Aiccer 2/2024

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LA VOCE AICCER

ASSOCIAZIONE ITALIANA DI CHIRURGIA DELLA CATARATTA E REFRATTIVA

RIVISTA SCIENTIFICA DI INFORMAZIONE

CHIRURGIA REFRATTIVA

Simultanea, bilaterale e non traumatica dislocazione di lente intraoculare dalla camera posteriore alla camera anteriore in un paziente affetto da retinite pigmentosa: imaging e management

CHIRURGIA DELLA CATARATTA

Una nuova formula per migliorare la misurazione della lunghezza assiale con biometria ottica nel calcolo del potere della IOL

CHIRURGIA DELLA CATARATTA

Analisi comparativa di due lenti intraoculari monofocali aumentate: Eyhance e ZOE

CHIRURGIA DELLA CATARATTA

10/10 e non sentirli: prevenire il dry eye nella chirurgia della cataratta

INTERVISTA CON INDAGINE ITALIANA: OCCHIO AL RISULTATO

L’importanza di una corretta informazione ai pazienti nella scelta della IOL per la chirurgia della cataratta

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L’evoluzione

delle lenti intraoculari multifocali

Roberto Carnevali

Trocar Surgery per i chirurghi

della cataratta

Ulrich Spandau - Edizione italiana a cura di Alfonso Anania

NOVITÀ EDITORIALE

Trocar Surgery per i chirurghi della cataratta

Ulrich Spandau

Edizione italiana a cura di Alfonso Anania

Presentazione del Prof. Stanislao Rizzo

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FABIANO GRUPPO EDITORIALE

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Redazione:

SOMMARIO

CHIRURGIA REFRATTIVA

Simultanea, bilaterale e non traumatica dislocazione di lente intraoculare dalla camera posteriore alla camera anteriore in un paziente affetto da retinite pigmentosa: imaging e management

di Marco Branchetti, Federica Sarati, Giovanni Romualdi, Cristina Nicolosi, Giancarlo Albani, Fabrizio Giansanti, Gianni Virgili

CHIRURGIA DELLA CATARATTA

Una nuova formula per migliorare la misurazione della lunghezza assiale con biometria ottica nel calcolo del potere della IOL 16 di Ferdinando Cione, Ilenia Di Paola, Sergio Pagliarulo, Ciro Sannino, Alessio Marino, Maddalena De Bernardo, Nicola Rosa

CHIRURGIA DELLA CATARATTA

Analisi comparativa di due lenti intraoculari monofocali aumentate: Eyhance e ZOE 26 di Eleonora Corbelli, Francesco Fasce, Marco Codenotti, Francesco Bandello, Lorenzo Iuliano

CHIRURGIA DELLA CATARATTA

10/10 e non sentirli: prevenire il dry eye nella chirurgia della cataratta

di Alessandro Ciardiello

INTERVISTA CON INDAGINE ITALIANA: OCCHIO AL RISULTATO

L’importanza di una corretta informazione ai pazienti nella scelta della IOL per la chirurgia della cataratta 32 Intervista a cura della Redazione al Professor Claudio Panico

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Volume 1

Volume 2

ATLANTE DI DIAGNOSTICA

OCULARE

Guida alla interpretazione delle immagini: Ecografia, OCT, OCTA, Fluorangiografia

Luisa Pierro

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L’intervento di cataratta è un intervento semplice?

È noto che l’intervento di cataratta sia molto diffuso nel mondo.

Si tratta di un intervento apparentemente semplice per la sua brevità e per la sua standardizzazione che a torto è stato, e continua ad essere, banalizzato soprattutto da alcuni chirurghi.

Questo si deve a diversi motivi, in particolare al fatto che i risultati sono estremamente positivi ed il tasso di complicanze molto basso. Ciò induce in alcuni, per il subentrare di una narcisistica e patologica volontà di primeggiare, la tendenza a sottovalutarne i rischi e a garantire successi talvolta irrealizzabili sia ai pazienti che agli amministratori della sanità.

Tale approccio banalizzante si è quindi diffuso nel tempo, presso i pazienti, nel cui immaginario l’intervento viene ritenuto breve, semplice, privo di qualsiasi complicanza e dal risultato certo, e presso gli stakeholders, che giudicano questa chirurgia una procedura ordinaria, rapida e a basso consumo di risorse. Ecco dunque che, quando le aspettative sono queste, qualunque risultato diverso dall’ottimo viene percepito come un fallimento e pertanto passibile di segnalazione negativa, nelle sue diverse forme.

Da ciò proviene un altro fenomeno al quale si assiste oggi nella chirurgia della cataratta. In alcune realtà sanitarie il chirurgo viene pagato, spesso in modo decisamente insufficiente, per ogni singolo intervento. Per questa ragione egli presta la sua opera in più centri chirurgici, spostandosi da uno all’altro nelle diverse giornate. Ne deriva che il tempo dedicato al paziente è molto poco, limitato spesso al solo atto chirurgico, talvolta senza includere la gestione postoperatoria che, in questa eventualità, viene lasciata ad altri colleghi. Questo approccio, seppure condiviso da molti, lascia alcune perplessità.

Va detto che la chirurgia della cataratta oggi è il risultato combinato di due componenti. L’atto chirurgico e la preparazione del paziente, entrambi essenziali poiché da essi dipende l’esito finale.

È vero che spesso l’intervento possa essere relativamente semplice e per questo possa essere condotto a termine con successo anche da chirurghi in formazione, sempre assistiti da un tutor. Tuttavia, in alcune condizioni, la chirurgia può essere decisamente complessa e richiedere grande competenza per evitare complicanze o per gestirle qualora esse si presentino. Le complicanze possono insorgere anche nel periodo postoperatorio e sarebbe auspicabile che il chirurgo che ha eseguito l’intervento se ne occupasse personalmente, sia perché sa quali siano state le eventuali difficoltà durante la chirurgia, sia per un’attenzione dovuta nei riguardi del paziente.

Il secondo aspetto riguarda la preparazione all’intervento. Oggi le variabili da valutare sono molte e la diagnostica preoperatoria include la conoscenza di strumentazioni altamente sofisticate che presuppongono una competenza specifica dalla quale non si può prescindere. La valutazione della cornea, del cristallino e delle possibili frequenti comorbidità oculari, così come la dinamica pupillare, il calcolo biometrico e la scelta della lente, della quale sono oggi disponibili diverse alternative, sono elementi imprescindibili per un’ottima riuscita dell’intervento. Il chirurgo deve essere consapevole di tutti questi aspetti prima dell’intervento e deve avere la preparazione necessaria per poter prendere le decisioni adeguate e offrire al paziente il risultato migliore.

AICCER ha da sempre voluto diffondere le conoscenze nell’ambito della chirurgia della cataratta e ne ha sottolineato, nei tempi più recenti, l’importanza di tutti gli aspetti refrattivi che assumono sempre di più un ruolo fondamentale per una buona riuscita dell’intervento. I nostri pazienti infatti richiedono sempre più spesso che il risultato refrattivo postoperatorio si adatti alle loro necessità di vita quotidiana, come è giusto che sia. Pertanto oggi, ancor di più che in passato, la moderna chirurgia della cataratta non va considerata una chirurgia semplice, sebbene sia una chirurgia breve e conduca spesso ad ottimi risultati. Essa va piuttosto vista come una chirurgia che richiede grande competenza per utilizzare una tecnologia moderna sempre più sofisticata, può essere talvolta complessa dal punto di vista tecnico e presenta la necessità di interpretare condizioni cliniche ed esami preoperatori che richiedono specifiche capacità, adeguata preparazione e tempo necessario per la loro valutazione.

INTERAZIONI

NOTIZIE DAL CONSIGLIO DIRETTIVO

di Scipione Rossi

Cari colleghi, da queste pagine avete sempre ricevuto informazioni su quello che succedeva nel mondo oftalmologico ed in particolare modo nel mondo della cataratta e della refrattiva.

Vi abbiamo raccontato i cambiamenti avvenuti e come la comunità oftalmologia vi ha parteciparo.

Ancora un grande cambiamento ci attende e non è legato ad un prodotto o un a nuova macchina ma da una necessità mondiale che si chiama sostenibilità.

Vi riassumo ciò che dobbiamo sapere e che, come oculisti, dobbiamo incorporare nella nostra mente: – Agenda 2030. L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’Onu. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) in un grande programma d’azione per un totale di 169 ‘target’ o traguardi.

– EU Green Deal. Essa riformula su nuove basi l’impegno della Commissione ad affrontare i problemi legati al clima e all’ambiente, ovvero il compito che definisce la nostra generazione. Ogni anno che passa l’atmosfera si riscalda e il clima cambia. Degli otto milioni di specie presenti sul pianeta un milione è a rischio di estinzione. Assistiamo all’inquinamento e alla distruzione di foreste e oceani. Il Green Deal europeo è la risposta a queste sfide. Si tratta di una nuova strategia di crescita mirata a trasformare l’UE in una società giusta e prospera, dotata di un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva che nel 2050 non genererà emissioni nette di gas a effetto serra e in cui la crescita economica sarà dissociata dall’uso delle risorse.

– Survey of ESCRS members. In un sondaggio tra i chirurghi della cataratta membri dell’ESCRS, il 92% ritiene che i rifiuti chirurgici siano eccessivi e debbano essere ridotti; il 99% è preoccupato per il riscaldamento globale e il cambiamento climatico. Secondo la maggior parte dei partecipanti, le limitazioni sul riutilizzo imposte dai produttori e dagli organismi normativi rappresentano le cause principali di questi rifiuti. Hanno espresso un forte desiderio di avere a disposizione più strumenti, dispositivi e materiali riutilizzabili. Con percentuali analoghe a un sondaggio precedente condotto tra chirurghi della cataratta nordamericani impostato sullo stesso questionario, hanno espresso una forte propensione a riutilizzare molti materiali chirurgici, nonché farmaci topici e intraoculari, nonostante fosse molto più probabile che i membri dell’ESCRS esercitassero in ambito ospedaliero (68% rispetto al 35%). Le analogie di questi risultati con il sondaggio nordamericano suggeriscono che l’atteggiamento verso la sostenibilità è, di fatto, globale e universale. La forte corrispondenza tra i 2 sondaggi suggerisce che la collaborazione globale è possibile e necessaria.

