20-GIU-2020 Estratto da pag. 28
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 1
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 1
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 1
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 9
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 1
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 10
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 10
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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 16
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3043
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 16
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 37
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 37
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 8
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 26
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 27
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19-GIU-2020 Estratto da pag. 7
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
6566
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 9
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3043
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 9
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 1
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 26
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3043
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 26
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3043
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 12
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 12
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3043
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 9
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3043
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 9
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 5
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3043
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 5
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3043
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 8
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3043
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 8
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3043
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 5
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 1
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 1
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 8
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3043
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 3
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 13
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3043
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 5
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 8
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20-GIU-2020 Estratto da pag. 8
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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SABATO 20 GIUGNO 2020 - ANNO XVIII - N. 146
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: Via F. Rismondo 2/E - 35131 Padova - Tel 049 8238811 - Fax 049 8238831 E-mail: corriereveneto@corriereveneto.it
Venezia
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I concerti
Piranesi e il dialogo tra arti in mostra a Palazzo Cini
Quasi sereno Vento: S 11.4 Km/h Umidità: 46%
Da Morgan a Balasso, i big a Villafranca
a pagina 14 Tuzii
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VENEZIA E MESTRE
LE ALTRE EDIZIONI: Padova-Rovigo, Treviso-Belluno, Vicenza-Bassano, Corriere di Verona
OGGI 26°C
Onomastici: Consolata, Ettore
corrieredelveneto.it
La ricerca Parla il primario Roberto Rigoli, scelto da Zaia per coordinare le Microbiologie della regione. «A settembre improbabile un ritorno virulento»
Studio veneto: virus indebolito
Indagine degli scienziati tra Venezia e Verona su 60mila tamponi. «Il Covid ora è come un’influenza» LE DONNE PENALIZZATE di Vittorio Filippi
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«Oggi il virus è poco aggressivo e, avendo una carica molto bassa, risulta meno contagioso», spiega Roberto Rigoli, l’uomo scelto da Zaia per coorinare il microbiologie del Veneto. È il risultato di u n o s t u d i o co n d ot to s u 60mila tamponi. «Anche se venisse trasmesso, il virus risulterebbe depotenziato rispetto a quello che, ad esempio, dovevamo affrontare un mese fa. Infine, osserviamo che una buona parte di chi risulta positivo al tampone, in realtà non è infettante». a pagina 5 Priante
TREVISO
IL PORTO DI VENEZIA
Terminal Mantovani la guerra non si ferma
L’ALTO ADRIATICO
Il sistema del mare e le opportunità perse
di Alberto Zorzi
di Alessandro Mangiaterra
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uove bordate tra il presidente del Porto orse la politica non ha capito l’importanza avvero curioso. Musolino e i rappresentanti di Regione e strategica dei porti. O più probabilmente è Mentre il Città Metropolitana nel consiglio di gestione. il contrario: è talmente chiaro il valore della coronavirus ha A bilancio bocciato il commissariamento si av- posta in gioco che a tutti i livelli istituzionali si (per motivi non vicina e il governo non pare intenzionato a sal- scatenano appetiti di potere, smanie di poltroancora chiariti) vare il presidente. Il nodo del contendere è il ne, lotte fratricide.Risultato: l’Italia, afflitta dal fatto molti più morti tra i termin di Fusina costruito in project financing male antico del nanismo portuale, rischia di maschi che tra le donne, nel da Mantovani, l’azienda del Mose essere tagliata fuori dai grandi traffici futuri. post-pandemia le vittime a pagina 2 a pagina 3 sono indubbiamente le donne. In questo caso i motivi non sono affatto misteriosi, dato che la cosiddetta fase Incidente in handbike Operato d’urgenza nella notte due è selettiva con quei settori economici – come il turismo, la ristorazione, i servizi alla persona e alle case – a preponderanza femminile. Insomma si ripropone l’antica disuguaglianza di genere: le donne saranno pure «l’altra metà del cielo», come si diceva un tempo, ma non riescono a divenire l’altra metà del mondo del lavoro. Per non parlare di quelle donne che tentano di vivere assieme la maternità ed il lavoro. Diventando così delle «equilibriste», come le chiama l’ultimo rapporto di «Save the Children» dedicato appunto all’essere madri in Italia. Specie in questi tempi traballanti ed avari, in cui per le donne è divenuto particolarmente difficile sia il lavoro che la maternità. Figuriamoci mettere insieme le due cose. Sappiamo che essere equilibristi è per definizione una attività Atleti Cerimonia di consegna dei Collari d’Oro, in foto Alex Zanardi, e Federica Pellegrini (Lapresse) rischiosa, specie se le reti di protezione mancano o sono lex Zanardi è ricoverato a insufficienti. Per cui se si Siena, gravissimo, dopo perde l’equilibrio si cade un incidente durante il «suo» rovinosamente: è in effetti tour con atleti paralimpici. quanto accade alle nascite e al Sportivi, amici, tifosi: i tanti lavoro delle donne, entrambi messaggi dal Veneto che lo ha in caduta libera ed ora di Renato PIva e Andrea Pistore a pagina 6 adottato. accelerata.
Federica, gli amici, la sua Padova A il dramma di Alex colpisce tutti
continua a pagina 5
Bugliesi guida Fondazione di Venezia
Il rettore di Ca’ Foscari nominato presidente. Lo sfidante Costa: largo ai giovani Con il voto compatto di dieci consiglieri su quattordici, da ieri il nuovo presidente della Fondazione di Venezia è il rettore uscente di Ca’ Foscari Michele Bugliesi, che ha prevalso su Paolo Costa. I mesi scorsi Bugliesi era stato indicato come possibile candidato sindaco del centrosinistra per sfidare il sindaco uscente Brugnaro. Ieri le prime congratulazioni sono state quelle via tweet del sindaco: «Un incarico prestigioso per il futuro della nostra città. a pagina 7 Zicchiero
VENEZIA
ADDIO AD ALBERTO D’AMICO
Il cantore del Novecento popolare
di Massimiliano Cortivo
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ote e impegno politico, Alberto D’Amico, il veneziano artista-mito degli anni Sessanta con «Canzoniere popolare veneto» è scomparso ieri all’età di 76 anni. a pag. 13
● ALL’INTERNO REPORT REGIONALE
Posti di lavoro «La caduta si è arrestata» di Gianni Favero
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avoro, la perdita di posti si è arrestata. Lo dice il report di Veneto Lavoro. il Veneto si avvia alla normalità. Ma con 69 mila posti in meno e l’incognita a pagina 11 autunno. E A2A RILANCIA
Agsm-Aim: tre offerte alternative di Lillo Aldegheri
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er la fusione Agsm-Aim ci sono tre offerte di partnership alterinative ad A2a, avanzate da Hera, Iren e Alperia-Dolomiti. Ma i lombardi potranno rilana pagina 11 ciare.
TEN RESTAURANT
Pranzo gratis, la promozione post lockdown di Antonino Padovese
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a catena «Ten Restaurant«, più conosciuta come Kofler, ha pensato di rilanciarsi offrendo per una settimana pranzi gratis alla clientela. a pagina 6
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REGIONE
SABATO 20 GIUGNO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
Coronavirus: come ripartire
Case di riposo, meno vincoli per gli accessi Emergenza per le liste d’attesa, ospedali bombardati da 10 mila telefonate al giorno: il governatore invoca “comprensione” Albino Salmaso / VENEZIA
Il Covid ha fatto raddoppiare i tempi delle liste d’attesa e i call center degli ospedali sono sommersi da migliaia di telefonate di pazienti arrabbiati per i ritardi accumulati nel lockdown: le visite per la prevenzione slittano al 2021. Concluso il vertice con i Dg delle Usl, Luca Zaia dal suo “tg web” lancia un appello e chiede “comprensione” per uscire dall’emergenza. La pandemia che ha ingolfato la macchina della sanità, non fa più paura nelle 300 case di riposo che ospitano 30 mila anziani: i tamponi indicano un tasso di contagio sotto l’1 per cento tra il personale sanitario e gli ospiti contro il 6% di marzo e quindi da lunedì si passerà alla “fase 2”. Cosa significa? Che verranno allentati i vincoli e cadranno le barriere che impediscono ai familiari di incontrare i genitori. Da metà maggio, le Rsa hanno riaperto le graduatorie per accogliere nuovi ospiti ma gli ingressi procedono al ralenty. Il principio di precauzione prevale sull’efficienza del servizio e i “nonni” restano volentieri in famiglia per entrare in ospizio solo nella fase finale della non-autosufficienza. Poi c’è l’addio. Oggi si viene ammessi dopo due tamponi e 14 giorni di isolamento totale. Superati i test si passa alla vita di comunità ma gli incontri con i parenti sembrano quelli in carcere: mascherina, visiera di plastica e schermo di plexiglass per evitare ogni contatto. Zaia ieri ne ha parlato con i 12 direttori generali delle Ulsl: «L’assessore Lanzarin ha anticipato le nuove linee guida per l’accesso alle case di riposo, che entreranno in vigore lunedì, quando firmerò la nuova ordinanza. Noi abbiamo chiesto la massima flessibilità e la massima comprensione». Il secondo tema discusso con i Dg riguarda le liste d’attesa. «Dopo molti mesi di assenza di prestazioni è ovvio e inevitabile che gli indi-
catori di giugno mostrino un +50% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Alcuni call center ricevono circa 10 mila telefonate al giorno. Chiedo quindi un attimo di comprensione, perché siamo in una fase di non facile gestione, non tanto nell'erogazione delle prestazioni, quanto sul fronte delle prenotazioni, che costituiscono un collo d'imbuto. Con i direttori gene-
