RASSEGNA STAMPA DEL 12 AGOSTO 2020

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REGIONE ATTUALITÀ

Mercoledì 12 Agosto 2020 Corriere del Veneto

L'EPIDEMIA

Il caso Padova, appello del dg Scibetta: «Ragazzi usate la testa e la mascherina. Proteggetevi»

I focolai dei vacanzieri sotto i 30 anni «Arrivano da Corfù, Malta, Croazia» Il quadro

La vicenda

Altri 57 casi e 9 morti La Regione lancia 138 corsi per 4mila Oss

● Salgono a tre i focolai creati da giovani vacanzieri padovani che hanno trascorso alcuni giorni di mare a Corfù, in Grecia. Un nuovo cluster è stato scoperto dall’Usl 6 Euganea ieri mattina e si va ad aggiungere a quelli emersi nei giorni scorsi ● Rispetto a marzo, quando erano gli anziani i più colpiti dal coronavirus, il nuovo sviluppo dell’epidemia colpisce ora gli under 30. Che spesso rientrano da notti di festa sulle coste estere con lievi sintomi e sono positivi

JPADOVA Salgono a tre i focolai creati da giovani vacanzieri padovani che hanno trascorso alcuni giorni di mare a Corfù, in Grecia. Un nuovo cluster è stato scoperto dall’Usl 6 Euganea ieri mattina e si va ad aggiungere a quelli emersi nei giorni scorsi e che hanno confermato il trend ormai consolidato di questo agosto. Rispetto a quanto accadeva a inizio emergenza, principalmente a febbraio e marzo, quando erano gli anziani i soggetti più predisposti a diffondere il coronavirus e i nuclei familiari diventavano potenziali bombe a orologeria, il nuovo sviluppo dell’epidemia colpisce gli under 30, che spesso rientrano dalle notti di festa sulle coste estere con lievi sintomi di raffreddore o tosse e dopo il test scoprono di aver contratto il Covid-19. «State attenti soprattutto nella settimana di Ferragosto, che è quella dell’euforia e delle notti in spiaggia. Evitate assembramenti e non abbassate la guardia», l’appello lanciato l’altro ieri ai giovani dal presidente della Regione, Lu-

ca Zaia. Adesso a seguirlo è Domenico Scibetta, direttore generale dell’Usl 6 Euganea: «I nuovi casi di coronavirus coinvolgono persone con età media sotto i trent’anni. In questo momento stiamo trattando vari gruppi di giovani tornati da Corfù. Due sono quelli già noti da alcuni giorni per complessivi otto casi positivi, ma un terzo è stato scoperto da poche ore (ieri mattina, ndr) e per il momento comprende un solo ragazzo rientrato dalla Grecia. Si tratta di gruppi diversi e indi-

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pendenti, come ad esempio quello tornato da Malta (due casi) e quello rientrato da Pag, in Croazia (dieci contagiati)». Lo spauracchio che fossero solo i turisti stranieri che arrivavano in Veneto a portare l’infezione è quindi tramontato, perché di fatto tanti ragazzi inconsapevolmente diventano vettori per il rientro del Covid in Italia, rischiando poi di trasmetterlo ad amici e parenti. Per la provincia di Padova si tratta ormai di una situazione conosciuta e basta ripercorrere gli eventi delle

I cluster dalla Grecia Due sono quelli già noti da alcuni giorni per complessivi otto casi positivi, ma un terzo è stato scoperto da ieri mattina e per il momento comprende un solo ragazzo rientrato da Corfù

Il gruppo di ragazze Hanno 18 anni le ragazze padovane rientrate infette da un viaggio post maturità affrontato in autobus da Pag, in Croazia

VENEZIA Non si arrestano i contagi da Covid19 nel Veneto, che ieri ne ha registrati altri 57 (per un totale di 20.772), dei quali 24 solo nel cluster di Treviso, appesantito dagli oltre 257 casi registrati tra migranti e operatori all’interno della ex caserma Serena. Crescono anche i soggetti in isolamento, ora a quota 5352 (+10), e i degenti in area non critica, passati da 116 a 119, mentre diminuiscono da 10 a 8 i pazienti in Terapia intensiva. E si registrano nove nuovi decessi, in totale 2092. «Il numero di casi tende ad aumentare rispetto alla scorsa settimana — avverte il professor Gianni Rezza, direttore della Prevenzione al ministero della Salute — e si abbassa l’età delle persone colpite (l’ultimo dato di ieri è 38 anni di media, ndr). Ci sono diversi focolai, molti dei quali innescati da casi importati. Anche se migliore rispetto ad altri Paesi, la situazione epidemiologica italiana merita molta attenzione. La popolazione deve continuare a mantenere comportamenti prudenti e bisogna essere molto attenti e intervenire rapidamente per identificare eventuali focolai, in modo da poterli contenere prontamente». Con l’inizio delle vacanze, tanti sono i veneti rientrati infetti da Malta, Corfù, Croazia, Spagna, Kosovo. Per potenziare il personale sanitario, anche in previsione di un’eventuale recrudescenza del virus in autunno, la giunta Zaia ha deliberato ieri l’attivazione di 138 corsi per operatori sociosanitari in tutto il territorio, in modo da coinvolgere le Usl ma anche i Distretti. «Stimiamo un fabbisogno di oltre 4.100 Oss per il biennio 2020/2012 — spiega Manuela Lanzarin, assessore a Sanità e Sociale —. L’importanza di questo provvedimento è di essere pubblicato nel momento storico legato all’emergenza Covid-19 che, mettendo in difficoltà le strutture, ha inciso ulteriormente su una situazione non facile per il reclutamento di personale qualificato. Sono stati progettati corsi a due velocità: intensivi, con durata da 6 a 8 mesi, ed estensivi, con durata da 9 a 18 mesi». Altra novità l’introduzione della formazione a distanza, per favorire anche gli studenti lavoratori, con 205 ore su 480 ore di lezione, oltre a 520 di tirocinio. © RIPRODUZIONE RISERVATA

ultime settimane per mappare il viaggio del nuovo contagio verso il Veneto. Giusto mercoledì scorso l’Usl 6 del capoluogo aveva scoperto il primo flusso dalla Croazia, con un gruppo di diciottenni rientrate in autobus da Pag dopo alcuni giorni in compagnia. Avevano sviluppato una leggera forma di influenza e dopo il test erano risultate positive al coronavirus. Morale? Un totale di dieci ragazzi contagiati, fortunatamente quasi tutti asintomatici e che non hanno presentato criticità dal punto di vista sanitario. Lo stesso giorno altri giovani di rientro da Corfù si erano sottoposti al tampone, con un esito anche in questo caso positivo. Il complesso lavoro condotto dai sanitari per risalire a tutti i contatti degli infetti, che tutt’ora è in corso, ha permesso di arrivare a otto under 30 contagiati, a cui ieri mattina si è aggiunto un nono giovane, i cui compagni di viaggio sono ora in isolamento. La peculiarità? Sono tutte compagnie di amici che hanno trascorso le vacanze nello stesso posto, percorrendo le medesime rotte aeree o navali per andare e tornare, ma che in loco non si sono incontrati. Situazione analoga si è verificata con due giovani rientrati da Malta, pure loro positivi e anche in questo caso è in corso lo screening per arrivare a capire con chi abbiano avuto a che fare una volta atterrati. «La raccomandazione è quella di continuare a usare i dispositivi individuali di protezione, cioè mascherina e gel disinfettante per le mani — è l’appello lanciato ancora una volta da Scibetta —. Ci risulta che in molti luoghi di villeggiatura l’utilizzo delle mascherine sia qualcosa di obsoleto. Bisogna proteggersi ma serve una responsabilità sociale e collettiva. L’invito è di non essere turisti per caso ma turisti con senno. Andiamo in vacanza ma non lasciamo a casa il giudizio. Teniamo la testa sulle spalle e non sotto la sabbia». Andrea Pistore © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Mercoledì 12 Agosto 2020 Corriere del Veneto

PRIMO PIANO

Politica Verso le elezioni regionali

Scandalo bonus, la Lega ha deciso esclusi dalle liste i tre consiglieri Fontana: hanno fatto una sciocchezza. Il vice governatore Forcolin: mi rimetto al partito V E N E Z I A «Hanno fatto una grandissima sciocchezza». Il commissario veneto Lorenzo Fontana parla poco, quasi niente. Lo tsunami che sta squassando il Carroccio veneto non si è ancora placato. Mancano le «audizioni» di rito ai tre eletti in Regione «colpevoli» di aver chiesto il buono Covid di 600 euro per le partite Iva. Avrebbero dovuto tenersi ieri sera contestualmente agli ultimi faticosi aggiustamenti sulle liste, in particolare sulla «terza», quella più spuria come candidati nobilitata dal richiamo all’autonomia. Invece non è chiaro se le «audizioni» ci saranno. Nessuno, comunque, si fa illusioni sulle sorti politiche del vice governatore Gianluca Forcolin e dei consiglieri regionali Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli. «Dovremo parlarne al nostro direttivo e già ne ho parlato con Matteo Salvini: - spiega Fontana spegnendo di fatto gli ultimi barlumi di speranza l’orientamento è quello di non mettere in lista chi ha chiesto il bonus Covid». Ma fin dove si spingerà l’urgenza di ripulire l’immagine del partito? I bene informati negano recisamente si possa arrivare all’espulsione «Qui non si parla di reati, sia chiaro» ribadiscono i quadri leghisti. Ma una sospensione di almeno sei mesi pare dietro l’angolo. A pesare maggiormente, però, è l’esclusione dalle liste, quel «fermi un giro» che per i più pessimisti suona come una condanna a morte per carriere ben avviate. Diversamente, però, non si può fare. I bookmaker danno come improbabile un trattamento basato sui distinguo dei tre casi. Anche se l’amarezza è tanta perché, dice più di qualcuno, «Forcolin non ha visto un centesimo, di cosa stiamo parlando?». Del peccato d’intenzione, d’omissione, in buona sostanza di leggerezza sospirano i più pragmatici.

L’intervista

Peccati che si pagano. Il domino si riversa così anche sulle liste e sul Cencelli della rappresentanza territoriale in giunta. Capita quindi che lo jesolano Francesco Calzavara si ritrovi pronto a traslocare dalla lista Zaia alla lista del Carroccio al posto di Forcolin staccando, per di più, un biglietto da assessore per il prossimo mandato. E si spalanca la vice presidenza per Roberto Marcato. Timori di sovraffollamento in lista Lega, invece, per gli aspiranti candidati e qualcuno starebbe pensando di fare un passo indietro. Il dato politico e quello umano si intrecciano dolorosamente nella settimana d’inferno della Lega. Dopo lo smarrimento, da parte dei consiglieri regionali è scattata la solidarietà ai tre colleghi sub judice. C’è chi l’ha presa male e chi l’ha presa peggio.

Tutti ieri articolavano la loro versione. Forcolin affida a una lunga nota il suo pensiero: «La politica deciderà sul mio operato in giunta con Zaia; per quanto riguarda il resto è un’altra strada perché ho sempre separato i due percorsi, politico e professionale, e nel-

Cambi di lista Con l’addio a Forcolin Calzavara passa in lista Lega e sogna un posto in giunta lo specifico da professionista non ho preso un soldo». La linea di difesa è imperniata su quella domanda respinta dall’Inps che pure potrebbe costar cara al vice presidente regionale. «Lo studio di fiscalista di cui sono socio di mino-

ranza - ricostruisce Forcolin ha dovuto far fronte ad un crollo del lavoro, ha dovuto mettere in ferie forzate sette dipendenti che poi sono andate in Cig. Proprio in questa fase lo studio, in automatico, ha provveduto a presentare domande di bonus per i clienti ma anche per i propri dipendenti e nel gioco delle pratiche sono finito anch’io. Non lo sapevo.Ne sono venuto a conoscenza da un sms di un socio che mi chiedeva ulteriore documentazione a quanto già in suo possesso: ho lasciato perdere, come mi sembrava giusto, e non ho preso un soldo». Il veleno, però, scorre a fiumi nell’agone politico. E c’è chi sottolinea come la richiesta per il famigerato bonus sia a titolo personale. Di più, se per il pagamento si indica il conto corrente ad esempio di uno studio, ossia cointestato, il pa-

gamento si blocca. Deve essere utilizzato un conto corrente a intestazione esclusiva così come il pin per presentare domanda è strettamente personale. Alessandro Montagnoli affida la sua verità a un post sulla sua pagina Facebook: «Ci sono

● Il sussidio BONUS Durante il lockdown con il decreto Cura Italia, prima, e con il decreto Rilancio, poi, il governo ha stanziato fondi a sostegno dei lavoratori autonomi, delle partite Iva e dei professionisti esclusi dagli ammortizzatori sociali la cui attività abbia risentito per l’emergenza sanitaria con la perdita di almeno il 30% del fatturato. Il bonus, elargito una tantum, prevedeva 600 euro per i primi due mesi, quindi un versamento di mille euro

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Ex ministro Lorenzo Fontana, è commissario regionale della Lega in Veneto. Nell’immagine, sugli scranni di Montecitorio quando era ministro della Famiglia del primo governo Conte

Ciambetti: «Sono una partita Iva ma l’indennità ai politici deve bastare Tempistica sospetta da parte dell’Inps» Il presidente di Ferro Fini: «Nessun contraccolpo, Zaia è una garanzia»

Roberto Ciambetti, volto pacato della Lega nel parlamentino di palazzo Ferro Fini che ha presieduto nell’ultimo lustro, analizza quanto sta succedendo nel suo partito. La vicenda del bonus sta rallentando anche la chiusura delle liste... «Lunedì c’è stata l’infarinatura generale. Ai candidati è stato spiegato il ruolo a cui si aspira in termini di dedizione e impegno dal governatore Luca Zaia che è stato perentorio: chi si prende questo onere deve farlo come attività totalizzante anche rispetto alle esperienze professionale. L’impegno per i veneti si fa sul serio e non a scartamento ridotto». Come la sta prendendo la

momenti nella vita in cui puoi fare finta di nulla o scegli di dire semplicemente come stanno le cose. Ho deciso di affrontare questa situazione a testa alta. Durante l’emergenza Coronavirus in forma anonima ho aiutato delle realtà sociali impegnate nella sanità del territorio. Quando è uscito il decreto Cura Italia, che riguardava tutti i lavoratori autonomi, ho deciso con mia moglie di richiedere il bonus con l’intento fin da subito di devolverli. Ho sbagliato: con il senno di poi ho fatto una leggerezza, ma in buona fede». Lo stesso ragionamento di Riccardo Barbisan, altro Robin Hood nordista, che all’indomani del bonifico ricevuto dall’Inps ha girato i 600 euro al fondo anti Covid del Comune di Treviso in cui è consigliere. M.Za.

Se l’Inps ci dà gli elenchi chiederò conto a tutti i 51 consiglieri

base? «Ha apprezzato l’operazione trasparenza». Lei è titolare di partita Iva? «Sì ma non mi ha mai attraversato l’idea di chiedere il bonus. Per svolgere il nostro mandato abbiamo un’indennità e con quello che percepiamo dobbiamo ritenere di essere a posto. Detto questo, richiedere il bonus non è stato un comportamento illegale ma, certo, è stata un’azione che ha una valenza politica particolare». Come valuta ciò che sta accadendo? «Ho sentito disattenzione, superficialità ma, ripeto, la richiesta del bonus non ha nulla di illegale. Sicuramente biso-

gnava evitarla. Luca (Zaia ndr) su questo non transige. Noi abbiamo la schiena dritta. Prima o poi le cose escono. L’unica via è quella del rigore. E Luca Zaia ne è l’esempio. Se avesse voluto, ad esempio, avrebbe potuto fare richiesta al fondo di ristoro per il crac delle popolari ma, giustamente, non ci ha mai neppure pensato. Con gli incarichi pubblici bisogna fare attenzione».

Le sanzioni Si allontana l’ipotesi espulsione ma niet alle candidature e sospensione

Crede alle versioni date dai suoi tre colleghi in Regione? «Sono tre amici, persone con cui ho lavorato benissimo in questi anni. Concedo il “beneficio della situazione”, politicamente, però, non è semplice da spiegare. La posizione presa da Fontana mi sembra corretta per evitare di portare in campagna elettorale una cosa che nulla ha a che fare con la Regione». Dopo eventuali verifiche ulteriori che sanzioni si aspetta? «Si verificheranno le singole posizioni. Si parla di sospensione oltre al niet sulle liste». Espulsioni? «Non credo, non parliamo

Roberto Ciambetti

di illegalità bensì di una legge scritta a dir poco male e anche sulla tempestività di comunicazione dell’Inps ci sarebbe qualcosa da dire. Ora che il garante ha dato, pare, il via libera sulla privacy, se l’Inps fornisce gli elenchi, chiederò la posizione di tutti i 51 consiglieri regionali». I rimborsi forfettizzati durante il lockdown sono stati «restituiti»? «I consiglieri del gruppo Lega e del gruppo Zaia presidente fra marzo e aprile hanno proceduto con donazioni dai mille euro in su al fondo regionale o alle singole Usl». Due tegole pesanti, però, per Zaia. Peseranno sul voto? «Non credo proprio, ci viene riconosciuta la massima trasparenza. E Zaia fa la differenza in maniera clamorosa: un presidente che pone un’attenzione assoluta sulla moralità sua e dei suoi collaboratori. Domenica alle 19.07 la verifica su tutti i consiglieri era già scattata». (m.za.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Salvini: i tre consiglieri del bonus Inps non saranno ricandidati dalla Lega Il commissario Fontana ribadisce: la linea non cambia e si va verso l’esclusione di Forcolin, Barbisan e Montagnoli Albino Salmaso / PADOVA

Lo scandalo del bonus Inps da 600 euro incassato da deputati e consiglieri regionali si sta allargando a tutt’Italia e in Veneto stanno per rotolare tre teste eccellenti della Lega. Sono quelle di Gianluca Forcolin, commercialista e vicepresidente di palazzo Balbi; Riccardo Barbisan consigliere regionale e astro nascente del Carroccio a Treviso con la tessera in tasca da quando aveva 14 anni. E poi Alessandro Montagnoli, consigliere regionale veronese, commercialista e consulen-

La decisione verrà presa dal direttorio a cinque componenti della Liga Veneta te finanziario Mediolanum, con un passato di deputato. A leggere le dichiarazioni di Lorenzo Fontana, l’ex ministro-commissario che Salvini ha inviato in Veneto per gestire la fase elettorale con il “direttorio”, i tre consiglieri regionali verranno esclusi da tutte le liste in corsa per palazzo Ferro Fini. La decisione verrà ufficializzata oggi, appena conclusa la fase istruttoria che prevede l’autodifesa. Ma la sentenza è già scritta e al K3 di Treviso si respira un’aria da presa della Bastiglia. Con Luca Zaia, sempre pronto a citare il contratto sociale di Rousseau, trasformato in novello Robespierre. Ieri nella giunta in riva al Canal Grande, il Doge Serenissimo era di umore pessimo e ha evitato ogni commento, ma la poltrona vuota di Forcolin è un messaggio inequivocabile:

nessuna scusa può far cambiare la linea della Lega. Meglio darsi malati. Il pugno di ferro arriva dopo lo sconcerto e l’amarezza del Quirinale, con l’ira funesta di Zaia nei confronti di tre big che al Ferro Fini ci torneranno solo per svuotare gli armadi. Il bonus Covid-Inps da 600 euro incassato da deputati e consiglieri regionali con un’indennità di 12 e 8 mila euro al mese, porta a galla i vizi antichi della “casta»: la mancanza di etica. Sia chiaro, non c’è nulla di illegale, tutte le partite Iva in calo di affari ne hanno diritto, ma la questione è semplice: come si può attaccare il governo Conte che da tre mesi distribuisce miliardi a poggia e poi mettersi in fila per incassare 600 euro di bonus Inps destinato a chi ha perso il lavoro e bussa alla Caritas per mangiare? Lorenzo Fontana si è fatto interprete della rabbia del popolo della Lega, che ha inondato di commenti il profilo Facebook di bulldog-Marcato: si devono dimettere subito, deputati e consiglieri. Vergognatevi. Per non parlare di insulti: i “leoni” da tastiera fanno a gara nell’iperbole degli epiteti. Da Roma, appena si è capito che la tutela della privacy sui personaggi pubblici sarebbe caduta in un attimo, Matteo Salvini ha dato l’ordine di voltare pagina. E verso le 8 di sera, il commissario Lorenzo Fontana ha diffuso una nota inequivocabile: «La Lega ribadisce quanto già affermato: la linea è quella di escludere dalle liste chi ha fatto domanda per il bonus Inps. Questa linea è stata confermata da una telefonata con il segretario Salvini. La decisione definitiva sarà presa dopo una consultazione

col direttorio della Liga Veneta». La “sentenza” verrà emessa quindi da Luca Zaia, Erika Stefani, Roberto Marcato, Nicola Finco e Lorenzo Fontana affiancati da Massino Bitonci, che ha la delega alla gestione amministrativa della campagna elettorale. E l’autodifesa dei tre “furbetti”? Barbisan ha mostrato il bonifico con cui ha girato al fondo Covid i 600 euro del bonus Inps, ma in Lega masticano rabbia: troppo facile essere generosi versando i soldi dello Stato. Montagnoli su Fb ha spiegato il suo imbarazzo: i soldi li ha

Montagnoli su Fb «Questa in realtà è una montatura per coprire il governo» Gianluca Forcolin, vicepresidente della giunta regionale

chiesti la moglie e pure lui li ha girati in opere di carità. «Nessuno mi toglie dalla testa che la vicenda Inps sia stata montata a livello mediatico con un obiettivo: spostare l’attenzione da una gestione fallimentare dell’emergenza a livello governativo». E Forcolin? Dice che non ha visto un solo centesimo. Ed è vero. Ma Salvini e Fontana ripetono: dalle liste saranno esclusi anche i candidati che hanno fatto domanda di bonus. La tentazione del denaro porta all’inferno. A nulla vale implorare la grazia a Luca Zaia, che ieri in tivù sembrava il Doge prima di leggere la sentenza nel Gran Consiglio. Non sarà lui a decidere, ma il Capitano. Anche il Veneto ha le sue piccole pene e non solo l’Attilio dei camici bianchi del disastro Covid a Milano. — ©RIPRODUZIONE RISERVATA

L’autodifesa del vicepresidente

«Temevo che il mio studio chiudesse i battenti Mai ricevuto un centesimo» L’INTERVISTA

l vice governatore del Veneto Gianluca Forcolin è nell’occhio del ciclone dopo che il suo studio di tributaristi associati Forcolin Loverre - Cadamuro ha chiesto e non ottenuto il bonus Inps di 600 euro per le partire Iva in crisi per il Covid. Dottor Forcolin anche lei nelle lista dei furbetti?

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i partiti di minoranza all’attacco

Pd e M5s: «Vergognatevi Il cerchio magico del leader mostra il suo vero volto» LE OPPOSIZIONI

idimensionati nei sondaggi, i partiti di opposizione rialzano la testa e vanno all’attacco della Lega: Pd, M5s, LeU, Bardelle e Rifondazione hanno un solo commento: «Vergognatevi». A rompere il ghiaccio è Arturo Lorenzoni, candidato presidente del centrosinistra: «Anche secondo Zaia è colpa dei commercialisti? I tre leghisti pizzicati ad aver richie-

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sto e ricevuto il bonus di 600 euro dello Stato destinato ai lavoratori e alle persone rimaste prive di sostegno durante il lockdown, sono una vergogna. Sono gli stessi politici che durante la crisi più nera hanno abbaiato sguaiatamente contro il governo perché non faceva abbastanza per sostenere le persone in difficoltà. Questo è il risultato: il governo italiano guidato dal centrosinistra ha messo 100 miliardi di euro per imprese, partite Iva, per gli albergatori e per i

lavoratori pubblici e privati; la Regione Veneto ha messo la miseria di 42 milioni di euro e ha fatto arrivare in gravissimo ritardo gli assegni di cassa integrazione in deroga». «E i signori Gianluca Forcolin, Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli, tra i più stretti collaboratori di Zaia e nonostante indennità annuali complessive per quasi 100 mila euro a testa» sottolinea Lorenzoni «si sono permessi di sottrarre il bonus di 600 euro a chi davvero ne aveva biso-

Enrico Cappelletti

gno. Adesso vogliamo sapere se hanno ricevuto il bonus di aprile oltre a quello di marzo e se tenteranno di prendere i mille euro previsti anche dal decreto di agosto», conclude Lorenzoni. Enrico Cappelletti ed Erika Baldin, del M5s, vanno allo scontro frontale: «Questo è il

«Non c’è nessun furbetto, né io né lo studio del quale sono socio. E non credo di dover gettare al vento cinque anni di mandato e la mia carriera politica per un bonus di 600 euro mai incassato». Ma la domanda è stata presentata anche da lei? «Ad oggi, da una richiesta all'Inps non risulterebbe neppure la domanda in questione e la stessa cosa vale per gli altri due miei soci. Io risulto socio

secondo scandalo che travolge la giunta Zaia in meno di una settimana. Stiamo ancora aspettando i bonifici delle indennità di trasferta indebitamente percepiti, quando ecco che scoppia il caso dei furbetti dei 600 euro. Ma che razza di politici sono coloro che intascano un bonus destinato ai lavoratori a causa Covid? È una solenne presa in giro, poi, la giustificazione secondo la quale gli accrediti nei loro conti correnti siano avvenuti a loro insaputa», dicono. Aggiungendo infine: «La Lega e i consiglieri regionali che hanno incassato i 600 euro del Governo lamentavano da mesi che non arrivavano i contributi dello Stato. Mentivano ai cittadini due volte: la prima sull’incasso degli aiuti e la seconda sul fatto che dal Governo non arrivasse nulla». Il Pd rincara la dose con il segretario Alessandro Bisato: «I tre consiglieri del cerchio magico di Zaia hanno agito in pie-

al 25 per cento, quindi di minoranza, dello studio di tributaristi di San Donà. E lo studio, in un periodo di crisi per la pandemia, aveva pensato di presentare la richiesta. C’erano sette persone in cassa integrazione in quel momento, spese certe e incassi a zero con la paura di una crisi che sarebbe durata chissà quanto tempo. In quel contesto è maturata l’idea di richiedere il bonus non conoscendo il futuro». La domanda all’Inps poi che fine ha fatto? «La domanda si è bloccata sul nascere al solo caricamento dei dati, in quanto i chiarimenti ministeriali hanno permesso poi di accertare che la nostra categoria non poteva in realtà percepire il bonus». In questi giorni lei è diventato bersaglio anche nel suo partito, come mai? «Questo mi sembra più che altro un processo alle intenzioni, tanto più che a una verifica degli anagrafici Inps la pratica non risulta affatto. Ripeto che in quel periodo non sapevamo a cosa saremmo andati incontro e c’era una grande paura per il futuro dello studio di cui faccio parte». Ne ha parlato con il presidente Zaia? «Certo. Zaia aveva chiesto di sapere se qualcuno avesse presentato domanda o percepito il bouns e io ho subito ammesso che la domanda era stata presentata senza poi incassare i 600 euro. In realtà avrei potuto anche non accennarne in quanto la domanda non risulta all’anagrafica Inps perché incompleta. Ma non ho avuto problemi a dire tutta la verità nella massima trasparenza». GIOVANNI CAGNASSI © RIPRODUZIONE RISERVATA

no stile Lega: togliere ai poveri per ottenere vantaggi personali. Ci sono almeno tre lavoratori in Veneto che non hanno ricevuto il bonus di 600 euro di marzo (e vediamo se si riuscirà a chiarire per quello di aprile) perché il sostegno è andato a tre politici che incassano centomila euro l’anno a testa». Analogo il commento di Paolo Benvegnù, candidato presidente di Rifondazione, e di Patrizia Bartelle, consigliera regionale di Veneto 2020. «Povero assessore Forcolin, hai tutta la mia comprensione. Dopo 5 anni come guardiano dell’ortodossia Zaian-leghista in Regione, sei scivolato sulla buccia di banana. Lo studio di cui fa parte» aggiunge «ha chiesto il bonus da 600 euro... a sua insaputa. Sorge il dubbio – che in questi anni abbia fatto anche l’assessore al Bilancio a sua insaputa». — AL. SAL. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Assessori uscenti forse sacrificati sull’altare del salvinismo Elezione garantita nella lista del presidente, non nell’altra Mediazioni per ottenere deroghe specie a Belluno e Rovigo VENEZIA

Nel giorno più nero della Lega e di Zaia, sotto la pressione dello scandalo dei Covid bonus, c’è anche un piccolo grande caso assessori che si apre all’interno delle liste. Il diktat salviniano - gli esponenti della giunta nelle liste del Carroccio – non rassicura tutti gli uscenti, C’è chi teme di finire stritolato, nel gap di voti (e c’è chi teme sia una voragine) fra la lista del governatore e quella del partito salviniano. E di mettere a repentaglio la riconferma. In ansia chi prova a guardare avanti, alla futura giunta, oltre questo ciclone maturato in casa, con risvolti traumatici. C’è chi avrebbe spinto per una deroga, che tutelasse le provincie più piccole: ma in quel caso come giustificare una disparità di trattamento fra gli uscenti? E chi confida nel governatore, che potrebbe riequilibrare eventuali verdetti poco felici dalle urne con le sue successive scelte per l’esecutivo dello Zaia-ter. Le nuove norme elettorali, poi, non solo escludono il doppio ruolo di assessore e consigliere: ma difendono anche la posizione dell’eletto in consiglio chiamato successivamente in giunta. Anche dovesse perdere le deleghe del governatore, infatti, l’assessore eletto tornerebbe in consiglio, a scapito di chi lo

avrebbe nel frattempo surrogato. Fin qui le tutele della nuova legge elettorale. Ma la giunta uscente conta soprattutto su suo essere squadra di governo, pardon del governatore. Con l’eccezione, adesso, del numero due Forcolin sulla graticola da due giorni (e i maligni dicono che non tutti si disperano, fra i leghisti di palazzo Fer-