In Italia si parla troppo poco della sostenibilità nelle nostre sale operatorrie.

I volumi che gli interventi di cataratta oggi propongono, associati all’uso di materiale disposible rende obbligatoria una revisione dei nostri processi.

Pensate a quanta CO2 in meno verrebbe emessa nell’atmosfera se riuscissimo a diminuire di 1 ago da camera anteriore e di una coppetta monouso all’interno dei custom pack!!!!

Una azienda del settore sta risparmiando CO2 soltando modificando il package delle lenti intraoculari usando meno involucri di plastica!!

CARI AMICI E COLLEGHI, vorrei stimolare tutti voi a partecipare alla sostenibilità nelle sale operatorie oculistiche. Basta poco fatto da ognuno.

Una serie di simposi sull’argomento della sostenibilità saranno presentati ai vari congressi nazionali: non mancate.

INTERAZIONI

NOTIZIE DAL CONSIGLIO DIRETTIVO

di Paolo Vinciguerra

Cari colleghi, come vedete dal documento pubblicato nelle pagine seguenti, una nuova legge dello stato porterà a un cambiamento che potrà creare difficoltà a tutti noi e a una dequalificazione della nostra categoria con un impatto importante sulla credibilità della professionalità della categoria.

Ritengo importante rimanere uniti nel difendere la qualità dei futuri specialisti e non creare un eccesso di diplomati destinato a creare sotto occupazione e ricattabilità.

Ma vi invito a leggere il documento integrale.

Una buona notizia: un nostro collega, Nino Vacca, ha di recente pubblicato un libro per consultazione molto utile a tutti noi: “Acronimi di oftalmologia di argomento gestionale in sanità Rapporto esteso” edito da Edizioni Grifo.

Si tratta di un volume dove tutte le sigle che spesso vediamo su testi, referti o documenti aziendale trovano la spiegazione, come ad esempio:

SRRG = Soft Radial Refractive Gradient, cioè lente a contatto con defocus miopico.

Ogni sigla è tradotta e spiegata; è presente anche un appendice che li raccoglie per area tematica.

Opera meritevole di grande aiuto quotidiano per non fare cattive figure…

Grazie Nino.

CARENZA DI MEDICI SPECIALISTI, CONFERENZA PERMANENTE DELLE FACOLTÀ E SCUOLE DI MEDICINA E CHIRURGIA:

«LA NUOVA LEGGE RISCHIA DI DEQUALIFICARE LA FORMAZIONE SPECIALISTICA. VOGLIAMO RISPOSTE PER CONTINUARE A CURARE I PAZIENTI CO N GLI ALTI STANDARD CHE IL MONDO CI INVIDIA»

Roma, 29 maggio 2024 – Il nostro Sistema Sanitario Nazionale ha un problema: la carenza di medici specialisti. Un problema che ancora non è stato risolto nonostante in questi anni i posti disponibili nei Corsi di Laurea in Medicina siano aumentati di oltre il 185% (passando dai 7 mila del periodo 2001 – 2010 ai circa 20 mila per anno del 2023-2024), e nonostante i contratti di formazione specialistica siano arrivati a più di 14 mila (cui si aggiungono anche i posti finanziati con fondi regionali e di altri enti pubblici e privati). Il nostro è un Sistema Sanitario virtuoso che, però, continua a essere sofferente A scattare la fotografia di un problema di difficile soluzione sono la Conferenza permanente delle Facoltà e Scuole di Medicina e Chirurgia e l’Intercollegio di Area Medica con i Referenti delle Scuole di Specializzazione afferenti a quest’ultimo che, per la prima volta scendono in campo per lanciare un allarme: il recente decreto-legge PNRR-quater, che indebolisce e di fatto abbrevia il percorso di formazione specialistica, non può essere la soluzione perché il rischio è quello di formare medici non adeguatamente competenti per garantire cure di alta qualità ai pazienti.

«La Sanità italiana pubblica, nonostante le difficoltà degli ultimi anni, rimane un’eccellenza a livello mondiale. La base fondante di tutto ciò è un percorso formativo che, dalla laurea alla specializzazione, garantisce un’alta qualità dell’istruzione dei futuri medici – afferma il prof. Paolo Villari, Presidente della Conferenza permanente delle Facoltà e Scuole di Medicina e Chirurgia – Tuttavia, le recenti modifiche al percorso del medico in formazione specialistica che, va riconosciuto, nascono da necessità legate a condizioni emergenziali, destano non poca preoccupazione per l’effetto che potrebbero avere nel lungo periodo. A correre il rischio di non essere adeguatamente curati sono i pazienti che si troverebbero davanti medici in formazione, non ancora in possesso di tutte le competenze necessarie allo svolgimento dell’attività specialistica. Siamo molto preoccupati sia per la qualità della formazione che per le modalità con cui dovremmo mettere in pratica questa legge ed è per questo motivo che abbiamo inviato una richiesta ufficiale di chiarimenti ai Ministeri competenti e, per il loro tramite, al Governo, ribadendo la totale disponibilità a lavorare insieme per il mantenimento e il miglioramento continuo della formazione del medico specialista . Il nostro unico interesse è quello di rispondere alle necessità attuali del nostro Servizio Sanitario Nazionale e di continuare a garantire la qualità delle cure che tutto il mondo ci invidia».

PNRR QUATER: LUCI E OMBRE DI UNA LEGGE DI DIFFICILE APPLICAZIONE

Ma cosa dice di preciso il decreto-legge PNRR-quater, di recente convertito in legge? Questa nuova legge permette di consolidare la possibilità - da parte di Aziende Sanitarie pubbliche e private accreditate1 - di assumere medici in formazione specialistica con contratti a tempo determinato, già a partire dal II anno di specializzazione. A questo si aggiunge che, attraverso la nuova norma, la prova di fine anno necessaria per il passaggio all’anno di corso successivo verrà sostituita con l’ottenimento di una certificazione delle sole attività pratiche rilasciata da parte degli enti in cui lo specializzando è assunto

Questo significa che – con la nuova legge - il medico in formazione specialistica potrebbe superare l’anno con una sola certificazione di attività pratiche e senza che il Consiglio della Scuola ne abbia verificato anche le conoscenze e le competenze teoriche. Il medico in formazione specialistica, inoltre, in qualità di dipendente a tempo determinato, dovrà rispettare una dinamica di turnazione che comporterà una riduzione del tempo da dedicare allo studio vero e proprio. E, infine, questo sistema porterà inevitabilmente a evidenti discriminazioni tra medici in formazione specialistica dipendenti a tempo determinato in enti sanitari e medici in formazione non dipendenti appartenenti a una stessa Scuola, in quanto valutati e verificati in modo non equo e disomogeneo e in quanto, al termine del percorso di specializzazione , i medici con contratto a

1 Anche non facenti parte della rete formativa della Scuola di Specializzazione cui è iscritto lo specializzando

tempo determinato verranno automaticamente assunti a tempo indeterminato, mentre chi avrà privilegiato la propria formazione si troverà a dover competere duramente una volta entrato nel mondo del lavoro.

MEDICI SPECIALISTI: 4.000 POSTI VACANTI E SPECIALITÀ SGRADITE. LA SOLUZIONE NON E’ IL PNRR-QUATER

La carenza di medici specialisti in Italia è dovuta ad una errata programmazione nel passato dei posti disponibili nei Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia e, principalmente, al limitato numero dei contratti di formazione specialistica rispetto al numero dei neolaureati. A questo si è cercato di porre rimedio, tuttavia, a oggi, sono più di 4 000 i posti che in media rimangono “vacanti”, con specialità meno scelte quali Medicina di Comunità e cure primarie, Microbiologia e virologia, Radioterapia. Medicina d’urgenza è la specializzazione più “bistrattata” con oltre il 70% dei contratti non assegnato. Ad acuire il problema, i circa 130.000 medici laureati in Italia andati a lavorare al di fuori del nostro Paese negli ultimi 20 anni. In questo contesto, il decreto-legge PNRR-quater, oltre a rischiare di compromettere la qualità formativa del percorso di specializzazione, non risolve problemi gravi come la fuga all’estero da parte dei medici italiani e la scarsa attrattività di alcune specializzazioni, considerate a rischio elevato di contenziosi medico -legali e con limitati sbocchi di attività privata.

LA RICHIESTA DEI PRESIDI DI MEDICINA E DEI DIRETTORI DELLE SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE

Da qui la richiesta di chiarimenti sull’applicazione della legge da parte della Conferenza Permanente delle Facoltà e Scuole di Medicina e Chirurgia e dell’Intercollegio di Area Medica, che invitano anche a valutare alternative più inclusive che assicurino maggiori tutele e diritti - prima fra tutte il miglioramento delle condizioni contrattuali - riconoscendo piena dignità al ruolo, anche professionale, dei medici in formazione specialistica

Inoltre, rinnovano la loro totale disponibilità a collaborare per il miglioramento continuo della formazione del medico specialista e al suo adeguamento alle necessità attuali, anche attraverso il potenziamento ulteriore - peraltro già in atto da tempo - dell’integrazione tra le Università e le strutture, ospedaliere e territoriali, del Servizio Sanitario Nazionale.

Ufficio stampa Conferenza permanente delle Facoltà e Scuole di Medicina e Chirurgia c/o INC - Istituto Nazionale per la Comunicazione

Mariagrazia Martorana m.martorana@inc-comunicazione.it - + 39 333 5761268

Mariarosaria Di Cicco m.dicicco@inc-comunicazione.it - +39 340 2302008

CHIRURGIA REFRATTIVA

Simultanea, bilaterale e non traumatica dislocazione di lente intraoculare dalla camera posteriore alla camera anteriore in un paziente affetto da retinite pigmentosa: imaging e management

Introduzione

La lussazione della lente intraoculare (IOL) bilaterale e simultanea rappresenta una condizione oftalmica rara e complessa, ancor più quando associata a patologie degenerative come la retinite pigmentosa. In questo contesto, l’approccio chirurgico diventa cruciale per il recupero della visione e il miglioramento della qualità della vita del paziente. Riportiamo in questo articolo il caso di un paziente affetto da retinite pigmentosasottoposto a un intervento di impianto secondario di lente artificiale a fissazione iridea dopo lussazione di IOL in camera anteriore, bilaterale e simultanea.

