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PRIMO PIANO
Giovedì 10 Ottobre 2019 Corriere del Veneto
Le riforme La spinta federalista
Autonomia,liteasinistrasulnuovoiter Bressa:«Unaleggequadrononserve» L’ex sottosegretario Pd contrario al doppio passaggio parlamentare. Imprese in campo: così non va
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Bonaccini Sì al coinvolgimento del Parlamento e a una cornice comune ma l’autonomia non può aspettare i Lep
❞
Rubinato Sui Lep sarà la volta buona? Li aspettiamo da 18 anni. E la legge quadro l’avevano bocciata in commissione
❞
Guadagnini Autonomisti insieme alle Regionali, anche con Grande Nord. I partiti nazionali non otterranno l’autonomia
Fissare i Lep prima di procedere con l’autonomia? La proposta del ministro dem agli Affari regionali Francesco Boccia che ribadisce come la sua legge quadro verterà (anche) su questo, manda su tutte le furie il governatore Luca Zaia ma riesce a far sbottare anche il compagno di partito e governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. «Che il Parlamento debba essere coinvolto è fuor di dubbio - dice il governatore emiliano - e anche la cornice va bene ma che non si dica che l’autonomia deve aspettare la messa in opera stessa dei Lep, anche perché diverse delle funzioni richieste non hanno nulla a che fare con ciò. Se abbassiamo il tasso ideologico della discussione un compromesso ragionevole si trova». Non basta, oltre a un inedito «asse dei governatori», anche un altro dem, Gianclaudio Bressa (per inciso, bellunese) all’ipotesi di una legge quadro «pre autonomia» alza un sopracciglio. Del resto è a lui che si può ascrivere l’unica firma in calce alla pre intesa. Da lì in poi, buio pesto, accuse incrociate, e polemiche Nord-Sud segnate da un livello di rombo crescente. Un po’ di rammarico nel veder allontanarsi (almeno temporalmente) la meta c’è. Con buona pace della linea di partito. «La procedura è la seguente: - scandisce l’ex sottosegretario alla Presidenza del consiglio - si firma l’intesa fra governo e Regione e si passa in Parlamento per il voto che recepisce la legge discussa e emendata. In caso di emendamento il governo chiama la Regione e firma l’intesa emendata. L’articolo della Costituzione spiega chiaramente cosa si deve fare. O cambiano la Costituzione o la procedura è questa». La mossa a sorpresa di una legge quadro che faccia da cappello e blindi da un lato il sostegno al Sud (e alle aree meno sviluppate del Nord) con fondi pluriennali statali e, dall’altro, i Lep (livelli essenziali di prestazione ndr)spariglia le carte. «Il punto debole è VENEZIA
La scheda
La pre intesa firmata nel 2018 A soli quattro mesi dal referendum sull’autonomia, il governatore Zaia firma, alla vigilia delle Politiche, una pre intesa con il governo Gentiloni. Artefice del risultato lampo è stato l’allora sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa
1
La bozza Stefani lo stop gialloverde Dopo le elezioni del 4 marzo 2018, la leghista vicentina Erika Stefani diventa ministro per gli Affari regionali e si getta anima e corpo sul dossier autonomia. Propone una bozza di intesa al premier Conte ma le trattative si impantanano. Salvini non preme e il M5s rema contro. Polemiche col Sud
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Il nuovo esecutivo e l’iter che cambia Ad agosto l’inaspettata crisi di governo rimescola le carte. In via della Stamperia arriva il dem pugliese Francesco Boccia che chiarisce subito le proprie intenzioni: fare ordine e arrivare a un’autonomia che non spacchi il Paese ma che lo migliori
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Doppio binario, i prossimi passi Negli ultimi giorni Boccia annuncia che le trattative con Veneto, Lombardia ed Emilia procedono ma che, in parallelo, lavora a una legge quadro che faccia da cappello per le singole intese. Specifica, poi, che tutto «dovrà passare per il Parlamento» due volte
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Pre intesa L’allora sottosegretario alla Presidenza Gianclaudio Bressa e il governatore Luca Zaia il 28 febbraio 2018 alla firma della pre intesa
come si trasforma l’intesa in legge - ammette Bressa - ma l’idea di un iter approvativo ordinario non ci sta. Non è una legge ordinaria bensì una è una legge che ratifica un’intesa. Se poi i due contraenti non sono d’accordo, finisce lì. Non c’è da interpretare nulla. Vediamo che si intende ma mettere i paletti su un’intesa in astratto non ha senso, la legge cornice non vuol dire niente. Se le premesse sono queste, l’autonomia è in alto mare. Il principio fondamentale sancito dalla Costituzione è l’intesa». Non è più del Pd da tempo ma l’ex dem Simonetta Rubinato è un’autonomista ante litteram. E vanta una memoria lunga: «La commissione Affari regionali ha approvato all’unanimità il 6 febbraio 2018 un documento su un’indagine conoscitiva proprio per capire come declinare l’articolo 116 sull’autonomia - spiega Rubinato - in cui tutti, da Bonaccini al costituzionalista siciliano Stelio Mangiameli, scartavano l’idea di una legge quadro scrivendo che “l’assenza di
una disciplina attuativa dell’articolo costituzionale sull’autonomia non è vista come ostacolo», anzi, si invocava la flessibilità. Attendiamo ancora i Lep, chissà se è la volta buona. - conclude l’ex parlamentare - La nostra regione non ha più tempo. I voti del Sud fanno gola a tutti. Era ora di scendere in piazza già col precedente governo, le segreterie dei partiti non ci concederanno mai l’autonomia. Del resto, il Gattopardo vince sempre». La sfiducia in una soluzione rapida è un fil rouge che lega anche il tessuto produttivo veneto. Fra i più attenti osservatori delle rivendicazioni autonomiste c’è Luciano Vescovi, alla guida di Confindustria Vicenza che veste a malincuore i panni della Cassandra: «L’avevo già detto quando il premier, che allora presiedeva un altro Governo, ma pare che la musica non sia cambiata per nulla, scrisse ai giornali una lettera aperta a Zaia e Fontana avocando a sé le decisioni sul dossier autonomia. E lo ribadisco a fronte di quest’ultima
trovata fantascientifica: per il Governo il voto dei cittadini veneti non vale nulla e tutta questa pantomima è un modo sofisticato per non fare niente. A questo Governo, come al precedente, fa comodo mantenere lo status quo e i privilegi di chi spreca. Se pensano che i veneti mollino su questo tema, si sbagliano di grosso». Certo che si vada alle calende greche anche Agostino Bonomo (Confartigianato): «Un doppio passaggio in Parlamento? In Italia non facciamo mai cose semplici. Ma intanto il referendum resta inascoltato. È una sciagura. Ora si apre una strada tortuosa e inutilmente lunga». Nel frattempo, in vista delle Regionali, gli autonomisti duri e puri si alleano. Ieri Antonio Guadagnini, consigliere regionale di Siamo Veneto ha annunciato l’asse con Grande Nord: «I partiti nazionali non possono perdere i voti del Sud, neppure la Lega, servono movimenti territoriali come il nostro». M.Za. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’anniversario
Vajont, D’Incà: «Mai più sfidare la natura, mai più commettere simili errori» «Ogni anno il 9 ottobre il cielo è così», ricorda Cristina, giovane longaronese in prima fila alla cerimonia di commemorazione delle vittime del Vajont. Così: plumbeo, freddo e pesante, come se pure il cielo non riuscisse a scrollarsi di dosso il ricordo di ciò che accadde 56 anni fa, quando l’ondata provocata dalla caduta della frana del monte Toc nell’invaso artifi-