Azzalin (Pd) ribatte «Non si può chiedere agli utenti malati di portare pazienza» rali abbiamo parlato anche dell’accoglienza per i turisti positivi al Covid. Ricordo che garantiamo la quarantena, sulla base dell’accordo con Federalberghi, e bisogna quindi organizzare le strutture per farlo». L’assessore Manuela Lanzarin ha poi spiegato che alle case di riposo verrà garantito un fondo straordinario per mettere in sicurezza i bilanci, dopo la crisi delle entrate per la pandemia. Novità positive da Roma per i centri estivi dei ragazzi: i 135 milioni stanziati dal governo Conte garantiscono 9,8 milioni al Veneto. Soldi che verranno trasferiti direttamente ai 508 sindaci che hanno fatto domanda, avviando le convenzioni con le parrocchie e le strutture private. Sulle liste d’attesa interviene Graziano Azzalin del Pd. «Zaia non può nascondersi dietro l’emergenza Covid-19 per le promesse non mantenute e giustificare così il forte ritardo delle attività ambulatoriali e diagnostiche nelle Usl venete. Questa situazione c’era anche prima, adesso si è aggravata. Ma la Giunta deve lavorare per risolvere i problemi, non chiedere comprensione agli utenti. Troppo comodo volere solo gli onori senza gli oneri». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Da lunedì nuove linee guida nelle case di riposo per garantire gli accessi agli anziani
dopo il via liBera del Senato all’election daY
Zaia: «Si voti il 20 settembre Stop ai seggi nelle scuole» La maggioranza rossoverde ricompattata nel voto bis Il Viminale sta studiando soluzioni alternative: caccia a 50 mila edifici pubblici VENEZIA
Sarà election day per le 6 regioni, i 1100 comuni (Venezia compresa) e per il referendum che taglia da 945 a 600 le poltrone dei parlamentari. Ma quando si andrà alle urne? Mistero. Il testo approvato con il voto di fiducia fa riferimento a una “finestra” dal 15 settembre al 15 dicembre e introduce il vincolo dell’accorpamento delle tre consultazioni, ma non indica i giorni. Sarà quindi compito del governo scegliere tra il 20-21 set-
tembre o una data successiva: tutto sarà legato al rischio della pandemia bis. L’altro vincolo riguarda le scuole: se il ministro Azzolina sotto la spinta delle regioni ha indicato nel 14 settembre la riapertura delle lezioni, appare evidente che sarebbe assurdo chiuderle una settima dopo per insediare i seggi elettorali. E quindi l’orizzonte si allunga al 27 settembre e alla prima domenica di ottobre come pare voglia fare la Sardegna per non bloccare il flusso del turismo. Mai decisione è stata più caotica e avvelenata dalle polemiche. Ieri al Senato, la maggioranza divisa sul Mes ce l’ha fatta a superare il muro alzato da Lega, FdI e Forza Italia. Ma il voto di fiducia bis fatto ripetere dalla presidente
Casellati ha surriscaldato il dibattito, con scambio di accuse violentissime tra Gasparri e i grillini scesi in campo per difendere la vicepresidente Taverna dopo l’errore sul conteggio del voto. Da Venezia, Luca Zaia ribadisce la sua posizione dopo aver precisato che il lodo sull’autonomia non sta bloccando il centrodestra: «Se si votasse il 15 dicembre sarebbe una tragedia. Non abbiamo vie di fuga: il 20 e 21 settembre, prima data utile, sono l’unica soluzione per l’election day. Ci resta solo questa data, visto che il 15 settembre è una presa in giro, non essendo né sabato né domenica». Il presidente ha poi manifestato segni d’insofferenza verso il premier Conte: «Attende-
Abbattere le statue ma soltanto nel rispetto della storia
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ALBINO SALMASO © RIPRODUZIONE RISERVATA
VINCENZO MILANESI
IL COMMENTO
a statua di Montanelli ora è stata ripulita, e la Magistratura fa le doverose indagini. Ma il problema della “decapitazione” delle statue di Cristoforo Colombo si ripresenta periodicamente, negli Usa, e senza bisogno che accadano fatti tragici come quelli dei giorni scorsi contro cittadini afroamericani. Di là dall’Atlantico anche altre statue sono state abbattute, quelle di alcuni comandanti dell’esercito confederato sudista nella Guerra di Secessio-
remo ancora qualche ora, non mesi. E non giustifico assolutamente il Governo, perché mi chiedo cosa stia aspettando ancora». Sulla possibilità di non votare nelle scuole Zaia ha precisato: «Tra il voto digitale e il voto nelle scuole ci sta lo spostamento dei seggi in altre strutture. Conoscendo il senso civico delle amministrazioni comunali, ci sono le condizioni tecniche per farlo». A fianco del Veneto c’è anche il segretario dem Nicola Zingaretti, che ha raccolto la proposta di Alessandra Moretti. L'idea è stata vagliata dal Viminale che ha avviato le verifiche ma la soluzione appare molto complessa. I dati indicano che sono oltre 50mila i plessi coinvolti: si tratta della stragrande maggioranza delle sedi elettorali; c'è poi una piccolissima parte di impianti sportivi e altre strutture. Per non coinvolgere le scuole occorrerebbe dunque trovare 50mila luoghi pubblici e avvisare gli elettori sul cambio di seggio. —
ne. E in Gran Bretagna addirittura statue di Winston Churchill sono state aggredite e brutalizzate, come nel caso di Montanelli. Sono da mettere sullo stesso piano tutte queste manifestazioni di disprezzo per figure comunque storicamente importanti del passato? Di primo acchito sembrerebbe di sì, dato che tutte sono compiute in nome della difesa di princìpi etico-politici che quei gesti violenti vorrebbero riaffermare. Le cose però sono (quasi) sem-
pre un po’ più complesse di come si presentano. Perché occorre avere rispetto della storia, all’interno della quale i valori ed i princìpi cambiano, evolvono, secondo dinamiche assai difficili da determinare in astratto. Le statue dei comandanti sudisti negli Usa sono state erette per una sorta di “damnatio memoriae”… all’incontrario, cioè per tenere viva con un’operazione puramente politica la memoria di un’ideologia suprematista che si vuole oggi
riaffermare da parte di alcuni, onorando con una statua eretta un secolo dopo generali dei Confederati sudisti che per l’affermazione di quell’ideologia suprematista stavano combattendo contro gli Stati del Nord, gli Unionisti. E poi avevano magari anche fondato il Ku Klux Klan. Un conto è abbattere la statua di Stalin dopo la denuncia delle atrocità da lui ordinate pochi anni prima, o gettare a terra quella di Mussolini dopo il 25 aprile, altro conto è aggredire le statue di per-
sonaggi storici ai quali quelle statue sono state erette per mantenere la memoria di ciò che essi avevano fatto “per” il loro popolo, non “contro” di esso, o addirittura per l’umanità intera, come Cristoforo Colombo, pur essendo stati quei personaggi comunque figli del loro tempo, ed averne anche talvolta condiviso valori che noi oggi riteniamo non più degni di essere riaffermati, anzi li riteniamo odiosi pregiudizi. La differenza sta nel fatto che non per riaffermare quei pre-
giudizi le statue di quei personaggi sono state erette, ma per tutto quanto di importante e di positivo hanno fatto “nonostante” siano stati vittime anch’essi di quei pregiudizi diffusi nei tempi loro. Non vanno certo onorati per non essere stati capaci di sottrarsi a quei pregiudizi, ma per quanto di importante e degno hanno fatto nella loro vita complessivamente considerata. Attenzione, dunque, perché altrimenti dovremmo bruciare anche tutti i libri di Aristotele, perché per Aristotele la schiavitù non era un problema, anzi era una cosa “naturale”. E abbattere la statua di Washington. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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REGIONE
SABATO 20 GIUGNO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
il piano territoriale di coordinamento del veneto
Il Pd: «Inutile il Ptrc dimezzato 11 anni persi, 5 milioni sprecati» Non c’è intesa col Mibac di Franceschini sui vincoli paesaggistici: la Lega tira dritto Fracasso e Zanoni: «Resta l’assalto al territorio con Veneto City voluto da Chisso» Albino Salmaso / VENEZIA
Due cifre che valgono più di un seminario: 4.832.808 euro spesi in consulenze tecniche e convegni e 11 anni di lavoro. Il record della lentezza. L’identikit del Prtc, il piano territoriale di coordinamento che la Lega vuole approvare in consiglio regionale tra qualche settimana, è un «monumento allo spreco e all’inefficienza delle giunte Galan e Zaia», dicono in coro i consiglieri regionali del Pd Fracasso, Azzalin, Zanoni, Pigozzo e Zottis che hanno dato fiato a tutta la loro delusione. Il motivo è uno solo: il Prtc elimina i vincoli di tutela paesaggistica introdotti con intelligenza dalla Dc nel 1992. Il ministero dei Beni Culturali guidato da Franceschini ha posto seri ostacoli e negato il nulla osta, ma l’assessore all’Urbanistica Corazzari ha perso la pazienza e vuole approvare il dossier dimezzato: via libera alla parte
Il gruppo del Pd e dell’opposizione in consiglio regionale del Veneto
urbanistica mentre quella di tutela ambientae e paesaggistica può aspettare, pur di chiudere una storia infinita che grida scandalo. «Questo piano nasce nel 2009 con l’allora assessore Renato Chisso: sono passati
11 anni, è stato oggetto di ben 24.230 osservazioni da parte di associazioni di categoria, di tutela del territorio, comitati locali, aziende e privati tra il 2009 e il 2014 ma in aula a Venezia approda monco. E non ha nemmeno la va-
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lenza paesaggistica così come accade pressoché in tutte le altre regioni italiane» dicono Andrea Zanoni e Bruno Pigozzo. «Si fa tabula rasa dei vincoli sulla raccolta della flora e dei minerali, sulla caccia e sul transito dei fuoristrada, sul taglio di alberi e limiti agli indici di edificabilità, restauri di edifici con caratteristiche e tipologie tipiche dei luoghi». Quello che resta in vigore è invece l’elenco delle grandi opere dell’éra Galan-Chisso, ricordate da Fracasso e Zottis come uno spreco del territorio, primato negativo del Veneto condiviso con la Lombardia. «Si tratta di Veneto City, il megapolo del terziario con centri direzionali e strutture centrali di grandi imprese, previsto a Dolo e Pianiga. Approvato nel 2011 e pubblicato nel Bur a gennaio 2012, con Accordo di programma del 2001, non è mai stato realizzato. Superficie interessata: 718.000 mq di cui
500.000 mq edificabili. La crisi dell’urbanistica ha fermato la colata di cemento ma nel nuovo Prtc, Veneto City resta come monumento allo spreco». Graziano Azzalin ha invece parlato del progetto Motorcity: si tratta dell’Autodromo del Veneto con un parco divertimenti, aree commerciali e alberghiere. E’ previsto nel Veronese, tra Vigasio e Trevenzuolo, con una legge specifica e nel piano d’area Quadrante Europa. Si sviluppa su 4,5 milioni di metri quadrati, di cui 1.145.000 edificabili. Anche qui è tutto bloccato ma riproposto, alla pari di altri grandi progetti. Giudizio positivo invece
Azzalin: l’unica idea buona è l’autostrada del mare Porto Levante-Venezia sull’Autostrada del mare Porto Levante-Chioggia-Venezia: «La questione della navigabilità per noi è fondamentale, sia per l’economia che per l’ambiente: permetterebbe di abbattere costi e ridurre l’inquinamento. Occorre però crederci davvero, invece nel Piano trasporti queste indicazioni sono totalmente assenti», conclude Azzalin. Ultima battuta a Fracasso: «Se questo è il biglietto da visita della Land of Venice per uscire dall’incubo Covid non ci siamo proprio». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
guadagnini attacca
«Pedemontana troppo cara 12 chilometri a 2,2 euro» VENEZIA
