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Corriere del Veneto Giovedì 13 Agosto 2020
Centro Studi
di Martina Zambon
PRIMO PIANO
Autonomia,teamdiespertifarà icontiintascaalle(altre)Regioni «VenetoaRomaadarmipari» Nel Bur la nascita del comitato scientifico: il nodo sono I Lep
Nei giorni infuocati dalla politica, è passata quasi inosservata la mossa del governatore Luca Zaia sul fronte dell’autonomia. Nel Bur pubblicato martedì, si legge della nascita del «Comitato scientifico» in seno all’Osservatorio interregionale per l’autonomia. La traduzione dal burocratese è molto più vivace: la Regione dopo quasi tre anni di battaglie naufragate contro la mancanza di dati sui Lep da parte dello Stato decide si fare da sola. Avrà il suo Centro studi ma, assicurano gli interessati, non sarà sul modello della Svimez («la secessione dei ricchi», per intenderci) bensì sarà impostato al massimo rigore scientifico. Il muro di gomma di ministeri e apparati governativi, con la sola eccezione dei Lea, i livelli essenziali per la sanità, ha impedito che i lep (livelli essenziali di prestazione) vedessero la luce, fosse anche sulle materie concernenti i «diritti civili e sociali». I Lep sono un cruccio anche per il ministro agli Affari Re-
VENEZIA
Il punto ● 22 ottobre 2017, i veneti votano in massa per l’ottenimento di «ulteriori forme di autonomia» previste dalla Costituzione ● Quasi tre anni dopo la proposta sul tavolo è quella di Boccia, ministro per gli Affari Regionali che però si scontra, ultima solo in ordine di tempo, con la mancanza all’appello dei Lep ● Ora la Regione prova a studiarli in proprio
gionali Francesco Boccia che vi ha ancorato la sua visione di autonomie regionali nel segno della solidarietà. «A Roma non ne usciamo» sembrano aver pensato in riva al Canal Grande e allora i conti si fanno in casa incrociando decine di banche dati per arrivare a ricostruire la fotografia dei soldi che dai territori arrivano a Roma e che a Roma vengono poi redistribuiti ai territori stessi. La vexata quaestio è: secondo quali criteri? La virtuosità non è al momento uno di questi, ad esempio sui fondi per il trasporto pubblico (di competenza regionale). È qui che la spesa storica, in un mondo ideale, cozzerebbe con il principio equanime di livelli essenziali di prestazione. Insomma, i Lep sono il collo di bottiglia stretto, strettissimo da cui però si deve passare. E allora il Veneto comincia a lavorarci da solo. Un’opera titanica a dirla tutta ma che potrà godere dell’apporto di tre atenei nordestini e delle loro migliori menti. Veniamo, così, alla composizione del comita-
to scientifico che comprende due rappresentanti del Consiglio regionale del Veneto, rappresentanti del sistema universitario del Triveneto e di Centri studi, Centri di ricerca, Enti, Fondazioni, Associazioni, «e ogni altro organismo, pubblico o privato, - si legge nel Bur - di comprovata esperienza e qualificata competen-
za nel campo degli studi e delle analisi nei settori giuridico, economico, fiscale, finanziario e sociale con riferimento alle materie oggetto di negoziato con il Governo». Il tutto gestito dall’Area Programmazione e Sviluppo Strategico della Regione. I nominati sono: Alessandro Rota e Carlo Simionato per il consiglio regio-
1.025 giorni Sono passari 1.025 giorni dal referendum con cui i veneti hanno chiesto maggiore autonomia
3 VE
nale, i professori Dimitri Girotto (università di Udine), Matteo Cosulich (università di Trento), Guido Rivosecchi (università di Padova, Alberto Cestari per la Cgia ed Enrico Michetti della Gazzetta amministrativa della Repubblica. Il direttore sarà l’avvocato della Regione Mario Caramel. «Obiettivo è costituire un centro di studi per l’elaborazione dei dati, - chiarisce il costituzionalista Mario Bertolissi che guida la delegazione veneta nei negoziati romani fin dall’inizio - non per contrapporre una tesi a un’altra bensì per avere una chiave di lettura di ciò che sta accadendo nel Paese. È un’operazione che la Regione fa di alto profilo istituzionale e culturale e la prova provata è offerta dal coinvolgimento delle università come sedi istituzionali del rigore scientifico. Questo consente alla Regione e alla comunità regionale di dotarsi delle conoscenze che stanno alla base della gestione di un progetto politico istituzionale collaudato e radicato nella società. È lo strumento per un dialogo in condizioni di parità con lo Stato al quale sarà chiesto di spiegare tutte le proprie decisioni, dati alla mano». Rivosecchi aggiunge: «Lep e spesa storica? Sì, la finanza territoriale è uno degli aspetti fondamentali, misura lo spessore concreto di ogni disegno autonomistico. Raccogliere i dati per capire il costo delle funzioni. Così i Lep diventano il punto di riferimento per l’erogazione dei servizi. La giurisprudenza costituzionale a più riprese ha invitato lo Stato a definirli». © RIPRODUZIONE RISERVATA
REGIONE ATTUALITÀ
Corriere del Veneto Giovedì 13 Agosto 2020
5 VE
Azienda scopre 24 contagiati, lavoravano al fianco dei profughi Treviso, un caso nella logistica. E intanto una parte degli immigrati della caserma finisce nel «grattacielo» C’è un focolaio in un’azienda trevigiana: i primi quaranta tamponi hanno evidenziato 24 positività al Covid; oggi verranno fatti altri settanta test ai lavoratori per capire quanto possa essersi esteso ai reparti di una società di logistica, andando a indagare magazzinieri e autisti. Tutti convocati alla Madonnina, la sede del dipartimento di prevenzione della Marca. Da alcuni giorni l’Usl 2 monitora questa delicata situazione: già due familiari dei dipendenti sono stati contagiati (il conto sale quindi a 26) e non è escluso che si possano trovare altri casi. Questo cluster assume una connotazione di stretta attualiTREVISO
Il dg Francesco Benazzi
tà perché l’indagine epidemiologica condotta dal Sisp dell’azienda sanitaria ha evidenziato che, fino al 29 luglio, dieci migranti accolti nell’ex caserma Serena avevano prestato servizio in quell’azienda, che si trova poco lontano da Treviso, nella zona a sud della provincia. E la Serena, come noto, è il più grande focolaio della Marca: dopo i tamponi di mercoledì scorso erano emerse 257 positività, delle quali 11 di operatori e le altre tutte di migranti ospiti da tempo nell’ex complesso militare alle porte della città. Ieri è stato fatto il terzo round di screening, gli esiti sono attesi per oggi, massimo domani.
Si sta interessando del cluster aziendale il sindacato Adl Cobas, in stretto contatto con i lavoratori e i loro rappresentanti nella cooperativa che li ha impiegati. «Un dipendente è rientrato in servizio con dei sintomi riconducibili al Covid ed è stato subito sottoposto a tampone, risultando positivo – spiega Sergio Zulian -. Lo screening è stato allargato ai colleghi del suo turno verificando che il contagio si è esteso». L’azienda di spedizioni ha attivato subito il protocollo sanitario coinvolgendo l’Usl: da tre si è passati a 18 positivi martedì, ieri erano 24; e mancano ancora decine di colleghi. «Attendiamo l’esito dei tamponi –
L’EPIDEMIA COVID
continua Zulian -. Non è il momento di scatenare una caccia all’untore perché la situazione è monitorata. La cosa importante è che i lavoratori sono in buone condizioni di salute, non sono sintomatici, alcuni sono stati molto sorpresi di essere positivi al Covid. Chiaramente ora si pone un problema ulteriore, chi è positivo è stato messo in isolamento e anche i contatti stretti dovranno seguire queste indicazioni. Ma tutti sanno questi interventi consentono di arginare l’infezione e vengono fatti per tutelare la salute di ognuno, che è la cosa più importante». Il direttore generale dell’Usl 2 Francesco Benazzi non esclu-
❞
Benazzi Stiamo verificando se il contagio non venga da quella ditta
de che possa esserci una connessione fra il maxi focolaio della Serena e il contagio nell’azienda di logistica: «I nostri professionisti stanno facendo delle verifiche - ha detto ieri per capire se il virus possa essere partito da lì». Si procede quindi a ritroso, per tracciare i contatti di due settimane fa. Da ieri la prefettura e l’azienda sanitaria hanno condiviso di spostare dalla caserma i profughi che risulteranno negativizzati al Covid. Alcuni sono già stati trasferiti nella prima periferia del capoluogo in un grande condominio densamente abitato. Silvia Madiotto © RIPRODUZIONE RISERVATA
Per chi rientra da Croazia, Grecia, Spagna e Malta test a carico della Usl e «due giorni di attenzione»
Ferie, obbligo di tampone al rientro i controlli delegati alla Regione di Gloria Bertasi VENEZIA Tampone obbligatorio per chi rientra in Italia da Grecia, Malta, Croazia e Spagna. Lo ha deciso ieri il governo e ora le Regioni, con le Usl, dovranno organizzare i controlli nei porti e negli aeroporti. Che, qui da noi, sono due: il Marco Polo di Venezia e il Catullo di Verona (il Canova di Treviso non ha ancora riaperto dal lockdown). C’è poi il porto, quello croceristico è chiuso, ma da Fusina, a Venezia, partono e arrivano ogni giorno ferry da Croazia e Grecia. Quindi, andranno controllati anche lì i passeggeri. In realtà, la scelta maturata da Roma e comunicata ieri pomeriggio in una seduta urgente della conferenza Stato-Regioni dai ministri Francesco Boccia (Affari regionali ) e Roberto Speranza (Sanità) non ha colto Palazzo Balbi di sor-
ma la maggior parte dei veneti che va in Croazia si sposta in auto o, è il caso dei più giovani, in pullman: andrà quindi stabilito come accertarsi che queste persone non siano contagiate. «La svolta - ha detto ieri a Cortina d’Ampezzo alla rassegna “Una Montagna di Libri” il presidente Luca Zaia saranno i test rapidi, in pochi minuti danno l’esito: basta un po’ di saliva, sono più veloci,
❞
presa. Tutt’altro. Ieri mattina, la Regione stava già valutando di inserire l’obbligo di tampone (o di screening sierologico) per chi rientra dalle vacanze appunto in Croazia, Grecia, Spagna e Malta. Ma invece di fare come l’Emilia-Romagna il cui governatore Stefano Bonaccini ha firmato un’ordinanza, in Veneto si pensava di aggiornare la delibera di giovedì scorso che introduce i test per chi «ha transitato o soggiornato in Romania e Bulgaria» e che non è detto che non verrà ritoccata nelle prossime ore. Roma ha deciso di imporre il tampone (o, in alternativa, il certificato di negatività con test eseguito nelle 72 ore precedenti o - senza esito - 48 ore prima del rientro) per chi arriva in aeroporto o in uno dei porti del Paese,
spetta appunto alle Regioni e il Veneto dovrà stabilire se organizzare un servizio sanitario a Fusina e negli aeroporti o ed è la soluzione più probabile - imporre di contattare il proprio medico di base e attendere che l’Usl convochi gli interessati per il tampone. Nell’attesa, e fino all’arrivo dell’esito, bisognerà stare a casa. «La quarantena non sarà obbligatoria», rassicura Ro-
Covid: l’andamento di agosto Contagi 1
Attualmente positivi
52 34
2
ma. Ma almeno un paio di giorni senza uscire, in attesa di esami e risultati, saranno necessari. Il che potrebbe far cambiare a molti la meta delle ferie agostane, qualora la prenotazione lo consenta. «Nelle prossime ore valuteremo il da farsi alla luce della conferenza Stato-Regioni», ha spiegato, ieri sera dopo la videoconferenza con Boccia e Speranza, l’assessore regionale al Sociale
DATI QUOTIDIANI E TRA PARENTESI COMPLESSIVI
Persone in isolamento
Ricoveri
In terapia intensiva
Decessi
1.019
3.911
0 (114)
0 (7)
0 (2.075)
1.045
4.090
-1 (113)
0 (7)
0 (2.075)
3
18
1.057
4.160
-1 (112)
1 (8)
2 (2.077)
4
20
1.066
4.160
11 (123)
0 (8)
0 (2.077)
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Zaia La svolta arriverà con i test rapidi, basta un prelievo di saliva e in pochi minuti c’è l’esito
meno costosi e si stanno mostrano sicuri e affidabili». Per poterli utilizzare ci vorranno, parola del governatore, «ancora un paio di settimane», per ora ci si deve dunque affidare al tampone «tradizionale», quello orofaringeo. L’organizzazione delle verifiche - così ha deciso il governo - sui villeggianti che rientrano dai Paesi inseriti nella blacklist dei più a rischio,
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L’Ego-Hub
Le decisioni sull’asse Stato-Regioni
Paesi a rischio contagio: lo Stato impone i tamponi Ieri mattina il Veneto ha deciso di estendere i controlli già in atto su chi rientra da Bulgaria e Romania a Croazia, Malta, Grecia e Spagna. Ma nel pomeriggio il governo ha convocato le Regioni per comunicare che avrebbe introdotto tamponi obbligatori per chi arriva o è stato in ferie in quei Paesi
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Test in porti e aeroporti in capo a Regioni e Usl Roma predisporrà un’ordinanza nazionale ma l’organizzazione dei tamponi spetterà a Regioni e Usl. Non è ancora chiaro come il Veneto imporrà l’obbligo di tampone ma è probabile che al rientro gli interessati dovranno rivolgersi al medico di base e attendere la convocazione per il test
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Discoteche e club: oggi si decide il pugno di ferro Nuova riunione oggi della conferenza Stato-Regioni per stabilire come evitare assembramenti nei luoghi più frequentati dai giovani. Il governo vuole più controlli e ha chiesto alle Regioni di avanzare proposte operative per imporre mascherine e distanziamento nelle piste da ballo
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Manuela Lanzarin. E se nelle mete più gettonate, anche dai veneti, per le vacanze è boom di contagi, nemmeno la nostra regione può dormire sonni tranquilli. Ieri altre 62 persone (lunedì erano 57, domenica 47) sono risultate positive di cui 24 a Padova, 19 a Treviso, 9 a Vicenza, 6 a Verona, 3 a Rovigo e 2 a Venezia e Belluno. Due i decessi che portano, da inizio mese, a 19 le morti per Covid-19. Numeri lontani da quelli del lockdown ma che iniziano a preoccupare i cittadini. «I casi vanno analizzati uno a uno per capire le condizioni di salute dei pazienti - dice il direttore di Microbiologia di Treviso Roberto Rigoli - al momento i più sono asintomatici: alla caserma Serena di Treviso sono 256 e ci sono casi di anziani che non ci fanno allarmare». Che ci sia un problema di diffusione del virus è innegabile, ma la situazione sarebbe sotto controllo.
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Rigoli I decessi vanno studiati caso per caso, per capire le condizioni e la storia sanitaria del paziente Quello che pesa, ormai da qualche settimana, è appunto il Covid «d’importazione» dall’estero. Ma non solo, oggi le Regioni torneranno a confrontarsi con Roma su un altro tema spinoso: le discoteche e i locali dove si creano assembramenti di giovani. «L’età media del contagio si è abbassata: l’attenzione dei ragazzi non deve calare», ripete da giorni Zaia. E il governo la pensa allo stesso modo. Le Regioni potranno avanzare proposte ma la linea è già dettata: più controlli e massima vigilanza. Come sta accadendo, ad esempio, a Padova dove ieri sono stati chiusi 5 locali che non rispettavano le norme e il personale non indossava mascherine nè imponeva la distanza di sicurezza. © RIPRODUZIONE RISERVATA
13-AGO-2020 Estratto da pag. 1
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
13-AGO-2020 Estratto da pag. 1
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
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ATTUALITÀ
GIOVEDÌ 13 AGOSTO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
Lo scontro politico
Bonus, Salvini sospende Murelli e Dara Fuori i due deputati della Lega: «Hanno preso i 600 euro per le partite Iva in difficoltà». Domani audizione di Tridico Luca Monticelli / ROMA
La Lega ha sospeso i deputati Elena Murelli e Andrea Dara per aver preso il bonus Covid da 600 euro. Dopo aver mantenuto il riserbo per giorni, ieri in serata il capogruppo alla Camera del Carroccio, Riccardo Molinari, ha spiegato in una nota che la decisione è stata condivisa con i diretti interessati: «Pur non avendo violato alcuna legge è inopportuno che dei parlamentari abbiano aderito a tale misura». Manca all’appello il terzo furbetto ad aver incassato il sussidio, che secondo gli spifferi dei palazzi dovrebbe essere un ex 5 Stelle. Se non ci saranno nuove ammissioni il velo del mistero è destinato ad essere strappato del tutto domani dal numero uno dell’Inps. A mezzogiorno della vigilia di Ferragosto, infatti, Pasquale Tridico, verrà audito in videoconferenza in commissione Lavoro a Montecitorio e lì, come confermano dall’Istituto, farà i nomi di chi, con la scusa della pandemia, ha pensato di arrotondare uno stipendio che supera i 12mila euro con l’indennità prevista per le partite Iva. Ci sarebbero poi almeno altri due parlamentari ad aver chiesto il sostegno economico, senza però riscuoterlo. «È la sede opportuna in cui affrontare la vicenda, venerdì i deputati potranno porre tutte le domande necessarie per fare definitivamente chiarezza su quanto accaduto», ha sottolineato Roberto Fico. Per il presidente della Camera si tratta di «una questione di opportunità, dignità e rispetto, nonché di consapevolezza del ruolo che si ricopre. Chi ha chiesto e ottenuto il contributo destinato a professionisti e lavoratori in difficoltà, dovrebbe scusarsi e restituire quanto percepito», ha ribadito. Andrea Dara, 41 anni di Mantova, è un piccolo imprenditore del tessile mentre Elena Murelli, 45enne di Pia-
cenza, si occupa di consulenze legate ai finanziamenti europei. Entrambi con un reddito dichiarato oltre i 100mila euro. Dara si difende dicendo di non aver chiesto personalmente all’Inps il bonus e di non essersi accorto dell’accredito sul conto corrente aziendale. Il deputato leghista ha fatto sapere che è stato lo studio del commercialista della società, di cui fa parte con la madre, ad aver inviato la domanda. E che lui ha pagato dipendenti e fornitori con gli emolumenti da parlamentare, anche per coprire i ritardi della cassa integrazione. Matteo Salvini ha Tridico nel mirino, la strategia della Lega è trasformare l’audizione del presidente vicino al Movimento 5 stelle in un processo. «È incredibile che i vertici dell’Inps non abbiamo versato ai lavoratori che aspettano da marzo quanto dovuto mentre hanno erogato i soldi a chi non era in difficoltà. In qualsiasi altro paese il presidente di quell’istituto sarebbe stato licenziato», accusa Molinari. Nel Carroccio la tensione resta alta. Oggi il governatore del Veneto, Luca Zaia, incontrerà i due consiglieri coinvolti e il suo vice, Gianluca Forcolin, che però non ha percepito l’indennità: «Bloccai la richiesta, ho le carte per dimostrarlo», si è giustificato. Per loro, all’orizzonte si profila l’addio alla ricandidatura per le elezioni del 20 e 21 settembre. Zaia sembra inflessibile. Intanto, in Trentino il consigliere leghista Ivano Job è stato sospeso e a Firenze Ubaldo Bocci si è dimesso da coordinatore del centrodestra. Sono arrivate più di 240 dichiarazioni di rinuncia alla privacy che i pentastellati hanno inviato al Movimento per favorire la trasparenza, ma tra le centinaia di amministratori locali che hanno percepito il bonus spunta Roberto Gravina, avvocato e sindaco grillino di Campobasso. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il governatore veneto Luca Zaia col capo della Lega Salvini: il Carroccio in subbuglio per i casi di furbetti
Rigettato anche il conflitto di attribuzione sollevato dalla Basilicata +Europa annuncia un nuovo ricorso alla corte Ue dei Diritti dell’Uomo
La Consulta boccia i ricorsi Sì a referendum e Regionali IL CASO ROMA
election day si farà. Il via libera all’abbinamento il 20 e il 21 settembre del voto sul referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari e sulle elezioni di sette Consigli regionali arriva dalla Corte costituzionale. Ed è l’effetto della bocciatura dei quattro conflitti tra poteri dello Stato che erano stati sol-
L’
levati dal Comitato promotore del referendum, dalla Regione Basilicata, dal senatore Gregorio De Falco e dall’Associazione +Europa. Sono stati tutti dichiarati inammissibili e riguardavano sotto vari profili il taglio dei parlamentari e il relativo referendum – che in caso di vittoria dei «sì» vedrebbe i deputati scendere da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200 – e le elezioni regionali. «È la prima vittoria del fronte del sì», esulta il presidente della Commissione Affari Costitu-
zionali della Camera Giuseppe Brescia (M5S). Per il sì al referendum sembra orientato anche il Pd che con il vice segretario Andrea Orlando tende a escludere che il partito lascerà libertà di coscienza; ma dentro i dem c’è chi dissente come Matteo Orfini: non capisco, dice, il sì del Pd senza correttivi. Delusione tra i proponenti. «La Consulta ha voluto stabilizzare il governo», commenta il senatore di Forza Italia Andrea Cangini, animatore del Comitato per il referen-
In democrazia la scorciatoia non è la soluzione migliore
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LUIGI VICINANZA
L’OPINIONE
e la mettono tutta, poveracci. Per farsi voler male. Un po’ accattoni, un po’ improvvisati. Come i furbetti del bonus di 600 euro. Derisi e invidiati. Difficilmente difendibili. Errore dopo errore i parlamentari italiani si avviano all’autoflagellazione. Ovvero all’amputazione degli organici. Dagli attuali 630 deputati ai prossimi 400; dagli attuali 315 senatori ai probabili 200. Ieri la Corte costituzionale ha giudicato legittimo l’election day, l’abbina-
dum. Mentre il governatore della Regione Basilicata Vito Bardi rilancia i suoi strali contro la riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari, perché «in caso di esito positivo del referendum, comporterebbe una lesione grave della rappresentatività parlamentare costituzionalmente riconosciuta alla Regione, che verrebbe drasticamente ridotta». E +Europa annuncia che farà ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Ma intanto l’Ufficio stampa della Corte in una nota anticipa le ragioni della bocciatura dei ricorsi. Quello che alla vigilia sembrava avere più chances era il conflitto sollevato dal Comitato promotore del referendum sul taglio dei parlamentari e riguardava appunto l’abbinamento delle due votazioni. La Corte (relatore Giuliano Amato) ha però ritenuto che il Comitato promotore non sia legittimato a sollevare il conflitto perché la Costituzione non gli attribuisce una funzione generale di tutela del diritto di voto da parte dell’intero corpo elettorale. Più prevedibile la stroncatura del ricorso proposto dalla Regione Basilicata. In linea con la propria giurisprudenza, la Corte (relatore Giovanni Amoroso) ha escluso la legittimazione soggettiva degli enti territoriali, perché non sono potere dello Stato ai sensi dell’articolo 134 della Costituzione. Ed è in linea con la giurisprudenza della Corte anche il no al conflitto di +Europa, che contestava in particolare la mancata deroga all’obbligo della raccolta delle sottoscrizioni per le elezioni regionali da parte dei partiti già presenti in Parlamento. Stavolta l’inammissibilità del conflitto (relatrice Daria De Pretis) deriva dal difetto di legittimazione della ricorrente in base alla costante giurisprudenza costituzionale che nega ai partiti politici la natura di potere dello Stato. —
mento cioè nelle stesse giornate del 20 e del 21 settembre di tutti gli appuntamenti elettorali in programma, cioè referendum, regionali e comunali. Così tra poco più di un mese il referendum popolare dovrebbe confermare – in caso di vittoria del Sì – la legge sul taglio dei parlamentari di cui il Movimento 5 stelle si è intestato il risultato. Dalla Casta con la maiuscola alla casta minuscola. Il sistema politico-istituzionale è in sofferenza dalla fine degli anni 80. Ben prima dun-
que della dissoluzione della Prima Repubblica. La scomparsa dei partiti di massa, la proliferazione di partiti e partitini personali hanno accentuato la distanza tra i cittadini e i loro rappresentanti. Persino una deflagrante novità come i cinquestelle ha deluso le aspettative. Quanti conoscono il deputato o il senatore del proprio territorio? Salvo lodevoli eccezioni, pochissimi. Gli elettori hanno scelto a scatola chiusa il Movimento. Accadde qualcosa di simile nel lontano 2001
quando Berlusconi, sicuro di vincere, impedì ai suoi di affiggere manifesti elettorali con i volti dei candidati. Bastava il suo di faccione. Così entrarono in Parlamento perfetti sconosciuti, baciati d’improvvisa fortuna. Roba da rimpiangere la vecchia Democrazia Cristiana quando i notabili locali si contendevano a botte di preferenze i consensi delle clientele. Sono passati decenni, il sistema è consunto, la nostra democrazia appare sfibrata. Un’emergenza devastante
come la pandemia ha mostrato le contraddizioni dei meccanismi decisionali, ha acuito le tensioni tra Stato e Regioni, tra centro e periferia. La riduzione dei parlamentari sembra intercettare un sentimento punitivo nei confronti di chi ha privilegi ma non decide. Sono troppi, costano troppo: mandiamone a casa uno su tre (non subito, però, sia chiaro; solo quando si voterà di nuovo). Un errore. È come se a un paziente sofferente di artrite alla gamba si decidesse di amputare l’arto
anziché curarlo. Il sistema dei partiti è malato da tempo, così come è malato il modo di selezionare i candidati in Parlamento. Siamo davvero sicuri tuttavia che riducendone il numero migliori la qualità della nostra democrazia? Se nel 2016 la maggioranza dei votanti giudicò sbagliata la riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi, perché la proposta del taglio, ancor più sommaria e sbrigativa, dovrebbe essere accettabile? In democrazia le scorciatoie non sempre sono la via migliore per risolvere le tensioni. – © RIPRODUZIONE RISERVATA
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GIOVEDÌ 13 AGOSTO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
La bozza per il prossimo anno accademico: incrementi più sensibili nei settori maggiormente impegnati nella lotta al Coronavirus
Disponibili 436 posti di specializzazione in più a Padova e Verona per i laureati in Medicina Laura Berlinghieri
errebbe da dire che c’è voluta una pandemia. Finalmente trova una risposta la carenza endemica di medici specialisti in Italia e, soprattutto, in Veneto. Una situazione paradossale, che si è mostrata in tutta la sua assurdità nei mesi della diffusione del Covid. Ma, in realtà, anche prima, con specialisti ormai in pensione richiamati in fretta e furia in ospedale, all’occorrenza. E, dall’altra parte, neolaureati in Medicina, bloccati di fronte alla scritta “Non ammesso”, vicino al loro nome, nelle graduatorie per accedere alle specialistiche. L’anno scorso sono stati circa 11 mila, sui 20 mila partecipanti, i neodottori a essere rimasti esclusi dal percorso successivo alla laurea. In molti casi, “parcheggiatisi” per un
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Riaccreditata con 5 posti Malattie infettive e tropicali all’Ateneo patavino anno, in attesa di un nuovo, più fortunato, tentativo; e magari un altro ancora, in un estenuante “braccio di ferro” con il test di ammissione. Una situazione conosciuta, denunciata più e più volte, forse finalmente ascoltata. Lo mostrano le bozze della ripartizione delle borse statali delle specialistiche in Medicina, per il prossimo anno accademico, che certificano un aumento di ben 5. 400 posti su scala nazionale, 436 nel solo Veneto. Parlando di singole Università, l’anno scorso le borse statali a disposizione per gli specializzandi di Padova erano 423 (più 60 regionali e 41 speciali, per un totale di 524), quest’anno dovrebbero essere 681. I neolaureati nello stesso ateneo che avevano provato ad accedere,
con graduatoria nazionale, erano stati 532. I numeri di quest’anno dovrebbero essere ancora più alti. A Verona le borse statali erano 315, mentre quest’anno dovrebbero essere 493. Parlando a livello nazionale, si è passati da 8 mila (8.800 considerando anche le altre tipologie di borse) a 13.400 posti statali. A fronte di una richiesta che potrebbe comunque escludere 10 mila laureati e, lamentano gli specializzandi, una capacità ricettiva della rete formativa inferiore alle 11 mila borse. Dalla lettura dei dati, emerge lampante l’ammissione delle proprie falle da parte del sistema sanitario; una sensazione diventata evidenza in questi mesi di emergenza. E proprio per questo i numeri principali delle borse – lo ripetiamo, trattandosi di una bozza, le cifre sono passibili di aggiustamenti – si concentrano soprattutto nelle aree protagoniste durante l’emergenza Covid, quindi più in affanno. Per questo all’Università di Padova le borse previste per Anestesia, rianimazione e terapia intensiva e del dolore costituiscono quasi un decimo del totale dei posti a disposizione: 65 su 681. L’anno scorso erano solo 40, considerando anche le borse regionali e statali. A Verona, i posti sono invece 64. Con un programma di formazione di 129 medici che lavoreranno nelle terapie intensive, i reparti “sfondo” degli ultimi mesi. E si spiegano allo stesso modo i 54 posti statali previsti a Padova per la Medicina di emergenza e urgenza (l’anno scorso, sempre comprendendo anche le altre borse, erano solo 43); 41 a Verona. Numeri che si ripetono a livello nazionale, con i 1.564 posti per Anestesia e rianimazione e gli 858 per Medicina di emergenza e urgenza. Quest’ultima, atta a formare i futuri medici di pronto soccorso, che per la maggior parte studieranno a Padova, dove l’Università raccoglie il
I POSTI A DISPOSIZIONE PER IL PROSSIMO ANNO PADOVA
VERONA
Allergologia e immunologia clinica: Anatomia patologica: Anestesia, rianimazione e terapia intensiva e del dolore: Audiologia e foniatria: Cardiochirurgia: Chirurgia generale: Chirurgia pediatrica: Chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica: Chirurgia toracica: Chirurgia vascolare: Dermatologia e venerologia: Ematologia: Endocrinologia e malattie del metabolismo: Genetica medica: Geriatria: Ginecologia e ostetricia: Igiene e medicina preventiva: Malattie dell’apparato cardiovascolare: Malattie dell’apparato digerente: Malattie dell’apparato respiratorio: Malattie infettive e tropicali: Medicina del lavoro: Medicina dello sport e dell’esercizio fisico: Medicina d’emergenza-urgenza: Medicina di comunità e delle cure primarie: Medicina fisica e riabilitativa: Medicina interna: Medicina legale: Medicina nucleare: Microbiologia e virologia: Nefrologia: Neurochirurgia: Neurologia: Neuropsichiatria infantile: Oftalmologia: Oncologia medica: Ortopedia e traumatologia: Otrinolaringoiatria: Patologia clinica e biochimica clinica: 1 Pediatria: Psichiatria: Radiodiagnostica: Radioterapia: Reumatologia: Scienza dell’alimentazione: Statistica sanitaria e biometria: Urologia: TOTALE:
maggior numero di posti in tutta Italia. Sempre nell’ateneo patavino torna poi la specialistica di Malattie infettive e tropicali (5 posti), l’anno scorso non accreditata, si dice per mancanza di alcuni requisiti. Rimanendo a Pado-
7 9 65 5 8 35 15 6 7 12 5 8 8 5 17 21 23 26 9 20 5 10 4 54 13 17 35 5 7 4 15 6 9 8 7 13 17 16 1 37 16 24 11 7 5 3 11
Allergologia e immunologia clinica: Anatomia patologica: Anestesia, rianimazione e terapia intensiva e del dolore: Cardiochirurgia: Chirurgia generale: Chirurgia maxillo-facciale: Dermatologia e venerologia: Ematologia: Endocrinologia e malattie del metabolismo: Geriatria: Ginecologia e ostetricia: Igiene e medicina preventiva: Malattie dell’apparato cardiovascolare: Malattie dell’apparato digerente: Malattie infettive e tropicali: Medicina del lavoro: Medicina dello sport e dell’esercizio fisico: Medicina d’emergenza-urgenza: Medicina fisica e riabilitativa: Medicina interna: Medicina legale: Microbiologia e virologia: Nefrologia: Neurochirurgia: Neurologia: Neuropsichiatria infantile: Oftalmologia: Oncologia medica: Ortopedia e traumatologia: Otrinolaringoiatria: Patologia clinica e biochimica clinica: Pediatria: Psichiatria: Radiodiagnostica: Reumatologia: Statistica sanitaria e biometria: Urologia: TOTALE:
TOTALE VENETO 1.174
681 (+258)
va, i neolaureati potranno concorrere per 35 posti a Chirurgia generale (32 a Verona), per altrettanti a Medicina interna (24 a Verona), per 37 a Pediatria (26 a Verona). Per un totale di 47 percorsi a Padova e 37 a Verona. Con al-
cuni settori che sono appannaggio dei singoli atenei: per il primo, Audiologia e foniatria, Chirurgia pediatrica, Chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, Chirurgia toracica, Chirurgia vascolare, Genetica medica, Malattie
Ogni influenza in autunno sarà un caso sospetto di Covid Due nuovi decessi nel Vicentino, 71 positività in più e un’impennata degli isolamenti domiciliari, saliti di 447 unità in appena 24 ore, con un “più 263” nella sola provincia di Verona. È questa la fotografia del contagio in Veneto, alle 17 di ieri. Con 1.353 positivi in tutta la regione, di cui ben 461 nel Trevigiano, cifra spiegata dal-
la situazione all’ex caserma Serena. Un andamento che segna un leggero, ma continuo peggioramento. Complice anche il periodo, caratterizzato dal rientro delle vacanze, a volte dai Paesi stranieri in cui l’allerta Covid è massima. Lo ha ripetutamente denunciato il governatore regionale Zaia, anticipando l’intenzione di agire su questo fronte: «Il virus d’importazione pesa sempre di più. Spesso arriva
con vacanzieri veneti che si sono recati in Croazia, in Spagna, in Grecia, a Malta o altrove. Dovremo produrre provvedimenti». Un tema che chiama in causa anche la presunta leggerezza di alcuni giovani: «L’età media si è abbassata, siamo arrivati ai 40 anni rispetto ai 64 che avevamo prima delle aperture. Questo dimostra che l’attenzione dei giovani non deve calare, soprattutto
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TOTALE ITALIA 13.400
dell’apparato respiratorio, Medicina di comunità e delle cure primarie, Medicina nucleare, Radioterapia e Scienza dell’alimentazione. Per l’ateneo scaligero, solo Chirurgia maxillo-facciale, con 9 posti. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
per quanto riguarda i grandi assembramenti dove non si usano le dotazioni». Con l’avvicinarsi alla fine dell’estate, le paure di una seconda ondata aumentano. Insieme alla necessità di allontanare il più possibile anche la banale influenza. «È da trattare come fosse il coronavirus» sintetizza Zaia. «Ogni influenza dovrà avere una diagnosi differenziata per essere certi che non sia il Covid. Avremo la necessità di fare ancora più tamponi e test rapidi. Sul mercato ci sono già 11 società che fanno il tampone rapido che, come dicono gli esperti, è sicuro. Il nostro Piano di sanità pubblica prevede 32 mila tamponi al giorno». —
la programmazione sanitaria
VENEZIA
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CROMASIA
L’ANTICIPAZIONE
L.B.