BELLUNO
ciale superò la diga del Vajont e spazzò via un paese e le vite di 1910 persone. Non si può dimenticare, d’altronde, quando si cammina tra le lapidi candide del cimitero monumentale di Fortogna, che ieri pomeriggio ha ospitato la commemorazione ufficiale della più grande tragedia italiana causata dall’uomo in tempo di pace. Una data simbolo che da ot-
to anni ricorda tutte le vittime dei disastri ambientali. Non dimentica il neoministro per i rapporti col Parlamento, il bellunese Federico D’Incà, ospite d’onore della cerimonia. D’Incà conosce bene la tragedia del Vajont, avendola vissuta sulla pelle dei suoi familiari e avendo avuto come vicina di casa a Trichiana Tina Merlin, la giornalista che per prima denunciò, inascoltata, i rischi di quell’opera di alta ingegneria idraulica. «Mio nonno materno — ricorda D’Incà — lavorava alla Faesite (storica fabbrica di Faé, frazione di Longarone andata completamente distrutta, ndr) e quella sera finì il turno pomeridiano poco prima della tragedia. Si salvò per qualche centinaio di metri di terra. E mio nonno paterno, assieme a mio padre, fu tra i primi a compiere la
pietosa opera di recupero delle salme trascinate dal Piave. Il Vajont per i Bellunesi è una memoria ancora viva». Una memoria che deve servire da monito per il futuro. «Mai più», è la formula che scandisce l’intervento di D’Incà: «Mai più sfidare la natura, mai più commettere errori simili. La memoria deve spingerci ad agire, nei piccoli gesti quotidiani come nella progettazione dei grandi investimenti, per impedire che negligenza, sete di profitto e cattiveria si antepongano al senso di responsabilità». Ma il ricordo del Vajont non è solo memoria, si spinge sempre di più verso il presente e il futuro, come ha sottolineato nel suo intervento il sindaco di Longarone, Roberto Padrin: «L’uomo deve rispettare gli equilibri nel rapporto
Corriere del Veneto Giovedì 10 Ottobre 2019
L’intervista
di Martina Zambon
Ministro Boccia, ha ereditato la delega più cruciale, vista dal Nord che chiede l’autonomia da due anni. E la notizia di ieri su «eventuali interventi costituzionali»ha creato un certo scompiglio... «L’accordo politico fatto a margine sul voto per il taglio dei parlamentari incide su un concetto più vasto di autonomia che potrebbe prevedere il mettere le mani sulla Costituzione per mettere a posto alcuni buchi». Quali? «Per dirne una: abbiamo toccato il record di leggi regionali impugnate. Ho inserito nel disegno di legge possibile, oltre all’autonomia, anche la conciliazione Stato-Regioni perché abbiamo superato ogni limite tollerabile. Ambo parti. Qualcosa non funziona e va ricalibrato». Stiamo dicendo che l’autonomia si inserisce in una cornice più ampia di riorganizzazione della cinghia di trasmissione fra Roma e le Regioni? «Sì, bisogna riorganizzare meglio lo Stato. Il processo di riforma complessiva del Paese riparte sulla base anche del vissuto di questi 18 anni di titolo V. Verrà fuori che qualcosa deve essere cambiato». Veniamo all’autonomia, a che punto siamo? «A Venezia ho promesso al governatore Luca Zaia che gli avrei trasmesso le valutazioni sullo stato dell’arte, sulle richieste delle Regioni e i rilievi dei ministeri, cosa che ho fatto oggi (ieri ndr). Questi atti sono l’eredità del precedente governo e ci servono per far chiarezza. Non vorrei più sentire “eravamo a un passo dalla meta” perché così non è. La gran parte delle istanze erano state smontate». Si parla, ora, di doppio passaggio parlamentare... «Premetto che ho apprezzato il primo incontro con la delegazione trattante e con il professor Bertolissi. Così come ho apprezzato il riconoscimento, mancante nella proposta originaria del Veneto, del meccanismo di perequa-
con la natura e l’ambiente. Quel rapporto tornato prepotentemente di estrema attualità anche nell’ultima conferenza delle Nazioni Unite, con le parole di Greta Thumberg. Per rispettare la natura bisogna conoscerla. Quella natura che, ancora, si è ribellata ormai quasi un anno fa, qui nella nostra terra con la tempesta Vaia. Di quel 29 ottobre per la prima volta, però, siamo qui a dire che si è fatta prevenzione. L’impegno e le scelte coraggiose e responsabili delle istituzioni hanno evitato, almeno, la perdita di tante vite umane. E’ stato uno straordinario esempio di come lavorando insieme, in squadra, si possa essere vicini ai propri cittadini, aiutarli, proteggerli». Moreno Gioli © RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMO PIANO
IlministroBoccia «Primadell’intesa riorganizziamo StatoeRegioni» Ilministrospiegaidue passaggiparlamentari
15 Quindici mesi è la deadline del ministro agli Affari Regionali per la definizione dei Lep, i livelli essenziali di prestazione
zione delle regioni a statuto ordinario. C’è un clima diverso: molte regioni del Sud fanno passi in avanti nel chiedere l’autonomia. E la legge quadro terrà insieme Nord e Sud ma anche alcune aree svantaggiate anche a Nord». Quali saranno i contenuti? «La legge quadro capovolge l’impianto “autonomia, fabbisogni standard, Lep” (livelli essenziali di prestazione ndr). Per me sarà: subito i Lep o, se non ci fossero le condizioni, fabbisogni standard con il vincolo di arrivare ai Lep entro il 2020 e poi l’autonomia. Sono pronto a presentarla con un ddl collegato alla manovra però se siamo bravi, in questi due mesi, potremmo trovare un veicolo legislativo». I Lep sono la chimera degli ultimi due decenni... «È inqualificabile che dal 2001 ad oggi non si siano definiti. Stanno nella Costituzio-
ne, vanno fatti. Lo Stato i numeri li ha, ho già un tavolo aperto con il Mef che darà mandato a Sose». La mia impostazione è una legge quadro che definisca i meccanismi con cui si riducono le diseguaglianze, tra Nord e Sud ma anche, ad esempio, fra Belluno e Rovigo e il resto del Veneto. Per questo voglio fissare i fondi pluriennali di investimento di Mit, Mise, Mef, della presidenza del consiglio che oggi vengono attivati in base a priorità stabilite dal governo. Così, invece, i fondi saranno vincolati prioritariamente e automaticamente alle aree meno sviluppate». Una volta fatta la legge quadro? «I lavori con le delegazioni trattanti continuano. Vorrei innestare le singole intese dentro la legge quadro. Poi si arriverà alla firma dell’intesa fra Regione ed esecutivo e si
Ministro Il ministro agli Affari Regionali Francesco Boccia
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La legge quadro Per tenere insieme il Paese (ma anche le aree meno sviluppate del Nord) serve prima una legge quadro che riduca le diseguaglianze e fissi i Lep
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tornerà in Parlamento. E sarò il primo a difenderla. Se l’istruttoria è ben fatta non si rischia il Vietnam in aula». Prevede l’emendabilità? «Certo ma con metodo per evitare tempi biblici. Si può pensare a un’unica commissione, la Affari costituzionali come per la legge di bilancio». Qual è, nel merito, lo scoglio maggiore? «La scuola. Rischiamo di schiantarci se si pretende la regionalizzazione. Ma sulla garanzia di continuità dei docenti e altri temi di gestione i veneti hanno ragione da vendere». E sempre nel merito, da dove si riparte? «Dallo stato dell’arte appena inviato ai tre governatori. Mi auguro tenendo i punti di accordo e lavorando alacremente su quelli che erano oggetto di un nulla di fatto. I margini per modificare ci sono e restano ampi». Cosa non andava nel vecchio modello? «Il rischio che si sostituisse lo statalismo centrale con uno statalismo regionale». © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’editoriale Perché le Chiese si svuotano SEGUE DALLA PRIMA