«La Pedemontana Veneta? È una strada necessaria, ma troppo costosa. Preparatevi a fare due pieni: uno alla macchina e l'altro al casello, sperando che basti. Perché rischia di essere l'unica autostrada in Italia che si paga tre volte». Antonio Guadagnini, presidente del Partito dei Veneti e candidato alla presidenza della Regione interviene sulle tariffe della Pedemontana: «Per 12 chilometri il costo al casello tra Breganze e Malo è di 2 euro e 20 centesimi. Il che implica che nel tratto completo la Pedemontana costerà 18 euro - analizza Guadagnini effettuando una proiezione empirica sui 98 chilometri tra Montecchio Maggiore e Spresiano. Una cifra enorme se la si confronta con il costo che un cittadino medio registra con la propria Punto 1.2 8V che ha un consumo reale di di 9,1 lt/100km. Nel tratto Malo-Breganze il nostro automobilista spende 1 euro e 88 centesimi, meno di quanto costi uscire dal casello dopo appena 12 chilometri» — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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SABATO 20 GIUGNO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
FELTRE
E mail belluno@corrierealpi.it Belluno Piazza Martiri, 26/b Centralino 0437/957.711 Fax 0437/957.750 Abbonamenti 800.860.356 Pubblicità 0437/942.967
commercio
santa maria del prato
I venerdì sera in centro pronti a cambiare formula
Nuova Rianimazione giovedì arriva Zaia per l’inaugurazione FELTRE
Salta il programma tradizionale, si studia un piano di animazioni alternative L’assessore Visalli: «Dobbiamo evitare tanto afflusso in un solo momento» Raffaele Scottini / FELTRE
Le restrizioni anti Covid cambiano volto anche alla formula degli intrattenimenti estivi in centro. Saltano i classici venerdì sera per evitare assembramenti, ma il Comune sta lavorando insieme all’Ascom per organizzare un palinsesto di animazioni a luglio e agosto per incentivare il commercio e il rilancio della città. Nel frattempo, l’assessore al commercio Irma Visalli è in attesa che i negozianti comunichino i nominativi dei loro rappresentanti per costituire la cabina di regia che poi seguirà le animazioni per luglio e agosto. Se ne era parlato nella riunione di febbraio, prima che l’emergenza coronavirus cambiasse tutti i programmi. «Abbiamo avuto un colloquio con l’Ascom di Feltre e l’Ascom provinciale per condividere la necessità, una volta fatto il programma a cui stiamo lavorando, di lavorare insieme ai commercianti per la questione degli orari, perché è chiaro che saranno loro a dire cosa pensano che possa convenirgli», spiega l’assessore Irma Visalli. Quest’estate molto difficilmente si potranno riproporre i classici appuntamenti dei venerdì sera che ormai da anni costituiscono un punto fermo nell’estate feltrina. «Stiamo ipotizzando cose diverse per il problema degli assembramenti», sottolinea Visalli, «per garantire che non ci siano eventi che porti-
Il centro gremito lo scorso anno durante un venerdì sera
no tanto afflusso in un solo momento». Cambiano le modalità, dunque, ma c’è voglia di ripartire e un segnale di ripresa arriva dalle domande di ampliamento dei plateatici di bar e ristoranti, che appe-
Sono una trentina le richieste di ampliamento dei plateatici na possibile si sono mossi per aumentare lo spazio esterno dove sistemare tavolini, pedane e gazebo. Le domande autorizzate dal Comune sono una trentina, ma ne sono state presen-
santa maria del prato
Sconfigge il coronavirus ma si spegne in ospedale prima della dimissione FELTRE
Aveva sconfitto il virus alla bella età di 88 anni ed era stata riaccolta con entusiasmo e incoraggiamenti dal personale del Santa Maria del Prato che l’aveva avuta in cura prima del trasferimento al San Martino di Belluno per un lungo ricovero in area Covid, dove infine si era negativizzata ed era dunque guari-
L’ospedale di Feltre
tate due anche da negozi di abbigliamento: le istanze sono in corso di valutazione. Prima di dare una risposta serve un sopralluogo per capire quali sono gli spazi. «Le autorizzazioni sono state date in tempi velocissimi e questo lo dobbiamo al lavoro fatto dall’ufficio tecnico, Tosap e vigili urbani. Sono felice che le domande siano state tutte evase. Una trentina di locali sono tanti, ma oltre al numero l’importante era non farli aspettare un minuto di più di quanto servisse. Appena la commissione dei capigruppo ha chiuso i suoi lavori, eravamo pronti per dare le risposte», sottolinea l’assessore al commercio. «È stato fatto un buon lavoro e mi sembra che
gli esercenti siano soddisfatti». La stragrande maggioranza degli ampliamenti dei plateatici riguarda il centro, ma ce ne sono anche nelle frazioni (Villabruna e Arson) e nelle zone periferiche della città. «Un ottimo segnale di ripresa», rimarca Irma Visalli, che si dice altrettanto contenta di come stanno reagendo i clienti: «Le persone, dopo essere state chiuse in casa tanto tempo, hanno voglia di stare fuori e credo anche che i plateatici restituiscano un’atmosfera un po’diversa agli spazi della città. Vanno ricordate però le regole del distanziamento, questo è importante». —
ta dall’infezione virale. Giovedì al Santa Maria del Prato, però, l’anziana è deceduta. A causare la morte sono state le patologie di cui era affetta per l’età e probabilmente per marasma senile subentrato in un fisico tanto provato dalla dura, ma alla fine vincente, “battaglia” contro il Covid 19. Era rientrata all’ospedale di Feltre solo da pochi giorni, nel reparto internistico dove si sarebbe completato il percorso prima della dimissione. Ma era anche apparso chiaro quanto la paziente fosse sofferente e avviata alla terminalità. Purtroppo la maggior parte dei “grandi anziani”, ricoverati al San Martino di Belluno come ospedale di riferimento per la gestio-
ne dei casi Covid, non ce l’hanno fatta a superare l’infezione virale avendo già una grave compromissione, per polipatologia, delle condizioni generali di salute. Intanto, sul fronte della lotta al coronavirus, le case di riposo con i loro anziani ospiti e i dipendenti si stanno affrancando dal virus. Quella di Alano di Piave, la Sant’Antonio Abate dove si era acceso uno dei primi focolai, da ieri è tornata “Covid free”. Lo ha comunicato con soddisfazione sui social la direzione della struttura a conclusione dei cicli di tamponi, L’ultimo risultato, quello di ieri, documenta la negatività di tutti, ospiti e operatori. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L.M.
Al Santa Maria del Prato giovedì mattina torna il governatore del Veneto, Luca Zaia, per l’inaugurazione della nuova Rianimazione nella piastra chirurgica terminata in marzo, e della Patologia neonatale rimessa a nuovo. Zaia era già venuto a Feltre, in agosto 2019, per il taglio del nastro del nuovo Pronto soccorso, in un momento in cui non servivano le precauzioni che invece saranno messe in atto questa volta. Nessun assembramento e inviti contingentati. Il completamento dell’unità operativa di Rianimazione, con attrezzature e arredi, precede quello delle sale operatorie. La dirigenza Usl Dolomiti ha infatti ricominciato da qui, dopo il temporaneo rallentamento lavori per l’energenza Covid, per garantire una sicurezza in più ai cittadini pazienti in un periodo difficile, come è stato quello dei primi mesi di quest’anno. La nuova Rianimazione, infatti, diventa il luogo strategico di accoglienza e gestione di eventuali contagiati che non possono essere trattati nella struttura di anestesia e rianimazione attuale. L’investimento per la nuova piastra chirurgica con il Pronto soccorso è consistito in oltre 40 milioni di euro. Le realizzazioni all’ospedale di Feltre sono state progettate su una superficie complessiva di 8 mila metri quadrati con un investimento che, comprese le dotazioni tecnologiche, sfiora i 45 milioni di euro. Si è iniziato con la nuova
Una nuova sala operatoria
Radiologia, inaugurata formalmente in aprile dell’anno scorso alla presenza dell’assessore alle politiche sociosanitarie Manuela Lanzarin, ma già operativa dal dicembre 2018 che comprende tre Digitali radiologiche dirette con attrezzature di ultima generazione, di cui una in grado di eseguire anche esami in 3D, una zona mammografica, due ambulatori per esami ecografici, una zona per ortopantomografie, zona Tac e la zona per le Risonanza Magnetica. Per Rianimazione, alla fine dell’anno scorso l’Usl Dolomiti ha affidato la fornitura di lampade scialitiche, pensili, travi testaletto, sistemi per il sollevamento paziente a binario, monitor visualizzatori immagini endoscopiche e radiologiche per l’allestimento delle sale operatorie e delle terapie intensive della piastra servizi alla ditta Trumpf Med Italia di Limena per un importo complessivo di aggiudicazione di 599 mila euro. È stata arredata a tempo record, sempre nel pieno dell’epidemia, per i pazienti positivi al Covid ai quali fosse fatto un intervento chirurgico in urgenza. — LAURA MILANO
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Sabato 20 Giugno 2020 Corriere del Veneto
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Primo piano Le infrastrutture
Dalprojectaifondiperleimprese continuailbracciodiferrosulPorto Presidente contro Regione e Città, gelo del governo. Il nodo del terminal di Fusina VENEZIA Il governatore del Veneto Luca Zaia e il sindaco di Venezia e della Città metropolitana Luigi Brugnaro ribadiscono di non essere i «mandanti politici» della bocciatura del bilancio del Porto di Venezia da parte del comitato di gestione. Il presidente Pino Musolino e i due consiglieri «ribelli» Maria Rosaria Campitelli e Fabrizio Giri (che rappresentano Palazzo Balbi e Ca’ Corner) continuano a «darsele di santa ragione» e il fronte dello scontro si allarga dai soldi dati a un’azienda del gruppo Mantovani – con il sottinteso che si tratta dell’azienda che capitanava il Mose, ora in concordato preventivo – per il terminal di Fusina a quelli post-Covid alle imprese e ai lavoratori. E dopo che giovedì sera c’era stato un profluvio di dichiarazioni pro-Musolino da parte di Pd e Italia Viva, ieri a Palazzo Chigi la cautela regnava sovrana: il governo, in primis il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli, che ha la competenza sui porti, vuole vedere tutte le carte prima di decidere se ci siano i presupposti di un commissariamento del Porto lagunare o se «salvare» Musolino. Il termine per l’approvazione del bilancio scade il 30 giugno e ieri il presidente ha rilanciato l’ipotesi di una nuova riunione a breve per superare l’impasse. Una cosa però è certa: anche, ma non solo, per questo scontro, sia a Roma che a Venezia sono ormai pochissimi a scommettere su un suo secondo mandato: e la sua è una poltrona ambita. Giovedì è scoppiata la bomba, quando Campitelli e Giri hanno deciso di bocciare il bilancio. Il nodo centrare, scritto in tre pagine di dichiarazioni di voto, è la mancata condivisione della revisione del piano economico finanziario del terminal di Fusina, che ha portato a dare ai privati più soldi (9 milioni) e più anni (10) di concessione: nel merito, ovviamente, ma anche nel metodo, visto che hanno accusato Musolino di aver tenuto loro nascosti i passaggi che
La vicenda ● Il consiglio di gestione del Porto di Venezia è composto da 5 membri: il presidente del Porto, il rappresentante della Regione, quello della Città metropolitana e i due membri della Capitaneria ● Questi ultimi non votano il bilancio e per tanto la contrarietà di Regione e Città è bastata a bocciarlo ● Se non verrà approvato entro il 30 giugno il governo potrebbe decidere di commissariare la gestione ● Regione e Città temono che l’operazione Terminal di Fusina possa finire alla Corte dei Conti, di qui la bocciatura