Diagnosi ed Imaging

Nel mese di ottobre 2022, un paziente maschio di 70 anni affetto da retinite pigmentosa accedeva presso il nostro pronto soccorso oculistico riportando un improvviso calo della vista bilaterale. La valutazione iniziale ha mostrato un’acuità visiva di 1/10 naturale nell’occhio destro (OD) e di 2/10 nell’occhio sinistro (OS) non migliorabili con lente. L’esame del segmento anteriore ha evidenziato una sublussazione inferiore della IOL e del sacco capsulare in OD, mentre in OS abbia-

mo osservato una lussazione completa di IOL e sacco nella camera anteriore (Fig. 1). L’esame del fondo oculare mostrava un aspetto tipico di retinite pigmentosa (Fig. 2). Il paziente negava traumi o sforzi fisici eccessivi, pregressi o recenti. Successivamente, il paziente è stato inviato presso l’ambulatorio specialistico chirurgico per rivalutazione ed esecuzione di imaging del segmento anteriore (fotografia e tomografia a coerenza ottica - OCT). Tuttavia in seguito a midriasi farmacologica, abbiamo osservato una lussazione della IOL in camera anteriore anche in OD, come mostrato nell’OCT del segmento anteriore (Fig. 3) Preoccupati per il possibile danno corneale endoteliale e il peggioramento della vista, abbiamo optato per un intervento chirurgico urgente di espianto della IOL e del sacco lussati, seguito dall’impianto di un nuovo IOL a fissazione iridea prima in OS e poi in OD.

Gestione chirurgica

Abbiamo deciso di intervenire prima in OS, poiché era l’occhio con maggiore acuità visiva, anche precedentemente all’evento della lussazione della IOL. Abbiamo effettuato una vitrectomia 25 gauge. Dopo taglio sclerocorneale di 7 mm, ab-

di Marco Branchetti, Federica Sarati, Giovanni Romualdi, Cristina Nicolosi, Giancarlo Albani, Fabrizio Giansanti, Gianni Virgili

CHIRURGIA

Successivamente, il paziente è stato inviato presso l'ambulatorio specialistico chirurgico per rivalutazione ed esecuzione di imaging del segmento anteriore (fotografia e tomografia a coerenza ottica - OCT). Tuttavia in seguito a midriasi farmacologica, abbiamo osservato una lussazione della IOL in camera anteriore anche in OD, come mostrato nell’OCT del segmento anteriore (Fig 3)

Successivamente, il paziente è stato inviato presso l'ambulatorio specialistico chirurgico per rivalutazione ed esecuzione di imaging del segmento anteriore (fotografia e tomografia a coerenza ottica - OCT) Tuttavia in seguito a midriasi farmacologica, abbiamo osservato una lu se

Successivamente, il paziente è stato inviato presso l'ambulatorio specialistico chirurgico per rivalutazione ed esecuzione di imaging del segmento anteriore (fotografia e tomografia a a l

Figura 1
Figura 2
Figura 3

CHIRURGIA REFRATTIVA

anche precedentemente all evento della lussazione della IOL Abbiamo

vitrectomia 25 gauge Dopo taglio sclerocorneale di 7 mm, abbiamo espiantato

IOL-sacco capsulare lussato ed abbiamo introdotto una IOL a enclavazione iridea L'enclavazione è stata eseguita anteriormente all’iride, mediante l’utilizzo di un ago gauge, il quale è stato appositamente inclinato ed introdotto a 2 mm dal limbus corn arrivare a livello retroirideo (Fig 4) Punti di sutura in nylon 10 0 sono stati applicati s sclerocorneale per completare l'intervento Un mese dopo, abbiamo eseguito un int analogo in OD

biamo espiantato il complesso IOL-sacco capsulare lussato ed abbiamo introdotto una IOL a enclavazio ne iridea.

L’enclavazione è stata eseguita anteriormente all’i ride, mediante l’utilizzo di un ago da 30 gauge, il quale è stato appositamente inclinato ed introdotto a 2 mm dal limbus corneale per arrivare a livello re troirideo (Fig 4). Punti di sutura in nylon 10.0 sono stati applicati sul taglio sclerocorneale per comple tare l’intervento. Un mese dopo, abbiamo eseguito un intervento analogo in OD.

Follow up post Operatorio

Sei mesi dopo l’intervento, il paziente aveva un’a cuità visiva di 3/10 in OD e 6/10 in OS ed era molto soddisfatto del risultato visivo. All’esame obiettivo la IOL appariva ben centrata ed enclavata anteriormente all’iride. La forma della pupilla era circolare e non ha subito deformazioni post intervento, e la conta endoteliale è risultata buona, comparabile con i valori preoperatori (Fig 5).

4

Follow up post Operatorio

L’OCT del segmento anteriore ha confermato una corretta e salda enclavazione iridea. Nonostante l’ampia apertura sclerocorneale di 7 mm, suturata

Sei mesi dopo l'intervento, il paziente aveva un’acuità visiva di 3/10 in OD e 6/10 in era molto soddisfatto del risultato visivo All’esame obiettivo la IOL appariva ben cen a n ha subito zio mparabile c eo

Figura 5

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Figura

L'OCT del

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enclavazione iridea Nonostante l'ampia apertura sclerocorneale di 7 mm, suturata con punti staccati in nylon 10 0, l'astigmatismo post-operatorio è rimasto simile al preoperatorio I punti sono stati rimosso 3 mesi dopo l' intervento

CHIRURGIA REFRATTIVA

In conclusione, il successo di questo intervento dimostral'importanza della gestione tempestiva e accurata della lussazione della IOL Una particolare attenzione deve essere posta in casi come questo, in cui a causa della retinite pigmentosa come patologia

con punti staccati in nylon 10.0, l’astigmatismo post-operatorio è rimasto simile al preoperatorio. I punti sono stati rimosso 3 mesi dopo l’intervento.

In conclusione, il successo di questo intervento dimostra l’importanza della gestione tempestiva e accurata della lussazione della IOL. Una particolare attenzione deve essere posta in casi come questo, in cui a causa della retinite pigmentosa

come patologia sottostante, è presente una debolezza intrinseca e progressiva delle strutture oculari, che probabilmente ha contribuito al verificarsi della peculiare simultaneità del quadro. La scelta della IOL e la tecnica chirurgica sono cruciali per ottenere risultati ottimali e preservare la funzione visiva nel lungo termine, e la tempestività deve essere prioritaria, per garantire la prognosi migliore possibile per il paziente.

Marco Rispoli

Bruno Lumbroso

Maria Cristina Savastano

CHIRURGIA DELLA CATARATTA

Una nuova formula per migliorare la misurazione della lunghezza assiale con biometria ottica nel calcolo del potere della IOL

Abstract

Scopo: Confermare la presenza di variazioni nella misurazione della lunghezza assiale (AL) dopo chirurgia della cataratta e verificare la loro influenza sull’accuratezza nel calcolo del potere della IOL.

Metodi: In questo studio sono stati reclutati pazienti sottoposti ad intervento di cataratta presso l’UOC Clinica Oculistica, AOU San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona, Salerno. Prima dell’intervento chirurgico, tutti i pazienti erano stati sottoposti ad una valutazione oculistica completa, inclusa la biometria con IOLMaster. Gli stessi esami sono stati ripetuti due mesi dopo l’intervento chirurgico; l’AL postoperatoria è stata valutata utilizzando due diverse modalità (opzione pseudofachico ed opzione afachico). Sono state quindi valutate le variazioni di cheratometria media e di AL. Inoltre, sono state valutate le formule Barrett Universal II, Hoffer-Q, Holladay-1 and SRK/T per calcolare retrospettivamente l’errore di previsione rifrattivo (PE). L’errore medio (ME) dei PE è stato azzerato attraverso la modifica della costante della lente per ogni formula, al fine di eliminare ogni errore sistematico. Sono stati analizzati i ME e gli errori mediani assoluti (MedAE) dei PE.

Risultati: Sono stati valutati duecentouno occhi di 201 pazienti (100 maschi, età media 73.39±7.53 anni) e 201 occhi controlaterali non operati. Negli occhi operati, la differenza media di AL è stata di -0.11±0.07mm (p<0.001) utilizzando l’opzione pseudofachico, e di 0.00±0.07mm (p=0.922) con opzione afachico. Negli occhi non operati, la differenza media di AL è stata di 0.00±0.07mm (p=0.185). Prima

dell’azzeramento dell’errore medio, i ME ottenuti utilizzando l’AL postoperatoria – opzione pseudofachico sono risultati prossimi allo zero per tutte le formule analizzate (p>0.050). Utilizzando invece l’AL preoperatoria e l’AL postoperatoria – opzione afachico, i ME sono risultati diversi da zero in maniera statisticamente significativa (p<0.001).

Conclusioni: La variazione di AL dopo chirurgia della cataratta è probabilmente determinata da un errore sistematico del biometro ottico nella misurazione di occhi fachici. Questo studio suggerisce l’applicazione di un fattore di correzione alla misura di AL preoperatoria, al fine di eliminare qualsiasi errore sistematico nel calcolo del potere della IOL, senza modificare la costante della lente.

Introduzione

È ben noto che il calcolo del potere della lente intraoculare (IOL) da impiantare si basa principalmente sulla misurazione accurata della lunghezza assiale (AL), del potere corneale medio (Km) e sulla stima della posizione effettiva della lente (ELP).1 In occhi sottoposti a chirurgia refrattiva2-8 o che presentano irregolarità corneali,9,10 questi valori possono essere non affidabili. Inoltre, le suddette misurazioni, eseguite prima della chirurgia, non tengono conto di eventuali cambiamenti refrattivi indotti dall’intervento chirurgico.

