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LETTERATURA INTERNAZIONALE

Uno sguardo alla letteratura internazionale

Cari soci ed amici dell’Aiccer,

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da questo numero del nostro giornale, parte una nuova rubrica che spero sia di vostro gradimento.

Oggi è sempre più importante essere aggiornati ma non sempre noi professionisti impegnati sul lavoro abbiamo il tempo di studiare tutte le riviste ed è facile che alcuni articoli interessanti possano sfuggirci.

Grazie all’impegno di alcuni miei valenti collaboratori, vi proporremo alcuni sunti di lavori più o meno recenti, selezionati dalla letteratura internazionale. Mi auguro che sia una iniziativa utile. Aspetto i vostri commenti in redazione.

Uno speciale ringraziamento ai dottori: Pasquale Napolitano, Mariapaola Giordano e Claudio Xompero.

Vincenzo Orfeo

ASIAN JOURNAL OF OPHTHALMOLOGY

L’efficacia dell’Atropina nel prevenire l’avanzamento miopico

Sau, S. A., Santiago, A. P., Peralta, M. D., Lo, J. J., & Vera Cruz, A. (2021). Efficacy of atropine eyedrops in reducing myopia progression and axial elongation in myopic children: a metaanalysis. Asian Journal of Ophthalmology, 18(1), 75-91. https:// doi.org/10.35119/asjoo.v18i1.593

La miopia è l’ametropia più frequente e l’aumento della prevalenza rende la prevenzione della progressione miopica una sfida cruciale, in considerazione anche dei rischi ad essa associati, quali distacco di retina, cataratta, glaucoma, neovascolarizzazioni coroideali e corioretinopatia miopica. Numerosi trattamenti sono stati proposti per contrastare la progressione miopica in età pediatrica; ad oggi diversi studi hanno dimostrato la superiorità degli agenti antimuscarinici topici, in particolare l’atropina. Si tratta di un agente antimuscarinico non selettivo e, sebbene sia impiegata da molti anni, non vi è ancora concordanza a riguardo della concentrazione e della durata del trattamento, nel tentativo di ottimizzarne l’efficacia, minimizzando gli effetti avversi, quali fotofobia e visione offuscata. L’esatto meccanismo con il quale l’atropina agisca sulla progressione della miopia non è tutt’oggi chiaro. Dalle più recenti reviews si evince come l’atropina sia efficace sia nel ridurre la progressione miopica, sia la crescita antero-posteriore oculare. L’efficacia sulla progressione miopica è dose dipendente, con una riduzione annua di 0,97 diottrie per l’atropina al dosaggio dell’1% e di circa 0,80 diottrie annue per la dose allo 0,1%. Anche la riduzione dell’elongazione anteroposteriore si è dimostrata essere dose dipendente, con una media che va da -0,44mm per la concentrazione all’ 1%, a -0,12mm per la concentrazione allo 0,025%. Nella pratica clinica si utilizza atropina 0.01% poiché concentrazioni superiori inducono troppi effetti avversi. I risultati per l’atropina allo 0,01% risultano essere non univoci. In conclusione, dagli studi più recenti è emerso come l’uso dell’atropina sia efficace per bambini dai 4 ai 14 anni. Il dosaggio più basso che si è dimostrato sicuramente efficace nel ridurre sia la progressione miopica che l’elongazione assiale va da 0.1 a 0.125%/ die. Ulteriori studi sono necessari per stabilire l’efficacia dell’atropina 0.01%.

PLOS ONE

PloS one, 16(2), e0242059 ( 2021)