el 1970, quando ormai molte cose cambiavano, solo 15 erano le parrocchie venete senza pastore: oggi sono 235 e di più saranno in futuro. Il motivo è semplice e sta nel crollo delle vocazioni: sempre nel 1970 vennero ordinati 242 nuovi preti, nel 2016 solo 37. Tutto ciò comporta due conseguenze: da un lato un clero sempre più ridotto (il calo è del 28% rispetto al ‘70) ed invecchiato, con tutte le ovvie conseguenze che ciò comporta in termini di efficacia pastorale, specie nel rapporto con i giovani, il segmento notoriamente più difficile per la catechesi. Dall’altro la «lingua» della fede, fatta di liturgie, omelie, tradizioni, precetti, sempre meno trova nel clero e nelle parrocchie (e nei parrocchiani) gli utilizzatori . Per cui diventa una lingua arcaica, anacronistica, incomprensibile ai più. Nella nostra epoca detta dell’«umanesimo esclusivo» si pensa di «mettersi in proprio» senza dover ricorrere all’ipotesi Dio. Allora le lingue in auge si fanno diverse, sono quelle della libertà, del benessere, dell’espressività, dell’autorealizzazione. Per queste lingue le parrocchie come organizzazioni della fede decisamente non servono. Vittorio Filippi
N
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Giovedì 10 Ottobre 2019 Corriere del Veneto
PD
NUMERI UTILI Municipio Questura Prefettura
Rovigo rovigo@corriereveneto.it
04252061 0425202518 0425428511
VigiliUrbani Carabinieri Polstrada Servizioveterinario
0425204611 042529381 0425426611 3495836327
CroceRossa Capitaneriadiporto Acquedotto Ulss18
0425361388 0426387055 0425363711 04253931
Ulss19 Emergenzainfanzia Radiotaxi TaxiRovigo
Raito abbandona il Pd «Appiattito sui 5 Stelle»
0426940111 114 042523900 0425 1812
FARMACIE TreMori
042523034
Il processo per la strage
Coimpo, l’imputato Fiore si dissocia «Ostilità in azienda contro di me»
Il vicesegretario provinciale e sindaco di Polesella si era già autosospeso: «Partito lontano dalle origini»
guardare con interesse la formazione di Carlo Calenda, ma non ci sono addii o fuoriuscite. Anzi, resto dell’idea che il Pd debba essere la calamita al centro delle esperienze di centrosinistra anche in Polesine». E conclude: «Siamo l’unica forza operativa sul territorio, gli altri partiti o non esistono o sono commissariati ed in ogni caso i loro esponenti non sono in grado di produrre contenuti. Dobbiamo lavorare in questa provincia, seguendo la strada segnata con l’esperienza che ha portato Edoardo Gaffeo alla guida del capoluogo». M. B.
Lo stabilimento di lavorazione fanghi «Coimpo» ad Adria, dove il 22 settembre 2014 morirono quattro lavoratori, ha sempre agito secondo le autorizzazioni concesse dalla Provincia. I piani di monitoraggio ambientali in relazione alla produzione sono sempre stati concordati e approvati con Arpav, l’Agenzia ambientale della Regione. Questi i perni della difesa dei principali imputati nel processo per omicidio colposo plurimo in relazione ai fatti di cinque anni fa e che ormai sta per concludersi: la sentenza è attesa per il 29 ottobre. Mauro Luise, 58enne residente a Boldur (Romania) e l’ex presidente «Coimpo» Gianni Pagnin, 68enne di Noventa Padovana sono difesi da Marco Petternella. Le ex componenti del Cda (consiglio di amministrazione) «Coimpo» Aless i a Pa g n i n , 4 3 a n n i e l’adriese Glenda Luise, 29enne, sono difese dal- Sentenza l’avvocato Luigi Migliorini. in vista Ieri in aula ha voluto rendere dichiarazioni La decisione spontanee un altro degli sulle acuse otto imputati, l’ex dipen- agli 8 imputati dente «Coimpo» 43enne attesa per di Ferrara Michele Fiore, il 29 ottobre non interrogato nelle precedenti udienze. Il ferrarese, considerato dalla Procura un dirigente, ha spiegato di non aver mai avuto ruoli dirigenziale dentro «Coimpo» e di aver anzi sempre trovato un clima ostile nei suoi confronti nell’azienda. «Io sono laureato in Ingegneria, i miei ex colleghi Coimpo e i vertici aziendali non lo sono» ha detto Fiore. Gli altri imputati sono il 58enne Rossano Stocco di Villadose, titolare della «Agribiofert» di Villadose e gestore — in affitto — della vasca in cui si sviluppò la nube tossica; l’impiegato 63enne Mario Crepaldi di Adria, che quella mattina del 22 settembre 2014 aprì il cancello a una delle vittime, il camionista Giuseppe Baldan. L’ottavo è il veneziano 61enne di Dolo Alberto Albertini, titolare dell’autotrasportatore. Albertin non risponde dei presunti reati ambientali. Le vittime dell’incidente sul lavoro di quella mattina del 22 settembre 2014 alla Coimpo sono Giuseppe Baldan, 48enne di Campolongo Maggiore (Venezia) e impiegato della «Psc Prima» di Marano di Mira (Ve). Con lui tre dipendenti dell’azienda di Ca’ Emo: l’adriese 28enne Nicolò Bellato, il 47enne rodigino Marco Berti e il 53enne di Adria Paolo Valesella. Antonio Andreotti
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ROVIGO
«Dopo 12 anni di impegno sincero, non mi riconosco più in questo partito che è andato verso valori opposti a quelli con cui era nato». Con queste parole Leonardo Raito, ex vicesegretario provinciale del Partito Democratico e sindaco di Polesella, commenta la sua fuoriuscita dalla formazione in cui ha militato fino a qualche mese fa. Raito aveva già annunciato la sua autosospensione, arrivata ad agosto dopo l’accordo siglato a livello nazionale tra il Pd ed il Movimento 5 Stelle per la formazione del nuovo governo Conte. Dopo il via libera al taglio dei parlamentari approvato dal parlamento ha però deciso di rinunciare definitivamente alla sua tessera. L’addio al Pd dopo 12 anni di militanza e avendo ricoperto cariche importanti. Come mai? «Il voto parlamentare di martedì ha dimostrato un completo appiattimento del partito nei confronti dei 5 ROVIGO
Stelle. Questo non è tollerabile, tantomeno da me che ho sempre considerato i pentastellati il peggio dell’antipolitica. Mi ero sospeso per vedere che cosa sarebbe accaduto, questa è però la prova che si sta andando verso una direzione opposta a quella scelta quando il Pd è stato fondato. E io non mi ci riconosco». Oltre alle vicende nazionali, anche questioni interne al Pd polesano che hanno spinto verso la separazione? «No. Gli anni spesi ed i tanti sacrifici fatti nel Pd resteranno per sempre, così come la stima che ho verso molte personalità, dirigenti e militanti. Rimarrò sempre nel centrosinistra e auspico di continuare a dialogare con chi localmente ha dimostrato di lavorare con impegno. Il taglio dei parlamentari, fatto senza riflessione sull’assetto istituzionale dello Stato, è una misura populista indigeribile. Questa approvazione cancella ogni differenza tra Pd e gli altri partiti, compresi quelli di
centrodestra». Un altro addio ha scosso il Pd, quello di Matteo Renzi. Guarda con interesse alla sua nuova formazione politica Italia Viva? «Ho sempre guardato all’esperienza di Renzi e ho visto uscire dal Pd molte personalità che stimo. Ma ieri i deputati di Italia Viva hanno votato a favore del provvedimento per la riduzione dei parlamentari. Per me si apre una fase di riflessione in cui non escludo nulla. Attendo la Leopolda dal 18 al 20 ottobre prima di prendere una decisione. In ogni caso ci sono tante realtà locali e civiche per costruire qualcosa assieme, non credo mancheranno gli spazi di confronto».