Barison, Della Libera Negro e Roccon in posizione garantita nel 3° raggruppamento ro Fini), i fedelissimi di Zaia confidano nella continuità in caso di tris. Anche se qualche innesto sembra annunciato, vedi il debito storico con il trevigiano Favero. E poi, il margine che la legge consente al governatore, tenuto conto degli esiti delle urne nelle due liste, creerà fatalmente un combinato disposto in grado di rimodellare la stessa compagine consiliare. Ogni scelta degli eletti per la giunta comporterà ingressi da un lato e dischi rossi dall’altra. Con il plausibile scenario di un esecutivo e una maggioranza ancor più zaiani di oggi. Un altro fronte avrebbe dovuto tenere banco, ieri, al K3 di Treviso: la composizione della terza lista zaiana. Le rinnovate nozze, do-

po quelle del 2015, fra il governatore e la Liga veneta repubblica dei grandi ex Fabrizio Comencini e Mariangelo Foggiato, ora più che mai con la chiave autonomista sancita dal recente referendum. «Lista veneta autonomia», questo il nome probabile della lista, avrà la bandiera custodita dalla Liga Veneta Repubblica e appunto l’evocazione del tema referendario Una “briscola” che Zaia cala sul tavolo elettorale convinto di strappare consensi all’area autonomista indipendentista dei duri e puri, e di far pesare l’appeal dei candidati di richiamo. Gli ottimisti dicono che si può puntare persino a 3 consiglieri. È il segno di quanto il governatore non lasci nulla di intentato, per erodere consensi. Confermati in ogni caso i candidati di punta delle terze liste: gli uscenti Massimiliano Barison a Padova, Giovanna Negro a Verona e Pietro Della Libera a Treviso (entrato nel 2015 con la Moretti), poi il veterano Franco Roccon a Belluno, uomo dalle mille battaglie sul fronte venetista. Non è andata in porto, in vece, l’operazione che puntava ad assicurarsi un altro uscente eletto nelle liste delle Moretti, il veneziano Ferrari. Qualche problema per le quote rosa, ma tutto dovrebbe essere chiuso nel giro di 24 ore

Il sondaggio realizzato da Quaeris su un campione di mille persone Simonetta Rubinato ora è pronta a scendere in campo con una lista

La battaglia per l’autonomia vale il 13 per cento delle urne IL SONDAGGIO

a parola magica per rovesciare il risultato nelle urne si chiama “autonomia” e una lista svincolata dai partiti di destra e sinistra vale quasi il 13% del corpo elettorale. Come verrà diviso lo sapremo

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solo la sera del 21 settembre, a schede scrutinate. Ma Simonetta Rubinato, dopo aver lanciato il suo movimento, è pronta a scendere in campo per sfidare Luca Zaia nella corsa a presidente. L’ex sindaco di Roncade, che in Parlamento ha sostenuto le battaglie federaliste del Veneto, mette al centro della

campagna elettorale per le regionali il tema dell’autonomia modello Trentino Alto Adige. Che si tratti della vera priorità, lo certifica un sondaggio commissionato dal Comitato elettorale che la sostiene all’istituto Quaeris. L’indagine è stata effettuata tra il 15 e 17 luglio 2020 con il metodo Cati su un campio-

Aspiranti consiglieri in attesa di firmare la candidatura alla sede del partito lunedì a Treviso

E intanto, ci saranno diversi tasselli da modificare anche nelle liste definite (troppo presto?) lunedì pomeriggio. E questo al di là delle tre pesantissime caselle dei big finiti nella bufera. Non a caso governatore e vertici avevano fatto firmare ai candidati l’accettazione per entrambe le liste: anche ieri, telefonate frenetiche dei commissari provinciali, per garantire gli equilibri territoriali e di genere . Si parla di modifiche in corso d’opera sia a Vicenza (Tisato passa nella lista Zaia? E Feltrin potrebbe subentrare al posto di Faresin) che a Treviso (la candidata Piovesan ha rinunciato in extremis), ma anche a Verona, per la definzione degli ultimi due nomi della lista Zaia. — A.P. © RIPRODUZIONE RISERVATA

ne di mille persone rappresentative delle sette province venete. Dal sondaggio emerge come l’iniziativa di una lista autonomista di Simonetta Rubinato, fuori dagli schieramenti di destra e di sinistra, sia vista con favore dal 12,7% degli intervistati. Viviane Moro, presidente del Comitato in corsa per la raccolta delle 4 mila firme necessarie alla candidatura alle regionali del 20 e 21 settembre, sostiene che «l’ampia fiducia riscossa da Simonetta Rubinato tra quanti la conoscono pari al 73,7%, conforta sulla bontà del nostro progetto per dare ai veneti lo strumento per ottenere l’autogoverno che attendono da troppo tempo».

le altre province

Le prime indicazioni per Verona e Vicenza Il lavorio per mettere a punto le liste per le elezioni regionali a sostegno di Luca Zaia non risparmia le altre province venete. La lista Liga Veneta Salvini Premier a Vicenza dovrebbe comprendere i nomi di Manuela Lanzarin, Nicola Ignazio Finco, Andrea Cecchellero, Milena Cecchetto, Leonardo Toto, Maurizio Colman, Anna Cervo e Valerio Lago. Sempre nel capoluogo berico dovrebbero invece correre per il consiglio regionale nella lista Zaia Presidente i candidati a consigliere Roberto Ciambetti, Silvia Maino, Francesca Miotto, Fabio Biasin, Dania Bertinazzi, Gianluigi Feltrin, Marco Zecchinato, Stefano Giacomin e Ilenia Tisato. Mentre dal Rodigino non giungono al momento indicazio-

SIMONETTA RUBINATO GIÀ SINDACO DI RONCADE E DEPUTATA PRONTA A CANDIDARSI ALLA REGIONE

Con l’indice di fiducia al 73 per cento l’ex sindaco di Roncade lancia la sfida per un seggio al Ferro Fini

ni precise sulla composizione delle liste, qualcosa di più concreto arriva invece da Verona, dove comunque gli elenchi vengono messi a punto e rivisti di ora in ora e sono anche qui necessariamente provvisori. La lista accreditata del maggior numero di consensi, quella Zaia Presidente, dovrebbe contenere almeno i nomi di Stefano Valdegamberi, Filippo Rando, Alessandra Sponda, Edi Maria Neri e Mirko Bertoldo. La lista con il simbolo ufficiale della Lega, la Liga Veneta Salvini Premier, dovrebbe invece allineare i nominativi di Elisa De Berti, Alessandro Montagnoli, Anna Grassi, Enrico Corsi, Filippo Rigo, Raika Marcazzan, Marco Andreoli, Alberto Todeschini e Gianfranco Gugole. I candidati hanno espresso la disponibilità a candidarsi in ciascuna delle liste a sostegno del governatore uscente, sono quindi possibili e probabili travasi fra i due elenchi.

I risultati dell’analisi demoscopica vengono resi pubblici oggi anche come risposta all’asse bipartisan nato in Parlamento per difendere gli interessi del Sud. «L’istanza autonomista dei veneti, come ha dimostrato la massiccia affluenza al referendum del 22 ottobre 2017 pari a oltre 2,3 milioni di cittadini, non può essere affidata solo a una parte politica che comunque dipende dagli interessi elettorali al Sud della sua segreteria nazionale. È una partita trasversale che si può vincere meglio con un movimento territoriale fuori dagli schieramenti nazionali, come dimostra anche il felice modello dell'Alto Adige» conclude Moro. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Bottacin ricandidato nella Lista Zaia uno strappo all’imperativo di Salvini Pronta la rosa di nomi per le due liste del Carroccio. Tre esponenti della Lega anche nella lista Autonomista Veneta Irene Aliprandi / BELLUNO

Ogni regola ha le sue eccezioni, anche nella Lega del capitano Salvini. L’ordine tassativo era quello di candidare big e assessori regionali uscenti nella lista del partito, che i sondaggi danno in sofferenza e che deve assolutamente recuperare. L’eccezione, stavolta, sarà concessa a Belluno, dove l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin sarà candidato nella Lista Zaia come cinque anni fa. Questo è, almeno per ora, l’orientamento prevalente, anche perché l’assessore alpagoto è troppo prezioso per Zaia per rischiare di restare fuori nel complicato meccanismo dell’attribuzione dei seggi. In provincia di Belluno, infatti, i cosiddetti resti sono fondamentali e solo il candidato con il maggior numero di preferenze della lista più votata può sperare di avere delle certezze. E la Lista Zaia è quella che dà maggiori garanzie. La situazione delle liste del governatore uscente, però, presenta ancora diversi fattori di incertezza, soprattutto nelle altre province venete dopo lo scandalo bonus di 600 euro, che potrebbe rivoluzionare i nomi che si stavano ormai assestando. Il primo dubbio, quello relativo al numero delle liste direttamente collegate al candidato presidente Zaia, sembra essere stato sciolto. Ci sarà una terza lista autonomista, che dovrebbe chiamarsi “Lista Autonomista Veneta” e che sarà il frutto di una collaborazione tra la Lega e la Liga Veneta Repubblica da cui prenderà il simbolo. In provincia di Belluno i candidati sono tre leghisti: Alberto Vettoretto, Samuele Pianon e Elisa Bergamin, e due autonomisti: Franco Roccon e Manuela Zorzi. Più complessa la situazio-

A sinistra i candidati leghisti Gianpaolo Bottacin e Franco Gidoni. A destra la coordinatrice bellunese di Fratelli d’Italia, Monica Mazzoccoli

ne delle altre due liste. In questo momento tutti i potenziali candidati hanno firmato l’accettazione della candidatura sia nella lista Lega che nella Lista Zaia e nemmeno i diretti interessati sanno dove verranno inseriti. L’unica certezza, sempre considerando che le cose possono cambiare fino alla notte tra il 19 e il 20 agosto, è che Gianpaolo Bottacin, assessore uscente all’ambiente, alla protezione civile e alla specificità bellunese, non sarà candidato nella lista Lega. Come avvenne cinque anni fa, infatti, Bottacin sarà candidato nella Lista Zaia. Non è chiaro come Bottacin sia riuscito ad ottenere la deroga all’imperativo di Salvini, ma sicuramente è stata tenuta in considerazione la particolare situazione della provincia di Belluno

in termini di legge elettorale. Gli altri nomi selezionati per le due liste sono quelli di: Franco Gidoni (consigliere regionale uscente e commissario Lega, quasi certamente candidato in lista Lega), il capogruppo Lega in consiglio comunale a Belluno Luciano Da Pian, l’ex presidente Ater Giovanni Puppato di Limana, il sindaco di Tambre Oscar Facchin, il sindaco di Selva di Cadore Silvia Cestaro, la presidente del Consorzio di tutela del fagiolo di Lamon Tiziana Penco, Cristina Luciani di San Gregorio nelle Alpi, Claudia Mazzucco e il segretario della Lega di Belluno Paolo Luciani. Tra questi dieci nomi c’è ancora qualche dubbio che verrà sciolto nelle prossime ore, insieme alla decisione sulla lista di appartenenza. —

fratelli d’italia

Pronta la squadra con quasi tutti i big BELLUNO

Salvo aggiustamenti dell’ultima ora, è pronta la lista bellunese di Fratelli d’Italia per le elezioni regionali del 20 e 21 settembre. Il partito di Giorgia Meloni punta in alto e ha deciso di schierare alcuni dei nomi più forti disponibili in provincia. Come annunciato già da diverso tempo, uno di loro sarà Pier Luigi Svaluto Ferro, sindaco di Perarolo e ex

dario scopel (forza italia)

«Le nuove norme sul trasporto scolastico rischiano di affossare le aziende» Il coordinatore provinciale del partito contro il contenuto dell’ultimo Dpcm del Governo «Bus a pieno carico solo per le corse sotto i 15 minuti» BELLUNO

Il coordinatore provinciale di Forza Italia, Dario Scopel, candidato del suo partito alle elezioni regionali, interviene sulla questione del trasporto scolastico. «Scuola-

bus a pieno carico, ovvero senza necessità di distanziamento per i passeggeri, soltanto per le corse della durata inferiore ai 15 minuti. È questo quanto prevede uno degli allegati all’ultimo DPCM varato dal governo Conte. Siamo al delirio. Qualcuno tra i “saggi” estensori di questa norma si è posto il problema di che cosa significhi, in concreto, una limitazione del genere, soprat-

tutto nei territori non urbani, dove – a fronte di un basso numero di utenti - è necessario coprire percorrenze lunghe con pochi mezzi e scarse risorse? Se la volontà è quella di mettere definitivamente in ginocchio il sistema del trasporto locale, e con esso quello scolastico - incalza Scopel - meglio fanno a dirlo direttamente». Ad accendere la discussione è soprattutto il dettaglio

relativo alla durata delle corse per le quali non è prevista nessuna limitazione di capienza, ovvero quelle al di sotto dei 15 minuti. «Spero si tratti di uno scherzo mal riuscito», continua il coordinatore azzurro. «Significa forse che il virus se ne sta a riposo per un quarto d’ora e poi entra improvvisamente in azione aggredendo chiunque si trovi nei paraggi? Ci rendiamo conto che

consigliere delegato in Provincia; Serenella Bogana che è tutt’ora consigliere delegato in Provincia a istruzione, edilizia scolastica, formazione, oltre ad essere sindaco di Alano di Piave; la coordinatrice del circolo cittadino di FdI Monica Mazzoccoli; l’avvocato di Cortina d’Ampezzo Pierangelo Conte e il responsabile provinciale della consulta Forze armate e Sicurezza di FdI il pontalpino Alessandro Farina.

norme di questo genere decretano di fatto la morte del trasporto scolastico e delle aziende del settore, tanto pubbliche quanto private, in un momento in cui stanno cercando con grande fatica di rimettersi in moto (è proprio il caso di dirlo), dopo gli investimenti fatti per poter rispettare tutte le normative e le precauzioni del caso? Se in città è forse possibile dare seguito alle bizze del legislatore, grazie ad una dotazione di mezzi e risorse umane che consentono economie di scala di un certo tipo, nelle aree periferiche, come la montagna bellunese, regole di questo genere significano decretare la morte dei servizi. Senza “se” e senza “ma”», conclude Scopel. —

Fratelli d’Italia è in coalizione con la Lega e appoggia il candidato presidente Luca Zaia. Rimane fuori dalla lista delle regionali, come aveva lui stesso sempre assicurato, il coordinatore regionale Luca De Carlo, che proprio nei giorni scorsi ha terminato la sua esperienza da deputato dopo un riconteggio che lo ha escluso dagli eletti alle politiche del 2018. In queste ore De Carlo sta valutando l’ipotesi di candidarsi per le elezioni suppletive del Senato in provincia di Verona, ma la decisione, per quanto caldeggiata da molti esponenti di Fratelli d’Italia, non si può ancora considerare definitiva. — I.A.

partito democratico

«Forza Italia promette l’autonomia, ma nulla ha fatto in cinque anni» «Dopo 25 anni di chiacchiere inconcludenti ora che siamo in campagna elettorale Forza Italia torna a promettere l’autonomia della Provincia di Belluno. Non abbiamo bisogno delle solite promesse. I rappresentanti dei partiti della maggioranza di centrodestra in Regione sono completamente delegittimati poiché nulla hanno fatto per attuare lo Statuto del Veneto da loro stessi approvato, la legge regionale 25 del 2014, da loro stessi approvata e l’autonomia bellunese». Lo afferma la segretaria provinciale del PD, Monica Lotto.


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Verso le elezioni affievoliscono». Su queste basi, il presidente della Camera Roberto Fico scriverà oggi la seconda lettera, indirizzata all’Inps, chiedendo formalmente di avviare un’istruttoria per rendere noti i nomi dei parlamentari che hanno fatto richiesta, nei mesi di marzo e aprile, dei bonus da 600 e da 1000 euro destinati alle partite Iva. La terza e ultima lettera, attesa entro domani, sarà breve: cinque nomi e cinque cognomi, con il bollino dell’Istituto di previdenza. «È giusto che gli italiani sappiano chi ha tradito la loro fiducia», inizia già a spingere Luigi Di Maio, «perché di mezzo c’è l’interesse pubblico. È una questione di giustizia e trasparenza». Sarà dunque inutile l’audizione del presidente dell’Inps Pasquale Tridico, disponibile a riferire in Parlamento pur di chiudere in fretta il caso, vista anche la pressione che si sta alzando su di lui da parte di Lega, Forza

Italia e Italia viva. «Dovrebbe dimettersi», tuona infatti Osvaldo Napoli, del direttivo di Forza Italia alla Camera, «perché il suo istituto non ha comunicato una lista di categorie professionali, con la percentuale di quanti hanno chiesto il bonus, ma solo ed esclusivamente i politici, senza neppure distinguere tra parlamentari e consiglieri comunali». Il filo resta aggrovigliato, infatti, per gli altri duemila politici – tra assessori, sindaci, consiglieri regionali e comunali – finiti nel mirino del Dipartimento antifrode dell’Inps per aver incassato il bonus. Qualcuno sta confessando, a macchia di leopardo, ma le lettere per ottenere i nomi dovranno essere avanzate da ciascun organo di appartenenza. A nulla serviranno poi le liberatorie fatte firmare ieri dal reggente M5S Vito Crimi a ogni deputato grillino per chiedere l’accesso ai dati dell’Inps e verificare che non siano stati chiesti bonus. La trovata ha pe-

rò sollevato nuovi malumori all’interno del gruppo. «Ognuno risponde per sé, basta trattarci a pesci in faccia», sbotta Federica Dieni, deputata e membro del Copasir, «è una caccia alle streghe». Un altro deputato siciliano, nelle chat, scrive sbigottito: «Così non c’è più qualcuno a dimostrare la nostra colpevolezza, ma siamo noi a doverci dimostrare innocenti». Difende invece la scelta Paola Carinelli, deputata e compagna di Crimi, ricordando ai nuovi garantisti dei tempi in cui con l’antipolitica vennero eletti, ma è uno sforzo inutile, perché è Crimi l’uomo nel mirino, non lei. E d’altronde, in un partito squassato dai venti di protesta e dalle correnti, con un deputato finito tra i cinque furbetti del bonus, ma ancora senza nome, tutti si aspettano una presa di posizione forte del capo politico. Invece, il silenzio. Crimi – ringhiano – è andato in ferie. –

Oltre ai tre veneti, due individuati in Piemonte e uno in Liguria. Si prospetta un processo interno Il partito, tra delusione e rabbia, sceglie la linea dura: nessuno di loro sarà più candidato

tro indiziato ex grillino, l’attore Nicola Acunzo: «Assolutamente no. Mi spiace che si possa solo pensare che sia io». Deputati a parte, per la Lega c’è però la grana dei consiglieri regionali beccati con le mani nel bonus. Anche perché un conto è il consigliere comunale che prende quattro soldi, un altro quello regionale che porta a casa sui 9 mila euro netti. Il bollettino ne segnala due in Piemonte, uno in Liguria e tre in Veneto, mentre in Emilia «al momento non abbiamo alcun riscontro», idem in Lombardia. Tutti hanno ricevuto l’ordine di scuderia di non parlare, anche se l’irritazione è fortissima contro il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, accusato di fare rivelazioni a orologeria e di essere «il braccio armato del governo». Il più dolente dei punti resta il Veneto, dove lo scandalo rischia di compromettere la marcia trionfale di Luca Zaia verso la rielezione con percentuali da Corea del Nord. Qui i «colpevoli» (virgolette d’obbligo perché chi ha preso i 600 euro non ha violato alcuna legge, a parte quelle morali o del buon gusto)sono tre, Riccardo Barbisan, Alessandro Montagnoli e Gianluca Forcolin, che è anche il vicepresidente della Regione, insomma il numero 2 di

Zaia. «Per fortuna non abbiamo ancora presentato le liste», sospira Fontana, che è anche segretario della Lega veneta. E annuncia: «Chi ha ricevuto il bonus non ci sarà», in attesa di un processo interno. «Irritati lo siamo tutti», ammette Fontana. Anche Zaia ma, raccontano, con l’aggiunta di molto dispiacere personale: si tratta di tre uomini che hanno lavorato con lui per anni, del suo vice, di personaggi che conosce bene. «E la loro carriera politica dice un leghista veneto - in pratica finisce qui». La linea dura è però inevitabile. Troppo forte l’indignazione generale, mentre lo sfidante del Pd, Arturo Lorenzoni, parla già di «cerchio magico» di Zaia. Per la Lega è l’ennesima tegola. Non bastavano il calo nei sondaggi, l’ascesa di Meloni, i guai di Fontana (l’altro, Attilio). Si incespica ancora in una questione di fondi pubblici, che rievoca sgradevolmente la storiaccia dei 49 milioni. E allora viva la faccia del consigliere regionale ligure Alessandro Puggioni, che ammette di aver preso i soldi e si autoesclude dalle liste prima di esserne buttato fuori: «Macché colpa del governo o del mio commercialista. Ho fatto una cavolata e voglio chiedere scusa». —

la polemica

Parlamentari col bonus Il Garante della Privacy «Nomi pubblicabili» Fico scrive all’Inps: avviare un’istruttoria per rendere nota l’identità di chi ha chiesto le indennità. Malumori fra i 5 Stelle Federico Capurso /ROMA

Tre lettere metteranno fine allo scandalo dei deputati che hanno chiesto il bonus Covid, squarciando il velo che copre le loro identità. La prima, firmata dal Garante per la protezione dei dati

personali Pasquale Stanzione, è già partita ed è la più importante, perché rimuove l’ostacolo della privacy dietro al quale si erano protetti i cinque furbetti. «Sulla base della normativa vigente – scrive il Garante –, la privacy non è d’ostacolo alla pubblicità dei dati re-

lativi ai beneficiari del contributo». Principio che vale soprattutto in questo caso, sottolinea Stanzione, dove non c’è «una condizione di disagio economico-sociale» da tutelare e per di più, «a causa della funzione pubblica svolta, le aspettative di riservatezza si

Cresce l’imbarazzo nella Lega Coinvolti 6 consiglieri regionali IL RETROSCENA Alberto Mattioli/MILANO

uanti leghisti. Nella carica dei 600 euro, fra i furbetti finora smascherati o confessi, la percentuale di leghisti è da maggioranza quasi assoluta. Così la linea dura annunciata da Matteo Salvini e ribadita dal vicesegretario Lorenzo Fontana e dal capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, viene da sé: in attesa di altre sanzioni, i responsabili sono «sospesi» e non saranno ricandidati. Sono tanti, però. «Sarà perché fra i nostri ci sono più imprenditori e liberi professionisti che negli altri partiti», sorride un papavero anche abbastanza alto.

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È un riso amaro. Il partito è in imbarazzo. Dei tre onorevoli furbetti, due sono del Carroccio. I nomi circolano da giorni e i sospetti sono diventati prima indizi e poi quasi prove quando i due sono spariti dai radar. Sono Andrea Dara, deputato di Mantova, ed Elena Murelli di Piacenza, nota soprattutto per aver accusato in Aula il Governo di «importare il Covid per mantenere le poltrone». Ci sarebbe anche un deputato che il bonus l’ha chiesto senza ottenerlo. Girava il nome dell’ex sindaco di Padova, Massimo Bitonci, che smentisce con ironia: «No, non l’ho chiesto. E nemmeno il mio commercialista, perché di mestiere faccio proprio questo, quindi il mio commercialista sono io». Se è per questo, nega categoricamente anche un al-

Il leader della Lega, Matteo Salvini circondato dai sostenitori

in molti tra i politici locali rivendicano la correttezza del loro operato

Le ragioni di chi non si pente «È un risarcimento danni» MILANO

E poi ci sono quelli che i soldi dell’Inps li hanno presi, e lo rivendicano sui social. Scuse, pentimenti, dimissioni? Macché. «Pentito, io? Per nulla. Con il mio post su Facebook non mi sono affatto autodenunciato: ci ho proprio messo la faccia». Parola di Franco Mattiussi, consigliere di Forza Italia in Friuli, due alberghi, una locanda e un bar

dalle parti di Aquileia, due milioni di fatturato, «che vuole, siamo una piccola azienda. Però ho 28 collaboratori e sette familiari che lavorano con me, devo pensare a loro. Il governo mi ha fatto chiudere, quindi questo non è un bonus per sopravvivere, ma un risarcimento danni». Però il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, forzista pure lui, dice che chiedere i 600 euro era

«sconveniente e inopportuno». Mattiussi (stipendio da 7.500 euro netti al mese) è scatenato: «Non accetto lezioni di morale da nessuno. Chi punta l’indice di solito ha qualcosa da nascondere». Certo in Friuli sono tosti. Tiziano Centis, artigiano, eletto in Regione fra i Cittadini, proclama che non solo i 600 euro li ha ricevuti ma anche che chiederli era «opportuno e doveroso», amen.

Ora tocca a Ubaldo Bocci, coordinatore del centrodestra in Consiglio comunale a Firenze, ex sfidante di Dario Nardella ed ex consigliere d’amministrazione di Azimut, ultimo reddito dichiarato 277 mila euro: «Certo che i 600 euro li ho presi, anzi ne ho presi 1.200 in due mesi. Ma solo per manifestare tutto il mio disgusto per una legge fatta male». Prego? «Sì. Infatti l’ho detto già in aprile alla riunione dei capigruppo. Naturalmente poi i soldi dell’Inps li ho dati in beneficenza, ho le ricevute dei bonifici. Ma volevo denunciare tutta l’assurdità di questa legge». Ionesco sull’Arno. Poi ci sono i tempisti. Prendete il consigliere regionale cuneese Matteo Gagliasso,

Diego Sarno, consigliere Pd

classe ‘93, grande promessa della Lega in Piemonte. La richiesta gli è stata fatta dal commercialista a sua insaputa, un classico del furbettigate. Gagliasso racconta di averlo scoperto solo dall’estratto conto della banca e di aver deciso di restituire i sol-

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di all’Inps venerdì, insomma due giorni prima che scoppiasse lo scandalo: appunto, tempismo eccezionale. Poi c’è Diego Sarno, sempre consigliere regionale, sempre in Piemonte, ma del Pd, oggi autosospeso. La colpa è della sua compagna e del suo commercialista, che sono poi la stessa persona. Per provare la procedura, costei ha usato diverse partite Iva, compresa quella del compagno, convinta che la richiesta non sarebbe stata accettata. Invece l’Inps munifico il bonus l’ha mandato e a Sarno non è rimasto che darlo in beneficenza. Seguono commenti sui social, per lo più irriferibili. – ALB. MAT. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano Quanto guadagna un parlamentare

Mercoledì 12 Agosto 2020 www.gazzettino.it

E adesso i peones hanno paura «Così neanche il contributo auto» Dalla Lega ai 5Stelle tutti promettono `I parlamentari: anche notai e avvocati linea dura. Ma per ora nessun espulso hanno chiesto i soldi, basta Robespierre

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DEPUTATO Rimborso spese telefoniche (Camera)

1.107 3.690

Rimborso spese per l’esercizio del mandato

3.503

Diaria

Indennità

10.435

SENATORE 1.650 2.090 3.500

Rimborso forfetario perle spese generali (Senato) Rimborso spese per l’esercizio del mandato Diaria

10.385

Indennità

IL RETROSCENA ROMA Salvini d’accordo con Zaia: dopo una indagine interna fa sapere che chi si è macchiato della colpa di aver chiesto il bonus dedicato alle partite Iva non sarà più ricandidato. Di Maio d’accordo con il garante della Privacy: «Ora non ci sono più scuse, bisogna conoscere i nomi». Anche i dem rilanciano la tesi della «vergogna» mentre Iv continua a prendersela con il presidente dell’Inps Tridico. Tutti dunque per la linea dura, nessuna forza politica è disposta a perdonare. Ma in questo clima ora i deputati e i senatori, al di là degli schieramenti di appartenenza, hanno paura. Certo, si tratta di «una questione etica», di un gesto irrispettoso di chi non ha considerato che quei fondi dovevano servire a chi veramente ne aveva bisogno, tuttavia la caccia alle streghe, partita da giorni, preoccupa ‘big’ e ‘peones’ di ogni partito. C’è malessere perfino nel Movimento 5Stelle per l’ordine partito di rinuncia alla privacy con tanto di autocertificazione. «E se adesso chiedo l’ecobonus cosa succede?», allarga le braccia un pentastellato. «Dal 2015 sto usufruendo del bonus ristrutturazione. Se si viene a sapere sono nel torto?», si chiede un renziano. «Avevo pensato di chiedere il bonus per cambiare l’auto, ma mi sa che ne farò a meno», si lamenta un altro esponente della maggioranza. Accade che da un lato tutti chiedono che i responsabili del ‘misfatto’ facciano un passo avanti, che si cambi la legge, che i deputati restituiscano il ‘tesoretto’. Dall’altro, però, c’è il terrore di venire risucchiati nella gogna mediatica. Di vedere le proprie facce alla mercè dei social.