La FS-LASIK (femtosecond laser-assisted laser in situ keratomileusis) è la tecnica refrattiva laser più adoperata nel mondo per il trattamento della miopia e dell’astigmatismo miopico. Negli ultimi anni, la SMILE (small incision lenticule extraction) sta emergendo come tecnica chirurgica alternativa alla LASIK, proponendo l’impiego del femtolaser per creare un lenticolo intrastromale, rimosso successivamente mediante una piccola incisione, introducendo un’alternativa al flap corneale eseguito nella LASIK. Numerosi autori hanno paragonato le due tecniche chirurgiche, tuttavia pochi studi comparativi sono stati pubblicati per la miopia di grado elevato. I pazienti con miopia elevata presentano tempi di guarigione postoperatori più lunghi, un maggiore rischio di haze stromali e minore stabilità della correzione refrattiva a lungo termine. Inoltre, la miopia elevata, imponendo un elevato grado di correzione durante la procedura, è associata ad un maggior rischio di ectasia corneale post chirurgica, dovuta al grande assottigliamento della cornea. Gli autori della meta-analisi qui presentata hanno paragonato le due tecniche chirurgiche, in termini di outcome visivo e di aberrazioni postoperatorie, includendo 12 studi pubblicati tra il 2018 ed il 2020. È stata definita miopia elevata un equivalente sferico pre-operatorio di almeno -6 diottrie oppure un errore refrattivo sferico di almeno -5 diottrie con un astigmatismo miopico di almeno -1. L’outcome primario è stato la valutazione dell’acuità visiva corretta (CDVA), dell’acuità visiva non corretta (UDVA) e della refrazione postoperatoria. I dati analizzati non hanno dimostrato differenza significativa in termini di UDVA e di refrazione postoperatoria, tuttavia il gruppo trattato con SMILE presentava una migliore CDVA post operatoria rispetto a quello sottoposto a FS-LASIK. L’ outcome secondario si è focalizzato sulla valutazione delle aberrazioni post operatorie che possono influenzare negativamente la qualità della visione,

valutando le aberrazioni di alto grado, le aberrazioni sferiche e il coma. Sia le aberrazioni di alto grado che le aberrazioni sferiche si sono dimostrate essere maggiori per i pazienti con elevata miopia, ma il gruppo di pazienti trattato con SMILE presentava minori disturbi aberranti e per minor tempo nel post operatorio rispetto al gruppo sottoposto a FSLASIK, mentre nessuna significativa differenza si è evidenziata per la coma. Dall’analisi di diversi studi si evince come entrambe le tecniche assunte in esame hanno dimostrato risultati eccellenti, valutando l’equivalente sferico medio nel post-operatorio. Tuttavia, l’acuità visiva corretta si è dimostrata essere superiore nel gruppo trattato con SMILE, suggerendo come questa possa avere maggiori vantaggi e dimostrarsi più sicura nel trattare miopie elevate. Le ragioni di tali differenze sono multifattoriali. È stato dimostrato come il laser ad eccimeri adoperato per la LASIK rilascia molte più citochine e chemochine rispetto alla SMILE, reclutando un maggior numero di cellule infiammatorie nel sito chirurgico. Al contrario, la piccola incisione ed il femtolaser impiegato nella SMILE inducono una minore risposta flogistica corneale, influenzando in misura minore l’acuità visiva post-operatoria. Tali differenze diventano ancor più significative per correzioni elevate. Inoltre, durante la FS-LASIK, il tempo richiesto per l’ablazione stromale è maggiore per le miopie elevate, pertanto il letto stromale corneale è esposto all’aria e all’azione del laser per maggiore tempo. Questo può inficiare negativamente sulla compliance intraoperatoria del paziente e rendere la tecnica meno affidabile per le miopie di grado elevato. Tali problematiche non si rinvengono nella SMILE, in quanto la durata della procedura non è influenzata dal grado di miopia da correggere. Inoltre, la meta-analisi evidenzia le maggiori aberrazioni post-operatorie a cui i pazienti vanno incontro post LASIK, confrontandoli con la popolazione sottoposta a SMILE. Le ragioni di tali differenze sono da attribuirsi al diverso modo in cui le due procedure rimuovono tessuto corneale. Le aberrazioni maggiori sono dovute alla possibile dislocazione o deflessione del flap corneale nella LASIK, che può verificarsi con maggiore frequenza nei casi di miopia elevata, in quanto, per ragioni di sicurezza, si tende ad eseguire un flap di minor spessore. Inoltre, le piccole dimensioni dell’incisione eseguita durante la SMILE, inducono un minor danno all’innervazione periferica corneale e alle fibre collagene, preservando l’integrità strutturale della cornea maggiormente di quanto avvenga nella LASIK. Le aberrazioni sferiche corneali rappresentano il fattore più importante che influenza la qualità dell’immagine retinica e le capacità di risoluzione spaziale della visione. La SMILE garantisce un ambiente più ermetico durante la fase di ablazione, preservando maggiormente le caratteristiche sferiche corneali ed elicitando minori aberrazioni rispetto alla LASIK per la correzione di miopie elevate. Inoltre, durante il processo di rimodellamento corneale, il flap aumenta il rischio di cambiamenti corneali non di tipo sferico, aumentando il rischio di successive aberrazioni sferiche. In conclusione, l’analisi della letteratura degli ultimi anni ha dimostrato come la LASIK e la SMILE hanno efficacia e profilo di sicurezza comparabili nel trattamento delle miopie elevate. Tuttavia, da tale analisi si evince come la tecnica SMILE abbia maggiori vantaggi nel trattamento di miopie di alto grado, in quanto responsabile di minori aberrazioni post-chirurgiche. Tali studi possono essere di grande ausilio nella scelta chirurgica più appropriata da proporre al paziente, soprattutto nei casi di elevata miopia.