hanno portato all’accordo. Ma tutti hanno pensato anche agli scontri tra Musolino e Brugnaro in questi anni: il primo ha infatti stoppato il nuovo garage multipiano in Marittima, ha battagliato con Ca’ Farsetti sullo sviluppo urbanistico delle aree di confine portuali, da ultimo ha perfino mandato un esposto sul parcheggio creato su un terreno del sindaco a Marghera e servito da una navetta per Venezia. «Su questo tema invito alla prudenza - ha però ribadito ieri Brugnaro - il voto è arrivato da due esperti stimati, evidentemente avevano le loro motivazioni. Attenzione a chi volesse piazzare una scommessa politica, strumentalizzando la questione». Sulla stessa linea Zaia: «Bisogna togliersi dalla testa l’idea di una regia occulta - ha affermato Non dico che il porto non abbia funzionato, ma qui si par-
la di questioni di bilancio e non mi sembra che siamo in presenza di tecnicismi buttati lì». Il governatore invita Musolino a «controdedurre»: «Ma lasciamo fuori la politica da queste questioni». Musolino ieri è tornato all’attacco di Campitelli e Giri. «La procedura su Fusina si è chiusa con il voto favorevole del comitato di gestione del 20 gennaio (in cui però Giri votò contro, mentre Campitelli non c’era, ndr) e non può essere un motivo valido per votare no a un consuntivo di bilancio - ha ribadito - Questo non comporterà alcun benefi-
In difficoltà Comunque vada, difficile che Musolino resti presidente per il secondo mandato
cio alla comunità portuale, ma stroncherà sul nascere la possibilità di erogare, a sostegno delle categorie più colpite, 6 milioni di euro previsti dal decreto legge “Rilancia Italia”». Il presidente, nella conferenza stampa di giovedì, ha coinvolto anche i presidenti delle due compagnie di lavoratori portuali, e ieri i due «rivali» l’hanno invitato, sdegnati, a «non strumentalizzare nulla e nessuno», sottolineando che il decreto non vincola i fondi all’ok definitivo al bilancio. «Il Porto è finanziariamente solido, come dice il presidente, e non può essere un problema reperire i soldi nelle pieghe dell’attuale bilancio di previsione - scrivono i due membri - Quanto alla riduzione dei canoni, l’avanzo di amministrazione è una delle possibili poste finanziarie indicate, ma non certo l’unica». La conclusione è poi iro-
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Zaia Bisogna togliersi dalla testa l’idea di una regìa occulta
nica, quando sottolineano la «coerenza» di Musolino: «Nulla ci ha detto quando ha firmato l’accordo dei 9 milioni - concludono - e nulla ci ha detto oggi, quando invece si tratta di sostenere i lavoratori del Porto». «Non posso commentare falsità palesi e aperte dimostrazioni di ignoranza di procedure amministrative perché farei violenza a quel minimo di intelligenza che mi riconosco», è la durissima replica del presidente. Che in conclusione, però, rilancia l’ipotesi di una «composizione bonaria» del problema. «Intendo riconvocare il comitato e chiudere una vicenda assurda - afferma - Se dovesse mancare la disponibilità, intendo rivolgermi alle Istituzioni competenti per ristabilire la verità, amministrativa, ma anche storica». Alberto Zorzi © RIPRODUZIONE RISERVATA
La versione dei privati
Mantovani: «Nessuno ci ha regalato niente» Ma Costa aveva detto no
«S
e qualcuno dice che è stato regalato qualcosa alla Mantovani, non ha letto bene le carte. Forse non sa che il rendimento del project financing è stato ridotto dal 9 al 6 per cento e ci siamo presi il “rischio traffico”, che prima era invece in carico all’Autorità portuale: se le navi non arrivano, il danno è nostro, mentre prima l’ente mi doveva indennizzare». Maurizio Boschiero, ad di Mantovani e di Ve.Ro.Port.Mos., la società del gruppo che gestisce il terminal di Fusina, racconta la sua versione dell’iter che ha portato alla contestata revisione del Piano economico finanziario (Pef) dell’opera. «La concessione tra l’Autorità portuale e la nostra società risale
al 2010 e prevedeva una serie di pattuizioni, tra cui l’equilibrio del Pef, come avviene in tutti i project - spiega - Siccome nei primi anni non ci sono stati i traffici previsti, abbiamo chiesto la revisione e di fronte alle iniziali resistenze dell’ente avevamo anche proposto di recedere dal contratto». Il problema è che a quel punto – sostiene Boschiero, ma lo ha detto più volte anche Musolino – il Porto avrebbe dovuto indennizzare i privati dei lavori fatti e degli utili di quelli da fare: «Un totale di 73 milioni per lavori certificati da soggetti terzi, non inventati - dice l’ad Mantovani - Hanno ritenuto più conveniente avviare una trattativa, che ha portato al pre-
accordo del 27 luglio 2018, alla delibera del comitato portuale del 20 gennaio scorso e alla firma del secondo atto aggiuntivo di un mese fa, il 27 maggio». Il timbro finale sui 9 milioni di euro in più – due già versati, altri 7 da dare – e su un allungamento della concessione di 10 anni, oltre al posticipo della costruzione di un hotel e di uffici: per ora si partirà solo con un parcheggio. «Ne abbiamo discusso quasi due anni con il supporto di tre avvocati e una docente della Bocconi - ripete Boschiero - altro che regalo». Nel frattempo il cantiere della seconda darsena – che porterà da 2 a 4 le banchine, come da progetto originario – sta andando avanti, anche se coni ritardi. «Il termine è previsto per il 31 marzo 2021 - spiega Boschiero - Abbiamo realizzato 3,5 milioni di euro di lavori sui 12 totali, di cui 9 finanziati dal Porto, che finora ci ha pagato solo i due iniziali. Gli altri 3 sono risorse nostre». La società è infatti in utile – «anche grazie al
business del trasporto auto che ci siamo inventati noi da zero», osserva con orgoglio l’ad – con 50 lavoratori (35 dipendenti, 15 esterni) e un fatturato passato dai 2 milioni del 2016 ai 7 dell’anno scorso. Ma sull’ipotesi che ora si rimetta mano a quell’accordo, Boschiero è secco: «E’ stato sottoscritto e io avrei il dovere di difendere il contratto»; che significa guerra legale. C’è però chi sottolinea che a dicembre 2016, poche settimane prima di essere sostituito da Pino Musolino l’ex presidente del Porto Paolo Costa aveva detto «no» alla prima richiesta di revisione, proprio ribaltando il ragionamento sul «rischio traffico». «Il riflesso sul Pef di una significativa discordanza tra stima e dati effettivi è in capo al concessionario come “rischio di mercato” - aveva spiegato Costa Il rischio proprio del concessionario non può neppure surrettiziamente essere trasferito al concedente». A. Zo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Le reazioni
Musolino, sostegno di partiti e comitati Centrodestra zitto E parte l’hashtag Addirittura c’è chi ha lanciato l’hashtag: #IoStoConMusolino. «Mai ci avrei pensato, grazie mille del supporto a tutti», ha «cinguettato» Pino Musolino, che da giovedì sera ritwitta tutti gli endorsement. Nell’arco di 36 ore al presidente dell’Autorità di sistema portuale sono arrivati una montagna di messaggi di supporto, tranne dal centroVENEZIA
destra, dopo che Luca Zaia e Luigi Brugnaro hanno ridotto tutto a una questione tecnica. Ma il resto dell’«arco costituzionale», una parte di società civile e comitati, il mondo imprenditoriale e di settore si sono schierati con lui e contro Regione e Città metropolitana. Parole pesanti, per esempio, quelle di Gianfranco Bettin, che il porto ce l’ha sul ter-
ritorio della Municipalità che guida, quella di Marghera: «Killeraggio - scrive - pretestuoso stop per fame di potere». Usa la stessa metafora l’ex sindaco e assessore Ugo Bergamo (Venezia Tua): «Brugnaro, Zaia e i loro sicari pugnalano proditoriamente, a sangue freddo, il Porto», afferma. «Tutto per una guerra di poltrone», sottolinea il Gruppo 25 aprile. E ieri in consiglio metropolitano il consigliere Andrea Follini ha chiesto spiegazioni a Brugnaro e presto dovrebbe esserci una seduta ad hoc. Il Pd è allineato con Musolino. «Zaia non può nascondersi dietro a un dirigente, dicendo che non è una sua competenza - dicono i consiglieri regionali Francesca Zottis e Bruno Pigozzo - Esiste una responsabilità politica, perciò
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Baldin Ho presentato una interrogazione per capire i motivi
vogliamo spiegazioni». «Indecente scambiare le risorse per i lavoratori per mettere a capo del Porto un loro uomo attacca il segretario regionale veneto Alessandro Bisato - il ministro De Micheli non si presti a questi giochi di potere». E anche il M5s esce allo scoperto con la consigliera regionale Erika Baldin: «Se la Regione e la Città metropolitana hanno deciso di dichiarare guerra al presidente Musolino, non hanno usato una bomba granché intelligente, viste le pesanti ripercussioni collaterali - sottolinea - Proprio per andare a fondo sulle motivazioni, ho deciso di presentare un’interrogazione». «Zaia e Brugnaro spieghino al più presto questo modo di agire», aggiunge Più Europa Venezia. «Mandiamoli a casa», attacca Pietrangelo Pette-
nò. Preoccupati anche i consiglieri comunali del Gruppo Misto Renzo Scarpa e Ottavio Serena, che con Andrea Gersich e Renato Darsiè avevano lanciato l’ipotesi di portare le crociere a Fusina: «Può essere bocciato un bilancio sul completamento di un’importante infrastruttura come il porto traghetti, a maggior ragione se rappresenta l’unica immediata risposta alla necessità di allontanare dal bacino di San Marco le navi da crociera?». Luca Becce, presidente di Assiterminal, censura «il ruolo crescente e determinante della politica locale nel processo decisionale delle Autorità portuali». «Musolino ha lavorato bene nell’interesse della comunità portuale», sottolineano i colleghi di Assoporti. (a. zo. – gi. co.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Bettin Killeraggio, uno stop pretestuoso per la fame di potere
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Sabato 20 Giugno 2020 www.gazzettino.it
La fase 3 a Nordest IL BILANCIO VENEZIA Superata la soglia dei duemila decessi. Per la precisione le vittime del Coronavirus in Veneto sono 2.001, quattro in più in ventiquattr’ore. Una cifra che assume quasi un valore simbolico a sottolineare la scia di morte che questa epidemia ha portato nel territorio regionale. Un dato tragico inserito in un contesto che continua a dare segni di contenimento del contagio. Nel rilevamento di ieri pomeriggio le persone che hanno contratto il virus dall’inizio dell’epidemia erano 19.235 (+2), gli attualmente positivi 578 (-2), i guariti 20 in più rispetto al giorno precedente per complessivi 16.656, i ricoverati in ospedale 224 (-16) dei quali solo 30 ancora positivi al virus e 12 (+1) i pazienti in terapia intensiva.
Coronavirus in Veneto il contagio è ai minimi ma superati i 2000 morti Zaia «Entro lunedì la nuova delibera `Aumentate del 50% le liste d’attesa per case di riposo e centri per disabili» a causa dell’avvio di tutte le prestazioni `
RSA Per avere la nuova ordinanza su case di riposo e centri per disabili bisognerà attendere lunedì, come annunciato ieri durante il consueto punto stampa nella sede della Protezione civile di Marghera dal presidente Luca Zaia. È già tutto pronto ma «attendiamo il parere del Comitato tecnico scientifico per un provvedimento fondamentale per risolvere i problemi che ci sono dal punto di vista procedurale e della responsabilità» garantendo che si tratterà di «una proposta agile, sia per l’ingresso dei familiari, sia per la presa in carico di nuovi ospiti». Strutture, come ha precisato l’assessore Manuela Lanzarin, che hanno ora meno dell’un percento di positivi tra gli ospiti e nessuno tra gli operatori.