GLI ELENCHI Fonte: Truenumbers

L’Ego-Hub

Nella Lega fin dal primo giorno sono circolati i nomi del mantovano Dara e della piacentina

Le prime foto Mano nella mano

sto passo non si salva più nessuno», dice un leghista. Le chat parlamentari ribollono. Chi cerca di ridimensionare la vicenda viene tacciato di incoerenza. Succede perfino nel Movimento 5Stelle: «Ma ora chi ha chiesto il bonus per i monopattini è un delinquente?», azzarda un senatore. «Chi ha la responsabilità di questo Paese dovrebbe darsi una calmata», dice un deputato dem.

LA FERITA E LE CURE Anche qualora si arrivasse ad audire Tridico in Commissione il convincimento è che non si possa fare nulla per ‘sanare’ la ferita. Il governo sta ragionando sul da farsi, il Pd ha già promesso che presenterà un emendamento al dl Agosto che sarà incardinato a palazzo Madama. «Ma qui – è il ‘refrain’ di chi non vorrebbe che si alzassero

Andrea Dara, deputato mantovano della Lega

La ex Francesca in vacanza con la Turci? E Silvio posa con la nuova fidanzata Tanto per dimostrare che pure lui si è rifatto una vita, ecco che dopo le foto di Francesca Pascale a scambiarsi affettuosità in vacanza con Paola Turci, Silvio Berlusconi si lascia “sorprendere” dal settimanale di famiglia Chi mano nella mano con la nuova fidanzata, la deputata Marta Fascina Murelli. Salvini li ha chiamati e ha sentito al telefono anche alcuni consiglieri regionali che hanno chiesto il bonus. Ma mentre il segretario del partito di via Bellerio non vuole sentire scuse, molti ‘lumbard’ sotto traccia coprono i propri colleghi, «si è trattato solo di una leggerezza», la tesi ricorrente. Anche negli altri partiti sono

in tanti che, pur rimarcando la gravità del caso, chiedono di abbassare i toni. Il consigliere piemontese Sarno ha fatto outing spiegando che si è trattato di un errore e quei soldi li ha ridati subito in beneficenza. Rimproverano chi ha alzato la voce di evitare di alimentare l’antipolitica. «Tutti hanno qualche scheletro nell’armadio, di que-

Elena Murelli, deputata della Lega di Piacenza

Diego Sarno, consigliere regionale pd in Piemonte

ulteriori polveroni – rischiamo contraccolpi seri». Eppure questa campagna elettorale per le Regionali sembra giocarsi proprio sui ‘furbetti’. «Noi non abbiamo nulla da nascondere – dicono i vertici M5S – al contrario della Lega…». E subito arriva il rilancio di Salvini con la promessa di cacciare gli «irresponsabili». Un vero e proprio psicodramma, con sospetti incrociati e minacce di querele. Anche all’interno degli stessi partiti – a sentire più di un onorevole – ci si guarda in cagnesco.

RINUNCIA ALLA PRIVACY La stessa campagna dei vertici M5s che ha invitato chi ha firmato la rinuncia alla privacy a mettere una propria foto sui social con tanto di commento non è stata molto gradita. «Forse è stato un nostro ex senatore...», ipotizza un pentastellato. Mentre il segretario ‘lumbard’ ha invitato tutti i suoi parlamentari a non rispondere al telefono ai giornalisti. Eppure – ammette un esponente di governo M5S – quando è stata pensata la norma era stato lanciato l’avvertimento. «Va bene la tempestività ma bisognava comunque porre un tetto», osserva un sottosegretario. E c’è chi mette nel mirino altre categorie: «Ci sono avvocati e commercialisti che hanno fatto la stessa cosa. Perché colpire solo quei pochi parlamentari che hanno sbagliato?», si chiede un presidente di commissione. «In giro ci sono troppi Robespierre», è il grido d’allarme lanciato da qualche consigliere regionale che pur ci ha messo la faccia. La preoccupazione è che non rotolerà, mediaticamente parlando, solo qualche testa. «Non è una difesa della casta ma fare il parlamentare diventerà un insulto», sottolinea un forzista. Ecco l’altra faccia della medaglia, di chi si appella al garantismo per chi – al di là dell’inopportunità dell’operazione – non ha commesso alcun reato. «E’ una manovra – il sospetto nel centrodestra – costruita ad arte da M5S per perorare la causa del taglio dei parlamentari”. Pd e Iv, pur avendo detto sì al taglio, non organizzeranno alcuna iniziativa sul territorio. «Ma ora è evidente – si lamenta un dirigente dem – che i pentastellati si intesteranno da soli la vittoria». Emilio Pucci © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’intervista Andrea Marcucci o scandalo dei bonus percepiti da parlamentari e consiglieri regionali ha scatenato indignazione ma anche un «clima da gogna», come lo definisce Andrea Marcucci, capogruppo dei senatori del Pd a palazzo Madama.

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Presidente Marcucci, il garante privacy ha detto che i nomi di chi ha indebitamente preso i seicento euro possono essere fatti. Che deve fare ora Inps? «L’Inps faccia quello che deve fare, a me comunque non piace il clima da gogna pubblica che si è creato contro il Parlamento. Oltre ai deputati ed ai consiglieri regionali, ci sono certamente altre categorie che hanno beneficiato del bonus, non avendone bisogno. Le dico la verità, vorrei che i tre deputati ed altri eventuali professionisti, volontariamente restituissero i seicento euro. Aver preso quel bonus è un’offesa nei confronti di tutti gli italiani che ne avevano realmente bisogno. praticare queste scorrettezze in una stagione di grande difficoltà del Paese, è stato davvero un comportamento grave, direi inaccettabile».

«Dai “furbetti” un torto a tutto il Paese ma dall’Inps anomalie che vanno chiarite» Si aspetta sospensioni o ritiene che non basti e che i partiti debbano espellere i parlamentari e i consiglieri regionali? «Ogni partito ha le sue regole interne, le ripeto comportamenti di questo tipo non possono essere tollerati. È altrettanto vero che questo fatto non può oscurare il buon lavoro che il Parlamento ha fatto in questi mesi. Va ricordato, che Camera e Senato di fatto non si sono mai fermati». Tanti bonus e altrettanto caos, non pensa che il governo abbia responsabilità a non aver posto un tetto di reddito? «Va ricordato il periodo in cui il governo decise questi bonus. L’opinione pubblica giustamente chiedeva concretezza e velocità. Altre operazioni di questo tipo, avevano creato problemi e lentezze giustamente criticate. Detto

Andrea Marcucci, presidente dei senatori del Pd

questo, qualche leggerezza di troppo è stata sicuramente commessa, alcuni miei colleghi senatori in questi giorni hanno ricordato qualche superficialità che poteva essere risparmiata. Ma oggi, a distanza di mesi, indubbiamente è più facile criticare».

IL PRESIDENTE DEI SENATORI DEM: NO ALLA GOGNA ESPULSIONI? OGNI PARTITO HA LE SUE REGOLE È DA UN PO’ CHE NELL’ISTITUTO PREVIDENZIALE SI REGISTRANO INCONGRUENZE RILEVANTI

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Sarà possibile recuperare le somme attraverso un emendamento? «Non ho ancora studiato da vicino il dossier. Detta così, mi sembra difficile trovare una norma retroattiva. Le ripeto: sarà illusorio, ma io conto ancora sulla volontarietà. Alcuni consiglieri regionali, uno della Lega in Toscana, hanno già ammesso». Il presidente della regione Veneto Luca Zaia ha già deciso che che non ricandiderà i consiglieri-furbetti alle prossime elezioni regionali. Lo ritiene giusto? «Zaia ha la piena facoltà di prendere queste decisioni sulle liste di centrodestra in Veneto. Penso che faccia bene. Un deputato, un consigliere regionale ma anche un professionista, che abbia usufruito del bonus, ha fatto un torto a tutto il Paese, sottraendo risor-

se a chi ne aveva bisogno». Alcuni sostengono che il presidente dell’Inps Pasquale Tridico abbia fatto uso politico della faccenda in vista del referendum sul taglio dei parlamentari? «Non mi è molto chiaro il modo in cui l’Inps ha gestito questa operazione, partendo dall’anticipazione uscita su qualche quotidiano. È da un po’ di tempo che nell’istituto previdenziale si registrano anomalie di una qualche rilevanza. Mi auguro che Tridico trovi il tempo di spiegare al Parlamento come ha gestito questa vicenda. Non crede che tutto ciò getti discredito sulle istituzioni? «È l’aspetto che più mi ferisce, delegare al comportamento disonesto di 3 deputati, l’onorabilità di tutto il Parlamento, dove la stragrande maggioranza di deputati e senatori hanno realmente a cuore l’interesse del Paese. Sono di convinzioni antiche: per me il Parlamento ha un ruolo sacrale. Un ruolo, che tre deputati furbetti non possono oscurare». Marco Conti © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Mercoledì 12 Agosto 2020 www.gazzettino.it

«Non ho tenuto un euro» L’ammissione non basta: escluso dalle candidature Zaia e Fontana gli hanno chiesto una memoria difensiva esclusione scontata ma potrebbe evitare la sospensione

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LO SCENARIO

A PALAZZO DEI 300 Il sindaco Mario Conte insieme a Riccardo Barbisan capogruppo leghista prima di una seduta del consiglio comunale: «Con il bonus Inps ha fatto un errore gravissimo ma non è un ladro».

cose certe sono due: ha preso quel bonus e ha spiegato in che modo ma nemmeno un centesimo è rimasto nelle sue tasche perché ha devoluto sempre tutto. Quindi, dal punto di vista personale non si discute. Se poi ne facciamo una questione di principio e di principi politici, il discorso cambia e le decisione devono essere prese da altri. Però noto una cosa: solo la Lega sta gestendo pubblicamente queste vicende, non vorrei poi scoprire a elezioni finite che anche altri consiglieri di altri partiti hanno intascato lo stesso bonus senza però dire niente. Almeno, da noi, c’è chiarezza: sempre». Paolo Calia © RIPRODUZIONE RISERVATA

MALUMORI NEL GRUPPO DI MAGGIORANZA A RISCHIO ANCHE IL RUOLO DI CAPOGRUPPO

Il sondaggio

Rubinato, il 13% la vede con favore La lista autonomista di Simonetta Rubinato è vista con favore dal 13% dei veneti. Lo dice un sondaggio commissionato dal Comitato elettorale che la sostiene all’Istituto Quaeris nelle scorse settimane che ha preso in esame un campione di 1.000 cittadini veneti. «Un dato – commenta Viviane Moro, presidente del Comitato in corsa per la raccolta delle 4 mila firme necessarie alla candidatura alle regionali – che unito all’ampia fiducia riscossa da Simonetta tra quanti la conoscono, il 73,7% si fida di lei, ci conforta sulla bontà del nostro progetto per dare ai Veneti lo strumento per ottenere l’autogoverno che attendono da troppo tempo». Secondo il sondaggio La candidatura di Simonetta Rubinato, già sindaco di

Roncade, deputata e senatrice, mette al centro della campagna elettorale per le Regionali il tema delle Autonomie locali e l’esigenza di avere un movimento regionale trasversale per dare forza al negoziato con lo Stato. I risultati dell’analisi demoscopica vengono resi pubblici oggi anche come risposta all’asse bipartisan nato in Parlamento per difendere gli interessi del Sud. «L’istanza autonomista dei Veneti, come ha dimostrato la massiccia affluenza al referendum del 22 ottobre 2017, non può essere affidata solo a una parte politica che comunque dipende dagli interessi elettorali al Sud della sua segreteria nazionale. È una partita trasversale che si può vincere meglio con un movimento territoriale fuori dagli schieramenti nazionali».

TREVISO Non un processo, ma quasi. Lunedì, al K3, Riccardo Barbisan ha avuto un confronto schietto con il governatore Luca Zaia, il segretario nazionale Lorenzo Fontana e il commissario provinciale Gianangelo Bof. Davanti a loro ha spiegato com’è andata la vicenda del contributo riservato alle partite Iva in difficoltà per il Covid, ha messo sul tavolo gli ormai celebri bollettini dei bonifici - uno che attesta l’incasso dei 600 euro elargiti dall’Inps il 5 maggio scorso e uno che dimostra il versamento fatto al fondo gestito dal comune di Treviso il giorno dopo, il 6 maggio, per la stessa cifra - ha spiegato per filo e per segno come sono andate le cose, compreso la vicenda del secondo bonifico, sempre per 600 euro, poi donato alla Pro Loco di Canizzano. È stata una difesa accorata, dignitosa, ma la sua situazione resta complicata: l’esclusione dalla lista della Lega è quasi certa. I vertici leghisti vogliono dare un segnale forte. Zaia e Fontana hanno ribadito che proporranno al direttivo di non candidare i tre consiglieri uscenti che hanno incassato, volenti o meno, il bonus. Confermare Barbisan e gli altri per rappresentare il Carroccio in una campagna elettorale così complicata e dai tempi iper-compressi, è irreale. Discorso diverso invece per la sospensione dal partito, altra punizione annunciata da Fontana: qui il trevigiano potrebbe cavarsela perché, alla fine, ha convinto tutti della sua buona fede.

con quelli dei cittadini», è il commento letto più e più volte. Ma Barbisan, da questa vicenda, vuole uscirne a testa alta: «Non ho tenuto in tasca nemmeno un centesimo», ha ripetuto a tutti. I soldi del bonifico fatto dall’Inps sono rimasti sul suo conto meno di 24 ore, per poi essere devoluti in beneficenza: e su questo fatto ha basato tutta la sua difesa.

LA POSSIBILITÀ Fontana e Zaia hanno ascoltato senza esprimere giudizi. Il fatto che il consigliere regionale trevigiano non si sia nascosto, ma che ci abbia subito messo la faccia, senza timore alcuno, affrontando il giudizio popolare quando era all’apice dello sdegno, ha comunque giocato a suo favore. Così come aver portato le ricevute dei bonifici a controprova del-

ANCHE SALVINI CHIEDE LA MASSIMA SEVERITÀ. LA RABBIA DEI CITTADINI «FACCIA BENEFICENZA CON I SUOI SOLDI»

la sua buona fede. Gli hanno quindi chiesto una memoria scritta, con allegata la copia dei bonifici e tutto quello che può ritenere utile per chiarire la sua posizione. I due big leghisti si quindi presi qualche ora per decidere. Ovviamente un caso così spinoso e politicamente delicato, verrà discusso anche a Milano. Anche Matteo Salvini dirà la sua. Il destino politico di Barbisan, Forcolin e Montagnoli è appeso a un filo. Zaia e Fontana valuteranno tutto ma, ovviamente, i criteri di giudizio dovranno essere gli stessi a Treviso come a Venezia e Verona, le province d’appartenenza degli altri due. Improbabile quindi che uno venga salvato e gli altri due no. Ci saranno “sentenze”, per così dire, univoche. Barbisan si sta rassegnando all’idea di non essere più candidato. E nella Lega, a dieci giorni dalla consegna delle liste, si apre la discussione sul nome del suo possibile sostituto. Difficilmente sarà espressione della città capoluogo, si andrà a pescare nel lungo elenco degli esclusi. Ma questo, al momento, non è il problema principale da risolvere. P. Cal. © RIPRODUZIONE RISERVATA

LA REALTÀ Barbisan è perfettamente consapevole di essere finito in un tritacarne da cui difficilmente potrà uscirne politicamente integro. Il danno, per lui, è fatto. La sua immagine, al momento, compromessa. Da lunedì sera la sua foto, assieme agli altri due consiglieri regionali finiti alla gogna (il vicepresidente della giunta regionale Gianluca Forcolin e il consigliere Alessandro Montagnoli) impazza su tutti i social. La condanna è unanime. La spiegazione “è stato il commercialista e poi li ho dati in beneficenza”, ha sollevato più scetticismo e perplessità che altro. In qualche caso anche rabbia: «La beneficenza falla con i tuoi soldi, non

L’INCONTRO Il governatore Zaia l’altro giorno al suo arrivo al K3

La squadra per Lorenzoni: i nove trevigiani in corsa `Calesso, Vitale

e Gallo tra gli aspiranti consiglieri IN CAMPO TREVISO Luigi Calesso, Sossio Vitale, Paola Gallo: ecco i candidati trevigiani della lista Il Veneto che vogliamo di Arturo Lorenzoni. Ci saranno volti conosciuti della politica trevigiana ed esponenti della cultura nella lista di Lorenzoni presentata ieri in città. Deborah Marcon (componente del coordinamento provinciale e del coordinamento regionale) ha introdotto la presentazione dei candidati evidenziando come la lista sia una rappresentazione di quella

pluralità di mondi che caratterizza Il Veneto che vogliamo, una esperienza politica che ha messo insieme liste civiche e associazioni, consiglieri comunali e esponenti del mondo culturale, persone già impegnate in politica e altre che si affacciano per la prima volta a un impegno diretto e a una lista elettorale.

TRASPARENZA «La lista- ha chiarito inoltre- è stata formata con un processo aperto e trasparente in cui fin dall’inizio sono stati coinvolti tutti gli aderenti a Il Veneto che vogliamo che sono stati invitati a proporre delle candidature. E sono stati gli aderenti a Il Veneto che vogliamo, nella assemblea pubblica di venerdì scorso, ad approvare la composizione della lista». Scenderanno in campo dun-

que Mirella Balliana, 49 anni, insegnante e attualmente consigliere di minoranza a Vittorio Veneto. Luigi Calesso, figura storica della sinistra trevigiana, che rappresenterà l’anima ambientalista della lista, la sindacalista castellana Lucia Celi. Con loro Paola Gallo insegnante di musica e operatrice musicale, Giovanna Giusto, avvocato, Rosanna Rapisarda, operaia in un’azienda tessile, Michele Seno (49 anni) segretario provinciale di Articolo Uno. In lista Marco Tuono, assistente universitario e Sossio Vitale, avvocato trevigiano già consigliere durante il mandato Manildo a Treviso.

LA PLURALITA’ «La pluralità di esperienza sarà uno dei nostri punti di forzaha spiegato Arturo Lorenzoni- al

IN LIZZA I candidati trevigiani della lista di Lorenzoni per la prossime elezioni regionali presentati ieri in città

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di là delle critiche a chi ha guidato la Regione in questi 25 anni il nostro obiettivo è di andare oltre le attuali dinamiche di governo della Regione, anche perché le risorse europee che arriveranno anche in Veneto sono di una portata mai vista e per il loro migliore utilizzo sono necessari una visione, un proget, una strategia per il futuro del Veneto». Il programma de Il Veneto che vogliamo, hanno successivamente spiegato i candidati, è il frutto di un lavoro intenso che ha coinvolto centinaia di persone, che hanno sviluppato un confronto serrato su sanità e salute, ambiente e mobilità, diseguaglianze e sociale, lavoro ed economica sostenibile, scuola e formazione, cultura, legalità, decentramento e neo-municipalismo. (ef) © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Padova

Mercoledì 12 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Il tracciato della Gronda Sud

Interporto di Padova

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IL NODO PADOVA Per far funzionare l’Altà velocità sarà fondamentale la separazione del traffico delle merci da quello dei passeggeri che oggi viaggiano sugli stessi binari. Non è un’ipotesi ma una necessità che per Padova significa evitare che i carri merci che vanno e vengono dall’interporto passino per la stazione centrale, interferendo con l’altro traffico come accade oggi. Un problema che non permette ad esempio all’ interporto di svilupparsi ulteriormente perchè l’ultimo miglio è coperto da un solo binario che fra l’altro taglia a metà la città. Ebbene le parole dell’amministratore delegato di Rfi, Maurizio Gentile l’altro ieri in Comune definiscono un pensiero già chiaro. «Vogliamo ottenere non solo la separazione del traffico merci lungo la linea fra Verona e Padova ma anche la rimozione dei transiti dl traffico merci generato dall’interporto di Padova che attualmente passano per la stazione viaggiatori con tutta una serie di condizionamenti reciproci. Nel progetto sarà previsto un tracciato che dall’interporto si ricolleghi sulle direttrici verso Bologna, Treviso e Venezia in modo tale da separare completamente i flussi». Questo ragionamento ripropone un enigma che negli anni sembrava ormai sciolto: il tracciato della gronda sud. Perchè

L’Ego-Hub

Ferrovie: «I binari dell’interporto non passeranno più per la città» L’ad di Rfi Maurizio Gentile: «Le merci previste `L’assessore Micalizzi: «La linea in futuro dividerà su un percorso alternativo». Un’altra Gronda sud il nuovo ospedale dal centro, dev’essere cambiata»

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IL TRACCIATO PERÒ È STATO ABBANDONATO DALLA REGIONE DOPO ANNI DI PROTESTE DEI SINDACI DI ABANO E DI ALBIGNASEGO

è evidente che la cosa più logica sarà ripristinare quel baffo di 17 chilometri che dall’interporto attraversi Ponte S. Nicolò, Albignasego e Abano nella frazione di Giarre, per ricongiungersi alla linea Bologna-Padova. Un percorso molto osteggiato dalle amministrazioni comunali e dai comitati ambientalisti al punto che solo qualche settimana fa il consigliere regionale Massimiliano Barison, ex sindaco di Albignasego ha annunciato trionfalmente che il percorso era uscito dal piano regionale dei trasporti appena approvato. Ora la questione è che salvare la città dai binari dell’interporto che la segano a metà e isolano il nuovo ospedale e potenziare la struttura significa toccare un’altra parte del territorio.

MICALIZZI Dice l’assessore ai Lavori

pubblici e vicesindaco, Andrea Micalizzi. «Stiamo costruendo una città che si sta espandendo verso est, lo dimostra il nuovo policlinico, e la nascita della questura nell’ex via Anelli. Le Fs ci devono però aiutare a costruire opere di mitigazione della concentrazione degli insediamenti, risolvendo la linea dell’interporto. Soprattutto in un momento in cui con il nuovo ospedale sarà allestita una viabilità importante come l’Arco di Giano che risolve la viabilità interna e l’ingresso-uscita dalla città, la nuova statale 308 che dovrà avere un collegamento potenziato all’area e la nuova linea di tram Sir 2, fra Chiesanuova e la zona industriale che prevederà un “baffo” all’altezza della torre rossa, verso S. Lazzaro». A sud l’ospedale trova invece i binari verso l’interporto. «Saremo molto attenti ai tavoli tecnici su questo tema».

Su questa linea si è sempre schierata anche Legambiente che vede nella Gronda sud la chiusura dell’anello intorno all’area metropolitana mentre anche la Filt Cgil i sindacati dei trasporti a suo tempo avevano dato parere favorevole. Il nuovo Piano regionale dei trasporti, che prevede lo stralcio della ferrovia, è stato adottato dalla maggioranza del consiglio regionale. Si sono schierate contro le forze politiche di centrosinistra e del M5s. All’inizio, più di 15 anni fa, il collegamento era stato concepito solamente per il traffico delle merci. Poi si avanzò l’ipotesi di attivare dei treni passeggeri in una logica di sgravio del traffico di attraversamento. A questo proposito erano state individuate delle stazioni a Roncajette, Ponte San Nicolò e ad Albignasego. Mauro Giacon © RIPRODUZIONE RISERVATA

La storia Il primo protocollo data tredici anni fa La storia inizia 17 anni fa allorché Regione, Comune e Ferrovie sottoscrissero una convenzione attuativa nella quale si valutava positivamente la realizzazione della Gronda. Il 13 febbraio 2004 Regione e Ferrovie si accordarono per redigere lo studio di fattibilità e una progettazione preliminare. «Ricordo – aggiunge Enrico Bado uno dei portavoce dei Comitati – quando vidi per la prima volta alcuni addetti delle Ferrovie vicino alla mia abitazione. Prendevano le misure del nuovo raccordo ferroviario che sarebbe passato nella mia proprietà».

“Amo Padova”: «Un ufficio dedicato per i progetti» LA RICHIESTA PADOVA Plaude al sindaco Sergio

Giordani l’associazione “Amo Padova” per l’accordo siglato con le ferrovie e il Ministro delle Infrastrutture che vede la riqualificazione della Stazione e dell’area limitrofa. “Il sindaco Sergio Giordani mantiene fede al suo programma elettorale e pone in atto un nuovo importante tassello per la realizzazione del suo progetto di città. Il sindaco ha accolto a Palazzo Moroni il Ministro per le Infrastrutture Paola De Micheli, il Presidente della Regione Luca Zaia ed i vertici di Rete Ferroviaria Italiana per la firma di un importante protocollo che

prevede la risistemazione dell’intera area della stazione ferroviaria con la creazione di tutta una serie di collegamenti intermodali, con i trasporti pubblici su gomma, con i trasporti merci da e per interporto e altre opere - scrive in una nota il consiglio direttivo di “Amo Padova” - non da ultimo con un “boulevard” che sorpasserà in

LA CIVICA DEL SINDACO: «BISOGNA ISTITUIRE UNA STRUTTURA PERMANENTE CHE DIALOGHI CON LE FERROVIE

IL SUGGERIMENTO La lista civica propone di seguire l’iter burocratico e le soluzioni tecniche con attenzione

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quota l’area per permettere in sicurezza un collegamento ciclopedonale fra il quartiere Arcella, il più popoloso della città con i suoi 40.000 abitanti, ed il futuro Parco Tito Livio nel centro della città, in Piazza Boschetti. Operazione rilevantissima, che prevede investimenti per un paio di miliardi, quindi la più importante fra quelle concepite per la nuova Padova”. L’associazione sottolinea come il sindaco l’abbia gestita in prima persona, mantenendo quanto previsto nel programma elettorale con il quale, nel 2017, si è presentato ai cittadini e segnatamente battendosi per il “boulevard” ciclopedonale

che la stessa “Amo Padova ha da tempo ed anche di recente posto all’evidenza, per un collegamento più rapido, pratico e sicuro fra Arcella e centro in funzione anche dell’ecosostenibilità. Proponiamo a questo punto, data la complessità di tutta l’operazione, l’istituzione da parte del Comune di un ufficio stabile, che sia interdisciplinare, per tale piano ferroviario, una struttura che possa seguire continuativamente l’iter burocratico, progettuale e finanziario di tutte le opere da porre in cantiere, posto che per arrivare al risultato finale ci vorranno vari anni”. L.M. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Belluno

Mercoledì 12 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Bonus al sindaco: «Niente automatismi» ` La difesa: «Con un’indennità di poco più di mille euro La vice di Belluno è commercialista, ma non vuol giudicare la scelta del primo cittadino di Livinallongo: «Tutti casi diversi» al mese e l’albergo chiuso non ho potuto fare altrimenti» `

LIVINALLONGO Ha fatto bene o male a chiedere il bonus per la sua attività imprenditoriale il sindaco di Livinallongo? È un cittadino e un contribuente come tutti o da sindaco avrebbe dovuto avere qualche accorgimento in più? Lui ha detto pubblicamente di aver richiesto e ottenuto il bonus del 600 euro del governo Conte e il giorno dopo la sua “confessione” di aver fatto richiesta all’Inps dei 600 euro per la sua attività nel settore alberghiero, Leandro Grones, mostra la sua indennità da sindaco. Non nasconde nulla, nemmeno i dati sensibili. Posizione amministrativa da sindaco. Totale competenze per aprile 2020 – si legge – 1431,61 euro. Ritenute 355,47. Netto a pagare 1075,16 euro.

co Grones - né tanto meno mi dà diritto a qualche privilegio». Niente auto blu, insomma, ci scherza sopra lo stesso Grones. Scherzi a parte, però, si fa serio quando parla della richiesta all’Inps dei 600 euro: «Li ho chiesti per la mia attività di albergatore, ho infatti una residenza turistica con 10 unità e durante il confinamento non ho lavorato e solo adesso si comincia a muovere qualcosa», prosegue il sindaco di Livinallongo, che amministra un comune con 1300 abitanti. Eccola qui la grande questione di chi si assume le responsabilità di chi è chiamato ad assumere, quotidianamente, decisioni per la collettività per un’indennità che si misura in proporzione al numero di cittadini. La questione dei 600 euro, però, è anche più complessa e variegata di così.

IL COMPENSO

LA QUESTIONE

«Non è uno stipendio e nemmeno una busta paga. Parliamo di un’indennità, sulla quale pago anche le tasse. Non va a incidere ai fini pensionistici – fa notare il sinda-

La vicesindaca di Belluno, Lucia Olivotto è commercialista e pertanto può vedere il problema da più di un punto di vista, dal momento che tra i politici beneficiari qualcuno

IL CASO

ha detto che è stato il loro commercialista a chiedere il bonus a loro insaputa: «Un professionista del settore non richiedere in automatico il bonus per i clienti, almeno io non lo faccio. Non mi sembrerebbe corretto neanche deontologicamente. Una cosa è certa – spiega Lucia Olivotto – quando si presentano delle possibilità di questo tipo avviso i miei clienti e chiedo cosa intendono fare». In questo caso, relativamente ai 600 euro stanziati dal governo Conte per l’emergenza sanitaria da Covid-19, la commercialista ha verificato inclinazioni diverse nei suoi clienti: «C’è chi mi ha risposto che non voleva attingere al bonus, diversi imprenditori mi hanno fatto presente che lasciavano il posto

SI INFIAMMA IL DIBATTITO SUI SOCIAL DOPO LA RICHIESTA DEGLI AIUTI STANZIATI DAL GOVERNO AVANZATA DAL SINDACO AGORDINO

Il controllo

ad altri più bisognosi, anche per il fatto che stavano tutto sommato continuando a lavorare. Qualcun altro, invece, mi ha chiesto di avanzare la domanda perché sapeva che la moglie di un suo amico si era ritrovata particolarmente in difficoltà e quindi avrebbe voluto che arrivassero a lei».