Caserma Serena, attuale epicentro del Coronavirus nel Trevigiano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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ATTUALITÀ
GIOVEDÌ 13 AGOSTO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
Coronavirus: l’emergenza in Italia e nel mondo
Troppi Paesi a rischio contagio L’Italia cerca un modo per blindarsi Tensioni tra Governo e Regioni. Tampone obbligatorio per coloro che rientrano da Croazia, Grecia, Malta e Spagna Alessandro Di Matteo / ROMA
È stata un’altra giornata complicata tra palazzo Chigi e Regioni. Mentre i nuovi contagi tornano a salire anche in Italia – ieri 481 nuovi casi, molti «importati» dall’estero, e 10 morti – il governo cerca di mettere ordine nella miriade di ordinanze regionali che rischiano di rendere caotica la gestione di una fase nuovamente delicata. In un’ordinanza del ministero della Salute si prevede il tampone obbligatorio per tutti coloro che rientrano in Italia da Croazia, Grecia, Malta e Spagna, i quattro paesi Ue con la situazione più critica al momento. Resta invece lo scontro sulle discoteche, che il governo vorrebbe tenere chiuse e che molte regioni, invece, hanno deciso di riaprire. Non sono bastate oltre due ore di videoconferenza tra i ministri Francesco Boccia, Roberto Speranza e Francesco Patuanelli, da una parte, e le Regioni dall’altra. Il governo, con l’obbligo di tampone per chi rientra dai quattro paesi Ue più a rischio in questo momento, ha cercato di frenare quelle regioni che pensavano addirittura di imporre una quarantena a tutti coloro che rientrano dall’estero. «Non aveva senso – spiega una fonte di governo – bloccare per 14 giorni chi rientra da una vacanza in Grecia e deve andare a lavorare». Speranza ha illustrato la proposta del governo ai governatori, chi rientra da quei quattro Paesi avrà tre possibilità: o fa un tampone nel paese di vacanza nelle 72 ore prima di rientrare in Italia, oppure al rientro dovrà segnalarsi alla Asl e attendere a casa il tampone che verrà effettuato entro 48 ore. La terza ipotesi, che però varrà solo negli aeroporti e nei porti principali,
le ordinanze
Campania Il governatore Vincenzo De Luca ha annunciato una nuova ordinanza che rende obbligatoria la quarantena per i cittadini che rientrano in regione dall’estero. «Si ribadisce la necessità assoluta – spiega De Luca – di un controllo a frontiere e aeroporti. La pena per chi viola l’isolamento? Denuncia penale e sanzione di mille euro».
Emilia Romagna
Controlli della temperatura ai passeggeri in arrivo all’aeroporto di Fiumicino
prevede il test con antigene appena sbarcati in Italia, con risposta in 15 minuti. «Per il governo – ha spiegato Boccia alle regioni – la sicurezza di tutti i cittadini è la priorità assoluta. Auspico che ci possa essere con le regioni una condivisione del metodo da utilizzare nelle prossime settimane». Il presidente del Veneto Luca Zaia apprezza: «Bene l’ordinanza del governo, altrimenti siamo pronti a ordinanze regionali». Anche il friulano Massimiliano Fedriga, preoccupatissimo per i rientri dalla Croazia, approva: «I ministri Boccia e Speranza hanno recepito l’allarme lanciato dal Friuli Venezia Giulia».
Peccato che in serata si sia sfilato ancora una volta il campano Vincenzo De Luca, che ha annunciato una propria ordinanza ancora più restrittiva: quarantena obbligatoria fino al tampone per tutti coloro che tornano dall’estero. Mossa non molto apprezzata dal governo: «Pensi piuttosto alle discoteche», è il commento di una fonte dell’esecutivo. E proprio le discoteche sono il problema ancora da risolvere. Troppi soldi in ballo, troppo turismo legato allo svago notturno. Speranza ha ricordato a tutti la ripresa dei contagi in Francia, Spagna, Germania. «Non possiamo pensare si essere immuni»,
Dietrofront del governatore: sì alle serate in disco ma distanziati Bolgia delle ordinanze dei Comuni in vista del weekend di Ferragosto
«Il divertimento andrà avanti» Dalla Sardegna la sfida alle regole IL REPORTAGE Nicola Pinna / PORTO CERVO
l deejay ci prova, ma al terzo annuncio persino a lui scappa da ridere: «Ragazzi, divertitevi in sicurezza. Mantenete le distanze». In pista però fanno
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finta di non sentire: si salta, ci si abbraccia e come tradizione vuole si conoscono persone nuove. I ragazzi che ballano sotto la luna, in queste giornate di stelle cadenti, si divertono senza pensare troppo ai rischi o all’incubo del coronavirus. Tra i divani e il bancone del bar in tanti si corteggiano: i ma-
schi inseguono, le femmine spesso respingono, ma questo con le regole sul distanziamento c’entra poco e niente. E allora dalla consolle rinnovano l’invito: «Facciamo in modo che questa serata non sia rischiosa. Evitate gli assembramenti». Ma al buio parlare di distanze, di precauzioni, sembra quasi
i dati
Aumentano i casi: più 481 e 10 morti Lombardia in testa I casi di contagi in Italia sono ancora in aumento: ieri si sono registrati 481 in più rispetto a martedì (erano stati 412) per un totale di 251.713 dall’inizio dell’emergenza, e dieci vittime (in tutto 35.225). Nessun caso nuovo Valle d’Aosta, Molise e Basilicata, e Provincia di Trento, mentre i maggiori incrementi sono in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna.
un paradosso: «Direi che è impossibile - dice Andrea, arrivato da Milano insieme alla famiglia e ai cugini per due settimane in Costa Smeralda - Per me questa è la prima serata in discoteca, ma è anche l’ultima. Io ho paura». Se qualcuno rinuncia, spaventato anche dai contagi che si sono scatenati proprio nei locali notturni, il botteghino all’ingresso non è in crisi. I pr continuano a distribuire inviti e volantini tra spiagge e piazzette e qui le strategie di marketing si differenziano: c’è chi fa gli sconti pur di riempire e chi ha aumentato i prezzi per compensare gli incassi in tempi di clienti ridotti e di distanze necessarie. In Sardegna è il primo giorno della nuova
ha avvertito il ministro. Le regioni, però, non hanno voluto saperne per ora. La Sardegna ha confermato l’apertura l’Emilia ha dato disponibilità a chiudere, ma solo se ci sarà un ristoro economico del governo ai gestori per il fatturato perso, la Puglia parla di «questione nazionale», anche se Emiliano non chiude a ulteriori misure di prevenzione. Alla fine, il governo ha chiesto alle regioni di intensificare i controlli, aggiornando la riunione a oggi o domani. «Valuteremo in base ai contagi», spiega un ministro. «Vogliamo che siano le regioni a intervenire. Ma se sarà necessario lo faremo noi». —
In Regione arriva il “Protocollo badanti”: prevede obbligo di autodichiarazione al dipartimento di sanità pubblica con autoisolamento di 14 giorni e doppio tampone (uno all’arrivo, uno entro la fine del periodo di isolamento). Lo prevede un’ordinanza firmata dal presidente Stefano Bonaccini che dispone anche verifiche sulle modalità di ingresso in Italia.
Toscana
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La Regione ha previsto almeno due metri tra gli utenti che accedono alla pista da ballo nelle discoteche. In più c’è il conteggio obbligatorio degli ingressi, la registrazione di ogni accesso e un registro delle presenze per 14 giorni necessaria a eventuali mappature del contagio. Ordinanza firmata ieri dal governatore Enrico Rossi.
stagione delle discoteche: la decisione regionale che consente la riapertura di tutti i locali arriva quando la serata è già iniziata. Ballare, dunque, ora è consentito ma a distanza di due metri l’uno dall’altro. Tutto sulla carta, perché sotto la consolle la realtà è diversa rispetto a quello che recitano le ordinanze. I buttafuori che si sono trasformati in steward un po’ meno eleganti ricordano a ogni gruppo in arrivo le regole da rispettare. All’ingresso, come in aereo con la carta d’imbarco, serve la prenotazione: «La mail di conferma o il Qr code. In questo modo sappiamo precisamente chi sono i nostri ospiti, siamo sicuri di rispettare il numero di clienti massimo con-
Giovani in discoteca FOTO D’ARCHIVIO
GIOVEDÌ 13 AGOSTO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
BELLUNO
incontro a una montagna di libri
Zaia, l’annuncio da Cortina sui test «Tra breve quello con la saliva» Il Veneto lo acquisirà, viene già testato a livello nazionale: «Sarà meno invasivo e più popolare» CORTINA D’AMPEZZO
«Questione di settimane» e, quindi, molto presto il Veneto acquisirà il «test con la saliva». Lo stanno già testando a livello nazionale. L’annuncio è stato dato da Luca Zaia, in un incontro pubblico di “Una
Sarà un autunno difficile anche per l’economia Timori sui licenziamenti montagna di libri” a Cortina, in cui il presidente ha raccontato il passato, ha spiegato il presente ed ha immaginato il futuro della pandemia. Soddisfatto perché a Roma, ieri pomeriggio, è stata accolta la sua proposta del test rapido per tutti coloro che sbarcano dagli aerei, il governatore ha garantito che il nuovo test, quello appunto con la saliva, «sarà il meno invasivo», poiché non prevede l’introduzione dei tamponi nelle
narici e nella laringe, e, quindi, è destinato a diventare il più popolare. «I primi risultati delle verifiche – ha precisato – sono incoraggianti». Se, peraltro, ci fossero dei dubbi di affidabilità, soprattutto fra il tampone classico e la prova sierologica, basta chiedere al direttore dell’unità operativa complessa di virologia di Treviso, Roberto Rigoli, sulle verifiche in corso tra l’uno e l’altro strumento all’ex caserma Serena: «I risultati combaciano perfettamente» ha riferito Zaia, che per quanto riguarda il “rapido” ha confermato a Cortina che già una decina di società sono all’opera, di cui 7 sono dei colossi mondiali, per cui l’Azienda Zero ha avanzato una manifestazione d’interesse. Quanto al ritorno dell’epidemia in autunno, Zaia ha precisato che non ci sono ad oggi anticipazioni da poter fare, ma ha assicurato che per ogni caso d’influenza si procederà con la diagnosi più accurata come se si trattasse di covid. Da qui l’opzione dei 32
Luca Zaia sul palco di Una montagna di libri
mila tamponi al giorno. Ma l’autunno sarà difficile anche per l’economia. Zaia s’è detto allarmato per quando tornerà la “libertà” di licenziamento, per cui ha auspicato che una quota del Recovery Fund venga impegnata per la defiscalizzazione del lavoro, prima necessità delle imprese. «Basta sprechi come quelli
del monopattino» ha raccomandato. Davanti ad un Alexander Giardi Hall strapieno (ma con posti distanziati), in prima fila il sindaco Gianpietro Ghedina e l’assessore Gianpaolo Bottacin, Zaia ha affrontato il nodo dei bonus Inps, sollecitando il presidente Tridico a «non fare il pesce in barile» e, dunque, a “tirar
fuori i nomi”. Sui tre esponenti regionali della Lega – Forcolin, Barisan e Montagnoli –, Zaia ha precisato che deciderà dopo averli sentiti. E, comunque, ha ricordato che «l’unica indagine fatta in Italia, su una squadra di governo, l’ha fatta il sottoscritto, chiedendo personalmente ai miei 26 consiglieri regionali
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di farmi sapere se hanno fatto richiesta di bonus. Tre mi hanno scritto di sì». «Questa non può però essere la destabilizzazione delle istituzioni, con la caccia all’untore. Il Veneto ha chiarito le posizioni, in maggioranza; non ho ancora capito se l’opposizione ha fatto le verifiche». L’ultimo capito affrontato è stato quello elettorale. Il dualismo con Salvini in relazione alle prossime elezioni? «Non esiste nessun dualismo» ha detto il presidente. «Sa della lista del presidente e sa che porterà risultati. Non è peraltro una novità, l’ho fatta anche nel 2010 e nel 2015. E l’ho fatta pure in Provincia» . «E per quanto mi riguarda – ha concluso Zaia rispetto al suo futuro politico – non sono minimamente interessato ad avventure nazionali. Visto che siete tutti preoccupati del mio futuro pregate». Poi subito ha aggiunto: «Ho questo impegno in Veneto, ho lasciato il ministero per venire qua per il progetto dell’autonomia. E lo devo fare. Se siamo riusciti col sindaco di Cortina a fare le Olimpiadi, dobbiamo riuscire a fare l’autonomia. Questo Governo non scriverà pagine di storia, verrà ricordato per essere il Governo del coronavirus. Ma può scrivere una pagina di storia, che è quella della madre di tutte le riforme. È sufficiente leggere la Costituzione e fare in modo che l’autonomia venga data ai territori». — FRANCESCO DAL MAS
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CortinaCadore
Giovedì 13 Agosto 2020 www.gazzettino.it
Accordo triennale per i ritiri estivi del Venezia calcio `Firmato ieri l’accordo
tra società e giunta Si comincia il 23 agosto SAN VITO DI CADORE Dopo la popolare fiction televisiva “Un passo dal cielo” a San Vito arriva anche il grande calcio. E’ di ieri il passaggio in giunta dell’accordo fra il comune e la società calcistica. Per la preparazione della stagione sportiva 2020/2021 infatti il Venezia FC ed il comune di San Vito di Cadore si scelgono, dando inizio ad una
partnership all’insegna del benessere e della qualità destinata a durare nel tempo grazie ad un accordo triennale che si rinnoverà fino alla stagione 2022-2023. Il ritiro arancioneroverde inizierà domenica 23 agosto e terminerà sabato 5 settembre. In programma anche alcune partite amichevoli i cui dettagli sono ancora da definire. «Siamo orgogliosi di ospitare a partire da questa stagione e per i prossimi tre anni un club blasonato e storico qual’è il Venezia FC - ha dichiarato il sindaco di San Vito di Cadore Franco De Bon - da sempre Venezia e Cadore sono unite da un legame profondo,
non è un caso quindi che questa collaborazione si avvii ora, a 600 anni esatti della dedizione del Cadore alla Repubblica Serenissima del doge Mocenigo. Sono sicuro che insieme avvieremo un percorso per promuovere e valorizzare ancor di più le bellezze dei nostri territori». La Prima Squadra del Venezia, per tutta la durata del ritiro, soggiornerà all’hotel Marcora Palace e si allenerà nel centro sportivo nei pressi del Lago di Mosigo. «Siamo particolarmente orgogliosi di questa partnership che legherà il Venezia FC a San Vito di Cadore per i prossimi tre anni -ha dichiarato il presidente del club
lagunare Duncan Niederauerringrazio il sindaco Franco De Bon, la sua giunta e tutti i suoi collaboratori, per essersi adoperato ed averci agevolato nel trovare una soluzione ottimale in tempi strettissimi. Siamo felici e orgogliosi di tornare finalmente nelle nostre Dolomiti, in una delle più belle località del Cadore. Questa soluzione permetterà ai nostri tifosi di seguirci più agevolmente rispetto al passato ed è perfettamente in linea con la vision del club che si propone di creare legami sempre più forti con le migliori realtà locali e regionali». Giuditta Bolzonello © riproduzione riservata
MUNICIPIO L’intesa siglata ieri. Il sindaco: «Siamo orgogliosi»
«Covid, la montagna ha patito meno» Il presidente Zaia ieri ospite alla rassegna dedicata ai libri `«Perderemo 60mila posti di lavoro, di cui 35mila relativi ha fatto un focus sui danni economici seguiti al lockdown al turismo, ma il prezzo più alto lo sta pagando il mare»
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Travolto dalla lastra: operaio ricoverato
CORTINA D’AMPEZZO «Mi hanno detto che su questo palco bisogna sempre dare una anteprima, perciò eccola: nel Veneto stiamo verificando i test sul contagio da coronavirus Covid-19 da eseguire con un semplice prelievo di saliva. I primi risultati sono incoraggianti. Saranno meno invasivi di quelli attuali, poiché non prevedono l’introduzione dei tamponi nelle narici e nella laringe. In quanto ai tempi, è questione di settimane». Lo ha detto Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, nell’incontro organizzato da “Una montagna di libri”, sul tema “I giorni che hanno salvato il Veneto. Una storia da raccontare”.
CALALZO DI CADORE
I GIORNI PIÙ DIFFICILI Zaia ha ripercorso le prime giornate, drammatiche e convulse, dello scoppio della pandemia nel Veneto, lo scorso febbraio. Ha ricordato i passi fatti, ha guardato soprattutto ai prossimi, da compiere in autunno, con la riapertura delle scuole, con le difficoltà dell’economia, in una area del Paese trainante. «Una stima dice che perderemo 60mila posti di lavoro. Di questi, 35mila riguardano il turismo, la più grande industria veneta, per fatturato. La montagna ha patito relativamente, poiché la chiusura totale è avvenuta a marzo, alla fine della stagione invernale, ed ora la stagione estiva vede comunque un certo movimento. E’ il mare a essere stato colpito in pieno, con previsioni di calo del fatturato sino al 70%. Avremo una reale percezione dei contraccolpi sull’occupazione quando cesserà il blocco dei licenziamenti. Quei 209 miliardi di euro che arriveranno dall’Europa non dovranno servire per aiutare la gente a stare a casa, davanti alla televisione. Dovranno darli alle imprese, per defiscalizzare il costo del lavoro».
DA VAIA AI BONUS A questo punto è scoppiato fragoroso l’applauso, da parte del pubblico cortinese, fatto di tanti imprenditori, in questi
L’ANTEPRIMA: «STIAMO VERIFICANDO I TEST CHE SI POSSONO ESEGUIRE CON UN SEMPLICE PRELIEVO DI SALIVA»
“UNA MONTAGNA DI LIBRI” Il presidente della giunta veneta, Luca Zaia, ospite della rassegna dedicata al tema del Covid-19
giorni in vacanza sulle Dolomiti. Ha quindi fatto riferimento alle numerose emergenze affrontate nel suo mandato, alla tempesta Vaia sulle Dolomiti dell’ottobre 2018, soprattutto alla tromba d’aria nella riviera del Brenta: «Ho visto una villa veneta rasa al suolo». Ha risposto sulla vicenda dei tre consiglieri regionali che hanno richiesto il bonus di 600 euro: «Deciderò dopo aver parlato con loro». La conversazione di Zaia si è conclusa con un riferimento al suo personale futuro politico. Alla domanda sulla possibilità che sia lusingato dai richiami di Roma, dopo la notorietà acquisita in tutta Italia, per come ha gestito l’emergenza Covid-19 nel Veneto, il governatore ha risposto: «Decisamente no. Non tornerei a Roma, dove sono stato, a quarant’anni, a fare il ministro. Non sono minimamente interessato ad avventure nazionali, in nessun ruolo. Ho preso questo impegno, qui nel Veneto. Ho lasciato il ministero per venire qui e affrontare la partita dell’autonomia. Se siamo riusciti ad ottenere le Olimpiadi invernali 2026, dobbiamo riuscire a raggiungere anche l’autonomia. Questo governo può fare la storia d’Italia, se assicura l’autonomia ai territori che la chiedono». Marco Dibona © riproduzione riservata
Presentato il “Diario Mondiale” con le famose formiche di Vettori CORTINA D’AMPEZZO Scolari e studenti delle scuole d’Ampezzo potranno usare nel prossimo anno scolastico “Un diario per Cortina, un diario Mondiale”. La pubblicazione è stata presentata ieri, con la presenza di Fabio Vettori, il disegnatore che ha riempito le pagine con le sue note formichine. «Vettori ha collaborato con la nostra amministrazione anche per pubblicizzare il servizio di autobus gratuito – ha ricordato il sindaco Gianpietro Ghedina – e poi per questo diario, assieme alla Fondazione Cortina 2021, all’Ulda, alla Cooperativa. Nasce per i più giovani, per la scuola, ma può piacere anche ai grandi, che si divertiranno a sfogliarlo». Ha curato la pubblicazione l’assessore Paola Coletti: «L’idea è nata a febbraio, con il coinvolgimento di Fabio Vettori, grazie anche a Stefano Menegus, della Fondazione Cortina 2021. Contiene tanti riferimenti a storia, tradizioni, eventi. Contribuisce alla divulgazione, in vista dei Mondiali del prossimo
anno. Il comune ne acquisterà 700 copie, da distribuire in tutte le scuole. Gli altri saranno in vendita. E’ scritto in tre lingue: italiano, inglese, ladino ampezzano». Fabio Vettori ha raccontato: «Ho disegnato questo diario con grande tranquillità, nel periodo di isolamento. Ho riproposto con piacere le formiche in montagna, un ambiente che amo. Le ho usate anche per un’immagine simpatica, di promozione dell’uso dell’autobus pubblico, al posto dell’auto privata. In quanto al diario, nelle
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ultime pagine ho inserito un quiz sui Mondiali, per illustrare il grande lavoro che sta facendo l’organizzazione di questo evento». «La Fondazione è orgogliosa di questa collaborazione, soprattutto perché il messaggio arriva ai giovani, uno dei motivi di questi Mondiali. Li facciamo per rilanciare l’economia del paese, ma anche per far conoscere lo sport dello sci e aiutare così chi rimane a vivere in montagna». (mdib) © riproduzione riservata
L’allarme è scattato poco prima di mezzogiorno in zona Sora Ciase a Calalzo. Mentre lavorava all’armatura metallica di una colata di cemento armato l’operaio di una ditta edile, un 32enne residente a Nervesa della Battaglia in provincia di Treviso, è stato travolto dalla lastra che lo ha intrappolato. Sul posto sono arrivati i vigli del fuoco del distaccamento di Pieve di Cadore che dopo averlo liberato lo hanno affidato alle cure del 118. L’uomo è stato quindi portato all’ospedale di Belluno dove è stato ricoverato nel reparto di pneumologia, fuori pericolo di vita. Per F.M. le prossime ore saranno determinanti per stabilire l’evoluzione del quadro clinico e valutare i tempi di ripresa.
INTERVENTO SPISAL Sul fronte della dinamica, invece, indagano carabinieri e Spisal di Belluno il cui compito è di provare a capire come siano andate le cose. Sarà determinante, in questo senso, riuscire a capire se siano state rispettate o meno tutte le norme di sicurezza. Le forze dell’ordine dovranno anche valutare se ci siano responsabilità penali in quanto accaduto e dell’episodio sarà informata la procura della repubblica, come prevede la prassi.
L’ALLARME DEI COLLEGHI A dare l’allarme sarebbero stati proprio i colleghi che stavano lavorando con lui e che immediatamente gli hanno prestato i primi soccorsi e gli sono stati accanto fino all’arrivo dei vigili del fuoco e del personale medico. Al suo arrivo in ospedale il 32enne che stava lavorando all’interno del cantiere è stato sottoposto ai necessari accertamenti ed è stato poi ricoverato nel reparto di pneumologia. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Conegliano
BENAZZI: «IL BANDO PER L’APPALTO A NOVEMBRE, LAVORI ENTRO 5 ANNI» ZAIA: «UNA MEDICINA PERFORMANTE»
Giovedì 13 Agosto 2020 www.gazzettino.it
treviso@gazzettino.it
IL PROGETTO
«Sarà un ospedale 4.0 tecnologico e umano»
CONEGLIANO Il nuovo ospedale di Conegliano sarà 4.0. L’intelligenza artificiale, futuro anche della medicina, consentirà di velocizzare e migliorare la diagnostica. Sarà in grado di dialogare con le “intelligenze umane” che comunque non faranno mancare ai pazienti il lato, appunto, umano. «L’investimento va nella direzione ` dell’ospedale del futuro – ha detto il presidente della regione Veneto Luca Zaia – Crediamo nell’evoluzione di una medicina performante. Arriverà l’intelligenza artificiale, ma per curare i pazienti ci vogliono comunque le infrastrutture. Parliamo di qualità dei letti, ad alta specializzazione, non tanto di quantità». Le innovazioni tecnologiche non faranno ovviamente sparire gli ospedali né tantomeno le professionalità. «Continueremo ad avere bisogno di professionisti e di strutture – ha detto Zaia – ma queste cambieranno pelle, proprio in funzione delle nuove tecnologie». Non più camerate, ma stanze singole o doppie dotate di servizi, attrezzature tecnologicamente avanzate e comfort. Nella nuova ala del Santa Maria dei Battuti ci saranno anche 40 posti letto in più rispetto al progetto iniziale per effetto del Covid, e che si sommeranno a quelli già esistenti per raggiungere un totale di 220 letti. Il nuovo fabbricato, costituito da sei piani fuori terra oltre a uno interrato, sarà realizzato nell’area a nord ovest del polo chirurgico dove sorge, attualmente, il parcheggio dei dipendenti.
Una nuova ala con un fabbricato a sei piani, altrettante sale operatorie e 40 posti letto in più per un investimento di 75 milioni: «Un salto di qualità» ro, per finanziare il quale l’azienda conta di attingere a contributi europei e con il quale sarà costruito un nuovo polo ospedaliero all’avanguardia che avrà sei nuove sale operatorie altamente tecnologiche, che si aggiungeranno alle nove attuali per un totale di quindici operative. «Alla faccia di chi diceva che l’ospedale di Conegliano sarebbe stato messo in un ruolo marginale – ha detto il sindaco Fabio Chies, ieri, in occasione dell’inaugurazione della nuova risonanza magnetica – vediamo come invece il futuro sia radioso e riporterà la struttura coneglianese al centro della sanità provinciale e regionale».
LA DEMOLIZIONE
SALTO DI QUALITÀ Un tunnel lo collegherà con l’attuale sistema ospedaliero e vi si accederà sempre dall’odierno ingresso principale, in via Bisagno. Il nuovo polo consentirà un notevole salto di qualità sul fronte dell’assistenza, del comfort, dell’umanizzazione e dei percorsi sia di accesso che interni. La realizzazione del polo area critica e medica richiederà quattro anni e un investimento di 50 milioni di euro, la ristrutturazione del corpo centrale e dell’ala est richiederanno, invece, sei anni e un investimento di 24.560.783 euro. «Contiamo di aprire il bando di gara per l’appalto a novembre – ha detto Benazzi – e di portare a termine i lavori in cinque anni». Un intervento da 75milioni di eu-
IL FUTURO Illustrati ieri mattina i progetti per il nuovo ospedale Santa Maria dei Battuti da 75 milioni di euro con l’inaugurazione della nuova risonanza; sotto il rendering della nuova ala che dovrà essere realizzata. Nei tondi Francesco Benazzi e il sindaco Fabio Chies; nella foto in alto il governatore Luca Zaia (Nuove Tecniche/ COVRE)
Il nuovo progetto prevede, oltre alla realizzazione del nuovo edificio, anche la demolizione, una volta ultimata l’edificazione del complesso, dell’ala est del Santa Maria dei Battuti, vale a dire la parte di fabbricato dal pronto soccorso fino all’obitorio. La decisione di recuperare e aggiornare il progetto del polo di area critica e medica è arrivata due anni fa, alla luce dell’analisi di fattibilità ed economicità effettuata dall’ufficio tecnico. Due erano le ipotesi sul tavolo: mettere a norma il vecchio ospedale, con tutto ciò che questo avrebbe comportato, costi a parte, in termini di tempistica e di disagi per la prosecuzione dell’attività ospedaliera, o puntare sul nuovo. L’analisi comparata non ha lasciato dubbi: molto meglio puntare sul nuovo perché, a parità di costi, in un tempo decisamente inferiori e, soprattutto, senza causare alcun disagio all’attività ospedaliera, Conegliano potrà avere, alla fine, un ospedale praticamente nuovo. Elisa Giraud © RIPRODUZIONE RISERVATA
Una risonanza al top: «Alta precisione e comfort» dei veneti». L’apparecchiatura installata rappresenta il top di gamma nella classe delle risoCONEGLIANO Con l’acquisto della nanze a 1.5 Tesla. nuova risonanza magnetica, sofisticata e all’avanguardia, l’ospe- I COSTI L’investimento, circa 1,6 miliodale coneglianese si proietta nella medicina del futuro. Il nuovo ni di euro (compresi accessori e apparecchio è infatti dotato di in- lavori di adeguamento dei locatelligenza artificiale e di nuova li), ha permesso di dotare la rabobina “a lenzuolo” che permet- diologia del Santa Maria dei Batte di conformarsi al meglio tuti di un’apparecchiatura a tecall’anatomia di ogni singolo pa- nologia completamente digitale ziente, garantendo un’elevatissi- che consente di studiare qualsiama densità di segnale anche in di- si organo con maggiore risolustretti anatomici normalmente zione e in minor tempo, in partidifficili da analizzare. Coneglia- colare in ambito neurologico, no è uno dei primi centri in Italia muscoloscheletrico, addominaa dotarsi di questa tecnologia. le, vascolare, senologico, cardio«Investiamo perché crediamo logico. L’apparecchiatura è top nella sanità veneta – ha detto il anche per la parte che riguarda il presidente Luca Zaia – e sono sol- comfort del paziente. È infatti cadi che non preleviamo dalle tasse ratterizzata da un’ apertura del
L’INAUGURAZIONE
tunnel molto più ampia rispetto alla media (70 cm invece di 60) che minimizza l’effetto claustrofobico.
TEMPI PIÙ VELOCI Inoltre, grazie ad avanzati algoritmi di accelerazione, permette di velocizzare i tempi di acquisizione delle immagini, rendendo l’esame di più facile approccio. Un particolare software riduce inoltre la rumorosità. È stata acquistata anche una consolle di elaborazione delle immagini, dedicata allo studio del cuore, dell’encefalo e della mammella, dotata di intelligenza artificiale, grazie alla quale il radiologo viene facilitato nel processare le immagini e nei calcoli di funzione degli organi. La nuova risonanza magnetica è in grado di fornire ALL’AVANGUARDIA La nuova risonanza magnetica in dotazione
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con precisione assoluta tutti i parametri cardiaci riguardanti la funzione ed eventuali danni al miocardio; dettaglio importante considerato che lo studio del cuore è una delle eccellenze della radiologia di Conegliano. Con il nuovo macchinario, la chirurgia vascolare potrà fare interventi come un Hub, un centro ospedaliero di eccellenza altamente attrezzato. «Un investimento importante per un polo altrettanto importante come quello di Conegliano, strategico per l’area – ha detto il direttore generale Francesco Benazzi – Abbiamo un corpo medico di alto livello, la Regione questo l’ha capito e infatti ha investito sugli ospedali di Conegliano e Vittorio Veneto». EL. GI. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Giovedì 13 Agosto 2020 www.gazzettino.it
Baretta: «Partita riaperta dopo pandemia e lockdown» Il candidato sindaco del centrosinistra per Venezia con Lorenzoni ieri alla presentazione delle liste per le regionali di Più Europa e del partito Volt
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IL DIBATTITO
a Roma, impossibili da quantificare
Matrimonio tra due civiche per sostenere Martini `Ecologia e Solidarietà
e Tutta la città insieme diventano polo alternativo DIALOGO A SINISTRA VENEZIA Un dialogo per guarda-
re al futuro della città. Questo l’incontro avvenuto ieri tra le liste civiche “Per Mestre e per Venezia - Ecologia e Solidarietà” e “Tutta la Città insieme!”. Al parco Savorgnan, le liste si sono presentate alla cittadinanza riunendo i loro membri e illustrando il percorso che stanno realizzando insieme. “Tutta la città insieme!”, la lista che sostiene la candidatura a sindaco di Giovanni Andrea Martini, in vista delle prossime elezioni, ha trovato l’appoggio di “Per Mestre e per Venezia Ecologia e Solidarietà”, annunciato all’inizio del mese. Queste liste civiche sono accomunate da molti punti di vista ed entrambe condividono la visione di una città sostenibile che necessita della salvaguardia ambientale e della qualità della vita dei cittadini. Durante l’incontro è stato possibile conoscere più da vicino gli schieramenti. A susseguirsi al microfono, tanti i membri delle due liste intervenuti. E tanti sono stati gli argomenti affrontati. Dalla residenzialità, alla cultura, al lavo-
ro, alle attività sportive per passare al turismo e molto altro ancora. Tutto affrontato nell’ottica di un lavoro in sinergia con l’obiettivo di cambiare pagina per la città. «Oggi è una giornata di festa - ha detto Martini perchè c’è il festeggiamento di una liaison tra due liste ma più che questo è la concretizzazione di un polo civico che effettivamente era necessario in questa campagna elettorale. Due liste che sono nate in momenti diversi, con modalità diverse in ambiti territoriali diversi, che si sono aggregate nei territori, arrivando a capire che l’unione fa la forza. Da questo esperimento, che poi è una realtà, si gioca la partita più importante, cioè quella di battere Brugnaro». «Stiamo festeggiando l’incontro di due realtà molto simili. All’inizio - ha concluso Michele Boato, candidato per “Per Mestre e per Venezia Ecologia e Solidarietà” - siamo nati per creare una lista che esprimesse in particolare Mestre, vista sempre come la periferia per poi allearci con chi ci sentiamo affini. Abbiamo fatto molti tentativi con altre liste civiche che non hanno portato da nessuna parte. Con Martini abbiamo visto che, tra uguali come siamo, si andava molto più d’accordo». Virginia Grozio © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA La presentazione della lista che sostiene Giovanni Martini
VENEZIA «Dall’altra parte sono molto sicuri di vincere, ma la pandemia e il lockdown hanno cambiato le cose, lo si avverte». A dirlo è Pier Paolo Baretta, candidato sindaco alle comunali per la coalizione di centrosinistra, in occasione della presentazione dei candidati provinciali di Più Europa e Volt (partito paneuropeo) alle prossime elezioni regionali. La lista, giovane e composita, appoggerà in parallelo Baretta come primo cittadino di Venezia e Arturo Lorenzoni come presidente del Veneto. «Avvertiamo una forte domanda di cambiamento, anche se chi governa cerca di tenere sotto controllo la situazione - prosegue Baretta sostenendo la candidatura di Lorenzoni - Il Veneto è tra i territori più importanti d’Europa, ma non è governato cogliendo questo ruolo. La regione - aggiunge - che ha bisogno di Venezia per rilanciare economia e cultura, può e deve dare di più al Paese. In città - conclude faremo di tutto per vincere, ma in ogni caso per continuare, per questo è importante la sinergia, il gioco di squadra tra Venezia e il Veneto per portare a casa il risultato».