Big che se ne va Leonardo Raito, primo cittadino a Polesella
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Con Renzi sì o no? Anche lui a favore di scelte inaccettabili Deciderò dopo la Leopolda
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Il leader polesano dei Dem
TranielloGradassi:spiace, masiamounpartitolibero ROVIGO «È un partito in cui c’è la massima libertà di pensiero, il suo addio mi dispiace molto». Il segretario provinciale del Partito Democratico, Giuseppe Traniello Gradassi (nella foto), commenta così l’uscita di Leonardo Raito. «Raito non è d’accordo con la legge per la riduzione dei parlamentari e non ha ritenu-
to di voler continuare il suo impegno nel Pd, altri sì — afferma Traniello Gradassi — So che è una persona seria e coerente e non credo lo faccia per vantaggio personale. Penso ci sia una grande differenza tra lui e Matteo Renzi, che ha rotto col partito per mero tornaconto personale danneggiando non solo il governo, ma anche
Ordinanza del sindaco
il Paese intero». Condivisa con Raito una certa freddezza nei confronti della linea della segreteria nazionale. «Tutti abbiamo dubbi e perplessità, vorremmo che la personalità del Pd emergesse con più forza — continua il segretario provinciale — Ma non ce la sentiamo di abbandonare la barca. Sento molte persone
La consigliera Bartelle
La salmonella sparita L’allarme-botulino L’acqua dell’Adige ai confini del Delta utilizzabile per irrigare «Analisi dalla Regione» ROVIGO L’acqua dell’Adige può essere
nuovamente utilizzata per l’irrigazione di campi ed orti. Il sindaco Edoardo Gaffeo ha ritirato l’ordinanza che vietava il pompaggio dal fiume per innaffiare le coltivazioni di frutta e verdura da consumare crude, attivata dopo la scoperta di tracce di salmonella in alcuni campioni analizzati dall’Usl 5 «Polesana». La revoca arriva dopo il bollettino diramato dall’azienda sanitaria alcuni giorni fa, che invitava gli enti locali a consentire nuovamente l’uso dell’acqua dell’Adige per l’irrigazione. A seguito di ulteriori accertamenti eseguiti il 2 ed il 7 ottobre dai laboratori dell’Arpav, l’Usl non ha rilevato altre tracce del batterio in nessuno dei comuni polesani interessati dal passaggio del fiume. Restano comunque valide le precauzioni diramate nelle settimane scorse. È quindi preferibile lavare con cura e con acqua potabile la frutta e la verdura coltivata in terreni innaffiati con l’acqua dell’Adige, specialmente se viene consumata cruda. (M.B.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Ha ricevuto sostegno per la sua scelta? Altri che la seguiranno? «Questa è una posizione mia personale. Ho ricevuto molte telefonate di persone dispiaciute. Non c’è un gruppo pronto a seguirmi, ma in molti credono che il Pd abbia preso una piega lontana dai suoi valori caratterizzanti». Cosa ne sarà del Pd? «Certamente c’è aria di svolta. Ho sempre pensato che l’accordo con il Movimento 5 Stelle avrebbe portato ad una frattura, ora abbiamo l’addio di Matteo Renzi e di Carlo Calenda. Il governo giallorosso ha dato vita a una forte spartizione di spazi per le correnti, cosa che ora rischia di bloccare la capacità progettuale del partito». Marco Baroncini
ROVIGO Dopo la moria nel Ravennate arriva
nel Delta l’allarme per il botulino che intossica gli uccelli e l’opposizione in Regione interroga Zaia. «Apprendiamo che il Parco Delta del Po della Regione Emilia Romagna ha disposto lo stop alla caccia nel raggio di tre chilometri dalla Valle delle Canne, al confine del Ferrarese. Si tratta di una misura eccezionale, dovuta alla morìa di uccelli anatidi nella zona a partire dalla scorsa settimana e che si presume causata da un’intossicazione da tossina botulinica di tipo C». Così i consiglieri regionali del coordinamento «Veneto 2020» Patrizia Bartelle (Italia In Comune), Piero Ruzzante (Liberi e Uguali) e Cristina Guarda (Civica per il Veneto) che hanno depositato un’interrogazione a risposta immediata per chiedere alla giunta Zaia se «sono state compiute o saranno eseguite analisi e verifiche nei tratti veneti o comunque vicini all’area polesana del Po per scongiurare la presenza di tossina botulina c». I tre consiglieri vogliono poi sapere «che tipo di monitoraggi sono in corso». (A.A.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Rugby
Danovembre«gigante»inrossoblù: Mtyanda,duemetriper130chili Una seconda linea sudafricana, Lubabalo Mtyanda, 33 anni d’età e soprattutto un fisico ragguardevole: 199 centimetri d’altezza per 131 chili di peso. Questo il nuovo acquisto della Femi-Cz che, nei giorni scorsi, ha chiuso l’accordo col giocatore, che in Sudafrica è conosciuto col significativo soprannome di «Giant» (gigante). La seconda linea dovrebbe arrivare in Italia ai primi di novembre. Con Mtyanda la mischia rossoblù ha tre giocatori sudafricani nei primi cinque uomini. La carriera rugbistica di Lubabalo «Giant» Mtyanda è iniziata nel 2006 e, nelle ultime due stagioni, ha giocato per i Southern Kings al Guiness Pro 14, mentre a livello di club ha fatto parte dell’Eastern Province Elephants. In Nazionale Mtyanda vanta la presenza con il South Africa President’s XV, la squadra che ha partecipato alla Irb Tblisi Cup del 2013 vincendola. Secondo l’allenatore rossoblù Umberto Casellato «pensiamo e speriamo di aver preso un giocatore che ci porti esperienza, peso e centimetri in touche per fare un ulteriore salto di qualità. Il campionato è molto lungo e per questo abbiamo cercato di rendere la rosa più lunga rispetto alla scorsa stagione e, pensiamo, ancora più competitiva». A. A.