Gioielli trovati la polizia chiede aiuto ai cittadini

LA VISIONE POLITICA

Sindaco in ospedale per una labirintite Un malore, forse una labirintite, ha costretto lunedì il sindaco di Belluno Jacopo Massaro a ricorrere alle cure mediche. A sostituirlo in alcuni momenti pubblici è stata la vicesindaco Lucia Olivotto. Secondo quanto si è appreso, al termine degli accertamenti il sindaco sarebbe stato comunque dimesso con il consiglio di rimanere a riposo. Insomma, nulla di grave, ma per lui si rende comunque necessario un periodo di minore stress. Al momento non è noto quanti giorni di riposo gli siano stati imposti.

La vicesindaca di Belluno fa però anche una considerazione più politica: «Normalmente il commercialista interviene e fa le domande sul cliente, poi verifica la sussistenza dei requisiti, infine presenta la domanda. In questo caso ci si rivolgeva all’Inps. Bastava fare domanda senza limiti di reddito - precisa Olivotto - e forse era su quel punto specifico che si sarebbe dovuto ragionare diversamente». Insomma, la questione del bonus di 600 euro ha infiammato i social, ma se si guarda caso per caso, probabilmente non sono poi così tanti ad aver “approfittato” della possibilità di richiedere i 600 euro. Federica Fant © riproduzione riservata

IL CASO BELLUNO La polizia è a caccia dei

proprietari di due anelli, e tre orecchini, rinvenuti dal personale sanitario dell’ospedale San Martino di Belluno. Della storia di questi orecchini e degli anelli si conosce davvero poco, anzi niente. Non è chiaro se siano provento di furto, se siano stati abbandonati da qualcuno che dopo una visita o un periodo di ricovero all’ospedale ha pensato di andarsene senza curarsi troppo di portare con sé i propri monili. Non è noto neppure da quale reparto provengano. Quello che è sicuro è che il personale dell’ospedale non è riuscito autonomamente a risalire al proprietario, o ai proprietari, ed ha chiesto aiuto alla polizia. Al momento, insomma, un padrone per quegli oggetti non c’è ancora. Per chi fosse interessato a rivendicarne la proprietà è possibile farlo recandosi alla Divisione anti crimine della questura di Belluno. Ovviamente sarà necessario essere in grado di dimostrarne la proprietà. Un dettaglio per nulla scontato in casi come questi. Bisognerà esibire una fotografia, o ancora essere in grado di descriverne minuziosamente i dettagli. Del ritrovamento la polizia ha dato notizia nel proprio profilo social ma non è chiaro a quando risalga lo smarrimento o il furto dei gioielli, se si tratti di qualche giorno o addirittura dei mesi scorsi. Ad aiutare i poliziotti a capirne di più di quei gioielli potranno essere, eventualmente, i proprietari che si renderanno conto di aver lasciato incustoditi i propri monili o, ancora, di averne subito il furto. AZ © RIPRODUZIONE RISERVATA

MOSTRA LE CARTE Leandro Grones. primo cittadino di Livinallongo del Col di Lana ha presentato la sua busta paga da sindaco per rispondere a chi non crede al suo stipendio

I MONILI SONO STATI RECUPERATI NELL’OSPEDALE DI BELLUNO CI SONO ANELLI E ORECCHINI

Bottacin- Roccon nuova alleanza per un posto in Regione LE LISTE BELLUNO Nel 2011 erano arrivati

ai ferri corti. All’epoca uno (Gianpaolo Bottacin) era presidente della provincia, l’altro (Franco Roccon) guidava Bim Gsp. In nove anni però la politica riserva tanti colpi di scena. Così ora Bottacin (potentissimo assessore regionale uscente, sempre accanto a Luca Zaia nei mesi dell’emergenza Covid e in quelli dell’emergenza Vaia) e Roccon si trovano a condividere la stessa corsa verso la regione. Per usare un parolone: alleati.

ANDIAMO CON ORDINE In queste ore nelle sedi dei partiti la burocrazia incombe.

Raccolte firme, nomi che entrano e escono dalle liste. Gli occhi sono tutti concentrati sulla corazzata Zaia-Lega accreditata di almeno un seggio in provincia di Belluno, per il secondo e il terzo scranno potrebbe essere necessario combattere con i resti e in questo caso l’esito non è mai scontato. E di resti elettorali (o rotto della cuffia) Roccon ne sa qualcosa: venne

NEL 2011 L’ASSESSORE REGIONALE E IL CONSIGLIERE COMUNALE ERANO ARRIVATI AI FERRI CORTI

proclamato consigliere regionale per cinque giorni, nomina poi revocata in autotutela dalla commissione elettorale. In queste ore i nomi che filtrano nella compagine “Autonomia Veneto”, il gruppo che fa riferimento a Mariangelo Foggiato e che rivendica il risultato del referendum per l’autonomia del Veneto, vedrebbe in campo Franco Roccon, consigliere comunale di Belluno (già sindaco anche di Castellavazzo) al terzo posto della lista. Al suo fianco ci saranno Emanuela Zorzi di Pieve di Cadore, Elisa Bergagnin di Santo Stefano, Samuele Pianon dell’Alpago e Alberto Vettoretto, attivissimo consigliere comunale di Feltre. LA COPPIA Gianpaolo Bottacin e Franco Roccon, quest’anno alleati

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LISTA ZAIA E LEGA

Al momento non è ancora chiaro se oltre a questa lista Zaia ne schiererà altre due o soltanto un’altra. Molto dipenderà dalle intese che saranno raggiunte ai piani alti del partito tra il governatore uscente Luca Zaia (e il segretario regionale Fontana) e Salvini. I nomi che circolano sono: Stefano Scardanzan, Giovanni Puppato, Silvia Cestaro (sindaco di Colle Santa Lucia) sotto il simbolo di Zaia, Oscar Facchin (sindaco di Tambre) che potrebbe eventualmente correre in una lista targata Lega. In campo, ovviamente, anche i due uscenti Franco Gidoni e l’assessore Gianpaolo Bottacin. AZ © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano PALAZZO FERRO FINI Una seduta dell’ultima legislatura del Consiglio regionale del Veneto

Mercoledì 12 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Forcolin: «La mia colpa? Sono stato solo sincero» Domanda fatta dalla socia dello studio `«Quando Zaia ci ha chiesto spiegazioni del vicepresidente della giunta: respinta uno un po’ più scaltro avrebbe detto no»

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IL COLLOQUIO

3 i consiglieri regionali leghisti che hanno chiesto il contributo

165 Posti disponibili nelle liste del Carroccio a sostegno di Zaia

VENEZIA «Che mona che son stato. Troppo corretto». Mona è una parola che ha vari significati: ignorante, stolto, sciocco. L’accezione veneta, però, ne ha di più. Può voler dire di essere stati troppo solerti, troppo ubbidienti, perfino troppo precisi, salvo poi sbagliare e pagarne le spese. In una parola: mona. Gianluca Forcolin, leghista, stessa classe di Luca Zaia (52 anni il prossimo 28 agosto), veneziano di Musile di Piave dove è stato anche sindaco, già deputato, quindi vicepresidente della Regione Veneto dal 2015, se lo dice da solo. Avesse fatto il furbo, avesse risposto «no» alla domanda messa dal governatore Zaia nella chat dei leghisti, non avesse fatto il precisino, forse oggi non sarebbe nel tritacarne mediatico, additato al pubblico ludibrio per aver chiesto, e neanche ottenuto, il bonus da 600 euro per le partite Iva penalizzate dall’emergenza sanitaria del coronavirus. Beffato e danneggiato: «La domanda all’Inps non l’ho neanche fatta io, l’ha fatta la mia socia. E quando le hanno chiesto integrazioni perché lo studio professionale non rientrava nei parametri stabiliti, la mia socia non ha nemmeno risposto e la pratica è stata chiusa. Ossia, è stata caricata la richiesta sulla piattaforma ma non presentando la documentazione necessaria la pratica non è partita e quindi all’Inps non risulta neppure la richiesta, ci sono solo i dati anagrafici».

IL RIMPIANTO Forcolin, eletto nel 2015 in Regione Veneto nella lista della Lega, ha un solo rimprovero da farsi: essere stato corretto. O forse una stelletta da attaccarsi al petto. «Domenica pomeriggio, quando il presidente ci ha chiesto nella nostra chat se avevamo fatto la domanda del bonus per le partite Iva, uno scaltro probabilmente avrebbe detto no. Tanto, chi avrebbe potuto controllare? Io, invece, sono stato sincero, onesto. Non ho risposto nella chat comune - dando evidentemente adito a chiacchiere e supposizioni - e ho chiamato il governatore». Forcolin spiega di aver voluto fare una verifica con lo studio commerciale di cui è socio assieme ad altri due professionisti, tutti tributaristi. Poi, con il presidente, ha chiarito: «Sì, la domanda è stata fatta,

L’AMAREZZA

«LA MIA COLLEGA NON HA COMPLETATO L’ISTRUTTORIA: COSÌ LA PRATICA È MORTA, NEANCHE UN CENTESIMO» Tre nel mirino Il vicepresidente della Regione Gianluca Forcolin (in alto); Alessandro Montagnoli, presidente di commissione; più a sinistra, il vice capogruppo leghista Riccardo Barbisan

Riccardo Barbisan

VENEZIA Dopo la ricevuta del bonifico di 600 euro in entrata dall’Inps e quella del bonifico in uscita di 600 euro a favore del Comune di Treviso per le famiglie in difficoltà, ecco altri 600 euro presi da Roma e girati a una Pro Loco. Perché Riccardo Barbisan, consigliere regionale nonché vicecapogruppo della Lega a Palazzo Ferro Fini, non ha preso solo 600 euro dall’Inps. Ne ha presi 1.200. La prima e la seconda rata. «È un automatismo - spiega l’esponente della Lega che è anche consigliere comunale a Treviso - quando si fa domanda per il contributo per le partite, dopo che si riceve il primo contributo di 600 euro, arriva anche il secondo di altri 600 euro. Me l’ha spiegato il commercialista. Solo per il contributo successivo, quello di 1.000 euro, andava fatta una nuova richiesta con ulteriori documentazioni. Il mio commercialista per me non l’ha fatto, l’avevo già bloccato».

LA RICEVUTA Quindi Barbisan ha preso due contributi da 600 euro

Forcolin dice di essere stato sincero, corretto. Ma il partito non transige: chi prende dalla politica 8mila euro netti al mesi, come è il caso dei consiglieri regionali del Veneto, non può chiedere i 600 euro di bonus stanziati dal governo di Giuseppe Conte. Non perché sia un reato, non c’è nulla di illegale, è semplicemente una questione di opportunità politica. In tre parole: non si fa. «La domanda l’ha fatta la mia socia, non è neanche stata formalizzata, io non ho preso un centesimo», ripete il vicepresidente e assessore regionale al Bilancio. Che ieri, alla seduta della giunta veneta non si è presentato. Non è stato l’unico non presente, ma la sua assenza si è notata più delle altre. Lunedì scorso non si è fatto vedere neanche al K3 a Treviso, la sede della Lega dove si son raccolte le accettazioni delle candidature, con gli aspiranti consiglieri scaglionati per provincia e per orario. «Ero a casa con la febbre», spiega. Affranto: «Non ho fatto niente, non ho preso niente, ho detto solo la verità». E pensare che l’hanno già ribattezzato: “Forcolinps”. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandro Montagnoli

Presa anche l’altra rata «Ma ho versato subito i 600 euro alla Pro Loco» IL VICECAPOGRUPPO

l’ha presentata la mia collega. Siamo uno studio professionale, tre tributaristi, compreso me che sono part-time. E la mia collega, che ha il mio codice identificativo Inps, ha fatto la domanda anche per me». Forcolin ripete quanto aveva già detto lunedì: i soldi non sono mai arrivati, è stata fatta la domanda - a sua insaputa, sì - ma non è mai stata perfezionata. «Era tutto molto nebuloso, a un certo punto è venuto fuori che il contributo non sarebbe spettato ai tributaristi. E la mia collega neanche ha completato l’istruttoria, la pratica è “morta”». Soldi presi? «Neanche un centesimo».

l’uno, sempre per “colpa” del commercialista che di default ha presentato la domanda all’Inps secondo quanto previsto dai decreti Cura Italia e Rilancio del governo giallo-rosso di Giuseppe Conte. Del primo bonus da 600 euro, Barbisan

SOLDI La ricevuta della Pro Loco

LA BENEFICENZA DEL CONSIGLIERE CON I SOLDI DELLO STATO «IO, CORRETTO ECCO LA RICEVUTA»

«Un errore in buona fede per destinare quei fondi al nostro territorio» lunedì ha mostrato le pezze giustificative: ecco l’addebito in conto, ecco il bonifico fatto a favore del Comune di Treviso, 600 euro che sono entrati, 600 euro che sono usciti. Ossia: nelle tasche di Barbisan junior (il senior è il veneziano Fabiano Barbisan, il “re delle carni”) non è rimasto neanche un centesimo. Ma non c’era anche il bonus numero 2? Certo che c’era e Barbisan l’ha ricevuto. L’ha detto ieri: altri 600 euro incassati il 25 maggio, a distanza di venti giorni dai primi 600 euro. «Ma sono soldi che io non ho tenuto - spiega Barbisan - perché non il giorno dopo, ma due, cioè il 27 maggio, ho dato un contributo di analogo importo, 600 euro, a una Pro Loco locale». Quella della sua città: la Pro Loco Canizzano e San Vitale. Che ha rilasciato regolare ricevuta datata, appunto, 27 maggio 2020 (e con marca da bollo emessa il 9 agosto 2019: un avanzo di cancelleria?). E, come Forcolin, anche Barbisan junior riflette: «Sono stato corretto, se nella chat avessi detto no alla domanda su chi aveva chiesto il bonus adesso dormirei sonni tranquilli». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL POST VENEZIA Alessandro Montagnoli, lunedì 10 agosto 2020: «Il bonus l’ha richiesto mia moglie con l’obiettivo di destinarlo all’emergenza Covid, come poi è stato fatto». Alessandro Montagnoli, martedì 11 agosto: «Il bonus l’abbiamo chiesto io e mia moglie». Nel giro di poche ore le spiegazioni si arricchiscono di particolari e il presidente della Prima commissione del consiglio regionale del Veneto, uno dei tre leghisti eletti a Palazzo Ferro Fini che hanno chiesto il contributo Inps per l’emergenza causata dal coronavirus, posta su Facebook la sua verità. Raccogliendo anche una caterva di critiche. Ecco cosa ha scritto Alessandro Montagnoli: «Ci sono momenti nella vita in cui puoi fare finta di nulla o scegli di dire semplicemente come stanno le cose. Ho deciso di affrontare questa situazione a testa alta. Durante l’emergenza coronavirus in forma anonima ho aiutato delle realtà sociali impegnate nella sanità del territorio. Quando è uscito il decreto Cura Italia, che riguardava tutti i lavoratori autonomi, ho deciso con mia moglie di richiedere il

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bonus con l’intento fin da subito di devolverli per l’emergenza covid e a chi lavora nella protezione civile. Ho sbagliato: con il senno di poi ho fatto una leggerezza, ma in buona fede. Questi soldi ero sicuro sarebbero stati spesi bene, dal territo-

rio per il nostro territorio. Lasciatemi però dire una cosa. Nessuno mi toglie dalla testa che la vicenda Inps sia stata montata a livello mediatico con un obiettivo: spostare l’attenzione da una gestione fallimentare dell’emergenza a livello governativo. Il mio pensiero va ora anche a tutti quei sindaci e consiglieri comunali sotto attacco per la strumentale fuga di notizia dell’Inps. Certo della mia buona fede, di aver agito con onestà e nel rispetto delle regole vado avanti a testa alta nel mio impegno verso i cittadini. Come sempre».

LE REAZIONI

LO SFOGO Su Facebook

BUFERA SOCIAL DOPO LA SPIEGAZIONE E LA VERSIONE CAMBIA: CONTRIBUTO CHIESTO (E DEVOLUTO) ASSIEME ALLA MOGLIE

In neanche 24 ore il post di Montagnoli raccoglie 565 commenti. Alcuni positivi («Nessun dubbio sulla tua buona fede»), molti negativi («Da elettore di centrodestra penso che dovresti dimetterti per coerenza», «Coi soldi che prendi potevi fare beneficenza anche senza quei 600 euro», «La beneficenza la faccia donando una mensilità del suo stipendio»). Tra l’altro: Montagnoli ha avuto, come Riccardo Barbisan, anche un secondo contributo da 600 euro? A domanda, non ha risposto. Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Agenda

Mercoledì 12 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Entra nel vivo l’iniziativa partita ieri per creare un’alternativa al monopolio del piccolo schermo: due appuntamenti culturali al giorno fino a lunedì 17

Settimana senza tv Sospirolo fa sul serio LA PROPOSTA Una settimana senza televisione, ai piedi dei Monti del Sole, per riscoprire tante altre attività culturali e ricreative possibili, in alternativa al piccolo schermo. L’iniziativa, che già aveva riscosso grande successo negli anni scorsi, è stata riproposta ieri a Sospirolo e durerà fino a lunedì in piazza Segato, con eventuali alternative. Per informazioni ed iscrizioni bisogna contattare la biblioteca civica che organizza le attività, negli orari di apertura (il numero di telefono è 0437 844508, l’e-mail: biblioteca@comune.sospirolo.bl.it).

IL CALENDARIO Quella che viene proposta è “una settimana di musica, festa ed eventi a Sospirolo”. Dopo l’esordio ieri al lago di Vedana con una passeggiata serale alla scoperta del biotopo delle Masiere lungo porzioni del sentiero Segato a cura della Coop Mazarol, oggi alle 16, in piazza Segato, viene proposto il reading letterario musicale Disertori, di e con Giovanni Giusto e Bruno Lovadina, in collaborazione col circolo Auser (in caso di mal-

tempo: struttura coperta al Pra’ de la Melia). Sempre oggi, ma alle 21 in piazza Segato ecco Sospirolo: musica e poesia con l’orchestra diretta dal maestro Colmanet, in collaborazione con

l’associazione Amici di Flores da Cunha (in caso di maltempo ci si sposta nella struttura coperta al Pra’ de la Melia). Domani alle 21 in piazza Segato, altro reading letterario musicale a cu-

Una montagna di libri

Il Covid in Veneto: oggi ne parla Zaia “I giorni che hanno salvato il Veneto. Una storia da raccontare” è l’argomento della conversazione con Luca Zaia, nella rassegna Una montagna di libri, oggi alle 18, all’Alexander Girardi Hall di Cortina. Il presidente della Regione con Giovanni Viafora e Francesco Chiamulera, racconterà come il sistema sanitario regionale ha retto l’onda d’urto della pandemia. Nella Lounge Cortina 2021 di corso Italia, dalle 15.30 alle 19.30, è possibile prenotare i biglietti per i Mondiali di sci alpino del febbraio 2021. Intanto si apre la serie di incontri con gli sponsor dell’evento; questa sera esordisce Prosecco Doc; mercoledì 19 agosto sarà il gin Villa Laviosa con il cocktail Cortina 2021; il 26 agosto con

birra Forst. Tutte le tre serate saranno accompagnate dai partner consorzio Piave Dop e Cattel. “La nutrizione dal 2020 in poi – facciamo il punto su cibo e salute” è il tema che sarà trattato oggi alle 18, all’hotel Miramonti, da Andrea Grieco, per Cortina terzo millennio. Domani Magdi Cristiano Allam parlerà di “L’Occidente che odia se stesso. Insieme ce la faremo”. Oggi cominciano i Mercoledì della cultura ladina, nella singolare formula della conversazione radiofonica, per ovviare ai problemi causati dalla pandemia. L’Union de i Ladis d’Anpezo, con lo storico Paolo Giacomel, propone ogni mercoledì, alle 10.30, una trasmissione di un quarto d’ora, su Radio Cortina. (MDib)

ra del Gruppo di Lettura “Anomima lettori srl” (in caso di maltempo ci si sposta sempre nella struttura coperta al Pra’ de la Melia). Venerdì ritrovo dalle 14.15 al giardino Brancaleone di Piz per Mestieri da boce “far e brigar” tra le officine del Mis. Dalle 15 alle 18 vengono proposti giochi alla riscoperta degli antichi mestieri e delle nuove passioni (pre iscrizione obbligatoria). Ancora venerdì, ma alle 21 sempre in piazza Segato ci sarà uno spettacolo di burattini della rassegna provinciale Figuriamoci 2020 che fa tappa a Sospirolo. Sabato alle 21 sempre in piazza Segato, presentazione del libro All’ombra del grande faggio di Antonio Tegner con proiezione fotografica di Denis Rambaldi.

Frmacie `BELLUNO Orario di Belluno: 8.45-12.30, 16-19.30; Agordo 8.45-12.30, 16-19.30. Turno infrasettimanale (dalle 19.30 del venerdì): farmacia Chimenti (via Giovanni Paolo I 43; numero telefonico 0437-930184); Bribano; (Zoldo) Forno; (Alpago) Pieve; (Agordino) farmacia di Canale (piazza Papa Luciani 5; numero telefonico 0437-501104), Caprile. `CORTINA E CADORE Orari: per zona Cadore/Comelico mattino ore 8.45-12.30; pomeriggio 16-19.30; per zona Cortina d’Ampezzo mattino ore 9-12.45; pomeriggio 16-19.30. Farmacia di Borca (via Roma 31; numero telefonico 0435-482018); (Cadore) Valle/Vigo; (Comelico) Candide. `FELTRE Orario 8.45-12.30 e 16-19.30. Turno settimanale (dalle 19.30 di venerdì): farmacia Pez (via Belluno 57; numero telefonico 0439-83486); Bribano, Lamon, Alano di Piave. Servizio notturno (20-8), prefestivo (10-20) e festivo (8-20). Per Alano, Cesio, Feltre, Pedavena, Quero, San Gregorio, Santa Giustina, Sospirolo, Vas 0439-883287/883785; per Arsié, Fonzaso, Lamon e Sovramonte 0439-883781/883782; per Lentiai, Mel, Sedico, Trichiana 0439-883783/883784.

Auguri `AI SOCI ABVS: Flavio Bino, Sonia Blasio, Loris Bona, Silvia Bortoluzzi, Mara Cappellari, Graziano Coffen, Demis Crepaz, Claudio Dal Pos, Patrick Dall’O, Vincenza De Fanti, Anna De Pellegrin, Marcello Decima, Nicolò Fabbiani, Claudio Ferroni, Vito Filippin, Silvia Perenzin, Elia Pieruz, David Saviane, Adriano Sommacal, Anna Vallata. `NUMERI UTILI - Pronto Soccorso ospedale Belluno 0437-516390 e ospedale Feltre 0439-883221; Cup (prenotazioni esami e visite mediche) 800890500 (da cellulare e da telefono fisso); Suem 118.

BELLUNO REDAZIONE: Via Segato, 5 Tel. (0437) 940260, Fax (041) 665177 E-mail: belluno@gazzettino.it

CAPOCRONISTA:

Carlo Felice Dalla Pasqua VICE CAPOCRONISTA: Alessandro Tibolla REDAZIONE: Maurizio Ferin, Giovanni Longhi, Lauredana Marsiglia

La laurea

DOPPIO GRAN FINALE Infine domenica alle 17 in piazza Segato, in collaborazione con il circolo Auser è in programma un concerto di canto corale con il coro Voci dei cortivi. Lunedì alle 21 gran finale in piazza Segato con uno spettacolo teatrale (Il libertino della Compagnia Las Palabras di Santa Giustina). L’ingresso per le attività è libero fino a esaurimento posti. Egidio Pasuch

© riproduzione riservata

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Francesco dottore Congratulazioni a Francesco Fachin di Calalzo dai genitori Laura Frescura e Renzo, dal fratello Federico, nonna Bice, zia Claudia e Matteo per la laurea in Medicina all’Università di Padova (110/110), con tesi sulla proteina C-reattiva nella miocardite clinicamente sospettata e biopticamente provata.

Bartolo Bertolaso La cugina Maria Bertolaso Zerman, con i figli, è vicina con l’affetto e la preghiera a Piero, Amelia, Angelina per la perdita del caro papà. Padova, 13 agosto 2020

Dal lunedì al venerdì 10.00 - 12.30 e 14.30 - 17.00

TRIGESIMI E ANNIVERSARI

A nove anni dalla scomparsa

800.893.426

della cara

Dott.ssa Cav.

Mariagiuseppina Rossato in Zucchetta il marito ed il figlio la ricordano

San Marco 5191

con una Messa in suffragio che verrà celebrata Domenica 16 Agosto alle ore 18.30 nel Duomo di S. Lorenzo a Mestre. Mestre, 12 Agosto 2020

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Primo Piano

Mercoledì 12 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Lo scandalo a Nordest LA DECISIONE VENEZIA Fuori. Esclusi. Depennati. Cancellati. I tre consiglieri regionali veneti della Lega che, autonomamente o per interposta persona, hanno chiesto il contributo dell’Inps destinato dal governo giallorosso di Giuseppe Conte alle Partite Iva colpite dall’emergenza Covid, non saranno ricandidati. Fuori il numero due di Luca Zaia, il veneziano Gianluca Forcolin, vicepresidente della Regione del Veneto nonché assessore al Bilancio. Fuori il trevigiano Riccardo Barbisan, vicecapogruppo della Lega in consiglio regionale del Veneto, nonché consigliere comunale nella città della Marca. E fuori anche il veronese Alessandro Montagnoli, presidente della Prima commissione consiliare Affari istituzionali. Le loro colpe? Aver chiesto, pur godendo di un stipendio netto mensile di circa 8mila euro per l’incarico in Regione, quindi pagati con soldi pubblici, anche i 600 euro di contributo pubblico per l’emergenza sanitaria. C’è chi, come Forcolin, i soldi non li ha avuti. E chi, come Barbisan, li ha invece avuti doppi, in due rate, ossia 1.200 euro, salvo destinarli in beneficenza. E chi, come Montagnoli, sostiene di averli presi e di averli usati per fare del bene «sul territorio». Della serie: soldi pubblici, ma meglio non lasciarli a Roma. Ebbene, tutte queste spiegazioni ai vertici della Lega hanno avuto lo stesso effetto dell’acqua fresca. E se qualcuno aveva delle speranze - della serie: capiranno, guarderanno i nostri conti correnti, vedranno che quei soldi li abbiamo usati per fare del bene - è stato freddato in serata. «Hanno fatto una grandissima sciocchezza», il commento del segretario della Lega Liga Veneta, Lorenzo Fontana.

IL SEGRETARIO Ecco cosa ha detto ieri sera Fontana: «Si ribadisce quanto già affermato giorni fa: la linea è quella di escludere dalle liste chi ha fatto domanda per il bonus Inps. Linea confermata da una telefonata col segretario Salvini. La decisione definitiva sarà presa dopo una consultazione col direttorio della Liga Veneta». Traduzione: se Zaia poteva farsi intenerire dai suoi colleghi veneti, in primis dal suo vice Gianluca Forcolin che i soldi, a differenza dei consiglieri regionali Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli manco li ha presi, ci ha pensato il vertice del partito a dire che nessuno dei tre entrerà in lista.

