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12 ATTUALITÀ LA VISITA Il Segretario di Stato Vaticano Parolin ha visitato i luoghi del disastro e pregato anche per le 2mila vittime del disastro del Vajont, sollecitando la conversione verso un «modello di sviluppo più rispettoso del Creato»
Ecco i numeri degli schianti e della ripresa sul territorio
8 milioni Metri cubi di legname abbattuto dalla tempesta Vaia, nei territori del Veneto e Trentino Alto Adige
1.746 Cantieri aperti in Veneto per la rimozione delle piante abbattute, con una spesa di 468 milioni
2 milioni Piante prodotte per la rinnovazione boschiva in Alto Adige, che ha avuto schianti per 1,5 milioni di metri cubi
85% Quota di alberi schiantati asportati in Cansiglio, mentre sull’Altopiano di Asiago siamo al 50%
90% Percentuale di legname raccolto in Veneto e già rivenduto sia in Italia che, soprattutto, in Cina
Nube tossica dopo un rogo a Frosinone
Domenica 3 novembre 2019
Un anno dalla tempesta Vaia «L’ambiente va custodito» FRANCESCO DAL MAS Belluno
D
a una tragedia naturale ad una che ha precise responsabilità dell’uomo. Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, è stato a Belluno per ricordare la Tempesta Vaia, ad un anno dal disastro e a Fortogna per commemorare, nel “giorno dei defunti” le 2mila vittime del Vajont. L’ha accompagnato il vescovo diocesano Renato Marangoni (con la partecipazione anche dell’emerito Giuseppe Andrich) che lo ha rassicurato sulla volontà di rinascita di queste comunità. «La dottrina sociale della Chiesa indica chiaramente come sia necessario ed improrogabile convertire il modello di sviluppo globale in una direzione più rispettosa nei confronti del Creato e di uno sviluppo umano integrale di tutti i popoli presenti e futuri – ha detto Parolin, incontrando sindaci, autorità provinciali e regionali –. Bisogna ripensare ad un solo mondo, ad un progetto comune e complesso che richiede l’attuazione concreta del principio della sussidiarietà. Di ognuno è la responsabilità di difendere la nostra casa comune con una menzione particolare per il nostro prossimo, vicino e lontano nello spazio e nel tempo, nel rispetto del mandato biblico di custodire e coltivare». Come ogni chiamata alla conversione, anche quella ecologica è rivolta a ciascuno e richiede un discernimento ed il cambiamento dei propri stili di vita, ha insistito Parolin. «Anche la tempesta Vaia – ha sottolineato – ci indica che essere custodi dell’opera di Dio richiama un nostro rinnovato impegno personale e collettivo nella costruzione di quell’orizzonte di senso che è il cambio di rotta di cui abbiamo tanto bisogno». Cambio di rotta che, secondo Parolin, non può essere che radicato su quel sentimento di solidarietà che guarda al presente così come al futuro, sentimento che questa terra - ha poi aggiunto - «ha sperimentato più volte, anche lo scorso anno in seguito al drammatico evento della tempesta Vaia, e questo ritengo costituisca un’opportunità per dare insieme una risposta a questa chiamata alla conversione ecologica per costruire un’ecologia integrale. Un anno dopo, Vaia - che lascia dietro di sé tre morti nel disastro ed altri 8 nei cantieri di lavoro di questi mesi - l’emergenza ha lasciato il posto alla ricostruzione. «Abbiamo ancora molte sfide da portare a termine ma stiamo lavorando senza sosta: 1.746 cantieri a-
perti, quasi 468 milioni di euro, vale a dire tutte le risorse disponibili, investite e cantierate», ha spiegato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, commissario all’emergenza. Solo per citare i boschi: la superficie colpita è stata di 20mila ettari con 3 milioni di metri cubi di legname abbattuto. Il 90% è stato venduto, l’asporto degli schianti è
Un’imponente nube nera si è alzata ieri nel cielo intorno alla zona industriuale di Frosinone. A causarla, l’incendio divampato in un capannone industriale nel comune di Patrica, vicino al capoluogo. L’intenso fumo si è presto propagato nell’aria circostante. I sindaci di Anagni e di altri
dell’85% in Cansiglio, del 50% sull’Altopiano di Asiago, altrove fra il 30 ed il 40%. Come dire che ci vorranno altri tre anni di lavoro. In provincia di Bolzano, gli schianti sono pari ad un milione e mezzo di metri cubi; più del 70% è stato asportato. E per la rinnovazione del bosco sono state prodotte 2 milioni di piantine. La provincia di Trento è stata tra-
Il cardinale Parolin durante la visita al cimitero delle vittime del Vajont
volta dalla quantità maggiore di schianti, quasi 4 milioni di metri cubi (pari a 10 anni di prelievi). I danni ammontano a 359 milioni di euro. Da oggi al 2023 saranno messe a dimora un milione e 310mila piante. Con una quota di contributi del 98 per cento già messi a contratto, quasi 157 milioni dei 160 messi a disposizione dallo Stato e 600 cantieri avviati, il Friuli Venezia Giulia - ha ricordato il governatore Massimiliano Fedriga - ha vinto la sfida dell’emergenza. Per quanto riguarda gli schianti, invece, le piante raccolte si limitano al 40%. Non ci sono dubbi per il cardinale Parolin: eventi come quello della tempesta Vaia sono la conseguenza dei cambiamenti climatici. «Questo preoccupante fenomeno – ha detto – è un problema globale, con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche e costituisce una delle principali sfide attuali per l’umanità. Gli impatti più pesanti ricadono sulle popolazioni più vulnerabili». Ecco perché vi è la necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione, di consumo che ci portano ad un inevitabile cambio di rotta. «Insomma – ha concluso il porporato – sono necessarie strategie che pongano l’attenzione centrale sulla qualità ambientale, che potremmo definire non solo integrale ma anche solidale». © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA MAREGGIATA LO SCORSO AUTUNNO
Il mare pulito dal robot-spazzino Rapallo si rialza dopo la bufera LUCA SARDELLA Rapallo
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entre la Liguria si prepara a una nuova ondata di maltempo, nel Tigullio sono le ore del ricordo della violenta mareggiata che colpì tutto il golfo distruggendo il lungomare e il porto di Rapallo, danneggiando quello di Santa Margherita Ligure e demolendo la passeggiata sul mare di Zoagli. Portofino rimase isolata per diversi giorni a causa del crollo dell’unica strada di collegamento. Ed è proprio sul punto nel quale la strada per il celebre borgo venne spazzata via dalla furia delle onde – in prossimità del pino sullo scoglio di Carega che avendo resistito alla mareggiata è diventato simbolo della resistenza di fronte alle avversità – che venerdì mattina è stata posta da Regione Liguria e Città Metropolitana di Genova una targa commemorativa: «Celebriamo l’opera di tanti uomini e donne che hanno saputo restituire questo territorio alla sua bellezza – ha detto il presidente della Regione, Giovanni Toti – ma an-
