un minor tasso di progressione miopica. Recentemente abbiamo condotto il primo follow-up a 1 anno sull’efficacia delle lenti DIMS in una popolazione italiana, che differisce completamente dagli studi precedenti, in cui i pazienti erano tutti di origine asiatica. Alla nostra osservazione sono arrivati circa 200 soggetti con un’età compresa tra i 6 e i 18 anni affetti da miopia scolare lieve o moderata. È stata condotto un follow-up
a 3, 6 e 12 mesi, dimostrando una differenza statisticamente significativa nella progressione della miopia nei bimbi che utilizzavano le DIMS. Abbiamo ottenuto risultati simili allo studio di Lam et al. pubblicato dal BJO nel 2019, considerando il gruppo che ha indossato solo le lenti DIMS. È importante sottolineare come le lenti DIMS non abbiano mostrato alcun effetto negativo sulla performance visiva dei pazienti; il periodo di adattamento è durato al più 7 giorni. Infine, la soluzione più efficace si è dimostrata la combinazione delle due terapie, soprattutto nel gruppo 6-9 aa, dove entrambi i metodi hanno dimostrato una buona efficacia, suggerendo un effetto sommatorio ATOM+DIMS che riduce o addirittura blocca in alcuni casi la progressione della miopia. 59
News dalle aziende
LENIVAbio
L’IGIENE OLTRE LA CURA DELLE PALPEBRE
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Una corretta igiene della superficie della palpebra è da considerare una necessità basilare, il presupposto principale per prevenire l’insorgenza di fenomeni flogistici od infettivi a carico delle palpebre stesse e anche della superficie oculare: congiuntiva e cornea. Inoltre un accurata igiene palpebrale, con garze oftalmiche sterili opportunamente formulate, trova valido supporto come coadiuvante di terapie specifiche nella cura di patologie in corso e in profilassi prima e dopo gli interventi di chirurgia oftalmica; un utile ausilio considerando che la zona perioculare è normalmente colonizzata da una varietà di microrganismi saprofiti e patogeni (MDR e MRSA) che possono essere responsabili di infezioni oculari quando i meccanismi di difesa, in particolari condizioni, sono insufficienti.
garze sterili 60
mulati come LENIVAbio garze sterili. LENIVAbio garze sterili sono garze imbevute di una soluzione isotonica tamponata, priva di alcol, senza parabeni, senza lattice, contenente: • Citrus extract (Biosecur®) • Acido Ialuronico, Aloe Vera (estratto da foglie) • Ruscus aculeatus (estratto secco) Il Biosecur® un complesso brevettato di Bioflavonoidi e Polifenoli con attività antimicrobica ad ampio spettro. È approvato dalla Food and Drug Aministration come sicuro addittivo antimicrobico (Certificato GRAS) ed agisce come antisettico tenendo sotto controllo la carica batterica e aiutando quindi a prevenire i possibili processi infettivi. Il Ruscus aculeatus ha proprietà antiflogistiche, antiedemigene, vasotrofiche e astringenti in grado di limitare la permeabilità vascolare. L’ Acido ialuronico grazie alle sue proprietà favorisce idratazione ed elasticità del sottile e delicato strato di pelle della zona perioculare e palpebrale. L’Acido ialuronico inoltre è capace di interagire con recettori specifici nello spazio intracellulare ed indurre fenomeni riparativi dei tessuti in sofferenza (wound healing). L’Aloe vera ha dimostrato di inibire la produzione di radicali liberi, di contrastare la flogosi, contrastare le infezioni batteriche, virali e micotiche, favorire i processi di riepitelizzazione.
Una adeguata igiene delle palpebre diviene indispensabile in caso di: • Congiuntiviti (batteriche, virali, allergiche) • Blefariti • Calazi • Orzaioli • Interventi chirurgici (nel pre e post operatorio)
LENIVAbio è indicato dove occorre “l’igiene oltre la cura” nella rimozione di residui da desquamazione della superficie palpebrale o secrezioni conseguenti a fenomeni infiammatori e/o allergici o come coadiuvante nella cura di alcune patologie oftalmiche come congiuntiviti, blefariti e blefarocongiuntiviti. LENIVAbio, per la sua peculiare formulazione, trova impiego nella profilassi prima e dopo interventi di chirurgia oftalmica.
È indispensabile, quindi, utilizzare prodotti specifici ed adeguatamente for-
LENIVAbio rispetta il film idrolipidico presente sulla superficie cutanea.