La Lega: niente candidatura per chi ha richiesto il bonus L’annuncio dopo una giornata di tensioni e imbarazzi `Il commissario veneto: «Ne ho già parlato con Salvini» Fontana: «Hanno fatto una grandissima sciocchezza» Il caso dei consiglieri regionali sarà affrontato in direttorio `

Il segretario veneto Fontana, in questo, si è dimostrato assolutamente in linea con il leader Matteo Salvini e anche se è prevista «una consultazione col direttorio della Liga Veneta», cioè con Luca Zaia, Erika Stefani, Nicola Finco, Roberto Marcato e lo stesso Lorenzo Fontana, pare di capire che sarà un passaggio di prammatica. Del tutto ininfluente ai fini della decisione finale. Le poche righe diramate da Fontana hanno creato trambusto e tensione in Veneto, dove si aspettava il passaggio con i tre “inquisiti”. Raccontano, del resto, che questa storia del contributo Inps abbia alquanto allarmato la Lega. Il partito di Salvini, già in caduta

nei sondaggi, rischierebbe di perdere ulteriori consensi anche nelle regioni, come il Veneto, dove il prossimo settembre si andrà al voto. Con l’effetto, in Veneto, non solo di prendere tanti meno voti rispetto alla lista Zaia Presidente, ma anche di Fratelli d’Italia. Tant’è, anche se lunedì scorso i 165 aspiranti candidati del Carroccio, suddivisi tra Lista Lega, Lista Zaia e Lista Veneto Autonomia, si sono presentati nella sede del partito a Teviso, al famoso K3, per ritirare i moduli, il lavoro è ancora in alto mare. E se davvero Forcolin, Barbisan e Montagnoli saranno scartati, bisognerà trovare dei sostituti. Non che sia diffici-

le: Zaia nei sondaggi è sempre stravincente, ma l’affaire dei bonus dell’Inps rischia di peggiorare le performance della lista della Lega. È così che ieri mattina gli aspiranti candidati che già lunedì avevano avuto un modulo da compilare, ieri si sono visti recapitare via posta elettronica un altro modulo. Alla fine: tutti pronti a essere candidati dappertutto, dalla lista Lega alla lista Zaia. E se i tre Forcolin, Barbisan, Montagnoli - venissero davvero tagliati fuori? Le liste erano pronte, dovranno essere aggiustate. Quanto ci vorrà? «Entro la settimana», dicono in Lega. Alda Vanzan

LA DECISIONE Il commissario veneto del Carroccio, Lorenzo Fontana

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Il Pd: «Verifiche su parlamentari e consiglieri, noi puliti» `Le opposizioni

sfidano Zaia: «Li butti fuori» LE REAZIONI VENEZIA Solo la Lega? E il Pd? In Veneto il Partito Democratico di Alessandro Bisato si dice tranquillo: nessun parlamentare, nessun consigliere regionale ha chiesto né ottenuto i contributi Covid per le partite Iva. E così è il candidato governatore del centrosinistra, Arturo Lorenzoni, ad attaccare la Lega: «Vogliamo sapere se il cerchio magico di Zaia ha preso anche i 600 euro di aprile e chiesto i 1.000 di agosto». Dice Lorenzoni: «I tre leghisti

del cerchio magico di Zaia, pizzicati ad aver richiesto e ricevuto il bonus di 600 euro dello Stato destinato ai lavoratori e alle persone rimaste prive di sostegno durante il lockdown, sono una vergogna. Con il loro comportamento hanno dato uno schiaffo a tutti i veneti. Sono gli stessi politici che durante la crisi più nera hanno abbaiato sguaiatamente contro il governo perché non faceva abbastanza per sostenere le persone in difficoltà. Questo è il risultato: il governo italiano guidato dal centrosinistra ha messo 100 miliardi di euro per imprese, partite Iva, per gli albergatori e per i lavoratori pubblici e privati; la Regione Veneto ha messo la miseria di 42 milioni di euro e ha fatto arrivare in gravissimo ritardo gli assegni di cassa integrazione in deroga. E i

IN CORSA Arturo Lorenzoni e Daniela Sbrollini, candidati governatori

LORENZONI: «UNA VERGOGNA E UNO SCHIAFFO A TUTTI I VENETI» CAPPELLETTI: «PRESA IN GIRO»

signori Gianluca Forcolin, Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli, tra i più stretti collaboratori di Zaia e nonostante indennità annuali complessive per quasi 100 mila euro a testa, si sono permessi di sottrarre il bonus di 600 euro a chi davvero ne aveva bisogno». Il gruppo consi-

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liare veneto del Partito Democratico rincara: «Ora sta a Zaia tentare di dimostrare rigore, come annunciato».

IL M5S «Ma che razza di politici sono coloro che intascano un bonus destinato ai lavoratori a causa Covid? È una solenne presa in giro, poi, la giustificazione secondo la quale gli accrediti nei loro conti correnti siano avvenuti “a loro insaputa”», dice il candidato governatore del M5s, Enrico Cappelletti. «Scuse ignobili. Sfidiamo Zaia: li butti fuori dalle liste», dicono i consiglieri regionali del M5s. E la pentastellata Erika Baldin rincara: «Ho chiesto pubblicamente a Zaia di non ricandidare i consiglieri regionali, compreso il suo vice, che hanno richiesto il bonus di 600 euro.

Ora pare sia arrivata la conferma. Bene, mi sembra il minimo».

IV E VES «Il welfare del Carroccio veneto si fa con la finta beneficenza e con i soldi sottratti in questi 5 anni a chi ne ha più bisogno e diritto», dice Daniela Sbrollini, candidata alla presidenza della Regione per Italia Viva, Psi, Pri e Civica per il Veneto. Patrizia Bartelle, candidata governatrice per Veneto Ecologia Solidarietà: «Sorge il dubbio che in questi anni il leghista Gianluca Forcolin abbia fatto anche l’assessore al bilancio a sua insaputa». E Paolo Benvegnù, candidato presidente per Solidarietà, Ambiente, Lavoro: «I veri furbetti si sono stanati da soli». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


16

Economia

Mercoledì 12 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Il gruppo Benetton vince al Tar avrà gli incentivi per l’energia

DAL VICENTINO AL TREVIGIANO L’apparato è stato trasferito nel 2010 da Grumolo delle Abbadesse a Ponzano Veneto

Abbadesse al quartier generale di Ponzano Veneto.

LE SENTENZE TREVISO Il gruppo Benetton ha il diritto di ottenere gli incentivi pubblici per il proprio impianto di cogenerazione. L’ha deciso il Tar del Lazio, attraverso sei sentenze “gemelle” che hanno accolto altrettanti ricorsi, presentati dalla società tessile Olimpias contro il Gestore dei servizi energetici (Gse) e il ministero dello Sviluppo economico (Mise). Al centro del contenzioso c’era la struttura trasferita, un decennio fa, dal polo produttivo di Grumolo delle

LUTTO NELL’INDUSTRIA VERONA Era stato lui a scegliere quel refrain, “Ba-ba Bauli”, che ha portato il pandoro di Verona nelle case di mezzo mondo. L’ingegner Alberto Bauli, figlio del fondatore di quello che oggi è il primo gruppo dolciario italiano è morto ieri nella sua Verona, a 79 anni. Ne avrebbe compiuti 80 il 5 settembre prossimo. Lascia un gruppo da 472,6 milioni di euro di fatturato (dato 2018), con sede a Castel d’Azzano alle porte di Verona, oggi guidato dal nipote, Michele Bauli, presidente di Confindustria Verona. Figlio di Ruggero Bauli, l’artigiano dei pandori che fondò il gruppo nel 1922, Alberto è stato presidente dell’azienda di famiglia per 25 anni e l’ha portata a diventare leader in Italia ed Europa nei dolci da ricorrenza come il pandoro, panettone e colombe, biscotti, merendine, brioches e crackers.

IL TRASLOCO Nell’estate del 2009 l’azienda aveva attivato un macchinario in grado di generare elettricità, cedendo il calore residuo del processo di conversione dell’energia dal combustibile. L’apparato era stato realizzato su una sorta di container, in modo da poter essere trasportato da un luogo all’altro. Il trasloco dal Vicentino al Trevigiano era avvenuto un anno dopo e la ripartenza dell’attività era scattata nel 2011. Dopo aver

raggiunto i parametri di risparmio energetico richiesti per accedere ai benefìci previsti dalla legge, Olimpias ne aveva così fatto richiesta per il 2012 e per il 2013, ricevendo rispettivamente 47.500 e 28.800 euro. Per gli anni compresi fra il 2014 e il 2018, invece, tutte le domande erano state respinte, «in quanto l’intervento non è stato effettuato utilizzando componenti nuovi»: tutti i pezzi, dal motore al contatore, provenivano infatti dalla vecchia sede.

LA TESI A quel punto sono partite le

azioni legali. La tesi del gruppo industriale era che per i sistemi di cogenerazione non c’è alcuna disposizione normativa che ne precluda una diversa localizzazione, «a differenza di quanto previsto per gli impianti fotovoltaici, per i quali è, invece, espressamente disposta la decadenza dagli incenti-

Morto Bauli, il padre del pandoro italiano Per 25 anni presidente del gruppo veronese `Zaia: «Il Veneto ha perso un messaggero ha acquisito i marchi Doria, Motta e Alemagna delle nostre tradizioni e dell’imprenditoria»

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“Gran Soffice”, compresa la fabbrica di San Martino Buon Albergo a Verona: nel 2013 rileva il gruppo Bistefani, produttore dei Krumiri; nel 2017 Bauli inaugura la sua prima fabbrica di croissant in India, a Baramati, con un investimento di 34 milioni di euro. Un’attenzione quasi spasmodica ai marchi italiani, per tenerli sul suolo nazionale ed in mano ad un’impresa italiana, che ha fatto di Alberto Bauli, e dei suoi fratelli Adriano e Carlo, e oggi dei nipoti, un punto di riferimento dell’imprenditoria veronese, veneta ed italiana. Ma il nome Bauli resta legato prima di tutto al pandoro, il dolce di Verona,

INGEGNERE Alberto Bauli, avrebbe compiuto 80 anni il prossimo 5 settembre

LA CRESCITA Una crescita continua, portata avanti a colpi di acquisizioni: nel 2004 Bauli ha acquistato l’azienda F.B.F. di Crema (briosches) e nel 2006 la trevigiana Doria, produttrice dei biscotti Bucaneve, Atene e Doriano; nel 2009 acquisisce dal gruppo Nestlé i prodotti da forno commercializzati con i marchi Motta, Alemagna, “Tartufone Motta”, “Trinidad” e

IN UN’INTERVISTA DISSE: «HO OTTENUTO PIÙ DI QUANTO POTESSI PENSARE, MI MANCA SOLO PORTARE IL MARE A VERONA»

ACCOLTI I RICORSI DELL’AZIENDA TESSILE OLIMPIAS CONTRO IL GSE E IL MISE PER L’IMPIANTO DI COGENERAZIONE

Guerre editoriali in Francia

Lagardere, Bollorè si allea con Amber e chiede 4 rappresentanti in cds Mentre in Italia prosegue il braccio di ferro con Mediaset, ieri a sorpresa Vincent Bollorè si è alleato con il finanziere Joseph Oughourlian (gestore del fondo attivista Amber) per dare l’assalto a Lagardere, il gruppo editoriale francese dell’omonima famiglia: pretendono 4 posti in cds e per ottenerli chiedono «in via amichevole» la convocazione di un’assemblea ma sono anche disposti ad andare in tribunale.

Quando ad aprile Bollorè era entrato nel capitale di Lagardere, era stato per paradosso proprio per soccorrere Arnaud Lagardere, minacciato all’assemblea del 5 maggio dal fondo Amber che voleva ribaltare il cda, avendo messo nel mirino la gestione e deluso dalle performance negative del titolo. L’establishment francese aveva fatto quadrato intorno ai Lagardere che possiede la casa

editrice Hachette, radio Europe 1 e tra gli altri la storica testata Paris Match. In assemblea l’attacco di Amber - che chiedeva la revoca di sette membri per farne entrare altri otto - era stato respinto. Arnault Lagardere, consigliato da Rotschild, doveva aver intuito però le mosse di Bollorè, nonostante il finanziere assicurasse di voler fare solo un investimento finanziario e aveva rafforzato il capitale facendo

entrare Bernard Arnault a monte, nella holding Lagardère Capital & Management che di fatto controlla il gruppo editoriale con il 7% del capitale. Ad avvicinare Bollorè ad Amber (rispettivamente con il 20 e il 23%) è stata la semestrale che i due definiscono «pessima», con un rosso di 498 milioni di euro (contro un utile già risicato di 72 milioni di euro nel 2019), ricavi in calo del 38% a 2 miliardi e una perdita operativa di 218 milioni.

vi in caso di trasferimento dell’impianto in un sito diverso da quello di installazione». Questa argomentazione è stata infine accolta dai giudici amministrativi: «Non si può ritenere che la rilocalizzazione abbia determinato l’alterità dell’unità stessa, la quale ha invece mantenuto la propria identità nel tempo senza che sia configurabile, solo in ragione di una modifica dell’ubicazione, l’utilizzo di componenti usate, che invece attengono alla medesima e originaria macchina». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA

con il gruppo leader italiano nella produzione di pandori e dei dolci da ricorrenza, con una quota di mercato superiore al 25%. L’ingegnere, inoltre, ha anche ricoperto per molti anni anche la carica di consigliere e presidente della Banca Popolare di Verona, poi Banco Popolare. In una delle rare interviste, rilasciata più di 10 anni fa, aveva confessato di avere ottenuto più di quello che poteva pensare, ma l’unica cosa che gli mancava era portare il mare a Verona.

LE REAZIONI «Bauli significa immediatamente Pandoro, un dolce che ogni anno porta la tradizione natalizia veronese in tutto il mondo - ha detto ieri il presidente della Regione, Luca Zaia, appena saputo della scomparsa dell’imprenditore -. Il Veneto ha perso oggi un messaggero delle nostre tradizioni e del valore della nostra imprenditori». «Oggi si è spento uno dei pilastri dell’economia veronese. Pochi hanno saputo, come lui, interpretare i tempi e scommettere sul futuro. Alberto Bauli apparteneva a quella generazione capace di rappresentare la capacità di un territorio e di fare in senso positivo un sistema Verona», ha, invece, commentato Orietta Salemi, consigliera regionale di Italia Viva. «Verona ha perso un capace capitano d’industria e un banchiere illuminato. La scomparsa di Alberto Bauli è una notizia che colpisce perché il suo nome sta di diritto nell’albo d’oro cittadino, con coloro che hanno reso grande la nostra città. Alla moglie, ai figli e ai parenti, le mie sentite condoglianze e quelle di tutti i veronesi», è stato il commento del sindaco di Verona, Federico Sboarina. Massimo Rossignati © RIPRODUZIONE RISERVATA

La Borsa Prezzo Var. % chiu. pr.chiu.

CAMBI IN EURO Dollaro Usa Yen Giapponese Sterlina Inglese Franco Svizzero Fiorino Ungherese Corona Ceca Zloty Polacco Rand Sudafricano Renminbi Cinese Shekel Israeliano Real Brasiliano

Quotaz.

Var.%

1,1783 124,9700 0,8984 1,0743 345,0300 26,1550 4,4018 20,6263 8,1857 4,0085 6,4068

0,170 0,184 -0,346 -0,436 -0,046 -0,107 -0,007 -1,050 -0,178 -0,097 0,582

ORO E MONETE Oro Fino (per Gr.) Argento (per Kg.) Sterlina (post.74) Marengo Italiano

Min. anno

Max anno

Quantità trattate

FTSE MIB A2a Atlantia

1,294

2,41

1,005

1,894

1550949

14,425

3,70

9,847

22,98

242084

17,075

2,68

10,681

24,39

172384

Banca Mediolanum

6,740

1,66

4,157

9,060

135223

Banco Bpm

1,397

6,92

1,049

2,481 4473985

Bper Banca

2,340

5,17

1,857

4,627

447547

Brembo

8,050

3,34

6,080 11,170

61879

Buzzi Unicem

21,58

3,60

13,968

23,50

77702

Azimut H.

Prezzo Var. % chiu. pr.chiu.

Min. anno

Max anno

Quantità trattate

Prezzo Var. % chiu. pr.chiu.

6,08

7,272 13,219

475728

Ubi Banca

3,763

1,68

2,204

4,319

650880

Generali

13,245

3,68

10,457 18,823

689144

Unicredito

8,251

4,87

6,195 14,267

2399147

Intesa Sanpaolo

1,861

2,60

1,337

2,609 14049931

Unipol

4,120

1,28

2,555

5,441

439145

Italgas

5,660

1,89

4,251

6,264

312550

Unipolsai

2,450

1,24

1,736

2,638

750182

Leonardo

6,254

3,30

4,510 11,773

599317

NORDEST Ascopiave

3,430

-2,28

2,930

4,606

47403

B. Ifis

9,175

2,51

7,322 15,695

24583

Carraro

1,390

2,21

1,103

2,231

1300

Mediaset

1,610

1,13

1,402

2,703

158294

Mediobanca

7,230

5,92

4,224

9,969

1238165

Moncler

32,70

2,28

26,81

42,77

96054

Poste Italiane

8,152

1,60

6,309 11,513

477487

Prysmian

22,70

1,57

14,439

24,74

76775

Danieli

Recordati

45,60

2,38

30,06

48,62

29718

De’ Longhi

Saipem

2,050

3,56

1,784

4,490

1623921

Snam

4,500

2,27

3,473

5,085

883908

Geox

3,52

14,574

29,07

321362

M. Zanetti Beverage

Cattolica Ass.

Campari

8,559

0,58

5,399

9,068

174982

52,00 703,00 381,30 301,20

55,70 786,00 419,60 332,00

Cnh Industrial

6,800

4,78

4,924 10,021

464996

Enel

7,964

1,26

5,408

Eni

8,244

3,23

6,520 14,324 1502640

Stmicroelectr.

25,02

Exor

52,90

3,81

36,27

75,46

58435

Telecom Italia

0,3886

1,73 0,3008 0,5621 9523646

Ovs

Fca-fiat Chrysler A

9,943

5,27

5,840 13,339

1533805

Tenaris

5,352

3,40

4,361 10,501

531299

Stefanel

11,750

7,70

10,147 19,241

102823

Terna

6,316

2,04

4,769

559988

Zignago Vetro

Ferragamo

Quantità trattate

13,340

Lettera

2150506

Max anno

Finecobank

Denaro

8,544

Min. anno

a953bb5f-5da4-4167-9d54-0fa4689b2d33

6,752

Eurotech

5,130

1,08

3,444

7,477

48959

12,120

3,77

8,853 16,923

4418

28,00

1,23

11,712

28,08

8240

4,700

3,07

4,216

8,715

28266

0,7010

1,59

0,5276

1,193

60254

3,880

2,11

3,434

6,025

2906

0,9585

4,53 0,6309

2,025

355631

0,1100

0,00

0,1103 0,1103

N.R.

12,940

-1,52

9,593 14,309

2718


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San Donà

ATTACCO «Ha chiesto 600 euro dopo aver criticato la misura, con uno stipendio netto mensile di circa 8mila euro, pagato anche con le tasse dei veneti»

di Piave

Mercoledì 12 Agosto 2020 www.gazzettino.it

mestrecronaca@gazzettino.it

Corso gratuito per saldatori Arrivano nuovi posti di lavoro `All’azienda Tergas

associata ad Apindustria NOVENTA Nuova iniziativa di Apindustria Venezia per dare un impulso al mercato del lavoro, dopo la chiusura dovuta all’emergenza sanitaria che ha aggravato la crisi già esistente, specie sul fronte della carenza della manodopera specializzata. Si è concluso nei giorni scorsi, infatti, il primo corso gratuito dedicato alla professione di saldatore all’azienda Tergas di Noventa, associata ad Apindustria.

BUFERA Pd e 5 Stelle ora chiedono a Zaia (nella foto con Forcolin) la testa del vicegovernatore, nel tondo Dario Dedi

Pd e 5 Stelle chiedono a Zaia la “testa” del vicegovernatore «Niente candidatura per chi ha chiesto La replica di Forcolin: «Un attacco il bonus, ora mantenga la promessa» da veri avvoltoi basato sul nulla»

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SAN DONÀ Pd e 5 Stelle del Veneto orientale chiedono la testa del vicepresidente della Regione Gianluca Forcolin per la nota vicenda del bonus a causa dell’emergenza. «È vergognoso che Forcolin abbia chiesto 600 euro – attacca Enrico Franchin, segretario del Pd del Veneto orientale - lo Stato ha stanziato queste risorse per chi ha una partita iva e si trova in difficoltà. Ci chiediamo con che coraggio rappresentanti delle istituzioni abbiano richiesto il bonus. Gli stessi che protestavano contro il Governo in piazza, erigendosi a condottieri delle partite iva per puro scopo elettorale. Zaia che mantenga la parola: lasci a casa chi ha chiesto il bonus per correttezza verso tutti i cittadini one-

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sti e i lavoratori veneti. La politica deve dare un segnale di trasparenza e servizio per la collettività, mancata in questa vicenda». «Zaia ha promesso che non sarebbe stato candidato alle prossime elezioni regionali chi aveva chiesto il bonus – rincara la consigliera regionale democratica Francesca Zottis – per cui non faccia come solito, dopo le frasi ad effetto seguano i fatti». Sulla stessa linea Dario Dedi,

DEDI: «UNO SCHIAFFO AI CITTADINI CHE HANNO SOFFERTO, È UNA VERGOGNA E SERVE UN MINIMO DI GIUSTIZIA»

candidato al consiglio regionale per il M5S: «Forcolin non va ricandidato, se è rimasto un minimo senso di giustizia da parte di Zaia, che si occupa delle liste elettorali. Altrimenti sarà uno schiaffo ai cittadini che hanno sofferto. È vergognoso, in particolare, il comportamento di Forcolin, che ricopre un ruolo di rilievo: chiedere 600 euro dopo aver criticato la misura, con uno stipendio netto mensile di circa 8mila euro, pagato anche con le tasse dei veneti. Ogni rappresentante del popolo deve comportarsi con onore, non c’è giustificazione. Se la maggioranza regionale vuole rispettare le istituzioni, mi aspetto di non rivedere candidati coloro che sono finiti nello scandalo». Dal canto suo Forcolin si difende: «Alla richiesta, domenica scorsa, del presidente Zaia, se qualcuno avesse richiesto o

ottenuto il bonus, per correttezza non ho risposto subito e lunedì in ufficio ho chiesto di fare una verifica. Da questa è emerso che i dati erano stati caricati nel portale dell’Inps ma nessuna pratica è stata inviata e tantomeno evasa. Per cui non risulto neppure tra i richiedenti. Dovrei dimettermi per cosa? Per non aver richiesto e ricevuto il bonus? La macchina del fango ha le gambe corte e mi chiedo se questo è il metodo di confronto tra forze politiche. Mi sarei aspettato un giudizio politico sui miei cinque anni di assessore della Regione, più che un attacco da avvoltoi sul nulla. Il Pd e i grillini farebbero bene a guardare in casa: i danni che stanno facendo con questo governo di incapaci piuttosto che attaccare sul nulla». Davide De Bortoli © RIPRODUZIONE RISERVATA

CORSO Al corso, finanziato dalle Regione, hanno preso parte quattro persone della zona over 30, beneficiari dell’assegno per il lavoro, che hanno acquisito nuove competenze, tra cui i processi di saldatura “tig e mag” ossia su acciaio e carbonio, nel nuovo laboratorio dell’azienda di Noventa. Le attività formative erano state avviate lo scorso luglio, suddivise in 90 ore complessive e hanno riguardato la lettura di disegni tecnici, lo studio della tecnologia dei materiali saldabili, la pratica consisten-

te in vari tipi di saldatura e tecniche di esecuzione, la fase di montaggio, il controllo funzionale e la manutenzione delle macchine utilizzate. Marco Zecchinel, amministratore delegato di Tergas e presidente di Apindustria Venezia sottolinea che «ognuna delle quattro persone che ha frequentato il corso ha già un paio di richieste di lavoro da parte di aziende del Basso Piave. La figura del saldatore, infatti, è tra le più ricercate dalle industrie in Italia e nella zona, nonostante l’emergenza sanitaria stia trasformando il mercato del lavoro in modo radicale. Questo corso, a cui ne seguiranno altri, risponde l’obiettivo di formare persone disoccupate o inoccupate per agevolarne l’inserimento nel mercato del lavoro». Un nuovo corso è previsto in settembre per informazioni e iscrizioni: segreteria@apindustriavenezia.it. D.Deb. © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’INIZIATIVA E’ STATA FINANZIATA DALLA REGIONE NUOVO CORSO A SETTEMBRE

NOVENTA I corsisti con il diploma dopo il corso per saldatori

L’outlet riprende quota: «Le vendite si avvicinano al periodo pre Covid» `L’arrivo dei turisti

ha segnato una netta ripresa NOVENTA I turisti stranieri sono tornati ad affollare il Noventa Designer Outlet. Dopo un sabato 1 agosto d’inizio saldi un po’ in sordina, con visitatori quasi esclusivamente italiani provenienti da diverse città del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, già dal giorno dopo è stata registrata una progressiva affluenza di stranieri, soprattutto austriaci e tedeschi, non solo nei weekend, perfino durante la settimana, quando solitamente gli arrivi sono più contenuti.

E’ un fenomeno che si verifica ogni estate, in particolare nelle giornate nuvolose o di pioggia, ed anche quest’anno è accaduto nei primi giorni di agosto. Il maltempo convince molti turisti a lasciare per un giorno le spiagge del litorale ed a riversarsi all’outlet per fare shopping di lusso a prezzi scontati. Così si è assistito ad un lunedì di pienone, più che nel fine settimana, con tanti stranieri in vacanza sul litorale che hanno scelto la meta del Noventa Designer Outlet per dedicare una giornata agli acquisti negli oltre 160 negozi della cittadella della moda. Ma quello che è avvenuto di significativo quest’anno è che dall’inizio di questo mese di saldi, iniziati un po’ sottotono con un mese di ritardo rispetto al solito e con giornate afose, vi è sta-

NOVENTA Impennata delle vendite all’outlet

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to un progressivo aumento dei visitatori di giorno in giorno nonostante il caldo e contemporaneamente un crescente un numero di boutique frequentate dai singoli clienti. “Questa crescita è esponenziale e continua, tanto che ci stiano avvicinando ai valori di vendita prima del Covid 19” sottolinea Daniela Bricola, general manager del Noventa Designer Outlet. Sempre più stranieri, in alcuni momenti in numero superiore a quelli che giungono dalle spiagge, arrivano anche da Venezia dove, dopo una visita alla città lagunare, riservano una giornata allo shopping riempiendo il bus navetta che collega il capoluogo veneto all’outlet. La misura del ritorno agli acquisti nella cittadella della moda è data anche da un evento singolare. A

febbraio, prima del lockdown, l’outlet aveva lanciato il “Privilege club”, un’iniziativa che fa accumulare punti ad ogni acquisto per ottenere ulteriori sconti, che però si era bloccata con la chiusura del Centro. Ebbene, la settimana scorsa, in un solo giorno, ci sono stati più di mille iscritti. Apprezzamenti sono stati espressi dai visitatori anche per un’altra iniziativa dell’outlet: dopo uno spiacevole episodio accaduto l’anno scorso, giorni fa nel parcheggio sono stati affissi i cartelli che invitano a non abbandonare i cani in auto, e in questi giorni si sono aggiunti anche i messaggi vocali trasmessi dagli altoparlanti che sollecitano i visitatori a non lasciarli in macchina, sotto il sole. Emanuela Furlan © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Nordest

SICUREZZA STRADALE, 8 MILIONI AI COMUNI Ok dalla Giunta veneta alla graduatoria degli interventi a favore della mobilità. L’assessore Elisa De Berti: «Priorità a incroci, rotatorie e ciclopedonali». Mercoledì 12 Agosto 2020 www.gazzettino.it

Venezia senza crociere, la città si spacca Dopo il colosso Msc, anche il gigante Costa annuncia la ripresa `Esultano i No Grandi Navi: «Straordinaria vittoria». Crisi nera dei viaggi nel Mediterraneo a settembre, ma da Trieste e Genova per 5.000 addetti, che salgono a 21.000 con Marghera e Chioggia

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IN LAGUNA Nella foto di repertorio, il passaggio di una grande nave in Bacino San Marco (sullo sfondo la basilica e Palazzo Ducale) con l’ausilio dei rimorchiatori

IL CASO MESTRE (VENEZIA) Anche le grandi navi di Costa Crociere, dopo quelle di Msc, ripartiranno con i loro viaggi nel Mediterraneo ma non da Venezia. Trieste e Genova saranno le loro basi almeno per settembre, poi si vedrà, lasciando oltre 5 mila persone con altrettante famiglie, in laguna, agli stremi delle forze perché gli ammortizzatori sociali stanno finendo e non sanno come combinare pranzo con cena. A Venezia, come al solito, la città si è spaccata a metà. Da un lato i comitati ambientalisti dei No Grandi Navi esultano: «L’avevamo promesso e così sarà. Nessuna nave in laguna entrerà per tutta la stagione!» definendo una «straordinaria vittoria» il fatto che anche Costa Crociere abbia scelto altri scali per ripartire dopo il prolungato lockdown, e hanno addirittura organizzato una festa per dopodomani all’isola di San Giorgio contro i condomini galleggianti davanti a San Marco.

IL PROGETTO

energetico, ad esempio per gli edifici di edilizia popolare pubblica (anche qui circa cento milioni)». Nella seduta è stato comunicato a Province e Comuni capoluogo quanto deciso dalle Regioni del bacino padano circa lo slittamento, dal 1° ottobre 2020 al 1° gennaio 2021, del blocco alla circolazione dei diesel euro 4, vista la condizione di emergenza straordinaria legata al Covid.