Il presidente della Regione Toti ha ricordato «l’opera dei tanti che hanno restituito il territorio alla sua bellezza». Come i quattro studenti dell’Istituto Liceti, inventori della macchina “mangia-petrolio” che la capacità del sistema di Protezione civile che ha permesso l’assenza di vittime in una delle mareggiate più potenti che si siano registrate». Significativo il testo della targa che si chiude con il motto latino “frangar non flectar”, ovvero “mi spezzo, ma non mi piego”. Perché la capacità del Tigullio di rialzarsi non solo ha permesso la ricostruzione, ma anche attivato sinergie e processi di pensiero volti a ricercare strumenti innovativi per prendersi cura dell’ambiente. A Rapallo la differenza l’hanno fatta quattro studenti dell’Istituto Liceti, che guardando al disastro accaduto al porto della città e ai litri di carburante dispersi in acqua hanno progetta-
Comuni della Valle del Sacco, hanno invitato la popolazione a tenere le finestre chiuse e a disattivare gli impianti di climatizzazione. Il rogo ha interessato un deposito di pellami, trattate, a quanto sembra, con sostanze che potrebbero risultare tossiche. Sul posto, per l’opera di spegnimento,
to Hydrocarbot, un robot che attraverso una speciale spugna brevettata dall’Istituto Italiano di Tecnologia è in grado di pulire il mare dagli idrocarburi. «Ci siamo messi insieme mossi dal desiderio di dare il nostro contributo – spiegano Giorgio Bernardini, Alberto Conte, Luca De Ponte e Tommaso Pavletic –. Ora stiamo lavorando per brevettare il progetto e migliorarlo attraverso un sistema Gps per l’orientamento nelle zone da ripulire». La loro idea ha vinto le Olimpiadi Nazionali di Robotica e il team ha rappresentato l’Italia al First Global Challenge di Dubai classificandosi al secondo posto nella competizione con 191 nazioni. E uno dei ristoratori del lungomare rapallese che aveva visto distrutto il suo locale ha celebrato la rinascita con una grande cena donando metà del ricavato alla Mensa cittadina dei poveri. La capacità di mettersi insieme e di fare squadra anche qui, come altrove in Italia, è stata la risposta di speranza al dramma dei territori feriti dal maltempo e dall’incuria. © RIPRODUZIONE RISERVATA
sono intervenute 20 squadre dei Vigili del Fuoco. Poi è arrivato anche il prefetto di Frosinone, Ignazio Portelli per verificare la gravità della situazione. Quello di ieri mattina è solo l’ultimo di una lunga serie di roghi che hanno interessato negli ultimi mesi gli stabilimenti del frusinate.
LA FABBRICA DI BOMBE IN SARDEGNA
IL MONITO DELL’ARCIVESCOVO
Rwm, mobilitazione per i 130 lavoratori rimasti a casa
Santoro, l’urlo per Taranto: «Serve visione per il lavoro»
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i va verso la mobilitazione per i lavoratori della fabbrica di bombe della Rwm (Gruppo Rheinmetall) di Domusnovas nel Sulcis, in Sardegna. In 130 sono a casa senza lavoro e senza alcuna prospettiva, dopo la sospensione delle licenze di esportazioni di armi verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi e la conseguente crisi aziendale. Le segreterie di Filctem-Cgil e Femca-Cisl sollecitano l’apertura di un tavolo con l’assessorato regionale del Lavoro per affrontare il futuro del sito produttivo e trovare strumenti finalizzati a sostenere l’occupazione dei lavoratori già espulsi. Le ipotesi sulle quali si discute sono una riconversione dell’attività produttiva (anche in considerazione degli esposti delle organizzazioni ambientaliste), purchè – affermano i lavoratori – non sia nel settore della produzione bellica, oppure l’utilizzo degli ammortizzatori sociali
per i dipendenti messi fuori dalla porta. «Riteniamo che l’attesa sia finita – affermano i sindacati in una nota congiunta –. È tempo di risposte concrete in assenza delle quali metteremo in atto la mobilitazione». «L’incontro istituzionale in Regione del 18 settembre scorso, relativo al futuro dello stabilimento Rwm Italia – spiegano Cgil e Cisl – con gli annunci, le promesse e le rassicurazioni, non ha avuto alcun seguito». Altri summit, senza esito per il futuro delle maestranze, ci sono stati il 25 settembre, sempre in Regione, tra l’azienda e gli enti preposti e il 4 ottobre scorso al ministero degli esteri.
Cgil e Cisl chiedono alla Regione un tavolo per riprendere la trattativa dopo la crisi dell’attività produttiva. «È ormai tempo di dare risposte concrete»
«Non sappiamo ancora quali siano le intenzioni del governo in merito a una vicenda che riguarda l’intero scenario della difesa nazionale e l’amministrazione regionale, dopo l’annunciato impegno, non ha prodotto finora atti concreti» denunciano le organizzazioni sindacali. «L’unica certezza, a oggi, è quella che 130 lavoratori sono a casa senza lavoro e che tutte quelle persone che hanno promosso facili soluzioni e facili riconversioni sono tutte sparite», segnalano Emanuele Madeddu e Vincenzo Lai, segretari territoriali della Filctem-Cgil e della Femca-Cisl, che chiedono ora alle assessore regionali all’Industria, Anita Pili, e al Lavoro, Alessandra Zedda, di aprire un tavolo per riprendere la trattativa. «È tempo di risposte concrete, in assenza delle quali metteremo in atto la mobilitazione nella forma che riterremo più opportuna». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Taranto
«P
er la nostra terra è più che mai urgente una concertazione per aprire nuovi sbocchi lavorativi e per differenziare l’occupazione». Lo ha detto ieri mattina l’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, nell’omelia per la commemorazione dei defunti, presenti le autorità della città. Per l’arcivescovo di Taranto, «la situazione è molto grave. Ciascuno – ha detto – suona la propria musica per conto proprio. Per questo – ha aggiunto Santoro – non possiamo andare avanti per inerzia aspettando l’esaurimento di tutte le energie e chi ne soffre sono soprattutto le categorie più deboli, i poveri, i giovani. Dobbiamo avviare insieme – ha rilevato l’arcivescovo – un movimento positivo, con una visione di insieme secondo dei passi concertati che partono dai giovani, dalla istruzione alla ricerca, alla innovazione e agli investimenti, alla cura della casa comune». © RIPRODUZIONE RISERVATA
DallʼItalia
■ NAPOLI/1
Sepe: «Malavitosi vivono come topi» «Avranno anche le case con i rubinetti di oro ma sono come i topi, sono costretti a vivere nelle fogne per paura, se tutto va bene di fare un bel numero di anni nelle carceri. E quando non va bene si ritrovano al cimitero». Lo ha detto il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita di Napoli, nel corso dell’omelia per la giornata dei Defunti, parlando dei malavitosi. «Chi mette la sua vita a disposizione del male e della violenza, dell’odio e del rancore – ha affermato il cardinale – fa della sua vita un emblema di quel male che cerca di sopraffare continuamente, già vive l’inferno adesso. Perché queste organizzazioni malavitose, questi camorristi, questi mafiosi – ha aggiunto – vivono l’inferno».
NAPOLI/2
Scarcerati i boss Festa in piazza Fuochi d’artificio e canzoni neomelodiche, una festa come quelle per i santi del paese. Questa l’accoglienza, decisamente sopra le righe e fuori luogo, a Pozzuoli, in provincia di Napoli, nel quartiere Monteruscello, per Silvio De Luca, 41 anni, conosciuto come «Silviotto ’o nanetto» e Giovanni Illiano, 48, soprannominato «fasulillo» («fagiolino»). Due boss appena scarcerati. Sull’accaduto – che ha destato notevole clamore nella città flegrea – sono in corso le indagini dei Carabinieri, che hanno già ascoltato i primi testimoni. Unanime la condanna delle istituzioni e della società civile per l’accaduto.