REGIONE VENETO Il governatore Luca Zaia e una casa di riposo. Annunciata entro lunedì l’ordinanza per gli anziani e i disabili accolti nelle strutture sia per le visite dei familiari sia per i nuovi ingressi
`L’analisi dell’aria
Sempre di sanità si parla, ma si spazia su un altro fronte, per quanto riguarda il bando per i nuovi direttori generali delle nove Ulss, delle due Aziende ospedaliere e dello Iov pubblicato ieri
LO STUDIO
PUBBLICATO IL BANDO PER LA NOMINA DEI NUOVI DIRETTORI GENERALI DI ULSS, OSPEDALI E IOV
nel bacino padano durante il lockdown
VENEZIA Inquinamento atmosferico in calo nelle regioni del bacino padano a marzo, nel periodo iniziale di applicazione del lockdown. È quanto emerge dall’analisi Life Prepair sull’andamento della qualità dell’aria nelle settimane di emergenza sanitaria che ha riguardato oltre a Veneto e Friuli Venezia Giulia, anche Emilia-Ro-
LE LISTE D’ATTESA «Dopo mesi di assenza di prestazioni, eccetto per l’oncologia e le emergenze - dice Zaia - è inevitabile che gli indicatori di giugno mostrino un più 50% rispetto allo stesso mese dello scorso anno». Con alcuni call center che ricevono fino a 10.000 telefonate al giorno. «Chiedo comprensione spiega il presidente - perché siamo in una fase di non facile gestione, non tanto nell’erogazione delle prestazioni, quanto sul fronte delle prenotazioni, che costituiscono un collo d’imbuto». Mentre per i turisti che scopriranno di aver contratto il virus durante un soggiorno in Veneto, si farà carico di tutto la Regione non solo da un punto di vista sanitario, ma anche di alloggio. «Ricordo che garantiamo la quarantena - prosegue Zaia - sulla base dell’accordo con Federalberghi e quindi stiamo individuando strutture per poterli ospitare». Intanto sono arrivati i finanziamenti per i centri estivi: dei 135 milioni destinati alla fascia 3-14, 9,8 milioni sono per il Veneto e la Regione girerà questi soldi ai 506 Comuni che ne hanno fatto richiesta, come ha spiegato l’assessore Manuela Lanzarin.
LA DATA DELLE ELEZIONI
«Inquinamento in calo del 40%, ma non il Pm10»
IL NUOVO BANDO
dalla Regione Veneto. L’avviso dura 30 giorni, poi interverrà una commissione nominata dalla Giunta regionale per valutare i requisiti e dare al presidente Zaia una short list di chi ha titolo per fare il direttore. La lista dei nuovi nomi verrà comunicata entro il 31 dicembre. Un tema, questo, affrontato nell’incontro tra i vertici della Regione e i direttori generali delle Ulss assieme al problema delle liste d’attesa, lunghe il doppio rispetto a giugno dell’anno scorso.
magna, Lombardia e Piemonte. Coinvolti gli assessori regionali all’Ambiente e per il Veneto Gianpaolo Bottacin che ha voluto sfatare l’immagine di un territorio inquinato: «La riduzione fino al 40% sull’intera pianura padana di alcune emissioni più inquinanti è un risultato significativo - ha detto - gli inquinanti gassosi presi in considerazione come benzene e ossidi di azoto hanno mostrato cali importanti». Ma ha voluto anche sottolineare che il Veneto e tutto il bacino padano hanno «meno Pm10 e ossidi di azoto pro-capite rispetto alla media europea». Precisando inoltre che si aspettano ancora i risultati
della ricerca che sta indagando eventuali correlazioni tra inquinamento atmosferico ed epidemia da Covid. Tornando all’ultima analisi congiunta tra regioni, ha dimostra che i valori di Pm10 registrati dalle stazioni nel mese di marzo sono stati mediamente inferiori rispetto agli anni precedenti, anche se c’è una diminuzione meno marcata rispetto a quella degli inquinanti gassosi. Nel periodo preso in analisi va anche detto che c’è stato un picco di concentrazione di Pm10 registrata a fine mese, causata dal trasporto di masse d’aria ricca di polvere dai deserti dell’area del
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Caspio. «Questo dimostra quanto le condizioni meteorologiche influenzino la qualità dell’aria» precisa l’assessore veneto Bottacin. Si è inoltre ipotizzato che la diminuzione più contenuta sia dovuta alla presenza di inquinanti come l’ammoniaca derivante dall’agricoltura e dall’allevamento e dall’aumento dei consumi di gas e di legna per il riscaldamento domestico, in condizioni meteorologiche che hanno limitato la dispersione degli inquinanti. Il prossimo rapporto si occuperà della qualità dell’aria nei mesi successivi sempre coinvolti dal blocco totale. (r.ian). © RIPRODUZIONE RISERVATA
Rimane poi ancora aperto il filone dell’election day che trascina anche l’avvio delle scuole. Dopo aver fissato la finestra tra il 15 settembre e il 15 dicembre, Zaia ha ribadito quanto sostiene da sempre: «Se si votasse il 15 dicembre sarebbe una tragedia, confido nella prima data utile che è quella del 20 e 21 settembre e mi chiedo cosa attenda ancora il governo per confermarla», dimostrandosi favorevole ai seggi fuori dalle scuole, aggiungendo che «conoscendo il senso civico delle Amministrazioni comunali, ci sono le condizioni tecniche per poterlo fare». Infine nega ancora una volta l’ascesa a livello nazionale: «Non ho nessuna ambizione di fare una scalata all’interno del mio partito». E riguardo al ritardo in alcuni accordi sui candidati, ha aggiunto: «Non mi risulta che non siano stati chiusi per questioni legate all’Autonomia». Raffaella Ianuale © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Infrastrutture a Nordest VENEZIA Una veduta del terminal per le grandi navi passeggeri
Le carte che hanno fatto saltare il bilancio al porto La Campitelli scopre in ritardo di mesi l’accordo da 9 milioni `I rappresentanti di Regione e Città Metropolitana: con Venice.Ro.Port.Mos. e lo boccia: «Elementi insufficienti» verbali non veritieri e pagamenti fatti a nostra insaputa `
PORTO DI VENEZIA VENEZIA Riunione del Comitato di gestione dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale del 29 novembre 2018. Maria Rosaria Anna Campitelli, rappresentante della Regione, con la condivisione di Fabrizio Giri (rappresentante della Città metropolitana di Venezia), chiede di inserire a verbale una dichiarazione relativa al terminal di Fusina, dopo aver “scoperto” un mese prima che il Porto nei mesi antecedenti aveva fatto un accordo con la società di gestione del terminal, la Venice Ro Port Mos, che comportava la corresponsione di 9 milioni a quest’ultima: «Come componente del Comitato di Gestione per la Regione Veneto ritengo non siano stati
forniti al Comitato, elementi istruttori idonei e sufficienti». È solo la prima delle carte finora rimaste riservate che prova come i due enti evidenzino da due anni i problemi sollevati giovedì mattina, quando hanno clamorosamente bocciato il bilancio 2019 dell’Autorità, peraltro caratterizzato da ottimi risultati. Un atto che ha irritato il presidente, Pino Musolino, il quale ha accusato i due enti di aver presentato dichiarazioni fotocopia senza aver “mai chiesto spiegazioni” sull’argomento quando sarebbe stato il momento. Dalle stesse carte si scopre che il verbale di quella seduta (29/11) non è mai stato approvato in quanto - accusano i due componenti esterni (il terzo è Musolino) - “non rappresenta quello che è emerso dalla registrazione e tra-
scrizione della seduta”. Perché Campitelli e Giri (che hanno il sostegno delle rispettive amministrazioni) hanno ritenuto critica quell’operazione? Perché la società concessionaria di Fusina annovera come socio di controllo l’impresa Mantovani (79%, attualmente in procedura di concordato preventivo) e temono ci possano essere problemi di solvibilità poiché in quegli anni non erano stati pagati i canoni.
I DUE MEMBRI DEL COMITATO GESTIONE: TIMORI PER LA PRESENZA DELLA MANTOVANI, SOCIO DI CONTROLLO E IN CONCORDATO
I SOLDI PAGATI Nel luglio 2019, i componenti esterni al Porto del Comitato di gestione avevano poi appreso che erano stati pagati 2 milioni “nonostante il Pef non sia stato modificato” e avevano chiesto che i rimanenti 7 fossero destinati ad avanzo di bilancio vincolato, in modo da essere utilizzati solo dopo la modifica del Pef e la sua approvazione. Campitelli e Giri lamentano poi che il decreto con il pagamento di 2 milioni del 7 agosto 2018 non è stato rintracciato sul portale trasparenza fino al giugno 2019. Un errore della società informatica incaricata della pubblicazione, si stabilirà più avanti. Le sorprese non finiscono. «Si apprende nel mese di settembre 2019 - scrivono i rappresentanti di Regione e Cm - a segui-
Il Pd si schiera: «Manovra elettorale, i problemi dovevano tirarli fuori prima» LE REAZIONI VENEZIA «Ho preso posizione in difesa del presidente del Porto Musolino perché non mi sembrava che una bocciatura del bilancio fosse il modo di esprimere la propria contrarietà a un documento finanziario sano. Il Ministero ora farà i suoi approfondimenti, se c’erano delle perplessità andavano affrontate prima». Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia, all’indomani della bocciatura del bilancio del Porto, dichiara di non essere a conoscenza delle motivazioni che hanno portato i rappresentanti di Comune e Regione a esprimere la propria contrarietà al consuntivo di autorità portuale. Nel frattempo si moltiplicano
reazioni che entrano invece nel merito della vicenda. «Gli stanziamenti alla Mantovani erano stati autorizzati nel bilancio di previsione - sostiene Ugo Bergamo, ex sindaco di Venezia, senatore e promotore del movimento “Veneziaètua” - bocciare il consuntivo non ha senso. Se c’erano segnalazioni da fare, dovevano essere fatte alla Procura. Non credo che Musolino sia così sprovveduto da fare cose illegali alla luce del sole. Di
PIGOZZO E ZOTTIS PREANNUNCIANO INTERROGAZIONI IN REGIONE BERGANO: COSÍ SI BLOCCA TUTTO
fatto, questa mossa, blocca l’operatività del porto». Sulla stessa linea anche il parlamentare Pd Nicola Pellicani, che dice di aver richiesto un’audizione a proposito della vicenda del finanziamento alla società, su cui relazionerà il rappresentante in comitato di gestione per la città metropolitana Fabrizio Giri. «Il fatto di bocciare il bilancio è stata una manovra elettorale, altro che libertà di coscienza. Se il problema risaliva ad anni precedenti, perché la bocciatura è avvenuta solo ora? - chiede Pellicani - La questione va analizzata con la massima attenzione, certo è che questo non aiuta una città che sta tentando ora di risollevarsi. Non si capisce però perché Brugnaro abbia indugiato fino ad ora ad intervenire se c’erano questioni poco chiare».
Il segretario regionale del Pd Alessandro Bisato chiede «al Ministro De Micheli di non prestarsi a questi giochi di potere e di pretendere chiarezza sulle manovra fatte dalla Regione e soprattutto dal sindaco Brugnaro per destituire Musolino. È indecente - dice - bloccare investimenti e risorse per milioni di euro pur di insediare un presidente a loro vicino». E aggiunge che «le ripercussioni della decisione le subiranno migliaia di famiglie la cui vita dipende dai porti». La vicecapogruppo regionale Pd Francesca Zottis e il consigliere Bruno Pigozzo annunciano un’interrogazione per chiedere spiegazioni in consiglio regionale. «Bocciare senza motivo un bilancio con un avanzo di 25 milioni e un utile di 10 è grave, Zaia non può nascondersi die-
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Lavoratori in crisi «Lo stop al bilancio non impedisce aiuti» VENEZIA «Il presidente Musolino spaccia una sua opinione per verità assoluta». Campitelli e Giri tornano sull’argomento per dire che la mancata approvazione del rendiconto non impedisce di erogare un contributo di 60 euro al giorno ai lavoratori portuali, previsto dal Decreto Legge 34. «Il Presidente - dicono i due componenti del Comitato di gestione - ha dichiarato che ha già preparato i decreti di erogazione e per questo deve aver individuato le risorse da erogare, quindi chiediamo con forza di procedere con la decretazione come dichiarato. Ha anche dichiarato che il Porto è finanziariamente solido: proprio per questo non può essere un problema reperire due milioni per far fronte al sostegno dei lavoratori portuali in difficoltà nelle pieghe dell’attuale bilancio previsionale. Un bilancio che conosciamo bene. Tra l’altro - proseguono - è solo un dettaglio rilevare come, ancora una volta, il comitato di gestione fosse totalmente all’oscuro dei provvedimenti che il Presidente dichiara di aver già pronti alla firma. A questo punto chiediamo con forza che l’Autorità portuale faccia ogni sforzo per reperire immediatamente le risorse per i lavoratori, senza strumentalizzare nulla e nessuno. Anche per la riduzione dei canoni dei concessionari. Trovi il Porto le risorse ora e subito per la riduzione dei canoni, l’avanzo di amministrazione è una delle possibili poste finanziarie, ma non certo l’unica; l’avanzo, inoltre, resta, non scompare domani». © RIPRODUZIONE RISERVATA
to di ricerca sul sito dell’Autorità, che in data 15 aprile 2019 si era già provveduto ad erogare anche la restante parte di 7 milioni. Di questa erogazione non si è mai parlato in Comitato».