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Seconda linea dal Sudafrica Lubabalo Mtyanda, 33 anni d’età, arriva da campionati stranieri dove ha giocato anche nel Guinness Pro 14
10-OTT-2019 Estratto da pag. 3 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
10-OTT-2019 Estratto da pag. 3 3043
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GIOVEDÌ 10 OTTOBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
elezioni regionali 2020
«autonomia tradita dopo il referendum»
Salvini frena il “tridente” di Zaia Pd dice addio all’intesa con M5S L’idea: Lega-lista presidenziale-Civica dei sindaci. Ma il Capitano “arruola” Fdi e Fi Il dem Fracasso: «In Veneto il patto giallorosso è impossibile, avanti senza paura» sa che avrà efficacia in ogni parte del Paese», puntualizza Sergio Berlato, il coordinatore di Fdi «comprendo le pulsioni leghiste nella roccaforte veneta ma - dall’Umbria all’Emilia, alla Calabria - il nostro concorso sarà determinante ovunque e un rapporto fondato sulla lealtà non può essere condizionato da opportunismi locali. Semmai, mi chiedo se gli amici di FI sapranno resistere al richiamo di Renzi... ». «Fantasie, noi siamo coerenti e puntiamo a confermare la coalizione vittoriosa cinque anni fa, Berlato prova a gettare fumo negli occhi dei nostri elettori ma il suo è solo un tentativo maldestro», taglia corto Davide Bendinelli, il deputato che coordina le fila berlusconiane. LEU, APPELLO NEL VUOTO
«Salvini, Meloni e Berlusconi hanno appena siglato un’inte-
Sul versante opposto, Piero Ruzzante e Gabriele Scaramuzza (Liberi e Uguali) rilanciano la costruzione di un «fronte largo» esteso a Pd, 5 Stelle e soggetti civici progressisti, ma i grillini vanno in altra direzione: «In Veneto non esistono le condizioni per un’alleanza del movimento con altre forze politiche», è il mantra del portavoce Jacopo Berti. «Prendiamo atto che nell’immediato non è possibile avviare un dialogo con il M5S, inutile insistere su ipotesi irrealistiche», commenta a riguardo Stefano Fracasso, il capogruppo dem «io credo che nella sfida del 2020 il Pd non debba attendere le mosse altrui ma diventare protagonista con programmi e candidati all’altezza». «Osservo con preoccupazione il ritardo del nostro partito, non c’è più tempo da perdere» rincara « e inviterei a non mascherarci dietro candidati-presidente pescati, di volta in volta, tra gli indipendenti, nell’imprenditoria o all’università, quasi a certificare la nostra incapacità di esprimere uno sfidante. Crediamoci, confrontiamoci con gli alleati e poi mettiamoci la faccia». —
(#Orientati) il Veneto ha investito 2, 3 milioni di risorse europee e tra gli obiettivi c’è anche il contrasto della dispersione scolastica: a luglio 2019 i soggetti in abbandono scolastico censiti dall’anagrafe regionale degli studenti erano 3709, 2246 maschi e 1462 femmine. «Il nostro è un progetto coerente e capillare», afferma Donazzan «cerchiamo di rispondere in modo omogeneo alle esigenze dei ragazzi e delle famiglie di scegliere un percorso formativo e un progetto di vita adeguato alle proprie capacità/aspettative e alle opportunità del mondo del lavoro». Il portale, che si rivolge ai 354 mila studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado, sarà oggetto di presen-
tazione ufficiale a Job&Orienta 2019, il salone specializzato in programma a Verona il mese prossimo. Articolato in sei aree tematiche – Che cosa farò da grande?, Conosci il mercato del lavoro, sperienze di orientamento, Eventi regionali, Scopri le reti di orientamento e l’Area riservata agli operatori – è stato pensato dai giovani per i giovani. Fa parte, infine, del più ampio progetto, avviato nel 2017, che coinvolge sul territorio regionale diciassette reti territoriali che erogano servizi di orientamento e le cui attività hanno già coinvolto 23 mila giovani (con l’obiettivo di raggiungerne almeno 30 mila entro l’anno), 600 insegnanti e operatori e un migliaio di famiglie. — Marta Artico
In senso orario: Palazzo Ferro-Fini sede del consiglio regionale; Luca Zaia, Stefano Fracasso, Sergio Berlato
Filippo Tosatto VENEZIA. L’ultima tentazione
di Luca Zaia. Alle regionali, nella primavera prossima, il governatore – letteralmente tempestato dalle sollecitazioni di aspiranti candidati provenienti dal territorio – medita di schierare un tridente composto da Lega, lista presidenziale e Civica di amministratori “amici”. L’obiettivo evidente è la conquista della maggioranza assoluta, il 60% dei 50 seggi in ballo, il massimo consentito dalla legge elettorale nostrana che alla coalizione vincitrice attribuisce 30 consiglieri qualora superi il 40% dei voti, 28 allorché rimanga al di sotto di questa soglia. Traguardo alla
portata della corazzata leghista, allettata dalla prospettiva del monocolore appena ravvivato da qualche compagno di strada, leggi Pietro Dalla Libera, avvocato e già sindaco di Oderzo, entrato a Palazzo Ferro-Fini come alleato civico della dem Alessandra Moretti e trasmigrato progressivamente nell’area di maggioranza. L’OBIETTIVO: 30 SEGGI SU 50
E il centrodestra? Se accolto nella grande alleanza, parteciperebbe alla spartizione della torta - limitata al “tetto” dei trenta seggi a prescindere dalla percentuale di consensi raggiunta - sottraendo poltrone ai leghisti. Un’eventualità che fa storcere il naso ai famelici colonnelli veneti. La scelta finale
donazzan: investiti 2,3 milioni
Orientamento & lavoro Il Veneto apre un portale rivolto a 345 mila ragazzi VENEZIA. In che percorso spe-
cializzarsi e quale indirizzo scegliere per trovare lavoro? Domande che, specialmente in questa difficile congiuntura, assillano i giovani e le loro famiglie. Quesiti legati a doppio filo alle opportunità che offre il territorio e al conseguente sbocco professionale. Daoggi è online il portale della Regione dedicato all’orientamento (www. orientati. org) illu-
strato in anteprima dall’assessore veneto Elena Donazzan all’istituto Algarotti di Venezia. A fare gli onori di casa la dirigente Concetta Franco. Presente, tra gli altri, Emilia Leopardi Barra, amministratore delegato di Edulife, l’azienda veronese che ha sviluppato l’interfaccia informatica. Nel nuovo portale e nel programma a sostegno delle attività di orientamento dei giovani
tuttavia è condizionata dalle dinamiche nazionali che, in tutte le regioni chiamate alle urne, vedono il Carroccio correre in sintonia con gli azzurri e a Fratelli d’Italia. La circostanza è già stata sottolineata dal commissario Lorenzo Fontana, et pour cause; improbabile, allora, che il prudente Zaia infranga l’ordine di scuderia di Matteo Salvini, poco entusiasta - c’è da giurarci - all’idea di sancire lo strapotere del governatore-pigliatutto e ancora più recalcitrante alla prospettiva di annacquare il prevedibile successo della Lega tricolore 2.0 nel listone dei satelliti. LINEA DEL CENTRODESTRA
I portavoce del nuovo Partito dei Veneti lanciano la sfida la Lega
C’è il Partito dei veneti spina indipendentista per Lega e governatore VENEZIA. «Basta con le favo-
le. Basta con l’assistenzialismo al Sud. Basta con Roma e basta anche con la Lega. Non c’è più tempo da perdere se si vuole davvero l’autogoverno della Regione». Ieri a Palazzo Ferro-Fini ha fatto il suo esordio il Partito dei Veneti, formato dai movimenti che negli anni si sono sviluppati nel territorio condividendo il medesimo obiettivo: conquistare l’autodeterminazione nella gestione delle risorse locali ed investirle totalmente in Veneto. Il nuovo schieramento, deciso a presentarsi alle prossime elezioni regionali, sarà ufficialmente presentato il 19 ottobre a Padova al Palageox ma già conta, con un po’ di ottimismo, di raccogliere «almeno il sostegno dei due milioni e trecentomila veneti che, due anni fa, hanno votato sì al referendum per l’autonomia e sono stati delusi». Tant’è. Antonio Guadagnini, Pierangelo Del Zotto, Fabio Fior, Corrado Callegari e Giacomo Mirto hanno deciso di unire le forze, rilanciando le idee coltivate dagli indipendentisti della prima. Ora Grande Nord, Veneto Stato e molti altri movimenti convivono sotto lo stesso tetto, persuasi più che mai che «il Veneto sarebbe una regione ricchissima se non dovesse contribuire all’assistenzialismo clientelare del Mezzogiorno e sottostare alle lobbies romane parassitarie». «Cambia la tonalità del colore del Governo ma di fatto la