ARTURO LORENZONI Arturo Lorenzoni, definendosi scherzosamente «un marziano della politica», vuole «giocare bene questo primo tempo con un progetto visionario ma lucido partito dal Pd per costruire un’alternativa forte, fatta della visione integrata in Europa e del valore delle diverse sensibilità e competenze, in un contesto in cui il vento di destra e le amministrazioni che discriminano per il colore della pelle preoccupano». Più Europa e Volt definiscono la loro intesa «un sogno che si è realizzato», evidenziando come il consenso che riscuote all’interno delle università superi il 20%. «Oggi la scelta è netta, di campo - dice la capolista mestrina di Più Europa Silvia Nalin - da una
CANDIDATI Il candidato sindaco Baretta alla presentazione del candidato in Regione Lorenzoni
parte il medioevo e dall’altra lo Stato di diritto. Noi crediamo nell’Europa - spiega - nella difesa dei diritti civili e nelle sostenibilità generazionale e ambientale, temi di cui beneficiano tutti, anche i nostri avversari». Su 9 candidati, tra studenti, imprenditori, un insegnante e una ingegnere, la lista ne vanta 4 nati dopo il 1994. «Io non ho mai fatto il passaporto per viaggiare in Europa - dice Filippo Celleghin, di Volt - Punteremo all’innovazione, serve sviluppo economico ed ecologia per il futuro. Per Venezia - prosegue - abbiamo una nuova idea di turismo, che deve essere una risorsa e non un’ar-
PER IL SOTTOSEGRETARIO L’EMERGENZA SANITARIA HA CAMBIATO LE COSE «I NOSTRI AVVERSARI SONO SICURI DI VINCERE MA NON SARÀ COSÌ FACILE»
ma a doppio taglio, perché non può esserci monocultura e il turismo non deve uccidere la città». E poi il Veneto. Celleghin, indicando la regione come una tra le peggiori d’Europa in termini di burocrazia, parla di «mancanza della possibilità per le eccellenze venete di rimanere in questo territorio. Sarà una battaglia elettorale difficile ma non impossibile - conclude - vogliamo più Veneto in Europa, sfruttando tutte le opportunità che questa offre, e più Europa nel Veneto». Sempre di Volt Giovanni Ziani, classe 1999, il più giovane, che elencando le sue «identità mestrina, veneziana, veneta ed europea», definisce la politica attuale «negazione dei valori europei. Zaia potrebbe essere “quello buono” della Lega, ma sempre leghista è - aggiunge - mentre io ho 21 anni, e voglio portare freschezza». Di Più Europa Chiara Avezzù, che sente «la necessità di far cambiare rotta a Venezia dove per i giovani non c’è futuro», ed Egidio Bertaggia: «É una battaglia per la libertà - sostiene
riferendosi alle comunali - in un contesto di propaganda e atteggiamento che ricordano le dittature sudamericane, quando si rende verità la falsità».
BENEDETTO DALLA VEDOVA Gli altri candidati di Più Europa sono Deborah Alfonzo, Matteo Forin e Maria Trombetta detta Moira, mentre Benedetto Dalla Vedova, segretario nazionale del partito, evoca il «rischio di democrazia fragile», definendo la lista «testimonianza di una sfida coraggiosa controcorrente per arginare Zaia, pericolo maggiore di Salvini, perché vuole il contrario di ciò che serve, quando invece i veneti hanno bisogno di un’integrazione economica sempre più forte soprattutto con paesi come Germania e Romania». Lorenzoni e Baretta saranno appoggiati anche dal partito Liberale Italiano, il cui segretario nazionale, Nicola Fortuna, invoca «un Veneto europeo, riformista e liberale». Luca Bagnoli © RIPRODUZIONE RISERVATA
Forza Italia, simbolo senza Berlusconi Si punta sull’autonomia per il Veneto CENTRODESTRA VENEZIA Forza Italia vuole esserci. E con una novità alle elezioni regionali: senza la foto di Berlusconi, ma con la scritta che accompagna il simbolo “Autonomia per il Veneto”. Michele Zuin, coordinatore regionale del partito, ne ha dichiarato la paternità, l’invenzione, ieri nel corso della presentazione della lista dei candidati della provincia di Venezia in corsa per Palazzo Balbi, nella sede mestrina di Corso del Popolo. «Ho fatto questa forzatura - ha detto Zuin - perché non voglio che il tema dell’autonomia sia esclusivamente di altre forze politiche». Il partito punta molto su questo simbolo, perché l’indizione del referendum che ha avuto un rilievo massiccio di sì verso l’autonomia, nasce da un progetto di legge che ha presentato Forza Italia nel 2014. «Autonomia a geometria variabile - ha spiegato Zuin ma questo non vuol dire che il Veneto e la Sicilia chiedano di gesti-
CANDIDATI La presentazione della lista di Forza Italia
re le stesse materie in egual misura, ma ci sono regioni pronte come il Veneto per candidarsi ad amministrare idee specifiche. Dopo le emergenze, la Regione si troverà ad affrontare l’ordinario. Temi legati a lavoro, sanità, alla sopravvivenza della piccola me-
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dia impresa. In lista abbiamo un mix di persone che fanno politica e che non l’hanno mai fatta, ma che possono portare lealtà, competenza e professionalità». Tra i candidati, ieri a fianco di Zuin, Michele Celeghin, coordinatore provinciale di Forza Italia. «E’
una lista omogenea, composta da persone giovani con esperienza amministrativa - ha affermato Celeghin - Persone che conoscono il territorio, e questo fa la differenza». Per il Veneto Orientale è candidata Mafalda Ziroldo, infermiera professionale in ospedale a Portogruaro, consigliere comunale di maggioranza a San Michele. C’è Sara Furlanetto, avvocato, presidente della casa di riposo Francescon di Portogruaro. Tra i volti nuovi quello di Andrea Lo Massaro, consigliere comunale di maggioranza a Caorle, albergatore e commerciante. Per l’area jesolana in corsa c’è Otello Bergamo, ingegnere strutturista, assessore comunale a Jesolo. Quindi Verusca Boscaro, insegnante d’arte, di Spinea; Massimo Calzavara, ex sindaco di Pianiga e attuale assessore comunale, avvocato; Maria Giovanna Boldrin, avvocato, capogruppo in consiglio comunale di Mirano. A Chioggia Beniamino Boscolo, capogruppo in consiglio comunale. Filomena Spolaor © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Cittadella
ANGELO BASSEGA «Scorretta l’esclusione dalla lista e ingiusto come lo ha saputo da estranei e non dai vertici, nascosti dietro un dito»
Camposampiero
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Beghin stoppata, rivolta nella Lega La mancata candidatura in Regione dell’assessora fa insorgere `«Si dice sempre di dare spazio ai giovani ma sembra che non la sezione: «Nessuna risposta, la base merita una spiegazione» si voglia mai cambiare. Siamo stanchi di essere presi in giro»
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GALLIERA VENETA Non si sono fatte attendere le prime reazioni alla non candidatura – che invece veniva data per certa fin dall’inizio - dell’assessore alle attività produttive, commercio e agricoltura del Comune di Galliera, Vanessa Beghin, alle prossime elezioni regionali. Dopo la solidarietà espressa dal sindaco di San Martino di Lupari, Corrado Bortot e dal primo cittadino di Tombolo, Cristian Andretta, è ora la volta del referente politico della Lega di Galliera per la fase elettorale, Angelo Bassega, che è un fiume in piena. «La Lega - afferma Bassega - per noi è sempre stata una priorità, e abbiamo sempre avuto il massimo rispetto per i nostri leader Matteo Salvini e Luca Zaia. Perché ora vogliono farci cambiare idea?».
«IL SILENZIO DEI POTENTI» Bassega spiega: «Come sezione ce l’abbiamo messa tutta e crediamo nella figura di Vanessa Beghin, brava mamma, ottima imprenditrice, e che non ha bisogno del bonus, sempre disponibile, altruista e onesta, attiva anche e soprattutto durante l’emergenza Covid quando si è adoperata per aiutare le famiglie in difficoltà. Non era di certo suo intento volere arrivare in Regione per percepire il lauto compenso: lei ha solo a cuore il bene del territorio e dei cittadini. Non merita questa ingiusta e scorretta esclusione alla corsa elettorale, né riteniamo giusto il modo in cui è venuta a conoscenza di ciò, ossia da estranei e non dai potenti della Lega che continuano a nascondersi dietro un dito». Bassega fa alcune puntualizzazioni: «Una grande occasione sfumata amaramente la candidatura dell’assessore Beghin, che non è facile da digerire e che noi non accettiamo. Per una sezione come la nostra, che è una delle più attive dell’Alta Padovana, con 130 tesserati, è un grande, grandissimo dispiacere». A tale proposito Bassega ricorda
AL GAZEBO Vanessa Beghin, a sinistra, con militanti leghisti in piazza. In alto Angelo Bassega
anche l’impegno della sezione gallierana del Carroccio: «Abbiamo sempre lavorato per il partito, da lunga data. Abbiamo fatto campagne elettorali anche in condizioni meteo disagevoli con pioggia, vento, freddo sotto i gazebo. Proprio per questo chiediamo perché la candidatura di Vanessa Beghin non abbia avuto esito positivo e con quali criteri si scelgano le nomine. Davvero non si capisce. Si dice sempre di dare spazio ai giovani ma sembra che non si voglia cambiare: invece di andare avanti restiamo alle solite». Angelo Bassega sottolinea anche un aspetto che ha ferito l’assessora Beghin e interroga: «Perché a qualsiasi contatto ci rivolgiamo non risponde più nessuno? Tutti muti. Paura? Inciuci? Giochi di partito? Vorremmo avere una risposta dai “vertici” o da chi per essi. Siamo stanchi – conclude l’esponente della Lega di Galliera - di subire sulla nostra pelle e di essere presi in giro. Pensiamo sia arrivato il momento di dare spiegazioni alla base che finora ha permesso ai nomi noti ai vertici di stare seduti dove sono». Germana Cabrelle © RIPRODUZIONE RISERVATA
Camposampiero
L’ex assessore Baggio in corsa alle regionali con la lista della Rubinato Luca Baggio, 57 anni, tecnico della prevenzione coordinatore all’Ulss 6 e già assessore alla sanità del comune di Camposampiero, si candida nella lista autonomista della ex parlamentare ed ex sindaco di Roncade Simonetta Rubinato. Docente a contratto con l’Università di Padova, Luca Baggio ha due lauree. Perché si candida? «Il consiglio regionale ha ruolo di indirizzo e controllo nelle scelte gestionali dei direttori delle Ulss. È utile anche l’elezione di persone che conoscano dall’interno il sistema sanitario regionale. Ho avuto anche
continue pressioni da colleghi che di recente hanno voluto eleggermi nel consiglio dei sanitari dell’Ulss 6. Nelle elezioni del 2015 solo il 44% degli elettori ha scelto i suoi consiglieri di fiducia: ciò mi ha spinto a candidarmi per diventare il consigliere di fiducia del territorio, che vuole occuparsi sia della tutela degli ospedali che dei servizi socio sanitari». Quali le sue priorità se eletto? «Lavorerò per ridurre i tempi delle liste di attesa e per potenziare la sanità pubblica, senza penalizzare il privato sanitario che è integrativo e
TECNICO PREVENZIONE Luca Baggio
non sostitutivo. Mi impegnerò a presentare una proposta di legge per rendere più gestibili le Ulss che hanno quasi un milione di abitanti come Padova, Treviso e Verona, portandole a un massimo di 300/400 mila abitanti ». Come assessore ha seguiti pure lavori pubblici e viabilità «Occorre migliorare la viabilità, puntare ad allargare e sistemare la sr 308 del Santo. Il mio cavallo di battaglia è da sempre il federalismo municipale, per far tornare ai Comuni le entrate Imu». Giancarlo Noviello © RIPRODUZIONE RISERVATA
Una maglia granata per l’ultimo viaggio di “Meo” CITTADELLA Una maglia speciale dell’As Cittadella 1973, con il suo cognome e il numero 9, ruolo di centravanti che ricoprì da giovane, giocando da professionista in varie società. La maglia granata sul cuscino di rose gialle e poi in cimitero fissata al feretro prima della tumulazione, ad accompagnare per sempre Amedeo Bressa, mancato, e torna ancora il suo numero, domenica 9 agosto ad 87 anni. Duomo al massimo della capienza consentita dalle norme sanitarie, altoparlante in piazzetta mons. Rossi per chi non ha potuto trovare posto. In tanti a salutare “Meo”, com’era amichevolmente soprannominato, proprio in uno degli spazi
del centro di Cittadella, a pochi passi dalla sua abitazione, dove spesso lo si incontrava a discutere con gli amici: di sport, ovviamente, ma anche di tutto un po’. Sempre pronto al saluto ed al sorriso e ad una parola. Alla moglie Oriella, al figlio Alessandro con Sabrina, e alle sorelle di Amedeo, Bianca ed Elviretta, grandi attestazioni di vicinanza. Tra i presenti, il presidente del Cittadella Andrea Gabrielli con una rappresentanza della società calcistica con il gonfalone, e il presidente del Panathlon Cittadella di cui Amedeo era stato cofondatore, Davide Baggio. Numerosi i messaggi di cordoglio giunti. Il padre Alessandro gli insegnò a fare il pane, ma la gioventù Amedeo la trascorse sui campi
L’ENNESIMO APPLAUSO Amedeo Bressa, “Meo” per amici e tifosi, in una recente foto e le esequie in duomo. Dopo quelli sui campi da calcio, ieri è stato salutato con affetto da un caldo applauso
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di calcio con l’Olympia Cittadella, in 5 campionati di B nel Marzotto-Valdagno dal ‘51 al ‘57 e nel Venezia dal ‘57 al ‘58 e poi al Treviso dal ‘58 al ‘60. Poi tecnico e allenatore, quindi tornò a gestire forno e panificio fino al 1992. Il celebrante don Roberto Frigo: «La vita di Amedeo si sintetizza con due parole delle letture: gratitudine e olio delle buone azioni per quanto sapeva regalare anche con un sorriso». A ricordarlo anche la nipote Ilaria Zanella. Giovanni Marchiorello ne ha tratteggiato la carriera sportiva e sottolineato come molto del suo pane andò a chi ne aveva bisogno. Baggio ha evidenziato l’impegno da panathleta nella promozione dei valori sportivi. Michelangelo Cecchetto © RIPRODUZIONE RISERVATA
FONTANIVA AUTO TRAVOLGE UN SEMAFORO, FERITA MINORENNE Nella notte di martedì, poco prima della mezzanotte, in via Maglio a Fontaniva un’auto è finita contro un semaforo, demolendolo: è rimasta ferita una passeggera minorenne. I pompieri arrivati da
Cittadella e Padova con l’autoscala hanno messo in sicurezza sia la vettura alimentata a Gpl, sia l’impianto semaforico pericolante, mentre la giovane donna, 16enne (alla guida una 35enne) è stata assistita dal personale del Suem per poi essere trasferita al pronto soccorso, ma subito dimessa. I carabinieri hanno eseguito i rilievi del sinistro. Le operazioni di soccorso dei pompieri sono terminate dopo un’ora e mezza circa.
CAMPODARSEGO TRUFFA E RICICLAGGIO, DENUNCIATO PER AVER RAGGIRATO UN 58ENNE È stato denunciato per truffa e riciclaggio dai carabinieri di Campodarsego un uomo di 55 anni, R. G., residente a Milano. Nel maggio scorso si era finto interessato ad acquistare dei prodotti automobilistici messi in vendita sul sito subito.it da un 58enne di Padova, e aveva indotto il malcapitato, raggirandolo, a farsi versare sulla propria carta Poste Pay duemila euro, prelevandoli subito dopo per ostacolare il tracciamento dell’accredito della somma.
PIOMBINO DESE LA RISSA IN CENTRO, IDENTIFICATI E DENUNCIATI QUATTRO GIOVANI Avevano scatenato una rissa in pieno centro a Piombino all’una di notte l’11 luglio scorso. Ora i carabinieri della locale stazione, conclusa l’attività investigativa, hanno denunciato in stato di libertà quattro giovani tra i 18 e i 25 anni, indicandoli come responsabili del reato di rissa. Si tratta di P.D., classe 1995, residente a Loreggia, e di tre residenti nel Trevigiano a Vedelago, ovvero M.B.I., nato nel 2001, S. M., nato nel 2002, e S. F., nato in Kosovo nel 1998. Le indagini dell’Arma hanno consentito di identificarli come protagonisti del brutto episodio a suon di botte.
VI
Primo Piano
Giovedì 13 Agosto 2020 www.gazzettino.it
Regionali, il colpo di scena
Bonus alla Pro Loco e il presidente scrive: «Sostenete Barbisan» `«Ho parlato sempre a titolo personale, Lettera ai residenti di Canizzano per spingere la riconferma in Regione quei soldi non sono serviti per le elezioni» `
LA POLEMICA TREVISO Si fa sempre più critica la situazione di Riccardo Barbisan, consigliere regionale della Lega e capogruppo a palazzo dei Trecento, travolto dallo scandalo dei bonus per le partite Iva messe in ginocchio dall’emergenza Covid. Dopo l’ammissione di aver incassato anche la seconda rata da 600 euro del bonus poi devoluta alla Pro Loco di Canizzano a fine maggio, adesso emerge che tra la fine di luglio e i primi di agosto nelle cassette delle lettere di quartiere è arrivata la brochure con quanto fatto da Barbisan nel suo mandato in Regione e una lettera firmata da Adriano Volpato che invitava a sostenerlo alle prossime elezioni. E chi è Adriano Volpato? Il presidente della Pro Loco. E più di qualcuno ha subito pensato a un “favore” elettorale fatto da chi, meno di due mesi prima, aveva ricevuto un aiuto, dato però con soldi pubblici. Inevitabile la nuova tempesta. Volpato però precisa subito: «Chiariamo, quella lettera l’ho scritta a titolo personale e non come presidente. Non mi sarei mai sognato di coinvolgere la Pro Loco senza avvisare nessuno. Il nome dell’associazione non compare mai. I 600 euro non c’entrano: sono andati alla Pro Loco, che li ha usati per aiutare le persone in difficoltà durante la quarantena».
SOTTO ACCUSA
LO SCENARIO TREVISO La Lega a palazzo dei Trecento cambierà capogruppo. Manca l’ufficialità, ma è praticamente certo che Riccardo Barbisan farà un passo indietro rinunciando all’incarico. Nelle ultime 48 ore il malessere di tanti consiglieri comunali è scoppiato, anche se non deflagrato pubblicamente. Tanto per fare un esempio: nessuno ha scritto nulla nella chat comune della maggioranza, ma il passaparola c’è stato tra veloci telefonate e chiacchierate informali. Il quadro è però chiaro: nessuno condanna umanamente Barbisan, da questo punto di vista la difesa e unanime. Ma l’opportunità politica sta prendendo il sopravvento. E al sindaco Mario Conte è stato fatto arrivare un messaggio molto chiaro: «Dobbiamo discutere di questo problema». C’è chi ammette senza troppi giri di parole di non sentirsi più rappresentato, di voler cambiare l’uomo che in consiglio rappresenta in tutto e per tutto l’immagine del partito. Nella particolare organizzazione leghista, ogni intervento di peso è deman-
Barbisan, fortemente sotto pressione, si difende con poche parole: «Volpato ha scritto a titolo personale, come tanti altri pronti a sostenermi. Non ho molto da aggiungere a quello che ha detto. I 600 euro non c’entrano niente con la campagna elettorale». Ma il dubbio serpeggia e alimenta tensioni anche dentro il gruppo di maggioranza. La posizione di Barbisan, ormai escluso dalle liste per le regionali, diventa sempre più scomoda. Tutti giurano sulla sua buona fende, averci messo la faccia fin dall’inizio e aver potuto provare con bonifici e ricevute alla mano che i soldi ricevuti col bonus non sono rimasti nelle sue tasche ma finiti in beneficenza, lo salva dal punto di vista dell’onore personale. Ma la carriera politica, al momento, è azzerata. Il suo destino dipende anche dal confronto faccia a faccia che avrà, forse già oggi, col governatore Luca Zaia: più che a resuscitare la candidatura, potrà servire a salvare il nome. Ma il caso Canizzano non aiuta.
I NODI
«NESSUN COLLEGAMENTO CON LA DONAZIONE RICEVUTA A MAGGIO NON HO ASSOLUTAMENTE FATTO CAMPAGNA ELETTORALE»
NEL MIRINO Riccardo Barbisan, consigliere regionale e capogruppo a palazzo dei Trecento, nella bufera per aver preso il bonus (foto Nuove Tecniche/Bortolanza) destinato alle partite Iva in difficoltà
Barbisan è penalizzato dai tempi: 27 maggio versamento alla Pro Loco; luglio-agosto la lettera del presidente, che tale rimane agli occhi di tutti anche se firma a titolo personale, che invita i residenti del quartiere a votarlo; metà agosto lo scandalo bonus. Una coincidenza micidiale perché fa sorgere il dubbio che ci sia un legame tra la donazione e l’appoggio elettorale. E poi il testo: «Non solo io ma anche altri in questi anni hanno potuto dialogare con lui e per questo, nella speranza di poter continuare
questa collaborazione, vi scrivo questa lettera allegata al suo libretto, sperando che tutti noi possiamo dargli un sostegno alle imminenti elezioni regionali. Un sostegno che prescinde dalla politica ma che guarda alla persona e a quello che ha fatto e che potrà fare per la nostra comunità», scrive Volpato.
ni che conosco Riccardo. È sempre stato molto disponibile. Ci ha aiutato non per fare la sagra, che potrebbe essere sospetto, ma quando abbiamo avuto davvero bisogno. Due o tre volte all’anno, come Pro Loco, facciamo dei progetti di sostegno alle persone:
LA POLEMICA In alto il capannone della Pro Loco di Canizzano. Il presidente, a titolo personale, ha sostenuto la campagna elettorale di Barbisan che, a maggio, aveva donato all’associazione il bonus ricevuto dall’Inps
«IL PARTITO HA FATTO UNA BRUTTA FIGURA, MA ALMENO NOI VENETI SIAMO STATI TRASPARENTI E ABBIAMO FATTO CHIAREZZA»
tante: «Vedremo cosa deciderà il partito - mette le mani avanti ma di certo quei tre (Barbisan, Forcolin e Montagnoli ndr) hanno commesso una colossale sciocchezza, penso che siano tutti ben consapevoli della figuraccia fatta. Non è però simpatico vederli alla gogna, sincera-
LA DIFESA Ma il presidente è molto netto nello smentire qualsiasi teorema: «Ripeto, quei 600 euro non c’entrano niente. È un paio d’an-
Non sarà più capogruppo Gobbo: «Ha sbagliato, ma non merita la gogna» dato al capogruppo. È lui quello che interviene quando c’è da difendere la giunta, il partito, o da tracciare la linea politica su tematiche particolarmente importanti. Insomma: un punto di riferimento. Barbisan, travolto dalle polemiche, adesso è in una posizione di debolezza e un cambio sembra la soluzione migliore per tutti. Conte intanto prende tempo: «Affronteremo la situazione di Riccardo al momento giusto, senza fretta, parlando con il gruppo di maggioranza e coinvolgendo anche i se-
I CONSIGLIERI CHIEDONO UN CAMBIO, MARIN E FRANCO I POSSIBILI SOSTITUTI, IPOTESI FUSIONE TRA LEGA E LISTA DEL SINDACO
gretari».
LE IPOTESI Le soluzioni per il dopo-Barbisan sono varie. C’è quella interna che prevede la promozione a capogruppo del giovane Matteo Marin o di Maurizio Franco. C’è poi un’ipotesi più suggestiva, ma anche decisamente più complicata: far confluire nel gruppo della Lega la Lista Quartieri espressione del sindaco Conte e nominare capogruppo l’ex assessore ed ex sindaco di Preganziol Sergio Marton. Ma di tutto questo si parlerà a fine mese, al ritorno dalle vacanze.
L’ANALISI
EX SINDACO Gian Paolo Gobbo difende l’immagine della Lega
Spettatore interessato di tutto quanto sta avvenendo dentro è fuori Palazzo dei Trecento è Gian Paolo Gobbo, ex sindaco e padre della Lega trevigiana. Di tempeste ne ha viste e affrontate
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VII
Primo Piano
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«Difendo gli amministratori basta caccia alle streghe» Bof: «È giusto che sindaci e assessori di comuni piccoli e medi abbiano chiesto il bonus, non hanno gli stipendi dei professionisti della politica» `
L’AVVISO TREVISO «No alla caccia alle streghe». Gianangelo Bof (nella foto), commissario provinciale della Lega, invita tutti alla calma e blocca sul nascere la polemica montante che rischia di travolgere quegli amministratori di comuni medio-piccoli che hanno chiesto e ottenuto il bonus di 600 euro messo a disposizione dei lavoratori autonomi in difficoltà. «Il distinguo è tra chi amministra a livello locale e politici di mestiere. I consiglieri comunali, gli assessori dei comuni durante il Covid avevano tutti i loro problemi lavorativi e, insieme, la necessità di dedicare maggiore impegno per seguire la comunità. Ma di cosa stiamo parlando? - si altera - Mi chiama gente che ha avuto le aziende chiuse, operai in cassa integrazione, perdite pari all’80%. Non sono furbi, sono persone in difficoltà, gente che dedica del tempo libero alla politica e deve pur vivere. Hanno chiesto il bonus come gli altri cittadini, nessuno scandalo. Anzi. Li ringraziamo per quello che hanno fatto per le nostre comunità durante il periodo del Covid».
IL CASO MOGLIANO
una volta, per esempio, ci ha dato una mano per aiutare una ragazza che stava male. A maggio, ancora in tempo di Covid, è venuto da noi in sede con questi 600 euro dicendo “Questi soldi non mi spettano, li do a voi. Utilizzateli per chi ha bisogno”. Ha detto
proprio così. E sono stati spesi per aiutare persone in difficoltà, per acquistare cibo e generi di prima necessità a favore di chi non poteva nemmeno andare al supermercato. La lettera di sostegno l’ho scritto come Adriano Volpato e non come presidente della Pro Loco. Anni fa ho sostenuto Manildo, anche se poi me ne sono allontanato perché deluso. Adesso volevo solo sottolineare le qualità di Riccardo. Solo questo». Paolo Calia © RIPRODUZIONE RISERVATA
mente non se lo meritano. Parliamoci chiaro: non hanno intascato tangenti, rubato o utilizzato soldi per questioni personali. I soldi sono stati subiti girati in beneficenza. L’errore, magari, lo hanno fatto Governo e Inps». Sul destino di Barbisan e degli altri, Gobbo si fa cauto: «Non lo
decido io - premette - il presidente Zaia è giusto che faccia le sue valutazioni e si scelga chi poi dovrà collaborare con lui. Però mi piace anche notare un’altra cosa: i veneti sono gli unici, mi pare, ad aver fatto chiarezza al loro interno. I tre consiglieri, anche se in buona fede perché non si sono tenuti niente, hanno fatto un errore enorme. E non si discute. Ma è una nota di merito per il parito aver avuto il coraggio di affrontare tutto alla luce del sole». Ovviamente tutto questo clamore sarebbe stato meglio evitarlo, su questo Gobbo è chiaro: «Di certo non fa bene alla Lega. Non fa bene quanto è accaduto, non fanno però nemmeno bene i processi di piazza. Ovvio che tutto questo si poteva, e si doveva, evitare. Adesso il destino di chi è rimasto coinvolto è da valutare. Di certo chi decide di fare politica a un certo livello deve mettere in conto un po’ tutto. Anche che possano accadere episodi spiacevoli. Del resto si sceglie di diventare personaggio pubblico, esposto a ogni cosa. Ma passerà anche questo, come passa tutto». P. Cal. © RIPRODUZIONE RISERVATA
A Mogliano tiene banco il caso del vicesindaco Giorgio Copparoni (non iscritto alla Lega) e dell’assessore allo sport Enrico Maria Pavan, entrambi hanno usufruito dei bonus povertà di 600 euro. E Bof previene le critiche: «Anche questi sono cittadini in difficoltà. Stiamo parlando di persone che hanno delle aziende chiuse, attività ferme, magari dipendenti in cassa integrazione. Chi fa il politico a livello comunale fa un’attività quasi di volontariato. Anzichè metterli alla berlina, dobbiamo ringraziarli». Dopo lo sdegno nazionale sui consiglieri regionali e i deputati che hanno fatto richiesta del bonus di 600 euro a fronte di stipendi a più zeri,
L’ATTACCO TREVISO C’è chi ha deciso di restare al coperto, in attesa che la situazione diventi più chiara. E chi invece è subito partito all’attacco, come Domenico Losappio (Gruppo Misto) e Luigi Calesso (Coalizione Civica) che, senza troppi giri di parole, sentenziano: «Barbisan si deve dimettere da consigliere comunale». Soprattutto Losappio è durissimo: «A quanto pare Barbisan non sarà inserito nelle liste elettorali della Lega alle prossime elezioni regionali, ma forse, a questo punto, è il caso di fare una riflessione anche sulla sua posizione in Consiglio comunale a Treviso, dove è pure capogruppo della Lega: è opportuno che continui a mantenere questa carica? Non è questione di essere o non essere giustizialisti, c’è solo da prendere atto di quanto è accaduto e di trarne le logiche conclusioni: è inaccettabile che soldi pubblici destinati a chi sta soffrendo per la situazione creata dalla pandemia finiscano a un’associazione il cui presidente fa campagna elettorale al donatore del denaro. È an-
dal coordinamento provinciale della Lega Bof zittisce ulteriori eventuali polemiche: «Un conto sono i politici di professione, un conto gli amministratori locali: evitiamo confusioni pericolose».
LE STORIE Giorgio Copparoni, vicesindaco di Mogliano, come tutti gli esercenti, ha dovuto chiudere “La Lampada”, il locale che gestisce nel centro della città, per 3 mesi. «Un conto è se uno è un libero professionista, un consigliere regionale o un deputato o un assessore di una grande città. Io il bonus l’ho preso per la mia azienda. Non bisogna generalizzare, ognuno deve fare
secondo coscienza quello che è giusto fare - afferma - è tutto alla luce del sole: ho preso 600 euro per due mesi, poi con il fondo perduto ho preso altri 5500 euro ma a fronte di una perdita di 95 mila euro di fatturato». Come vicesindaco Copparoni guadagna circa 1000 euro al mese: «Penso che strumentalizzare questa cosa sia davvero offensivo. Personalmente condanno fermamente chi ruba il denaro pubblico, ma noi non siamo politici di professione. Siamo lavoratori, in difficoltà come gli altri. Non dipendenti pubblici, non manager, ma titolari di piccole imprese, che hanno comunque dovuto pagare le tasse durante il lockdown. Non
L’opposizione: «Via da Palazzo dei Trecento» DURO Domenico Losappio chiede le dimissioni di Barbisan dal ruolo di consigliere comunale a palazzo dei Trecento
LOSAPPIO: «SI DEVE DIMETTERE, NON È ACCETTABILE UN USO SIMILE DEI SOLDI PUBBLICI». CALESSO: «INOPPORTUNO»
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che il caso di smetterla di parlare di “beneficenza”, perché qui si ha a che fare con tutt’altro. Cosa ha da dire il sindaco Mario Conte?».