POCA CHIAREZZA Lo scenario, insomma non sarebbe così chiaro come è stato descritto dal presidente. «Nei vari incontri avvenuti nella sede dell’Autorità - si legge nella documentazione - è sempre stata chiara la posizione di Regione e Città Metropolitana: contrarietà ad erogare una somma a fondo perduto verso un Concessionario, inadempiente nei canoni, con collaudi effettuati sulle opere realizzate solo in minima parte, e per il quale il socio di riferimento da parte “Mantovani” è sottoposto a procedure concorsuali; contrarietà inoltre ad estendere la concessione di ulteriori 10 anni, unico tema sul quale il Comitato di Gestione viene chiamato a esprimersi». A questo punto, il quadro non è chiaro, poiché dipenderà molto dagli input che arriveranno dal Ministero delle Infrastrutture. Musolino ha davanti a sé ancora 9 mesi e ha già detto di essere disponibile per un altro mandato. Finora il ministro Paola De Micheli è rimasta in silenzio e se ci dovesse essere una nuova bocciatura, il rischio di un commissariamento dell’ente (con conseguente nuova nomina dopo le elezioni regionali e amministrative) potrebbe concretizzarsi. Michele Fullin © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il segretario regionale Bisato : «Regione e sindaco Brugnaro per un nuovo presidente»
tro a un dirigente, dicendo che non è una sua competenza. Esiste una responsabilità politica» I senatori Andrea Ferrazzi e Vincenzo d’Arienzo chiedono invece a Regione e Città metropolitana di «rivedere la propria scelta o di motivarla con argomentazioni responsabili e credibili» e sottolineano come il voto contrario impedisce di destinare per Venezia i cinque milioni di euro disponibili nel Decreto Rilancio. «Un’azione scellerata che nega a Venezia un’importante risorsa, utilissima per favorire decine di aziende che lavorano nel settore per rilanciare le loro attività provate dall’epidemia». «È l’unico modo - concludono - per permettere a tante im prese di avere i benefici economici». Raffaella Vittadello © RIPRODUZIONE RISERVATA
L'ARENA
Sabato 20 Giugno 2020
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IlVenetoelalottaalvirus
CRESCEANCORAIL NUMERO DI PERSONEMESSEIN ISOLAMENTO
Inunamassadi altri11mila tamponi positivolo 0,01%
ASORPRESA,OLTREAI VERONESI(+26)RISALGONOI RODIGINI(+11),SEGUITIPOIDA TREVIGIANI(+10),PADOVANI (+9)EDAIBELLUNESI(+7)
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CALANO PERÒ DI CONTINUO I VENETI “ATTUALMENTEPOSITIVI” ALVIRUS
Primo Piano 9 ADESSOSONOINTUTTO578, CON128TREVIGIANIEALTRI 116CONDOMICILIOFUORI REGIONE:LEALTREPROVINCE SONOSOTTOQUOTA100
INODIDELLAFASE2. Ilgovernatorelancial’appelloaiveneti:«Dopomesidiblocco,orasiècreatouncollodibottiglia.Servepazienza».Elunedìnuoveregoleperlecasediriposo
«Ospedali,oraèassaltopervisiteedesami» Cristina Giacomuzzo
«Ci sta arrabbiarsi quando chiami una, due volte e non ti rispondono. Ma ai veneti chiedo comprensione. Non abbiamo la bacchetta magica. Negli ospedali, per la prenotazione delle visite specialistiche ed esami dopo mesi di blocco per affrontare l’emergenza Covid-19, si è creato un collo di bottiglia. Ora è inevitabile dover aspettare». Il governatore, Luca Zaia, allarga le braccia e chiede pazienza. Ieri mattina presto, dall’unità di crisi di Marghera, in teleconferenza ha sentito i dg delle Ulss per fare il punto della situazione. «Ci sono call center che ricevono fino a 10mila telefonate al giorno - racconta -. Siamo assistendo ad un vero assalto agli ospedali dopo mesi di stop. Per far spazio all’onda dei malati di coronavirus avevamo fermato tutto, tranne urgenze e oncologici». E così il fermo si è protratto fino a inizio maggio. Ma allora c’era evidentemente tanta, troppa diffidenza, forse ancora paura, per andare volontariamente nelle strutture ospedaliere e rischiare. E così, moltissimi, per precauzione, hanno deciso di aspettare ancora. IL BOOM. Poi con giugno, il
via alle telefonate per prenotare la visita dallo specialista o l’esame diagnostico. Ed è stato come un fiume in piena che ha rotto gli argini, come dice lo stesso Zaia. Che ammette: «Adesso siamo in una fase non facile di gestione delle richieste. Rispetto a giugno dello scorso anno, segniamo un + 50%. Attenzione. La difficoltà non è sul fronte sanitario, ma della prenotazione vera e propria. Le liste di attesa? Inevitabili. Per questo ho chiesto ai direttori generali delle singole Ulss di fare il punto della situazione per avere una reale e aggiornata dimensione dei flussi en-
tro lunedì. Abbiamo accumulato un quarto delle prestazioni di un anno. Faremo il possibile, ma serve pazienza». RSA, NUOVE LINEE GUIDA E SOLDI. Per lunedì, poi, Zaia
annuncia la presentazione delle nuove linee guida per le case di riposo. «Un ottimo lavoro di tessitura tra le esigenze delle famiglie, degli ospiti e delle strutture è stato fatto dalla dipartimenti di prevenzione e dall’assessore Manuela Lanzarin». E lascia il testimone alla bassanese, referente della sanità veneta, che spiega: «Abbiamo consegnato la bozza delle nuove procedure, aggiornate rispetto a quelle recepite un mese fa, al Comitato tecnico scientifico. Questo per anticipare, garantendo sicurezza, novità che alleggeriscano le procedure per l’entrata di nuovi ospiti. Procedure che sono lunghe (tampone, 14 giorni, poi altro tampone; ingresso in isolamento). Puntiamo poi a snellire anche le modalità delle visite dei familiari. Ne abbiamo discusso anche con i dg perché vogliamo applicare le norme su tutto il territorio. Questo perché i contagi ormai sono rari nelle Rsa: sotto l’1% per gli ospiti e quasi a zero per i sanitari». Altro fronte aperto, poi, riguarda il personale. «Mancano oss e infermieri: con le assunzioni fatte in tempi di emergenza Covid-19 molti sono transitati in ospedale. Ora la situazione è preoccupante. Con Uripa e Uneba stiamo cercando di mettere in campo una programmazione per la formazione veloce: non possiamo permetterci carenze di personale in queste strutture». L’ultima notizia riguarda i centri estivi. In Conferenza delle Regioni è stato approvato il riparto. Al Veneto spetteranno 9,8 milioni di euro che andranno direttamente ai 506 Comuni veneti che e hanno fatto richiesta. • © RIPRODUZIONERISERVATA
Ierialtre4
Le polveri respirabili calano più in Veneto che in Europa e il virus non c'entra
Levittime delCovid adessosono aquota2001 È ancora la pagina più nera a fare notizia: il Veneto ieri ha registrato altri quattro lutti, e quindi il conto delle vittime è salito oltre quota duemila, esattamente a 2001 morti. Un decesso è avvenuto in ospedale, al Borgo Trento di Verona, mentre gli altri tre della giornata sarebbero tutti stati registrati in case di riposo del Vicentino. Al momento il conteggio dei decessi vede 572 lutti tra i veronesi (quindi più di uno su quattro), 340 tra i vicentini, 324 tra i trevigiani (che nella prima fase dell’epidemia avevano più del doppio dei morti di qualsiasi altra provincia) e 302 padovani. Seguono 298 veneziani, 112 bellunesi, 35 rodigini e 15 persone che non avevano domicilio in Veneto. In compenso c’è stato un ulteriore calo (-16) di ricoverati che all’ingresso avevano il virus (adesso i positivi sono solo 30, uno dei quali è in terapia intensiva al Borgo Trento di Verona), anche se nelle terapie intensive si è risaliti da 11 a 12 malati gravissimi che hanno avuto e superato il Covid-19. Altro dato da guardare con attenzione: il conto delle persone in isolamento è risalito a 915, con un +68 che riguarda le province di Verona, Rovigo, Treviso, Padova e Belluno. In compenso però il totale di “attualmente positivi” è sceso a 582 persone, segno che gli isolamenti riguardano “contatti” di positivi e che quindi dovrebbero fermare eventuali nuovi focolai. I dimessi sono saliti a 3540 (ieri +14) e i “negativizzati” a 16.656 (+20). • P.E.