Per quanto riguarda eventuali variazioni di AL successive alla chirurgia della cataratta, sono stati effettuati studi con misurazioni eseguite tramite l’ecobiometria, che hanno riscontrato differenze dovute

alla differente velocità di propagazione del suono nel cristallino e nelle IOL. Per questa ragione, è stato suggerito di superare questo problema utilizzando differenti velocità del suono.11,12 Più recentemente, lo stesso problema è stato riscontrato con i biometri ottici per cui si è pensato di utilizzare anche in questi, diversi indici di rifrazione, legati ai diversi mezzi diottrici.13-16 In uno studio precedente, condotto su un numero minore di pazienti, dopo l’intervento di cataratta è stata dimostrata una diminuzione della AL utilizzando l’opzione pseudofachico, mentre non è stata riscontrata alcuna differenza significativa utilizzando la cosiddetta opzione afachico.17 Lo scopo di questo studio è confermare questa apparente riduzione di AL in un gruppo più ampio di pazienti e verificare l’influenza delle variazioni di AL sull’accuratezza del calcolo del potere della IOL, secondo le linee guida pubblicate da Hoffer e collaboratori.18,19

Metodi

In questo studio osservazionale-comparativo, sono stati inclusi pazienti sottoposti a intervento chirurgico di cataratta senza complicanze presso la Clinica Oculistica Universitaria, AOU San Giovanni Dio e Ruggi D’Aragona. Lo studio è stato condotto in linea con i principi della Dichiarazione di Helsinki ed è stata ottenuta l’approvazione del comitato etico locale. Inoltre, è stato ottenuto il consenso informato scritto da ciascun paziente incluso nello studio, dopo la spiegazione della natura e delle possibili conseguenze dello studio.

Sono stati esclusi dallo studio i pazienti con cataratte che rendevano impossibile l’esecuzione della biometria ottica. Inoltre, sono stati esclusi i pazienti con astigmatismo irregolare, glaucoma o precedente intervento di chirurgia refrattiva.

Prima dell’intervento di cataratta, entrambi gli occhi dei pazienti sono stati sottoposti ad un esame oculistico completo. Per la valutazione di Km e di AL è stato utilizzato uno IOLMaster 500 (5.4.4.0006; Carl Zeiss Meditec AG). Le stesse valutazioni sono state ripetute in entrambi gli occhi almeno due mesi dopo l’intervento.

Lo studio si è svolto in due step.

Sulla base di questi criteri, sono stati identificati 402 occhi di 201 pazienti (100 maschi) con un’età media di 73,39 anni e una deviazione standard (SD) di 7,53 anni (intervallo 50–84 anni). Per ciascun paziente, è stato utilizzato per il test l’occhio operato, mentre l’occhio controlaterale è stato valutato come controllo.

Tutti i pazienti sono stati sottoposti a intervento chi-

CHIRURGIA DELLA CATARATTA

rurgico di facoemulsificazione standard, con l’impianto di una lente intraoculare Tecnis PCB00 (Abbot Medical Optics, USA) nel sacco capsulare.

Le misurazioni Km e di AL ottenute negli occhi operati e controlaterali prima dell’intervento e due mesi dopo l’intervento chirurgico sono state quindi confrontate.

Prima dell’intervento di cataratta, l’AL preoperatoria è stata analizzata utilizzando l’opzione fachico (Ph), disponibile sullo IOLMaster 500. Dopo l’intervento di cataratta, l’AL postoperatoria dell’occhio operato è stata valutata utilizzando due diverse opzioni di misurazione disponibili sullo IOLMaster 500 selezionando la modalità corrispondente dal menù delle impostazioni: opzione pseudofachico (Ps) e afachico (Ap). Queste tre opzioni non usano indici di refrazioni diversi, ma differiscono nell’algoritmo di calcolo della lunghezza assiale.14,20

Per il secondo step dello studio, sono stati esclusi tutti i pazienti con una acuità visiva corretta postoperatoria ≤ 20/40 o di cui mancavano i dati della rifrazione postoperatoria. Sulla base di questi criteri di esclusione, sono stati selezionati 133 occhi di 133 pazienti (63 maschi) di stata valutata la refrazione postoperatoria, determinata prima con un metodo oggettivo (auto-refrattometro) e successivamente perfezionata con metodo soggettivo.19

Per calcolare l’errore previsto (PE) refrattivo, è stato utilizzato il software Excel (Microsoft Corporation, Redmond, WA, USA). Per ciascun paziente sono stati inseriti nel foglio di calcolo le diverse opzioni di misurazione di AL, i valori cheratometrici preoperatori e i dati della refrazione postoperatoria insieme alla A-constant, al modello e al potere diottrico della IOL impiantata. In seguito, il risultato refrattivo previsto è stato calcolato retrospettivamente utilizzando cinque formule diverse:

- la formula Barrett Universal II (BUII), una versione aggiornata della Barrett Universal formula, introdotta nel 2010 da Graham D Barrett;21

- la formula Hoffer Q;22

- la formula Holladay 1;1

- la formula SRK/T;23

- una combinazione della formula Hoffer Q (quando la AL era <23.00mm) e la formula SRK/T (quando la AL era ≥23.00mm), corrispondente alla “Combo Formula” dello studio di Aristodemou et al.24

Le ultime quattro formule sono state inserite nel nostro database. Poiché la formula BUII non è stata pubblicata ma disponibile esclusivamente tramite il calcolatore online dell’Asia-Pacific Association of Cataract & Refractive Surgeon (APACRS) (disponibile su https://www.apacrs.org), gli errori di rifrazione

CHIRURGIA DELLA CATARATTA

previsti di questa formula sono stati calcolati tramite il calcolatore IOL online di APACRS.

La differenza tra la refrazione postoperatoria e la refrazione prevista preoperatoria ha fornito il PE per ciascun paziente e per ciascuna formula. La refrazione prevista preoperatoria è stata calcolata retrospettivamente con la IOL impiantata mediante ciascun metodo. Per l’utilizzo di formule diverse dalla SRK/T, le A-constant sono state convertite utilizzando relazioni standard.

Per azzerare l’errore medio (ME) con le formule Hoffer Q, Holladay 1, SRK/T e i metodi Combo precedentemente descritti, i PE sono stati azzerati applicando l’opzione “Ricerca obiettivo” per la funzione “Analisi di Simulazione” in Excel per ciascuna formula. Per

azzerare l’ME con la formula BUII, è stato utilizzato uno specifico linguaggio di programmazione per computer (Python, versione 3.9.3, Python Software Foundation. Disponibile su https://www.python.org). L’errore assoluto mediano (MedAE) è stato calcolato per tutti i metodi di calcolo del potere della IOL. L’analisi statistica è stata eseguita con SPSS 26.0 (SPSS, Inc., Chicago, IL). La distribuzione dei dati è stata esaminata mediante il test di KolmogorovSmirnov. Per verificare se l’errore medio ottenuto da ciascuna formula fosse significativamente diverso da zero, è stato utilizzato il T-test a campione singolo. Il test T di Student è stato utilizzato per confrontare a coppie le misurazioni di AL preoperatorie e postoperatorie e i valori Km preoperatori e postoperatori.

LA§ – Occhio Operato

LA§ – Occhio

23.48(1.35)mm (Opzione Pseudofachica) 20.32-30.30mm <0.001

23.59(1.35)mm (Opzione afachica) 20.43-30.41mm 0.922

†: Deviazione Standard; *: P-value ottenuto con il T-test per campioni accoppiati; ‡: Cheratometria Media, §: Lunghezza Assiale Tabella 1. Cheratometria media e Lunghezza Assiale prima e dopo l’intervento.

Figura 1. Diagramma Bland-Altman della lunghezza assiale misurata prima e dopo chirurgia della cataratta utilizzando l’opzione “pseudofachico”.

Figura 2. Diagramma Bland-Altman della lunghezza assiale misurata prima e dopo chirurgia della cataratta utilizzando l’opzione “afachico”.

Quest’ultimo test è stato utilizzato anche per confrontare il ME e il PE ottenuti da ciascuna formula con le diverse misurazioni di AL. Per il confronto degli errori assoluti è stato utilizzato il test non parametrico di Friedman con correzione post-hoc di Bonferroni.

Un p-value inferiore a 0,05 è stato considerato statisticamente significativo. Inoltre, sono state eseguite la valutazione Bland-Altman e l’analisi R2.

Le dimensioni del campione richieste sono state valutate con un software (G*Power, versione 3.1.9.6, https://www.gpower.hhu.de). È stato stimato che per un livello di significatività del 5% e una potenza del test dell’80%, sarebbe stato necessario un campione di 128 occhi per rilevare una differenza di ME pari a 0,02 D, data una within-subject SD pari a 0,08 D.

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Risultati

Sia i valori di Km che quelli di AL erano distribuiti normalmente (tutti i p value >0,050). Non era presente una differenza statisticamente significativa tra il Km dell’occhio operato e quello dell’occhio controlaterale prima dell’intervento (p=0,700) e l’AL dell’occhio operato e dell’occhio controlaterale prima dell’intervento (p=0,656).

La Tabella 1 e le Figure 1-2 riportano i valori di AL e Km in entrambi gli occhi prima dell’intervento e due mesi dopo l’intervento al primo occhio.

Per il valore Km, negli occhi operati (201 occhi) si è verificato un aumento non significativo (valore medio (SD): 0,17D (0,39D), p=0,530); anche negli occhi non operati (201 occhi) si è verificato un aumento non significativo (valore medio (SD): 0,03 D (0,36 D), p=0,246).

Barrett UII Formula

Hoffer Q Formula

Holladay Formula

SRKT Formula

Combo Formula

†: Lunghezza assiale preoperatoria, opzione Fachico; ‡: Lunghezza assiale postoperatoria, opzione Pseudofachico; §: Lunghezza assiale postoperatoria, opzione Afachico; ¶: Errore medio (Deviazione standard); *: P-value ottenuto con T-test a campione singolo per verificare se il valore fosse diverso da zero; ††: Errore mediano assoluto; **: P-value ottenuto con comparazione a coppie dell’errore assoluto con il test di Friedman con correzione post-hoc di Bonferroni.

Tabella 2. Comparazione tra l’errore medio dell’errore refrattivo previsto con le costanti Ulib e l’errore mediano assoluto dell’errore refrattivo previsto con le costanti ottimizzate per ciascuna formula.