JOURNAL CATARACT AND REFRACTIVE SURGERY

Dry eye post chirurgia della cataratta: una sfida attuale

Chuang J, Shih KC, Chan TC, Wan KH, Jhanji V, Tong L. Preoperative optimization of ocular surface disease before cataract surgery. J Cataract Refract Surg. 2017 Dec;43(12):1596-1607. doi: 10.1016/j.jcrs.2017.10.033. PMID: 29335106.

L’intervento di cataratta è il più comune nella chirurgia oftalmologica, tuttavia fino al 50% dei pazienti sottoposti a tale trattamento lamentano dry eye. Numerose sono le ipotesi di come la chirurgia della cataratta possa indurre secchezza oculare ed includono l’uso topico di colliri con o senza conservanti, l’esposizione alla luce del microscopio, la sterilizzazione del campo operatorio con soluzioni a base di iodopovidone, la denervazione corneale per le incisioni, la vigorosa irrigazione intraoperatoria, il danno all’epitelio corneale, l’elevazione di markers flogistici dalla superficie oculare danneggiata e la riduzione del numero delle cellule caliciformi. Sebbene molti pazienti con dry eye siano asintomatici, circa l’87% diviene sintomatico in seguito alla

chirurgia ed il 50% di essi presenta evidente danno della superficie oculare e staining corneale. Attualmente circa il 35% dell’insoddisfazione del paziente è correlata alla secchezza oculare, inficiando la sua qualità di vita. Un impatto negativo del dry eye sulla superficie oculare, avviene già nel planning preoperatorio, per il calcolo della iol, la valutazione dell’asse per le lenti toriche e le misure topografiche.

FISIOPATOLOGIA DEL DRY EYE POST OPERATORIO NELLA CHIRURGIA DELLA CATARATTA L’associazione tra il dry eye e la chirurgia della cataratta è multifattoriale. E’ stato evidenziato come essa peggiori il BUT, lo Schirmer test I, aumenti lo staining corneale con fluoresceina e riduca la densità media di cellule caliciformi e la sensibilità corneale sia centrale sia nelle sedi di incisione. La riduzione delle dimensioni delle incisioni corneali da 4.1 mm a 2.8 mm ed inferiori ha sicuramente indotto un miglioramento della sensibilità corneale post intervento, come risultato di una minor denervazione corneale. Anche un tempo intraoperatorio più lungo influenza negativamente la superficie oculare, probabilmente per una maggiore esposizione alla luce del microscopio e maggiore irrigazione intraoculare, che inducono una maggiore risposta infiammatoria. Recenti studi hanno evidenziato una riduzione più marcata delle cellule caliciformi nella regione palpebrale inferiore, rispetto alla superiore e alle regioni esposte. L’ipotesi più accreditata attribuisce questo fenomeno all’uso di colliri post chirurgia. Sia lo staining corneale con fluoresceina che lo Schirmer I post operatorio risultano essere aumentati, indicando come la chirurgia della cataratta aggrava o induce il dry eye, sia per una maggiore componente evaporativa che per una deficienza acquosa.

RACCOMANDAZIONI PRE OPERATORIE Per minimizzare le complicanze della superficie oculare, il dry eye dovrebbe essere sempre diagnosticato prima della chirurgia. Il trattamento include lacrime artificiali, pomate oftalmiche lubrificanti, occlusione temporanea dei puntini lacrimali e colliri a base di prednisolone. Inoltre, bisogna sempre considerare i fattori prognostici negativi per la secchezza oculare, quali il diabete mellito, l’artrite reumatoide, pregressa chirurgia LASIK ed il fumo.

