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Editoriale

Tanti anni fa, erano gli anni ’60, c’era una canzoncina che immaginava una vita supertecnologica sulla Terra nel 2000, apparentemente essenziale, ma perfetta. Il cibo sarebbero state pilloline, ci si sarebbe spostati su mezzi straordinari e fantastici, la tecnologia avrebbe preso il sopravvento nella nostra quotidianità. Oggi, ora, stiamo vivendo la Terra del 2000 e la proviamo più arida, con meno acqua, più calda, più difficile da vivere perché in preda ai cambiamenti climatici, ma piena di tecnologia e di elettronica che, anche nel deserto o in una sperduta isola oceanica, illude l’uomo di poter vivere, ma forse sopravvivere, al malessere della Terra e ancor più degli uomini. L’epidemia mondiale di Covid ha prodotto le conseguenze che conosciamo, ma ha forse accentuato un atteggiamento di egoismo e di rivalità, che se non superato, metterà non tanto i continenti quanto addirittura le singole nazioni l’una contro l’altro nella logica del “mors tua, vita mea”. Anche se i telegiornali, in base al momento clinico e politico, diffondono una notizia negativa in chiave positiva, e cercano di presentare più rosea una quotidianità, che è invece difficile e rischiosa, bisogna continuare a sperare e pensare positivamente al futuro. E in questo sentimento, ci accompagnano gli infinti e innumerevoli esempi di altruismo e generosità realizzati da tutto il personale sanitario di qualunque ruolo e mansione che sta lavorando nelle strutture assistenziali, di ricovero e di vaccinazione, in Italia, ma anche nel resto del Mondo.

Infine, vanno ricordati tutti i volontari che a qualunque livello e titolo, stanno rinforzando le schiere delle varie strutture assistenziali pubbliche e private, tutti i giovani che si fanno carico del trasporto di materiale di ogni genere, con i loro servizi di corriere, e i ragazzi che su biciclette di ogni tipo e colore attraversano le nostre città per consegnare cibo e non solo, a chi ne fa richiesta. Questa è l’Italia in cui credere, per cui lottare, e in cui sperare.

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Vittorio Picardo

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