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Modello della IOL

Tecnis PCB00 IOL (Abbot Medical Optics, USA)

Formula

Barrett UII Formula

Ph†

Ps‡

Ap§

Ph†

Hoffer Q Formula

Holladay Formula

SRKT Formula

Combo Formula

Costanti Ulib

A-Constant = 119.30

pACD¶ = 5.80

SF†† = 2.02

A-Constant = 119.73

A-Constant = 119.44

A-Constant = 119.73

pACD¶ = 5.97

Ps‡ pACD¶ = 5.79

Ap§ pACD¶ = 6.00

Ph†

Ps‡

Ap§

Ph†

Ps‡

Ap§

Ph†

Ps‡

Ap§

SF†† = 2.20

SF†† = 2.03

SF†† = 2.22

A-Constant = 119.60

A-Constant = 119.34

A-Constant = 119.64

A-Constant = 119.61 / pACD¶ = 5.91

A-Constant = 119.34 / pACD¶ = 5.75

A-Constant = 119.65 / pACD¶ = 5.93

Tabella 3. Costanti ottimizzate in seguito all’azzeramento dell’errore medio con le diverse lunghezze assiali misurate con ogni formula. Lunghezza assiale preoperatoria, opzione Fachico; ‡: Lunghezza assiale postoperatoria, opzione Pseudofachico; §: Lunghezza assiale postoperatoria, opzione Afachico; ¶: Profondità della camera anteriore prevista; ††: Surgeon Factor.

Per quanto riguarda le differenze di AL, negli occhi operati, dopo l’intervento, utilizzando l’opzione pseudofachico, si è verificata una diminuzione statisticamente significativa (valore medio (SD): -0,11D (0,07 mm); p<0,001). Con l’opzione afachico la differenza era non statisticamente significativa (valore medio (SD): 0,00 mm (0,07 mm), p=0,922). Negli occhi non operati, non è stata riscontrata una differenza statisticamente significativa nell’AL pre- e post-operatoria (valore medio (SD): 0,00 mm (0,05 mm), p = 0,185).

Tutti i PE refrattivi erano distribuiti normalmente (p>0.050), Gli errori medi dei PE refrattivi ottenuti con ogni formula, calcolati sia usando la AL preoperatoria con opzione “fachico”, sia con la AL-Ap postoperatoria (opzione “Afachico”) e la AL-Ps postoperatoria (opzione “pseudofachico”) sono riportati nella Tabella 2 e nella Figura 3.

Per ciascuna formula, erano presenti differenze statisticamente significative tra i ME dei PE ottenuti utilizzando l’AL preoperatoria e utilizzando l’AL-Ps

postoperatoria. Queste differenze sono state riscontrate con le formule BUII, Hoffer Q, Holladay 1, SRK/T e Combo (tutti i p<0,001). D’altra parte, non c’erano differenze statisticamente significative tra i ME ottenuti utilizzando l’AL preoperatoria e utilizzando la AL-Ap postoperatoria in tutte le formule analizzate (tutti i p>0,050).

Per verificare se i ME ottenuti da tutte le formule analizzate fossero significativamente diversi dallo zero, è stato eseguito il T-test a campione singolo. In tutti i casi, i ME per tutti i metodi di calcolo che utilizzano la AL-Ps postoperatoria non erano significativamente diversi da zero (tutti i p>0,050), come mostrato nella Tabella 2. In tutti gli altri casi, i ME erano e diversi da zero (tutti i p<0,001). Le costanti delle lenti ottimizzate dopo aver azzerato tutti i ME sono state riportate nella Tabella 3. Tutti i MedAE ottenuti in seguito all’ottimizzazione delle costanti delle lenti per ciascuna formula, utilizzando la AL preoperatoria, la AL-Ps postoperatoria e la AL-Ap postoperatoria, sono stati riportati nella

CHIRURGIA DELLA CATARATTA

Tabella 2. Secondo il test di Friedman con correzione post-hoc di Bonferroni, non sono state riscontrate differenze statisticamente significative tra i risultati ottenuti da ciascuna formula analizzata (tutti i p>0,050) ad eccezione dei risultati ottenuti con la formula Hoffer Q utilizzando l’AL-Ps postoperatoria e l’AL-Ap postoperatoria (p=0,025).

Sulla base di questi risultati, è stata identificata una formula di regressione lineare per correggere l’AL preoperatoria, per eliminare qualsiasi errore sistematico derivante dal biometro, in accordo con i protocolli di Hoffer et al.18,19:

ALc= -0.017 + 0.996*AL

dove ALc è la lunghezza assiale corretta e AL è la lunghezza assiale preoperatoria rilevata con il biometro ottico utilizzando l’opzione “fachico”.

Discussione

Per determinare il potere della IOL in caso di intervento di cataratta sono necessarie accurate misurazioni preoperatorie di Km e AL.

Per molto tempo, l’ecografia è stata considerata il gold standard nella misurazione della AL. L’introduzione dei biometri ottici ha reso questi strumenti il nuovo gold standard.13 Utilizzando questi nuovi

strumenti, sia dopo cheratectomia fotorefrattiva8 sia dopo intervento di cataratta,17 è stata dimostrata una leggera ma significativa riduzione nella misurazione della AL.

Mentre nel caso degli occhi sottoposti a chirurgia rifrattiva, questa è stata spiegata con un rimodellamento del segmento anteriore, nel caso dei pazienti sottoposti ad intervento di cataratta, sono state suggerite diverse ipotesi per spiegare le differenze:

1. La mancata ripetibilità nelle misurazioni dello IOLMaster 500, ma l’assenza di differenze significative negli occhi non operati rende questa ipotesi irrealistica.

2. Una diminuzione dei Km (o meglio, un aumento del raggio corneale) dopo l’intervento chirurgico potrebbe rendere la camera anteriore meno profonda, con una successiva riduzione della AL.17 Tuttavia, sia in questo studio che in studi precedenti, 17 non sono stati riscontrati cambiamenti significativi nei valori cheratometrici, rendendo tale ipotesi irrealistica.

3. L’estrazione del cristallino potrebbe causare una diminuzione del volume dell’occhio, con conseguente diminuzione della AL, ma in un’ampia casistica non è stato riscontrato alcuna riduzione significativa del volume dell’occhio dopo l’intervento di cataratta.11

Figura 3. Valutazione delle formule di calcolo del potere della IOL power utilizzando le opzioni “fachico” (Ph), “afachico” (Ap) e “pseudofachico” (Ps).

CHIRURGIA DELLA CATARATTA

4. Non ci sono cambiamenti reali, ma vi è un errore nella misurazione postoperatoria di AL. È stato suggerito l’uso di diverse velocità di propagazione per migliorare i risultati della misurazione della AL12 e gli stessi criteri sono stati utilizzati quando è stata applicata l’interferometria ottica a coerenza parziale nel calcolo del potere della IOL.13 Uno studio ha suggerito che per avere misurazioni affidabili in occhi pseudofachici è necessario utilizzare un fattore correttivo di 0,12 mm per le lenti acriliche e di 0,08 mm per quelle in polimetilmetacrilato.14,20 Questo fattore di correzione è utilizzato dallo IOLMaster 500, che aggiunge 0,1 mm in caso di misurazione in un occhio pseudofachico. Nel presente studio si è riscontrato che, nonostante l’uso di questo fattore di correzione, è ancora presente una diminuzione della AL. Tale diminuzione potrebbe essere spiegata sia da una reale diminuzione della AL sia da fattori correttivi che potrebbero essere insufficienti.14 L’inesattezza di questi fattori correttivi potrebbe essere correlata al fatto che nello studio citato14 la misurazione della AL con lo IOLMaster 500 è stata confrontata con l’ecobiometria a contatto e non quella ad immersione, che rappresenta il gold standard nella misura di AL.

5. Ultima ipotesi: la misurazione errata potrebbe essere quella preoperatoria. Infatti, l’indice di rifrazione della lente impiantata è noto, mentre l’indice di rifrazione del cristallino umano potrebbe cambiare a seconda del grado di cataratta. L’ultima ipotesi, supportata da Drexler et al.16, è stata che la differenza nella AL pre e post-operatoria possa esser compensata modificando l’indice di rifrazione della lente preoperatoria. Per quanto riguarda l’indice di rifrazione, poiché lo IOLMaster 500 utilizza l’interferometria ottica a coerenza parziale, e quindi non può misurare lo spessore della lente, non è stato possibile utilizzare l’indice di rifrazione specifico di ciascun mezzo diottrico intraoculare ed è stato utilizzato un GRI. Poiché le diverse componenti dell’occhio sono variabili (ad esempio, cristallino più spesso, camera anteriore più profonda), l’uso del GRI potrebbe non essere ottimale.25,26 Alcuni autor, per superare le problematiche della misura di AL sulla base del GRI, hanno hanno studiato la cosiddetta AL “somma di segmenti”. L’AL segmentata è oggi disponibile sull’Argos SS-OCT (Alcon Laboratories, Inc., Fort Worth, Texas, USA) ed è stata confrontata da Shammas et al.26 con l’AL misurata con un singolo indice di rifrazione. Gli autori hanno riscontrato differenze statisticamente signifi-

cative tra le due AL, con AL misurata con GRI più corta negli occhi corti e più lunga negli occhi lunghi. Savini et al., 27 paragonando un biometro ottico SSOCT basato sul GRI (IOLMaster 700; Carl Zeiss Meditec, AG) ad un biometro che misura là segmentata (Argos) negli occhi lunghi, hanno confermato ciò che era stato precedentemente dimostrato da De Bernardo et al.17, di una errata valutazione della AL, con una sovrastima della misura quando veniva usato il GRI. Sia nello studio di Shammas et al, sia nello studio di Savini et al. L’effetto di queste differenze sul calcolo del potere della IOL non è stato valutato. Sia Wang et al. 28 che Cooke et al. 29 hanno scoperto che la AL tradizionale era più lunga per gli occhi lunghi, più corta per gli occhi corti e più o meno la stessa per gli occhi di media lunghezza. Nello studio di Wang et al. è stato notato che usando le AL segmentate, i PE sono stati migliori negli occhi corti con le formule Hoffer Q e Holladay 1 e negli occhi lunghi con le formule BUII, Haigis, Hoffer Q, Holladay 1 e SRK/T. 28 Cooke et al. hanno riferito che utilizzando la AL segmentata, sia negli occhi corti che in quelli lunghi, i PE risultavano minori nelle formule progettate per l’ecobiometria, mentre risultavano peggiori nelle formule progettate per la biometria ottica, come la formula BUII.29

Poiché l’indice di rifrazione del cristallino umano potrebbe essere inaffidabile, il nostro studio propone un approccio alternativo alla AL data dalla somma dei segmenti, prendendo in considerazione la AL postoperatoria e la sua relazione con i PE, elementi non analizzati negli studi precedenti.