6.000
PM10 GRAMMI/ABITANTE
Veneto
EU28
5.000
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0 L’EGO-HUB
«Neicallcenter finoa10mila telefonatealgiorno.Registriamo unaumento del50%rispetto agiugnodelloscorso anno»
2005
2007
2010
2013
2015
2017
Fonte: Rapporto Agenzia europea Soer 2020 - Arpav - assessore Gianpaolo Bottacin
AMBIENTEE CHIUSURE. L’assessorespiegaiprimirisultatisullaqualitàdell’ariaduranteillockdown
Inquinamento,arrivanoicali Manontanticomequellisperati Scendonoossididiazoto (-40%)epolveri(-14%) «Venetoprimonellariduzione delleemissioniprocapite» La notizia che delude è che il lockdown ha portato a un calo degli inquinanti, ma non di tutti e non nella misura che si può immaginare pensando a un Veneto con industrie chiuse e traffico fortemente ridotto, come è successo mesi fa per l’emergenza Covid-19. La bella notizia è che, anche se comunque alto, il trend di calo del valore medio pro capite di emissioni è più marcato in Veneto che in altre parti d’Europa. Questo è il quadro, molto semplificato, che l’assessore all’ambiente, Gianpaolo Bottacin, ha anticipato ieri dall’unità di crisi di Marghera, prima della videoconferenza tra Regioni che fanno parte del progetto Life Prepair sull’andamento della qualità dell’aria nelle
Ilpresidente Zaia tragli assessori Lanzarine Bottacin
settimane di emergenza sanitaria. Il progetto è capitano dall’Emilia Romagna e vede coinvolti 17 partner tra cui Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia-Giulia con le relative Agenzie per la protezione ambientale, Trento, Valle d’Aosta, i Comuni di Milano, Torino e Bologna, la società. Dal primo report della ricerca emerge un inquinamento atmosferico in calo nelle regioni del bacino padano a marzo. In particolare, «una
riduzione del 40% delle emissioni di Nox (ossidi di azoto e loro miscele) accompagnata da una riduzione del 14% delle emissioni di particolato primario». Ci si poteva aspettare di più? No per gli addetti ai lavori, come sostiene Bottacin: «La conformazione geo-morfologica del bacino padano, insieme ad una scarsa ventilazione e a condizioni climatiche particolari condizionano pesantemente. Un esempio? La tempesta di sab-
bia sahariana ha portato anche tanta polvere, il Pm10». Quindi è tutto nero? No. Continua l’assessore: «In un’altra ricerca, condotta da Arpav, è emerso che, nonostante tutti questi fattori penalizzanti e l’alta densità abitativa, abbiamo registrato un calo del valore medio delle emissioni pro capite rispetto la media europea. Per farla facile: siamo in tanti e “buttiamo fuori”, cioè inquiniamo, un tot pro capite. Essendo concentrati e in molti, quello che emettiamo comunque, a livello assoluto, è tanto. Ma il trend della media pro capite europeo è in diminuzione. Di più. Questo calo è più marcato in Veneto. Tradotto vuol dire che sicuramente c’è ancora tanto da fare, ma anche che la strada intrapresa è quella giusta. E rispetto agli sforamenti di Pm10 di dieci anni fa, oggi i risultati sono evidenti». • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA
STUDIODELLEUNIVERSITÀDIVENEZIAECAMBRIDGE. Eintantol’Issrialzaunpo’l’indiceditrasmissionedelCovidinVeneto:«Rispettarelemisure»
«Mascherineegelfermanol’ondatad’autunno» «Stessieffetti dellockdownduro Masenza,saràdinuovopicco» Piero Erle
Risale leggermente l’indice di trasmissione del Covid-19 in Veneto, ma senza troppe preoccupazioni. Il rapporto settimanale dell’Iss-Istituto superiore di sanità diffuso ieri assegna per la settimana 8-14 giugno al Veneto (che ha registrato in tutto 36 nuovi casi di probabile infezione infezione tra il 18 maggio e il 1° giugno) un indice Rt di
0,69, in salita rispetto allo 0,59 di una settimana fa ma comunque distante dal valore “1” che è quello d’allerta. A livello nazionale l’Iss indica che la situazione è «complessivamente positiva, ma con alcuni segnali di allerta. Questo descrive una situazione epidemiologicamente fluida che richiede il rispetto rigoroso delle misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione quali l’igiene individuale e il distanziamento fisico».
NIENTE LOCKDOWN. Ed è una
conclusione che combacia alla perfezione con un nuovo studio reso noto ieri dall’Università Ca’ Foscari di Venezia «e pubblicato su Covid Economics, pubblicazione speciale del Centre for economic policy research». Secondo le risultanze ottenute da Dario Palumbo, fellow al Dipartimento di Economia di Ca’ Foscari, coautore dello studio con Salvatore Lattanzio dell’Università di Cambridge, «mascherine e distanziamento fisico possono sostituire il lockdown in modo efficace, scongiurando una seconda ondata dell’epidemia». Lo
studio si è concentrato in particolare sui dati di Lombardia e a Londra. Ma con una particolarità in più: i due economisti italiani sono giunti alle loro conclusioni «considerando sia i dati ufficiali di contagi, guarigioni e decessi, sia i numeri, più difficili da stimare, dei casi non osservati (almeno il doppio di quelli censiti) e delle morti per Covid-19 non rilevate». MISURESOFT. «Il modello epi-
demico che proponiamo spiega Palumbo - è stimato in Lombardia e a Londra, due regioni particolarmente colpite dal virus e tiene conto
anche degli stati non osservati e delle politiche sulla mobilità: prevede l’evoluzione della malattia in base a diverse politiche. Mostriamo come si mitiga la probabilità di contagio con misure ‘soft’: si riduce fino al 20/40% rispetto a uno scenario senza misure, e ha effetti positivi paragonabili a quelli di un prolungamento del lockdow». Per infetti, guariti e deceduti i due economisti calcolano quindi i casi sia “osservati” che “non osservati”: e stimano che alla fine del periodo su cui è stato testato il loro modello matematico (aprile) fossero stati contagiati il 5,7% dei lombardi e
il 2% dei londinesi. «Significa che i “non osservati” sarebbero stati il doppio dei casi riportati dalle statistiche, che i guariti sarebbero stati tra le 20 e le 26 volte in più rispetto a quelli censiti». L’ipotesi dello studio è che la circolazione delle persone raggiunga fino al 75% del livello pre-pandemia. «Senza alcuna misura di contenimento, vediamo inevitabile un secondo picco dell’epidemia e una ripresa dei decessi - afferma Palumbo - tuttavia, agendo sulla probabilità di contagio il secondo picco diventa meno probabile». In particolare con mascherine, igienizzan-
Lamascherina restaessenziale
te, distanziamento, isolamento dei nuovi infetti, il rischio scende allo stesso livello che si avrebbe con un lockdown ferreo. «Non adottare queste misure di mitigazione - conclude Palumbo - significa rischiare un secondo picco». • © RIPRODUZIONERISERVATA
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L'ARENA
Sabato 20 Giugno 2020
VERONA
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LASTORIA. Tra decessi e bimbi gravementehandicappati «ora i casisarebbero diventati 23»
Allarme citrobacter Idubbielerisposte sulbatteriokiller Continualabattagliatralamammadi Ninael’Aoui «La mia denuncia ha portato alla luce altre vicende» «Abbiamochiusoperrisolverequesto problema» Camilla Ferro
Il caso del Citrobacter nella maternità di Borgo Trento continua a crescere. Secondo Francesca Frezza, la battagliera mamma di Nina che con un esposto in Procura ha chiesto alla magistratura di fare luce «non solo sulla morte della mia bambina ma anche su quella di altri neonati dal 2018 a oggi», la situazione non riguarderebbe «solo» 12 famiglie come riconosciuto dalla stessa Azienda Ospedaliera «ma, tra decessi e bimbi rimasti gravemente handicappati, i casi sarebbero già diventati 23. Ci siamo trovate tra mamme, nessuna sapeva dell’esistenza delle altre, la storia di Nina ha fatto da collante: quando hanno letto sul giornale la mia denuncia, hanno trovato la forza di esporsi. Non è un caso, non sono due, nemmeno tre: quel batterio ha colpito tante creature e da tanto tempo. L’altro giorno ci siamo trovate a quattr’occhi, c’erano anche alcuni papà. E’ stato uno strazio». I CASI. Il direttore generale
dell’Aoui ha ufficialmente dichiarato che «in maggio abbiamo avuto 12 piccoli pazienti in contemporanea con il batterio, di cui uno solo infetto, gli altri colonizzati. Di fronte a questa microepidemia abbiamo deciso di chiudere il Punto nascite, la Terapia intensiva neonatale e quella pediatrica». Francesco Cobello, il manager a capo dell’Azienda, andando a ri-
LAPOSTA DELLAOLGA
LE DENUNCE. La magistratura Lamamma diNina, FrancescaFrezza, col fratello Matteo,avvocato
troso nel tempo, ha datato «il primo caso di morte a fine 2018. Nonostante tutti gli interventi di sanificazione realizzati continuativamente dentro i reparti, non siamo riusciti a debellare il batterio, non sappiamo dove sia, non abbiamo trovato il “baco“ e allora trasferiamo nella spina centrale dell’ospedale la Tin e la Tip per i piccoli ancora ricoverati fino a portarli a dimissione, mentre per i parti indirizziamo in altre strutture le gestanti. Chiudiamo proprio per arrivare a risolvere definitivamente il problema». Secondo invece Matteo Frezza, l’avvocato di Francesca, «i numeri sarebbero più alti e la scelta di svuotare la maternità è stata presa troppo tardi: Nina è nata sana nell’Aprile del 2019 e dopo una settimana ha avuto la sepsi da Citrobacter, come
(la posta della olga)
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LemuradiTeodorico el'elmodiAsterix Silvino Gonzato
Il mio Gino - scrive la Olga in casa non c’è quasi mai: o è al bareto o fa il giro dei cantieri di Acque Veronesi perché sa che ogni scavo porta a una scoperta archeologica e spera di portarsi furtivamente a casa un sasso antico o un altro interessante reperto. Lo sa dopo che il Tito Sbatióvi, ormai parecchi anni fa, gli aveva detto che, facendo un
zati asintomatici senza conseguenze». Proprio per far luce sull’intera vicenda, la stessa Aoui ha nominato una commissione di tre esperti chiamati da fuori Ulss, già al lavoro da alcuni giorni, su cartelle cliniche, valutazione degli interventi di sanificazione in questi due anni, protocolli adottati, tamponi sul personale. Dal canto suo, anche il presidente del Veneto Luca Zaia, nell’ottica della massima trasparenza e oggettività, ha deciso si nominare una seconda equipe di professionisti, di emanazione regionale, «per capire cosa sia successo. Questa storia va avanti da tempo, dal 2018, troppo avanti. Qua a Venezia ne siamo venuti a conoscenza solo una settimana fa».