NOVARA
Folle per gelosia Uccide il fratello Ha ucciso il fratello a colpi di pistola ed è scappato per poi costituirsi. Si è conclusa dopo poche ore nella caserma dei carabinieri di Novara la fuga di Rosario Saporito, 40 anni. Era ricercato dall’ora di pranzo di ieri quando, al culmine di un litigio, ha sparato al fratello Daniele, di quattro anni più giovane di lui, per poi allontanarsi armato a bordo della sua auto. La tragedia a Trecate. Da alcuni mesi i fratelli erano tornati a vivere sotto lo stesso tetto, nella casa in cui abitano anche la madre e la sorella minore dei due. Una convivenza forzata dovuta alla separazione di Daniele Saporito, la vittima. Una convivenza minata dalla gelosia del fratello di Daniele, convinto che dietro la simpatia nei confronti della moglie si celassero sentimenti più torbidi. Proprio quel dubbio ha scavato un profondo solco tra i fratelli. Fino al tragico epilogo.
MILANO
Il libro di Marrone edito da Solferino Il racconto pubblicato ieri in pagina 4 del pescatore Pietro Marrone, che sfidò l’alt all’ingresso nelle acque italiane da comandante della missione Mediterranea per salvare i migranti a bordo, è contenuto nel libro "Io non spengo nessun motore" edito da Solferino.
03-NOV-2019 Estratto da pag. 5 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
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Corriere di Verona Domenica 3 Novembre 2019
CRONACA VERONA
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LE MOSSE DEI PARTITI A VERONA Simbolo anti-violenza, parla l’autore Mancano ancora diversi mesi, ma la grande corsa verso le elezioni regionali di primavera è iniziata, e comincia a condizionare tutta la politica cittadina. È quindi utile cerca di capire cosa stia succedendo in tutti i partiti, magari ragionando su di una proiezione che ripartisce i futuri seggi regionali sulla base del voto più recente, quello europeo della scorsa primavera. Su quella base, la Lega conquisterebbe infatti la maggioranza assoluta nel Veneto (27 seggi su 51), e Verona manderebbe in Regione 4 leghisti, 2 dem, un esponente di Fratelli d’Italia, 1 di Forza Italia ed un Cinquestelle. E contendersi quegli ambitissimi seggi, c’è già un piccolo esercito di possibili candidati. Nella Lega, puntano alla riconferma Alessandro Montagnoli ed Enrico Corsi, ma ci sono anche l’assessore uscente Elisa De Beni e l’ex sottosegretario Luca Coletto. New entry possibile, la capogruppo comunale Anna Grassi, così come la consigliera d’amministrazione di Amia, Chiara Galli. Attenzione, però: sono in corsa anche i consiglieri uscenti Stefano Valdegamberi (eletto l’altra volta per la Lista Zaia, e favoritissimo per una riconferma), Stefano Casali (eletto nel 2013 con la Lista Tosi ma poi passato al fianco del governatore), Andrea Bassi e Giovanna Negro. Per Casali si ipotizza una candidatura nella lista di Fratelli d’Italia, dove però c’è una sorta di «carica dei 101», con una marea di concorrenti per l’unico posto in palio (con ipotesi, in caso di forte crescita, che i seggi diventino due). Per il partito di Giorgia Meloni sono infatti pronti a dare battaglia l’uscente Massimo Giorgetti, il presidente di Serit Massimo Mariotti, l’assessore comunale Marco Padovani e la candidata alle europee Maria Cristina Sandrin, meglio nota come la «siora Gina», popolarissima sul web. Una grande novità sarebbe poi la candidatura, sempre in FdI, dell’assessore comunale Daniele Polato, da tempo in rotta coi vertici di Forza Italia. Sia l’elezione di
«Il mio murales cancellato con giustificazioni imbarazzanti»
VERONA
VERONA (l.a.) Nelle polemiche sul murales cancellato a Santa Lucia entra in scena l’autore. Andrea Tarli realizzò 2 anni fa (pagato dal Comune) quelle grandi scarpe rosse, un’opera contro il dramma dei femminicidi. E spiega che «le giustificazioni per il cover up sono imbarazzanti. Se l’organizzatore sostiene che il rosso dopo 2 anni non fosse più rosso, mette in discussione la scelta dei materiali fatta da un
Lotta per un posto in lista tra riconferme e new entry È già corsa per la Regione
La «Grezzanella»
Polemica sulla strada che deve «liberare» Villafranca
In lizza anche assessori comunali: Lega e FdI i più «ambiti»
Oggi in Comune Dall’alto Marco Padovani, Polato, La Paglia
L’idea di Ferrari (Traguardi)
«Partnership coi privati per abbassare le rette degli asili nido» VERONA (l.a.) Mandare i bimbi all’asilo nido costa troppo? Il Pd afferma che le rette, nella nostra città, sono tra le più salate d’Italia. Palazzo Barbieri ribatte indicando l’alta qualità del servizio. Che fare? Secondo Tommaso Ferrari, capogruppo di Traguardi, una via d’uscita possibile esiste. «La nostra proposta – spiega Ferrari - è semplice: una struttura famiglia per ogni Circoscrizione in partnership con il privato sociale». Più in dettaglio, il leader di Traguardi indica come si dovrebbe procedere: «L’amministrazione concede l’area, dà l’opportunità al privato sociale di costruire e gestire una struttura e il Comune interviene per calmierare le rette in base al reddito. Si può cominciare con una struttura all’anno che non deve essere solo un nido, ma anche uno spazio relazionale per le mamme e i papà, ed il servizio deve essere rivolto a tutte le fasce, con progressività. È prioritario fornire servizi sociali a chi è indigente, - conclude Ferrari - ma è altrettanto necessario calmierare le rette per chi è nella cosiddetta fascia media». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Polato che quella di Padovani obbligherebbero il sindaco Sboarina ad un nuovo rimpasto, dopo quello che la giunta comunale di Verona sta faticosamente preparando in questi giorni. Battaglia anche in Forza Italia, al cui seggio puntano l’ex presidente della Provincia, Antonio Pastorello, il segretario provinciale, Claudio Melotti e la consigliera comunale Anna Leso. Ma si parla anche di un ingresso in lista di Michele Croce, l’ex presidente di Agsm che guida il movimento civico Prima Verona. E non si esclude un ritorno sulla scena dell’ex assessore della giunta Tosi, Alberto Benetti. Proprio sulle mosse di Tosi, poi, corrono mille voci. Lui dice di guardare con interesse alla nascita di un nuovo partito che unisca Matteo Renzi e la berlusconiana dissidente, Mara Carfagna. Ma le regionali di primavera sono vicine, e se quel nuovo soggetto politi-
co non facesse in tempo a metter radici, l’ex sindaco dovrebbe comunque far convergere i suoi voti da qualche parte. E la scelta, ovviamente, peserà sulle tappe politiche successive, in vista delle Comunali 2022, quando Tosi si ricandiderà alla guida di Palazzo Barbieri. Abbiamo fatto il nome di Renzi, e questo ci porta direttamente parlare del Pd. Dove c i s o n o d u e co n s i g l i e re uscenti che puntano alla riconferma: Orietta Salemi (che ha partecipato alla Leopolda di Renzi, ma che non ha aderito ad Italia Viva, almeno per ora), ed Anna Maria Bigon. Ma sarà in corsa anche la con-