L’affidabilità della misurazione della AL è stata quindi valutata analizzando l’errore refrattivo previsto determinato con il calcolo del potere della IOL, utilizzando tutte le formule incluse nel biometro IOLMaster 500, ad eccezione della formula Haigis,13 perché richiede la conoscenza della profondità della camera anteriore (ACD), che negli occhi pseudofachici è inaffidabile: potrebbero verificarsi quindi errori di calcolo, anche se si utilizzassero i valori preoperatori. Inoltre, è stata analizzata la formula BUII, non utilizzata dallo IOLMaster 500.

Sebbene la conoscenza dell’ACD fosse consigliata anche per la formula BUII, insieme ad altri parametri opzionali, è possibile utilizzare questa formula anche senza queste informazioni. 30,31 D’altra parte, non è stato possibile includere altre formule di quarta generazione a causa della necessità di conoscere i valori dell’ACD. 32,33

Con tutte le formule analizzate, come mostrato nella Tabella 2, l’uso delle AL-Ps postoperatorie per

calcolare a ritroso l’errore refrattivo previsto, riduce l’influenza dell’errore sistematico derivante dal biometro ottico. 19 In tutti questi casi, l’errore medio calcolato non era diverso da zero, eliminando in questo modo la necessità di azzerare il ME.

Su questa base è stata proposta la formula di regressione lineare riportata nella sezione Risultati di questo lavoro.

Questa formula di regressione potrebbe essere utile negli studi che analizzano l’accuratezza delle formule per calcolare il potere delle IOL, perché elimina qualsiasi errore sistematico senza modificare la costante della lente attraverso l’azzeramento del ME. Infatti, l’utilizzo della ALc già rende il ME pari a zero. Questo studio ha diverse limitazioni. Non sono stati applicati i fattori di correzione della AL di Wang-Koch (WK) per la formula Holladay 1 e SRK/T negli occhi lunghi; questi fattori devono essere applicati quando la AL >26,5 mm per la formula Holladay 1 o quando la AL >27,0 mm per la formula SRK/T. 34,35 Tuttavia, solo 4 occhi dei 133 analizzati avevano una AL >26,5. Inoltre, per tutte le formule è stata eseguita l’ottimizzazione delle costanti attraverso l’azzeramento del ME: tutte le nuove costanti delle lenti erano differenti dalle costanti delle lenti ULIB e si sarebbero potuti generare dei bias se le costanti ottimizzate fossero state applicate insieme alle correzioni WK di AL, che sono state progettate appositamente per le costanti ULIB.35

Un’altra limitazione di questo studio è stato l’uso del biometro IOLMaster 500, ma considerando il riscontro di errori simili nella misurazione della AL prima e dopo l’estrazione della cataratta utilizzando lo IOLMaster 70036, e la buona correlazione tra le misurazioni della AL con lo IOLMaster 500 e altri biometri ottici, è possibile ipotizzare l’utilizzo dello stesso fattore di correzione della AL preoperatoria anche con altri biometri.37-40 Infatti, negli studi più recenti che confrontano la misurazione della AL con diversi biometri ottici, si notano solo piccole differenze, spesso statisticamente significative ma sempre <0,03 mm, rilevate tra lo IOLMaster 500 e altri biometri. 37-40 Inoltre, sulla base dei risultati simili ottenuti anche con la formula BUII, una formula di nuova generazione non inclusa nello IOLMaster 500, è possibile teorizzare l’applicazione della ALc ad altre formule più recenti. È necessario eseguire ulteriori studi su campioni diversi e più ampi, con la valutazione di altre formule di nuova generazione non incluse in questo studio, 32,33 per verificarne l’efficacia.

Anche la presenza di un unico modello di IOL potrebbe sembrare un limite di questo studio, ma rap-

CHIRURGIA DELLA CATARATTA

presenta un requisito fondamentale per poter azzerare il ME e in seguito valutare l’accuratezza delle formule di calcolo della IOL.

Non si può dire se la ALc debba essere considerato la “vera” AL, ma sicuramente rappresenta il valore più accurato da inserire nelle formule di calcolo della IOL, perché in grado di eliminare qualsiasi errore sistematico, come descritto in precedenza. Secondo i risultati del presente studio, dopo l’intervento di cataratta si è verificata una riduzione della misurazione della AL con l’opzione “pseudofachico”, che non è stata rilevata con l’opzione afachico. Il calcolo del potere della IOL con la AL-Ps postoperatoria ha prodotto un ME pari a zero (Figura 3): in questo modo sono stati eliminati gli errori sistematici nella misurazione della AL con biometro ottico. Il risultato di questo studio suggerisce l’uso di un fattore di correzione applicato al valore della AL preoperatoria per ottimizzarne la misurazione, con l’eliminazione di qualsiasi errore sistematico, senza modificare la costante della lente.

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Volume 2

Appunti di semeiOTTICA fisiopatologica

Massimo Camellin, Umberto Camellin

Lo scopo di questo manuale è fornire una sintesi pratica dell’ottica fisiopato-logica associata alla semeiotica degli ultimi 20 anni. È stato da me concepito per gli studenti di ortot-tica ed assistenti di oftalmologia durante i corsi di insegnamento che ho tenuto presso l’Università di Ferrara.

La materia sviluppata è utile però anche per gli specializzandi che possono trovare un riassunto pratico delle comuni patologie refrattive.

Ho aggiornato il capitolo del calcolo delle IOL, argomento in continua evoluzione, per adattarlo alle nuove tipologie di lenti. Per le Lenti a contatto mi sono rifatto alla storia, e quindi alla mia esperienza, con un breve aggior-namento sulle nuove Lenti Minisclerali. Esistono autorevoli testi, citati in bibliografia, che spiegano i dettagli ottico-matematici dell’ottica fisiopatologica, materia questa affascinante ma non sempre semplice.

Aver giocato con le parole nel titolo, in realtà pone l’accento sulla combinazione che ormai ottica e semeiotica hanno nella pratica clinica dell’oftal-mologo.

Quando ho iniziato ad usare il primo topografo computerizzato nel 1989 (CMS – Corneal Mode-ling System) esisteva storicamente solo l’oftalmo-metro del secolo precedente.

La cornea è la sede delle più importanti chirurgie refrattive.

Molte di queste chirurgie sono state soppianta-te da tecniche più moderne e precise ma vi sono ancora molti pazienti operati che richiedono il no-stro operato per migliorare la qualità della visione e calcolare per esempio una lente intraoculare. Ho pensato quindi di menzionare non solo la dia-gnostica nella sua evoluzione, ma gli sviluppi che occhi operati hanno avuto con tecniche non più attuali.

Chi avrà la pazienza di leggere il testo, lo potrà fare in relazione ad esigenze di studio o per approfondire qualche caso clinico. Buona lettura.

Sede operativa: FGE srl – Regione Rivelle 7/F – 14050 Moasca (AT) Tel. 0141 1706694 – Fax 0141 856013 – e-mail: info@fgeditore.it – www.fgeditore.it Volume 1

FABIANO GRUPPO EDITORIALE

Redazione: Strada 4 Milano Fiori, Palazzo Q7 – 20089 Rozzano (MI)

Massimo Camellin

CHIRURGIA DELLA CATARATTA

Analisi comparativa di due lenti intraoculari monofocali aumentate: Eyhance e ZOE

Background

L’intervento di cataratta ha raggiunto un eccezionale livello tecnologico, che garantisce elevati standard di sicurezza e soddisfacenti outcome visivi. Tale benessere visivo è profondamente legato al diffuso impiego di lenti intraoculari (IOL) con caratteristiche ottiche sempre più performanti.

Collateralmente a tali aspetti, va constatata la progressiva crescita nella richiesta, da parte dei pazienti, di poter ottenere condizioni visive che siano il più possibile indipendenti dall’uso di occhiali.

La tecnologia ha, ormai da molti anni, cercato di far fronte a tale richiesta grazie al sistema delle IOL multifocali. Il perfezionamento di tale realtà le ha rese diffusamente disponibili sul mercato e, soprattutto, ha allargato il ventaglio di pazienti candidabili a riceverle.

L’impiego delle IOL multifocali, che siano di carattere diffrattivo o rifrattivo, è infatti condizionato dai limiti imposti dagli specifici criteri di selezione del paziente idoneo. Tale condizionamento deriva primariamente dalle conseguenze ottiche che tali lenti comportano.

Negli ultimi anni la ricerca ha messo a punto un nuovo concetto di IOL, definito “monofocale plus”. Il razionale è di mantenere una piattaforma ottica monofocale, ma dotando la IOL di caratte-

ristiche ottiche che garantiscano un approfondimento del fuoco. Il fine ultimo è di ottenere performance visive per la distanza elevate (come le IOL monofocali “classiche”) e prive di effetti ottici indesiderati e, contemporaneamente, di fornire al paziente una discreta indipendenza dall’uso di occhiali per le condizioni intermedie. Pur non svezzando completamente il soggetto dall’uso di occhiali (che dunque rimangono nelle distanze vicine), il miglioramento della qualità della visione è apprezzabile.

Figura 1. Acuità visiva binoculare non corretta, sei mesi dopo la chirurgia, per lontano (UDVA), intermedio (UIVA) e vicino (UNVA). I valori sono riportati in logMAR

di Eleonora Corbelli, Francesco Fasce, Marco Codenotti, Francesco Bandello, Lorenzo Iuliano

CHIRURGIA DELLA CATARATTA

Figura 2. Curve di defocus dei due gruppi di lenti. I valori sono riportati in diottrie (D) e logMAR

Figura 3. Curve di sensibilità al contrasto in condizioni fotopiche a differenti frequenze spaziali (cpd: cicli per grado; logCS: logaritmo della sensibilità al contrasto)

Obiettivo dello studio

Confrontare due modelli di IOL “monofocali plus” di ultima generazione disponibili sul mercato.