La sospensione fino al 30 settembre di tutte le crociere tranne quelle delle due navi in partenza da Trieste e da Genova fa pensare, appunto, a quel che ha detto il portavoce della Comunità portuale veneziana, e non a caso Alessandro Santi spiega che il progetto è quello di «allungare la stagione crocieristica per tutte le compagnie, da settembre fino a dicembre. Anche perché ai Caraibi quest’anno le navi da crociera non andranno a causa del Covid e quindi stiamo lavorando al riposizionamento di navi del Mediterraneo. Certo c’è il problema grosso come una montagna di uno Stato che per otto anni non ha mai pensato di dare una risposta sulle modalità di entrata in laguna e quindi al post Covid si sovrappone il solito problema mai risolto dai Governi che si sono succeduti. Alcune compagnie, in definitiva, stanno valutando di riposizionare le loro navi a Venezia ma solo se verranno accolte in maniera responsabile dalla città». Elisio Trevisan

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I DUE FRONTI Sull’altro fronte ci sono gli operatori e i lavoratori portuali, che non sono solo i 5 mila delle crociere ma gli oltre 21 mila che operano anche negli scali commerciali di Marghera e Chioggia che già sono stati abbandonati da navi portacontainer a causa dei fondali interrati dei canali che i Governi degli ultimi anni hanno bloccato: «Non è il momento di gridare all’esodo delle navi da crociera perché, in realtà, proprio in queste ore sono in corso valutazioni congiunte e confronti serrati con enti e istituzioni, proprio per pervenire a un “ritor-

SANTI (VENEZIA PORT COMMUNITY): «IN CORSO CONFRONTI SERRATI CON GLI ENTI PER UN RITORNO IN LAGUNA RESPONSABILE»

che le sue prime crociere partiranno il 6 settembre da Trieste e da Genova, e le navi Deliziosa e Diadema non passeranno per Venezia. A queste bisogna aggiungere Royal Caribbean, la compagnia delle navi più piccole ma per crociere super lusso con gente che dorme negli alberghi a 4 o 5 stelle e che spende una fortuna nei negozi della città dove approdano le navi: già a giugno aveva deciso di abbandonare Venezia con la sua Rhapsody of the Seas, almeno per tutta la stagione 2021, spostandola a Ravenna, a causa delle incertezze sulla gestione delle crociere in laguna. In questo panorama piuttosto buio, Costa ha, però, lasciato aperto uno spiraglio per la laguna affermando che «per consentire la progressiva implementazione dei nuovi protocolli a bordo e a terra, la compagnia è inoltre costretta a prolungare fino al 30 settembre 2020 la pausa per tutte le altre sue crociere».

no responsabile” in Laguna» afferma Alessandro Santi, coordinatore della Venezia Port Community che riunisce tutti gli operatori, dai portabagagli sino ai terminalisti e agli spedizionieri: «Sta accadendo quel che avvenne già dopo il 12 novembre scorso, quando l’acqua alta eccezionale mise Venezia in ginocchio e le compagnie, per senso di responsabilità, decisero di portare le loro navi a Trieste. Oggi, in attesa di chiarimenti definitivi sulle misure di sicurezza e sulle banchine cui attraccare in laguna, hanno deciso ancora una volta responsabilmente di rimandare le crociere veneziane. Senso di responsabilità che dovrebbe essere preso ad esempio da ambientali-

sti e quant’altri urlano vittoria o sconfitta». Guardando i numeri e il comportamento delle compagnie, in effetti, non viene voglia di far festa: Msc, la compagnia fondata dal napoletano Diego Aponte e da qualche anno a capitale interamente svizzero, fa parte dei grandi gruppi mondiali che movimentano milioni di viaggiatori l’anno, e ha sospeso gli scali in laguna fino al 2021, salvo contrordini per poter riprendere a toccare Venezia già ad ottobre; Costa, compagnia italiana che appartiene al Gruppo anglo statunitense Carnival Corporation e controlla pure la tedesca Aida Cruises e, come Msc, muove grandi masse di turisti, ha appena confermato

L’investimento

Qualità dell’aria, un miliardo in tre anni VENEZIA Un miliardo per il risanamento dell’aria in Veneto. L’importo della spesa effettuata negli ultimi tre anni è stato comunicato ieri da Gianpaolo Bottacin, assessore regionale all’Ambiente, durante la riunione del Comitato di indirizzo e sorveglianza. La somma si articola in «trasporto pubblico (con oltre 700 milioni di risorse dedicate), investimenti rivolti alle infrastrutture (un centinaio di milioni) ed efficientamento

Polizia locale, il Governo impugna la legge regionale IL RICORSO VENEZIA A giugno la legge regionale era stata approvata con due sole astensioni e con i voti favorevoli sia del Movimento 5 Stelle che del Partito Democratico. Ma il Governo giallorosso ha ritenuto comunque di impugnare la nuova normativa in materia di polizia locale e politiche di sicurezza, proposta dalla giunta Zaia e relazionata in aula da Alessandro Montagnoli (Lega), sollevando questione di legittimità costituzionale davanti alla Consulta. Nella disciplina dei princìpi generali, dello svolgimento dei servizi, dell’organizzazione territoriale e della formazione degli operatori, infatti, sono stati ipotizzati sei or-

dini di censure rispetto all’invasione delle prerogative statali.

I RILIEVI Innanzi tutto viene richiamata la necessità di garantire «uniformità sull’intero territorio nazionale» in tema di ordinamento civile, mentre la riforma veneta esulerebbe dalle proprie competenze quando sostiene «la collaborazione istituzionale con i vari

ALLA CONSULTA Per la disciplina veneta, approvata a giugno, Palazzo Chigi ha deliberato il ricorso alla Corte Costituzionale

LA NORMATIVA ERA STATA APPROVATA ANCHE DA M5S E PD MA PER PALAZZO CHIGI INVADE LE PREROGATIVE STATALI IN MATERIA 99d9bb9e-9162-4860-844a-cb223a1c6451

enti e organismi pubblici, territoriali e statali, o anche con privati e organismi del terzo settore» e prevede «l’impiego di istituti di vigilanza e delle associazioni di volontariato con la possibilità «di effettuare servizi per conto terzi», Proprio per quanto riguarda gli enti del terzo settore, viene poi contestato lo svolgimento di «attività o servizi richiesti da soggetti privati e pubblici» dietro pagamento «di un corrispettivo», in quanto le organizzazioni di volontariato «possono ricevere soltanto il rimborso delle spese effettivamente sostenute e documentate». A proposito di soldi, ci sono dubbi di legittimità sulle disposizioni riguardanti i ruoli funzionali di agenti, sottoufficiali, ufficiali e comandanti e i relativi rapporti gerarchici, poiché «una diversa

disciplina dei ruoli e delle qualifiche potrebbe impattare soprattutto per i profili economici, anche sulla relativa disciplina prevista dal contratto collettivo nazionale del Comparto enti locali». Secondo il dipartimento degli Affari Regionali, non può essere la Giunta a definire «le caratteristiche delle uniformi e dei distintivi di grado, nonché dei mezzi e degli strumenti operativi e di autotutela»: serve una legge. Quanto infine alla «lotta ad ogni forma di criminalità ed infiltrazione criminale», la delibera di Palazzo Chigi ricorda che «è al Ministro dell’interno e ai prefetti in ambito provinciale che spetta coinvolgere la polizia municipale per compiti di controllo del territorio», Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA


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IL GIORNALE DI VICENZA Mercoledì 12 Agosto 2020

FONDOANTICRISIDA60MILIONI

VENETO

Ilfondodirotazione«Anticrisiattivitàproduttive»,conunadotazioneinizialedi60 milionidieuro,perlaconcessionedifinanziamentiagevolatialleimpresecoinvolte nellacrisidaCovid-19,èstatoistituitodallaGiuntaregionaledelVeneto.

Telefono 0444.396.311 | E-mail: veneto@ilgiornaledivicenza.it

IL CASO DEL BONUS. Due consiglieri regionali confessano di aver chiesto e ottenuto i soldi, poi dati in beneficenza. Il vicepresidente del Veneto ha annullato la domanda

ProcessoLega,i3 furbettiversol’esclusione Fontana:«Hanno fatto una grandesciocchezza Nehogiàparlato con Salvinie abreve anchecon ildirettivoveneto.L’indicazione è dimetterlifuori» Cristina Giacomuzzo

Per 600 euro di bonus Covid destinato alle partite Iva, in tre rischiano di dire addio a 8 mila euro di stipendio mensile da consigliere regionale. E pure la carriera politica. C’è da mangiarsi le mani. Ma c’è anche da arrabbiarsi perché, proprio a fronte di retribuzioni così, la domanda non andava proprio avanzata. Per una questione etica, non legale, visto che ne avevano piena facoltà. E adesso sono nel limbo, sospesi, in attesa del verdetto formale. Il governatore Luca Zaia ieri non ha voluto dire nulla, ma nei giorni scorsi era arrivata forte e chiara la sua condanna: «Nessuno osi nascondersi dietro la privacy. Chi ha preso i soldi, lo dica. La conseguenza? L’ha già detta Salvini: sospensione». Intanto, il capo del direttorio della Lega in Veneto, l’ex ministro veronese, Lorenzo Fontana, detta la linea: «Dovremo confrontarci col nostro direttivo. Già ne ho parlato con Matteo Salvini: l’orientamento è quello di non mettere in lista chi ha chiesto il bonus Covid. E di sospenderli. Han-

no fatto una grandissima sciocchezza». E i due consiglieri regionali e il vicepresidente della giunta veneta, anche assessore al bilancio, tutti già in lista per le vicine elezioni regionali, sono finiti nell’occhio del ciclone mediatico nazionale. ECCO CHI SONO. Si tratta di

amministratori di peso della Lega, capaci di muovere molte preferenze, certi di correre alle elezioni e, visti i sondaggi, di essere rieletti. Iniziamo da Gianluca Forcolin: dal 2015 è il vicepresidente della Regione e assessore al bilancio. Ha 52 anni. È stato sindaco di Musile di Piave e parlamentare. È un ragioniere tributarista in uno studio di San Donà. La sua posizione è articolata: lui, o meglio il suo studio, avrebbero fatto richiesta del bonus. Ma quei soldi non sono mai arrivati. Spiega: «Lo studio di cui sono socio di minoranza ha dovuto far fronte ad un crollo del lavoro e ha messo in ferie forzate 7 dipendenti poi passati in Cig. In automatico ha fatto domanda per tutti per il bonus. Compreso me. Ne sono venuto a conoscenza da un

sms di un collega che mi chiedeva ulteriore documentazione. Quando l’ho saputo gli ho detto di lasciare perdere. Non mi sembrava giusto. E non ho preso un soldo». Poi c’è il veronese Alessandro Montagnoli. Ha 47 anni, promotore finanziario. Ex sindaco di Oppeano, eletto deputato nel 2008. Nel 2015 è approdato in Regione. Lui i soldi, invece, li ha ricevuti. Inizialmente ha sostenuto che la richiesta era stata fatta dalla moglie a sua insaputa. Poi ieri ha cambiato versione: «Quando sono arrivati i 600 euro abbiamo deciso di devolverli in beneficenza. Ho sbagliato - ammette su Fb ma in buona fede. Quei soldi ero sicuro che sarebbero stati spesi bene per il nostro territorio». E infine Riccardo Barbisan. Ha 36 anni, di Treviso. Laureato in giurisprudenza. È consulente finanziario per le imprese. Oggi è capogruppo in consiglio comunale. Dal 2015 è in Regione. «È stato il mio commercialista a chiedere il bonus, non ne sapevo niente. Poi quando, a marzo, ho visto i soldi in conto, li ho girati al fondo per gli indigen-

Lereazionidei candidatipresidenti

Lorenzoni:«Vergognoso» Cappelletti:«Presaingiro»

GianlucaForcolin

RiccardoBarbisan

AlessandroMontagnoli

ti del Comune di Treviso. Non mi sento in colpa. Non l’ho voluto io e non l’ho tenuto». E a riprova mostra la ricevuta del bonifico. GOGNAMEDIATICA. Che ci fos-

se in arrivo una tempesta in casa Lega sul caso bonus si sapeva da domenica. Tant’è

che il leader Salvini e il commissario Fontana avevano annunciato che «se fossero stati beccati dei leghisti a prendere il bonus, sarebbero stati sospesi e poi esclusi dalle elezioni». Qui in Veneto si è arrivati alla stretta a seguito di una richiesta esplicita di Zaia sulla chat dei suoi consiglieri: «Chi ha chiesto il bonus?». Dopo una pioggia di «io no», il silenzio di qualcuno. E quindi le confessioni, ciascuno con una motivazione diversa. Saranno epurati tutti e tre? Qualcuno riceverà la grazia? La risposta ufficiale ancora non c’è. In ogni caso, l’opinione pubblica condanna e la stessa base della Lega chiede la testa dei colpevoli. Con grande gioia di chi si ritroverà a sorpresa a candidarsi e, praticamente, avere un posto certo in Regione. • © RIPRODUZIONERISERVATA

«MaanchesecondoZaia è colpadeicommercialisti? I tre leghistidel cerchiomagicodi Zaia,pizzicati adaver richiesto ericevutoil bonusdi 600euro delloStatodestinatoai lavoratoriealle persone rimasteprivedi sostegno duranteil lockdown sono una vergogna».CosìArturo Lorenzoni,candidato presidentedelVenetoper il centrosinistra.Espiega: «Conil lorocomportamentohanno datounoschiaffo a tuttii Veneti.Sonogli stessipolitici chedurante lacrisi più nera hannoabbaiatocontro il governoperchénonfaceva abbastanzaper sostenerele personein difficoltà.Questoè ilrisultato:il governohamesso 100miliardidieuro per imprese,partiteIva, pergli albergatorieper i lavoratori pubblicieprivati;la Regione? Lamiseria di42 milionidieuro. Eintantoi consiglieriregionali Forcolin,Barbisane Montagnoli,tra i più stretti collaboratoridiZaia e nonostanteindennità annuali complessiveperquasi100 milaeuro atesta, si sono permessidisottrarreil bonus

di600euro a chi davverone aveva bisogno». IntervieneanchePatrizia Bartelle,candidata presidenteper VenetoEcologiaSolidarietà, un passatodagrillina: «Povero Forcolin,hatuttala mia comprensione.Lostudio dicui fai partehachiestoil bonus da600 euro?Sorge il dubbioche inquesti anniabbiafatto l’assessoreal bilancioa sua stessainsaputa». EdEnrico Cappelletti,candidato presidenteperil M5s punge:«È il secondoscandalochetravolge l’amministrazioneZaia inpoco tempo.Stiamoancoraaspettando ibonifici delleindennità di trasfertaindebitamente percepiti daiconsiglieri regionali,quando eccochescoppia il casodei furbettidei600 euro.Mache razzadipoliticisono coloroche intascanounbonus destinatoai lavoratoria causaCovid? Approfittaredell’emergenza per ottenereunvantaggio ingiusto nonèetico, anzi rendequesto comportamentoancorapiù ripugnante.È giustochese qualchepoliticosbaglia, anchese delMovimento5Stelle, sia chiamatoa risponderne davanti ai cittadini». © RIPRODUZIONERISERVATA

TERREMOTOSULLELISTE. Restano alpaloquelle delleprovincedi Venezia, Treviso eVeronain attesadelle “sentenze”

EccoicandidatiinpistaperilVicentino Ciambettièin ListaZaia conl’assessore diVicenza Miotto.MentreFinco eLanzarin sono inLega Lo scandalo dei furbetti del bonus in casa Lega sta travolgendo la composizione delle liste dei candidati consiglieri. Due delle tre liste previste, cioè Lega Salvini premier e Lista Zaia, erano praticamente fatte. Ora, in attesa che venga formalizzata una decisione che escluda o meno dalla competizione elettorale i tre, l’elenco dei possibili candida-

ti di tre province è fermo al palo. Si tratta di Venezia, perché c’era in lizza Gianluca Forcolin; per Verona dove sta ancora alla finestra Alessandro Montagnoli e Treviso con Riccardo Barbisan che era dato tra i migliori. CANDIDATIAVICENZA. Per Vi-

cenza invece i giochi sembrano ormai fatti sulla base dei criteri stabiliti da Salvini qualche giorno fa: i big vanno tutti candidati in Lega. Ecco, quindi, i nomi che, al momento, sono sulla carta, ma che, prima del 20 agosto, po-

tranno essere ancora cambiati. E cioè per la Lista Salvini premier ci sono: Nicola Finco, capogruppo uscente della Lega Nord (ma lui era stato votato nel 2015 con la lista Zaia); Andrea Cecchellero (ex sindaco di Posina); Maurizio Colman (consigliere regionale uscente); Leonardo Toto (consigliere comunale a Lonigo); Valerio Lago (ex sindaco di Tezze sul Brenta). E per le donne ci sono: Manuela Lanzarin (assessore regionale uscente), Milena Cecchetto (ex sindaco di Montecchio), Anna Cervo (consigliera co-

munale a Zanè) e Chiara Maccà (consigliera comunale a Monticello Conte otto). E questi i nomi nella Lista Zaia: Roberto Ciambetti (presidente del Consiglio regionale uscente); Stefano Giacomin (ex sindaco Creazzo); Marco Zecchinato (ex sindaco Orgiano); Gian Luigi Feltrin (consigliere comunale Bolzano); Fabio Biasin (segretario di circoscrizione ovest). E per le donne: Silvia Maino (assessore in Comune a Vicenza); Francesca Miotto (consigliera a Montegalda); Ilenia Tisato (consigliera co-

AMBIENTE. Bottacin:«Un miliardo permigliorarela qualitàdell’aria»

Euro4,èderogaallacircolazione Siviaggiafinoagennaio2021 Il Bacino padano lo aveva deciso nei giorni scorsi e ieri alla riunione del Comitato di Indirizzo e Sorveglianza, l'assessore all'Ambiente della Regione del Veneto, Gianpaolo Bottacin, ha dato comunicazione a province e comuni capoluogo veneti dello slittamento, dal 1 ottobre 2020 al 1 gennaio 2021, del blocco alla circolazione dei diesel euro 4. «Una decisione motivata da diverse considerazioni spiega -, tra cui innanzitutto la condizione di emergenza straordinaria legata al Covid

Euro4,si prolunga ancora

e la conseguente valutazione, viste anche le norme sul distanziamento e sulla tutela sanitaria, di non limitare gli spostamenti sui mezzi privati rispetto a quelli pubblici». Al momento lo slittamento è confermato all’inizio del nuovo anno, ma non si esclude una ulteriore probabile proroga, da valutare nei prossimi mesi, a seconda dell’evolversi della situazione. «Abbiamo investito quasi un miliardo di euro solo negli ultimi tre anni, tra trasporto pubblico (con oltre 700 milioni

munale a Schio) e Dania Bertinazzi (assessore in Comune di Colceresa). TERZALISTA. Capitolo a parte

riguarda la cosiddetta lista degli amministratori, che punta a inserire anche nomi di ex sindaci vicini alla Lega, ma non iscritti, e consiglieri regionali uscenti ma che arrivano da altri partiti. Lì confluirà una parte di indipendentisti, tanto che con tutta probabilità il nome avrà un esplicito riferimento all’autonomia. • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA

DasinistraRoberto Ciambetti,Manuela Lanzarine Nicola Finco

OCCUPAZIONE. Denuncia diAtalmi, Slc Cgil di risorse dedicate), investimenti rivolti alle infrastrutture (un centinaio di milioni di euro) e all’efficientamento energetico, ad esempio per gli edifici di edilizia popolare pubblica (anche qui circa cento milioni di euro - ha spiegato Bottacin -. Vista la difficile situazione economica recente abbiamo puntato molto su alcuni bandi dedicati ai privati cittadini e alle famiglie: tra questi ricordo, ad esempio, i bandi per la rottamazione delle vecchie auto. Abbiamo dedicato ingenti risorse in questo campo, come pure per la rottamazione delle stufe. Come ben sappiamo la principale fonte di inquinamento è dovuta al riscaldamento domestico». • © RIPRODUZIONERISERVATA

«Spettacoli, chi ci lavora èancoradimenticato» «In questi giorni l’Inps sta rigettando molte domande relative al bonus di 600 euro per i mesi di marzo, aprile e maggio per i lavoratori intermittenti. Questo perché, le richieste dei bonus sono state aggregate tutte in un’unica domanda, con la conseguenza che un lavoratore intermittente che avesse avuto anche una piccola quota dell’ammortizzatore Fis per il primo mese per prestazioni lavorative già programmate pre covid, si trova a perdere il diritto del bonus dei 600 euro per tutti e tre i mesi».

Così il coordinatore veneto Slc Cgil, Nicola Atalmi. «Abbiamo posto con forza la questione dei lavoratori intermittenti dello spettacolo. Ad una situazione straordinaria come il lockdown del Covid non possiamo rispondere applicando procedure ordinarie. Ad una situazione straordinaria come il lockdown del Covid non possiamo rispondere applicando procedure ordinarie, in particolare in un settore come quello dello spettacolo dove troviamo molteplici forme di precarietà, intermittenza e stagionali-

tà. Serve ripensare i meccanismo di protezione con una forma universale di ammortizzatore sociale, capace di coprire tutte le forme del lavoro per come si è trasformato, ma nel frattempo chiediamo un intervento urgente per correggere questo vero e proprio buco normativo. Anche ai tavoli con la Regione - continua Atalmi - la Cgil Slc ha chiesto che ci sia un intervento che colmi queste mancanze, andando a garantire comunque per tutti i lavoratori intermittenti dello spettacolo la possibilità di percepire a integrazione di quanto previsto dall’Inps - un contributo che colmi questa inaccettabile differenza di trattamento». • © RIPRODUZIONERISERVATA


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MERCOLEDÌ 12 AGOSTO 2020 IL MATTINO

PRIMO PIANO

Verso le elezioni L’amministratore esce allo scoperto: «Vivo del mio lavoro e mi pago anche le trasferte. Non sono un parlamentare»

Cittadella, il vicesindaco Simioni ammette «Ho avuto il bonus Covid, fatturato crollato» IL CASO

«I

politici, anche della Lega, che hanno chiesto i 600 euro mi fanno schifo, ma non si può paragonare la condizione di un amministratore comunale con quella di parlamentari e consiglieri regionali». La caccia ai furbetti dei 600 euro è in corso, suscitando fortissimi fastidi anti-casta, ma il vicesindaco di Cittadella, Marco Simioni, non si fa problemi a spiegare la sua scelta di chiedere il contributo una tantum varato a sostegno dei lavoratori autonomi dal governo per far fronte agli effetti collaterali del lockdown. Non accampa scuse, non invoca il lavoro di commercialisti azzeccagarbugli e azzecca bonus «a sua insaputa», non si arrampica sugli specchi spiegando di aver incassato il denaro dallo Stato ma di aver destinato i soldi in beneficenza. Si limita a dire la verità partendo dai numeri: «A suo tempo abbiamo portato le indennità degli amministratori al minimo, quan-

do ero assessore era di 600 euro circa, ora che sono vice è di 1. 000 euro, poco più, ma fa cumulo col mio reddito da libero professionista e quindi ci devo pagare le tasse. Si tratta quindi di centinaia di euro, non di migliaia di euro». Simioni fa il geometra, è in proprio da 17 anni; prima, per un paio di lustri, ha fatto la gavetta in uno studio, poi la scelta di fare il salto. Nel merito: «Lo dico con la massima trasparenza, le nostre dichiarazioni dei redditi peraltro sono scaricabili online: io, come tutti i colleghi geometri, ho fatto la richiesta dei 600 euro perché il mio fatturato è crollato. io non vivo di politica, siamo in quattro in famiglia, mia moglie non ha un reddito, uno dei due figli ha appena iniziato a lavorare. Quindi non mi vergogno a dirlo: ritenevo di averne bisogno e diritto, e quindi mi sono rivolto alla nostra cassa professionale, facendo tutte le pratiche necessarie, in termini di fatturato ho affrontato nei mesi più duri un calo del 60-70%, ora per fortuna si sta riprendendo».

Non tutti gli eletti dal popolo sono ricchi, le differenze di entrate mensili sono decisamente importanti, per quanto l’impegno di un sindaco spesso sia superiore rispetto a chi siede su scranni dorati. Ma cosa pensa Simioni di parlamentari e consiglieri regionali, pure del suo partito, che si sono portati a casa questo ulteriore “extra”? «Mi fanno schifo», sottolinea, «anche se sono della Lega, non si può speculare così, ma la nostra condizione di amministratori, a Cittadella, non è paragonabile. La questione non è che ne avessero o meno diritto, per loro si pone un tema enorme di opportunità politica». Simioni rivendica la sobrietà della giunta all’ombra delle mura: «Abbiamo portato al minimo le indennità di legge; il telefono è il nostro, ci paghiamo anche il posto per il parcheggio in Campo della Marta, anche se ci sono degli spazi del municipio che sarebbero disponibili; inoltre ci facciamo carico pure dei viaggi, mentre vediamo colleghi degli altri Comuni usare le auto dei vigili. Ognuno di noi vive del suo lavoro, è una scelta che abbiamo fatto e che portiamo avanti coerentemente». Cconcetto ribadito dal sindaco Luca Pierobon: «A Cittadella nessuno vive di politica, Simioni mi aveva messo al corrente e io credo sia giusto abbia fatto la richiesta, non ci crea nessun tipo di imbarazzo, anzi». — SILVIA BERGAMIN

Marco Simioni, vicesindaco a Cittadella ha chiesto e ottenuto il bonus Covid di 600 euro

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i CanDiDati Di salvini nel paDovano

Lega, Businaro ci riprova Bobo Miatello fra gli zaiani Regionali, caccia alle preferenze: gli uscenti Marcato e Pan nella lista di partito Tra i fedelissimi del governatore tentano il bis in Regione anche Boron e Sandonà Lo “sceriffino” Renato “Bobo” Miatello ed Elisa Cavinato PADOVA

Tiberio Businaro se lo ricorda bene quel primo giugno di cinque anni fa. Quella notte il primo cittadino di Carceri (ora al terzo mandato), candidatosi nella Lista Zaia Presidente, andò a letto soddisfatto, convinto di essere approdato a suon di preferenze a Palazzo Ferro-Fini insieme ai compagni di avventura Luciano Sandonà e Fabrizio Baron. Ma l’entusiasmo di Businaro era destinato a spegnersi due settimane dopo qando l’Ufficio centrale regionale della Corte d’Appello di venezia decise di escluderlo insieme all’allora forzista Massimiliano Barison, ripescando nel contempo Marino Zorzato (Ncd) e Maurizio Conte (Lista Tosi). I colpi di scena, però, non erano finiti. Il 20 giugno, dopo un’ulteriore verifica, Barison faceva le scarpe a Giuseppe Pan, che si apprestava a passare la fascia

tricolore a Luca Pierobon. Ci pensava poi Luca Zaia a nominare Pan assessore all’Agricoltura, mentre Businaro restava a Carceri, sognando la rivincita. Che potrebbe arrivare il 20-21 settembre,quando il prode Tiberio tornerà in campo con la casacca Liga Veneta Salvini Premier. Sotto le insegne del Leòn e di Alberto da Giussano Businaro dovrà

Cinque anni fa il sindaco di Carceri restò a casa dopo aver gustato il trionfo L’assessore Roberto Marcato e il sindaco Tiberio Businaro

confrontarsi con due assessori uscenti: Roberto “Bulldog” Marcato e il succitato Pan. In corsa anche il commissario provinciale Filippo Lazzarin, sindaco di Arzergrande. E ancora Monica Zaniolo, docente di Economia aziendale e

consigliera comunale a Tombolo. Raccolgono il guanto di sfida pure Cristina Mason, presidente del consiglio comunale di Vigodarzere; la “pasionaria” Vanda Pellizzari, che è stata a Palazzo Moroni con la lista “Bitonci sinda-

co”; Aurelio Puato, vicesindaco e assessore alle Attività produttive di Este, iscritto alla Liga Veneta dal 1983. Ci riprova Paola Ghidoni, che l’anno passato, alle Europee, ha raccolto 17.028 preferenze, sfiorando le tremila nel ca-

poluogo. Fabrizio Boron e Luciano Sandonà, consiglieri regionali uscenti della Lista Zaia , sono i favoriti nella caccia alla preferenze che si è aperta per la conquista di uno dei nove seggi da assegnare nel Padovano. Punta a un risultato importante anche Federica Pietrogrande, che nel giugno 2015 aveva preso il posto di Marcato alla guida del consiglio comunale di Padova. Gode di un buon seguito tra i militanti anche Renato Roberto Miatello, detto Bobo, che ha fatto il sindaco di San Giorgio in Bosco dal 2009 al 2019. Nel suo profilo Facebook Miatello si propone in foto con Marine Le Pen, presidente del Rassemblement National francese e si autodefinisce “sceriffino” negli auguri di compleanno allo “sceriffo” Giancarlo Gentilini. Si presentano, sempre nella lista che fa capo al governa-

tore veneto, anche Gabriella Bassi, che per dieci anni ha guidato il Comune di San Pietro in Gu e che ora siede all’opposizione; Salvatrice Albanese, assessore alla Cultura e all’Istruzione nel Comune di Mestrino. Va in spiaggia con il telo su cui campeggia il Leòn Giulio Centenaro, assessore alla Sicurezza e alla Riqulificazione del centro urbano di Santa Giustina in Colle. Fa invece parte della giunta di Vigodarzere Elisa Cavinato, che gestisce le deleghe all’Ambiente e al Verde pubblico. Completa il team degli zaiani Alain Luciani, consigliere comunale a Padova che nel 2010 ci provò senza grand efortuna nella listas Veneti Indipendensa (con la “s”). Il 2 giugno, festa della Repubblica, Luciani è stato il primo ad accorgersi che la bandiera del Veneto era stata issata rovescia. — CLAUDIO BACCARIN


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REGIONE

Coronavirus: la situazione nel Veneziano

«Se chiudono noi devono chiudere tutti» I gestori del Muretto di Jesolo dopo l’intervento delle forze dell’ordine per i troppi assembramenti senza mascherine

