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Armocromia: armonia del colore e… delle vendite

Cliniche o teoriche, l’importante è accumulare esperienze

Dopo Simone Santacatterina e Andrea Pirotta, tocca a Matilde Ronzoni confrontarsi sui temi della professione e del settore dal punto di vista dei giovani

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di Andrea Astarita Laureato in Ottica e Optometria Vincitore del VisionOttica Award 2019

Ventotto anni, laureata in Ottica e Optometria all’Università degli Studi di Milano Bicocca, Matilde Ronzoni oggi è education and product specialist di Hoya Italia. Ho avuto il piacere di vederti spesso parlare in pubblico: mi ha colpito la tranquillità con cui esponi concetti difficili in modo semplice e coinciso. Sei sempre stata così o hai acquisito questa abilità con il tempo? In questi anni sono cresciuta molto in tal senso. Se penso alla prima presentazione davanti a una cinquantina di ottici di certo non ero così sciolta e tranquilla. In realtà devo ammettere che prima di entrare nel mondo lavorativo ho sempre avuto qualche difficoltà a esprimermi come avrei voluto. In Hoya ho trovato la spinta giusta per poter mostrare le mie conoscenze senza alcun limite: in questi sei anni, infatti, dopo numerose presentazioni di fronte a un pubblico più o meno ampio, ho imparato molto a gestire le mie emozioni prima di presentare e ad affinare le mie competenze espressive. Quindi, come in tutte le cose, ci vuole sempre un po’ di esperienza ma anche un po’ di apertura, sperimentazione e voglia di mettersi alla prova. Ti vedi in un’azienda oftalmica anche in futuro? Quali sono le tue aspettative per i prossimi anni? In generale sono una persona molto focalizzata sul presente, a dare il meglio in quello che faccio nella singola giornata. Per questo non saprei dire dove mi vedo tra qualche anno o se sarò ancora in un’azienda oftalmica. Ma credo fortemente che star bene nel proprio ambiente professionale e circondarsi di persone con cui sia piacevole condividere la giornata di lavoro sia importante così come lo è la possibilità di crescere e vedere riconosciute le proprie competenze, anche se si è ancora molto giovani rispetto ad altri colleghi nel settore. Perciò penso e spero di poter continuare la mia crescita professionale vivendola giorno per giorno e adattandomi ai cambiamenti che il mercato dell’ottica propone. Ci racconti tre pregi e tre difetti che ritieni di avere sul lavoro e, in generale, nella vita? E qualcosa che ti abbia portato dove sei? L’affidabilità, la determinazione e la schiettezza

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credo siano i miei pregi, anche se quest’ultimo a volte può apparire un difetto. È un punto che con gli anni ho imparato a moderare, pur preservando la mia opinione e presentandola al momento e nel modo più opportuni. Tra i miei difetti c’è l’incapacità di nascondere le emozioni, un tratto difficile da gestire nella mia quotidianità lavorativa e personale: diciamo che mi si legge in faccia lo stato d’animo. Parliamo dei tuoi studi universitari: pensi che il corso di laurea in Ottica e Optometria prepari adeguatamente al mondo lavorativo? Cosa miglioreresti se potessi agire sul sistema della formazione? Reputo che l’università formi moltissimo a livello teorico e dia molteplici competenze trasversali che consentono poi di avere potenzialmente più sbocchi professionali. Basti pensare non solo alle materie di indirizzo come optometria e contattologia, ma anche chimica o fisica. Quando ti trovi in un’azienda che svolge anche ricerca e sviluppo e che ha una propria produzione, ciò ti consente di comprendere molti aspetti di un prodotto: un processo di applicazione dell’antiriflesso, ad esempio, porta con sé concetti di chimica e l’averla studiata consente di capire a fondo questo specifico iter produttivo. Purtroppo quello che non ti dà l’università è un po’ di esperienza pratica. Quando ho svolto il tirocinio di laurea, ho deciso di farlo in azienda per iniziare a toccare con mano la realtà lavorativa. Credo che l’aggiunta di un anno di solo tirocinio obbligatorio al di fuori dell’università possa essere molto utile. Un secondo miglioramento che apporterei è un modulo dedicato alle lenti oftalmiche in tutti i loro dettagli: si tratta di un capitolo che a livello accademico viene affrontato, ma non in maniera dettagliata. Tutto quello che so sulle lenti l’ho imparato, infatti, con l’esperienza aziendale. Ovviamente questo

vale per chi come me viene da un liceo scientifico e non da una scuola di ottica, dove invece questi concetti vengono già trattati. Sulla base della tua esperienza, consiglieresti a un giovane, diplomato o laureato, di iniziare da un’azienda o da un centro ottico? Quali sono gli step da seguire? Ritengo che non ci sia una strada migliore di un’altra da seguire, dipende molto dall’interesse personale. Se piace di più l’aspetto clinico, Matilde Ronzoni, dal 2015 forse è meglio partire subito da un centro ottico attiva in Hoya Italia, e fare più esperienza possibile lì. Esistono poi dove oggi ricopre il ruolo di education and product specialist realtà che per tipologia merceologica, ad esempio nelle lenti a contatto, necessitano di figure cliniche che applichino il prodotto e formino sul corretto utilizzo. Diversamente se il focus è meno clinico-pratico e più teorico-formativo, l’azienda rappresenta una soluzione più in linea. Ovviamente poter sperimentare entrambe le realtà è il percorso che arricchisce di più il bagaglio di esperienze di un giovane. C’è una figura del nostro settore alla quale ti ispiri? Una sorta di mentore o qualcuno per cui provi particolare ammirazione professionale? Non avrei mai voluto dirlo così apertamente, ma con questa domanda mi tocca farlo. Silvano Larcher, il product manager di Hoya Italia, è sicuramente il mio mentore e la persona che ammiro maggiormente. In parte perché ho il piacere di lavorarci quotidianamente e conoscerlo umanamente, un po’ per affinità caratteriale, ma ancora di più perché in questi sei anni in azienda è sempre stato un supporto per me. È stato in grado di riconoscere le mie competenze quando ero solo una studentessa neolaureata, mi ha aiutata ad arricchirle e a esprimerle nel modo corretto, ma soprattutto mi ha sempre fatto notare i miei errori. Mi ha, inoltre, dato molta libertà espressiva e mi ha letteralmente lanciata in questo mondo, probabilmente vendendomi particolarmente determinata in ciò che faccio. In conclusione, credo che molta della strada fatta fino a oggi la debba anche a lui, come bagaglio di conoscenze tecniche e come approccio al settore. Ma soprattutto ritengo di dover imparare ancora parecchio dalla sua esperienza di trent’anni in questo ambiente.

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