situazione è sempre la stessa, mentre il nostro modello di riferimento è il Tirolo», spiegano. «L’autogoverno prima di essere un diritto è un dovere nei confronti dello Stato che oggi versa in condizioni patologiche», le parole di Guadagnini «dato il fallimento del partito nazionale abbiamo capito che se si vogliono davvero cambiare le cose occorre farlo dentro le istituzioni. È evidente che se la Lega di Salvini avesse spinto davvero per l’autonomia avrebbe perso un sacco di voti al Sud, quindi adesso andremo avanti da soli e se qualcuno dei leghisti vorrà seguirci perché condivide il nostro programma, beh le porte sono aperte». Antimeridionalismo strisciante di ritorno? «Non ci sentiamo migliori di coloro che vivono al Sud, semmai diversi, abbiamo concezioni contrastanti della gestione delle risorse pubbliche. Noi rispettiamo tutti ma il nostro Veneto è in declino e abbiamo il dovere di risollevarlo». Le criticità individuate? Sfascio della sanità, inquinamento, cementificazioni inutili, agricoltura monotematica («Avremo anche il riconoscimento Unesco, ma per il Prosecco abbiamo devastato un territorio bellissimo»), fuga dei giovani all’estero, invasione di culture parassitarie, delinquenza, scarsità di infrastrutture. Insomma, appuntamento alle urne di primavera. Zaia è avvisato. – Vera Mantengoli
variazione del bilancio e stanziamenti
Strade, scuola, cimice ed energia: 14 milioni VENEZIA. La Prima commissione del Consiglio del Veneto ha approvato a maggioranza una variazione al bilancio di previsione 2019-2020 della Regione. In estrema sintesi, è prevista la destinazione di 5 milioni di euro a Veneto Strade per la manutenzione della rete viaria; 5 milioni per il rifinanziamento del bando che incentiva i sistemi di accumulo dell’energia elettrica con impianti
fotovoltaici; 2 milioni al contrasto della cimice asiatica; 1 milione per ampliare la platea dei beneficiari del “buono scuola”. E ancora: 700 mila euro per interventi sull’impiantistica sportiva; 350 mila per iniziative specifiche di promozione e valorizzazione del turismo e dei prodotti turistici, 350 mila al settore della cultura, di cui 100 mila destinati al Teatro Stabile del Veneto. —
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Primo Piano
Giovedì 10 Ottobre 2019 www.gazzettino.it
L’antisemitismo in Germania LA TRAGEDIA BERLINO Un attentato senza precedenti in Germania, due persone sono morte, altre ferite, e per miracolo non è finita con una strage. È successo a Halle, Sassonia-Anhalt a Est, contro una sinagoga nel giorno del Yom Kippur, la principale festività ebraica. Il sospetto attentatore è stato arrestato. Il caso è stato avocato a sé dalla procura federale di Karlsruhe, competente per reati di terrorismo o di particolare gravità per la sicurezza nazionale come questo. Tutto rimanda a una matrice neonazista ma per conferme ufficiali bisogna aspettare oggi. Un uomo armato – secondo indiscrezioni si tratterebbe di un neonazi tedesco della Sassonia-Anhlat, Stephan Balliet, di 27 anni - ha aperto il fuoco all’impazzata ieri mattina verso le 12 davanti alla sinagoga nella Humboldtstrasse nel tranquillo distretto Paulus di Halle, e successivamente davanti a un ristoro turco poco lontano.
Spari e granate sugli ebrei l’assalto del neonazista trasmesso in diretta web A Halle un 27enne tedesco uccide due `Ha tentato di entrare in sinagoga nel giorno persone. Tutto ripreso con la telecamera del Kippur. Ispirato dal killer di Christchurch
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IL PIANO Nella sinagoga, al cui interno si trovavano decine di fedeli in preghiera per il Yom Kippur, il piano era l’assalto: l’uomo ha cercato di sfondare la porta per penetrare all’interno ma non ci è riuscito. Nella sparatoria è morta una donna, una passante non ebrea, che si trovava nella traiettoria degli spari a una trentina di metri dalla sinagoga. Il suo corpo senza vita è rimasto per ore a terra coperto con un telo blu. L’attentatore ha filmato con una telecamera sul casco l’attacco e postato il video di circa 35 minuti in rete (nel frattempo è stato rimosso). Si sarebbe ispirato alla strage di Christchurch in Nuova Zelanda. Immagini riprese da testimoni col cellulare mostrano un uomo armato di tutto punto con fucile mitragliatore, tuta militare, stivali e casco d’acciaio mentre spara in tutta calma appostandosi dietro un’auto
VOLEVA FARE UNA STRAGE COME IL KILLER DI CHRISTCHURCH. LA COMUNITÀ EBRAICA: «SCANDALOSO CHE NON FOSSIMO PROTETTI»
rimaste ferite e ricoverate in ospedale. Una di loro raggiunta dagli spari è stata operata. Ma non si esclude, secondo alcuni media, che si tratti dello stesso attentatore colpito dalla polizia. Sull’identità delle vittime, e dell’attentatore, non sono state date conferme ufficiali. Otto ore dopo l’attentato ieri ancora nessuna informazione da parte di polizia e inquirenti. Per tutta la giornata sono stati lanciati appelli dalle autorità alla popolazione a rimanere a casa e non aprire le finestre. Chiusa anche la stazione di Halle, e controlli sulle strade. Solo in serata è stato revocato l’allarme. Rafforzata la sicurezza nelle principali sinagoghe della Germania: a Lipsia e Dresda, in Sassonia (Est) ma anche ad Hannover (Bassa Sassonia, Ovest) e in Turingia, a Est, dove si vota il 27 ottobre. Il ministro degli interni federale, Horst Seehofer, ha parlato di «attentato antisemita» e di probabile matrice neonazista stando alla procura generale. Ha precisato però che il quadro ancora non è chiaro e che bisogna aspettare oggi per maggiori elementi.
LE CONDANNE
La lettera
Antagonisti
Il cordoglio di Zaia: Un corteo per il killer «Si ridestano fantasmi» di Parigi: arrestato
NEONAZISTA L’assassino in azione nelle strade di Halle
con cui poi è fuggito per essere poco dopo arrestato. Secondo il presidente della comunità ebraica di Halle, Max Privorozki, nella sinagoga erano radunate 70, 80 persone per il Yom Kippur (la principale festa ebraica di espiazione e riappacificazione). «Abbiamo visto attraverso la nostra videocamera che un uomo armato fino ai denti con fucile e elmetto cercava di sfondare le porte», ha detto: «Ma le nostre porte
PROMOSSO E ORGANIZZATO DA
CON IL SUPPORTO DI
hanno retto». Dopodiché ha cercato di sfondare il portone del vicino cimitero ebraico. Nel video si sente l’uomo che prima di aprire il fuoco nega l’Olocausto, inveisce contro gli ebrei e li addita come «la radice di tutti i problemi». La seconda vittima era nel locale turco: l’attentatore ha lanciato una granata che ha frantumato la vetrina. Poi ha cominciato a sparare all’interno. Un uomo è morto. Due persone sono
«In questo triste momento, in cui sull’Europa sembrano ridestarsi fantasmi che speravamo relegati a un drammatico passato, mi rivolgo a Lei per esprimere la mia vicinanza e associarmi al dolore del Popolo ebraico». Inizia così la lettera di cordoglio che il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ha inviato al Presidente della Comunità Ebraica di Venezia, Paolo Gnignati, a seguito dei fatti di sangue contro una sinagoga, avvenuti ieri in Germania. «Ci sono assassini che continuano a violare la civile convivenza delle culture, dei popoli e delle religioni».
Aveva chiamato gli abitanti della banlieue di Parigi a manifestare, domani, per «ristabilire la verità» su Michael Harpon, il dipendente della questura di Parigi che giovedì ha ucciso quattro persone. Hadama Traoré, antagonista a Aulnay sous Bois, a nord della capitale, fondatore di «La Révolution est en marche» è stato arrestato. L’accusa è minaccia e intimidazione a pubblico funzionario e oltraggio. Perquisita la sua casa. Secondo Traoré, Harpon «non era un terrorista» ma voleva manifestare contro i suoi colleghi che lo emarginavano.