DOVERI Altrettanto netto Calesso: «Detto per inciso - premette - il
ritengo sia stata una cosa inopportuna, semplicemente perchè ne avevo tutto il diritto». Enrico Maria Pavan, professione tatuatore, è una partita IVA e si è trovato senza poter esercitare per tutta la durata dell’emergenza Covid: «Confermo. Ho ricevuto due bonifici. Come assessore percepisco 900 euro mensili e la mia attività di tatuatore è stata la prima a chiudere e l’ultima a riaprire. Per tre mesi il fatturato è stato zero. Credo di rientrare nei parametri di bisogno, perchè per la mia attività professionale non ho percepito alcun reddito durante l’emergenza Covid». Elena Filini © RIPRODUZIONE RISERVATA
consigliere Barbisan nel recente passato ha fatto le pulci ai consiglieri comunali di opposizione per l’utilizzo gratuito del palco al teatro comunale, perfettamente legittimo: un po’ di nemesi anche per lui. In ogni caso, nessuna illegalità nel nostro caso né, tantomeno, mi permetto di dare patenti di moralità a chicchessia. A mio avviso il problema si pone sul piano della opportunità politica, cioè dei comportamenti, pur non prescritti dalla legge, che deve tenere chi rappresenta i cittadini nelle istituzioni pubbliche, Prendo per buona, accetto senza riserve la versione dei fatti che ha dato il consigliere Barbisan rispetto ai due accrediti di “bonus Covid” che ha ricevuto ma penso che un consigliere regionale ha il dovere di controllare che cosa fa il suo commercialista. Ammesso che ciò si riveli impossibile, non basta devolvere il denaro ricevuto in beneficenza, andava restituito all’Inps. Tantomeno la “restituzione” poteva essere fatta con un bonifico alla Pro Loco che, per quanto svolga attività meritorie, non si occupa di emergenze sociali ma di iniziative ludiche e culturali». P. Cal. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano GIUNTA VENETA Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia con, alla sua destra, il vice Gianluca Forcolin
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Ora è caccia ai posti in lista per coprire le caselle vuote Nel Veneto orientale adesso ci prova `A Treviso favorito il sindaco di Arcade il fratello della deputata Ketty Fogliani Domenico Presti. E arriva una rinuncia
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IL TOTONOMI VENEZIA Chi prenderà il posto di Gianluca Forcolin nella lista provinciale di Venezia della Lega - Liga Veneta Salvini? Premesso che il verdetto ancora non c’è e quindi nulla esclude che l’attuale vicepresidente della giunta regionale del Veneto venga ricandidato, va pure detto che nel partito è già scattato il totonomi. Sia per rimpiazzare eventualmente l’ex sindaco di Musile di Piave ed ex deputato, che per coprire le altre due caselle rimaste “vittime” dello scandalo del bonus dell’Inps. E cioè quelle del trevigiano Riccardo Barbisan e del veronese Alessandro Montagnoli.
L’INGORGO In realtà la situazione più facile sarebbe a Treviso: è vero che Barbisan ha un ruolo di rilievo, essendo vicecapogruppo della Lega in consiglio regionale del Veneto, ma è altrettanto vero che Treviso era già in overbooking: tantissimi gli aspiranti candidati per appena nove posti in lista Lega. Più i nove della lista Zaia Presidente tanto che potrebbero esserci degli spostamenti da una parte all’altra. In pole position comunque ci sarebbe Domenico Presti, sindaco uscente di Arcade,
che era stato inizialmente messo nella lista degli amministratori Veneto Autonomia. Da registrare, poi, la rinuncia in Lista Lega di Laura Piovesan: al suo posto subentra Cinzia Oliana.
IL “SAHARA” Completamente opposta la situazione nel Veronese, dove al contrario di Treviso ci sarebbe una sorta di “deserto”: già la lista Zaia Presidente non avrebbe personalità di spicco, in quella della Lega con l’esclusione di Montagnoli resterebbero di big solo l’assessore Elisa De Berti e il consigliere regionale Enrico Corsi. E anche se in terra scaligera le attestazioni di solidarietà nei confronti di Montagnoli non si sarebbero sprecate, va riconosciuto che senza Montagnoli - già sindaco di Oppeano e parlamentare l’area della Bassa Veronese resterebbe scoperta. Dicono che a scaldare i motori siano Nicola Scapin,
DIFFICOLTÀ NELLA BASSA VERONESE: MANCANO ESPONENTI DI SPICCO
I VERONESI Alcuni candidati che hanno firmato l’accettazione
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Barbisan Junior
i consiglieri regionali della Lega che hanno richiesto il bonus
Lettera del presidente della Pro Loco Fabiano: «Mi insultano sui social che ha avuto i soldi: «Votate Riccardo» anche se io non c’entro niente»
600 gli euro erogati alle partite Iva in difficoltà
FRATELLI D’ITALIA VENEZIA Bonus no, parenti sì. Ma un partito che si chiama Fratelli d’Italia, non può che archiviare subito il caso familiare Berlato-Forte, con il suocero-europarlamentare Sergio che sponsorizza il genero-candidato Vincenzo, attraverso una lettera inviata ai settemila tesserati vicentini dell’Associazione cacciatori veneti in vista delle Regionali: «Non sta a me giudicare, saranno gli elettori a decidere se questa modalità è stata opportuna oppure no», taglia corto Luca De Carlo, successore proprio del paladino delle doppiette alla guida di Fdi in Veneto. Dunque nessuna polemica, nemmeno sulla bufera dei 600 euro che ha investito la Lega: «I nostri consiglieri in Regione non li hanno chiesti e a quelli nei Comuni andrebbe eretto un monumento. Ma non voglio entrare nelle case altrui, ho già la mia a cui pensare...».
IL COLLETTORE In questi giorni De Carlo è il collettore delle proposte di candidatura che arrivano dai responsabili provinciali e che andranno alla direzione naziona-
TREVISO Travolto dallo scandalo dei bonus per le partite Iva, adesso Riccardo Barbisan deve fronteggiare la grana Pro Loco. Dopo l’ammissione di aver incassato anche la seconda rata da 600 euro del bonus per devolverla alla Pro Loco di Canizzano a fine maggio, emerge che tra la fine di luglio e i primi di agosto nelle cassette delle lettere di quartiere è arrivata una brochure con quanto fatto da Barbisan e una lettera firmata da Adriano Volpato
Barbisan Senior
che invitava a sostenerlo alle prossime elezioni. E chi è Adriano Volpato? Il presidente della Pro Loco. E più di qualcuno ha subito pensato a un “favore” elettorale. Volpato però precisa: «Ho scritto a titolo personale e non come presidente. Il nome dell’associazione non compare mai. I 600 euro non c’entrano: sono andati alla Pro Loco, che li ha usati per aiutare le persone in difficoltà durante la quarantena». (p.cal.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA «Buongiorno, volevo chiederle la cortesia di mandarmi 600 euro, vorrei darli in beneficenza. Buffone!». È uno dei commenti che Fabiano Barbisan, leghista, eletto nel 2015 nella lista Zaia Presidente e poi approdato per alchimie politiche dei vertici nel Gruppo Misto, si è trovato sul profilo Facebook. Peccato che Fabiano Barbisan con i “furbetti del bonus Inps” non c’entri niente, visto che la vicenda riguarda l’altro Barbisan, Riccardo. Fabiano in
consiglio regionale è soprannominato Barbisan Senior, Riccardo è il Barbisan Junior. Il più anziano è stato eletto nella lista provinciale di Venezia di Zaia Presidente; il più giovane in quella della Lega di Treviso. Parenti alla lontana: i bisnonni erano fratelli. Li accomuna il credo politico, la Lega. Ma non la richiesta del bonus all’Inps: «Io non ho chiesto proprio niente». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Fdi: bonus no, parenti sì Berlato candida il genero De Carlo: «Non giudico» le, dove a dire l’ultima parola sarà la presidente Giorgia Meloni. «Siamo a buon punto – dice il coordinatore veneto – per cui ritengo che le liste saranno chiuse all’inizio della prossima settimana. In molte zone abbiamo ben più di nove disponibilità, perché a differenza di cinque anni fa ora siamo diventati attrattivi, grazie alla nostra coerenza. In ogni provincia cerchiamo di strutturare la lista più forte possibile, perché la competizione interna alza la percentuale complessiva, quindi ben ven-
gano i candidati forti».
I NOMI Tali vengono ritenuti innanzi tutto i consiglieri regionali uscenti. L’unico a non ricandidarsi sarà il veronese Andrea Bassi, mentre saranno nuovamente in pista i suoi conterranei Massimo Giorgetti e Stefano Casali, nonché i vicentini Elena Donazzan e Joe Formaggio, in un territorio che schiererà appunto anche Forte, il quale sull’illustre parentela scrive: «Comincio a pensare che qual-
IN FAMIGLIA Sergio Berlato e Vincenzo Forte
cuno sia preoccupato della mia candidatura». De Carlo esclude di essere fra quelli: «La lista di Vicenza, così come quella di Verona, è molto forte, con diversi personaggi famosi per storia, consenso e attività politica. La competizione sarà molto alta, per questo mi aspetto un ottimo
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IN CORSA GLI USCENTI TRANNE BASSI, A PADOVA GARDINI E SORANZO, A VENEZIA SPERANZON, A TREVISO CREA E RAZZOLINI
assessore a Legnago e Maurizio De Lorenzi, segretario della circoscrizione della Bassa Veronese. Di certo, nessuno in grado di eguagliare Montagnoli quanto a voti (5.529 preferenze nel 2015).
GLI EQUILIBRI C’erano una volta Venezia e il Veneto Orientale. Un po’ come le Ulss (la 3 e la 4), anche la Lega aveva la provincia di Venezia divisa in due, con due distinti segretari. Forcolin, già sindaco di Musile di Piave e poi deputato nella 16. legislatura, era espressione del Veneto Orientale. Una “macchina da voti”: 4.165 preferenze alle Regionali del 2015, secondo solo a Bruno Pigozzo del Pd (4.819), quasi il doppio del collega leghista Francesco Calzavara che in Lista Zaia si era fermato a 2.483. Se Forcolin davvero saltasse chi lo sostituirebbe? Ora che la provincia di Venezia non è più divisa in due zone, in parecchi hanno pensato ad Andrea Tomaello, il giovane trentenne commissario che si è fatto le ossa tra Bruxelles e Roma. Ma Tomaello, che risiede a Mirano e che se proprio dovesse scegliere forse sarebbe più tentato da una carica esterna in Comune di Venezia come vicesindaco di Luigi Brugnaro, pare intenzionato a rispettare gli equilibri geografici e quindi ad attingere nel Veneto orientale. I papabili? Giuliano Fogliani, fratello della parlamentare Ketty; Alberto Schibuola, segretario della Lega di San Donà; Silvia Susanna, sindaco di Musile di Piave; Matteo Romanello, sindaco di Marcon (che nella precedente suddivisione geografica era nel Veneto orientale). Sui sindaci, però, pesa il veto del partito.
LE MOGLI In questa vicenda del bonus Inps un ruolo l’hanno giocato anche le moglie dei consiglieri regionali coinvolti. Sarebbe stata la moglie di Alessandro Montagnoli, che a Palazzo Ferro Fini presiede la Prima commissione consiliare e che nella vita fa il promotore finanziario, a convincerlo a chiedere il contributo da 600 euro. Su Facebook, però, Montagnoli ha precisato che l’iniziativa è stata di entrambi. La moglie di Forcolin, su Facebook ha invece preso le difese del consorte: “Giorno dell’ignoranza e dell’invidia”, ha scritto martedì, raccogliendo una valanga di commenti positivi e di solidarietà. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
risultato anche per il partito». Per quanto riguarda Padova, spiccano l’ex eurodeputata Elisabetta Gardini ed Enoch Soranzo, già presidente della Provincia. Raffaele Speranzon, numero uno dell’Ater di Venezia, è in corsa con il portavoce provinciale Lucas Pavanetto. Fra i concorrenti a Treviso («la sfida più difficile, nella terra di Luca Zaia, anche se i nostri veri avversari sono il centrosinistra e i grillini», chiosa De Carlo), ci sono l’avvocato Fabio Crea e il dentista Sandro Taverna, ma pure Marina Marchetto Aliprandi, figura storica della destra, e Tommaso Razzolini, vicesindaco di Valdobbiadene. Sono invece primi cittadini Amalia Serenella Bogana (Alano di Piave) e Pierluigi Svaluto Ferro (Perarolo di Cadore), in lizza a Belluno, mentre a Rovigo corrono l’ex coordinatore provinciale Daniele Ceccarello e Valeria Mantovan, assessore a Porto Viro. Ma che ne è dello scambio presidenzialismo-autonomia tra Fratelli d’Italia e la Lega? «Mi sono sentito in questi giorni con Lorenzo Fontana, il documento condiviso è alle firme, nelle prossime ore chiudiamo l’accordo», assicura De Carlo. Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
XIII
Mestre Marghera
Giovedì 13 Agosto 2020 www.gazzettino.it
Fusina, veleni sul fronte del “no” Dopo il parere favorevole della Conferenza dei servizi `Il M5S difende il Governo: «Valuta se sia stata sotto accusa il ministero per avere avallato il progetto aggirata la normativa». A Zaia l’ultima parola `
AMBIENTE MARGHERA Ha aperto una voragi-
ne di polemiche il via libera della Conferenza dei servizi all’impianto di trattamento di rifiuti non riciclabili di Fusina. L’approvazione del progetto da parte di Regione, Comune e Città Metropolitana ha suscitato l’alzata di scudi di partiti, associazioni e comitati che si battono contro l’impianto di Ecoprogetto, società del Gruppo Veritas alle prese con migliaia di tonnellate di rifiuti che non saranno più conferite, sotto forma di combustibile solido secondario (Css) alla centrale Enel di Fusina in via di dismissione. Ma rischia di rompere anche il fronte del “no”, che pure annuncia una mobilitazione che dalla campagna elettorale per le prossime elezioni regionali e comunali si allarga in senso temporale al prossimo autunno.
IL VERTICE ROMANO Al centro delle polemiche la riunione del mese scorso a Roma fra tecnici del ministero per l’Ambiente e della Regione che aveva sostanzialmente avallato il progetto per le prime due linee dell’inceneritore (e termovalorizzatore che dir si voglia). In questo modo i sostenitori del progetto avevano evitato che, chiedendo di realizzare anche una terza linea per il trattamento dei fanghi, l’impianto fosse sottoposto alla Via (valutazione d’impatto ambientale) nazionale, che avrebbe allungato i tempi dell’iter. Per questo Opzione zero, uno dei comitati in prima linea contro il progetto di Fusina, punta il dito sulle forze che hanno avallato il progetto e sullo stesso ministro Sergio Costa che, si legge in un comunicato, «ha scelto di fare come Ponzio Pilato, tralasciando tra l’altro di rispondere alle richieste di incontro fatte dai comitati». Te-
GIUNTA PRONTA A VISITARE L’IMPIANTO DI COPENAGHEN BETTIN: «BENE, COSÌ VEDRANNO UNA SITUAZIONE DIVERSA»
IL DRAMMA
si respinta dal Movimento 5 Stelle che con Enrico Cappelletti ed Elena La Rocca sostengono che Costa «ha chiesto un parere alla commissione Via nazionale, su nostro sollecito, per capire se è stata sostanzialmente aggirata la normativa». «Zaia si assumerà tutta la responsabilità della decisione» ribadiscono la consigliera regionale M5S Erika Baldin e la candidata sindaca Sara Visman, ripassando la palla di nuovo sul campo della Regione. «Ci resta un’altra arma da usare, che auspichiamo sia efficace: attendiamo che la petizione al Parlamento Europeo presentata da Erika Baldin venga discussa in tempi brevi, e possa avere un qualche effetto sull’iter dell’impianto».
MESTRE Una donna si è suici-
data ieri ingerendo della soda caustica mentre si trovava in casa da sola. La donna, soccorsa da alcuni conoscenti, è stata portata in ospedale a Mestre. All’Angelo è stata ricoverata nel reparto di Terapia intensiva dove i medici hanno tantato di tutto per salvarle la vita, senza riuscirci. La donna, così, è morta ieri mattina. La notizia del decesso è stata segnalata dalla direzione dell’Angello alla procura di Venezia. Il magistrato di turno, il pm Giovanni Zorzi, ha deciso però di non disporre nessuna autopsia, liberando così il corpo della donna: troppo chiara la dinamica e le cause della morte. © RIPRODUZIONE RISERVATA
GIUNTA IN TRASFERTA Ma l’iter del progetto, dopo l’esame della Conferenza dei servizi, è pressoché spianato, nonostante l’annunciata mobilitazione di associazioni e comitati. Tanto che l’assessore all’Ambiente Massimiliano De Martin ha annunciato baldanzoso l’intenzione di portare la Giunta Brugnaro a visitare il famoso impianto di Copenaghen sulla cui copertura quale è stata realizzata una pista da sci. «Fa benissimo - coglie la palla al balzo Gianfranco Bettin, presidente della Municipalità di Marghera - così, si vedrebbe che, oltre a esistere una significativa opposizione a quell’impianto, si tratta comunque di una situazione completamente diversa. Quell’impianto non si aggiunge, come accade a Marghera-Fusina, a decine se non centinaia di altre fonti inquinanti, cumulando con queste le proprie ulteriori emissioni. Incenerire i rifiuti, ovunque e tanto più in una situazione come la nostra - prosegue Bettin - significa aggravarla, e significa tornare indietro nei sistemi di smaltimento dei rifiuti e nell’attacco alla salute e all’ambiente». Temi con i quali il fronte del “no”, se riuscirà a ricompattarsi, proverà a far breccia sul governatore regionale Luca Zaia, che in ultima analisi avrà l’ultima parola sulla vicenda. Alberto Francesconi © RIPRODUZIONE RISERVATA
Donna muore dopo avere ingerito soda caustica
RIFIUTI L’impianto attuale di Ecoprogetto a Fusina; nel tondo l’inceneritore di Copenhagen
Sono attivi alcuni numeri verdi legati al servizio “Sos suicidi”. Chiunque può rivolgersi agli operatori per avere supporto e aiuto psicologico necessario per superare ogni momento di difficoltà personale, lavorativo e non solo. Telefono Amico: 199.284.284; Telefono Azzurro: 1.96.96; Progetto Inoltre: 800.334.343; DeLeo Fund: 800.168.678.
Tuffo maldestro, giovane di Favaro in ospedale IL CASO UDINE Un tuffo mal riuscito da nove metri di altezza, il dolore, la paura e la corsa in ambulanza, dopo un trasporto in barella spinale. Si è conclusa fortunatamente a lieto fine la disavventura di una ventitreenne veneta, che martedì aveva approfittato per una gita sul torrente Palar, nel territorio comunale di Trasaghis, assieme ad un gruppo di amici. La sua fortuna è stata anche che a vigilare sulla sicurezza dei bagnanti che scelgono le acque smeraldo del torrente ci fossero a portata di voce i soccorritori della Lifeguard Academy, che anche quest’anno sono impegnati per la settimana del “Ferragosto in sicurezza”, in collaborazione con il comune. Come spiega Giovanni Ghersina dell’associazione,
SALVATAGGIO D’EMERGENZA MARTEDí SULLE ACQUE DEL TORRENTE PALAR IN FRIULI
«questa è la nona edizione del Ferragosto in sicurezza, che si ripete dal 2011, da domenica a domenica nella settimana di Ferragosto. Siamo sul Palar e, quest’anno, sulla sponda ovest del Lago di Cavazzo, dopo che abbiamo vigilato per tanti anni su quella orientale». Di solito, sul torrente, si alternano «5-6 persone», ma ieri erano addirittura in otto, come spiega Ghersina È successo tutto in una manciata di secondi. «Martedì una ragazza di 23 anni, A.B., residente a Favaro Veneto, che era sul Palar con degli amici, si è tuffata da circa nove metri di altezza, ha perso l’equilibrio in volo ed è entrata in acqua in una posizione semiseduta, con le gambe raccolte. Così ha sbattuto la schiena. In un primo momento, non voleva il soccorso, pensava si trattasse solo di una botta. Ma poi il male non
passava. Così abbiamo chiamato il 112 e ci ha consigliato di farla stendere sulla tavola spinale. Non era in grado di camminare da sola. La abbiamo portata a valle a mano, percorrendo circa un chilometro in linea d’aria fino alla chiesa di San Bartolomeo. Poi, è stata caricata in ambulanza». Fortunatamente, la disavventura si è risolta a quanto pare senza brutti risvolti. «La ragazza è stata portata in Pronto soccorso a Tolmezzo per precauzione ed è stata dimessa in giornata». Per fortuna, sinora i soccorritori della Lifeguard Academy non hanno avuto altri episodi di rilievo sinora: «Quest’anno soltanto interventi minori, per punture di insetto o abrasioni. Questo è stato il primo soccorso importante», conferma Ghersina. Camilla De Mori © RIPRODUZIONE RISERVATA
La Zls diventi una Zona di lavoro e sviluppo
È
stata strappata ad un governo alquanto reticente, grazie ad un pressing di squadra determinato, fatto di imprese, Comuni, rappresentanze dell’economia e del lavoro, Autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale, Regione del Veneto, Camera di Commercio, Città Metropolitana. Ora la Zona logistica semplificata (Zls), portata “a casa” a Venezia e nel Polesine con la legge 205/2017, dopo che la Legge 123/2017 aveva individuato le Zes (Zone economiche speciali), pone ora a tutti gli stakeholder del veneziano una responsabili-
tà “del fare”, pena la sottrazione di un’importante leva logistica europea da parte di Stati confinanti con il nostro Nordest. La partita, per vincerla davvero, va giocata con strategie e schemi di gioco efficaci. Questa deve diventare opportunità non solo per le imprese che opereranno dentro di essa ma anche per le imprese e per l’occupazione che, grazie ad essa, si attiveranno intorno, creando non differenze tra chi è “in” e chi è “out”, ma piuttosto una importante cinghia di trasmissione tra i mercati internazionali intercettati dalla Zls e tutte le imprese, senza distinzione, di un territorio profondamente retrostante. Per questo è necessario un nuovo approccio: andare oltre la sola logica di filiera, il risparmio in
termini di costi fiscali e doganali, bisogna infatti stimolare la collaborazione tra imprese di settori diversi per generare nuovi business e nuove fonti di valore aggiunto. Insomma un approccio a matrice, per creare inedite combinazioni tra saperi, soft skills, prodotti, servizi, performance, culture e competenze imprenditoriali, professionalità, addetti esistenti e di nuova generazione. Imprese manifatturiere e di servizi, non solo logistici, ma anche del terziario di mercato, del commercio, dell’ospitalità, delle professioni e di tutti gli operatori e fruitori della Zls; matrice tra le attività materiali e quelle immateriali ad elevato contenuto tecnologico, informatico, elettronico, ma anche organizzativo, di servizio
SVILUPPO L’ingresso del porto commerciale a Marghera
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e di standard qualitativi, matrice tra la Blue economy e l’economia dell’entroterra metropolitano e che consentirà di valorizzare pienamente e sfruttare il patrimonio infrastrutturale di sistema portuale di Venezia e Chioggia, anche quale nodo delle rete Ten-T di straordinaria potenzialità al servizio del territorio del Nordest. Una Zls non solo “zona franca”, ma cuore di eccellenza in grado di intercettare, intuire, realizzare nuovi business altrimenti impensabili o improbabili, realizzati grazie gli input materiali ed immateriali e culturali delle diverse esperienze e culture imprenditoriali veneziane e rodigine che insieme lavoreranno in un laboratorio economico del territorio. Solo così il lavoro
di squadra, che ha avuto un potere determinate nel portare a casa la Zls, conseguirà gli obiettivi finali: primo, a produrre un progetto forte da far acquisire al Governo come modello italiano, degno di attenzione da parte della stessa Commissione europea; secondo, definire una governance che renda quest’area una vera Zona di lavoro e sviluppo per il Nordest, incentrata sull’economia stimolata da un mare Adriatico divenuto metropolitano ed europeo. Ritardare o rendere complesso questo processo vorrà dire, altrimenti, consegnare una chiave strategica del futuro del Nordest, gratuitamente, ai competitor d’oltre frontiera. Francesco Antonich v.direttore Confcommercio Unione metropolitana
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Primo Piano
Giovedì 13 Agosto 2020 www.gazzettino.it
Bufera nella Lega
Giorno del giudizio per i tre consiglieri Zaia: «Li sentirò» Ma il dado è tratto Il governatore ascolterà oggi Forcolin, Barbisan e Montagnoli Salvini conferma: «Sospensione per tutti e niente candidatura» `
LA GIORNATA VENEZIA Quando in un grande partito scoppia uno scandalo ed è il partito del governatore più amato d’Italia, le decisioni non sono mai affrettate. Soprattutto, ci sono dei copioni da rispettare. È quello che sta facendo da domenica sera il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia: prima ha chiesto ai suoi consiglieri regionali leghisti se per caso avevano chiesto il contributo Inps per l’emergenza sanitaria, i famosi 600 euro previsti dai decreti Cura Italia e Rilancio. Poi, avute le ammissioni del suo vice in giunta Gianluca Forcolin, del presidente della Prima commissione Alessandro Montagnoli e del vicecapogruppo in consiglio Riccardo Barbisan, ha preso tempo. Fino ad annunciare, ieri mattina, che li avrebbe sentiti tutti e tre, uno ad uno. Il che ha generato in qualcuno, a partire da Forcolin, un moderato ottimismo. Alcuni avversari politici hanno interpretato la decisione di Zaia come una retromarcia. In realtà, anche se ci sono obiettive diversità nei comportamenti dei tre leghisti coinvolti, perché due di loro (Montagnoli e Barbisan) il bonus l’hanno chiesto e incassato, mentre uno (Forcolin) l’ha solo chiesto (e neanche personalmente perché l’ha fatto una socia del
IL GOVERNATORE IN MATTINATA AVEVA LASCIATO INTUIRE UNO SPIRAGLIO PER IL SUO VICE: «NON HA INCASSATO»
suo studio di tributaristi e senza manco perfezionare la domanda) una “assoluzione”, peraltro in piena campagna elettorale, avrebbe del clamoroso. Anche perché i big si sono già tutti sbilanciati, dal segretario della Liga Veneta Lorenzo Fontana al “capitano” Matteo Salvini. E c’è una frase, pronunciata da Zaia ieri sera a Cortina d’Ampezzo che è rivelatrice: Forcolin è l’unico dei tre a non avere preso i soldi? «Però c’è una domanda presentata».
L’ATTESA Il giorno clou, quello dell’ascolto di Forcolin, Montagnoli e Barbisan, sarà oggi. E sarà anche il giorno del verdetto. Le previsioni, a ieri, erano di un’esclusione in massa dalle liste elettorali. A Forcolin potrebbe forse essere risparmiata l’onta della sospensione dal partito, proprio per la particolarità della propria posizione. Pur a microfoni spenti, in parecchi nella Lega sostengono che il vicepresidente rischia di avere una “punizione” eccessiva, ma riconoscono anche che una sua presenza in lista sarebbe manna per le forze di opposizione. È vero che Zaia non rischia niente, ma sarebbe una campagna elettorale schiacciata sullo scandalo dei bonus dell’Inps. Cosa che nessuno, a partire da Zaia, vuole.
LE DICHIARAZIONI La giornata, ieri, è stata aperta da Matteo Salvini che ad Agorà, sui RaiTre, ha confermato la linea dura: «Io ho dato indicazioni che chiunque abbia chiesto o incassato venga sospeso e in caso di elezioni regionali imminenti non ricandidato». Poi, sempre riferendosi al bonus, ha aggiunto: «In casa mia chi l’ha richiesto
senza averne un fondato motivo, viene sospeso e non viene ricandidato». Spiegano in ambienti della Lega che un consigliere regionale che ha uno stipendio netto di 8mila euro al mese non può avere «un fondato motivo» per chiedere 600 euro di contributo. Poco dopo, a Conegliano, dove ha partecipato all’inaugurazione della nuova risonanza magnetica dell’ospedale, il governatore Zaia è parso più possibilista: «Incontrerò il vicepresidente Gianluca Forcolin e i consiglieri Riccardo Barbisan ed Alessandro Montagnoli. Dopo di che renderò note le decisioni. Ricordo che sono stato io, per primo, a porre la questione a livello nazionale, perché penso che sia fondamentale la chiarezza. Bisogna avere sempre la schiena diritta». Prendere il bonus, ha sottolineato Zaia, «non è affatto illegale», ma, per un politico «è una questione di opportunità». Dopodiché ha differenziato le posizioni: «Da un lato abbiamo due consiglieri che hanno chiesto il bonus, lo hanno ottenuto e poi hanno documentato di aver fatto beneficenza elargendola a terzi; dall’altro un vice presidente che è socio di minoranza di uno studio associato che ha presentato domande per i soci e i clienti. Forcolin ha inoltre aggiunto che, avuta notizia della domanda a suo nome, ha dato disposizione allo studio di non inoltrare l’ulteriore documentazione per l’ottenimento del bonus e di stoppare pertanto la richiesta. Cosa che è avvenuta. Per cui siamo in presenza di una domanda che è morta sul nascere». Queste parole di Zaia sono state da alcuni interpretate come una sorta di “assoluzione” di Forcolin. Ma in serata, da Cortina, Zaia ha detto dell’altro. E cioè che
Il presidente Ciambetti
«Per la decisione finale bisognerà valutare l’opportunità politica» VENEZIA «Valutare l’opportunità politica: sarà questa la considerazione che farà il governatore del Veneto Luca Zaia»: lo dice il presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti, in merito all’incontro previsto presumibilmente oggi in cui verranno esaminati i casi dei due consiglieri veneti Alessandro Montagnoli e Riccardo Barbisan e del vicepresidente della giunta Gianluca Forcolin, tutti leghisti, chiamati in causa per i bonus dell’Inps. Come sottolineato peraltro dallo stesso Zaia, non c’è nulla di illegale se una partita Iva chiede il contributo messo a
disposizione dal Governo per far fronte alle difficoltà provocate dall’emergenza sanitaria; ma se si ricopre una carica politica o amministrativa si pone un tema di opportunità. «Obiettivo del nostro movimento - ha detto Ciambetti - è che non vi siano polemiche pretestuose, la cosa deve essere chiarita per evitare chiacchiere inutili». Per il presidete Ciambetti «situazioni personali e professionali esulano dal ruolo della Regione», sottolineando che quella del bonus è comunque «una legge scritta male». © RIPRODUZIONE RISERVATA
«è giusto dire chi ha avuto i soldi e chi non li ha avuti», visto che il suo vice non ha ottenuto un centesimo. «Però - ha aggiunto - c’è una domanda presentata». Insomma, nessuno dei tre in lista? Zaia lo comunicherà oggi. Intanto, Zaia chiede la pubblicazione delle liste di chi ha avuto il contributo: «L’unica indagine fatta in Italia, su una squadra di governo, l’ha fatta il sottoscritto. Il presidente Inps renda note le liste, anche in seguito a ciò che ha detto il Garante, che non ci sono problemi». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
IN SERATA DA CORTINA LA PRECISAZIONE: «PERÒ C’È UNA DOMANDA PRESENTATA»
Cappelletti (M5s): «Non ho chiesto ai miei, sono tranquillo» `Le posizioni
degli altri sette candidati governatori I CANDIDATI VENEZIA Quando domenica è scoppiato lo scandalo del bonus Inps e cioè si è saputo che a richiederlo erano stati anche cinque parlamentari e almeno duemila consiglieri e assessori regionali e amministratori locali di tutta Italia, il primo a muoversi è stato Luca Zaia: nella chat del gruppo consiliare della Lega, il governatore del Veneto ha chiesto se qualcuno dei suoi aveva chiesto il contributo. È partito tutto da lì. Ma i tre leghisti sono gli unici o i sono altri politici veneti che hanno chie-
sto il bonus? In attesa delle liste dell’Inps - ma rischiano di non essere sufficienti perché i professionisti hanno casse di previdenza autonome - Il Gazzettino ha posto la domanda a tutti i candidati alla presidenza della Regione: “In Veneto i partiti/movimenti che la sostengono hanno chiesto ai propri eletti se hanno fatto la domanda del bonus Inps?”. Ecco le risposte.
IN CORSA Arturo Lorenzoni (a sinistra) e Enrico Cappelletti
LE RISPOSTE Arturo Lorenzoni, candidato presidente del centrosinistra sostenuto da Pd, Veneto che Vogliamo, Europa Verde, +Europa, Centro Democratico, Rete Civica Veneta, Volt: «Già ieri (martedì, ndr) ho subito verificato che nessun eletto delle forze politiche che sostengono la mia candidatura avesse chiesto il bonus da 600 euro messo a disposizione dal go-
LORENZONI: «GIÀ VERIFICATO, DA NOI NESSUNO HA FATTO DOMANDA PER AVERE IL CONTRIBUTO»
verno per sostenere i redditi delle partite Iva e delle fasce più deboli della popolazione in questa crisi senza precedenti. Ho avuto conferma che nessuno ha richiesto il bonus». Enrico Cappelletti, candidato presidente del M5s: «Francamente sono legato da un rapporto di
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stima e fiducia tale, maturato in tanti anni di collaborazione, che ho escluso che un comportamento tanto abietto potesse essere fatto proprio da uno dei nostri consiglieri. Per cui io non ho chiesto. Ma ad ogni buon conto il nostro capo politico Vito Crimi sta raccogliendo tutte le liberatorie per consentire ad Inps di superare il vincolo della privacy. E sono certo che non emergerà nulla. Sfido a fare altrettanto anche gli altri gruppi, se non hanno nulla da nascondere. Ma francamente, dubito che lo faranno». Per la cronaca, i quattro consiglieri regionali M5s Erika Baldin, Jacopo Berti, Manuel Brusco, Simone Scarabel ieri hanno chiesto di «obbligare tutti i candidati ad esibire anche una dichiarazione giurata di non aver avuto accesso a bonus e aiuti, senza averne avuto necessità».