Aspettando Renzi Da una parte Tosi, dall’altra la Pd Salemi: entrambi studiano le mosse dell’ex premier
sigliera comunale Elisa La Paglia (cosa che potrebbe cambiare gli equilibri interni al gruppo di Palazzo Barbieri), mentre l’unico candidato maschio sarà l’ex segretario provinciale Gian Domenico Allegri, che conta sul robustissimo pacchetto di voti garantito dalla componente di Franco Bonfante. E poiché nel segreto dell’urna si potranno dare due preferenze, una per un maschio ed una per una femmina, Allegri potrà giocarsi al meglio la scelta dell’alleata elettorale. Per il Movimento 5 Stelle, infine, l’uscente Manuel Brusco punterà a conquistarsi una seconda legislatura: nel 2013 aveva battuto Marta Vanzetto (oggi capogruppo in Comune) ma anche stavolta, probabilmente, ad indicare i nomi dei candidati grillini sarà una votazione degli iscritti sulla Piattaforma Rousseau. Lillo Aldegheri
Il voto ● In primavera si vota anche in Veneto per il rinnovo del consiglio regionale e l’elezione del presidente. ● A Verona e provincia tocca eleggere nove seggi su 51 ● Il sistema elettorale per il voto regionale si basa sul voto di preferenza; sarà possibile indicare i nomi di due candidati, purché di generi diversi
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Ex seminario venduto per 60 milioni «Ma poi è arrivata la crisi edilizia» Sull’area ora la richiesta di fare un centro commerciale VERONA Ancora polemiche sul-
la proposta di far sorgere un centro commerciale al posto del Seminario Vescovile di San Massimo. Michele Bertucco (Sinistra in Comune) parla di «gigantesca speculazione» e sostiene che «dall’ultimo bilancio della società San Massimo Srl (in liquidazione) emergono le reali dimensioni economiche» di questa proposta. «L’area – afferma il capogruppo - è stata venduta dalla Curia di Verona per 60 milioni di euro circa». Bertucco aggiunge che «con la prima acquisizione la San Massimo Srl aveva ottenuto un finanziamento ipotecario per 24,8 milioni e una linea (di firma convertibile in linea di cassa) di 19,1 milioni. Contestualmente aveva sottoscritto un preliminare per la seconda tranche dell’area. Il secondo contratto
prevedeva che il saldo avvenisse non con mezzi monetari ma mediante la realizzazione di opere. A mettere i bastoni tra le ruote all’operazione – racconta il consigliere - sarebbe sopraggiunta la crisi del settore immobiliare ed attualmente la cordata è alla ricerca
di partner. Questo spiega perché – sostiene Bertucco - lo stato di liquidazione della San Massimo Srl non significa la rinuncia alla speculazione ma spiega lo stravolgimento subito dal progetto iniziale che prevedeva un borgo con botteghe artigiane e negozi di vicinato, mentre ora è chiaro che si sta lavorando per costruire l’ennesimo centro commerciale. E non è chiaro l’atteggiamento dell’amministrazione – prosegue - su Imu e Tasi arretrati, cui la società non è stata in grado di far fronte mentre la posizione del Comune viene trattata tra quella dei “fornitori” con i quali sono stati stipulati accordi di dilazionamento dei pagamenti». Un’assemblea su questa vicenda si terrà martedì sera nella Sala Civica di Via Anselmi a San Massimo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
professionista e di conseguenza il rispetto di una commissione comunale. Assicuro – aggiunge - che i colori erano di alta qualità e che il 70% del murales è stato eseguito con spray mtn94 la cui durata non é certo 2 anni. Che dopo la polemica si sia deciso di replicare in parte il concetto da me espresso è quasi grottesco: il muro é stato coperto – conclude Tarli - e con esso lo spirito con cui è stato realizzato».
L’area ● Sorge alle porte di San Massimo e comprende il megacomplesso dell’ex seminario vescovile ● La Regione ha dato il via libera per la realizzazione di un nuovo centro commerciale
VERONA Il Partito Democratico torna all’attacco sulla Grezzanella, la variante della strada regionale 62 che dovrebbe liberare Villafranca e di Povegliano dalla morsa del traffico di attraversamento. Il sindaco di Villafranca, Roberto Dell’Oca, e l’assessore regionale Elisa De Berti hanno affermato che dopo 30 anni di attesa manca solo la firma del Presidente del Consiglio al Decreto per la Revisione delle reti stradali. Parlamentari e consiglieri regionali del Pd ribattono che «non è proprio così perché, spiegano - dopo la firma, l’opera andrà inserita nelle pianificazioni dell’Anas che saranno redatte anche sulla base delle priorità che indicherà la Regione Veneto». Secondo i dem, peraltro, «questa è la prova del fallimento delle pretese autonomiste della Lega e del centrodestra, visto che a circa vent’anni dalla “devoluzione” dei primi anni Duemila che vide trasferire alle Regioni migliaia di chilometri di strade ex statali, senza vergogna ora fanno marcia indietro e a ritornare sotto la responsabilità di Anas sono 725 chilometri di strade. Il «Rientro strade», comprensivo delle risorse messe a disposizioni dalle Regioni, fu predisposto dall’allora ministro Pd Graziano Delrio per garantire la manutenzione, lo sviluppo e la continuità territoriale. Il trasferimento – sottolinea il senatore Pd Vincenzo D’Arienzo comprende la variante alla SR 62 (Grezzanella) e la variante alla SR10 di Legnago, oltre alla variante alla SS12 di Isola della Scala, quella alla SR11 da Peschiera a Castelnuovo e le uscite della 434 Traspolesana rispetto alle quali la Regione non è stata in grado neanche di provvedere alla manutenzione». In una interrogazione, la consigliera regionale del Pd, Anna Maria Bigon, chiede cos’abbia fatto la Regione Veneto per impedire questo «impantanamento» dell’opera. © RIPRODUZIONE RISERVATA
III
Primo Piano
Domenica 3 Novembre 2019 www.gazzettino.it
Il cardinale a Belluno
Spopolamento: l’appello di Parolin Il segretario del Papa tra Vaia e i cambiamenti climatici `«Le crisi ambientali e sociali non sono divise, ma qui ma la sottolineatura va al vero problema della montagna c’è bisogno soprattutto che la gente resti e non se ne vada»
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LA VISITA BELLUNO «No, no. Non sarò patriarca di Venezia». Sorride e scuote la testa alla domanda se, come si sussurra e come molti auspicano, è destinato a diventare uno dei successori di Albino Luciani nella sede patriarcale di San Marco. Il cardinale Pietro Parolin era ieri in città. Giunto, tra un dispiegamento dielle forze dell’ordine e una buon gruppo di sindaci dall’intera provincia, per sottolineare la necessità, nella terra flagellata dalla tempesta Vaia, di una «ecologia che sia integrale». Il Segretario di Stato di papa Bergoglio ha indicato la linea della Santa Sede: «Il Vaticano non dà indicazioni tecniche, che puntino, magari, all’abbassamento di due gradi di temperatura.