Dichiarazioni di condanna dell’attentato sono giunte da tutti i principali politici, inclusa la cancelliera Angela Merkel che ha espresso cordoglio alle famiglie delle vittime. Sconcerto anche del presidente del Consiglio Centrale degli Ebrei in Germania, Josef Schuster, che ha definito «scandaloso» che nella festa del Yom Kippur la sinagoga ad Halle non fosse protetta dalla polizia. La «brutalità dell’attentato supera tutti quelli degli anni passati e ed è per tutti gli ebrei in Germania un grande shock». Flaminia Bussotti © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Treviso
Giovedì 10 Ottobre 2019 www.gazzettino.it
Otite, 5 bimbi gravi: «Vaccinateli» Il caso più complicato di una piccola di 5 anni sottoposta ` Il primario dell’Unità di chirurgia dell’orecchio Frezza a un doppio intervento e ricoverata per un mese e mezzo «Non erano coperti dal pneumococco: i rischi aumentano»
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L’ALLARME TREVISO Cinque bambini operati
d’urgenza al Ca’ Foncello in soli tre mesi, per le complicazioni legate a delle otiti, infezioni diffuse e solitamente banali, che possono degenerare e portare a gravi conseguenze. E tra i motivi c’è in più di un episodio la mancata vaccinazione contro lo pneumococco. «Importante sottolinea il primario dell’Unità di chirurgia dell’orecchio dell’ospedale di Treviso Daniele Frezza – per ridurre i rischi». I bambini operati d’urgenza dall’equipe del dottor Frezza avevano età differenti: due bimbe di 9 mesi e 5 anni e tre maschietti di 9, 16 mesi e 2 anni.
IL CASO Il caso più complesso, quello della più grandicella, la bimba di 5 anni: «Ha richiesto un doppio intervento chirurgico durato complessivamente sei ore – continua Frezza - Sono intervenuti prima i neurochirurghi, che hanno eseguito un’estesa craniotomia con l’asportazione dell’ascesso cerebellare. Successivamente siamo intervenu-
ti noi sull’orecchio destro che è stata la causa del problema. La bambina è stata poi ricoverata in Rianimazione e successivamente in Pediatria dove è stata seguita, per un mese e mezzo, con costanti controlli otochirurgici e audiologici». Il mese successivo è stata la volta dei bimbi di 9 e 16 mesi, entrambi, fanno sapere dall’Ulss 2, con un “quadro erosivo” che poteva condurre a complicanze severe come la paziente di 5 anni. In entrambi questi bimbi, le vaccinazioni o non erano state eseguite o non erano state completate, e questo secondo gli specialisti li ha maggiormente esposti a infezioni. «Le vaccinazioni contro lo pneumococco e, in parte quella per l’Haemophilus influenzae, possono prevenire le complicanze acute o croniche – spiega Frezza - È anche importante, in caso di otite, far visitare il bambino dal pediatra, che può richiedere la consulenza specialistica». Per altri due bimbi, di 9 mesi e 2 anni, con una diagnosi di otite complicata in esordio, si è dovuti ricorrere solo all’evacuazione dal timpano dell’infezione e al posizio-
namento di drenaggi trans timpanici. La cosiddetta otite media acuta e le otiti effusive con perdita di udito sono molto frequenti nei bambini sotto i 6-7 anni e il ruolo del pediatra di famiglia è basilare nel gestire questo genere di malattie, le più frequenti tra i piccoli da 0 a 3 anni. In certi casi, per difficoltà anatomiche dell’orecchio e spesso per la scarsa collaborazione del bambino, l’otite non è facilmente diagnosticabile e il pediatra richiede la collaborazione dell’otorinolaringoiatra. In rari casi, anche per l’aggressività di alcuni germi, se non viene trattata adeguatamente può degenerare, raggiungendo aree vicino all’orecchio molto delicate. Infezioni ripetute possono inoltre provocare danni cronici al timpano e la parziale perdita di udito.
LA COLLABORAZIONE «È dunque estremamente importante che i bambini, ma anche gli adulti, con otite media, vengano seguiti e trattati con una pronta risoluzione del quadro. Le complicanze possono divenire gravi e talora pericolose». Ma di fronte a questo sce-
Il dirigente
«Interventi chirurgici per danni al timpano» Il primario dell’Unità di chirurgia dell’orecchio dell’ospedale di Treviso Daniele Frezza è rassicurante: «Per trattare tempestivamente i casi di otiti è possibile contare sulla piena collaborazione tra ospedale, pediatri di base e medici di medicina generale, oltre che con gli ospedali “spoke”, i presidi ospedalieri territoriali». Inoltre, da un anno si eseguono interventi di otochirurgia in bambini in casi di otite cronica e danni cronici al timpano e agli ossicini che hanno dato ottimi risultati.
nario, sottolinea il primario, è possibile contare sulla piena collaborazione tra ospedale, pediatri di base e medici di medicina generale, oltre che con gli ospedali “spoke”, i presidi ospedalieri territoriali. Lo sforzo per risolvere problematiche legate a queste tematiche non si ferma qui. «Da oltre un anno – conclude Frezza – eseguiamo mensilmente anche interventi di otochirurgia in bambini in casi di otite cronica e danni cronici al timpano e agli ossicini». Interventi, nei casi più problematici, in cui ci si avvale di anestesisti dedicati all’area pediatrica, oltre che di Chirurgia Pediatrica, Pediatria, Neurochirurgia, Rianimazione Neurochirurgica, Neuroradiologia e Audiologia. Un ingranaggio ben collaudato, come hanno dimostrato gli esiti positivi dei cinque interventi eseguiti d’urgenza nei mesi scorsi su altrettanti bimbi, anche se l’obiettivo rimane quello di non dover arrivare a situazioni di gravità estrema, ma di intercettare per tempo i casi di otite, che sia nei più piccoli che nei grandi possono portare a conseguenze serie e a danni permanenti. Lina Paronetto
SOTTO LA LENTE Tanti casi di bambini piccoli nella provincia colpiti da otite all’Usl: i medici raccomandano le vaccinazioni per ridurre i rischi
Sanità, lente di Barbisan sulla carenza di medici IL PARERE TREVISO Sanità, ordine del gior-
no depositato dalla Lega a sostegno dell’assunzione di medici specializzandi. Il documento, che ha come primo firmatario il capogruppo del carroccio ai Trecento Riccardo Barbisan ed è sostenuto da tutti i capigruppo di maggioranza, pone l’attenzione sulla realtà ospedaliera trevigiana. Il consigliere regionale e capogruppo della Lega in consiglio comunale a Treviso Riccardo Barbisan ha depositato un ordine del giorno in vista della prossima seduta che intende porre l’attenzione sulla mancanza di personale medico negli ospedali del Veneto, problema che vede coinvolto anche Ca’ Foncello. «Sarà l’occasione per ringraziare tutti coloro che con la loro opera continuano, nonostante la difficoltà di reperimento di personale, soprattutto medico, a prestare un servizio di grande qualità ai pazienti trevigiani e non» afferma Riccardo Barbisan. «Chiederò infatti al consiglio comunale di Treviso di esprimere un sostegno chiaro alla scelta di aprire un nuovo ambulatorio a Borgo cavalli per l’utenza più debole, e di fare di Treviso una sede universitaria rilevante nel campo delle professioni sanitarie». La scelta di aprire il nuovo poliambulatorio per effettuare le visite specialistiche, secondo l’esponente leghista, «pone la città di Treviso in prima linea nella cura dei cittadini e nell’individuazione dei nuovi bisogni e nella predisposizione di nuovi modelli organizzativi per la soddisfazione degli stessi». Inoltre, nel documento sarà contenuto l’auspicio che il Consiglio Comunale si esprima anche in merito all’assunzione, da parte delle ULSS, di medici abilitati ma non ancora specializzati, decisa dall’Amministrazione regionale guidata da Luca Zaia. «Al momento, si tratta dell’unica possibilità concreta per far fronte alla grave carenza di dirigenti medici, figlia di una sbagliata programmazione che nasce oltre un decennio fa». (rt)
«Rifiutò la visita»: guardia medica assolta in Cassazione TREVISO Era stata condannata, sia in primo che in secondo grado, per l’accusa di essersi rifiutata di visitare prontamente un’anziana colpita da un probabile ictus. Ma dopo anni di carte bollate, una guardia medica trevigiana ha ottenuto l’assoluzione in Cassazione. Ribaltando i due verdetti precedenti, infatti, la Suprema Corte ha annullato senza rinvio la sentenza emessa dai giudici di Venezia, che nel 2018 avevano sostanzialmente confermato l’affermazione di colpevolezza pronunciata nel 2013 dal gup di Treviso.