Daniela Sbrollini, candidata presidente di Italia Viva, Psi, Civica per il Veneto: «Nessuno». Stessa risposta l’hanno data Antonio Guadagnini del Partito dei Veneti («No non l’hanno chiesto, anche perché abbiamo in lista solo due eletti, entrambi privi di partita Iva»), Simonetta Rubinato di Veneto per le Autonomie («Nessuno, neanche io, tra l’altro non abbiamo eletti, stiamo raccogliendo le firme senza le quali non abbiamo ancora neppure i candidati»), Paolo Benvegnù di Rifondazione Comunista («I nostri eletti sono tutti lavoratori dipendenti, quindi la risposta è no, e io sono un operaio in pensione»), Patrizia Bartelle di Veneto Ecologia Solidarietà («Nessuno»). Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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San Donà
LE MOTIVAZIONI «San Donà ha bisogno di un’opposizione attenta, costante ed efficace: ho deciso che è il momento di voltare pagina»
di Piave
Giovedì 13 Agosto 2020 www.gazzettino.it
mestrecronaca@gazzettino.it
Zaccariotto si dimette: «Mi candido a Venezia»
I fan di Forcolin scrivono a Zaia: «No esclusione»
Si presenterà alle comunali del capoluogo dove è assessora uscente ai Lavori pubblici
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SAN DONÀ Francesca Zaccariotto si è dimessa ieri da consigliere comunale di San Donà. A far maturare la decisione di lasciare è l’obiettivo di candidarsi alle prossime elezioni comunali di Venezia, dove è già assessora ai Lavori pubblici nella giunta guidata da Luigi Brugnaro. Del suo impegno Zaccariotto evidenzia «l’importanza che ho sempre dato a San Donà, che ha bisogno di un’opposizione costante e continua perché possa essere efficace; anche per questo ho deciso che è il momento di voltare pagina». Ex sindaca per una decina di anni, come vede San Donà dopo essere seduta per circa due anni sui banchi dell’opposizione? «Una città trascurata e una politica ferma a ragionare sul passato - risponde Zaccariotto - nel frattempo, la città soffre a causa di alcuni problemi, per cui serve essere presenti. Ringrazio chi mi ha permesso di fare un’ulteriore esperienza a livello locale. Ora saluto e passo il testimone». Zaccariotto spiega che intende presentarsi alle comunali a Venezia, dove si vota domenica 20 e lunedì 21 settembre. «La legge prevede che la funzione di
IN CONSIGLIO PRENDERÀ IL SUO POSTO SIMONE CERESER, TECNICO DI LABORATORIO
consigliere sia incompatibile, oltre che essere inopportuna, in due Comuni diversi, mentre non lo è l’incarico di assessora. Sono impegnata a Venezia e intendo continuare. L’esperienza in una grande città mi permette di essere un’amministratrice, più che impersonare un ruolo politico. Amministrare, come sindaco o assessore, significa occuparsi di aspetti concreti: sistemare una strada, un’opera pubblica, ruoli che hanno sempre caratterizzato il mio operato. Anche se non si tratta di funzioni che permettono di legiferare».
«NO ALLE REGIONALI» Qualche mese fa erano girate voci di una sua possibile partecipazione alle regionali. «Ho scartato questa ipotesi già in febbraio, quando erano emerse quelle voci: ho sempre assicurato di non essere interessata alle regionali. Ho sostenuto che se avessi voluto continuare a fare politica avrei scelto il livello comunale che caratterizza meglio il mio percorso, l’ambito che prediligo proprio per quanto concerne l’operatività. Quella a Venezia è un’esperienza interessante, una città che conosco, dove ho studiato, lavorato e di cui mi ero occupata anche come presidente della Provincia». A succederle nel parlamentino di San Donà come referente della lista “Insieme con Francesca Zaccariotto” sarà Simone Cereser, 33 anni a settembre, tecnico di laboratorio del Servizio trasfusionale di San Donà e Portogruaro. Davide De Bortoli © RIPRODUZIONE RISERVATA
CONSIGLIO Francesca Zaccariotto (in alto) subentra (tondo) Simone Cereser
Malore mentre fa il bagno: vani i soccorsi, muore anziano JESOLO Vacanza terminata in tragedia per un anziano turista, che ha perso la vita per un probabile malore che lo ha colto mentre era in acqua. Il fatto è successo verso le 17.45 di ieri nelle vicinanze della torretta “15”, nella zona del Consorzio Venezia, all’altezza di piazzetta Carducci. Secondo una prima ricostruzione, l’anziano (apparente età 70/75 anni), è entrato in acqua per un bagno refrigerante. Ma già dopo le prime bracciate, sarebbe stato visto in difficoltà. Altri bagnanti, che hanno notato la scena, gli si sono avvicinati e, compreso che la situazione era seria, lo hanno trascinato a riva, mentre venivano allertati gli addetti al salvataggio della Jesolo Turismo, che sono intervenuti
con il defibrillatore. Hanno, avviato le pratiche di rianimazione, ma senza ottenere risultati; nel frattempo intervenivano anche i sanitari del Suem 118 che a loro volta hanno usato il defibrillatore, ma anche in questo caso senza esiti positivi per l’uomo. Non è rimasto che constatarne il decesso. Non è escluso che l’anziano sia stato colto da un malore. Sul posto si sono poi portati gli uomini della Guardia Costiera, per ricostruire la dinamica sulla base delle testimonianze di chi era intervenuto. Il magistrato di turno, avvisato dell’accaduto, ha disposto che la salma venisse restituita ai familiari. Ieri sera non si conoscevano le generalità del deceduto. La salma è stata composta nella cella mortuaria dell’ospedale. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Vazzoler, nessuno “sconto” al Riesame `I giudici gli hanno solo
resistituito il passaporto MUSILE Obbligo di dimora a Musile e detenzione domiciliare notturna confermati per Alberto Vazzoler, il sessantenne ex dentista di San Donà di Piave, guru della finanza, accusato di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio transnazionale di denaro sporco e per questo condannato dal tribunale di Padova a 11 anni e 8 mesi di reclusione. La decisione è arrivata ieri pomeriggio dal tribunale del Riesame di Venezia di fronte al quale gli avvocati di Vazzoler, i penalisti Giorgio Pietramala e
FINANZIERE Alberto Vazzoler Andrea Franco, avevano chiesto la revoca delle misure per permettere a Vazzoler di riprendere il proprio lavoro. I giudici però hanno stoppato le richieste. Unica concessione, è stata la restituzione del passaporto all’ex dentista che così si è visto cancellare il divieto di espatrio.
il popolo a decidere sul suo futuro»
fuoco sulla sua onestà, è un amministratore attento, gira con la sua auto e paga di tasca propria. Penso sia stato vittima di uno scivolone di cui non era a conoscenza».
SAN DONÀ
L’ATTACCO
`«Lasci che sia
Dovrà, comunque, rispettare l’obbligo di dimora a Musile. Una decisione che gli avvocati Pietramala e Franco hanno già annunciato di voler impugnare. L’ex dentista e i suoi complici, secondo l’accusa, facevano partire bonifici dalle banche svizzere verso società intestate a Vazzoler in Repubblica Ceca, Slovacchia e Dubai. Quindi attraverso fatture false facevano figurare l’acquisto di lingotti d’oro, così da ripulire il denaro. E dagli Emirati Arabi Uniti i soldi regolari venivano imbarcati negli aerei e rispediti in Svizzera di nuovo a disposizione dei clienti dell’organizzazione. Vazzoler e i suoi trattenevano tra il 5 e il 10%. Avrebbero “bonificato” 110 milioni di euro. N. Mun. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Tensione nella Lega del Veneto orientale per la vicenda di Gianluca Forcolin, nell’occhio del ciclone a causa del bonus per l’emergenza Covid. «Domani (oggi per chi legge, ndr.) penso di incontrare Zaia – spiega Forcolin - Ho ricevuto mille messaggi di solidarietà, tutti mi dicono di non mollare. Si tratta di una bolla di sapone, una macchina del fango partita da chi odia la Lega, sotto non c’è nulla». A livello locale, però, c’è chi preferisce non commentare la situazione, tra cui Giuliano Fogliani, capogruppo del Carroccio in consiglio comunale a San Donà; nessun segnale neppure da parte del segretario della sezione Alberto Schibuola, pur contattato più volte ieri. Nel frattempo alcuni amici e sostenitori leghisti difendono il vice di Zaia. Mauro Costantin, Riccardo Fornasier e Paolo Morazzi, militanti del Carroccio, hanno scritto una mail a Zaia, che intendono condividere con altri simpatizzanti: «Presidente Zaia - scrivono - la Costituzione stabilisce che “la sovranità appartiene al popolo”: lasci che sia il popolo a decidere sul comportamento di un uomo di specchiata onestà. Una consistente e trasversale parte dei veneti vuole che Forcolin sia il suo rappresentante nelle liste elettorali. L’esclusione paventata sarebbe sproporzionata rispetto alla questione, dopo cinque anni di presenza e duro lavoro nel territorio». «Non mi stupisco che i militanti abbiano scritto una lettera di questo tipo – commenta l’ex segretario provinciale del partito Luca Tollon – Forcolin ha sempre saputo coniugare lo spirito della Lega. Metto la mano sul
Il Pd del Veneto orientale preferisce attendere la decisione finale di Zaia, mentre a confermare la linea dura è Dario Dedi, candidato nelle liste regionali dei 5 Stelle. «Negli ultimi due giorni - attacca - Forcolin ha cambiato versione almeno tre volte. Un politico serio non avrebbe nemmeno dovuto pensare a chiedere il bonus. Ora Zaia sta giocando su queste diverse versioni per cercare di salvare il suo vice. La Lega e Zaia su questa partita si giocano la faccia: parte dell’elettorato è rimasto deluso da quei comportamenti». D.Deb. © RIPRODUZIONE RISERVATA
DARIO DEDI, CANDIDATO M5S: «NON DOVEVA CHIEDERE IL BONUS. ORA LA LEGA SU QUESTA PARTITA SI GIOCA LA FACCIA»
NELL’OCCHIO DEL CICLONE Gianluca Forcolin
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La lotta al Covid
L’emergenza vacanze: tampone rapido e test per chi torna dall’estero Controlli su chi rientra da Grecia, Spagna, `Oggi provvedimento analogo in Veneto Croazia e Malta. Stop arrivi dalla Colombia dopo la nuova raffica di contagi importati
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LE MISURE ROMA Tamponi per chirientra in Italia da Croazia, Malta, Grecia e Spagna. «Ho appena firmato - ha comunicato il ministro della Salute, RobertoSperanza -una nuovaordinanza che prevede test molecolare o antigenico per chi arriva» in Italia dai Paesi a rischio. Quelli dove stanno salendo i casi di Covid. È stata aggiunta la Colombia nella lista delle nazioni per le quali è previsto divieto di ingresso e transito. L’accelerazione del Governo fa anticipare al governatoreLucaZaialafirmadiun analogo provvedimento in Veneto: inizialmenteprevistaperdomani,la presentazione avverrà già oggi e completerà le indicazioni già approvateper i rientri dall’estero di sanitari, badanti, lavoratori in trasferta e stagionaliinagricoltura.
LE PRESSIONI Ieri - mentre si sono registrati oltre una ventina di contagiati di italiani in vacanza nelle località sopracitate -è statoevitato in extremisil “federalismo” sui controlli ai viaggiatori di ritorno dalle zone a rischio. Dopo le minacce di alcune Regioni di muoversi autonomamente, il governo, con l’ordinanza emanata, da Speranza,haprevistochechirientranel Belpaese debba dimostrare di non
LA MISURA PER CHI HA SOGGIORNATO O CIRCOLATO IN QUEI PAESI NELLE ULTIME DUE SETTIMANE
ILVIAGGIO ROMA Ma cosa diavolo sta succedendo a Pag, in Croazia, la nuova mecca delle vacanze per ventenni dimezza Europa, tra birre adue euro,cocktail a cinque, discoteche dove entri con due spicci? A decine i ragazzi stanno tornando positivi: ieri l’ultimo gruppone, sette giovani di Brescia, tutti in vacanza a Pag, tutti positivi; a questi se ne aggiungonotre del Lodigiano, che viaggiavano in una comitiva di 150 giovani. Bum: in un solo giorno, nella sola Lombardia, dieci tornati infetti da quella che i ragazzi chiamano “l’Ibiza dei poveri”, perché il ticket della discoteca costa circa un decimo di quello per il Pacha o l’Amensia nell’isola delle Baleari. Andrebbe studiato dagliscienziati il focolaio croato dei ventenni europei: ci sono decine di segnalazioni dalla Germania,dall’Austria, dalla Slovenia. Ieri le autorità sanitarie croate, di fronte all’incremento di nuovi casi, non hanno chiuso le discoteche, ma hanno annunciato un nuo-
essersi ammalato. Tre, in estrema sintesi, le modalità: tampone e test per scoprire gli antigeni da effettuare prima della partenza (precisamente entro72 ore prima),esami rapidi in porti e aeroporti, oppure obbligo di fare il tampone entro 48 dallosbarcoinItalia.Tutti-inarrivodai Paesi a rischio - devono comunicare alle autorità competenti i loro movimenti. Ieri si è tenuto in videoconferenza un vertice molto teso con, da un lato, il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, e i colleghi Speranza (Sanità) e Stefano Patuanelli (Sviluppoeconomico), dall’altro igovernatori Donato Toma (Molise), Luca Zaia (Veneto), Massimiliano Fedriga (Friuli-Venezia Giulia), Alberto Cirio (Piemonte), Marco Marsilio (Abruzzo) e alcuni assessori in rappresentanza delle altre Regioni. E sele posizioni sono rimastedistanti sulla chiusura delle discoteche e sull’obbligo di mascherina anche all’aperto, le parti in campo hanno
ALL’ESTERO Verifica da fare 72 ore prima
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Chi rientra in Italia dopo aver passato un periodo in Croazia, Grecia, Malta e Spagna, arrivando all’aeroporto o in un porto, deve presentare gli esiti di un test molecolare o antigenico effettuato all’estero (ed entro 72 ore dall’arrivo) dal quale risulta essere negativo
trovato un’intesa dopo non poche difficoltà sulle modalità di controllo sui viaggiatori provenienti da Croazia, Malta, Grecia e Spagna. Che poi in serata è stata trasferita in un’ordinanzadeltitolaredellaSalute.Enon è stato facilissimo perché Lazio, Emilia-Romagnae Campania, informe diverse, avevano già annunciato l’avvio dei tamponi per chi provenivadall’estero, mentre laPuglia guardavaall’obbligodiquarantena.
L’ORDINANZA Il testo emanato ieri dal ministero prevede che a quelli che «nei quattordici giorni antecedenti hanno soggiornato o transitato in Croazia, Grecia, Repubblica di Malta o Spagna», sarà imposto di presentarsi al rientro in Italia «con l’attestazione di essersi sottoposti, nelle 72 ore antecedenti, a un test molecolare o antigenico, effettuato per mezzo di tampone e risultatonegativo». Altrimenti, lo stesso test va effettuato al momentodell’arrivo inporto oin ae-
IN AEROPORTO Controlli dopo essere sbarcati
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Chi non ha effettuato il test all’estero nelle 72 ore precedenti all’arrivo, può fare il tampone rapido molecolare o antigenico in Italia, all’aeroporto o nel porto di sbarco, per dimostrare di non essere stato contagiato durante il suo viaggio in Croazia, Grecia, Malta e Spagna
roporto. Al riguardo saranno collocati appositi presidi negli scali principali come Malpensa e Fiumicino a Roma, per estenderli in altri porti e aeroporti. Dove non è possibile - per esempio per chi si muove in auto - i viaggiatori in rientro hanno 48 ore di tempo dall’arrivo in Italia per effettuareitest.Inognicasochiunque, «anche se asintomatico», deve «comunicare immediatamente il proprio ingresso» alle Asl. Ma chi riscontraisintomidel Coviddevemettersi in isolamento e avvertire le autorità.Intanto in Lombardia sono risultati contagiati una decina di ragazzi provenienti dalla Croazia, idem con una compagnia di 5 giovani di ritorno dallo stesso Paese in Liguria. Nel Lazio, invece, tra i nuovi casi,2eranostatiinSpagna,altri2in Grecia, uno a Malta e uno in Croazia. Anche per questo i governatori hanno apprezzato l’ordinanza di Speranza. Ma guaia pensare che siano rientrate le spinte in avanti sui controlli da parte delle Regioni. In
IN ITALIA Avvertire la Asl per mettersi in regola
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L’ordinanza del governo prevede che chi - di ritorno da Croazia, Malta, Grecia o Spagna non ha fatto il test prima di rientrare o una volta all’arrivo, deve subito comunicare i suoi movimenti all’Asl e quindi, entro 48 ore, effettuare il tampone molecolare o antigenico
IN PARTENZA Passeggeri all’aeroporto di Duesseldorf (foto EPA)
Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ha pronta un’ordinanza che obbliga le badanti da Paesi extra Schengen e da Romania e Bulgaria «ad autodichiararsi ai fini dell’autoisolamento di 14 giorni» all’Asl competente, per poi essere contattati per fare il primo tampone e poi quello di confermaentrodiecigiorni.
Il bollettino
A Nordest altri 62 casi in 24 ore
In Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga non esclude controlli più stringenti alle frontiere con la Croazia. Quanto al Veneto, Zaia osserva la nuova raffica di contagi e ribadisce: «Abbiamo un virus di importazione che pesa sempre di più, spesso arriva da vacanzieri veneti che si sono recati in Croazia, piuttosto che in Spagna, in Grecia o a Malta. Perciò dovremo produrre nelle prossime ore dei provvedimenti rispetto a questo. Oltretutto l’età media si è abbassata, da 64 a 40 anni, il che dimostra che l’attenzione dei giovani non deve calare, soprattutto nei confronti dei grandi assembramenti dove non si usano le protezioni». È verosimile che il Veneto possa muoversi sulla strada aperta dall’Emilia Romagna. «Ne daremo informazione adeguata – annuncia Zaia–madireichesiamounpo’tutti sullastessalinea». Francesco Pacifico
`Dalla Croazia e da Malta, dalla Moldavia e dalle Filippine. Fra turisti di ritorno e badanti al rientro, anche ieri il bollettino di Azienda Zero ha segnalato numerosi casi di contagio avvenuto all’estero e diagnosticato in Venero. Le nuove infezioni sono state 62 in ventiquattr’ore, per un totale di 20.801 dall’inizio dell’emergenza, di cui 1.333 soggetti attualmente positivi. Le persone in quarantena salgono a 5.799 (di cui 106 con sintomi), mentre i ricoverati scendono a 118 in area non critica e a 6 in Terapia Intensiva. Altre 2 vittime aggiornano la conta a 2.094. Nessun nuovo decesso in Friuli Venezia Giulia, dove 9 positivi in più fanno aumentare il bilancio a 3.461, di cui 170 sono le persone ancora infette. Negli ospedali sono 3 i pazienti in Terapia intensiva e 7 in altri reparti.
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ragazzi di mezza Europa nati all’inizio del millennio. Le autorità sanitarie della vicina Slovenia ieri hanno spiegato: «La maggior parte dei casi importati in Slovenia sono
il risultato di comportamenti irresponsabili da parte di giovani che visitano locali notturni e feste sulla costacroata,inparticolarel’isoladi PagelasuaspiaggiaZrce». Ieri la Croazia ha registrato 134 casi, che sono moltissimi per una Nazione che ha meno abitanti del Lazio. Ecco, a proposito del Lazio: qui sono stati contati cinque casi positivi in arrivo da Ibiza, in due gruppi distinti, tutti della fascia di età 30-40 anni, che è quella più caratteristica dell’isola, anche perché il bilancio comprende anche chi va nella vicina Formentera, turistica-
FEDRIGA E ZAIA
Croazia, lo strano caso di Pag nell’isola è boom di contagi E Ibiza sceglie la linea dura «Studio vecchio» Vaccino in autunno? Il Koch smentisce Il Robert Koch Institut ha ritirato il documento pubblicato sul web, in cui si affermava che il vaccino contro il Coronavirus potrebbe essere disponibile già in autunno. «Si trattava di un documento vecchio, che era stato già rivisitato e che è finito per sbaglio sul web», hanno risposto all’Ansa, che li ha interpellati, al Koch Institut.
vo sistema di controllo, dalla dubbia efficacia: si potrà continuare a ballare,maattornoauntavolinoin modo da mantenere la distanze, un po’ come avviene nelle discoteche asiatiche. Il direttore dell’Istituto croato della sanità pubblica ha spiegato ai giovani che il ballo attorno al tavolino «è la nuova normalità». Ecco, chissà se nelle notti sfrenate di Pag lo stratagemma funzionerà. Nei gruppi su Facebookdegli italiani che vanno in vacanza a Pag ci sono anche madri diragazzi, tornati con il Covid, che lanciano l’allarmeeinvitanoafareattenzione.Ma sembra inutile: da fine luglio Pag e il fulcro del divertimento per giovanissimidiZrceBeachrestituiscono costantemente nuovi ragazzi posi-
tivi. Gli italiani ci vanno soprattutto per la maturità, perché costa poco e perché fino all’altro giorno club come il Kalypso, il Noa, il Papaya erano una sequela di feste, alcol, urla, abbracci, incontri, tutte cose bellissime a vent’anni, se non fosse che questo è il 2020 e c’è una pandemia in corso. Quest’estate magari non ci sono i dj superstar, come negli anni passati, ma si ricorre a quelli locali. E la formula consolle, musica e centinaia di ragazzi ravvicinati che si agitano e si abbracciano, offre il migliore degli scenari al coronavirus che si sposta da un corpo all’altro, dalla ragazza italiana che parla con il coetaneo tedesco, dal giovane arrivato da Bratislava che balla vicino alla nuova amica slovena: malgrado il Covid, a Pag si stanno incontrano i
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TANTISSIMI INFETTI VENGONO DALLA NUOVA MECCA DELLA MOVIDA, DOVE CON POCHI EURO SI BEVE E SI VA NEI LOCALI
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Coronavirus, i nuovi casi
Vacanzieri positivi: due di rientro dall’isola di Corfù Continuano ad aumentare i focolai: `Timori per l’avvicinarsi di Ferragosto: altri tre per un totale di undici contagi potrebbero crescere ancora i numeri `
IL BILANCIO PADOVA Altri due vacanzieri da Corfù si uniscono al gruppo dei positivi al Covid-19. Continuano ad aumentare i numeri degli infetti relativi a chi torna dalle vacanze. Solo da coloro che sono rientrati dall’isola greca si sono generati, infatti, tre focolai per un totale di 11 persone positive. Sotto la lente del Dipartimento di prevenzione dell’Usl 6 Euganea ci sono anche i focolai dei turisti di Malta, fermo a due casi, e quello dei ragazzi in viaggio per la maturità sull’isola di Pag, in Croazia, che conta nove contagiati e un caso secondario, durante il quale non si è fatto mistero dell’aver derogato ampiamente alle norme anti-contagio.
LO SCENARIO Si comincia a profilare uno scenario complesso: si avvicina Ferragosto, i vacanzieri di rientro aumenteranno nelle prossime settimane ed è plausibile immaginare che ci sarà un aumento anche dei nuovi positivi. È stabile, invece, la situazione delle case di riposo dove i contagi sono stati rapidamente arginati e si può dire siano sotto controllo. Così come quella dei focolai cittadini che non vedono variazioni. I bambini del centro estivo delle piscine comunali di Padova Nuoto risultati positivi sono 5 e il centro è stato temporaneamente chiuso: restano aper-
LA SITUAZIONE PADOVA Prima costose e introvabili, ora sempre più diffuse e a prezzo calmierato. Le mascherine sono entrate a far parte della quotidianità di ogni padovano, ormai si possono acquistare ovunque: nei supermercati, nelle edicole, nei ferramenta, in farmacia e nei tabacchini. Le difficoltà di approvvigionamento, secondo gli esercenti, sono un lontano ricordo. «Per essere sicuri che arrivino è sufficiente organizzarsi e inviare l’ordine ai fornitori almeno un paio di settimane prima, meglio se un mese», dichiara gran parte dei farmacisti e tabaccai che lavora nel padovano. Le più richieste sono quelle chirurgiche, finite al centro della guerra delle mascherine a prezzo “politico”. L’accordo tra il commissario straordinario del governo per l’emergenza Covid Domenico Arcuri e le associazioni di categoria, unito alla sospensione dell’Iva nel decreto Rilancio, hanno riportato sugli scaffali le mascherine chirurgiche a 50 centesimi (e non più a 61 centesimi). «Non ci sono più i problemi che si riscontravano nella fase
te le piscine per il nuoto libero e gli utenti che si recano alla struttura in giornata, dato che gli spazi dedicati ai bambini piuttosto che agli adulti erano diversi. Sono stati arginati anche i 32 casi tra le persone che hanno partecipato alla commemorazione funebre al parco La Fenice lo scorso 4 luglio, e anche gli 11 casi (più altri 5 secondari) riscontrati al Maap di Corso Stati Uniti. Nella giornata di ieri si sono registrati 24 nuovi positivi nella provincia di Padova (secondo i dati del bollettino di Azienda zero di ieri aggiornato alle 17), facendo arrivare il conto totale dei contagiati, tra nuovi infetti e negativizzati, a 249. In Azienda ospedaliera si è vista una variazione del numero di pazienti in reparto: da 11 si è passati a 12 ricoverati a Malattie infettive, mentre restano stabili i tre casi della terapia intensiva. Nonostante vi sia un visibile aumento dei contagi, soprattutto tra i più giovani, spesso meno avvezzi a rispettare le norme anti-Covid, i clinici non si dicono eccessivamente preoccupati.
IL PRIMARIO DI MALATTIE INFETTIVE: «SINTOMI MENO GRAVI E SITUAZIONE SOTTO CONTROLLO, MA RESTIAMO VIGILI»
PRIMARIO Annamaria Cattelan, alla guida del reparto di Malattie infettive del policlinico universitario. Secondo l’esperta il virus la situazione è sotto controllo, ma non va abbassata la guardia
«Il concetto sul quale ci basiamo è sempre quello: più che ai numeri guardiamo alla gravità della malattia e dei sintomi – dice Annamaria Cattelan, primario del reparto di Malattie infettive del policlinico universitario di Padova – Ora ci sono diversi piccoli focolai, tutti con casi pauci sintomatici o asintomatici, cioè con sintomi non gravi e questo ormai da circa un mese e mezzo. C’è un incremento dei casi, questo sicuramente, ma la situazione è stabile, riusciamo a circoscriverli bene an-
che perché ormai le operazioni di tracciamento della rete di contatti sono rodate e diventate più veloci». Il virus sembra essere mutato, quindi, è diventato meno aggressivo ma resta comunque pericoloso. Certo che, in vista di una possibile recrudescenza dell’infezione a settembre, il fatto che i sintomi siano meno gravi non può che rassicurare gli animi.
pazienti con gravi patologie complesse alle spalle, quindi al momento posso dire che la situazione è tranquilla, non siamo preoccupati – rassicura Cat-
IN GRECIA Altri due vacanzieri questa volta rinetrati dall’isola greca di Corfù sono risultati positivi al Coronavirus
DA PIANERI & MAURO: «BASTA ORDINARE CON UN CERTO ANTICIPO» MOLTO “GETTONATE” LE CHIRURGICHE A 50 CENTESIMI
LE VENDITE
LA SITUAZIONE «Ora abbiamo poche persone in terapia intensiva e sono tutti
Mascherine indispensabili ma è finita l’emergenza: «Le forniture sono regolari» più dura dell’emergenza – afferma Francesca Dall’Acqua della Farmacia Pianeri e Mauro, all’ombra del Bo - ma in ogni caso bisogna darsi da fare per avere il materiale. Se chiami all’ultimo momento c’è il rischio che le mascherine non arrivino, ma basta prendersi per tempo. Memore della fatica fatta a marzo, per sicurezza faccio gli ordini mese per mese, ma anche 15 giorni prima può andare bene. Mi rivolgo a fornitori di fiducia che forniscono certificazioni e garanzie, bisogna sempre essere cauti: ricevo
AMPIA DISPONIBILITÁ DALLE FARMACIE ALLE TABACCHERIE LA RICHIESTA DEI DISPOSITIVI RESTA COSTANTE
innumerevoli offerte via e-mail, arriva di tutto ma io scarto».
LE TIPOLOGIE
SUFFICIENTI Sono regolari le forniture di mascherine
Se le chirurgiche sono vendute a 50 centesimi ciascuna, il prezzo delle Ffp 2 e Ffp 3 varia dai quattro ai dieci euro. Le lavabili superano di poco i quattro euro. Il costo del gel igienizzante dipende molto dalla quantità acquistata, i più convenienti sono i flaconi da 500 ml e oltre. «Prima d’ora noi non abbiamo mai avuto mascherine filtranti, se non per nostro utilizzo in laboratorio e in quantità ridotte – aggiunge la dottoressa Dall’Acqua -. Sono richieste soprattutto da chi viaggia perché si sente più sicuro. In generale la richiesta di mascherine resta costante, è lievemente calata da quando non c’è più l’obbligo di portarle all’aperto. I clienti dimostrano educazione e rispetto per sé e per gli altri».
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Rifornimenti sotto controllo anche nella Farmacia Santa Sofia in via Altinate. «In media vendiamo dieci mascherine al giorno – afferma il farmacista – ma c’è anche chi fa scorta e ne prende venti in una volta. Oltre alle chirurgiche a 50 centesimi, vendiamo le
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Camerieri senza protezioni Chiusi cinque ristoranti Multa da 400 euro e serrande abbassate per 5 giorni. Locali anche in periferia L’assessore Bonavina: «Inflessibili con chi non rispetta le norme anti-Covid»
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I CONTROLLI PADOVA Una multa da 400 euro e serrande abbassate per cinque giorni per cinque pubblici esercizi che hanno ripetutamente violato le norme anti Covid 19. Sono cinque ristoranti, quattro gestiti da cinesi e uno da un cittadino del Bangladesh, situati non solo nel centro città. Due sono in via Valeri e in via Giotto, ma i controlli svolti dalla polizia locale hanno interessato anche le periferie: gli altri tre locali pubblici sono in via Madonna della Salute nel quartiere Mortise, in via Tiziano Aspetti all’Arcella e in via Vigonovese nel quartiere Camin. Per quasi tutte le attività erano pervenute al comando di polizia locale numerose segnalazioni sul mancato rispetto della normativa. Il personale serviva ai tavoli senza indossare mascherine e guanti, inoltre manipolava gli alimenti sempre senza protezione; inoltre i clienti venivano accolti anche se privi dei dispositivi di protezione e si fermavano all’interno per lunghi periodi anche per giocare alle slot machine.
LA STRETTA
telan – Ovviamente dobbiamo tenere presente un elemento: il virus lo conosciamo poco, serve altro tempo per studiarlo a fondo, perciò nessuno può prevede-
re se muterà ancora, divenendo più aggressivo. Per questo dobbiamo continuare a mantenere l’attenzione alta. Basta seguire tre regole: mascherina, distanziamento e igiene delle mani, anche quando andiamo in vacanza. In questo modo potremo evitare di ripetere la situazione che abbiamo vissuto questa primavera. Oggi, in questo momento, dal punto di vista clinico il coronavirus è sotto controllo». Silvia Moranduzzo © RIPRODUZIONE RISERVATA
Ffp2 a 5,30 euro. I padovani sono ligi alle regole e chi viene ripreso perché senza mascherina chiede scusa». Critiche arrivano dalla tabaccheria in via Umberto I. «C’è una falsa pubblicità perché noi non possiamo vendere la singola mascherina a 50 centesimi – chiarisce Giampaolo -, ma il pac-
chettino da dieci a cinque euro. La gente entra e pretende una sola mascherina, ma non possiamo accontentarla. Il gel igienizzante lo rivendiamo poco perché non conviene. Zaia ha sbagliato a togliere l’obbligo della mascherina, adesso molti partono da casa senza, era meglio chiedere a tutti di averla sempre al collo e poi tirarla su al bisogno. Quando oltrepassi la distanza minima o te la metti o non ti avvicini». Ai tabacchi di via Cavour, assicurano, ci sono sia mascherine che gel igienizzanti. «Nessun problema, arrivano in pochi giorni», ammettono. Un’altra testimonianza arriva dalla tabaccheria di via Facciolati. «Il nostro distributore le fornisce in pacchetti da dieci – racconta la titolare Valeria Gasparin – chi le vuole singolarmente va in farmacia. Nei primi giorni abbiamo venduto un lotto di 250 mascherine in 25 pacchetti in un paio di giorni, ora ci durano di più ma si va a momenti». La corsa all’acquisto delle mascherine per ora ha subìto una frenata, ma con l’arrivo dell’autunno potrebbero cambiare le cose. Elisa Fais © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Come avevamo già annunciato, i controlli sul rispetto delle norme sanitarie non si fermano al centro ma sono estesi anche alle periferie. I cinque locali chiusi e sanzionati erano già stati oggetto di un primo controllo, si tratta infatti di situazioni che si protraggono nel tempo. Alla seconda verifica, constatato che non si erano adeguati alle norme, è scattata la sanzione e la chiusura - spiega l’assessore alla Sicurezza Diego Bonavina - Le regole ci sono e vanno rispettate. Noi proseguiremo su questa strada. Controlli serrati e, se non viene rispettato quanto prescritto, scattano i provvedimenti a tutela della salute di tutti
I BANDI PADOVA Arrivano due scadenze importanti per le imprese padovane colpite dal Coronavirus. Oggi è il termine ultimo per presentare la domanda di contributo a fondo perduto all’Agenzia dell’Entrate che spetta alle aziende attive nei Comuni colpiti da eventi calamitosi anche se non hanno avuto perdite di ricavi. Il beneficio economico a fondo perduto previsto dal Decreto Rilancio spetta alle imprese che abbiano un volume di affari inferiore ai 5 milioni di euro, che abbiano subito una diminuzione dei ricavi superiore ad un terzo tra il mese di aprile 2020 e quello di aprile 2019; fermo restando il volume di ricavi è possibile ricevere il contributo anche senza avere subito la diminuzione dei ricavi nel caso in cui il domicilio fiscale o la sede operativa siano stati situati al momento della calamità in uno dei comuni colpiti ed il cui stato di emergenza sia in essere dal 31 gennaio. L’importo è determinato in base al volume dei ricavi nel
GLI INTERVENTI Serrati i controlli della polizia locale sia in centro storico sia in periferia. Cinque i ristoranti multati, in alcuni casi su segnalazione dei cittadini. Nel tondo, Diego Bonavina
noi. Voglio ringraziare i cittadini perché su cinque controlli, quattro sono scaturiti da segnalazioni delle persone che sono sempre preziose, anche se bisogna distinguere tra i segnalatori “seriali” e le persone che segnalano invece situazioni concrete». Il rapporto di collaborazione e fiducia instaurato tra i cittadini e la polizia locale, sottolinea ancora Bonavina, «consente di ottimizzarne l’operato». «Continueremo ad essere sensibili e attenti nei confronti
di coloro che, non rispettando le misure di sicurezza finalizzate ad evitare la ripresa del contagio da Covid-19, alimentano la possibilità di nuovi focolai infettivi pregiudicando la salute della cittadinanza. I nostri controlli continueranno senza sosta anche nei prossimi giorni».