RACCOMANDAZIONI INTRA OPERATORIE L’obiettivo principale è ridurre il tempo intraoperatorio, per minimizzare l’irrigazione e l’esposizione alla luce del microscopio. Nonostante la facoemulsificazione sia il gold standard, l’estrazione extracapsulare (ECCE) e la più recente variante con microincisioni (SICS) rappresentano ancora una valida opzione per il rapporto costi-benefici, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Basandosi sugli effetti delle incisioni corneali, la facoemulsificazione (da 1.8 a 3.8 mm) ha vantaggi significativi sulla ECCE classica (da 9.0 a 13.0 mm) e sulla SICS (da 5.0 a 9.00 mm). Tuttavia, la SICS ha mostrato tempi intraoperatori più brevi (da 3.75 a 9.00 minuti), rispetto alla facoemulsificazione (da 10.0 a 15.5 minuti). In considerazione di tali fattori, gli effetti sulla superficie oculare dati dalla SICS e dalla facoemulsificazione sono da considerarsi equivalenti. Comparando le diverse tecniche di facoemulsificazione, la chirurgia femto-laser assistita ha dimostrato di avere maggiori rischi per lo staining corneale e i sintomi del dry eye, per l’impiego intraoperatorio di uno speculum aspirante. Questo induce danno alla congiuntiva, riducendo la secrezione di mucine da parte delle cellule epiteliali e inducendo la sintesi di fattori flogistici, che alterano la composizione del film lacrimale. Inoltre, l’azione meccanica dello speculum adoperato può aggravare una congiuntivocalasi, causando una distribuzione alterata del film lacrimale.

RACCOMANDAZIONI POST OPERATORIE Numerosi trattamenti sono disponibili per il management post operatorio del dry eye, quali lacrime artificiali, agenti antiinfiammatori, tetracicline, ciclosporine, punctum plugs, agenti secretagoghi e siero autologo. La terapia postoperatoria si basa tipicamente sull’impiego di FANS, steroidi ed antibiotici topici. E’ stato dimostrato che l’impiego di tali colliri inficia la densità delle cellule caliciformi, pertanto dovrebbe essere interrotto il più precocemente possibile, quando non più strettamente necessario. L’uso di lubrificanti contenenti complessi macromolecolari quali il diquafosol 3.0% e ciclosporina topica 0.05% si sono dimostrate efficaci nel trattamento della secchezza oculare post chirurgia.

In conclusione, la chirurgia della cataratta rappresenta un danno per la superficie oculare, che può indurre o aggravare una condizione di dry eye, mediante differenti pathways fisiopatologici. Sebbene

le modifiche del film lacrimale siano spesso temporanee, è imperativo per il chirurgo prestare grande attenzione a tale problematica sia nei tempi pre che post chirurgici. Ottimizzare la superficie oculare nei tempi preoperatori e stabilire una strategia terapeutica adeguata nel postoperatorio permette il raggiungimento degli outcome visivi desiderati più precocemente ed avrà grande impatto sulla qualità di vita del paziente. Inoltre, informare e spiegare nei tempi preoperatori al paziente come l’intervento possa influenzare negativamente il film lacrimale, soprattutto nei casi di dry eye preesistente, avrà grande impatto sulla fiducia del paziente e sulla successiva compliance terapeutica.

Per approfondire questo argomento vedi anche il libro Aiccer della collana Aiccer Educational Il discomfort oculare post-chirurgico V. Orfeo, L. D’Andrea Fabiano Editore Italy 2020