buco nella sua cantina per calarvi una damigiana allo scopo di tenerla al fresco, aveva trovato l'elmo di Asterix che da allora tiene in bella vista sul comò. Il mio Gino aveva anche saputo che sotto un'altra cantina era stato rinvenuto un goto dei Goti e sotto un'altra ancora la garçonnière di Alboino con il letto ancora sfatto. Ebbene, dopo aver letto che gli operai di Acque Veronesi avrebbero scavato vicino a Porta Borsari
confermato dalla perizia medico legale del Ctu della Procura di Genova, dove la piccola è morta in novembre. In luglio dello stesso anno c’è stata un’altra vittima e poi nel 2020 un’altra ancora. Per non dire dei bimbi sopravvissuti ma con gravi handicap neurologici. Ci risultano in tutto 23 casi». LE ISPEZIONI. Nella relazione
che l’Azienda ospedaliera ha inviato alla Regione Veneto e questa poi al Ministero della Salute (che ha giudicato «altamente probabile l’invio dei Nas all’ospedale della Donna e del Bambino di Verona) sono confermati «da novembre 2018 ad oggi 3 pazienti deceduti (uno nel 2018, uno nel 2019 e uno nel 2020); 4 pazienti con esiti neurologici (due nel 2019 e due nel 2020); vari pazienti coloniz-
per capire come mai a ogni nubifragio si allaga il Caffè Rialto, è corso a curiosare. Grazie alla stretta collaborazione tra Acque Veronesi e la Soprintendenza, così stretta che ormai si può parlare apertamente di scambio di ruoli, a un certo punto uno degli operai dentro la buca, vedendo un muro antico ha sentenziato: «Sta qua l'è roba de Teodorico». E ha aggiunto: «Butèi fermémose e ciamémo la Soprintendensa». «Sicuro come l'oro che l'è roba de Teodorico» gli ha fatto eco dall'orlo dello scavo un operaio congolese che in occasione di un altro lavoro di Acque Veronesi era stato il primo a identificare il pitale di Mastino della Scala. Gli archeologi della Soprintendenza, subito accorsi, hanno con-
ligure ha aperto un fascicolo sulla morte di Nina nel Novembre 2019. L’autopsia eseguita sul corpo della bimba, il cui esito è stato reso noto dalla stessa mamma la scorsa settimana, conferma che «Nina è nata prematura ma sana e che ha contratto il Citrobacter in culla cioè in ambito assistenziale nosocomiale», sottolinea il legale, «cioè per carenze igienico-sanitarie». Anche il Procuratore capo di Verona Angela Barbaglio, ricevuto l’esposto della mamma, ha subito dichiarato che «i sospetti che stanno emergendo sono gravi e pesanti». Dubbi non ne ha, invece, l’avvocato Frezza: «Ripeto, tra piccoli deceduti e gravemente ammalati, i casi di cui siamo a conoscenza sono 23, e tutti i genitori hanno raccontato la stessa storia: figli nati in salute, prima del termine, ma integri. I guai sono arrivati in Tin: per alcuni, come Nina, è stata la fine di tutto, per altri l’inizio di una vita da disabili gravi». •
fermato che si trattava di «roba di Teodorico» e precisamente dell’avancorpo difensivo della seconda cinta muraria della città. «Va ben - ha detto un cittadino del posto ma adesso fè in prèssia i laóri in modo che no andémo più soto acqua e pó stupè tuto». Ma lo scavo è stato invece transennato e oggi sarà meta di visite guidate. Visite senza guida sono in corso ad altri scavi dove si vedono invece solo le canne dell'acqua. Tra gli abbandonati cantieri per l'abortita filovia (i residenti di via del Capitèl sono ingabbiati da mesi), quelli di Acque Veronesi e quelli infiniti della fibra ottica, la città l'è tuta un buso. E a questi busi si devono aggiungere quelli vergognosamente cronici dell’asfalto delle strade. •
L’ingressodellaTerapia intensivaneonataleall’ospedaledi Borgo Trento, ilrepartoè statomomentaneamente chiuso do
INDAGINI. Giovedì è stato aperto il fascicolo al momento senza indagati
«Seguiremol’operato dellacommissione»
Ilprocuratore:«Vogliamo capirecosaè accaduto» Fabiana Marcolini
Il fascicolo d’indagine è aperto da giovedì, giorno in cui l’esposto presentato in Procura da Francesca Frezza, la mamma della piccola Nina, è arrivato sul tavolo del Procuratore Angela Barbaglio. Un fascicolo generico per quanto riguarda i possibili indagati (e quindi aperto per persone da individuare) ma non per i reati ipotizzati, ovvero omicidio colposo e «responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario», il 589 sexies. «L’indagine è stata affidata alla collega Diletta Schiaffino, con la quale mi coordinerò sistematicamente», esordisce la dottoressa Barbaglio, «il compito della Procura è verificare passo passo l’operato della Commissione incaricata dall’Azienda, e composta da esperti di altre città, che ha il ruolo di stabilire cosa sia accaduto. Quindi la Procura dovrà valutare l’eventuale comportamento dell’Azienda in relazione alla causa del decesso della bimba nata prematura e per questo ricoverata nel reparto di Terapia intensiva neonatale di borgo Trento». E di conseguenza il nesso causale tra l’infezione da Citrobacter , la successiva encefalite e il decesso della piccola avvenuto all’hospice del Gaslini di Genova in novembre. «Ci rendiamo conto di essere di fronte a un dramma, il
Ilsostituto procuratore Diletta Schiaffino
dramma di una madre e di una situazione impossibile da accettare, di proporzioni difficilmente immaginabili», prosegue il Procuratore, «ma la priorità è capire esattamente cosa sia successo e per questo ci vuole tempo, lucidità e chiarezza». La Commissione è già al lavoro, è composta da professionisti di Vicenza, Mestre e presieduta da un incaricato dell’Azienda Zero che si appoggerà alla Medicina legale dell’Università di Verona diretta dal professor Franco Tagliaro. Un pool che esaminerà ogni aspetto e le condotte tenute dall’autorità sanitaria. «Man mano che la Commissione ricostruirà i passaggi la Procura valuterà se ci sono o meno aspetti penalmente rilevanti», aggiunge la dottoressa Barbaglio, «ed è su questo che la collega potrà eventualmente intervenire per ca-
pire se ci sono state condotte omissive o di responsabilità per quanto è accaduto». In pratica in questa fase, in cui è indispensabile non solo stabilire i passaggi ma anche l’esistenza o meno di un nesso di causalità, il pm sarà una sorta di «supervisore» della commissione i cui componenti, per il ruolo che rivestono, sono da considerarsi pubblici ufficiali. La tragedia di Nina, la possibilità che altri bimbi prematuri possano aver contratto un’infezione da Citrobacter, il «batterio killer» che non lascia speranze a piccoli che, come quelli nati anzi tempo, hanno un sistema immunitario indebolito, verrà analizzata sotto ogni aspetto. E ribadisce che «sarebbe impensabile immaginare che l’autorità sanitaria possa non aver osservato i protocolli». Ma, è lo scopo di un’indagine, ogni cosa sarà vagliata. •
pagina .
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Primo piano I volti della politica
Concreti, vincenti e vicini ai cittadini: perché i governatori hanno successo Non stiamo assistendo alla nascita del “partito dei governatori”, ma qualcosa vorrà pur dire se nei primi dieci posti della classifica del gradimento dei politici ci sono tre presidenti di Regione – Zaia, De Luca e Bonaccini – e non appaiono invece i leader di tre dei quattro partiti di governo. Intendiamoci: non è l’indizio di una rivincita del potere locale sul Palazzo romano, anzi. Era da cinque anni (governo Renzi) che il governo non godeva di un consenso così ampio come quello che assegna a Giuseppe Conte il sondaggio Demos (Repubblica di ieri). Ed è alto anche il gradimento dei principali attori dell’emergenza coronavirus, dal commissario europeo Paolo Gentiloni – vero protagonista della battaglia per il Recovery Fund italiano – ai ministri Franceschini e Speranza. Ma l’impennata del consenso che raccolgono ormai in tutta Italia quei tre governatori è una spia rivelatrice. Di cosa, esattamente? Innanzitutto della voglia di trovare – nel mezzo di una tempesta sanitaria ed economica mai vista prima - punti di riferimento solidi, capitani autorevoli a cui affidarsi con fiducia nella speranza che riescano a portarci presto in acque tranquille. Figure che un Paese spaventato dal coronavirus cerca prima di tutto a Roma, dove le istruzioni per la lotta al virus vengono dettate da un premier che ormai parla al popolo in diretta tv. Ma anche – sempre di più, ed è questa la vera novità - sul territorio, dove sono i presidenti di Regione a gestire l’emergenza sanitaria, dalla carenza di mascherine al numero dei ventilatori nei reparti di terapia intensiva. Alla fine, come è giusto che sia, contano i risultati. E i sondaggi, unico termometro degli umori popolari fino alle elezioni di set-
I sondaggi premiano in modo trasversale i “leader del territorio” capaci di fronteggiare l’emergenza sanitaria E puniscono chi non ha prodotto risultati di Sebastiano Messina
L’Atlante politico
k Chi sale e chi scende
L’analisi di Ilvo Diamanti pubblicata ieri su Repubblica
tembre, portano in alto chi riesce nell’impresa. Non solo il veneto Zaia che ha azzerato i contagi affidandosi con intelligenza al virologo Crisanti e ai suoi test a tappeto. Non solo il campano De Luca che diventa il protettore e guardiano dei napoletani usando il codice che loro capiscono, fatto di bastonate e lanciafiamme. Non solo l’emiliano Bonaccini, che aveva il fuoco in casa ma è stato capace di spegnerlo con una indiscutibile prova di efficienza. No, le cifre premiano anche il toscano Enrico Rossi, il friulano Massimiliano Fedriga, il siciliano Nello Musumeci e il sardo Chri-
stian Solinas, che tra i loro elettori superano tutti la soglia del 50 per cento, mentre trascinano in basso il lombardo Attilio Fontana e il piemontese Alberto Cirio, governatori delle due regioni dove ancora oggi – dopo quattro mesi e ventimila morti – si concentrano i tre quarti dei nuovi contagi. Si potrebbe dire che hanno vinto l’efficienza e la competenza, grazie a un vento trasversale che ha ignorato le bandiere e i simboli della politica. Somiglia a ciò che accadde nel 1993, l’anno in cui per la prima volta gli italiani furono chiamati a eleggere direttamente i loro sindaci. E dalle urne uscirono volti nuovi, che avevano alle loro spalle un consenso popolare altissimo. I primi, a giugno, furono Enzo Bianco a Catania e Valentino Castellani a Torino. Poi a novembre arrivarono Francesco Rutelli a Roma, Massimo Cacciari a Venezia, Antonio Bassolino a Napoli, Leoluca Orlando a Palermo, Riccardo Illy a Trieste. E senza che ci fosse un piano prestabilito o un progetto organico, da quella energia nuova nacque un movimento trasversale, “Centocittà”, che venne guardato con irritazione e fastidio dai leader del tempo: Massimo D’Alema bollò quei sindaci come una banda di «cacicchi», mentre Giuliano Amato li liquidò come «il movimento delle cento padelle». Ma fu da quel gruppo trasversale che partì la spinta per la nascita del partito di Prodi, «I democratici», e poi per la fondazione del Pd. Il consenso popolare dei nuovi sindaci consentì di rompere gli schemi e i riti dei vecchi partiti. Nulla del genere sta però accadendo oggi. Nessun palazzo della politica crollerà per queste scosse sismiche. Ma dentro quegli edifici la mappa del potere cambierà. Sta già cambiando.
Sabato, 20 giugno 2020
Il gradimento dei leader Che voto darebbe, su una scala da 1 a 10, a… (valori % di quanti esprimono una valutazione “uguale o superiore a 6”; tra parentesi la % di quanti non li conoscono o non si esprimono– Confronto con aprile 2020) giugno 2020
aprile 2020
65 64
Giuseppe Conte
56 51
Luca Zaia Paolo Gentiloni
nr
Vincenzo De Luca
nr
(2) (11)
43
(8)
43
(17)
Giorgia Meloni
41 40
(3)
Emma Bonino
39 40
(6)
Matteo Salvini
39 37
(2)
Dario Franceschini
38 38
(11)
Roberto Speranza
38 41
(16)
37
(21)
Nicola Zingaretti
36 36
(4)
Silvio Berlusconi
34 35
(2)
32 37
(4)
Stefano Bonaccini
nr
Luigi Di Maio
30 32
Carlo Calenda
27
Attilio Fontana Alessandro Di Battista
37
26
nr
24 20
Matteo Renzi
(20) (12) (15) (2)
Beppe Grillo
19 16
(3)
Vito Crimi
18 17
(30)
Fonte: Sondaggio Demos & Pi, Giugno 2020 (base: 1006 casi)
Ieri su Repubblica il sondaggio Demos
I presidenti delle Regioni diventano protagonisti Il sondaggio Demos & Pi pubblicato ieri sul nostro giornale evidenzia il guadagno di popolarità di chi guida le istituzioni, dei presidenti. Non solo del premier Giuseppe Conte ma anche di diversi governatori. È il caso di quello veneto Luca Zaia, che accresce i suoi consensi e scala posizioni in classifica passando dall’undicesimo al secondo posto. Ma anche di Vincenzo De Luca (Campania) e Stefano Bonaccini (Emilia Romagna), rispettivamente quarto e decimo, in precedenza nemmeno rilevati in classifica. È infine il caso, ma in negativo, di Attilio Fontana, che paga la crisi Covid della sua Lombardia perdendo il 10% del gradimento. Diverso discorso per Nicola Zingaretti (stabile) che è anche leader del Pd.
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MARE APERTO Lignano Sabbiadoro, Grado e Golfo di Trieste
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