I TRASPORTI Non solo bar e ristoranti nel mirino dei controlli sul rispetto della normativa anti contagio. «Busitalia ha posto in essere ac-
Contributi a fondo perduto per le imprese OPPORTUNITÁ Sono in scadenza due bandi per contributi a fondo perduto alle imprese danneggiate dal Coronavirus
TERMINI IN SCADENZA: OGGI ULTIMO GIORNO PER PRESENTARE LA DOMANDA ALL’AGENZIA DELLE ENTRATE
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20% dei minori ricavi con volume d’affari fino a 400.000 euro, nel 15% da 400,001 a 1.000.000 euro, nel 10% da 1.000.001 a 5.000.000 euro con un minimo di 1.000 euro per le ditte individuali e di 2.000 per le società. Fino al 2 settembre invece è possibile presentare domanda
curati controlli sui mezzi di trasporto pubblico sempre a tutela dei cittadini che si spostano in autobus o con il tram - conclude l’assessore - Ieri è stato sanzionato un ragazzo di origine ucraina trovato a viaggiare sul tram senza mascherina. Invitato a mettere la protezione, non ne era in possesso ed è stato invitato quindi a scendere in riviera Ponti Romani, si è ribellato ma è sceso ed è stato sanzionato». Luisa Morbiato © RIPRODUZIONE RISERVATA
via Pec per il contributo a fondo perduto alla Regione Veneto: per le 1.292 che vi possono accedere sono disponibili oltre 3.150.000 euro. Sono 1.216 le micro e piccole imprese della provincia di Padova per cui sono disponibili 3.040.000 euro; altre 76 sono le l’attività locali che hanno iniziato ad operare dopo l’1 gennaio 2018 che dovranno presentare domanda entro il 2 settembre per ottenere il relativo contributo che varia da 2.000 a 3.750 euro in base alla graduatoria formulata sulla scorta del numero di addetti, della data di iscrizione al registro imprese e dell’età del titolare. La graduatoria per le attività iniziate prima del 2018 sarà stilata nel rapporto tra numero addetti e volume di affari dichiarato nel 2018. Altre 600 imprese riceveranno la richiesta via posta certificata dalla Regione Veneto in quanto pur non avendo raggiunto il punteggio per avere la certezza del contributo possono accedere in caso di carenze o irregolarità o mancanze dei primi in graduatoria. Paolo Braghetto © RIPRODUZIONE RISERVATA
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IL GIORNALE DI VICENZA
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Telefono 0444.396.311 | E-mail: veneto@ilgiornaledivicenza.it
SCANDALONELLALEGA. Ilgovernatoresfidaleindicazioni diSalvini
Furbetti del bonus Zaia: «Esclusioni? Ledecideròio» «Incontrerò il vicepresidente Forcolin e i consiglieri Situazioni diversee vanno pesate: servechiarezza» Eintantoèimpasse perleliste delletre province Cristina Giacomuzzo
Mentre il leader della Lega, Matteo Salvini, ieri sera ha sospeso formalmente i due deputati del Carroccio per lo scandalo del bonus Inps, il governatore del Veneto, Luca Zaia, frena in cerca di chiarezza. «Parlerò con il vicepresidente Gianluca Forcolin e i due consiglieri, Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli - annuncia -. Poi renderò note le mie decisioni». Così ieri, a margine dell’inaugurazione di un nuovo strumento diagnostico, all’ospedale di Conegliano. FUORI DALLE LISTE, ANZI NO.
Quella di Zaia è una dichiarazione che stride visto che appena il giorno prima Salvini,
e il commissario regionale, Lorenzo Fontana, avevano dato esplicitamente l’indicazione di «mettere fuori», cioè escludere dalla campagna elettorale, i tre “furbetti” veneti coinvolti nello scandalo. Un fuori tutti che in casa Lega ha fatto scattare il toto-sospensione. Il periodo di punizione quanto durerà? Non solo. Si è aperta anche la caccia ai sostituti: i commissari delle tre province di appartenenza dei consiglieri del bonus (Verona, Venezia e Treviso) si erano già messi al lavoro per trovare il candidato da inserire nelle rispettive liste. Alla faccia delle scuse reiterate dei consiglieri finiti alla gogna mediatica. Ma anche in barba alla precisazione del vicepresidente della giunta di Zaia, il veneziano
Gianluca Forcolin, che, alla fine, quei 600 euro non solo non li ha proprio presi, a differenza degli altri due, ma non ha neppure perfezionato la domanda. «Per me il caso non sussiste - torna a spiega -. Insomma, «so ’sta mona», nel senso di ingenuo o troppo corretto. Alla domanda posta in chat da Zaia, “Chi ha preso il bonus Inps, ho risposto in un eccesso di zelo di “sì“. Perché sapevo che la richiesta era stata inoltrata, ma in realtà mai perfezionata. Quando cioè sono stati richiesti ulteriori documenti dopo la pratica inoltrata dal mio studio, sono venuto a sapere della cosa. E ho subito bloccato. Non era giusto ottenere quei fondi. Ho annullato e la richiesta non è mai stata depositata all’Inps».
Nelmirino
GianlucaForcolin
DasinistraLorenzo Fontana,Matteo Salvini e LucaZaia aVerona allaricandidatura delgovernatore IL PUNTO DI ZAIA. Anche alla
AlessandroMontagnoli
RiccardoBarbisan
luce di questo, ieri Zaia ha deciso che non si può fare di un’erba un fascio. Anche se non sarà facile, davanti a chi ha voglia di vedere teste che cadono. O di chi vuole mettere al riparo da ogni possibile dubbio l’integrità della Lega. Ma proprio per integrità e trasparenza, Zaia ieri sera da Belluno ha puntualizzato: «Ricordo che sono stato io, per primo a porre la questione a livello nazionale, perché penso che sia fondamentale la chiarezza. Bisogna avere sempre la schiena diritta. L’unica indagine fatta in Italia, su una squadra di governo, l’ha fatta il sottoscritto, chiedendo personalmente ai miei 26 consiglieri regionali di farmi sapere se hanno fatto richiesta di bonus. Tre mi
hanno scritto di sì. Questa non può però essere la destabilizzazione delle istituzioni, con la caccia all’untore. Sono dalla parte di chi dice che questa domanda di erogazione del bonus è inopportuna, ma vanno date le liste ai cittadini. Il Veneto ha chiarito le posizioni, in maggioranza. Non ho ancora capito se l’opposizione ha fatto le verifiche. Non solo. Il presidente Inps dia le liste. Io vorrei sapere quanti consiglieri regionali hanno fatto domanda nel Veneto e in tutte le altre regioni? Quanti parlamentari hanno chiesto il bonus? E quanti presidenti di regione?». Zaia quindi incontrerà i tre esponenti regionali forse già oggi e poi deciderà le loro sorti. Ma intanto il passaggio pesa nelle relazioni
con Salvini che invece ha scelto la linea dura senza appelli. OPPORTUNITÀ POLITICA. Sia-
mo davanti all’ennesimo scontro Zaia- Salvini? C’è chi non la vede così. È il vicentino Roberto Ciambetti che spiega il quadro: «Valutare l’opportunità politica. Sarà questa la considerazione che farà Zaia in queste ore. L’obiettivo del nostro movimento è che non vi siano polemiche pretestuose, la cosa deve essere chiarita per evitare chiacchiere inutili». Per Ciambetti, però, il nodo è un altro: «Situazioni personali e professionali esulano dal ruolo della Regione. Ma va pure detto che quella del bonus è comunque una legge scritta male». • © RIPRODUZIONERISERVATA
LOTTAAL CORONAVIRUS. Ilbandoregionalechiusoa luglioconta suun fondoda 2,5 milioni
OCCUPAZIONE. L’analisi dell’assessoreveneto TURISMO POST COVID
Affitto,aiuti atempo direcord Eoraarriveranno altrifondi
Garanziagiovani Crollo delle adesioni percolpadelvirus
Quasi4 milafamiglie hannogiàricevuto i400 eurodelcontributo
Donazzan:«Ad aprile ilnumero delle iscrizioni del procedimento per collocare in graduatoria utile coloro piùbassodisempre che hanno avuto una perdita Preoccupal’autunno»
Procedure agili, veloci, ma pur sempre sicure per battere la burocrazia e il Covid. La Regione snocciola i numeri che riguardano le domande depositate dalle famiglie venete, messe in ginocchio per il lockdown, per ottenere un aiuto finanziario e pagare l’affitto di casa. Domande a cui è stata data risposta a tempo di record. E sono in arrivo pure ulteriori fondi.
di entrate inferiore al 50% e che non hanno potuto accedere al precedente bando. Questo comporta una riapertura dei termini per la presentazione della nuova domanda per coloro che non hanno proceduto in precedenza per i criteri più restrittivi». VIRUSDEIVACANZIERI. Intan-
ILSOSTEGNO. Spiega l’assesso-
re alla sanità, la vicentina Manuela Lanzarin: «A quasi due mesi dall’apertura del bando sono 3.992 le domande già evase e per le quali è stato già accreditato il contributo di 400 euro. Per altre 2.070 arriverà a breve». L’aiuto è reso possibile grazie ad un fondo ad hoc che è stato costituito in Regione nei mesi scorsi e che è passato dal 1,5 milioni di euro iniziali a 2,5 milioni. Commenta l’assessore alla sanità, Manuela Lanzarin: «Aver già provveduto all’accredito per così tante famiglie dimostra come non si sia perso tempo: la presentazione delle domande si è conclusa il 5 luglio scorso con un numero altissimo di richieste, delle quali 6.062 rispondenti ai criteri e requisiti del bando. Una mole note-
Okai tamponiper ivacanzieri di rientrodelle feriedai Paesia rischio
vole che si è riusciti a processare rapidamente grazie alla scelta, per la prima volta in Veneto, di un procedimento snello, completamente online. La domanda poteva essere presentata autonomamente anche da smartphone o tablet, senza cioè passare per i Caf. Grazie al sistema di riconoscimento automatico dei documenti accompagnatori, queste 3.992 domande hanno superato rapidissimamente tutte le verifiche consentendo di procedere subito all’accredito sul conto corrente del richiedente. Ora, si sta procedendo alla verifica in
modo tradizionale alle rimanenti 2.070. I tempi saranno comunque brevi» ALTRI FONDI, ALTRI AIUTI. C’è
poi un altro provvedimento allo studio. Spiega ancora Lanzarin: «Stiamo valutando la destinazione di altri fondi grazie a ulteriori contributi annunciati la settimana scorsa dal governo. Partiranno quindi i finanziamenti per il fondo di affitti tradizionale, rivolto ai residenti di tutti i Comuni del Veneto, e quello nuovo per l’emergenza Covid. Per quest’ultimo, è in previsione una estensione
to ieri sul fronte sanitario, va segnalata l’intesa trovata in conferenza Stato- Regioni a cui ha partecipato anche il governatore, Luca Zaia. Il tema riguardava il virus da rientro dei vacanzieri. Ieri mattina da Conegliano Zaia aveva il quadro chiaro: «Il virus d’importazione pesa sempre di più. Spesso arriva da vacanzieri veneti che si sono recati in Croazia piuttosto che in Spagna, o in alte località e rispetto a questo, nelle prossime ore dovremmo produrre provvedimenti». E infatti così è stato. È stato esteso a livello nazionale il provvedimento emanato dall’ Emilia Romagna: tamponi entro 24 ore a chi rientra dalle ferie dai Paesi a rischio come Malta, Croazia, Spagna e Grecia. • © RIPRODUZIONERISERVATA
Sono oltre 157 mila le iscrizioni a Garanzia Giovani Veneto, l’iniziativa contro la disoccupazione giovanile riservata ai ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano. Le adesioni effettive sono circa 105 mila, al netto di quelle annullate prevalentemente a causa della mancata presentazione agli sportelli Youth Corner per la conferma dell’iscrizione entro i 60 giorni previsti dal Programma. Oltre 103 mila i patti di servizio stipulati, condizione necessaria per poter usufruire delle opportunità offerte nell’ambito dell’iniziativa. I giovani che hanno avuto un’occasione di lavoro, dopo l’adesione, sono complessivamente 95 mila pari al 70% degli iscritti. Molti di loro, circa 72 mila, risultano tuttora occupati, nel 70% dei casi con un contratto di lavoro stabile. A questi si aggiungono i 25 mila ancora all’interno del Programma e quanti potrebbero aver avviato un’attività di lavoro autonomo, svolto esperienze di tirocinio o ripreso gli studi. Turismo, commercio e industria metalmeccanica sono i settori nei quali
ICammini delVeneto sonorealtà Okai criteri
si concentra il maggior numero di giovani occupati, mentre la distribuzione provinciale riflette quella di residenza dei giovani iscritti, con Vicenza che concentra il 18% del totale degli occupati, seguita da Treviso (17%), Padova (16%), Verona (12%), Venezia (11%), Rovigo (4%) e Belluno (3%). Un giovane su cinque ha invece trovato lavoro fuori regione, principalmente in Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio. «Negli ultimi mesi gli effetti dell’emergenza Covid-19 si sono fatti sentire: nonostante l’adesione al Programma sia sempre rimasta disponibile online, ad aprile il numero delle adesioni è stato il più basso di sempre (poco più di 500), per poi risalire gradualmente a 950 a maggio e 1.300 a giugno, su livelli comunque ampiamente inferiori alle medie abituali - spiega l’assessore al lavoro, Elena Donazzan -. Pesano indubbiamente una chiusura prolungata di moltissime attività e l’incertezza legata all’attuale situazione economica. Stiamo continuando ad analizzare l’evoluzione della domanda e dell’offerta di lavoro in vista di un autunno che si preannuncia particolarmente difficile, con più disoccupazione e meno sostegni al reddito». •
Con il parere alla Giunta della VI Commissione regionale, i Cammini veneti diventano realtà. La legge, voluta dal presidente del consiglio regionale, Roberto Ciambetti, è operativa. «Ora gli enti gestori degli itinerari - spiega possono chiedere il riconoscimento alla Regione dei loro percorsi». Con questo passaggio si passa dalla teoria alla pratica. «Da qui in poi - dice Ciambetti - si potranno presentare al mercato nazionale e internazionale i percorsi. Si tratta di una nuova offerta, non scontata e banale, di turismo post-Covid, che permette la scoperta di nuovi itinerari e l’incontro con nuove realtà. Questi criteri consentono di garantire una serie di certezze al viandante: dal fatto di svolgersi in strade secondarie con tratti asfaltati che non devono essere superiori al 40% del percorso totale, e ciò per garantire la percorribilità a piedi e in sicurezza, con una segnaletica chiara e l’indicazione di eventuali varianti per viandanti disabili o a mobilità ridotta; l’individuazione immediata di servizi di supporto, con riguardo agli alloggi e ai punti di ristoro. Centrale è il ruolo degli enti gestori che devono garantire la vigilanza e la manutenzione del percorso»,con rinnovata speranza e intelligenza». •
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Sport 33
IL GIORNALE DI VICENZA Giovedì 13 Agosto 2020
ALTRISPORT
Aicampionati italianiassoluti diRoma
NUOTO. Al Sette Collile vittorievanno aun francese ea un magiaro,ma i titolitricolori finiscono nellanostra provincia
OroCeccon,doppiettaMatteazzi Laseramagicadeglisqualiberici Il 19enne scledense della Leosport ècampioneitalianonei100dorso Iduefratellisonoprimo esecondo nellaserratagaradei400misti Antonio Simeone
Una serata indimenticabile per il nuoto vicentino. Due titoli italiani assoluti nello spazio di pochi minuti e una medaglia d’argento. Se poi ci mettiamo due fratelli sul podio, l’impresa si colora di significati ancor più profondi. È Thomas Ceccon a dare il la alla sinfonia tricolore, sono i due fratelli Matteazzi, Pier Andrea e Massimiliano, a completare lo spartito allo Stadio del Nuoto del Foro Italico, a Roma. Tutto questo nella seconda giornata del Trofeo Internazionale Sette Colli, edizione numero 57. Le due gare sono quelle dei 100 dorso e dei 400 misti maschili. Ceccon si presenta per primo ai blocchi di partenza degli attesissimi 100 dorso. Il campione scledense non è per niente tranquillo per l'assenza del device per la partenza a dorso. Nonostante que-
sto il 19enne della Leosport è subito in gara dopo le prime bracciate. La lotta è con il francese Mewen Tomac che gareggia per il Sette Colli ma non per i tricolori assoluti, e il primatista italiano della specialità, Simone Sabbioni. Alla virata dei 50 Ceccon è primo in 27”26 davanti a Tomac e Sabbioni. La seconda vasca vede una lotta serratissima. Tomac la spunta con un grande finale andando a vincere la gara in 53”29, ma Ceccon è secondo in 53”40 a tre centesimi dal suo limte personale e a sei dal primato italiano. Ma, quel che più conta, è davanti a Sabbioni, terzo in 53”71, ed è campione italiano dei 100 dorso. Passano pochi minuti, il tempo dei 400 misti donne, ed ecco sui blocchi per la batteria numero 1 dei 400 misti maschili i fratelli Matteazzi. Massimiliano è in corsia 2, Pier Andrea in 5. In 4 c'è il favorito, l’ungherese David
ThomasCeccon, oro tricolore nei 100dorso. FOTOFABIO CETTI /CORSIA4.IT
PierAndrea eMassimilianoMatteazzicon il tecnicoFederico Benda
CICLISMO. Dopolarinuncia deglielvetici, FranciaeItalia traleipotesi
Verraszto. Il magiaro prende subito la testa della gara nella frazione a farfalla. Dietro di lui Max rompe gli indugi. Il più giovane dei fratelli vicentini chiude secondo il primo dei quattro stili, ma appena comincia la rana rinviene Pier che lo supera cercando di tenere la scia di Verraszto. Le posizioni restano immutate nella terza frazione a dorso dove Pier aumenta il distacco sul fratello. Il suo terzo titolo tricolore è ormai in cassaforte quando comincia l'ultimo cento a stile libero. Qui Massimiliano cede alla rimonta dell'altro ungherese Dominik Torok che gli soffia il terzo posto nel Settecolli, ma non la medaglia d'argento degli Assoluti. Pier Andrea chiude al secondo posto 4'15”03, nuovo personale, a 2”37 da Verraszto ma nettamente primo nel tricolore. Terzo è Torok in 4’19”30, quarto Massimiliano (secondo degli italiani) in 4’20”86 davanti a Federico Turrini, bronzo tricolore in 4’22”44. Una giornata così il nuoto vicentino non l’aveva mai vissuta. E oggi, in quella conclusiva, con i 200 misti in diretta tv su Raisport alle 20.39, il miracolo potrebbe anche ripetersi. •
BASKETA2 DONNE. Rinnovoperl’ala e laplay
Pillole TENNIS PERUFFO,IMPRESA AVERONA OGGILA FINALECON TIRANTE
GiovanniPeruffosiregalalafinale conThiagoTirante.Il2.4vicentino escevincitoredaunamaratonain semifinaleneltorneonazionaledi secondacategoriadelloScaligero Veronacontroil2.4padovano LorenzoFavero.Sotto4-1nel secondosetdopoaverpersoil primoaltiebreak,Peruffohavinto asuavoltaaltiebreakilsecondo setepiùnettamenteilterzo.Dopo dueoreetrequartidigiocoil 19ennedelTennisComunalisiè impostocon6-77-66-4controil padovano.Oggilafinalecon Tirantesiannunciaproibitiva. AN.SI.
MOTOCROSS INLETTONIA POCAGLORIA PERCERVELLINE GUADAGNINI
IlGpdiRiganellaclassemaggioresi concludeconlavittoriaazzurradi TonyCairoliinRace1.Michele Cervellinpartebeneeneiprimigiri poicalafinoachiudere14°.Inrace 2ilpilotachiuppaneseè16°.Nella generaleguidatadaJeffrey Herlingscon170puntisuTim Gajser(142)eCairoli(129)il vicentinoè14°.MattiaGuadagnini correperiltitolocontinentale, sempresullapistadiKegums, cercandodinonperderedivistail battistradafranceseThibault Benistantmanongliriesce.Di giornataèottavo,nellagenerale terzo. R.A.
AUTOMOBILISMO
Doposeimesi Rigonriaccende imotoriFerrari alla6OrediSpa
Ilpilota vicentinoDavide Rigon
A sei mesi di distanza il Mondiale FIA Endurance riaccende i motori e Davide Rigon ritrova la Ferrari numero 71 del team AF Corse per affrontare la 6 Ore di Spa-Francorchamps che da oggi segna la ripartenza del Campionato del Mondo Endurance. La tappa sul tracciato delle Ardenne, che si correrà a porte chiuse, segna il sesto appuntamento e precede la 24 Ore di Le Mans, in programma il 19 e 20 settembre. A Spa il 33enne pilota di Lugo si darà il cambio con lo spagnolo Miguel Molina e, reduce dalla gara di casa sul tracciato di Imola nel GT World Challenge Europa, proverà a conquistare un piazzamento nelle prime tre posizioni. Oggi il primo turno di prove libere, domani le qualifiche, sabato il via alle 13.30. •
CORSA IN MONTAGNA. Ai campionati regionali
Svizzera,noaiMondiali Sarcedoconferma BattilottieViviani Rispuntal’ideaVicenza diventate“grandi” Pozzato: «La Rosina sarebbe il sogno, ma decide Zaia» Alberto Vigonesi
Fiducia, poi delusione, ora di nuovo speranza: così si può riassumere il rapporto tra la provincia e i Mondiali 2020 di ciclismo su strada. La candidatura del capoluogo curata da Nicoletti e Pasqualin fu programmata per tempo e sembrava avere la strada spianata. A far crollare in prossimità del traguardo il progetto furono le mancate coperture economiche, che portarono l’UCI ad affidarsi alla proposta sostitutiva di Martigny. La pandemia ha cambiato le carte in tavola: ieri gli svizzeri hanno gettato la spugna dopo la decisione governativa di prolungare per tutto il mese di settembre il divieto di organizzare manifestazioni con oltre mille persone. La rassegna in programma dal 20 al 28 settembre si trova così, a 38 giorni dal via, senza una sede: l’UCI ha comunicato che la nuova location sarà annunciata entro fine agosto e sarà in Europa, in un percorso non troppo dissimile da quello montagnoso predisposto dagli elvetici. Speranza, si diceva. Perché tra le opzioni che sono in bal-
CresciutenelvivaioFamila sonopedine fondamentali dellaformazione gialloblù Zimerlepuntasu diloro
IcadettidelCsi Atletica dellaProvinciadi VicenzaaLimana
PokerbericoaLimana conConte,DalSanto VallortigaraeSalin
Annamaria Polga
IlVeneto torna asperare diorganizzare i Mondialidi ciclismo 2020
lo per assicurarsi l'evento, oltre alla Francia e all’Emilia Romagna, c’è il Veneto, con il gruppo di lavoro capeggiato da Filippo Pozzato in prima linea. Impegnato in questi giorni per il campionato italiano del 21-23 agosto tra Bassano, Marostica e Cittadella, il sandricense non nasconde che qualcosa stia bollendo in pentola: «Pochi giorni fa mi sono incontrato con il presidente UCI Lappartient e con quello della FCI Di Rocco e abbiamo buttato giù un’ipotesi, riferendo al presidente Zaia tale possibilità. In questo momento storico non ci sono
soldi da buttare, ma se ci fosse l’occasione di fare un affare all’ultimo minuto noi siamo pronti». Per quanto riguarda le eventuali città coinvolte è troppo presto per azzardare alcunché: «Da vicentino il mio sogno è di fare il Mondiale sulla Rosina» ammette Pozzato «ma bisogna capire quali siano le preferenze della Regione. Già nei prossimi giorni sarà tempo di decidere; è di sicuro una patata bollente ma nella vita non c'è niente di impossibile e se c'è un’opportunità, bisogna sfruttarla». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Quella che sta per cominciare sarà la prima stagione da “grandi” per Silvia Viviani e Michela Battilotti. Entrambe prodotti del settore giovanile del Famila, nella scorsa stagione, la loro prima in A2, sono state pedine imprescindibili nella squadra guidata da Marco Silvestrucci. Viviani, play, classe 2001, originaria di Peschiera del Garda, è giunta a Schio a soli 14 anni, e per lei il 2020 è decisamente l’anno della maturità: prima scolastica( ha concluso il liceo linguistico Zanella), e poi sportiva visto che è stata promossa tra le senior nella squadra di Tedesco. La prossima sarà per lei la quarta stagione con Sarcedo. «Il mio obiettivo per il prossimo anno - sono le sue parole - è quello di essere sempre più punta di riferimento, fin dall’inizio, per la squadr». Rinnovo con promozione a senior anche per Michela Battilotti, scledense, classe 2000, ala, e per lei questa è la quinta stagione con Sarcedo. «Spero di migliorare ancora
MichelaBattilotti. STUDIOSTELLA
e soprattutto di rispettare le aspettative». «Viviani e Battilotti - è il commento di coach Anna Zimerle - hanno avuto finora un percorso simile, tant’è che anche questa lavoreranno in precampionato con l’A1. Sono due giocatrici che trasmettono la loro passione per questo sport, hanno evidentemente caratteristiche diverse: Silvia è talentuosa, vive con la palla da basket da quando era piccina, ha un feeling particolare in campo e questo la rende più appariscente nel modo di giocare. Michela è la solidità fatta giocatrice, una certezza in difesa. Il lavoro di cui ogni squadra ha bisogno, ma che non si vede nei numeri e nelle statistiche, eppure cambia il risultato delle partite». •
DuetitolialCsiAtleticaVicenza Uno ciascuno a Malo e AV Brazzale Vicenza cala il poker a Limana. Domenica scorsa si è tenuto il campionato regionale veneto di corsa in montagna che ha visto al via 190 concorrenti a Valpiana, nel Bellunese. Le temperature elevate sopra i 30 gradi e il percorso ha nno messo alla prova tutte le categorie, dai ragazzi ai master. La competizione si è svolta con l’inusuale formula del cronometro, con partenze individuali ogni 30 secondi per garantire il distanziamento sociale. Nei 1290 metri della categoria ragazzi successo per Simone Vallortigara (CSI Atl. Vicenza) che ha concluso in 5’21”. Ottima la prestazione anche del compagno di squadra Massimiliano Arcangelo, ai piedi del podio
(6’00”) ma terzo veneto. Argento nei 2380 metri cadetti ma titolo veneto per Demis Salin che percorre la distanza in 10’56”. Il miglior tempo è risultato quello del trentino Francesco Ropelato (10’00). La terza vittoria vicentina porta la firma di Isabel Conte (Allieve - AV Brazzale). Buoni piazzamenti per l’AV arrivano da Giulio Dal Prà, quinto, e Gabriele Bagattin ottavo tra gli Allievi, Marco Novello e Kevin Bresolin, quarto e seto junior. Quarta promessa e nona a livello assoluto Maddalena Fontana (AV) che copre i 9 km di gara in 49'03. Tra i master successo tra le SF65 per Maria Cristina Dal Santo (Malo). • CH.RE. © RIPRODUZIONERISERVATA
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GIOVEDÌ 13 AGOSTO 2020 IL MATTINO
PROVINCIA
I nodi della Lega nel Padovano
Bobo Miatello rinuncia a correre con Zaia I motivi della scelta dell’ex sindaco di San Giorgio in Bosco in un’appassionata lettera aperta al presidente della Regione SAN GIORGIO IN BOSCO
C’è chi fa carte false per un posto nella lista più forte, quella del presidente Luca Zaia, e chi invece preferisce fare un passo indietro, anche se il “governatore” gli ha riservato la possibilità di correre e tante chance di poter ottenere uno scranno dorato a Palazzo Ferro Fini. Il gran rifiuto è quello dell’ex sindaco di San Giorgio in Bosco Renato Roberto Miatello, al secolo “Bobo”, primo cittadino per un decennio, e prima consigliere di opposizione per molti lustri. Preferisce restare tra la sua gente – è stato recordman di preferenze nelle amministrative dello scorso anno – e vicino alla famiglia. In una lunga lettera a Zaia, che considera prima di tutto un amico, ha spiegato che «chi mi conosce può ben immaginare quanto la proposta di Zaia di correre nella sua lista possa avermi fatto piacere, quanto possa avermi donato gioia dopo anni di coerente militanza nella Lega. Ho abbracciato questo partito molti anni fa, prima dei grandi numeri in Veneto ed in Italia, prima che i sondaggi lo incoronassero principale forza del Paese: in tutto questo tempo ho sempre fatto il mio dovere di militante, promuovendo la Lega nel mio territorio, senza mire ed ambizioni. La mia unica priorità è sempre stata la mia famiglia e il mio Comune, San Giorgio in Bosco, che per dieci anni ho avuto l’onore e l’onere di amministrare in qualità di sindaco dopo lunghi anni di opposizione animati da tanta passione e totale disinteresse personale». Il passo indietro: «Se da un lato questa proposta mi inorgoglisce, coronando un lungo e intenso lavoro, dall’altro non può che trovare in me la stessa coerenza e la stessa franchezza di sempre: qualche mese fa ho compiuto 70 anni, 50 dei quali spesi attivamente in politica. Credo di aver già fatto molto per il mio territorio e per la mia gente;
credo di poter fare ancora molto per San Giorgio, ma al contempo che sia giusto lasciare spazio a leve più giovani per un incarico così prestigioso ed impegnativo». “Bobo” resta a casa, niente Venezia: «Preferisco continuare qui il mio impegno, la mia passione per la politica, vicino ai miei concittadini che a centinaia mi hanno votato e vicino alla mia fami-
«Le mie priorità restano la mia famiglia e il mio territorio Largo ai giovani» glia. Ringrazio il presidente Zaia per questa sua proposta, pur declinandola: sarò sempre al suo fianco, in ogni battaglia, ma non da consigliere regionale, piuttosto da amico e da militante». “Bobo” non rinuncia a un ultimo appello morale, sperando che possa essere compreso il senso profondo della sua scelta: «In un mondo spesso avido, in cui la gente spinge per un ruolo, un incarico, spero la mia umiltà e questo mio passo indietro possa ricordare ai più che la politica è servizio, e amore per la propria terra: niente altro». I consiglieri comunali di opposizione Fabio Miotti e Fabio Zanfardin hanno voluto commentare la scelta dell’ex primo cittadino: «Dopo 10 anni trascorsi insieme, siamo ben consci di quanto questa candidatura fosse importante per Miatello. Ha scelto con grande coraggio e umiltà di anteporre a tutto la famiglia e la sua terra, e di lasciare il posto ad altri. Non crediamo molti altri avrebbero fatto altrettanto, tanto più alla luce di una così alta probabilità di elezione. Crediamo sia doveroso riconoscergli questo merito, anche se in consiglio comunale apparteniamo ora a schieramenti opposti». — SILVIA BERGAMIN © RIPRODUZIONE RISERVATA
galliera veneta
Salta la candidatura di Beghin In rivolta la base del Carroccio GALLIERA VENETA
Non è tutto oro quello che luccica e così anche nella Lega accreditata di un successo bulgaro attorno al presidente Luca Zaia si addensano nubi e malcontenti. Una forte rabbia viene espressa dalla sezione del Carroccio di Galliera Veneta, il casus belli è la mancata candidatura dell’assessore Vanessa Beghin. Donna, mamma, imprenditrice, impegnata nel sociale e nell’amministrazione comunale: un profilo che veniva considerato di livello,
ma che è stato bocciato nei tavoli che hanno definito le candidature. I leghisti gallierani, però, non si attengono ad un disciplinato silenzio di partito e sbottano: «Non era di certo intento di Vanessa Beghin arrivare in Regione per percepire il lauto compenso, lei ha solo a cuore il bene del territorio e dei cittadini. Ma», attaccano, «non avrebbe dovuto meritare questa ingiusta e scorretta esclusione per la corsa elettorale né riteniamo giusto il modo in cui è venuta a conoscenza di ciò, da estra-
L’assessore Vanessa Beghin
«Forcolin cittadino onorario» Bufera sul sindaco Danieletto
LEGNARO
Era il 27 maggio 2019, giorno dello spoglio delle schede per le amministrative, quando l’allora assessore uscente Vincenzo Danieletto, in un post sul
suo profilo Fb in cui si congratulava con la Lega per i risultati ottenuti alle europee, definì Gianluca Forcolin, vicepresidente leghista della Regione, «cittadino onorario di Legnaro». Da lì a poche ore Danieletto venne proclamato sindaco e le sue dichiarazioni, «figurate e metaforiche» specificò poi il primo cittadino, finirono per diventare oggetto di un’interrogazione firmata da Giuliano Carraro ed Elia Bozzolan (In-
sieme per Legnaro). Il gruppo d’opposizione chiese per quali meriti riconosciuti Forcolin meritasse quel titolo, evidenziando che Legnaro manca – e continua ad esserne sprovvisto – di un regolamento che stabilisca le condizioni per riconoscere l’onorificenza. Forcolin non è mai stato candidato a ottenere la cittadinanza onoraria a Legnaro. «Se così fosse stato» evidenzia il capogruppo Carraro «oggi staremo a discu-
SILVIA BERGAMIN
tere se è il caso di revocarla». Il nome di Forcolin infatti figura tra quelli degli amministratori che hanno richiesto il bonus da 600 euro previsti per le partite Iva e i lavoratori autonomi, decisi dal governo, per sostenere le categorie colpite dall’emergenza Coronavirus. «Il contributo di 600 euro» rileva Carraro «è stato percepito dalle partite Iva che ne hanno fatto richiesta, senza limiti di reddito. La norma è perciò discutibile ma è condannabile eticamente che un politico che percepisce una sostanziosa indennità pubblica, abbia chiesto il contributo». «Un uomo» conclude Carraro «conosciuto a Legnaro perché secondo il sindaco meritevole della cittadinanza onoraria». —
legnaro
Il titolo assegnato sui social all’indomani delle Europee al vicepresidente della Regione coinvolto nel caso Covid-bonus L’opposizione chiede lumi
nei e non dai potenti della Lega che continuano a nascondersi dietro un dito. Una grande occasione sfumata amaramente che non è facile da digerire e che noi non accettiamo. Per una sezione come la nostra», rivendicano i sostenitori locali di Salvini, «che è una delle più attive dell’Alta con 130 tesserati, è un grande, grandissimo dispiacere. Abbiamo sempre lavorato per il partito e fatto campagne elettorali anche con pioggia, vento, freddo. Ora che c’era la possibilità di avere una di noi in Regione, l’opportunità ci viene negata. Si dice di dare spazio ai giovani ma non si vuole cambiare». Parole pesanti: «Siamo stanchi di essere presi in giro, pensiamo sia arrivato il momento di dare spiegazioni alla base». —
Vincenzo Danieletto durante la campagna elettorale dello scorso anno
MARTINA MANIERO
GIOVEDÌ 13 AGOSTO 2020 IL MATTINO
REGIONE
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Verso le elezioni
Salvini l’inflessibile non salva Forcolin Zaia: i tre consiglieri esclusi dalle liste Lega I “furbetti” del bonus Inps ricevuti dal governatore veneto Il vicepresidente insiste: non ho completato la domanda Albino Salmaso / PADOVA
Nessuna indulgenza. Né quella plenaria di Capitan Salvini né quella del Doge Zaia che ieri sera ha avviato le “udienze” con i tre consiglieri regionali protagonisti del bonus Inps e ormai fuori dalle liste della Lega. L’interrogativo che per tutta la giornata ha surriscaldato Palazzo Balbi è uno solo: riuscirà mai il vicepresidente Forcolin a salvarsi dalla ghigliottina di Matteo? Venezia ci crede. Missione impossibile, dicono a Roma, anche per chi ha fatto a “sua insaputa” la domanda senza beccare un centesimo. Il denaro è lo sterco del diavolo e porta dritti all’inferno, ha scritto Le Goff e ama ricordare papa Francesco. Il novello Robespierre della Lega in sintonia con il commissario Fontana, ha usato il pugno di ferro. Ieri alle 9. 40 ad “Agorà” ha ribadito che i tre consiglieri regionali veneti che hanno chiesto il bonus da 600 euro verranno esclusi da tutte le liste per la sfida del 20 settembre. Automaticamente. È stata un grande leggerezza, ma indietro non si torna, ha spiegato Fontana. Nel pomeriggio il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari ha poi annunciato la sospensione dal partito dei deputati Elena Murelli e Andrea Dara, che hanno incassato il bonifico elargito dal governo alle partite Iva in crisi per il Covid. Il passo definitivo può essere l’espulsione dalla Lega, non ci sono ri-
corsi ai probiviri che tengano. Perché lo scandalo si allarga a macchia d’olio e tra un paio di giorni sarà una valanga sui partiti, appena il presidente Tridico toglierà il velo sulla privacy all’elenco dei pagamenti Inps. Il 53% dei beneficiari su scala nazionale non lo avrebbe meritato. Avvocati, notai, professionisti tutti a caccia di 600 euro, ma con i conti correnti da nababbi. Questa è l’Italia. Matteo Salvini è alle prese con sei casi: 3 in Veneto, 2 in Piemonte e uno in Liguria.