I NODI DEL BELLUNESE A livello di misure ecologiche lo sforzo deve coinvolgere gli stili di vita». Parolin, rifacendosi pure all’enciclica “Laudato sii”, a pro-
«DEVE CRESCERE L’ATTENZIONE DI UNA CULTURA DELLA CURA DI SE’, DEGLI ALTRI E DELLA NATURA, NON DEL LORO DEGRADO»
posito di ambiente e sua tutela, tocca un punto dolente per la provincia di Belluno, lo spopolamento. E’ chiaro Parolin: «E’ necessario che la gente resti, che non abbandoni il territorio. E non ci sono crisi ambientali e crisi sociali, non sono divise. Tant’è che le soluzioni vanno cercate in modo integrale». Altra riflessione, sulla responsabilità. «Deve crescere l’assunzione di una cultura della cura, di sé, degli altri, della natura che prenda il posto del degrado di sé, degli altri, della natura». Parolin ha espresso la sua vicinanza «con chi ha convissuto un evento apocalittico». Una vicinanza sentita anche per ragioni geografiche: «Perché è vero che non sono di Belluno, tuttavia vengo da qui vicino». Il cardinale ha riconosciuto come valore il senso di responsabilità della popolazione bellunese e la risposta rapida di chi ha soccorso. Da ciò l’invito ad usare Vaia come lezione «per porre le basi verso un nuovo sentiero di sviluppo».
ALBINO E FRANCESCO Sulle scale del Teatro Comunale, appena arrivato insieme a monsignor Renato Marangoni, monsignor Parolin ha messo nero su bianco due questioni di carattere locale: visita di papa Francesco in Veneto (magari anche a Belluno) e beatificazione di Albino Luciani. «Ci auguriamo di cuore che il papa venga in Veneto,
ma non ho alcun elemento e non posso, quindi, anticipare nulla». Bocca cucita pure sulla tempistica a proposito della beatificazione di papa Luciani: «Dopo aver riconosciuto le virtù eroiche si sta studiando il miracolo, ma di recente non ho avuto notizia nuova».
L’AFFETTO
L’APPELLO Parolin al Comunale: il vescovo e Bottacin ascoltano
A Fortogna
Quella preghiera sulle lapidi dei preti del Vajont Pietro Parolin nel cimitero di Fortogna, tra un mazzo di fiori deposto alla base del trittico di Fiabane, una riflessione davanti al grande portale, una preghiera sulle tombe di don Bortolo Larese e don Lorenzo Larese, parroco e cappellano, morti dentro l’acqua e il fango del Vajont. Ieri pomeriggio la visita in terra bellunese del
Segretario di Stato si è chiusa con la messa nella cappella all’interno del camposanto che è monumento nazionale. Ad accompagnarlo c’era Roberto Padrin, in veste di sindaco di Longarone: «Ho apprezzato la semplicità con cui monsignor Parolin ha scambiato qualche parola con i sopravvissuti da cui ha
E la sindaca lo avvicina: «Il Pio XII chiede aiuto» L’APPELLO BELLUNO Gli mette sotto al naso, con cortesia, la lettera che gli aveva inviato lo scorso settembre in Vaticano. Tatiana Pais Becher, sindaca di Auronzo di Cadore, a fine incontro sale sul palco e chiede a monsignor Pietro Parolin attenzione per l’istituto Pio XII di Misurina. Non bastano, infatti, i fondi stanziati dalla Regione Veneto - un budget di 1 milione e 200mila euro - per salvare l’unico centro specialistico in Italia dedicato alla cura e riabilitazione delle malattie respiratorie del bambino. «Occorre che arrivino i bambini», precisa Pais, domandando al segretario di Stato: «Non potrebbe darci una mano lei, magari pensando ad una collaborazione più stretta con l’ospedale Bambin Gesù di Roma?» Con il Bambin Gesù esiste già una convenzione, ma i bambini inviati non superano i 25 all’anno. Troppo pochi. Ora sono solo tre, a parte i pazienti che arrivano con le famiglie nei fine settimana. Va sottolineato, tra l’altro, che se da una parte la Regione ha aperto il portafoglio con tempismo - semplificando anche le modalità d’accesso dei bimbi alle cure - dall’altra il Cda dell’Opera diocesana degli Uberti di Parma, proprietaria dell’Istituto Pio XII, non ha emesso ancora alcun documento che revochi la chiusura dell’Istituto, fissata per fine anno. A dar mano forte alla sindaca, ieri alla fine dell’incontro ufficiale, anche il presidente della Provincia, Roberto Padrin, e l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin che ha ricordato l’impegno triennale della Regione
Il cardinale è giunto verso le nove da Vicenza con un auto–staffetta messa a disposizione dal Comando Compagnia Carabinieri di Belluno. Prima una sosta privata in Vescovado, poi l’incontro aperto al pubblico, al Teatro Comunale, dove è stato accolto, ed applaudito, anche da numerose autorità civili e militari. Il sindaco di Belluno, Jacopo Massaro, ci-
tando Vaia, ha elencato «quello che abbiamo imparato e quali siano le conseguenze del nostro seminare». Roberto Padrin, presidente della Provincia, ha affermato che «dopo le tragedie ci si sente più forti». E l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin, a proposito delle fake news che coinvolgono pure l’ambito ecologico, ha ricordato come «in una sua omelia Parolin abbia fatto coincidere la malvagità con la falsità». Sulle giornate di fine ottobre 2018, il vescovo Renato ha fatto eco a Bottacin valorizzando l’opera di presidio dei parroci: «Allora come oggi si ribadisce l’importanza dei rapporti di sinergia. Anche tra diocesi ed istituzioni». Daniela De Donà
nel salvataggio del Pio XII (già propugnato da Mauro Corona su Rai Tre, nella trasmissione “Carta Bianca”). Infatti, come promesso telefonicamente dal governatore del Veneto Luca Zaia a Tatiana Pais, l’Istituto è stato presentato all’interno della conferenza Stato-Regioni, con l’invito ai direttori delle Ulss di tutta Italia a promuoverlo. Il cardinale Parolin ha ascoltato, ha colto l’importanza di un luogo i cui chi soffre d’asma trova sollievo, ha preso copia della lettera. E non si è chiamato fuori: «Mi interesserò, in tal senso do la mia disponibilità». D. D.D.
L’ATTENZIONE Mons. Parolin legge il documento della Pais Becher
TATIANA PAIS BECHER HA CONSEGNATO AL CARDINALE UN DOCUMENTO: «L’ISTITUTO HA BISOGNO DI BAMBINI» 40f24114-8743-448f-9101-6fd64c4fd616
compreso come la tragedia non sia cosa chiusa». Nell’omelia tre i termini chiave su cui si è soffermato il porporato: «Memoria, solidarietà, speranza. Parole che fanno cerchio intorno al Vajont», ha affermato Padrin apprezzando la visita «coincisa proprio con il giorno dei morti». (ddd)
L’INTERESSE Parolin con Padrin
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Nordest
IN UN’ORA NORMALE PASSANO 1300 AUTO Ogni ora normalmente transitano sul ponte della Libertà 1300 vetture La nuova struttura servirebbe per separare i turisti dai veneziani
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600 I milioni di euro accantonati da Cav per opere pubbliche
GRANDI OPERE VENEZIA Il ponte dei Sospiri del terzo millennio non è più quello attraverso il quale i processati passavano per essere rinchiusi nei Piombi o nei Pozzi della Serenissima. Quello è ormai roba per turisti, il soggetto di migliaia di istantanee al minuto scattate con gli smartphone di ospiti che di Venezia vedono solo quello e piazza San Marco prima di partire per Firenze o Roma. Il vero ponte che fa sospirare e, talvolta, imprecare è quello automobilistico, l’unica strada che collega Venezia alla terraferma. Quello che il poeta Mario Stefani celebrava nei suoi versi, di ispirazione britannica “Se Venezia non avesse il ponte l’Europa sarebbe un’isola”. Mai come in questi anni e in questi giorni l’Europa sembra un’isola. Basta un ponte festivo come quello di questi giorni, una motocicletta che scivola sulle rotaie del tram, o il tram stesso che si blocca (eventualità non tanto rara) e non ci si muove più: turisti e residenti. E per fortuna da anni il traffico di camion diretti in Grecia e in Turchia risparmia questa strada, poiché il terminal dei traghetti è stato spostato nella vicina Fusina. Tuttavia, secondo dati di Veneto Strade, ci passano sopra mediamente 1.300 vetture ogni ora.