JOURNAL CATARACT AND REFRACTIVE SURGERY

Journal of cataract and refractive surgery ( 2022) La chirurgia della cataratta è la procedura chirurgica più frequente di tutti i campi medici con una stima di 3.6 milioni di casi all’anno negli Stati Uniti, 7 milioni in Europa e 20 milioni nel mondo. La tecnica di facoemulsificazione con impianto di lente intraoculare (IOL) all’interno del sacco capsulare è la chirurgia all’avanguardia per ottenere recupero visivo ottimale nella maggior parte dei pazienti. Un corretto posizionamento della IOL nel sacco capsulare è uno dei fattori chiave per la rifrazione post operatoria del paziente. Fenomeni di inclinazione anteroposteriore, rotazione e tilting della lente possono creare aberrazioni sferiche, effetti prismatici e variazioni della correzione dell’astigmatismo. L’introduzione della cataratta assistita da laser a femtosecondi chirurgia (FLACS) ha consentito l’automazione di alcune manovre chirurgiche, comprese le incisioni corneali, la capsuloressi anteriore e la frammentazione della lente. Tra i vantaggi dell’utilizzo di questa tecnica rispetto alla chirurgia manuale, è stata rivendicata una capsuloressi anteriore perfettamente circolare che garantisce una migliore centratura della IOL. Gli autori di questo studio hanno costruito un modello di elementi finiti (FEM) del cristallino umano, capsula e zonula. La capsula anteriore è stata aperta per simulare una ressi circolare ed ellittica centrata e decentrata. Inoltre su questo modello è stato calcolato lo stress sul sacco capsulare, la rotazione della IOL, l’inclinazione, il decentramento e la rotazione, relativo a entrambi i punti di riferimento capsulari e confrontata con la posizione della IOL di riferimento definita come quella ottenuta con una ressi circolare e centrata di 5.0mm.

Concludendo, la ricerca della perfetta ressi rimane aperta, la capsuloressi circolare continua dia una migliore stabilità e forza di ressi, mentre con la FLACS conferisca la perfezione della forma virtuale, sebbene entrambe le tecniche finiscano fino per produrre risultati visivi sovrapposti. questo studio suggerisce che la ricerca futura dovrebbe concentrarsi anche sulle IOL fatte di materiali e progettati in forme che distribuiscono maggiormente lo stress uniformemente attraverso l’equatore e l’intero sacco capsulare essendo quest’ultimo un altro attore importante nella stabilità della lente a lungo termine e nella sua affidabilità rifrattiva. I dati relativi alla posizione delle IOL a seconda del tipo di capsuloressi sono riportati nella tabella 1. Lo stress, l’inclinazione della IOL e il decentramento cambiano in modo significativo una funzione della forma e della posizione della ressi: queste differenze, sebbene numericamente rilevanti, appaiono otticamente trascurabile. L’inclinazione e il decentramento aumentano con l’irregolarità e il decentramento della ressi ma restano estremamente modesti: rispettivamente tra 10-1 e 10 -7 gradi e 10-2 e 10-7 mm, entrambi relativi ai punti di riferimento capsulari e di riferimento della posizione della IOL. La posizione della IOL all’interno della sacca capsulare è il risultato a equilibrio tra la forza elastica applicata dalle aptiche della IOL contro l’equatore del sacco capsulare e la resistenza offerta dal sacco stesso, che, a sua volta, dipende dalle sue proprietà meccanica, forma e la forza elastica esercitata dalla zonula. Il design delle IOL destinate al posizionamento del sacco capsulare varia considerevolmente in termini di forma tattile, numero e angolazione. Tutte le geometrie sono destinate all’esercizio simmetrico bilanciamento della forza elastica contro le pareti del sacco capsulare. Il modello sperimentale mostra che questo comportamento sotto forma di stress della ressi aumenta notevolmente quando la ressi è decentrata (Figure 2, B, 3, B, 5, B), soprattutto se ciò avviene lungo l’asse z dove le aptiche esercitano la loro forza elastica. Dovrebbe essere notato che i diametri di ressi dopo l’impianto della IOL dipendono entrambi sulla forma originale e sulle forze di stiramento esercitate dalle aptiche: forme IOL che producono un contatto più ampio sull’equatore del sacco capsulare distribuiscono lo stress in modo più uniforme e può essere

meno inclini al decentramento nel tempo, grazie a un minore sproporzione tra la tensione dell’asse di ressi ortogonale.