• Tecnis Eyhance ICB00 (Johnson and Johnson Vision)

• ZOE (OFTALMO Pro)

Materiali e metodi

Case series prospettico di pazienti senza comorbidità oculare e con astigmatismo corneale <0.75D sottoposti a intervento di facoemulsificazione bilaterale con impianto delle IOL in studio. A 6 mesi dalla chirurgia sono stati valutati i seguenti parametri:

• Refrazione oggettiva e soggettiva

• Acuità visiva per distanza (4m) (mono/binoculare, corretta e non corretta)

• Acuità visiva per intermedio (66cm) (mono/binoculare, corretta e non corretta)

• Acuità visiva per vicino (40cm) (mono/binoculare, corretta e non corretta)

• Sensibilità al contrasto

• Curva di defocus binoculare

• Percezione di aloni e glare

• Indipendenza dagli occhiali.

Risultati

Abbiamo valutato 120 occhi di 60 pazienti (30 per gruppo di IOL). Le acuità visive corrette sono

per entrambi i gruppi similmente elevate per ogni distanza.

L’acuità visiva monoculare e binoculare per distanza non corretta è eccellente e simile tra i due gruppi.

L’acuità visiva binoculare non corretta per intermedio è simile e soddisfacente per entrambi i gruppi, senza differenza significative.

L’acuità visiva binoculare non corretta per vicino è invece relativamente poco elevata e simile per entrambi i gruppi (figura 1).

Le curve di defocus sono statisticamente sovrapponibili tra i due gruppi (figura 2), così come la sensibilità al contrasto (figura 3) e il grado di indipendenza dagli occhiali.

La percezione di aloni e glare ha fornito punteggi simili.

Conclusioni

Le lenti monofocali “plus” Tecnis Eyhance ICB00 e ZOE forniscono ai pazienti performance visive, indipendenza dagli occhiali e qualità visiva soggettiva comparabili.

L’indipendenza dagli occhiali nella visione intermedia è soddisfacente. Sono dunque due valide alternative da considerarsi nei casi in cui si desideri, per considerazioni di carattere clinico, di non impiantare una IOL multifocale.

CHIRURGIA DELLA CATARATTA

10/10 e non sentirli: prevenire il dry eye nella chirurgia della cataratta

Scopo del lavoro

Nonostante i nuovi sviluppi delle tecniche della chirurgia della cataratta, i recuperi immediati e i risultati eccellenti, alcuni pazienti rimangono spesso insoddisfatti, lamentando senso di corpo estraneo ed epifora post chirurgici. È necessario quindi fare attenzione non solo al ripristino visivo, ma anche al benessere della superficie oculare. Lo scopo dello studio è quello di proporre una lacrima a base di idrossipropil-guar (HP-guar) e nanoparticelle lipidiche (LNP) (Systane Complete, Alcon inc.) come trattamento integrale del protocollo terapeutico, pre e post operatorio.

Materiali e metodi

Sono stati selezionati 23 occhi di 23 pazienti sottoposti a intervento chirurgico di cataratta. Al baseline sono stati valutati schirmer test, TBUT, staining con fluoresceina e sintomatologia tramite questionario DEQ-5. È stata prescritta una lacrima artificiale a

base di HP-guar e LNP quattro volte al giorno da 7 giorni prima a 30 dopo l’intervento, poi al bisogno. Nel post operatorio è stato associato un collirio cloramfenicolo/betametasone 4/die per 7 giorni seguito da desametasone coll. 2/die per 14 giorni. Le valutazioni post operatorie sono state poi riprese a uno e tre mesi dall’intervento.

Risultati

I valori misurati sono riportati in Tabella 1. Da notare che al baseline, il 56% (13 su 23) manifestava sintomi DEQ-5 ≥6 , solo il 39% a 1 mese e il 47% a 3 mesi.

Discussione e conclusioni

Un film lacrimale sano è un punto critico in tutte le fasi di intervento: riduce gli artefatti nella biometria, offre un minor discomfort post chirurgico, permette un recupero più rapido riducendo l’infiammazione e garantisce una visione più nitida. La scelta della la-

Tabella 1. Valori al baseline, 1 mese e 3 mesi di Schirmer test, TBUT, DEQ-5 (media) e staining corneale (percentuale). TBUT: Tear break up time. DEQ-5:5 item Dry Eye Questionnaire.

CHIRURGIA DELLA CATARATTA

Staining corneale con fluoresceina al baseline (A) e dopo un mese dall’intervento (B).

crima, non casuale, dovrà tenere in considerazione le caratteristiche di una popolazione quasi sempre over 65. Il DEWS II ha identificato come meccanismo principale alla base del dry eye non tanto un deficit da ipoproduzione, bensì un’iperosmolarità da aumento di evaporazione. Ne consegue che per avere un’azione più efficace si dovrà avere un approccio a 360°, con ripristino di tutti gli strati del film lacrimale. Con l’HP-guar come un ottimo ricostituente dello strato mucoso e le LNP che favoriscono invece la formazione dello strato lipidico, si arriva a un ripristino completo del film lacrimale. Nonostante quindi l’incidenza di DES postoperatorio sia alta (circa il 30%), nel campione la terapia analizzata ne ha impedito l’insorgenza, permettendo inoltre in alcuni pazienti un miglioramento dei parametri analizzati. Notiamo in alcuni pazienti una parziale ripresa della sintomatologia dal primo al terzo mese. Questo può essere facilmente ricollegabile alla diversa posologia: la somministrazione fissa 4/die durante il primo mese sembra più efficace, sia per la sintomatologia sia per i segni clinici, nel mantenere il benessere della superficie oculare. Nonostante ciò, a tre mesi nessuno dei pazienti analizzati ha mostrato risultati del DEQ-5 inferiori al baseline. In conclusione, la terapia pre e post operatoria con HP-guar e LNP risulta un metodo semplice ed efficace per prevenire il rischio di dry eye dopo chirurgia della cataratta. Uno schema fisso di somministrazione sembra preferibile rispetto alla posologia al bisogno per massimizzare l’effetto della terapia.

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Dry Eye nel setting pre-cataratta: un nuovo iter diagnostico per fare la differenza

Presentati in

anteprima i dati preliminari

del

Dry Eye

Diagnosis Training Program

sviluppato dal gruppo IOSA* (Italian Ocular Surface Associates) con il contributo non condizionante di Alcon

Un nuovo iter diagnostico messo a punto dal gruppo IOSA (Italian Ocular Surface Associates) promosso da DOT Tech srl con il contributo non condizionante di Alcon, nel riconoscimento precoce della sindrome dell’occhio secco (Dry Eye Disease, DED) punta a migliorare il percorso dei pazienti sottoposti a intervento di cataratta.

I dati della letteratura riportano che circa il 65%1 dei pazienti che si devono sottoporre all’intervento di cataratta presenta segni clinici latenti di secchezza oculare che emergono con una sintomatologia conclamata solo dopo la chirurgia. Sottovalutare la diagnosi porta a un discomfort post-operatorio accentuato. I pazienti a causa della sindrome dell’occhio secco riferiscono insoddisfazione rispetto all’intervento effettuato2

Una corretta diagnosi e trattamento della sindrome dell’occhio secco sono fondamentali sia per ridurre il disagio dopo la chirurgia della cataratta, sia per ridurre un possibile errore nel calcolo della Lente Intraoculare (IOL).

Partendo da queste premesse, il gruppo IOSA ha ideato il Dry Eye Diagnosis Training Program, un nuovo iter diagnostico, che ha visto il coinvolgimento di 12 centri di oftalmologia sul territorio nazionale**, i cui risultati preliminari sono stati presentati in anteprima recentemente.

L’iter diagnostico messo a punto ha previsto il ricorso a 8 test nella modalità 4+4: 4 test da somministrare attraverso l’utilizzo di uno strumento diagnostico automa-

tizzato (abortive blinking, eye redness, meibography, tear meniscus) e 4 test tradizionali (BUT, eyelid margin alterations, corneal sensitivity, lissamine green staining). Agli 8 test iniziali, 6 dei 12 centri coinvolti hanno integrato l’iter con ulteriori due esami: il SANDE (Symptom Assessment in Dry Eye) e lo staining corneale. “Il progetto ha permesso di raccogliere dati aggregati di oltre 1.000 pazienti sottoposti ad intervento di cataratta senile; il più ampio lavoro ad oggi in termini numerici sul tema della sindrome dell’occhio secco – Afferma il prof. Antonio Di Zazzo, Professore Associato di Malattie dell’Apparato Visivo, Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma – Il 56.6% del campione è rappresentato da donne, di cui il 93.3% in menopausa, e il 43.3% da uomini, mentre l’85.4% dei pazienti è over 60 anni.” Il 75% dei pazienti prima di un intervento di cataratta non ha sintomi della sindrome dell’occhio secco, ma nella fase preoperatoria il 25% mostra un coinvolgimento corneale e oltre il 50% mostra alterazioni della qualità del film lacrimale, della dinamica palpebrale e dello stato delle ghiandole di meibomio (età e sesso dipendente)3

“Questo risultato pone delle riflessioni importanti, perché non rilevare in fase preoperatoria la presenza dell’occhio secco, significa maggiore discomfort nel follow up postoperatorio per il paziente e un potenziale aggravamento del processo infiammatorio che un intervento chirurgico comporta, a causa di un’infiammazione pregressa, non opportunamente

trattata – Continua il prof. Di Zazzo – Diagnosticare la presenza della sindrome dell’occhio secco nel setting pre-cataratta come parte del processo di preparazione all’intervento, così come agli interventi di chirurgia refrattiva, segna una linea di demarcazione per un’operazione con esiti di maggiore successo sia dal punto di vista clinico, sia da un punto di vista di qualità di vita dei pazienti.”