Giovanni Cagnassi / JESOLO

«Siamo professionisti nel nostro settore e diamo il massimo, se chiudono noi allora dovranno chiudere tutti». Parlano i gestori del Muretto del lido di Jesolo, riuniti nella discoteca di via Roma destra dopo l’ennesima sanzione amministrativa, per oltre 5 mila euro, di cui non sanno nulla. Hanno tutti i verbali in mano Marco Piu e gli altri collaboratori che ieri hanno voluto dire la loro verità dopo i video che incriminavano assembramenti all’apertura, controlli a raffica e sanzioni

elevate anche nell’ultima serata dell’8 agosto. Con il gestore Marco Piu ci sono anche il direttore della sicurezza, Pino Scalera, e il titolare dell’agenzia, Franco Gunnar. Marco Piu, parla con il piglio del manager, voce pacata, ma ferma assistito dall'avvocato Gianmaria Daminato. «I verbali che ci hanno rilasciato accertano 819 persone ed è scritto nero su bianco», premette, «quindi non potevano essere 1800 come dichiarato, ben sapendo tra l’altro che la capienza poteva essere concessa fino a ben

Sale a 4 il numero dei decessi nell’istituto Ipab di Mestre. Le donne avevano 98 anni

Antica scuola battuti altre due anziane vittime di Covid Attacchi dei sindacati IL BILANCIO

rano ospiti della casa di riposo Antica scuola dei battuti di Mestre le due 98enni vinte ieri dal Covid. Le due donne che, oltre a essere molto anziane, combattevano con diverse patologie – una aveva una calcificazione polmonare – si sono spente ieri: una all’interno della struttura, l’altra nell’ospedale di Dolo. Sale a quattro, quindi, il numero di anziani ospiti dell’Ipab sconfitti dal virus, in questa sorta di seconda ondata che, si dice, essere partita dalla leggerezza di un paio di operatori. Da allora il Covid ha infuriato nella struttura me-

E

strina, portando al contagio di 61 persone (55 oggi). Tra queste positività, 35 sono tra gli anziani, di cui 4 ricoverati in ospedale, 20 tra gli operatori (una in più rispetto a lunedì), con due negativizzazioni. Intanto i sindacati hanno incontrato la dirigenza per capire cosa non abbia funzionato. «Forse ha influito il trasferimento dalla residenza Turazza alla residenza giardino, che ha creato diversi disagi; forse c’è stata qualche lacuna nel raccordo con la direzione della Fondazione», le ipotesi avanzate da Paolo Lubiato di Cisl. «Fondazione dice che la gestione è stata impeccabile, ma evidentemente qualcosa è successo, altrimenti non si spieghe-

2790 persone. E noi abbiamo una tracciabilità completa di tutti. Sabato 8 agosto la gente era pochissima, noi abbiamo collaborato con le forze di polizia e non ci è stato ordinato niente, tanto meno di chiudere». Il legale della discoteca parla dal punto di vista giuridico: «Il verbale sul Covid sarà trasmesso alla Prefettura e vedremo successivamente cosa ci diranno, perché al momento non ci sono state fatte contestazioni. I carabinieri dell’Ispettorato del lavoro non hanno riscontrato alcuna irregolarità e non ci sono

LAURA BERLINGHIERI

Sono ormai quasi tutti negativizzati gli ospiti della Croce Rossa di Jesolo e presto, forse già dopo il Ferragosto, saranno tutti trasferiti nei Cas scelti dalla Prefettura per il definitivo smantellamento della struttura di via Levantina al lido. Il prefetto e l’Usl 4, con il dipartimento di prevenzione, stanno lavorando alacremente

lido. In questi giorni i migranti vengono sottoposti a tamponi e test e appena risultano negativi vengono immediatamente caricati nei mezzi della Croce Rossa per raggiungere i Cas (centro di accoglienza straordinaria) sparsi in tutto il Veneto. I 42 primi contagiati erano stati tutti trasferiti a Cavarzere. Ne erano rimasti 12 ancora positivi, ora negativizzati, più altri 58,

massimo del servizio e intrattenimento. Ci hanno criticato per Marco Carola chiamato subito alla prima serata, ma noi siamo il Muretto, la discoteca tra le più conosciute in Italia ed Europa. Abbiamo fatto il possibile, in linea con il Comune e le forze dell’ordine. Non possiamo essere ipocriti perché la sicurezza, oggi, davanti a un virus di cui conosciamo poco o nulla, non può essere garantita neppure in spiaggia, in piazza, sull’isola pedonale o in qualunque posto in cui ci sia tanta gente». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

tra i dilettanti

Calciatore contagiato Negativi i compagni MESTRE

Un’immagine dell’Antica scuola dei battuti in periodo di lockdown

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Croce Rossa verso la chiusura I migranti quasi tutti negativi tutti i giorni per velocizzare i vari passaggi dopo che il prefetto Vittorio Zappalorto ha comunicato che la Croce Rossa di Jesolo doveva essere liberata, una volta accertati problemi di sicurezza certificati dalle varie ispezioni effettuate. E così è stato. La dirigenza nel frattempo è decaduta e adesso si attende anche un avvicendamento nella gestione della struttura del

no che bisogna rispettare le norme. Chiarito anche l’episodio contestato con Marco Carola, che si era trasferito in consolle nella parte interna ai locali, scatenando per pochi minuti l’assembramento dei giovani, affascinati dall’idolo in consolle, che ha sospeso lo spettacolo un’ora prima del previsto. Questo il 25 luglio, poi l’8 agosto Ilario Alicante, i controlli e le ultime sanzioni. Adesso si attende la nottata di Ferragosto con il ritorno di Carola. «Noi siamo come un hotel a 5 stelle», conclude Marco Piu, «dobbiamo garantire il

rebbe la nascita del focolaio», aggiunge Piero Polo di Uil. Mentre Ilaria Scattolin di Cgil attacca su un altro fronte: «Secondo le procedure messe in campo da Ipav e Fondazione, i lavoratori che rientrano da assenze superiori ai sette giorni sono sottoposte a tampone prima di essere riammesse nella struttura. In attesa di ricevere i risultati, devono trascorrere il tempo a casa, obbligate a richiedere un permesso o le ferie. È inconcepibile». In tutto questo, Andrea Zampieri, direttore del Centro servizi, rivendica la bontà dei provvedimenti. «Abbiamo inserito un nuovo termoscanner, provveduto con delle sanificazioni aggiuntive e allestito uno spogliatoio per ciascuna residenza, per differenziare ulteriormente. E domani (oggi, ndr) inizieremo il terzo giro di tamponi, confidando di riscontrare nuove negativizzazioni». 650 in tre giorni, a fronte dei 1.347 già realizzati. Nel resto della provincia, 12 i nuovi casi emersi nell’arco delle 24 ore, portando a 208 i positivi. Nove ricoveri, tutti in area non critica: otto a Dolo e uno a Mestre. Infine, 792 in isolamento domiciliare; di questi, solo 17 presentano sintomi compatibili con il virus. —

il caso

JESOLO

state notificati i 5 mila euro di sanzioni. La prima sanzione da 400 euro ci ha convinti a presentare gli scritti difensivi al presidente della Regione, Luca Zaia, e quindi attendiamo. Vorrei ribadire che noi abbiamo sempre collaborato con le forze di polizia e continueremo a farlo, in perfetta sintonia con loro». La sicurezza è stata portata da 12 a 30 elementi, con gli uomini di Gunnar e Scalera che hanno adesso programmato lo spegnimento della musica appena ci sarà un accenno di assembramento, per far dire al dj al microfo-

anche questi inizialmente in isolamento. Ma questi ultimi sono già dimezzati dopo i trasferimenti, per lo più nelle ore serali e notturne, e ogni giorno sono programmate delle nuove partenze. Per questo motivo, entro poche settimane, la Croce Rossa sarà liberata completamente. A Jesolo la richiesta di una stra grande parte della comunità è che non siano più accolti migranti, anche perché si tratta di una località turistica che non è ritenuta idonea a questo scopo. Il sindaco Valerio Zoggia è certo che, una volta trasferiti, non torneranno più. «Non avrebbe alcun senso», riflette dopo tante proteste e anni di battaglie co-

munque civili, «trasferirli in questo momento di emergenza e dopo che è stato dimostrato come sia complesso accoglierli in una città come la nostra, oltretutto con emergenze e pandemie, non avrebbe alcun senso.

Ogni giorno sono programmate nuove partenze per i vari “Cas” del Veneto Non credo che torneranno e quello che succederà poi alla Croce Rossa lo possiamo chiedere solo alla Croce Rossa». Ma da giorni, anzi settimane, la presidenza del co-

Giocatore contagiato, tutta la squadra in isolamento. È del Veneziano il ragazzo positivo al Covid, calciatore del Borgoricco, formazione dilettantistica padovana. La notizia della positività è giunta come un fulmine a ciel sereno, nella forma di una telefonata dell’Usl 3. Cinque giorni prima, il giocatore aveva partecipato a una seduta di pre allenamento, insieme ad altri 12 compagni. Oltre a loro, 4 membri dello staff tecnico e 3 dirigenti, tutti in isolamento domiciliare fino al 18 agosto. I veneziani, meno della metà, sono già stati sottoposti al primo tampone, che per tutti ha dato esito negativo. Il secondo sarà martedì prossimo. Misura di sicurezza precauzionale, dato che il calciatore è probabilmente stato contagiato da un’amica. —

mitato Veneto e la direzione interna non danno alcuna risposta. L’area è entrata nel piano di dismissione a livello nazionale e le prime aste sono andate deserte, anche se già si sono scatenati i primi appetiti immobiliari che non hanno comunque trovato conferme ufficiali se non voci e illazioni. Solo la sinistra radicale e il comitato per i diritti civili di Jesolo, con Salvatore e Francesco Esposito, hanno difeso i migranti e la Croce Rossa per il servizio garantito ai migranti che, a loro modo di vedere, ha fatto onore alla città di Jesolo contro ogni tentativo di speculazione. — GIOVANNI CAGNASSI © RIPRODUZIONE RISERVATA


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MESTRE

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ambiente e territorio

Inceneritore, via libera alle due linee ora manca solo l’autorizzazione di Zaia Tutto come da copione: arrivato l’ok dalla conferenza di servizi all’impianto Ecoprogetto, ma senza la linea Pfas Mitia Chiarin

Tutto come da copione. Ieri la conferenza di servizi, presenti Regione, Comune diVenezia e Città Metropolitana, ha dato il proprio via libera al progetto di inceneritore a Dusina, presentato dalla Ecoprogetto del gruppo Veritas. Ora manca solamente la autorizzazione ambientale che dovrà concedere la giunta regionale del Veneto. Tutto come da copione, perché il via libera riguarda solo due delle tre linee dell’impianto al centro da mesi di un aspro dibattito tra favorevoli e contrari. La linea per l’essiccazione dei fanghi urbani, compresi quelli contaminati dai Pfas, finisce per ora nel freezer, dopo che Veritas, invitata dalla Regione, aveva deciso di sospenderlo. Il percorso autorizzativo per l’inceneritore di Fusina, ha ottenuto quindi il via libera solo per le altre due linee, dei rifiuti (Css) e del materiale legnoso non riciclabile. Via libera in Conferenza di servizi che ricalca le decisioni assunte a metà luglio a Roma nell’incontro tecnico svoltosi sul progetto di aggiornamento tecnologico del polo impiantistico di Fusina, tra la regione e i tecnici del ministero dell’Ambiente guidato da Sergio Costa. E come si era detto nel tavolo romano, la conferenza di servizi considererà solo le due linee “convenzionali” dell’inceneritore, scorporando la terza, quella relativa al trattamento dei fanghi di depurazione urbana potenzialmente contaminati dai Pfas che avrà un percorso diverso perché, aveva chiarito la Re-

L’inceneritore di Fusina: l’approvazione delle due nuove linee è contestata dai residenti dei Comuni limitrofi

gione, «tale operazione dovrà essere effettuata con tecnologie preventivamente validate dalla comunità scientifica nazionale». Via libera che arriva in una città che nonostante le ferie di Ferragosto resta divisa sull’impianto. Favorevole il Comune con l’attuale sindaco Brugnaro e l’assessore De Martin, convinti della bontà del termovalorizzatore tanto da pensare di portare giornalisti e cittadini, in missione a Copenaghen per vedere come in Danimarca questi impianti sono normalmente presenti nelle città. Restano contrari la rete dei comitati e tanti cittadini: la casa del Popolo Ca’ Luisa di Marghera

le prime reazioni

Marghera non ci sta Bettin: «Ci opporremo a questo schiaffo» «A quanto pare, la Regione Veneto, con una conferenza di servizi, insieme al Comune e alla Città metropolitana di Venezia, ha dato il via libera alle prime due linee del nuovo inceneritore di Fusina. La terza linea, dedicata ai fanghi (PFAS compresi), è solo rinviata, ma non c’è dubbio che è negli intenti della Regione e del Comune e che presto verrà anch’essa

Proteste per l’inceneritore

nei giorni scorsi ha continuato ad ospitare quanti volevano firmare contro l’impianto. Nel sostenere la linea per i fanghi il direttore generale di Veritas, Andrea Razzini,

Anche l’impianto SG31 di Maghera ha chiesto di prolungare l’autorizzazione scaduta aveva spiegato che «la comunità scientifica oggi è d’accordo sul fatto che il migliore modo di smaltire i Pfas e altri micro inquinanti è la combustione, con la produzione di preziosa energia per l’auto-

autorizzata». Non si fa attendere la reazione della municipalità di Marghera, con il presidente Gianfranco Bettin: «Agiremo contro questa decisione in ogni sede», dice Bettin, esponente del fronte rosso verde in Comune, impegnato nella campagna elettorale a Venezia. Per Bettin la decisione confermata anche a noi ieri sia da fonti interne a Veritas che della Città Metropolitana, è un errore della politica. «È uno schiaffo alla richiesta di sospensione dell’iter e di ridiscussione del progetto sottoscritta da migliaia di cittadini, dalla Municipalità di Marghera e condivisa anche da personalità delle istituzioni e del governo stesso». E il sociologo insiste: «Si

funzionamento dell’impianto, come si fa, per esempio, in Svizzera». Per Regione e ministero però è meglio muoversi con maggiore cautela. E quindi va avanti il progetto ma solo con due delle tre linee. I maliziosi avevano subito rilevato che la cautela probabilmente ha a che fare con le prossime elezioni regionali e comunali. E certo il dissenso sul progetto diventa ora un tema del confronto politico. Anche perché davvero ora manca solo l’autorizzazione della giunta regionale. Nessun commento ufficiale dai vertici di Veritas, la azienda multiservizi che controlla Ecoprogetto e che ha cercato in tutti i modi in questi mesi

tratta di una forzatura inaccettabile, contro cui ci impegneremo strenuamente, un ulteriore violenza all’ambiente e alla salute in un territorio e contro una comunità già pesantemente e storicamente segnati. Si tratta, anche, di una regressione rispetto al modello fin qui sviluppato, fondato sulla riduzione dei rifiuti, la raccolta differenziata sempre più estesa e con filiere certificate in vista di un sempre maggiore riciclo e riuso e un sempre minore conferimento a discarica, un modello che aveva portato nel 2014 alla chiusura dell’inceneritore di rifiuti urbani, uno dei principali inquinatori del territorio autorizzato nel 1992 dalla Regione Veneto». —

di spiegare la bontà della operazione, nata per sopperire alla scelta di Enel di non bruciare più quote di Css nell’impianto della centrale Palladio , per la quale è stata avviata la procedura di Via per la trasformazione da carbone a metano. Solo arriva la conferma dell’ok di ieri. Altri impianti di Veritas, come il famoso SG31 di Marghera, ha depositato a fine luglio sempre agli uffici della Regione Veneto la richiesta di prolungare la autorizzazione ambientale che è attiva dal 2017 e che va sottoposta a rinnovo. In questo impianto si sperimenta già il trattamento di Pfas. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

la scheda

I famigerati Pfas composti chimici prodotti dall’uomo Pfas, che cosa sono? Le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) sono dei composti chimici prodotti dall’uomo e pertanto non presenti naturalmente nell’ambiente, costituiti da catene fluorurate. Vengono utilizzati per fornire proprietà repellenti ad acqua, olio e per aumentare la resistenza alle alte temperature dei tessuti, dei tappeti e dei pellami.


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PRIMO PIANO

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Verso le elezioni

Tosi, Tomaello e Calzavara nomi veneziani per la Lega Puntano alla Regione la consigliera di Ca’ Farsetti, il commissario e l’ex sindaco di Jesolo Confermata la rinuncia di Venturini, che sarà capolista della lista fucsia per il Comune Mitia Chiarin / VENEZIA

Prendono forma anche le liste per le regionali. E dal Carroccio veneziano escono i primi nomi di possibili candidati alla poltrona d’oro in consiglio regionale per la provincia di Venezia. I nomi che al momento circolano dalle segreterie del Carroccio veneziano sono quelli di Silvana Tosi consigliera comunale uscente a Venezia, e in lista anche per le Comunali sempre per il Carroccio, alleato di Brugnaro. Lei dovrebbe entrare nella lista di partito, la Liga Veneta Salvini premier assieme a Piergiovanni Sorato (assessore di Pianiga e coordinatore Lega giovani veneto). Nella lista di sostegno a Luca Zaia, invece, dovrebbe esserci Universi Serena, vice sindaco di Campolongo assieme ad An-

Silvana Tosi

Andrea Tomaello

Francesco Calzavara

drea Tomaello, commissario provinciale della Lega che ha trattato in questi mesi in città per l’accordo politico con Luigi Brugnaro. Tomaello, consigliere comunale a Mirano, e nuovo volto della Lega in provincia, con il sogno di prendere casa nel centro storico veneziano (possibile vicesindaco se vincerà il centrodestra a Venezia) deve però

ancora sciogliere la riserva. Nomi che si aggiungono a quelli circolati nelle ultime ore. A Venezia, dopo il verdetto sul numero due della giunta Zaia, Gianluca Forcolin, finito nella bufera dei rimborsi da 600 euro, un nome sicuro in lista per la lista di partito era l’uscente Federico Semenzato e per la lista Zaia, circolavano quelli di Fabiano Barbi-

san, Francesco Calzavara e Gabriele Michieletto. Ma le liste sono ancora in formazione, e si fa anche il nome di Franco Ferrari, per la terza lista di amministratori, in appoggio a Zaia, che nel 2015 aveva corso a sostegno della Moretti, candidata del centrosinistra. Non ci sarà nella lista degli amministratori locali senza tessera leghista ma

sostenitori dell’istanza autonomista, invece l’assessore della giunta Brugnaro, Simone Venturini. Il commissario Tomaello conferma quanto riferito ieri dalla Nuova Venezia. Ammette di aver proposto a Venturini un posto nella lista, la terza anche se in un primo momento l’accordo politico prevedeva che Venturini fosse in lista Zaia. Ma la scelta di Salvini di “blindare” gli assessori leghisti uscenti della giunta Zaia nella lista di partito e la conseguente decisione di fare della lista del presidente in corsa per la rielezione una lista di soli iscritti, ha finito con lo spostare il posto per il politico mestrino nella terza lista. E Venturini ha fatto i suoi conti, scegliendo di rimanere in Comune, capolista della civica fucsia del sindaco. Oggi si presentano anche i candidati di Forza Italia con un appuntamento organizzato a Mestre dal coordinatore regionale Michele Zuin. Poco distante si presenta la pattuglia di Più Europa, a sostegno del candidato del centrosinistra Lorenzoni. Forza Italia riunisce candidati, parlamentari e direttivo nella sede di Corso del Popolo. PiùEuropa con Lorenzoni è all’officina del Gusto di via Paolo Sarpi. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Partito democratico

Montanariello Zottis, Bolzoni e Terenzi si candidano VENEZIA

Nove candidati al consiglio regionale dal Veneziano per il Pd. Cinque uomini e quattro donne. Non si ricandida Bruno Pigozzo ma l’eredità passa a Francesca Zottis, di San Donà, libera professionista, prima della lista. Da Mirano arriva Stefano Barbieri, agronomo; da Mira Gabriele Bolzoni, vicesindaco di Mira. Da Scorzè Giannina Manente, responsabile di azienda artigiana. Da Chioggia Jonatan Montanariello. Si candida come indipendente il veneziano Giovanni Pelizzato, titolare della Libreria La Toletta di Venezia, consigliere comunale uscente. Da Mestre Mariangela Rossini, classe 1983, manager di produzioni cinematografiche. E la veneziana Alessandra Taverna, delegata del Fai ed ex presidente dell’istituzione Parco della laguna. Infine da Portogruaro arriva Marco Terenzi. —


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PRIMO PIANO

Verso le elezioni centrosinistra

«Meno cemento più sanità, lavoro e innovazione Il Veneto cambi» Ieri la presentazione dei candidati trevigiani con Lorenzoni Sossio: «Se l’Usl di Marca copia la Lombardia si rischia» I candidati trevigiani della civica “Il Veneto che vogliamo” con Lorenzoni ai Buranelli

«Nella lista “il Veneto che vogliamo” ci sono i volti di persone che sono la sintesi di tanti mondi e tanti saperi. Dimostrazione che tanti condividono un programma centrato sui bisogno gente, a dimostrazione che il Veneto può e deve cambiare per essere migliore».Arturo Lorenzoni, il candidato governatore del Veneto del centrosinistra alle elezioni regionali, ieri ha “battezzato” i candidati trevigiano che con lui corre-

ranno nella grande sfida alla corazzata Zaia con la lista civica di cui lui è primo rappresentante. «Siamo tanti, e la nostra forza è proprio quella di essere “civici”, senza bandiere. Un moto di cambiamento che viene dalla gente comune», ha detto Lorenzoni. Con lui Mirella Balliana, già consigliere comunale a Vittorio Veneto, «mi candido perché il Veneto bisogno rigenerazione alzare qualità vita e avere proiezione europea». Luigi Calesso, trevigiano, già esponente della Sini-

il partito della meloni

i papabili

TREVISO

stra trevigiana: «Le leggi regionali oggi sono decisive, e spesso legano la capacità operativa dei Comuni dall’ambiente all’edilizia. Altro che autogoverno. Serve un cambiamento, e di certo questo progetto politico ne sarà portatore». Lucia Celi di Castelfranco ex delegata Fiom, ora dipendente Cgil: «Io quotidianamente, nell’assistenza fornita al pubblico dal sindacato, vedo realtà che nessuno racconta un uno story telling di una Veneto perfetto: infortuni mortali

a lavoro, donne che rinunciano al lavoro per famiglia e tanto altro. Questa lista ha questi temi come primari, ed è ora sia così». Paola Gallo, trevigiana, da anni collabora con il centrosinistra e nella lista di Lorenzoni vuole essere «voce della associazionismo creativo». Giovanna Giusto di Mogliano, è avvocato e alla prima esperienza politica e per ciò vuole essere «portatrice delle esigenze anche cittadinanza attiva». Rosanna Rapisarda, catanese d’origine, da vent’anni nella Marca

e nelle sue fabbriche: «Ho visto crisi e delocalizzazioni, boglio portare a mia esperienza per un Veneto migliore». Michele Seno, 49 anni di Conegliano, già coordinatore di Articolo 1: «Il Veneto deve cambiare, poggi è una Regione in crisi, con riduzione Pil che sposta lavoro al terziario; un fenomeno da governare». Marco Tuomo è assistente universitario in filosofia, opitergino e punta a spiegare davvero la realtà migratoria, bisogna far invertire la rotta creando vera consape-

volezza». Vitale Sossio, avvocato, già consigliere comunale nella passata amministrazione Manildo come rappresentante di “Treviso Civica”: «Oggi per noi ci sono tre pilastri su cui fondare il Veneto di domani: istruzione, sanità, previdenza. E c’è molto da fare in una Regione con 650 mila infortuni, e una sanità di Marca che ha evitato di imitare il modello Lombardo del ricorso al privato solo per l’arrivo del Covid». — F.D.W. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Quasi pronto il team di Fratelli d’Italia TREVISO

Anche Fratelli d’Italia sta per completare la sua lista, con cui confida di poter portare un esponente trevigiano a palazzo Ferro Fini. Alcuni candidati consiglieri a cominciare dall’ex segretario provinciale Sandro Taverna, o l’ex Pdl Fabio Crea (esponente dell’anima sernagiottiana poi confluita in Direzione Italia), si erano mossi già con largo anticipo prima del lockdown. La lista del partito di Giorgia Meloni lancia nella competizione il giovane Tommaso Razzolini, vicesindaco di Valdobbiadene; e ancora Cristian Rossetto; Barbara Haas, già assessore a Villorba; Barbara Gardiman, già vicesindaco a Castello di Godego; e Marina Marchetto Aliprandi, imprenditrice che potrebbe aprire la lista nel caso in cui si optasse per l’ordine alfabetico; e l’imprenditore Luigi Susin, già nel direttivo provinciale di Forza Italia. Resta da definire il nono candidato, una donna: e i vertici, a cominciare dal commissario provinciale Giuseppe Montuori, puntano a lanciare una giovane della Sinistra Piave. —

Federico Caner

Marzio Favero

Giovanni Azzolini

Gianpiero Possamai

Manola Spolverato

Manuela Bertuola

Mauro Dal Zilio

Silvia Rizzotto

Sonia Brescacin

Alberto Villanova

Domenico Presti

Pietro Della Libera

Nazzareno Gerolimetto

Roberto Bet

Stefano Busolin

Stefania Buran

Marianna Rossi

Maria Pia Stefani

Paolo Speranzon

Emanuela Deola

Valanga bonus Covid Liste leghiste in freezer dopo le illustri defezioni La bomba Barbisan ha rimesso in discussione la squadra pronta chiusa fino a pochissime ore fa Fuori la candidata ponzanese Laura Piovesan

Erano fatte, l’altra sera, le liste trevigiane di Lega salviniana e lista Zaia per le prossima regionali. Ma la “bomba” della vicenda Barbisan, uno dei tre leghisti veneti coinvolti nel caso dei bonus

Covid, ha congelato la lista della Lega. Della quale il capogruppo nel capoluogo, per il rilievo della sua posizione, era uno degli indiscussi big, oltre all’esperienza maturata in questo mandato, specie nella sanità. Ma poi è sopraggiunta anche la defezione in extremis della giovane candidata ponzanese Laura Piovesan. E così ieri il commissario provinciale leghista Gianan-

gelo Bof – che come tutto l’apparato ha cercato di fare quadrato su Barbisan, rispetto a quella che il partito ha definito una “leggerezza “ – ha dovuto lavorare per ricomporre le due liste, in attesa di definire anche la terza, quella che mescola gli esponenti della vecchia Liga veneta Repubblica di Comencini & Foggiato e gli amministratori di Zaia. Certi della corsa gli altri

16 candidati. Il consigliere uscente Gianpiero Possamai e l’assessore Federico Caner sono i big della Lega già “veneziani”. Riflettori puntati poi su Marzio Favero, sindaco di Montebelluna, artefice di quel fronte dei sindaci su cui Zaia ha costruito il su partito degli amministratori. E poi Mauro Dal Zilio, già sindaco e 10 anni a Quinto, grande oppositore della politica di ampliamento del Canova. Le quote rosa premiano le emergenti, da Manuela Bertuola, assessore a Volpago del Montello, a Emanuela Deola, di Farra di Soligo, titolare di Guida Prosecco. Poi Manola Spolverato, medico, già assessore a Spresiano. In lista Zaia, il poker dei consiglieri uscenti, pupilli

del governatore: Silvia Rizzotto, capogruppo, Sonia Brescacin, Alberto Villanoba e Nazzareno Gerolimetto. E due fedelissimi come Roberto Bet e Stefano Busolin, un veterano come Paolo Speranzon, già assessore provinciale e sindaco di Motta. Infine Stefania Buran, segretaria di circoscrizione dell’Opitergino Mottense, e l’emergente Marianna Rossi, assessore a Istrana. Nella terza lista, certi l’uscente Pietro Dalla libera, già sindaco di Oderzo ed eletto nel 2015 con i voti del centrosinistra; Nico Presti, sindaco di Arcade e consigliere provinciale; Giovanni Azzolini, già sindaco di Mogliano. In lista, per la quota degli autonomisti, Maria Pia Stefani. —


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MERCOLEDÌ 12 AGOSTO 2020 LA TRIBUNA

PRIMO PIANO

Verso le elezioni

Gentilini: «Barbisan, chi sbaglia paga» Lo “sceriffo” della Lega: «Il bonus a sua insaputa? Io in 20 anni mi sono fatto rimborsare due caffè e due birre» TREVISO