JOURNAL CATARACT AND REFRACTIVE SURGERY

La tecnologia X-Wave applicata alle IOL estende il range di fuoco riducendo le aberrazioni visive

Le lenti intraoculari più frequentemente utilizzate sono le monofacali, le quali permettono un’eccellente acuità visiva ma con un solo punto di fuoco, generalmente per lontano, senza grandi aberrazioni che alterino la qualità visiva. Una valida alternativa per poter godere di una migliore acuità visiva a più distanze è rappresentata dalle lenti intraoculari multifocali, le quali inducono una frammentazione dei raggi luminosi, fenomeno responsabile di fastidiosi effetti sulla qualità visiva, quali riduzione della sensibilità al contrasto, fenomeni visivi e una parziale riduzione dell’acuità visiva alle diverse distanze, determinando talvolta una riduzione della soddisfazione del paziente. Lo studio “Nondiffractive wavefront-shaping

extended depth-of-focus intraocular lens: visual performance and patient-reported outcomes”

valuta la tecnologia utilizzata nelle IOL AcrySof IQ Vivity DFT015, in grado di modellare il fronte d’onda che attraversa la lente intraoculare, senza comportare una frammentazione dei raggi luminosi (Nondiffractive), ed estendere la profondità di fuoco permettendo al paziente di avere una buona acuità visiva a differenti distanze, senza l’ausilio degli occhiali, riducendo le aberrazioni visive presentate dalle lenti multifocali. Lo studio valuta la soddisfazione dei soggetti sottoposti ad intervento di sostituzione del cristallino bilateralmente con le nuove IOL, basate sulla tecnologia “Wavefront-shaping” o “X-Wave”. Questo studio prospettico è stato condotto dal Dipartimento di Oftalmologia della Goethe University di Francoforte, Germania. Uno studio monocentrico, che ha coinvolto 16 pazienti (32 occhi), sottoposti ad intervento di facoemulsificazione assistita da laser a femtosecondi e impianto di IOL AcrySof IQ Vivity. La lente intraoculare AcrySof IQ Vivity DFT015 è composta da un singolo pezzo ripiegabile ed iniettabile e presenta filtri alla luce blu e UV. La lente ha un diametro complessivo di 13 mm con un centro ottico di 6 mm ed è biconvessa, asferica, di materiale acrilico idrofobico con alto indice rifrattivo. Grazie alla sua architettura, modella il fronte d’onda della luce: i 2.2 mm centrali della superficie anteriore della IOL presentano la tecnologia brevettata X-wave che è in grado di estendere e spostare i raggi di luce. Il fronte d’onda diretto verso la IOL incontra una prima porzione rialzata che distende la luce e crea un’area di fuoco ampliata. Successivamente un secondo elemento sposta il fronte d’onda in modo che tutta la luce sia convogliata senza essere distribuita su diversi fuochi. Il range di potere diottrico varia dalle 15 D alle 25 D con incrementi di 0.5D. L’acuità visiva è influenzata dal diametro pupillare. L’immagine proiettata non è divisa in varie componenti che creano i fuochi alle diverse distanze, ma è completamente proiettata e modellata in modo che possa essere chiaramente messa a fuoco alle differenti distanze. I pazienti inclusi nello studio sono stati esaminati ad 1 e 3 mesi, valutando l’acuità visiva per vicino, intermedia e per lontano, monoculare e binoculare, sia naturale che corretta per le varie distanze. La sensibilità al contrasto e la presenza di aloni sono stati valutati quantitativamente e differenti forme di discomfort visivo sono state ricercate tramite questionario. Nonostante il campione sia limitato a 16 pazienti, l’88% si è dichiarato soddisfatto della scelta, mentre il 12%, soprattutto a causa di un difetto di astigmatismo residuo, non ripeterebbe la scelta fatta. In conclusione, i dati mostrano mediamente una buona acuità visiva per lontano e a distanza intermedia e un’acuità per vicino funzionale. La nuova x-wave

tecnology porta ad una migliore sensibilità al contrasto rispetto alle altre IOL con aumentata profondità di campo o alle IOL multifocali e una riduzione di sintomi quali diplopia, sfocatura e aloni. Tali caratteristiche sono state confrontate secondo le indicazioni della task force della American Academy of Ophthalmology, che ha definito dei criteri per la valutazione delle performance delle EDoF IOLs.