Un percorso diagnostico efficiente dovrebbe integrare informazioni sia dai test convenzionali che da quelli automatizzati, ma già solo con il BUT, il blinking, il lissamine green, il corneal staining fluorescein e il questionario SANDE, l’oculista è in grado di rilevare la presenza della sindrome dell’occhio secco.

“La prima raccomandazione importante che si può

trarre da queste evidenze è che lo specialista sviluppi un automatismo nell’individuare questa patologia e possa di conseguenza agire in termini preventivi con una terapia adeguata. - Conclude il prof. Di Zazzo.”

Si deve infine sottolineare l’importanza dell’età avanzata e della menopausa come fattori che non solo predispongono all’intervento di cataratta, ma giocano anche un ruolo significativo nell’insorgenza della sindrome dell’occhio secco. Quest’ultima, benché possa manifestarsi in maniera asintomatica nei pazienti, presenta un’elevata probabilità di essere diagnosticata, sottolineando così l’urgenza di una maggiore consapevolezza e monitoraggio di queste condizioni interconnesse.

*Panel di esperti del gruppo IOSA:

• Prof. Antonio Di Zazzo, Università Campus Bio-Medico di Roma.

• Prof. Maurizio Rolando, Università degli Studi di Genova

• Prof. Stefano Barabino, Università degli Studi di Milano

• Prof. Pasquale Aragona, Università degli Studi di Messina

• Prof.ssa Rita Mencucci, Università degli Studi di Firenze

• Prof. Vincenzo Orfeo, Unità Operativa Oculistica della Clinica Mediterranea di Napoli, Università degli Studi di Trieste

• Prof. Giuseppe Giannaccare, Università degli Studi di Cagliari

** Centri coinvolti nello studio:

• IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano

• Humanitas Gradenigo, Torino

• AOU Federico II, Napoli

• Eyecare Clinic, Brescia

• Ospedale San Carlo di Nancy, Roma

• AOU San Marco, Catania

• Policlinico di Milano, Milano

• Centro Oculistico D’Azeglio, Bologna

• Centro Oculistico Pascotto, Napoli

• Ospedale San Biagio, Domodossola

• Ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona, Salerno

• Casa di Cura Madonna delle Grazie, Velletri

Bibliografia

1. Trattler WB, et al. The Prospective Health Assessment of Cataract Patients’ Ocular Surface (PHACO) study: the effect of dry eye. Clin Ophthalmol. 2017

2. Gibbson A. et al. Causes and correction of dissatisfaction after implantation of presbyopia-correcting intraocular lenses – PMC. Clin Ophthalmol. 2016

3. Dati preliminari, Dry Eye Diagnosis Training program

Informazioni su Alcon Alcon aiuta le persone a vedere in modo brillante. In qualità di leader globale nell’eyecare, con una storia di oltre 75 anni, offriamo il più ampio portafoglio di prodotti per migliorare la vista e la vita delle persone. I nostri prodotti per la chirurgia e Vision Care toccano la vita di più di 260 milioni di persone in oltre 140 paesi ogni anno che convivono con condizioni come cataratta, glaucoma, malattie della retina ed errori di refrazione. I nostri oltre 25.000 dipendenti migliorano la qualità della vita attraverso prodotti innovativi, partnership con professionisti della cura degli occhi e programmi che promuovono l’accesso a cure oculistiche di qualità.

L’importanza di una corretta informazione ai pazienti nella scelta della IOL per la chirurgia della cataratta

Risultati della survey sulla cataratta a livello Italia e intervista, a cura della Redazione, al Professor Claudio Panico, Direttore del reparto di oculistica, Ospedale Humanitas Gradenigo di Torino

L’

opacizzazione del cristallino è un’inevitabilità del processo di invecchiamento. L’effetto dell’età sulla vista è uno degli aspetti a cui i pazienti prestano molta attenzione, specie dopo i 50 anni. Ciò è specialmente rilevante se la cataratta si accompagna alla presbiopia e altri vizi di refrazione.1 Questo dato è stato rilevato dall’indagine promossa da Alcon, “Alcon Eye on Cataract”, per indagare aspettative, bisogni ed effettiva conoscenza della chirurgia della cataratta, l’intervento di fatto più eseguito al mondo. L’indagine è stata condotta tra marzo e aprile dello scorso anno in Australia, Brasile, Cina, Germania, Giappone, India, Spagna, Stati Uniti, Corea del Sud e anche nel nostro Paese, coinvolgendo 7.331 persone con più di 50 anni, sia con diagnosi di cataratta avuta negli ultimi 5 anni, operati o in attesa di intervento, sia senza diagnosi.1 I dati emersi in Italia, allineati a quelli degli altri Paesi, hanno sottolineato che i pazienti sono coscienti dei vantaggi alla vista che l’intervento di cataratta porta.

Infatti, la percentuale di essi costretta a indossare gli occhiali dopo l’intervento si è ridotta a livello globale, passando dall’81% nel pre-operatorio al 45% post. Inoltre, il 45% degli intervistati ha affermato che dopo l’intervento ha avuto la percezione di poter vedere come una persona più giovane e che ciò ha avuto un impatto molto positivo sulla qualità della loro vita. I pazienti italiani in attesa dell’intervento sperano di poter migliorare la qualità della lettura (81%), della guida (70%), dell’uso dei device tecnologici (69%) e per risolvere cruciverba e puzzle (64%).1

L’immagine però che il sondaggio di Alcon restituisce è quella di pazienti con una scarsa conoscenza dell’intervento in sé, delle sue fasi e delle sue piene possibilità. Infatti, l’indagine ha sottolineato che solo il 51% degli intervistati sa che la chirurgia della cataratta implica l’impianto di una lente permanente nei propri occhi, così come solo il 60% è sicuro si tratti di una chirurgia indolore e il 54% crede ancora di dover portare un bendaggio oculare dopo l’intervento.

Tuttavia, il dato forse più interessante è quello per cui solo il 38% degli intervistati italiani è a conoscenza della possibilità di scelta tra diversi tipi di lenti intraoculari1, che consentirebbero loro di raggiungere il risultato refrattivo post-chirurgico che meglio soddisferebbe le loro aspettative. La ricerca e l’innovazione hanno contribuito alla sempre più disponibilità ed eterogeneità di IOL, in grado di correggere anche la presbiopia e, a seconda della situazione, a permettere al paziente di mettere da parte gli occhiali. Ne emerge dunque che i pazienti hanno sempre più bisogno di un saldo riferimento, identificato nel medico oculista, per conoscere e scegliere l’opzione migliore per le loro esigenze.

Il medico oculista può essere d’aiuto anche oltre il

INDAGINE ITALIANA: OCCHIO AL RISULTATO

1 Milione

suo ruolo di professionista: lui stesso ad un certo punto della vita può diventare paziente e sottoporsi a un intervento di cataratta, come è successo al Professor Claudio Panico, Direttore del reparto di oculistica dell’Ospedale Humanitas Gradenigo di Torino. Il Professor Panico era un portatore di occhiali da una vita, con una miopia di una diottria e astigmatismo di due diottrie contro regola sull’occhio destro e miope di due diottrie e astigmatico sempre di due diottrie contro regola nel sinistro. Come chirurgo vitreoretinico, il Professor Panico aveva delle esigenze ben precise. “Volevo poter lavorare in sala operatoria senza occhiali, quindi mi sono prefissato di poter vedere il monitor del visore 3D facendo le vitrectomie mininvasive, e allo stesso tempo poter entrare con gli strumenti nei trocar 27 gauge, senza dover usare gli occhiali da vicino”, afferma Panico. Grazie a una corretta informazione sulle varie possibilità disponibili, è riuscito a valutare vari tipi di lenti prima di scegliere quella più consona. “Il ventaglio di proposte pre-operatorie che mi ero prefissato comprendeva tre tipi di lenti. Una lente monofocale

torica, a target emmetropia o lievemente miope con piccola monovisione, una lente EDOF e una trifocale”, spiega. Dopo varie valutazioni su quelli che potevano essere i risultati nel post-operatorio, la scelta è ricaduta su una PCIOL torica ad alta tecnologia EDOF che ha dato dei risultati migliori delle aspettative che il Professor Panico si era prefissato. “In sala operatoria riesco a vedere le cartelle cliniche, la lista operatoria, OCT e topografie corneali, molto più di quello che vedevo prima. Riesco ad avere una curva di defocus in binoculare pari a una trifocale, vedendo bene lontano e al contempo avendo a fuoco sia il cruscotto che il navigatore”, racconta. Gli starbust e gli aloni iniziali sono scomparsi completamente a qualche mese dall’intervento. “Credo che questo tipo di lente sia assolutamente quasi sostitutiva della lente trifocale a patto che si vada a ricercare non solo il primo negativo; e soprattutto non si lasci un astigmatismo contro regola. Bisogna andare a un positivo, secondo me”, conclude la sua testimonianza Claudio Panico. I dati raccolti da Alcon sono significativi perché fanno capire come l’importanza di comunicare bene con i pazienti sia cruciale, sia per la buona riuscita dell’intervento, al di là dell’abilità del chirurgo, sia per la soddisfazione finale e il miglioramento della qualità della vita. Poterci vedere bene ed essere autonomi anche in età avanzata è un aspetto fondamentale che non va sottostimato, soprattutto in previsione di una popolazione sempre più anziana nei prossimi anni. Il sondaggio di Alcon è un punto di partenza per analizzare e migliorare la situazione dei pazienti. “Ricerca e innovazione tecnologica sono alla base dell’impegno quotidiano di Alcon che da oltre 75 anni pone il miglioramento della qualità di vita delle persone con problemi di vista centrale nella sua missione”, afferma Ricardo Paias, Surgical Franchise Head &amp; Country Manager, Alcon Italia. “Per raggiungere questo traguardo importante crediamo che sia fondamentale contribuire a diffondere la conoscenza e la consapevolezza di come i problemi di vista, come la cataratta, possano contare su soluzioni sempre più efficienti. I dati dell’indagine Alcon Eye on Cataract, sottolineano la necessità di fare un’informazione più puntuale soprattutto rispetto alla capacità che oggi le lenti intraoculari di ultima generazione hanno di correggere presbiopia e astigmatismo, ampliando l’impatto sulla qualità di vita delle persone ”

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