PONTE AL LIMITE È in giorni come questi che vengono fuori le ipotesi più curiose: in passato si parlò di metropolitana sublagunare, poi di una cabinovia translagunare, poi di una navetta ferroviaria tra Mestre e Venezia, perfino di una linea di navigazione parallela per Venezia. Perché allora non fare un nuovo ponte, che affianchi quelli esistenti (il ferroviario costruito dagli Asburgo prima dei moti del ‘48 e l’automobilistico del 1933 voluto da Mussolini e realizzato in soli due anni dall’ingegnere veneziano Eugenio Miozzi)? Questo disegno degno dei futuristi arriva dall’assessore comunale alla Mobilità di Venezia, Renato Boraso. Per lui è arrivato il momento di una nuova grande opera che possa sgravare l’intasato ponte, costruito con lungimiranza a quattro corsie e che oggi ospita anche una pista ciclabile e le rotaie del tram. Ora, per Boraso, il momento è maturo per ragionare sul raddoppio e bandire un concorso internazionale di idee anche in vista del traguardo delle 2026, quando in Veneto ci saranno le Olimpiadi invernali e chi verrà a Cortina vorrà anche visitare Venezia.
POLITICI, BATTETE UN COLPO «Questa situazione si potrebbe risolvere solo se avessimo una
«L’ATTUALE INFRASTRUTTURA ANDREBBE AI RESIDENTI E PER IL TRAM CORSIA RISERVATA»
SERPENTONE Auto incolonnate sia in entrata che in uscita da Venezia lungo il Ponte della Libertà, unica via di accesso alla città storica
«Un nuovo ponte per Venezia» Concorso di idee del Comune Anche in questi giorni di festa l’unico collegamento `Ora l’assessore Boraso propone il raddoppio translagunare ha mostrato i suoi limiti: traffico in tilt «Così separeremo i flussi turistici e commerciali»
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Dal treno al “Littorio”
11 gennaio 1846
25 aprile 1933
L’inaugurazione del “gran ponte della laguna veneta”, cioè il ponte ferroviario, avvenne l’11 gennaio 1846. Il 14 gennaio partì il primo treno dalla stazione di Santa Lucia. L’idea di unire Venezia alla terraferma fu esposta nel 1823 da Luigi Casarini. I lavori vennero affidati all’imprenditore Antonio Busetto-Petich il 7 aprile 1841, previo versamento di una fidejussione di trecentomila lire austriache. I lavori, che comportarono la fissazione di 75.000 pali di pilotaggio, iniziarono il 10 maggio 1841 e vennero conclusi il 27 ottobre 1845 e in seguito si procedette all’attrezzaggio ferroviario di due binari.
Il ponte stradale sulla laguna veneta venne inaugurato il 25 aprile 1933 con il nome di “ponte Littorio” da Umberto II di Savoia insieme alla consorte Maria José del Belgio, nel giorno della festa di san Marco, presente anche Benito Mussolini. Dopo la seconda guerra mondiale, nel 1946 fu ribattezzato Ponte della Libertà in relazione alla nuova celebrazione istituita sempre il 25 aprile, in avversione ai richiami al fascismo e - per collegamento, dopo il referendum del 2 giugno che portò alla fine della monarchia - all’era pre-repubblicana. Oggi il Ponte rientra nel tratto finale della SR 11 Padana Superiore ed è gestito da Veneto Strade.
classe politica nazionale in grado di chiedere un nuovo ponte a fianco di quello esistente, che sarebbe dedicato agli aventi diritto, cioè i mezzi pubblici, i residenti e i pendolari con il tram che avrebbe finalmente la sua corsia dedicata. A fianco ci sarebbe una struttura nuova con una grande pista ciclabile e una strada che entri direttamente al Tronchetto e alla Marittima. Questo significherebbe dividere il traffico turistico (garage del Tronchetto, crociere, ferry boat per il Lido) e quello commerciale (i mercati all’ingrosso dell’ortofrutta e del pesce oltre alle forniture per la città) da quello residenziale e dal trasporto pubblico locale».
Anas o Veneto Strade in grado di raccogliere un finanziamento per realizzare una grande opera. Il traguardo temporale potrebbe essere quello delle Olimpiadi di Cortina, l’occasione per la politica di svegliarsi dal torpore. Lo sa che ci sono 250 milioni bloccati per l’adeguamento della Romea tra Chioggia e Venezia? C’è gente che muore sulla Romea a causa della mancata messa in sicurezza. L’ex ministro Toninelli aveva bloccato tutto, ma nessuno è intervenuto a riaprire i giochi».
Ma ci sarebbe un’altra partita. «Esiste poi una cassaforte regionale di 600 milioni di euro aggiunge l’assessore veneziano che sono fermi in cassa a Cav, la concessionaria autostradale ex Venezia-Padova che gestisce il Passante di Mestre. Non se ne parla mai, ma è giusto saperlo. L’ex Venezia-Padova ha oggi in cassa 600 milioni non spesi per opere pubbliche da realizzare nel nostro Veneto. A proposito di autonomia... Sto parlando di soldi pubblici, perché il 51 per cento di Cav è di Anas, cioè lo Stato, e il resto è della Regione Veneto. Il nostro ponte è nato come strada statale, dovrebbe esserlo anche il raddoppio».