«Chi ha sbagliato deve pagare. Riccardo Barbisan ha sbagliato? E allora Barbisan ha pagato. Uscendo dalle liste per le elezioni regionali. Ha pagato come ho pagato io quando sono stato condannato per un comizio e nessuno mi ha difeso, nella Lega che pure ho creato». L’ex sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini a muso duro nei confronti di Riccardo Barbisan, consigliere regionale ma anche capogruppo della Lega in consiglio comunale proprio a Treviso, finito nell’occhio del ciclone per aver ricevuto il 5 maggio scorso dall’Inps i 600 euro del bonus statale per le partite Iva, soldi che dice di aver immediatamente girato al fondo Covid del Comune di Treviso. Soldi che avrebbe preso a sua insaputa, poiché il suo commercialista si sarebbe mosso in modo autonomo, per farglieli avere. E lui, appena se ne è accorto, lo ha subito stoppato. Ma il dado era ormai tratto, e infatti ieri sera Zaia lo ha tolto dalle liste elettorali, stessa sorte per Forcolin e Montagnoli. E lo “sceriffo” Giancarlo Gentilini plaude. Gentilini, ci mancava il bonus. «Il bonus partite Iva? Il mio giudizio è netto, secco, implacabile, insindacabile: chi sbaglia paga. E se sbaglia il Padre Eterno, deve pagare pure lui. Punto e basta. E parlo anche da giurista». Pagare anche dal punto di vista politico, visto che il consigliere regionale uscente Barbisan era ricandidato alla Regione Veneto Zaia ci ha messo poche ore per decidere. «Aspettavo che i grandi geni, i soloni della Lega, prendessero le decisioni del caso. Non è servito. Ci ha pensato il governatore Luca Zaia, che era già stato chiaro, prima di questo casino boreale: chi si sarebbe trovato in qualche pasticcio avrebbe dovu-

to fare un passo indietro rispetto alle liste. Luca Zaia lo aveva detto chiaramente, che chi sbagliava sarebbe stato estromesso dalle liste elettorali. E giustamente, dico io. E ha preso i provvedimenti del caso, non avevo dubbi». Imbarazzante la situazione: per un consigliere regionale ma anche per un capogruppo in consiglio

«Zaia aveva avvertito i naviganti: in certi casi si viene messi fuori dalle liste elettorali» comunale, in un Comune ad alto tasso leghista come Treviso. «Che vuoi che ti dica. Io ormai frequento poco palazzo dei Trecento, dopo tanti anni di presenza costante in consiglio comunale, ho la mia età. Certo, la situazione non mi pare piacevole». Barbisan ha detto che è stato il commercialista a combinargli siffatto pasticcio. «Ahahah, ragazzo mio, dai su forza. Io comunque non entro nelle cose altrui e guardo solo quello che ho fatto io. E posso camminare a testa alta». Rimborsi spese, proprio niente? «Fermo là che ti sistemo io: il sottoscritto martire della Lega può vantarsi di una bella medaglia d’oro». Quale? «In vent’anni da sindaco e vicesindaco ho chiesto al Comune di Treviso il rimborso solo di due caffé e di due birre. E il comunista Manildo (l’ex sindaco di centrosinistra di Treviso poi battuto dal leghista Mario Conte, OES) cercando il pelo nell’uovo, alla fine ha dovuto ammettere: Genty si è fatto rimborsare solo due caffé e due birre. Altro che bonus». — ALESSANDRO ZAGO © RIPRODUZIONE RISERVATA

le altre reazioni

Il sindaco Conte in difficoltà «Ma Riccardo è onesto» Gelo e imbarazzo a Ca’ Sugana dove si fatica a esporsi Stefano Marcon, presidente della Provincia: «Io il bonus manco con i carabinieri» TREVISO

A Ca’ Sugana il caso Barbisan entra come un vento gelido che zittisce i più... almeno ufficialmente, tra imbarazzi, tentativi di giustificare ed evidenti ammissioni di «una brutta situazione». Al centro della scena il sindaco Mario Conte, che in Riccardo Barbisan ha il capo-

gruppo della Lega nella sua maggioranza. Il sindaco, serio in volto, ammette: «C’è aspetto morale che penalizza ma posso testimoniare che Riccardo è una persona onesta, e la scelta di fare beneficenza con i soldi lo dimostra. Certo, la beneficenza va fatta con i propri fondi e non con quelli altrui, ma dimostra la buona volontà». Il terreno è scivoloso, Conte lo sa, come sa bene quale sia stato il tono di condanna dei furbetti fatti nei giorni precedenti dai vertici del partito e dallo stesso Zaia. «Sulle scelte che ha assunto il partito

non entro e non entrerò» mette le mani avanti Conte, «io non sono un giustizialista, ma l’aspetto morale di tutta questa vicenda pesa. Però ribadisco, la politica deve dare segnali contro il giustizialismo, tenendo anche conto di quelle che possono essere state leggerezze da parte di persone serie». Una difesa un po’ spuntata, perché anche Conte sa l’aria che tira, e come la vicenda sia scivolosa da qualunque parte la si veda. Assai meno pilatesca la posizione di Stefano Marcon, presidente della Provincia e

«Mi vergogno per loro, perfino a uscire» Pettenà, la rabbia del militante leghista «Per la prima volta nella mia vita sono a disagio nell’andare in giro, la gente mi dice su di tutto. E mi vergogno, perché non so cosa rispondere, e chi mi conosce sa che non mi mancano né la dialettica né la battuta: siamo stati squalificati agli occhi dei cittadini che dovremo rappresentare». Fulvio Pettenà, il simbolo degli Zaia boys, confessa

tutta la sua difficoltà. «Non bastavano cerchi magici e diamanti, più recentemente il compenso d’oro ultramilionari in Ascopiave», sbotta, «Questo caso dei bonus dice che siamo davvero come tutti gli altri, questo è uno scandalo devastante per il sistema della Liga veneta, per un modello di politica. Se in 25 anni quello che ha incarnato Zaia non è mai stato messo in discussione, un motivo c’era:

adesso il suo vice fa domanda per il bonus... Non ci sono scuse, mi auguro solo che siano fatte le scelte più nette». L’ex presidente del consiglio provinciale è un fiume in piena. «Possibile che nessuno abbia pensato, facendo domanda, a chi è davvero in difficoltà? Se mi chiedono, io che vado in giro, glieli mostro, uno a uno, quelli che da mesi e mesi sono fermi, che non lavorano più, o gli artigiani che stenta-

no, per non parlare dei settori messi in ginocchio come il turismo, ma anche gli spettacoli, i concerti e le sagre». Per l’esponente di Quinto, non ci sono dubbi nemmeno su quella che dev’essere la riposta del partito: «La tentazione, lo confesso, è quella di una punizione corporale. Sì, verrebbe da prendere a calci nel sedere chi vive l’amministrazione pubblica in questo modo. Ma penso anche ai no-

A.P. - F.D.W.

stri militanti che montano gazebi e attaccano manifesti in nome della passione e dell’attaccamento all’idea». Nessuna attenuante, visto che nessuno dei tre li ha materialmente intascati? «No, questa figuraccia colossale non ha alcuna giustificazione: non mi interessa che i 600 euro li abbiano presi o meno, che li abbiano devoluti o meno, è un ’onta per la Liga, si è persa ogni misura, il senso delle cose. E resto al Veneto non voglio parlare di Papeete, di Salvini e della scelta del Sud, del partito diventato nazionale: qui da sempre c’erano la parola e la stretta di mano, la fiducia e l’onestà. E tutto bastava: perché adesso succedono queste cose?». —

ex presidente del consiglio provinciale

TREVISO

sindaco uscente di Castelfranco, che parla in generale sul caso dei bonus Inps. «Credo che ci sia un solo piano da tenere presente, e sia quello dell’opportunità», dichiara, «sono imprenditore, conosco bene i problemi dell’azienda, ma sono anche un amministratore pubblico, dunque è bene essere attenti. Premesso che la legge è stato un susseguirsi di norme sbagliate, dico che pochi giorni fa il commercialista mi ha chiamato dicendo che sono stati allargati i parametri sul calo dei fatturati e che potrei chiedere un bonus per la mia impresa: gli ho detto no categoricamente. Nemmeno con i carabinieri al fianco, lo chiederei». E c’è chi, nella maggioranza di Ca’ Sugana ammette: «Può essere spiacevole, ma le dimissioni dai 300 sarebbero dovute». —

Fulvio Pettenà

A.P.


Cronaca 15

L'ARENA

Mercoledì 12 Agosto 2020

BUFERA IN REGIONE. Il consigliere regionale aveva ammesso di aver richiesto i 600 euro stanziati dal governo per i lavoratori autonomi colpiti dalla crisi del coronavirus

«Lega, Montagnoli fuori dalla lista» IlcommissarioFontana:«Hafattounagrandissima sciocchezza».L’exsindacosidifendesuFacebook «Hosbagliatomac’èstataunamontaturamediatica» Enrico Santi

Ad Alessandro Montagnoli, consigliere regionale uscente della Lega, potrebbe costare cara la «grandissima sciocchezza», così la definisce Lorenzo Fontana, deputato e segretario della Liga Veneta, di aver chiesto i 600 euro di bonus riservati ai lavoratori autonomi massacrati dall’emergenza coronavirus. Coinvolti nel caso dei “furbetti del bonus” ci sono altri due esponenti della maggioranza in Regione. «La linea», fa sapere l’ex ministro, «è di escludere dalle liste chi ha fatto domanda per il bonus Inps, linea confermata da una telefonata col segretario Salvini. La decisione definitiva sarà presa dopo una consultazione con il direttorio della Liga Veneta». E dopo la confessione pubblica di lunedì, ieri Montagnoli, che aveva fatto richiesta del bonus da 600 euro in quanto consulente finanziario, ha affidato a Facebook le sue riflessioni sulla vicenda. «Ci sono momenti nella vita», scrive, «in cui puoi fare finta di nulla o scegli di dire semplicemente come stanno le cose. Ho deciso di affrontare questa situazione a testa alta». Torna sulla vicenda an-

che il governatore Luca Zaia che lunedì, a Treviso, aveva invitato «chi ha incassato» ad uscire allo scoperto. Sul loro inserimento in lista, dice, «decideremo insieme con la segreteria del partito, prima dovremo valutare le posizioni e vedere le carte». A fare scalpore è il fatto che degli amministratori pubblici, con uno stipendio di 8mila euro al mese, abbiano chiesto di usufruire dell’aiuto governativo offerto alle categorie economiche messe in ginocchio dal lockdown. Una questione di moralità, quindi, più che di legalità. «Durante l’emergenza Coronavirus in forma anonima ho aiutato delle realtà sociali impegnate nella sanità del territorio», scrive Montagnoli. «Quando è uscito il decreto Cura Italia, che riguardava tutti i lavoratori autonomi», precisa, «ho deciso con mia moglie di richiedere il bonus con l’intento fin da subito di devolverli per l’emergenza Covid e a chi lavora nella protezione civile». Una ricostruzione, quindi che in parte corregge la versione fornita lunedì sera, quando aveva detto che l’idea era stata della moglie. «Ho sbagliato», ammette il consigliere regionale, «con il senno di poi ho fatto una leggerezza, ma in buona fede. Que-

sti soldi ero sicuro sarebbero stati spesi bene, dal territorio per il nostro territorio». Montagnoli passa poi al contrattacco e parla di «vicenda montata a livello mediatico con l’obiettivo di spostare l’attenzione da una gestione fallimentare dell’emergenza a livello governativo». Il post in poche ore ha raccolto centinaia di commenti, in gran parte critici. Lui replica dicendo di aver voluto devolvere i 600 euro «per il territorio, invece di lasciare che li gestiscano a Roma». Ma non mancano chi lo sfida a pubblicare «data e bonifico» del versamento. Nell’affaire bonus sono coinvolti altri due esponenti della maggioranza in Consiglio regionale: il trevigiano Riccardo Barbisan, vice capogruppo del Carroccio, e il vicepresidente della Giunta regionale, il veneziano Gianluca Forcolin. Il primo ha subito mostrato dei documenti che attestano che ha dato la somma in beneficenza. Il bonus, si è giustificato Barbisan, gli è arrivato su richiesta presentata dal commercialista a sua insaputa. Forcolin ha invece fatto sapere di non aver ricevuto nulla, e che a presentare la domanda erano stati i soci del suo studio di tributaristi. • © RIPRODUZIONERISERVATA

LorenzoFontana

AlessandroMontagnoli conMatteo Salvini,sullo sfondoLuca Zaia

Lereazioni

RiccardoBarbisan

GianlucaForcolin

LEREAZIONIA OPPEANO. Consigliodivisotra chilo «assolve»e chiinvecenon accetta scusanti

«Nonsi fabeneficenza conisoldidei cittadini» Duroil capogruppodell’opposizioneSartori, il sindacosmorzai toni Alessandro Montagnoli, consigliere regionale e consigliere comunale di Oppeano della Lega, adesso rischia grosso. Matteo Salvini ha promesso che chi ha preso il bonus imprese verrà sospeso dal movimento e Zaia che non ricandiderà i consiglieri regionali che ne hanno beneficiato. Questo era il timore di tutti in città ieri: perdere a Venezia un rappresentante delle istituzioni navigato e sempre in prima linea, già deputato leghista eletto nel 2008, due volte sindaco di Oppeano e da cinque anni consigliere regionale. Ha fatto la campagna elettorale per la lega a Legnago ed era pronto a scendere in campo per le elezioni del 20 e 21 settembre. Ora Montagnoli ci sarà? «Io lo conosco bene. So che lo ha fatto in buona fede», fa sapere il sindaco di Oppeano e suo amico, Pierluigi Giaretta, «So che quanto ha preso lo ha devoluto alla protezione civile ed ha sempre aiutato varie realtà durante le sue esperienze politiche: lo ha sempre fatto in silenzio». «La vicenda di Montagnoli ha dello sconvolgente», rimarca il capogruppo di oppo-

sizione di Oppeano Città Viva Sebastiano Sartori. «Un consigliere regionale in Veneto percepisce più di 8000 euro al mese e gli sono stati erogati anche nel periodo di marzo e aprile, quando la situazione epidemiologica ed economica era critica. Quindi chiedere i 600 euro di contributo da parte di Montagnoli è eticamente scorretto», sostiene Sartori, «ed inoltre il fatto di indicare che gli stessi soldi erano stati percepiti effettivamente, per poi averli devoluti in beneficenza, è una giustificazione che non risolve la questione: la beneficenza non si fa certo con i soldi dei cittadini. Quelle risorse, se non percepite, sarebbero state tenute dallo Stato ed utilizzate per supportare le persone con maggiori difficoltà di lui». Il capogruppo dell’opposizione ribadisce che «eccepire che la legge lo permettesse non diminuisce l’inopportunità della richiesta del contributo, in quanto la norma era stata fatta in maniera che potesse raggiungere il più velocemente possibile le partite Iva in difficoltà e che vivevano nell’incertezza». E conclude sottolineando

che «un parlamentare o un consigliere regionale che vivono di politica hanno maggior dovere di rispettare i cittadini in particolare quando gli stessi sono in difficoltà». «È la norma sbagliata», sostiene il collega Stefano Valdegamberi, accanto a Montagnoli cinque anni in laguna, come in tanti tavoli e battaglie nella nostra provincia, «perchè invece di dare i 600 euro a tutti quelli che hanno presentato domanda, si sarebbe dovuto fare un’istruttoria serie e verificare chi ne aveva effettivamente necessità. Chissà quanti imprenditori hanno preso il bonus senza averne bisogno. Conviene a questo punto fare verifiche a 360 gradi, non solo indagare nella politica». «Credo occorra distinguere tra chi vive di politica e chi la politica la fa come volontariato», interviene la consigliera regionale del Pd ed ex sindaco Anna Maria Bigon, «penso ai consiglieri comunali e ai sindaci di paesi piccoli. La Lega ha preso da subito una posizione pesante contro coloro che hanno ottenuto un contributo a fondo perduto, come il bonus, ammesso dalla legge, per tutti». • Z.M.

«Unoschiaffoaiveneti dachigridavacheRoma nonfacevaabbastanza»

ArturoLorenzoni

EnricoCappelletti

Ilcaso bonusinfiammala campagnaelettorale. Per ArturoLorenzoni,candidato a presidentedellaRegioneper il centrosinistra,«conil loro comportamentoi treleghisti, delcerchiomagicodiZaia hannodato unoschiaffo a tutti iVeneti.Sono gli stessipolitici chedurante lacrisi più nera», continua,«hanno abbaiato sguaiatamentecontro il governoperchénonfaceva abbastanzaper sostenerele personein difficoltà.Adesso vogliamosapere se hanno ricevutoil bonusdi aprileoltre aquello dimarzo ese tenterannodiprenderei 1.000 europrevisti anchedal decreto diagosto».PerEnrico Cappelletti,candidato presidenteM5salle regionali «laLega ei consiglieriregionali

chehannoincassato i 600 eurodel Governolamentavano damesiche nonarrivavanoi contributidello Stato.Mentivanoaicittadini due volte:la primasull’incasso degli aiutiela secondasul fattoche dal Governononarrivasse nulla. Ma approfittaredell’emergenzaper ottenereunvantaggio ingiusto rendequestocomportamento ancorapiùripugnante». «Lanotizia èancorapiùgravedel previsto»,commentaDaniela Sbrollinicandidata per ItaliaViva, Psi,PrieCivica per ilVeneto, «vistotra questic’èpureil vicedi Zaia,nonché assessore albilancio dellastessaRegioneVenetoe tributaristadi professione. Quantoèaccaduto»,prosegue la senatrice,«rende chiaroquello chediciamodamesi,ovvero che serveunaalternativaa 25anni di dannifatti alVeneto dapersone

comequestechela Lega hafatto crescereehaportato inpalmo di mano».Caustico PaoloBenvegnù, candidatopresidenteper SolidarietàAmbienteLavoro:«Si difendonoallamaniera classica deileghisti quandosono presi con ledita nellamarmellata. Sono sempreall'oscurodi tuttoe vittimedeglierrori o delle omissionidialtri.Anoi resta la soddisfazionedivedere sputtanatipersonaggi chehanno fattola lorofortunapolitica cianciandoa destraea manca di legalitàesicurezza». IntervieneancheManuel Brusco, consigliereregionale M5s: «Pensanodifarla franca dicendo diaverefattobeneficenza non coni lorosoldi, macon soldi che spettavanoad altri,lorochefino a ierituonavanocontro il governo, i presuntiritardi negliaiuti ela presuntascarsezza deibonus.Ne volevanodi piu?Mirivolgo aZaia eglilancio unasfida:Ha detto che chisi eraintascato i 600 euro non sarebbestato ricandidato, annuncicheMontagnoli eisuoi amichettisonofuoridalleliste». MicheleBertuccodi Veronae SinistrainComune ecandidato conLorenzoni si rivolge aZaia e Fontana:«Ora hannoun bel strepitarechenonvogliono più Montagnoliinlista, mase il caso nonfossestato sollevato dalla stampaaun mese emezzodalle elezioni,avremmo sentitodaloro lastessadeterminazione?». Infine,per Tommaso Ferrari e PietroTrincanato diTraguardi«il copioneèsemprelo stesso, mentrela Lega agitala bandiera delpopulismo i suoiesponenti non perdonooccasioneper farsi riconoscere.Èoradiabbandonare lapoliticadegli sloganper tornare avalutare nelmerito politiche e candidati». E.S.

SOCIETÀ ATHESIS S.P.A.

PierluigiGiaretta

SebastianoSartori

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Economia 9

L'ARENA

Mercoledì 12 Agosto 2020

Addioaunprotagonista Luttonell’economiae nellasocietàscaligera

1.200

I DIPENDENTI DEL GRUPPO DOLCIARIO BAULIINTUTTI GLISTABILIMENTI

LASEDEÈACASTEL D’AZZANOCON6CENTRI PRODUTTIVI:5INITALIAE1IN INDIA.IDIPENDENTISALGONO A1.600CONGLISTAGIONALI

SCOMPARSA. Imprenditore morto a 79 anni. Sotto la sua guida il gruppo è diventato leader del settore in Italia ed estero

AlbertoBauli, principe deidolci madein Italy

500

ILGRUPPONELL’ULTIMO BILANCIO SFIORA IL FATTURATO DI 500 MILIONI

ICONTIDELGRUPPOAQUOTA 493MILIONIDIEUROCONUN UTILEDI11MILIONI ILFATTURATOESTEROÈPARI AL15%DELTOTALE

Fotosequenza Passatoefuturo

Aziendaeistituzionicittadine Istantaneediunapresenzadiscreta «Ma ha dato un contributo fondamentale» 1

Haconquistato (senzaclamore)ilprimato deipandori,panettoni eprodotti da forno Nel2009 harilevatoimarchiMottae Alemagnadalla Nestlériportandoli inItalia Lutto nel mondo dell’imprenditoria veronese e italiana. È morto Alberto Bauli all’età di 79 anni, ne avrebbe compiuti 80 il 5 settembre prossimo. Figura diretta, pratica ma anche schiva nonostante la sua lunga presenza in realtà ed istituzioni veronesi come i consigli del Banco Popolare di Verona e di Veronafiere. Alberto - figlio di Ruggero Bauli (fondatore nel 1922 del gruppo dolciario scaligero) e fratello di Adriano (scomparso nel 2014 che è stato alla guida della holding di famiglia), Rosa Maria e Carlo - si è laureato in Economia e Commercio a Padova, dopo la quale è entrato in azienda, arrivando alla guida della Bauli, che ha presieduto per oltre vent’anni, fino a fine 2016 quando è diventato presidente (era vicepresidente operativo) il nipote Michele, attuale presidente anche di Confindustria Verona. Alberto lascia la moglie Maria Gabriella e i tre figli, Carlo Alberto, Francesco e Chiara. Alberto Bauli ha portato l’azienda di famiglia ad essere leader indiscusso in Italia nei dolci da ricorrenza di Natale e Pasqua ma anche sempre più forte nei prodotti continuativi, dai biscotti alle merendine e brioche. Dopo aver incorporato nel 2006 l’azienda trevigiana Doria, il 31 luglio 2009, in un contesto economico mondiale non facile, la Bauli spa acquisisce dal gruppo Nestlé i prodotti da forno dei marchi Motta, Alemagna, Tartufone Motta, Trinidad e Gran Soffice. Poi nel 2013 sarà la volta dell’acquisizione dei biscotti Bistefani. Il gruppo conta sei siti produttivi (Verona, Italia e uno in India) e vende in tutto il mondo. Il gruppo è arrivato a sfiorare i 500 milioni di fatturato con 1.200 dipendenti che diventano 1.600 grazie

CarloFrattaPasini eGianLuca Rana

«Uomolealeelibero» «Unmodellodaseguire»

PASSATOEFUTURO.L’11marzo2017lacerimoniaperintitolareilpiazzaleantistanteil barBauli inZaialfondatore «RuggeroBauli»

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AlbertoBauli (1940-2020)

agli stagionali. Il fatturato estero è pari al 15% sul totale e il gruppo ha una presenza produttiva in India. Alberto Bauli lo diceva spesso: «Siamo ancora piccoli, dobbiamo aumentare le nostre dimensioni». Da qui anche la scelta e il coraggio di aprire in India un centro produttivo. Bauli è un gruppo familiare ma non a conduzione familiare. Così nel 2009 il

presidente Alberto Bauli parlava dell’azienda in occasione dell’operazione con la Nestlé. «La nostra è un’azienda familiare anomala», disse al nostro giornale, «nel senso che c’è una netta distinzione tra patrimonio di famiglia e aziendale. Quando l’azienda supera una certa dimensione l’imprenditore non può dire "fao tuto mi" e allora il senso del limite e la scelta di un indi-

CarloFratta Pasini

GianLuca Rana

Uomodiaziendaedibanca, modelloper chi vuolfare impresa.Sì, perchéAlberto Bauli,come loricorda Carlo FrattaPasini,presidenteper vent’anni(finoa qualchemese fa)diBanca Popolare diVerona epoi BancoPopolare «era veramenteappassionatodella nostrabanca, hadato un contributofondamentalealla nostrabanca, rimanendo sempreun uomoleale e autonomo, sapevaascoltare maanchedecidere». Curiosoecoraggioso, aperto aicambiamentieal confronto. Cosìloricorda Gian Luca Rana, amministratoredelegato del PastificioRana.«Abbiamo

condivisomoltianninelconsiglio dellabanca,èstato un grande amicoeunsostegno inmoltidei momentidecisiviper la nostra impresaeper le impresedi VeronaediConfindustria», raccontaRana,«nel 2009luiha avutoilcoraggiodi fare l’operazioneperacquisire i marchi MottaeAlemagnadaNestlè inun momentodifficile, dopopoco dal cracdellaLehman Brothers,noi abbiamoavviatol’operazione negliUsanel 2010e2011.È stato unostimolo.Alberto hatracciato lastrada per il nostro settore alimentare,sempre curiosodi sapereecapire.Unuomo corretto,elegantenei modienella sostanza,a luidevo molto». P.D.B.

VERONAFIERE. Nell’aprile del 2009 dopo l’assemblea dei soci. Alberto Baulicon Giovanni Mantovanie CamilloCametti

rizzo manageriale diventa importante. L’azienda ha una vita propria e deve essere improntata alla logica dello sviluppo». In altre occasioni aveva detto anche: «Nella vita c’è tanto d’altro». E per lui l’altro era anche una grande passione per il golf, tanto che la notizia della sua scomparsa si è diffusa subito proprio tra gli amici del circolo. Ma anche per il mare e la cultu-

ra: chi lo conosceva bene sapeva che quando poteva, visitava musei e andava in barca nel Mediterraneo con la famiglia. E proprio il mare era l’unica cosa, secondo lui, che mancava a Verona. Con Alberto Bauli scompare un pezzo della storia dell’imprenditoria veronese e italiana, un uomo e imprenditore che ha saputo dare grande impulso all’azienda

fondata dal padre Ruggero contando sulle proprie conoscenze, abilità e sul coraggio ma soprattutto sulla capacità di avvalersi di collaboratori all’altezza delle sfide sempre più grandi e necessarie per crescere. Nel 2009 il presidente della Fiat e altre personalità istituzionali si congratularono con lui per l’acquisizione dei marchi dalla Nestlé, facendoli ri-

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BANCA. Assemblea dei soci del Banco Popolare di Verona e Novara nel 2002.Alberto Bauli conGiancarloVezzalini e CarloFratta Pasini

diventare italiani. Il suo commento: «Mi hanno fatto un grande piacere. Ma ho anche detto loro “fatemi gli auguri, ma per il futuro“». Era così, niente cerimonie, prolusioni o titoli altisonanti e in pubblico. E così i suoi familiari lo vogliono salutare: in una cerimonia di commiato officiata nel più stretto riserbo. E senza troppe parole di circostanza. • P.D.B.

COMMENTI. Ilricordodell’imprenditore eil cordogliodelle istituzionie dellapolitica

Ilsindaco: «Lacittà diVerona nonlo dimenticheràmai» UnioneitalianaFood: innovatoreerispettosodei lavoratori».Zaia: conlui le tradizioni venete nel mondo Sulla scomparsa di Alberto Bauli sono molti i commenti di personalità della politica che ne tracciano un ricordo commosso. Per il sindaco Federico Sboarina, «Verona ha perso un capace capitano d’industria e un banchiere illuminato. La scomparsa di

Alberto Bauli è una notizia che colpisce perché il suo nome sta di diritto nell’albo d’oro cittadino, con coloro che hanno reso grande la nostra città. Con lui, l’azienda fondata dal padre è diventata un colosso, portando il nome di Verona nelle case di milioni di consumatori. La società è una delle eccellenze cittadine per creazione di valore e occupazione. Questa grande sapienza, Alberto Bauli l’ha saputa portare anche nell’allo-

ra Banca Popolare. Ho un ricordo nitido del presidente Bauli, quando da assessore allo Sport lo incontravo agli eventi che la banca sosteneva. La città di Verona gli deve molto e non lo dimenticherà perché ha fatto un pezzo della nostra storia industriale. Alla moglie, ai figli e ai parenti, le mie sentite condoglianze e quelle di tutti i veronesi». VENETO. Anche per il presi-

dente della Regione del Vene-

to Luca Zaia «il nome Bauli è sinonimo di pandoro, un dolce che ogni anno porta la tradizione natalizia veronese in tutto il mondo». Per questo «il Veneto ha perso un messaggero delle nostre tradizioni e del valore della nostra imprenditoria. Capendo le potenzialità di un dolce tipico che la sua famiglia aveva già affermato su un largo mercato», aggiunge, «ha guidato il marchio nel suo maggior sviluppo, fino a farlo riconosce-

FedericoSboarina

LucaZaia

re tra i leader mondiali per la produzione di dolci da ricorrenza e prodotti da forno. A lui invio un pensiero ed esprimo le mie più sentite condoglianze ai familiari».

INDUSTRIADOLCIARIA. Anche

l’industria dolciaria italiana esprime il suo cordoglio per la scomparsa di Alberto Bauli. «Un grande imprenditore, uomo sensibile e lungimiran-

te, sempre attentissimo a coniugare l’innovazione della sua azienda e dei prodotti col rispetto del personale e dei lavoratori», ha detto Mario Piccialuti, direttore generale di Unione Italiana Food, in una nota. «Ha rivestito spesso cariche di primo rilievo nell’ambito dell’associazione, sempre lavorando nella direzione della tutela dell’interesse generale». Cordoglio bipartisan dagli esponenti politici: Verona ha perso un pilastro dell’imprenditoria. Da Lorenzo Fontana, deputato e segretario della Liga Veneta a Massimo Giorgetti di Fratelli d’Italia e vicepresidente del consiglio regionale Veneto fino a Orietta Salemi, consigliera regionale di Italia Viva. • R.ECO.


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