«L’unica indagine in Italia l’ho fatta io Giusto chiarire tutte le posizioni» Anche il Pd a Torino è nella polvere con il consigliere regionale Diego Sarno, social manager. In riva al Canal Grande e al K3, quartier generale del Carroccio trevigiano, ieri hanno organizzato l’offensiva per regalare il colpo di scena: finirà 2 a 1. Che vuol dire? Che Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli non hanno alcuna chance di essere “graziati”. Il motivo? Il consigliere regionale di Treviso ha incassato addirittura 1200 euro e li ha girati in due tranche al fondo vittime Covid. Peccato che a Zaia abbia mostrato solo il primo bonifico. Storia analoga per Alessandro Montagnoli: la domanda l’ha fatta la moglie e i 1200 euro so-
no finiti in opere di carità nel Veronese. Completamente diverso il caso di Gianluca Forcolin, che ha dettato la sua autodifesa all’Ansa. «Condivido l’azione intrapresa dal presidente Zaia per fare chiarezza sulla vicenda. Per quanto mi riguarda non ho mai incassato nulla ed ho, carte alla mano, bloccato l’invio di ulteriore documentazione all’Inps dopo aver saputo che dal mio studio associato erano state inoltrate richieste di bonus a favore di tutti noi soci e dei clienti aventi titolo. Tutto ciò ha bloccato all’origine l’effetto della richiesta a mio carico del bonus». Basta come assoluzione? Pare di no. Per tutta la giornata il “direttorio” della Lega veneta ha provato a spiegare a Salvini che il caso Forcolin è totalmente diverso. Un braccio di ferro durissimo. Zaia si è mostrato conciliante ed ecumenico. E ieri sera a Cortina ha spiegato la sua linea: «L’unica indagine in Italia, su una squadra di governo, l’ha fatta il sottoscritto, chiedendo personalmente ai miei 26 consiglieri regionali di farmi sapere se hanno chiesto il bonus. Tre mi hanno scritto di sì. Questa non può però essere la destabilizzazione delle istituzioni, con la caccia all’untore». E il vicepresidente Forcolin? «Lui non ha mai percepito il bonus. È giusto dire chi ha avuto i soldi e chi non li ha avuti». Basta per sperare nella grazia? No. Salvini non vuole. La ghigliottina è pronta.-© RIPRODUZIONE RISERVATA
In alto Forcolin, Salvini e Zaia insieme a Musile nel 2015. Sotto a sinistra Barbisan e a destra Montagnoli
riccardo barbisan
alessandro montagnoli
«Ho devoluto «Una leggerezza tutti i 1.200 euro» in buona fede» Era pronto a rimettere la sua candidatura nelle mani del governatore Zaia e dei vertici del partito, dal numero uno Salvini al commissario regionale Fontana al presidente veneto Bitonci. Con tanto di annuncio pubblico, ricostruendo tutta la sua vicenda rispetto al doppio bonus percepito dall’Inps. Ma poi Riccardo Barbisan – uno dei tre consiglieri e assessori regionali uscenti al centro della delibera Covid bonus – ha deciso di fermarsi. E di non fare il passo di lato. Ora spiega le sue ragioni: «Entrambe le volte ho girato le somme ricevute, (1200 euro in tutto) una volta al Comune di Treviso nel fondo emergenza Covid, un’altra ad una Pro Loco del territorio per sostenere una colletta alimentare. Penso che questo possa dimostrare la mia buonafede e se sarà sufficiente lo valuterà il partito». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Alessandro Montagnoli, il terzo consigliere regionali della Lega che ha chiesto il bonus autonomi all’Inps non ha cambiato idea: «Durante l’emergenza Coronavirus in forma anonima ho aiutato delle realtà sociali impegnate nella sanità del territorio. Quando è uscito il decreto Cura Italia, che riguardava tutti i lavoratori autonomi, ho deciso con mia moglie di richiedere il bonus con l’intento fin da subito di devolverli per l’emergenza Covid e a chi lavora nella protezione civile. Ho sbagliato: con il senno di poi ho fatto una leggerezza, ma in buona fede. Questi soldi ero sicuro sarebbero stati spesi bene, per il nostro territorio. Nessuno mi toglie dalla testa che la vicenda Inps sia stata montata a livello mediatico con un obiettivo: spostare l’attenzione da una gestione fallimentare dell’emergenza a livello governativo». © RIPRODUZIONE RISERVATA
RENZO GUOLO
IL COMMENTO
Ma la Balena verde reggerà anche a questo urto a Lega è in grande imbarazzo per il coinvolgimento di parlamentari e consiglieri regionali nella vicenda bonus Covid. Sia chiaro: nulla d’illegale, solo un enorme problema etico, ma forse è il caso di chiedersi perché nel provvedimento non siano stati previsti limiti di reddito. Anche nella recessione virale permangono le diseguaglianze. Scoprire che deputati o consiglieri regionali dalle laute indennità usufruiscono di denaro pub-
L
blico che potrebbe essere destinato a persone davvero bisognose, genera indignazione. E rabbia contro la “classe politica”. Anche quella leghista. Del resto la diversità leghista è un mito. Come ricordano vicende antiche e più recenti, vedi lo “scandalo diamanti” o quello dei 49 milioni di rimborsi elettorali. In Veneto la Lega ha messo fuori dalle liste i reprobi del bonus, compreso il vicepresidente della giunta regionale,
che male hanno valutato, nonostante audaci inversioni a U, le conseguenze del loro gesto. In politica le questioni di opportunità possono essere decisive. E chi lo ignora in certe circostanze diventa indifendibile. Da qui lo stop alla candidatura dei tre, divenuti troppo ingombranti. Per chi vuole non solo vincere ma stravincere le elezioni regionali; per chi teme che lo scandalo possa avvantaggiare alleati e rivali; per chi vuole che restino tali, in modo da ridiscutere gli
equilibri interni, ritenuti ancora troppo sbilanciati tra fedelissimi del presidente e quelli del leader nazionale. Equilibri che potrebbero diventare decisivi in autunno, quando si capirà se Salvini resterà al vertice o deflagrerà la battaglia per la successione e il conseguente modello di partito. Difficile, però, che in Veneto la Lega possa essere più che tanto colpita dallo scandalo. Non solo per le obbligate e celeri reazioni anticorpali innescate ma perché il consen-
so a Zaia è solido. Frutto della costruzione di un blocco sociale che mette insieme imprenditori, artigiani, il vasto “partito del Prosecco” di chi ha un pezzo di terra tra i colli e il mare coltivato a bollicine e ha visto schizzare in alto la propria rendita, interessi forti commerciali, il mondo della sanità, i nostalgici delle bandiere nei cortili; prima ancora che i fautori del sovranismo e dell’ostilità verso gli immigrati, non certo scomparsi ma celati in qualche cavità del ven-
tre della grande Balena verde in versione zaiana. Cetaceo politico interclassista tenuto a galla dal poderoso soffio di solidi interessi. Destinato a sopravvivere anche all’eventuale spiaggiamento salviniano. Solo la, sin qui ardua, costruzione di un diverso blocco sociale potrebbe evitare agli avversari della Balena verde, erede di un radicamento che a Nordest ricorda quello della mitica Balena bianca, la fine del capitano: Achab, prima ancora che Salvini. Ma una rotta così difficile può essere percorsa solo da navigatori coraggiosi e lungimiranti. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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«Il vicepresidente è onesto». E la base vuole candidarlo Lettera a Zaia da parte dei leghisti del Veneto Orientale «Che sia il popolo a giudicare e decidere su Forcolin» Giovanni Cagnassi / SAN DONÀ
O lo si ama o lo si odia. Il vice governatore del Veneto, Gianluca Forcolin, sta cercando di reggere allo tsunami dei bonus richiesti o percepiti tra i leghisti veneti. Lui ha spiegato subito, quale ragioniere tributarista nello studio associato di San Donà, che lo studio in cui è socio di minoranza aveva presentato domanda, immediatamente respinta non sussistendo i requisiti, al punto di non comparire nell’anagrafica Inps. Ma oggi è il primo dei leghisti veneti nella bufera, difeso dalla base del Veneto Orientale, che ha scritto al governatore Zaia: «Lasci sia il popolo a dicidere l’onestà di Forcolin. L’articolo 1 comma 2 della Costituzione stabilisce che la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Chiediamo al presidente che sia il popolo a giudicare il comportamento di Forcolin, uomo di specchiata onestà. Riteniamo che una consistente e trasversale parte del popolo veneto voglia che Forcolin sia il suo rappresentante nelle liste elettorali. L’esclusione paventata sarebbe fortemente sproporzionata rispetto la questione posta». L’atmosfera è rovente. Dario Dedi, del Movimento 5 Stelle, assieme al consigliere comunale di San Donà Elio Monegato, è tranciante: «Tra i furbetti che hanno richiesto il bonus da 600 euro nonostante lo stipendio da politico, abbiamo anche il vicepresidente Forcolin. A queste persone dico solo che si devono vergognare. Mentre i cittadini soffrivano le conseguenze economiche di una pandemia devastante, For-
colin chiedeva 600 euro euro di bonus del governo, che criticava, nonostante un’indennità mensile da vicepresidente intorno agli 8 mila euro. E questi sarebbero i difensori del popolo veneto? Forcolin chieda scusa e non si ricandidi. Il Veneto non ha bisogno di lui». Il M5S chiede anche di sapere chi in consiglio e giunta a San Donà ha richiesto il bonus. Enrico Franchin, segretario del Pd del Veneto Orientale, interviene a sua volta. «Apprendiamo con sconcerto che tre big della lega in Regione han-
mirano
La consigliera Boldrin: in Comune prendo 5 euro
no richiesto i 600 euro», rimarca, «tra questi anche il vice governatore Forcolin, politico che ricopre una carica che gli permette di avere un lauto compenso economico. Reputiamo tutto ciò vergognoso, lo Stato ha messo a disposizione queste risorse per partite Iva in difficoltà economica, molti di questi ancora oggi vivono momenti difficili e incerti per il futuro delle loro attività, ci chiediamo con che coraggio rappresentanti delle istituzioni vadano a richiedere questi bonus, sono gli stessi che protestavano contro il governo nelle piazze erigendosi a condottieri delle partite Iva per puro scopo elettorale. Chiediamo a Zaia che mantenga la parola e lasci a casa chi ha fatto richiesta dei 600 euro per correttezza nei confronti di tutti i cittadini onesti». —
«Sapete quanto vale il gettone di presenza di un consigliere comunale? Cinque euro. Quindi con gli avvocati del mio studio, come tutti gli studi, abbiamo richiesto il bonus di 600 euro per le partite Iva. Lo ho preso solo una volta». La consigliera comunale Maria Giovanna Boldrin, avvocato dell’omonimo studio di Mirano, tra i nove candidati di Forza Italia alle Regionali per la provincia di Venezia, dice senza timore di aver richiesto il bonus. Dando voce, e dignità, alla multitudine di “peones” della politica, che, svolgono l’attività come volontariato, con gettoni di presenza minimi che non coprono il mancato lavoro nella loro professione. Lo scandalo del bonus ai “big” della politica, chiarisce un esperto commercialista come il coordinatore regionale di Fi, Michele Zuin, è questione di etica. Le norme non prevedevano espressi divieti ai politici ma è ovvio che una cosa sono i piccoli amministratori di paese, un’altra sono parlamentari e consiglieri regionali, dalle indennità dorate. E questi dovevano far a meno di far domanda. «Ci sono sindaci veneti che percepiscono 700 euro. Di che parliamo?», dice Zuin. E la Boldrin spiega la sua situazione: il bonus lo studio, causa blocco del lavoro e dipendenti a casa, lo ha chiesto e ottenuto. Una volta.
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M.CH.
Attacchi da Pd e M5S «Tutto questo è una vergogna: chieda scusa e non si ricandidi»
Gianluca Forcolin, vicegovernatore del Veneto nella bufera, difeso dalla base leghista
spinea e marcon
Vesnaver e Romanello anche i sindaci sotto attacco SPINEA – MARCON
Ci sono anche due sindaci sotto attacco per la richiesta del bonus da 600 euro. Da un lato Martina Vesnaver (Spinea), dall’altro Matteo Romanello (Marcon). A Spinea l’opposizione in blocco attacca la sindaca Vesnaver per aver richiesto il bonus per le partite Iva «nonostante la carica e lo stipendio da primo cittadino». Immediata la replica: «Ne avevo diritto, l’ho dichiarato subito al momento della richiesta. Non capisco perché questa storia esca proprio adesso se non per puri fini di screditare chi invece si è comportato correttamente» la pronta replica della sindaca di Spinea. «Io già nei primi mesi ho ammesso
messe del governo Pd e 5 Stelle». Adesso per fortuna, dice Giusto, l’attività è lentamente ripresa, il lavoro anche. «Ma è stata dura», perché anche senza lavorare ho dovuto pagare i creditori. E anche l’Inps, che dunque quei soldi
giusto, consigliere a venezia
«Certo che ho fatto richiesta gli attacchi sono vergognosi» VENEZIA
«Attacchi vergognosi. Io dalla politica non guadagno niente, vivo del mio lavoro». Giovanni Giusto, consigliere comunale della Lega a Venezia e delegato del sindaco Brugnaro per la Voga e le tradizioni, commenta così la notizia che lo riguarda. Tra coloro che hanno fatto richiesta del contributo di 600 euro all’Inps per fronteggiare l’e-
mergenza Covid c’è anche lui. Nulla in confronto all’eco suscitata dai consiglieri regionali del partito di Salvini, che percepiscono un lauto stipendio. «A noi consiglieri comunali danno 70 euro lordi, 50 netti», dice, «certo non ci possiamo vivere. 50 euro per una seduta che magari dura una giornata intera. Io con la politica ci perdo, basta guardare le mie dichiarazioni dei redditi. Non sono assessore e
non ho stipendio, ma ho un incarico che mi impegna. Lo faccio per passione, non per i soldi». Allora perché fare la richiesta al governo, che la Lega critica ogni giorno, di avere i 600 euro destinati alle partite Iva? «Beh, semplice. Io faccio l’artigiano, sono un tajapiera, cerco di mantenere viva una tradizione di famiglia. Ma vi assicuro che da genna-
pubblicamente di aver chiesto per la mia attività il bonus. Avevo le caratteristiche per farlo e potendolo fare lo rifarei ancora. In questo modo sono riuscita a dare continuità lavorativa alla dipendente e a pagare l’affitto del mio studio. Non ci vedo né scandali né appigli ai quali attaccarsi per screditare il mio lavoro». La richiesta era stata resa pubblica a maggio: Vesnaver, titolare di uno studio di architettura, aveva chiesto il bonus per evitare la cassa integrazione di una sua dipendente in un periodo nel quale lo studio era a fatturato pari a zero e l’indennità di sindaco non era sufficiente a coprire tutte le spese. Ma alle opposizioni questo non basta. «Vero che lo
«Io vivo del mio lavoro, dalla politica prendo solo 50 euro per ogni seduta» Giovanni Giusto
io non ho staccato nemmeno una fattura. Che dovevo fare? Ho fatto la richiesta. Quando mi sono arrivati i soldi non ci credevo nemmeno, credevo fossero le solite pro-
se li è subito ripresi». Niente scandalo allora. «Ma dove sta lo scandalo? Qualcuno che cerca sempre di mettermi in cattiva luce». Attacchi che vengono an-
ha detto in tempi non sospetti» commenta il consigliere Emanuele Ditadi «ma le giustificazioni lasciano un po’a desiderare. La legge è sicuramente stata scritta male, ma è stato un gesto non opportuno ed eticamente scorretto». Sotto accusa anche il collega Romanello. Ieri sui social ha ripreso a girare un video di maggio, in cui lui stesso spiegava di aver chiesto il bonus di 600 euro, nella sua veste di geometra, e di non sapere se e quando i soldi sarebbero arrivati. Sulla vicenda ieri il sindaco non ha voluto rilasciare commenti, senza escludere tuttavia di farlo nelle prossime ore. — SIMONE BIANCHI MASSIMO TONIZZO
che dal mondo della Lega, che mal sopporta la sua vicinanza al sindaco Brugnaro. Negli ultimi tempi lettere anonime, accuse sulla veridicità dei suoi titoli di studio, esposti contro i presunti “confitti di interessi” per lavori assegnati dal Comune nel periodo in cui ricopriva la carica di delegato del sindaco. «Non hanno argomenti, ma io vado avanti», dice Giusto. E difende ancora la sua richiesta dei 600 euro. «Mi pare giusto che se uno vive del suo lavoro e non di politica deve fare i conti con i soldi che entrano. Io da gennaio non ho lavorato. Certo che adesso rinuncerò al contributo, perché per fortuna l’attività è ripresa». — A.V.
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Forza Italia, l’autonomia anche nel simbolo La novità presentata dal coordinatore regionale Zuin: «La tematica non può essere esclusiva solo di alcuni partiti» Mitia Chiarin / MESTRE
Centrare l’obiettivo di almeno un consigliere per la provincia di Venezia da far entrare a Palazzo Ferro Fini. Forza Italia ha presentato la lista di nove candidati veneziani alle Regionali. Con la novità del simbolo storico di Forza Italia che viene modificato inserendo la scritta “Per l’autonomia del Veneto”. Il coordinatore regionale Michele Zuin, assessore al Bilancio dell’attuale giunta Brugnaro, spiega di essere riuscito a convincere i vertici romani del partito a innovare il simbolo con una grafica che evidenzia l’impegno del partito di Berlusconi a favore dell’autonomia del Veneto. E di questo risultato, ottenuto nel confronto con Tajani e la direzione nazionale, con l’appoggio della lombarda Maria Stella Gelmini, Zuin va particolarmente orgoglioso. «L’autonomia del Veneto non è tematica esclusiva di alcuni partiti. È un tema su cui ci siamo impegnati prima di altri e su cui non possiamo lasciare mano libera solo ad alcuni partiti», spiega il coordinatore regionale. Una chiara risposta all’alleato Zaia che chiedeva a tutti i partiti del centrodestra di schierarsi per l’autonomia del Veneto. «Questione quella dell’autonomia», insiste Zuin, « che assume ancora maggiore importanza in questa crisi globale che parte dal Covid-19 e che impone dopo la emergenza la gestione attenta di una ordinarietà dello stato di crisi che impone una azione forte della Regione su temi come lavoro, sostegno alle imprese, sanità». Forza Italia reclama uno spazio importante nel centrodestra veneto dato per favorito nella competizione elettorale. «Ci siamo con lealtà e con competenza», dice Zuin che non nasconde che in uno scenario di sondaggi che indica come vincente sicuro il fronte di Zaia, diventa importante il risultato dei partiti del-
la coalizione per contare contro il potere della lista del candidato presidente, più ancora che della Lega. Per la provincia di Venezia in lista Forza Italia non piazza mestrini o veneziani doc ma un gruppo di candidati, espressione del territorio metropolitano. Ci sono il coordinatore provinciale Michele Celeghin (che da candidato si sospende dall’incarico di partito) e che dopo trent’an-
In lista un’infermiera, un’insegnante d’arte, un ingegnere civile e anche un’avvocata ni di politica e una esperienza da sindaco di Noale ora lavora nello staff del sindaco Brugnaro. Ci sono poi: Mafalda Ziroldo di San Michele al Tagliamento, infermiera professionale in ospedale a Portogruaro e consigliere comunale di maggioranza; Veruska Boscaro, insegnante d’arte e docente Iuav a Venezia, residente a Spinea e alla prima esperienza politica; Otello Bergamo, ingegnere civile e assessore della giunta Zoggia di Jesolo che cinque anni fa mancò l’elezione in Regione per soli 88 voti; Andrea Lo Massaro, consigliere a Caorle; Maria Giovanna Boldrin, avvocato e capogruppo di opposizione a Mirano; Beniamino Boscolo, direttore della scuola politica di partito e capogruppo del partito in consiglio comunale a Chioggia. Completano la lista Sara Furlanetto per Portogruaro, presidente della casa di riposo Francescon e Massimo Calzavara, ex sindaco di Pianiga. Il partito ha ribadito l’alleanza con il presidente Zaia, così come quella a Venezia con Brugnaro, sempre non rinunciando ai propri valori fondanti: solidarietà, moderazione, decisione senza essere urlatori o sovranisti, dicono i candidati pronti a fare gioco di squadra per il risultato. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
candidato con fratelli d’italia
Ater, Speranzon si dimette per fare campagna elettorale VENEZIA
Dopo un incarico mantenuto per quasi due anni, Raffaele Speranzon si dimette dal ruolo di presidente dell’Ater di Venezia, già impegnato come candidato in Consiglio regionale tra le fila di Fratelli d’Italia e non ritenendo le due posizioni compatibili. A farne le veci nell’azienda veneziana, fino alla nomina del suo successore da parte della nuova giunta regionale, sarà quello che fino a ieri era stato il suo “secondo” , vale a dire il vicepresidente
Raffaele Speranzon
di Ater, il 51enne chioggiotto Fabio Nordio. L’attuale consiglio di amministrazione di Ater rimarrà quindi insediato, fino alla prossima “rivoluzione” , suc-
cessiva agli esiti delle elezioni regionali e all’insediamento di Consiglio e Giunta. Rimanendo all’interno dell’ orbita Ater, nei giorni scorsi l’azienda veneziana ha annunciato la pubblicazione, entro la prossima settimana, di quattro nuovi bandi per gli affitti a canone agevolato per case “non Erp (edilizia residenziale pubblica)”. Entro la fine di agosto è quindi prevista l’uscita dei bandi per abitazioni nei Comuni di Spinea, Quarto d’Altino, Cinto Caomaggiore, Santa Maria di Sala, Scorzè,
la lista di centrosinistra
La sinergia Volt e Più Europa con giovani e giovanissimi MESTRE
Maggiore sviluppo economico per il Veneto, un taglio netto alla burocrazia che affossa ogni attività e un turismo calibrato sono tra i punti fondamentali del programma che Più Europa e Volt sono pronti ad attuare dopo le prossime elezioni regionali. E sono nove i nomi dei candidati nella lista per la provincia di Venezia, tra i quali spiccano quattro giovanissimi
tra i 21 e i 26 anni alla loro prima esperienza in politica, ma anche due nomi già visti nella lista per le comunali al fianco di Pier Paolo Baretta: Silvia Nalin ed Egidio Bertaggia. Una squadra composta da studenti, imprenditori e professionisti, con le idee chiare, che si presenterà alle prossime regionali con candidato presidente Arturo Lorenzoni. «Siamo due realtà che stanno gettando le basi per il futuro», ha detto Mi-
chele Scibelli, coordinatore provinciale di Più Europa, «perché, dagli ultimi sondaggi, noi e Volt abbiamo il 20 per cento delle preferenze negli atenei italiani, e risultiamo i primi partiti tra i giovani». Il segretario nazionale, Benedetto Dalla Vedova in un video messaggio ha aggiunto: «La sfida in Veneto è una scelta coraggiosa, e va arginato Zaia. Non solo nell’interesse dei Veneti, ma di tutto il Paese, poiché è
I candidati veneziani presentati ieri a Mestre
ancora più insidioso di Salvini». Il motto lanciato è Più Europa in Veneto per avere un Veneto in più in Europa. L’europeismo è infatti al centro dei pensieri di tutti i candidati, giovani e meno giovani, così co-
me i diritti, come ha sottolineato la capolista Silvia Nalin. «Credere in uno stato che offra diritti porta a un beneficio per tutti, anche a chi ha idee diverse». Nalin che ha lunghi trascorsi tra i Liberali, e non a ca-
cui seguiranno quelli per i Comuni di Concordia Sagittaria e Musile di Piave. E, promette sempre Ater, dopo anni saranno disponibili anche degli alloggi nel Comune di Venezia, sia nel centro storico che in terraferma. «Si tratta di un’altra piccola vittoria che potrà dare risposte a chi in questo momento sta cercando casa. Ma che da una parte non rientra nell’Isee per avere diritto a un alloggio a canone Erp e dall’altra non può permettersi un affitto privato a prezzi di mercato» aveva affermato Speranzon, rivendicando. Una promessa che ora dovrà essere mantenuta del suo vice, che traghetterà l’azienda territoriale per l’edilizia residenziale di Venezia fino all’insediamento del nuovo consiglio di amministrazione. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
so ieri è arrivato l’appoggio alla lista anche da Nicola Fortuna, che del Partito Liberale è segretario nazionale. «Dobbiamo costruire una alternativa forte», ha poi concluso il candidato alla presidenza del Veneto, Arturo Lorenzoni. Ecco i candidati. Capolista Silvia Nalin, agente immobiliare, per Più Europa; Egidio Bertaggia, imprenditore, per Più Europa; Deborah Alfonzo, imprenditrice, per Più Europa; Chiara Avezzù, studentessa, per Più Europa; Filippo Celeghin, studente, per Volt; Matteo Fiorin, insegnante, per Più Europa; Luisa Maria Nastase, studentessa, per Volt; Maria Trombetta detta Moira, ingegnere, per Più Europa; Giovanni Ziani, studente, per Volt. — S. B.
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la querelle
L’ok all’inceneritore infiamma la protesta Comitati mobilitati Bettin, presidente della Municipalità di Marghera, critica Brugnaro per il viaggio a Copenaghen: «Vada a Fusina» Mitia Chiarin
«Veritas, i sindaci e tutti gli sponsor politici dell’inceneritore di Fusina sostengono che questo impianto sarà all’avanguardia della tecnica, addirittura migliorerà l’ambiente e non sarà rischioso per la salute. Eppure, invece che farsene un vanto in campagna elettorale, continuano a far di tutto per nasconderlo sotto il tappeto. La riprova è l’autorizzazione finale data dalla Conferenza dei Servizi proprio a ferragosto. Ce lo aspettavamo». I comitati ambientalisti contro l’inceneritore Ecoprogetto (Gruppo Veritas ) a Fusina, che ha superato l’esame della conferenza di servizi, con prescrizioni, sono sul piede di guerra. «Tutta questa vicenda è all’altezza delle peggiori porcate da “prima Repubblica”. La nostra lotta ora entra nel vi-
vo: prepariamo una grande mobilitazione in autunno e siamo pronti a bloccare i camion in ingresso all’impianto. Non possiamo permettere che ci avvelenino in questo modo». A firmare il comunicato “di guerra” sono Opzione Zero, Medicina Democratica, As-
«Si occupi della salute dei cittadini invece che paragonare due impianti diversi» semblea contro il rischio chimico, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas, Laboratorio Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera li-
bera e pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, APIO onlus , Mares Mogliano, Nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa. La mobilitazione continua: prosegue la protesta degli striscioni appesi sui balconi; si lavora al ricorso al Tar e si raccolgono fondi per sostenere le spese legali. Veritas non rilascia commenti. E Il Movimento 5 Stelle fa quadrato: «Roma non ha dato il via all’inceneritore di Fusina con tanto di ok da parte del ministro Costa. Il ministro Costa la pensa esattamente come noi sulla tutela della salute. Ha chiesto un parere alla commissione VIA nazionale, su nostro sollecito, per capire se è stata sostanzialmente aggirata la normativa. Ha voluto un tavolo tecnico per confrontarsi con la Regione, verificare le competenze e portarla su posizioni
Gli striscioni appesi ai balconi e alle finestre di Marghera e Fusina contro l’inceneritore
più attente alla salute cittadina». Lo dicono il candidato in Regione Enrico Cappelletti con Elena La Rocca. «Se la Regione vuole procedere con sole due linee è perché ha capito che con tre linee la VIA sarebbe nazionale e non potrebbe mai passare. (...) ma non ci stiamo a lasciar passare l'idea che ci sia l'avallo di Roma, quando la realtà è esattamente il contrario». E chiedono al ministero smentite ufficiali. «Le mosse delle Regione sono ambigue – aggiunge l’onorevo-
le Orietta Vanin - così come le carte e tutto viene fatto alla vigilia di Ferragosto mentre il Ministero sta ancora valutando se portare a sé la competenza». La candidata sindaco Sara Visman e la consigliera regionale Erika Baldin sono chiare: «Zaia si assumerà la responsabilità della decisione e il peso delle conseguenze. Ora la palla è nelle sue mani per l’autorizzazione ambientale». Gianfranco Bettin critica Brugnaro che ha difeso la bontà dell’impianto ipotizzando missioni a
Copenaghen per capirne la validità: «Quell’impianto non si aggiunge, come accade a Marghera-Fusina, a decine se non centinaia di altre fonti inquinanti»,ribatte. «Dopo Copenaghen, la giunta Brugnaro potrebbe “viaggiare” nella nostra realtà, tra le cartelle cliniche degli abitanti e ciò che raccontano delle malattie alle vie respiratorie, delle ferite inferte alla salute e all’ambiente, e valuti se è il caso di aggiungerne altre». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
l’allarme
via felisati
Ladri acrobati in azione ai Quattro Cantoni svaligiati tre appartamenti in pochi giorni
Ruba bici, arrestato condannato è già fuori
se perché passi aria. Quando il ladro è all’interno dell’abitazione apre la porta al complice. Quasi sicuramente, in strada e poco lontano, un terzo malvivente fa da palo. A quel punto inizia la razzia. Uno degli appartamenti ai Quattro Cantoni è stato devastato. Gli altri due meno. Il bottino è scarso anche perché, oramai la gente non lascia nulla di prezioso in casa quando deve partire per le ferie. Sui tre appartamenti c’è stato il sopralluogo della polizia scientifica alla ricerca di impronte varie. Si tratta comunque di ladri che non lasciano tante tracce del loro passaggio. In questo caso sono stati ripresi in più fotogrammi dai sistemi di videosorveglianza all’interno degli appartamenti. Questo assieme ad altri elementi raccolti dagli agenti, potrebbe consentire agli investigatori della Squadra Mobile di individuare i responsabile. Quasi sicuramente si tratta della stessa banda che ha picchiato, lunedì notte in via Grigoletti a Zelarino, un giovane intervenuto nell’abitazione dei vicini che stavano depredando, dopo aver sentito dei rumori strani. —
Il modus operandi della banda è sempre lo stesso Sale attraverso i poggioli utilizzando la grondaia fino all’appartamento scelto
Hanno colpito nella stessa maniera per tre volte consecutive nell’arco di 15 giorni. E sempre nello stesso stabile ai Quattro Cantoni. Ladri acrobati che hanno fatto più che altro danni. Sono entrati in azione approfittando del fatto che i proprietari erano fuori città per le vacanze. I ladri sono stati ripresi anche dal sistema di videosorveglianza che c’è all’interno di uno degli appartamenti. Indaga la Squadra Mobile. La banda con il ladro acrobata sta imperversando in città. Il gruppo è responsabile, almeno di una decina tra tentati e furti messi a segno. Tra questi anche l’aggressione avvenuta due notti fa a Zelarino. Il modus operandi è sempre lo stesso. Uno dei ladri si arrampica attraverso i poggioli utilizzando a volte la grondaia fino all’appartamento scelto. Una volta arrivato in corrispondenza di quello da svaligiare, apre la finestra forzando la serratura. A volte non serve, in quanto i proprietari, confidando di essere ai piani alti, lasciano le finestre socchiu-
C.M.