FONDI BLOCCATI IN REGIONE
IL TRAGUARDO OLIMPICO
Si tratta di un’opera che costerebbe decine di milioni e che ovviamente il Comune non potrebbe realizzare. «Ovviamente - prosegue Boraso - ci vorrebbe una classe politica nazionale e regionale, con
«Io ho un sogno, un nuovo ponte perché dal 1933 il mondo è cambiato, o è scandaloso affermarlo? Approfittiamo del traguardo delle Olimpiadi del 2026 conclude Boraso - quando ci sarà la possibilità di fare qualche investimento, approfittiamo di tutti questi fondi fermi in Veneto per le infrastrutture. Il Comune non può che lanciare un concorso di idee, non ha le risorse per fare l’opera, ma questo fa parte della visione di una Venezia adeguata a quello che il mondo sarà nel 2030». Michele Fullin
«CA’ FARSETTI NON HA I FONDI PER PROGETTARE UN SIMILE INTERVENTO TOCCA ALLO STATO»
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ASSESSORE Renato Boraso ha la delega alla Mobilità
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PADOVA
DOMENICA 3 NOVEMBRE 2019 IL MATTINO
I 20 anni della legge
«Trapianti in aumento, Padova è al top» Pittarello, coordinatore al Policlinico: «Superati i dati del 2018». Zaia: «Merito di professionisti illuminati e di un popolo generoso» Compie vent’anni la legge che ha istituito il Centro nazionale trapianti e la banca dati per la raccolta delle volontà alla donazione degli organi. Dal 6 all’8 novembre la legge 91 del 1999 verrà celebrata a Roma: una norma che ha permesso di organizzare l’attività trapiantologica in modo efficiente permettendo al sistema enormi passi in avanti, consentendo l’incremento del numero di donatori e quindi di trapianti, interventi che oggi vengono effettuati in 96 ospedali. In Italia nel 2018 sono stati eseguiti 3.719 trapianti, di cui 233 di cuore, 143 di polmone, 1.246 di fegato, 2177 di rene e 41 di pancreas. L’Azienda ospedaliera Università di Padova si conferma fra i primi centri italiani. Nel 2018 sono stati eseguiti 353 trapianti: 193 di rene, 102 di fegato, 30 di cuore, 30 di polmone e 11 di pancreas. «Nel 2019 i numeri sono in aumento» sottolinea il coordinatore in Azienda ospedaliera Demetrio Pittarello, «per cuore, polmoni e fegato. L’Azienda si conferma uno dei centri al top a livello nazionale. C’è molto lavoro da fare ancora per favorire la dichiarazione di volontà, ma l’impegno sul territorio è forte». «La leadership di Padova e del Veneto nei trapianti», puntualizza il governatore Luca Zaia, « è frutto del grande lavoro di professionisti illuminati che hanno accettato la sfida dell’innovazione, operando nella culla della scienza e della medicina. Un risultato reso possibile anche grazie al grande numero di donazioni, sintomo di un tessuto sociale unito nella solidarietà e generoso. Ricordo che il primo cuore trapiantato a Padova era di un ragazzo trevigiano morto in un incidente stradale: il papà ha speso la vita per promuovere le donazioni di organi e oggi ci sono tantissime associazioni di volontari impegnati su questo fronte. Come Regione abbiamo sempre sostenuto e sempre sosterremo l’attività e soprattutto la ricerca». — E.L.
Francesco Calabrò, oggi 73 anni, è stato chirurgo dal 1971 al 2013 Era nell’équipe che fece la prima operazione di polmone in città
«Io pioniere degli interventi vivo con un cuore nuovo Donare è un atto d’amore» L’INTERVISTA
l mondo a cui siamo abituati spesso sembra anche l’unico possibile, fin quando un evento improvviso e imprevisto ribalta lo scenario. È quello che è accaduto al professor Francesco Calabrò, che da chirurgo pioniere dei trapianti, si è trovato trasportato d’urgenza su un elicottero con il cuore a pezzi - letteralmente - la vita appesa a un filo per dieci giorni, attaccato a una macchina. E la stessa vita salvata grazie al trapianto di cuore. Una storia a lieto fine, come lo sono quelle delle tante persone sal-
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vate grazie a un trapianto. Oggi Calabrò ha 73 anni e gode di ottima salute. E la sua storia è ideale per celebrare i vent’anni della legge che ha fatto del sistema di trapianti in Italia uno dei migliori d’Europa. Professore, com’è stato il passaggio da medico a paziente? «Ho lavorato come chirurgo dal 1971, dopo la laurea, fino Calabrò in sala operatoria al 2013, prima a Padova e poi a Verona. Nel 2003 sono diventato vicario del Centro re- «Il futuro è negli gionale trapianti di cui sono diventato coordinatore nel organi artificiali 2008, ruolo che mi ha dato la Bisogna sostenere grande opportunità di orga- fortemente la ricerca» nizzare il sistema di gestione
delle donazioni di organi, degli espianti e degli interventi. L’ipotesi di passare dall’altra parte della barricata, di essere un paziente, non mi sfiorava. Mi sono sempre sentito bene e davo per scontato di essere perfettamente sano. Invece mi sono ritrovato seriamente malato, ho rischiato la vita». Come si è rapportato con i colleghi che l’hanno operata? «Ho fatto il paziente, rimettendomi totalmente nelle loro mani, con piena fiducia. Il trapianto di cuore lo ha eseguito il professor Gino Gerosa, non avevo nulla da temere nelle sue mani. In ospedale a Padova sono arrivato con un trasporto d’urgenza in elicottero con il cuore davvero malconcio. Mi hanno tenuto in vita dieci giorni attaccato a una macchina che mi assicurava una doppia assistenza cardiaca. E fortuna ha voluto che si rendesse disponibile un cuore». Nei giorni scorsi è stato eseguito in Azienda ospedaliera un doppio trapianto di polmone, la specialità di cui è stato pioniere. «Il 25 maggio 1995 il professor Francesco Sartori effettuò il primo trapianto di polmone a Padova: io ero il suo secondo in sala operatoria e all’epoca Federico Rea, oggi direttore della Chirurgia toracica, era stato incaricato dell’espianto. Io poi andai a Verona. Voglio sottolineare che il professor Rea ha avuto un ruolo determinante nel fare di Padova il primo centro italiano per trapianti di polmone, giocando un ruolo cardine dal punto di vista scientifico e culturale». Come vive oggi da trapiantato? «Dal punto di vista medico sono in buona salute, mi sono ripreso molto presto dopo il trapianto e, ingenerale, ho ho maturato una visione più positiva della vita. Da medico ho sempre molto interagito con i pazienti ritenendo fondamentale un rapporto em-
patico. Oggi sono presidente dell’associazione Acti Padova dedicata ai cardiotrapiantati e sono responsabile scientifico di Acti nazionale. È un modo per stare dalla parte del malato, non in termini assistenziali, ma per cogliere le esigenze, le necessità di chi ha subito un trapianto. L’operazione è un evento, ma bisogna pensare anche al dopo. Con l’associazione creiamo occasioni di confronto e ascolto fra pazienti e specialisti». Dal 6 all’8 novembre a Roma si celebrano i vent’anni della legge 91 del 1999 che ha dato vita al Centro nazionale trapianti creando la banca dati per la raccolta della volontà alla donazione degli organi. Com’è la situazione oggi rispetto alle donazioni? «Senza donatori non si fanno trapianti e oggi i trapianti di polmone salvano la vita a chi versa in gravi situazioni determinate da fibrosi cistica o fibrosi polmonare. Lo stesso vale per il cuore e gli altri organi. È importante tenere alta la guardia sul fronte dell’informazione e della sensibilizzazione rispetto alla solidarietà. Donare non costa nulla, è un atto d’amore. L’appuntamento a Roma sarà quindi l’occasione giusta per premere su questi tasti». Qual è secondo lei il futuro dei trapianti? «È sempre più importante il lavoro di équipe, non solo di medici ma anche di chi si occupa di tecnologie e biotecnologie, al fine di trovare soluzioni alternative agli organi. Credo che per almeno altri dieci anni non ci sarà alternativa all’organo umano, ma ci sono importanti gruppi soprattutto negli Stati Uniti che stanno lavorando per arrivare alla produzione di organi artificiali. Anche Padova porta avanti un importantissimo progetto con il professor Gerosa e il cuore bionico. È una frontiera che va assolutamente sostenuta». — Elena Livieri BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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SAN DONÀ DI PIAVE