up di circa 2 anni è intorno al 60% mentre si attesta sul 20% durante 6 mesi. Infatti come precedentemente riportato nello studio CATT (Comparison of Age-Related Macular Degeneration Treatments Trials), essere affetti da una CNV in un occhio è un forte fattore predittivo positivo per sviluppare la stessa patologia nell’occhio controlaterale. Risulta chiaro come, istruire i pazienti su quali possono essere i primi sintomi di attività di una CNV e individuarli mediante una autovalutazione casalinga con test di AMSLER, possa determinare un trattamento precoce con un baseline visivo migliore che probabilmente esiterà in una acuità visiva finale migliore al termine del trattamento. Comparando i diversi regimi terapeutici, l’introduzione del nuovo regime T&E può ritardare da circa 40 a 80 giorni la valutazione OCT di entrambi gli occhi, cosa che potrebbe determinare una perdita di informazioni di sviluppo di nuova patologia nel secondo Gli anti VEGF sono utilizzati da circa 14 anni per il occhio. trattamento della degenerazione maculare legata In conclusione, la durata media di trattamento del all’età neovascolare (nAMD) complicata da neova- primo occhio, prima del trattamento nell’occhio scolarizzazioni coroideali (CNV). adelfo, è stato 19 mesi e il trattamento era stato iniNel 15% dei casi la nAMD è una patologia bilateraziato nel secondo occhio nel 61% dei le e nel 30% dei casi viene riscontrata nell’occhio pazienti entro 2 anni. L’acuità visiva era maggiore nel secondo occhio rispetto al primo occhio...adelfo dopo circa 2-6 anni. E’ dimostrato che indiviUn punto di svolta duare e trattare precocemente la patologia nell’occhio controlaterale, con un baseline visivo miglionella correzione della presbiopia re, garantisce outcomes visivi superiori. Sono stati sviluppati vari regimi di trattamento con anti-VEGF per facilitare la terapia, ridurre il numero di iniezioni e semplificare il processo di iniezione. Il primo di questi era pro re nata (PRN), ovvero iniezione quando necessario, che richiede di effettuare un esame OCT a 20 giorni dall’iniezione per verificarne l’efficacia. Recentemente, il treat and extend (T&E) si è dimostrato efficace nel controllo della patologia riducendo il numero di accessi ospedalieri. Gli autori studiando gli Swedish Macula Register (SMR) dal 2010 al 2018 hanno valutato i pazienti preDIMENTICA ALONI E GLARE1-3 si in carico per trattamento unilaterale che hanno poi necessitato di iniezioni bilaterali. Grazie al profilo di correzione dei disturbi visivi come quello di Al termine dello studio è stato individuato che l’inciuna lente monofocale, AcrySof® IQ Vivity® è la scelta ideale denza di forme bilaterali di nAMD durante un follow per offrire un campo visivo esteso con aloni e glare ridotti al minimo.1-3 Scopri la differenza negli occhi dei tuoi pazienti.

1. Istruzioni per l’uso di AcrySof® IQ Vivity® Extended Vision. 2. Alcon, dati in archivio. TDOC-0055576. 29 marzo 2019 3. Alcon, dati in archivio. Optical Evaluations of Alcon Vivity®, Symfony*, and Zeiss* AT LARA* IOLs *I marchi commerciali sono di proprietà dei rispettivi titolari.

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Un anziano medico missionario, veterano dell’Africa, un giorno mi disse una cosa: “Lo facciamo per noi”. Gli chiesi di cosa stesse parlando. “Aiutare”, mi rispose. A sentire queste parole non la presi bene. Giovane, idealista ed entusiasta, alla prima missione, trovai da ridire. Mi sembrava snaturato profondamente il concetto intrinseco del volontariato, il sacrificio per gli altri. Mi sarei accorto più tardi, con le esperienze, di quanto avesse ragione quel medico. Sembrerebbe una frase di circostanza ma, per me, è la più semplice delle verità: non riuscirai mai, anche volendo, a dare più di quanto ricevi in cambio. Regalarsi un’esperienza di volontariato in un Paese del Terzo mondo vuol dire vivere realtà lontane da ogni nostra immaginazione di turisti, immergersi in culture antiche e sorprendenti, entrare in simbiosi con la magia di un mondo povero solo del denaro, e sapere che il tuo impegno nel ridare la vista a chi l’ha persa non è solo fondamentale, ma spesso realmente insostituibile. Tutto questo è molto lontano dal sacrificio, forse più simile ad una necessità. Semplicemente inevitabile, poi, sentire il bisogno naturale di tornare. E tornare, ancora.

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