Un fotogramma del ladro ripreso con le telecamere interne
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Preso un ladro di biciclette. Transitando lungo via Carducci gli agenti della municipale, l’altra sera si sono accorti che un uomo stava armeggiando in modo sospetto sul lucchetto di una bicicletta posizionata su una rastrelliera vicina alla fermata Actv. In pochi istanti l’uomo è riuscito ad aver ragione del lucchetto con un trancino ed è salito in sella alla bici, avendo a disposizione però solo qualche decina di secondi prima di essere bloccato da un’ulteriore pattuglia del Nucleo Pronto interven-
to. Il ladro, un 40enne di nazionalità romena senza fissa dimora con precedenti per furto, rapina e porto abusivo di armi, è stato bloccato all’altezza di via Felisati: è stato arrestato in flagrante per furto pluriaggravato. Il trancino gli è stato sequestrato, mentre la bici, del valore di circa 500 euro, è stata riconsegnata al proprietario. Stamattina si è tenuta la direttissima: il 40enne è stato condannato a 2 mesi e 20 giorni di reclusione, pena sospesa, e al pagamento di 200 euro di multa. —
IN BREVE La campagna Test sierolgico gratis per i prof
Cna Webinar gratuito sull’ecobonus al 110%
Inizierà il prossimo 26 agosto per terminare il 30 la campagna gratuita e volontaria di sottoposizione degli insegnanti veneziani ai test sierologici. I 3.076 docenti delle scuole pubbliche saranno direttamente contattati dal proprio medico di famiglia, mentre i colleghi degli istituti privati dovranno rivolgersi autonomamente alla Usl di riferimento per il territorio per sottoporsi al test seriologico.
Le risposte a tutti i dubbi sull’ecobonus al 110 per cento che dovrebbe dare un impulso all’economia italiana. L’appuntamento al webinar organizzato da Cna – a partecipazione gratuita, ma su prenotazione – è per oggi pomeriggio, alle 18, sul sito superbonusalvia. eventbrite. it. Requisiti tecnici, cessione, sconto in fattura: l’argomento sarà sviscerato da Francesco Marinelli, ingegnere di EcoAction ed esperto di questioni fiscali.
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GIOVEDÌ 13 AGOSTO 2020 LA NUOVA
PRIMO PIANO
Coronavirus: la situazione nel Veneziano
Antica scuola dei battuti, 191 nuovi tamponi Controlli all’istituto Ipav di Mestre dopo 4 decessi in pochi giorni. E in provincia gli isolamenti domiciliari salgono a 826 Laura Berlinghieri / VENEZIA
È iniziato ieri e terminerà oggi il terzo giro di tamponi sui residenti e sugli operatori dell’Ipab Antica scuola dei battuti di Mestre. Ieri sono state controllate 191 persone, di cui 150 dipendenti e 141 residenti, tra le residenze Turazza e giardino. I primi esiti sono attesi già per oggi, quando sarà completato lo screening, che è stato condotto a "tempi accelerati" rispetto ai tre giorni che erano stati preventivati in un primo momento. In attesa di conoscere i nuovi risultati, riman-
gono stabili, quindi, le positività: 35 tra gli ospiti e 20 tra i dipendenti. Quattro i decessi, finora, e due le negativizzazioni, che portano quindi a 61 il totale dei contagi accertati dal 29 luglio, quando è stata riscontrato il primo contagio. Con il virus che, si dice, essersi insinuato all’interno della struttura per la leggerezza di due dipendenti. In questo scenario si è poi aggiunto il caso dell’operatore partito per le vacanze con la moglie infermiera, nonostante fosse ancora in attesa di conoscere l'esito del tampone. Quindi rag-
giunto dalla notizia della positività quando si trovava in un albergo di Teramo. Denunciato, per questa “leggerezza”, ora l’uomo rischia il posto di lavoro. Il paradosso è che proprio l’Antica scuola dei battuti era stata assurta a modello di gestione della pandemia, nei mesi del lockdown, essendo la sola casa di riposo veneta in cui il virus non era riuscito a penetrare. Uno scenario ben diverso da quello attuale, di fronte al quale i sindacati hanno chiesto chiarezza, riuscendo a ottenere un incontro settimanale con la dirigenza, per fa-
re il punto della situazione. Dei 35 ospiti della struttura tuttora positivi, quattro sono ricoverati in ospedale, tutti in area non critica, mentre gli altri si trovano nelle due ali dell’Ipav adibite ad “aree Covid”, pare in condizioni che non desterebbero preoccupazione. Rivolgendo lo sguardo all’intera area metropolitana, quella di ieri è stata una giornata tranquilla per la diffusione del virus, con appena due positività riscontrate nell’arco delle 24 ore e il totale di 207 persone attualmente consapevoli dell’infezione
in atto. Stabili anche le cifre dei decessi (che rimangono 312), dopo la morte, martedì, di due donne di 98 anni, ospiti dell’Antica scuola dei battuti. Mentre subiscono tutti i giorni dei leggeri aggiustamenti i numeri relativi ai ricoveri in ospedale, nessuno dei quali nei reparti di rianimazione. Nove nel solo nosocomio di Dolo, il celebre Covid hospital, che non conosceva cifre tanto alte da settimane. Infine, un ulteriore dato riguarda l’importante aumento dei soggetti posti in isolamento domiciliare: martedì
erano 792, saliti a 826 ieri. Alcuni di questi sono legati ad alcuni ragazzi rientrati da una vacanza in Grecia; altri sono giocatori della squadra dilettantistica Borgoricco, con l’accertata positività di uno di loro, veneziano. I compagni, pur essendo risultati negativi al primo tampone, rimarranno in isolamento domiciliare preventivo fino a martedì, quando saranno sottoposti al secondo controllo. Una nota positiva riguarda poi i sintomatici tra i soggetti in quarantena: martedì erano 17, ieri appena 9. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
il caso di jesolo
polemica a dolo
Muretto strapieno La burocrazia blocca la chiusura
«Sagra di San Rocco a rischio contagi»
Difficile applicare la “sanzione accessoria”, la più pesante prevista. Chiesto un parere al ministero dell’Interno, che deve ancora rispondere
Carlo Mion / JESOLO
Norme anti Covid nelle discoteche, sanzione impossibile da applicare. È quanto hanno scoperto forze dell’ordine e prefettura, dopo i controlli avvenuti al Muretto di Jesolo, nel fine settimana scorso. Tre le possibilità che chi accerta il mancato rispetto delle norme che impediscono l’assembramento e il mancato uso delle mascherine, ha di sanzionare i responsabili. Cioè quello che hanno accertato i carabinieri della Compagnia di San Donà che, in collaborazione con i colleghi del Nas e del Nucleo Ispettorato del Lavoro, hanno ese-
guito il controllo al Muretto. Prima possibilità. La contestazione viene fatta immediatamente e applicata la sanzione seduta stante. In questo caso è prevista la sospensione della licenza da uno a cinque giorni. Ma è evidente quando sei in presenza di una discoteca dove ci sono all’interno un migliaio di persone, per chiudere tutto e mandare fuori i clienti, devi avere minimo un esercito per evitare la rivolta. I carabinieri hanno scritto nel verbale di contestazione, inviato alla prefettura, che non lo hanno contestato per motivi di ordine e sicurezza pubblica. La seconda possibilità è una sanzione amministrativa che varia da 400 a 1500 euro. Infine c’è la terza strada: la sanzione accessoria. In teoria e quella più pesante. Infatti la sospensione è prevista da 5 a 35 giorni. In
jesolo
Croce Rossa, trasferiti altri diciotto migranti Il medico: tutti negativi JESOLO
Tamponi e test rapidi a tutti i migranti. Alla Croce Rossa di via Levantina al lido di Jesolo c’è un gran via vai in questi giorni tra forze di polizia, esercito che ancora presidiano l’area, tecnici dell’Usl 4 e volontari della Croce Rossa con i loro dirigenti, che per il momento non parlano. A breve, tra oggi e domani, altri 18 migranti in
un solo colpo saranno trasferiti nei Cas (centri assistenza straordinaria), sparsi in regione. Di questo passo la prefettura potrebbe riuscire a smantellare la struttura anche per la fine mese. Dopo si vedrà, ma certo con questi presupposti difficilmente il complesso di via Levantina ospiterà ancora migranti e richiedenti asilo. Per l’Usl 4, il direttore della medicina legale dottor Danie-
DOLO
Misurazione della temperatura alla discoteca Il Muretto
teoria, fino alla settimana scorsa, ad applicarla doveva essere la Regione al termine di un’istruttoria che prevede anche la presentazione di una memoria difensiva da parte del trasgressore. Questo procedimento dura oltre un mese. Una settimana fa, il presidente della Regione, Luca Zaia, ha emesso un’ordinanza
in cui si dice che anche questo tipo di procedimento deve essere istruito e portato a termine dall’organo che contesta l’infrazione. Su questa ordinanza la prefettura di Venezia ha chiesto il parere del ministero dell’Interno. Parere non ancora arrivato. Per il momento, quindi, nessuna contestazione. —
le Carraro sta coordinando questa fase delicata assieme al direttore generale, Carlo Bramezza. L’Usl 4 si è infine imposta, facendo irruzione nel complesso di via Levantina per fare i tamponi e individuare i contagiati, prima che fosse troppo tardi. Poi la prefettura ha organizzato la sorveglianza h24 anche su sollecitazione del Comune e del preoccupato sindaco, Valerio Zoggia. «Abbiamo effettuato tutti i tamponi», spiega il dottor Carraro, «e test rapidi immediatamente prima dei trasferimenti dei migranti, per avere la certezza che siano negativi. Ormai si sono negativizzati quasi tutti, solo quattro restano ancora in isolamento, per qualche giorno al massimo, perché hanno già i primi tamponi ne-
gativi. Siamo riusciti in ogni caso a contenere i contatti grazie all’organizzazione della struttura e dividendo in vari moduli tutti gli ospiti». «Dobbiamo prendere coscienza che il virus sta ancora circolando», aggiunge, «anche se è molto difficile capire come sia arrivato all'interno con questi numeri che sono stati importanti. Francamente non me la sento di spiegare con esattezza come sia accaduto e ogni indagine epidemiologica in merito diventa estremamente complessa da articolare». Anche nella comunità bengalese i contagiati hanno confermato tutti i tamponi negativi e sono usciti dall’isolamento negli appartamenti di Jesolo e Cavallino. —
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La sagra di San Rocco di Dolo, uno dei pochi eventi aggregativi confermati in Riviera del Brenta, funziona eccome, con migliaia e migliaia di persone, soprattutto giovani e famiglie che la affollano ogni sera. Ma scoppiano le proteste. La festa continuerà con luna park, spettacoli, fiere e mercati fino al 17 agosto. A detta dei cittadini, andava annullata per il rischio assembramenti. Il Comune di Dolo e la Pro Loco si difendono: davanti a ogni giostra ci sono postazioni con gel, decine di volontari e tanti agenti fra Polizia locale e carabinieri che vigilano sui distanziamenti, sanzionando chi non porta le mascherine nei locali e in spazi ristretti. «Ci vuole una bella dose di spregiudicatezza ad autorizzare una grande sagra paesana in piena emergenza Covid», attacca l’ex consigliere comunale Giovanni Fattoretto, con un gruppo di residenti. Se nello
stand di carne alla brace della parrocchia vengono osservate le norme previste, poco o nulla si osserva nell’area delle giostre in piazza Mercato, dove gli assembramenti sono ovunque, con scarso interesse sulle distanze e sull’uso delle mascherine, spesso portate al collo o sul braccio. La curva dei contagi si sta alzando. A Dolo con una sagra così che tipo di prevenzione garantiamo?». «Se in altri paesi», concludono i residenti, sono saltate 300 sagre e feste popolari, un motivo c’è». Il Comune e la Pro Loco, con il vicesindaco Gianluigi Naletto, si difendono. «Abbiamo voluto», dice Naletto, «confermare questa manifestazione per venire incontro alle esigenze di tutti: categorie economiche e cittadini, che avevano bisogno di svago e divertimento dopo il duro periodo del lockdown. Controlleremo con maggiore assiduità l’area delle giostre frequentata da giovani e giovanissimi». — ALESSANDRO ABBADIR
La Croce Rossa di Jesolo presidiata dalla polizia e dall’esercito
PRIMO PIANO
GIOVEDÌ 13 AGOSTO 2020 LA TRIBUNA
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Coronavirus: l’allarme nella Marca
Profughi negativi trasferiti in via Pisa Residenti in rivolta Conte è furioso I migranti usciti dalla caserma affidati all’associazione Hilal Sit-in dei condòmini oggi alle 11: «Non possono stare qui» Marta Artico/TREVISO
Giornata di tamponi per i 307 tra profughi e operatori, che gravitano all'interno della Caserma Serena, quella di ieri. Nel frattempo i primi 5 negativizzati sono stati trasferiti nel grattacielo di via Pisa, in un appartamento affidato all’associazione Hilal. I residenti sono già sul piede di guerra, tanto che questa mattina alle 11 è stato organizzato un sit-in. Tuonano gli abitanti: «Non siamo centro di accoglienza». TEST RAPIDI
Alle 16 dall’ospedale Ca’ Foncello, è arrivato il primario di Microbiologia, Roberto Rigoli, ed è iniziata la vestizione per entrare all’interno della caserma. Schierata la polizia in assetto antisommossa, per evitare che si ripetessero lanci di pietre, magari contro operatori e personale del servizio sanitario, medici e infermieri, o che si scaldassero gli animi. Gli ospiti sono stati sottoposti a un solo tampone rapido di biologia molecolare, e all’interno dello stesso liquido il test rapido per dare una risposta veloce. Obiettivo? «In questo momento ci concentriamo per cercare di trovare i negativi e mettere in sicurezza il sistema, sia per la cittadinanza sia per loro» ha spiegato il primario. Alcune aziende private hanno messo a disposizione i kit. «Rischiamo la vita perché gli ospiti sono tesi. Ci mettiamo a disposizione, stiamo dando l’anima. I test continue-
ranno anche nella giornata di oggi, e venerdì si conosceranno i risultati. IL TRASFERIMENTO NEL GRATTACIELO
Nel frattempo i primi 5 ospiti che si sono negativizzati, hanno lasciato la Caserma, alla volta di un appartamento gestito dall’associazione Hilal, che fa capo ad Abdallah Khezraji, in via Pisa. «Rimangono isolati in una struttura protetta e tran-
Il primario Rigoli «Ci concentriamo nella ricerca dei negativizzati» quilla», spiega «L’Usl della Marca ci ha assicurato che non c’è alcun pericolo, ci ha dato garanzia sotto ogni punto di vista. Saranno seguiti passo passo». Infine: «L’operazione è stata pianificata in stretta regia con la Prefettura». Ieri mattina, davanti alla Caserma, c’era anche il sindaco di Casier, Renzo Carraretto, che ha seguito le operazioni di tamponamento e ha parlato al telefono con il prefetto, Maria Rosa Laganà. RESIDENTI SUL PIEDE DI GUERRA
A chi non va giù il trasferimento dei primi negativizzati in città e tanto meno in via Pisa, è al sindaco Mario Conte: «Avevamo iniziato un’azione importante per risolvere il degrado. Già durante la prima notte, mi si dice che ci siano stati atti van-
dalici ripresi dalle telecamere di videosorveglianza: cartelli e segnaletica staccata». Prosegue: «Ad oggi non mi è arrivata alcuna comunicazione ufficiale del trasferimento, al sit-in parteciperò anche io». Continua: «Auspico – e ne ho avuto garanzia – che si procederà allo svuotamento graduale della Serena, ma se svuotarla significa riempire altri immobili nel Comune, allora non abbiamo risolto il problema. Ho già detto che non abbiamo disponibilità. Non ho nulla contro di loro, ma mi piace avere il controllo del territorio e i controlli li dobbiamo fare noi». Aggiunge: «Sono arrabbiatissimo, chiederò una verifica immediata alla Prefettura». Questa mattina, alle 11, Alessandro Zuin, amministratore condominiale di via Pisa, sarà al fianco degli abitanti: «Abbiamo dovuto indagare noi per scoprire chi erano i nuovi sopiti del condominio. Abbiamo un sistema di mappatura dei residenti e nessuno ci aveva avvertito che c’erano dei richiedenti asilo. Qui abitano 100 famiglie, con due ascensori, non siamo un centro di accoglienza e chiederemo che vengano trasferiti altrove». Il governatore della Regione, Luca Zaia, ieri mattina è tornato a tuonare contro la Caserma Serena: «Questi centri non debbono più esistere. Gestiamo la fase acuta nell’interesse dei cittadini, dopodiché vanno smantellati». © RIPRODUZIONE RISERVATA
la polemica politica
«Pochi tamponi al personale» Medico-candidato contro le Usl Claudio Beltramello, candidato del Pd in consiglio regionale sostiene che le aziende sanitarie procedono in ordine sparso nello screening di medici e infermieri TREVISO
Il medico castellano Claudio Beltramello, candidato del Partito democratico al Consiglio regionale e specialista in Igiene e Salute Pubblica, at-
tacca la politica dei tamponi portata avanti in queste settimane dalle aziende sanitarie del territorio. «Meno casi di Covid rispetto ai giorni della grande emergenza, ma anche molti meno tamponi al personale sanitario. E ora si scopre che le diverse Usl procedono in ordine sparso nello screening di medici, infermieri, ostetriche, tecnici, biologi, operatori socio sanitari» denuncia Beltramello «abbia-
mo appreso che la Regione, con una nota del 23 giugno scorso, ha circoscritto i tamponi obbligatori per il personale sanitario ai soli addetti di area Covid e a chi assiste pazienti fragili, mentre in alcune Usl chi lavora negli ambulatori (pur essendo una delle categorie più a rischio perché si relazione col pubblico) non viene più sottoposto a tampone. Ogni Usl ha scelto per conto proprio in che tempi e a
Sopra il condominio di via Pisa. Sotto, agenti in assetto anti sommossa e l’arrivo del dottor Rigoli
il bollettino delle ultime 24 ore nella marca
Schizza in alto la curva dei contagi, 19 nuovi positivi Donna tornata da Barcellona in Terapia intensiva La curva dei contagi schizza ancora verso l’alto: 19 nuovi positivi nelle ultime 24 ore nella Marca, segno più anche davanti al dato relativo ai soggetti collocati in isolamento, 1. 193 trevigiani (+ 9 rispetto al giorno precedente). Continua a preoccupare la situazione all’interno dell’ex caserma Serena e il cluster esploso nella ditta Bartolini di Casale sul Sile, ma l’autorità sanitaria non abbassa la
quale categoria di lavoratori mantenere i controlli periodici attraverso i tamponi: una vera anarchia». Il candidato del Pd esprime preoccupazione per la gestione disomogenea degli screening e teme che così facendo il virus possa tornare a circolare più facilmente. Ad esprimere il suo disappunto è anche Arturo Lorenzoni, candidato presidente per la coalizione di centrosinistra in Veneto: «Mancano regole comuni stringenti ad esempio sui lavoratori del servizio mensa, delle ditte di pulizia che ogni giorno entrano ed escono dai reparti, sugli addetti al trasporto dei pazienti. Ci risulta che la Regione non abbia dato indicazioni univoche su queste categorie, e quindi
guardia sui casi di rientro da località dove la pandemia sta colpendo duro: Croazia, Ecuador, ma anche Spagna, con una donna ritornata da Barcellona, ora ricoverata in Terapia Intensiva all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso mentre altri 3 familiari sono risultati malati. Si registrano poi sul territorio una serie di infezioni sporadiche, che nulla hanno a che vedere l’una con l’altra: 3 casi con sin-
Claudio Beltramello (Pd)
Arturo Lorenzoni (Pd)
tomi quali tosse e febbre, uno ricoverato in Malattie Infettive, due isolati e seguiti a domicilio, uno nel Trevigiano e l’altro nel Coneglianese. L’azienda sanitaria rinnova l’appello a rispettare la regola delle “3M” contro il contagio: lavarsi frequentemente le mani, indossare la mascherina nei luoghi chiusi o affollati, stare ad almeno un metro di distanza l’uno dall’altro. Insomma, le regole che da mesi si richiedono a tutti, giovani e meno giovani, per evitare che il virus torni a diffondersi e soprattutto vanificare il lavoro dei mesi scorsi. V.C
ogni Usl abbia agito per conto proprio, chi facendo controlli del tutto simili al personale dipendente chi lasciando alla discrezionalità dei datori di lavoro esterni l’attuazione dei tamponi». Da rivedere, secondo Beltramello e Lorenzoni, anche la gestione delle vacanze estive del personale sanitario per arginare il rischio di contagio: «Non ci sembra prudente prevedere il tampone solo per chi si è recato all’estero. Anche se una persona va in ferie ad esempio a Jesolo diventa potenzialmente a rischio per possibili contatti con i numerosi turisti che arrivano dall’estero e con altri connazionali provenienti da tutte le aree del Paese». — VALENTINA CALZAVARA © RIPRODUZIONE RISERVATA
L'ARENA
14 Cronaca
Giovedì 13 Agosto 2020
LACLASSIFICA. Ilrendiconto del ministerodell’economia efinanzesuibilancidelle 32 maggioricittà premiaVerona
Spesasociale e tariffe IlComune brillainItalia È quarto, erogando effettivamente l’87% di quanto stanzia ai disagiati Primoperplateaticimenocariepertempidi pagamentoaifornitori Enrico Giardini
È quarto in Italia quanto a capacità di spendere soldi per servizi sociali e assistenza. E in testa per la celerità nel pagare i fornitori, in massima parte imprese locali, e per le tariffe più basse dei plateatici e dei rifiuti. È la fotografia dell’Amministrazione comunale di Verona scattata in una classifica del ministero dell’economia e finanze relativa ai bilanci 2018, che tocca le 32 maggiori città capoluogo, sul centinaio di tutta Italia. E dice che Verona è tra le prime dieci meglio amministrate. Uno degli ambiti in cui il Comune scaligera eccelle è nella capacità effettiva di spendere i soldi per il sociale. Dai minori agli anziani a famiglie in difficoltà. Come illustra il sindaco Federico Sboarina Verona è quarta, sulle 32 città, riuscendo a spendere l’87 per cento dell’intera somma destinata al sociale la quale si aggira sui 30-35 milioni l’anno. La media nazionale è del 69 per cento. Al primo posto Ravenna, poi Parma e Modena. Torino è al 65 per cento,
PalazzoBarbieri,il municipio scaligero:Verona è aiprimi posti inItaliaper quanto riguardai servizi sociali
Napoli al 28, Foggia al 30, Palermo al 40. «Come sempre abbiamo detto, e non soltanto negli ultimi mesi del Covid, la nostra Amministrazione non lascia indietro nessuno, delle fasce deboli, e questi dati, certificati dal ministero delle finanze, confermano la virtuosità del nostro operato a favore dei cittadini». Per
quanto riguarda invece i tempi di pagamento dei fornitori, Verona è al primo posto, sulle 32 città prese in esame dal rendiconto, riuscendo a liquidare le imprese nei primi 25 giorni, essendo a 30 giorni la scadenza di legge. Come illustra ancora Sboarina, sono 17 su 32 le città che sforano il termine, con punte, cita-
I NODIDEL POST COVID. In pistail candidatodel Pdalle elezioniregionali
«Impiegoeuniversità Emergenzagiovani» Allegri:«Incentivarel’occupazione ele iscrizioni» Entra nel vivo la campagna per le elezioni regionali del 20 e 21 settembre. E a tenere banco sono, inevitabilmente, anche le conseguenze della pandemia Coronavirus, che in Veneto ha causato la morte di oltre duemila persone, un numero quattro volte maggiore di contagiati oltre a ricadere pesantemente sull’economia. E su quest’ultimo punto lancia l’allarme Giandomenico Allegri, vicesindaco di Sommacampagna, candidato del Pd alle elezioni regionali, nella coalizione del candidato alla presidenza Arturo Lorenzoni. «Un giovane su sei ha perso l’impiego per il Covid», dice Allegri, «e servono politiche di ampio respiro. L’emergenza rischia di marginalizzare intere generazioni, già vittima della precarietà del lavoro». La pandemia «rischia di lasciare una cicatrice su un’intera generazione di ventenni e trentenni, già vittime della precarietà e con redditi mediamente più bassi rispetto ad altre fasce di popolazione, con un meno 11 per cento rispetto alla media nazionale». Per il candidato del Pd «si tratta di tanti giovani prevalentemente occupati nell’economia informale, spesso con minori tutele. Di questo dob-
GiandomenicoAllegri,candidato delPdalleelezioni regionali
biamo occuparci privilegiando un’impostazione politica lungimirante, che - oltre ad affrontare l'emergenza occupazionale post-Covid - inizi seriamente a progettare oggi le opportunità che i giovani potranno continuare a mettere a frutto nel medio e lungo termine». Da imprenditore, che da giovane fondò la sua azienda, Allegri vede la necessità di ridare speranza a una generazione. «Le stime dell’Osservatorio Talents Venture attestano una preoccupante riduzione delle iscrizioni per il prossimo anno accademico dell’11 per cento. Il ministro dell’U-
niversità e Ricerca Manfredi paventa un calo che potrebbe toccare il 20. Occorre incentivare la ripresa degli studi universitari», precisa, «anche affrontando il tema degli affitti per i fuori sede, e avviare un circolo virtuoso di innovazione in campo occupazionale. L’Istat rileva come gli italiani siano già fra gli ultimi in Europa per livello di istruzione: in Italia i laureati sono il 19,6 per cento della popolazione, un valore molto basso rispetto a una media europea del 33,2», conclude Allegri, che vede tra i rischi post-Covid anche ripercussioni sulla natalità. • E.G.
te dal sindaco, che vanno ben oltre e con una media di giorni di sforamento di 37. «Il ministero riferisce che a Napoli si paga in 321 giorni, a Salerno in 260, a Reggio Calabria in 214. Anche in questo caso siamo virtuosi e i fornitori del Comune sono i piccoli e medi imprenditori del nostro territorio, i quali si ve-
Lafesta SanBernardino MuraFestival alBastione Prende forma il primo MuraFestival 2020, l'iniziativa voluta dall'Amministrazione per fornire occasioni di svago ai cittadini durante l'estate, valorizzando il patrimonio difensivo delle mure e dei suoi valli e facendoli vivere dalla mattina alla sera, occasioni di svago in sicurezza dati gli ampi spazi aperti. Ad accendersi per primo di luce e numerose proposte di intrattenimento è il bastione di San Bernardino, tra Porta Palio e San Zeno. Dall'ultima settimana di agosto e per tutto il mese di settembre, l'area ospiterà iniziative sportive, ludiche, teatrali e musicali, in grado di soddisfare le esigenze di tutti, dai bimbi e le loro famiglie, dagli appassionati di yoga e pilates agli amanti della musica e del cibo, che sarà assicurato dalla presenza di food truck a tema. Tutto all'insegna della sostenibilità e dell'impatto zero, nel rispetto di un'area che è patrimonio Unesco. Le vecchie panche lasceranno quindi spazio ai plaid stesi direttamente sull'erba, al posto delle seggiole ci saranno le balle di fieno e una pedana in legno sarà il palco per spettacoli e concerti.
dono pagati in tempi molto celeri». In corrispondenza di una gestione positiva delle proprie attività, il Comune si ricava ancora dal rendiconto - mantiene costi del personale fra i più bassi in Italia, con una spesa annuale in rapporto ai residenti pari a 327 euro per ogni veronese. Verona primeggia anche nella comparazione delle tariffe dei plateatici con altre città. In riferimento alla zona 1, corrispondente nella città scaligera a piazza Bra, piazza Erbe e aree limitrofe, il costo a Verona è di 141 euro al metro quadrato all’anno, mentre a Padova è di 161, a Venezia di 436, a Treviso di 153, a Milano di 750, a Firenze di 403, a Torino 206 e a Roma 191. «E la tassa rifiuti è tra le più basse d’Italia. Manteniamo costi di gestione del personale fra i più bassi di Italia, inoltre», precisa Sboarina. «Spesso gli enti pubblici sono cattivi pagatori per i tempi troppo lunghi che creano difficoltà alle imprese e per i costi elevati della macchina, ma da noi non è così. L’efficienza che caratterizza il privato, a Verona è anche in Comune. Amministrare bene non significa accrescere i costi a carico dei cittadini», conclude, «ma realizzare i migliori risultati possibili con una oculata gestione delle risorse disponibili». •
Prando(Casartigiani)
«Menotasseaimprese artigianeefamiliari Cosìsisalvaillavoro» Usciredallacrisi per l’emergenzaCoronavirus? «Investirenellavoro»,eciò ricordandoche«lepiccole e medieimpresesono la spina dorsaledelnostro Paese». È l’appellodelveronese Andrea Prando,segretarioregionale di Casartigiani.Ciòdopocheil Governohaapprovatoqualche giornofail “decreto Agosto” chehaintrodottoparziali rateizzazioniper le tasse sospesedurante l’emergenza Covid,proroghe dellacassa integrazioneedei licenziamentienuoveindennità peri lavoratori stagionali. «Sonotutte misureutili, queste»,dicePrandoin una nota,«ma chetuttavianon vannoal nocciolodella questioneenonrisolvono i problemisul tavolo». Il“decreto Agosto”, come analizzail segretariodi CasartigianiVeneto, «purtropponon cambiala sostanzadegliinterventi precedentidelGoverno. È previstala rateizzazione delle tasse,ma soloper il 50per centodiquelle sospese nei mesiscorsi.Le imprese artigianeele Pmi,invece,sono al100 per cento ingrave difficoltà.Siproroga la cassa integrazioneeil divietodi licenziamento,maquesto strumentonon puòessere la soluzione.Perché ciòche manca»,rimarcaancora Prando,«nonèla volontà di
AndreaPrando salvaguardarei propri collaboratori,mail lavoro.Ese non c’èlavoro,il temadeilicenziamenti siporrà, ancorapiùseriamente, traqualche mese». Casartigianiinvece,come puntualizzailsegretario regionale analizzandole misure governative, «proponediinvestire nellavoro delleimprese,abbassandole imposizionierealizzandouna riformacomplessivadel sistema fiscalechepreveda,adesempio, unalleggerimentodella tassazioneperartigiani e imprese familiari». Inalternativa, concludeAndrea Prando,«diproroga inproroga, ritroveremole piccole emedie impresemorte per asfissiaela politicadovrà renderneconto. Vorreiricordarechele piccole impreserappresentanola spina dorsaledell’economiadelnostro Paese.Equestosempre,quindi nonsoltanto quandosi èinvista delleelezioni». E.G.
SICUREZZA. L’assessoresulcasodellacasermaSerena diTreviso
«Immigrati,si segua l’esempiodiVerona» Polato:«DalGoverno unagestioneirresponsabile» Continua la polemica a distanza sull’ex caserma Silvio Serena di Casier, in provincia di Treviso. «Nel centro di accoglienza dei migranti all’ex caserma Serena di Treviso avrebbero dovuto fare ciò che abbiamo fatto con celerità qui a Verona, all’Hotel Monaco, ad aprile: dividere i positivi al virus dai negativi». A dirlo è Daniele Polato, assessore alla Sicurezza e alla Protezione civile del Comune di Verona. Secondo Polato, candidato di Fratelli d’Italia al Consiglio regionale, «i numeri sono sotto gli occhi di tutti: alla Serena in due mesi si sono impennati i casi, negli ultimi dieci giorni addirittura sono quasi raddoppiati, da 133 registrati il 30 luglio ai 246 attuali tra i migranti e 11 tra gli operatori. È chiaro che qualcosa all’interno della cooperativa che gestisce il centro non ha funzionato ed è chiaro che tra i migranti non c’è stato il rispetto del distanziamento e l'utilizzo della mascherina». Ma per Polato c’è un problema ancora più evidente: «La gestione dell’immigrazione da parte del Governo che è sciagurata. Il caso a Treviso è eclatante, è evidente», afferma, «che l’immigrazione irregolare non è più solo un pro-
DanielePolato, assessore ecandidato di Fratelli d’Italia
blema di ordine pubblico, ma anche una questione sanitaria». Nel centro di accoglienza per richiedenti asilo sono ospitate o lavorano 309 persone e 246 di loro sono risultati positivi ai test. Una situazione che ha causato numerose reazioni. Il governatore Luca Zaia ha chiesto lo smantellamento della struttura. Indignato anche Arturo Lorenzoni, candidato per il centrosinistra: «Tutti i segretari nazionali delle forze politiche che mi sostengono devono venire alla caserma Serena, una vergogna nazionale. Qui sono rinchiuse centinaia di persone la cui unica colpa
è la povertà». «Oggi i nuovi focolai», continua Polato, «nascono da due situazioni: da chi ritorna da viaggi e vacanze, e dall’immigrazione. Ma se nel primo caso si riescono a individuare e registrare le persone e quindi a contenere la diffusione dei contagi, nei centri d’accoglienza la situazione rischia di sfuggire di mano. Qui si va oltre la disputa politica o ideologica sull’immigrazione, c’è di mezzo la nostra salute. Gli italiani se ne sono stati mesi in casa, ora non si può rovinare tutto per una gestione dell’immigrazione irresponsabile». •