DOMENICA 3 NOVEMBRE 2019 LA NUOVA
meolo
Autostrada del Mare, i sindaci non vogliono che sia a pedaggio Con il cambio della guardia al Ministero delle Infrastrutture il progetto si sblocca Ma i Comuni chiedono che l’arteria si colleghi con le spiagge di tutto il litorale dei Conti. Poi ultima parola al Cipe e l’apertura delle buste che è stata caldeggiata anche dal presidente Zaia. Ma quali buste? Chi sono le imprese e a chi sono legate, visto che andiamo molto indietro nel tempo? Interrogativi di cui si sta discutendo da tempo e che anche l’associazione del Veneto orientale, con il fondatore Luciano Falcier, ex depu-
Giovanni Cagnassi MEOLO. Autostrada del mare, i sindaci del Veneto orientale non vogliono il pedaggio. E rimettono in discussione anche l’apertura delle buste del project financing. La grande incompiuta, strada di collegamento tra il casello di Meolo e il litorale, precisamente alla rotonda Frova di Jesolo Paese secondo il tracciato iniziale del project financing, torna in auge ora che al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti siede Paolo De Micheli. L’assessore regionale Elisa De Berti ha ricordato che “la Via del Mare tra Jesolo e Litorali”, ferma dal 2015 per l’inchiesta della magistratura veneziana, ora potrebbe ripartire, con il Cipe che conferma gli espropri. L’assessore regionale sostiene anche che il dossier è stato ripreso in mano, rinnovato il vincolo sugli espropri. I prossimi passi sono il rinnovo della convenzione ricusata a suo tempo dalla Corte
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Polemica sui progetti «Non vanno ripescati i vecchi piani voluti da Galan e Chisso»
Il casello di Meolo, sull’A4 Venezia-Trieste
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tato e presidente tra l’altro di Autovie Venete, e il presidente Lino Bellato, stanno discutendo animatamente per capire cosa succederà adesso, visto che si fa ancora il nome della Mantovani. I sindaci del Veneto orientale, con la presidente, la sindaca di Musile, Silvia Susanna,
ne hanno discusso il 30 ottobre scorso in una riunione ad hoc. «Noi chiediamo che non ci sia alcun pedaggio», spiega Susanna, «la strada non deve essere a pagamento. E dobbiamo anche considerare che il collegamento dal casello di Meolo all’area di Jesolo Paese non è sufficiente e dovremmo almeno considerare come meta il litorale, quindi Jesolo e Cavallino Treporti. I sindaci hanno posizioni differenti, ma certo possiamo fare sintesi su questi temi condivisi». Il problema sarebbe l’apertura delle buste che non convince tutti i primi cittadini e amministratori. Molti vorrebbero ripartire da zero, dimenticando anche quei progetti di finanza che avevano come referenti politici Galan e Chisso. Ora il territorio inizia a far sentire la sua voce. Il Veneto orientale non è una “mera espressione geografica”, ma risponde a impulsi e stimoli che interessano le sue tante componenti. Falcier, che credette addirittura in una Provincia del Veneto orientale con il collega deputato Marcello Basso, spesso purtroppo inascoltati, oggi sta riavviando il dibattito sulla grande viabilità del territorio attraverso l’associazione Veneto orientale. Che sostiene, tra l’altro, come Autovie Venete possa anche essere coinvolta nel progetto, come è stato con l’autostrada in uscita dal casello di Noventa per un lungo tratto da essa realizzato, proprio perché a Meolo sarebbe suo interesse proseguire con il tracciato veloce e fluido verso i litorali. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
La Medical & Therapy ospita Philipp Bayer il mito del kung fu
Philipp Bayer, maestro del kung fu ving tsun
Nuovi giochi e giostre in 5 parchi pubblici
A. Manzoni & C. S.p.A.
MUSILE. Al via la sistemazio-
ne di cinque parchi pubblici di Musile con l’installazione di nuovi giochi e giostre per i bambini, lavori di rifacimento e illuminazione. Le aree interessate sono il parco del Granatiere e quello di Croce, nonché i giardini delle vie Montagner, Bellini e Borsellino. In questi giorni è iniziata la rimozione dei vecchi giochi, usurati dal tempo oppure oggetto di vandali-
Lino Bellato «Enti uniti nelle scelte sul turismo» SAN DONÀ. Turismo ad ampio raggio, non solo sulla costa. L’associazione Veneto Orientale, con il presidente Lino Bellato, ha rilanciato il dibattito alla luce dei tanti dati sul turismo nel Veneto orientale con la focalizzazione della sola costa. «Nel Veneto orientale», spiega Bellato rivolgendosi alla Conferenza dei sindaci, «esiste una fascia costiera che accoglie migliaia di turisti. Negli ultimi anni, il turismo si è evoluto e il cambiamento è destinato a incrementarsi. La collaborazione fra enti è, a nostro avviso una necessità ineludibile. In questa ottica», conclude, «il coordinamento tra la Conferenza dei sindaci, prevista dalla Legge Regionale 16, e l’associazione dei Comuni del Litorale, non devono essere una somma di parti o tutela di interessi di ognuno, seppur legittimi, ma muoversi in una logica di integrazione. Pensare a un turismo completo, dove mare, fiumi, paesaggio, svago, cultura, arte ed enogastronomia siano obiettivo comune e condiviso da ogni ente e istituzione». — G.Ca.
SAN DONÀ. Il maestro e mito
stage oggi a san donà
musile
La richiesta di necrologie potrà essere effettuata contattando il n. verde, attivo tutti giorni, compresi i festivi, dalle h. 10:00 alle h. 19:30.
san donà
smo. Le nuove giostre saranno fornite dalla ditta Legnolandia, impresa specializzata in attrezzature ludiche. I lavori, finanziati con un contributo statale di 90 mila euro, richiederanno tre mesi. Nell’area degli impianti sportivi di via Argine San Marco sarà realizzata una piccola palestra all’aperto con attrezzature ginniche a disposizione degli amanti del fitness. «Nascerà un percorso del-
del kung fu ving tsun, Philipp Bayer, sarà a San Donà stasera. Ospite all’hotel Leon d’Oro di Noventa, dove lo accoglierà il cavalier Maurizio Trevisiol, da anni appassionato di arti marziali orientali, Bayer è l’erede del mitico Yip Man, il maestro che poi insegnò l’arte a Wong Shun Leung, a sua volta maestro di Bayer, e a Bruce Lee. Lo stage è programmato stasera dalle 18 alle 21 nella scuola di San Donà in via Monte Popera 3-14, palestra “Medical & Therapy”, diretta da Francesco Macaluso e Manuel Cammozzo, il primo rappresentante di zona e il secondo direttore tecnico italiano del maestro e dell’associazione italiana “VTKF Italia” . — G.Ca.
la salute all’aperto, con attrezzature per il fitness e il benessere fisico», spiega la sindaca Silvia Susanna, «questo intervento, sommato a quelli sui parchi pubblici, è pensato per consegnare alla cittadinanza delle aree verdi ammodernate e con attrezzature sicure». «In questi giorni», aggiunge l’assessore allo sport Giovanni Ferrazzo, «sempre presso gli impianti sportivi stanno per iniziare dei lavori di messa in sicurezza, abbattimento delle barriere architettoniche e di chiusura con recinzione di una parte dell’area, per una spesa di 30 mila euro di cui 18 mila finanziati dalla Regione». — G.Mo.