quale medico sostituto del servizio di Continuità assistenziale, di omissione di atti d’ufficio. In sintesi, le era stato contestato di essersi opposta alla richiesta del Suem di recarsi immediatamente, o comunque al più presto, nella casa di una 90enne probabilmente colta da un’emorragia cerebrale. Treviso Emergenza aveva sollecitato il suo intervento alle 13.23, poiché in quel momento tutte le ambulanze erano impegnate in altre attività di codice rosso. La guardia medica aveva poi raggiunto l’abitazione della pensionata, ma «dopo le ore 14.30, quando la paziente era stata già prelevata da ambulanza».
LA VICENDA
IL RICORSO
LA SENTENZA
La dottoressa era imputata,
Assistita dall’avvocato Luigi
Fadalti, la donna ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che l’esame dei tabulati telefonici e della testimonianza di un collega non avrebbe evidenziato «alcun volontario ritardo nell’intervento». Secondo la tesi difensiva, inoltre, «la creazione del Servizio emergenza-urgenza ha comportato una restrizione dei compiti della Guardia medica», attribuendo al primo
DOTTORESSA ACCUSATA DI ESSERSI OPPOSTA ALLA RICHIESTA DEL SUEM DI ANDARE A CASA DI UNA 90ENNE COLPITA DA UN PROBABILE ICTUS
appunto la gestione delle situazioni critiche e lasciando alla seconda la possibilità di allertare il Suem «ove ne ravvisi la necessità». Per questo la dottoressa ha rimarcato che «non esiste alcun obbligo contrattuale di intervento da parte del medico di continuità su chiamata del 118» e che il caso dell’anziana «rivestiva i caratteri di una emergenza-urgenza tale da richiedere la tempestiva ospedalizzazione e non la mera assistenza di un medico di continuità assistenziale, comunque non competente ad intervenire in materiale sostituzione del servizio di emergenza-urgenza».
LE MOTIVAZIONI DOPO DUE CONDANNE Finora la 41enne era stata giudicata colpevole
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Secondo la Corte d’Appello, l’imputata «non aveva la discre-
zionalità medica in ordine alla facoltà di valutare la necessità di eseguire una visita domiciliare ed eventualmente rifiutarla». Ma in questo modo per la Cassazione non è stato «tenuto conto della decisiva circostanza» per cui la guardia medica, pur esprimendo le proprie perplessità al telefono, alla fine andò a casa della 90enne. Ma dagli atti risulta che la dottoressa vi arrivò alle 14.53, «non trovandovi la paziente», che alle 14.03 era già stata soccorsa dalla prima ambulanza che nel frattempo si era liberata. Tanto è bastato agli “ermellini” per stabilire che «il fatto non sussiste» e assolvere definitivamente la donna, oggi 41enne. Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
GIOVEDÌ 10 OTTOBRE 2019 LA TRIBUNA
CASTELFRANCO
ripristinata la viabilità precedente
Dietrofront dopo il caos traffico via Monte Grappa è già riaperta Sparite ieri le transenne che istituivano il senso unico per “liberare” Bella Venezia È bastato un giorno di code per convincere il Comune a terminare l’esperimento di valutare le modifiche al piano di viabilità per salvaguardare le zone di maggior densità abitativa. Visti gli esiti, la sperimentazione termina e viene ripristinata la precedente viabilità». Esiti decisamente non positivi, viste le lunghe code che si sono create su via Valsugana verso il centro e su via Redipuglia che, già stretta di suo, do-
Davide Nordio Via Monte Grappa, sperimentazione del senso unico già archiviata. Da ieri sono sparite le transenne e i segnali che impedivano l’accesso da via Valsugana e dalla circonvallazione. Un dietro front deciso dopo il caos che si era generato martedì mattina appena era diventata operativa l’ordinanza che stabiliva la modifica della viabilità in un tratto di strada non lungo, ma “strategico” per dribblare le code nelle ore di punta, in particolare quelle mattutine, per chi deve accedere in centro. Per il sindaco Stefano Marcon l’esperimento, seppur durato solo 24 ore, ha dato comunque risultati: «La realizzazione del senso unico nord-sud in borgo Monte Grappa ha consentito di monitorare il flusso di traffico e il suo impatto sulle altre strade. Sono stati acquisiti importanti elementi che consentiranno
CASTELFRANCO.
Il sindaco: abbiamo comunque ottenuto dati utili per monitorare i flussi d’auto della zona
Le transenne con il divieto d’accesso: sono durate solo un giorno
il caso
Il Canova censurato Sgarbi querela Facebook il social pronto a trattare POSSAGNO. Il colosso americano Facebook ha accettato di aderire alla procedura di mediazione avviata dal critico d’arte Vittorio Sgarbi anche in qualità di presidente di Fondazione Canova per chiedere un milione di euro come risarcimento danni dopo le censure di alcune immagini d’opere d’arte ritenute offensive della moralità da parte del social network. Dall’Origine du monde di Coubert al gruppo scultoreo Amore e Psiche di Canova agli spot delle mostre “Sedu-
Vittorio Sgarbi
Arrivano Guido Guidi e Gerry Johansson
Tra paesaggio e territorio con due grandi fotografi L’EVENTO
P
aesaggio uguale soggetto più natura, ovvero P=S+P: parte da questa formula dello studioso del paesaggio Michael Jakob l’evento culturale che domani debutterà in città e che vedrà al centro una discussione sul territorio, con il contributo di due grandi fotografi: il primo è Guido Guidi che esporrà dal 19 ottobre nel
Marghera in una foto di Guidi
zione e potere” e “Luciano Ventrone. Seduzione ed estasi” fino ai nudi maschili del fotografo tedesco Von Gloeden. L’udienza avrebbe dovuto tenersi mercoledì davanti al mediatore di Macerata Francesco Governatori (perché Sgarbi ha la residenza a San Severino), ma l’avvocato di Facebook, Filippo Frigerio di Milano, ha chiesto un rinvio, per approntare la documentazione e la difesa. L’udienza si terrà il 4 novembre. La società di Mark Zuckerberg potrebbe sollevare questioni procedurali, ma è significativo che abbia accettato di aprire un confronto sulla questione. La censura del gruppo scultoreo canoviano Amore e Psiche secondo l’avvocato Giampaolo Cicconi, che assiste Sgarbi, avrebbe causato «un grave danno alla Fondazione Canova onlus di cui il professor Sgar-
Museo Casa Giorgione gli inediti scatti che dal 1984 al 1989 documentarono il cambiamento del territorio veneto, il secondo è lo svedese Gerry Johansson che esporrà il 18 ottobre allo Spazio Hea (ex Antiruggine) il suo lavoro “At Home in Sweden, Germany and America”. I due fotografi saranno protagonisti di workshop e di una conversazione tra loro che si terrà il 20 ottobre alle 17 sempre nello Spazio Hea. L’evento P=S+P sarà inaugurato domani alle 20.30 in biblioteca con la conferenza di Luigi Nacci “Scoprire il paesaggio in cammino” cui seguirà domenica dalle 9 l’esplorazione a piedi della città, condotta da Matteo Majer, che toccherà angoli poco noti. — D.N.
veva fare i conti con un maggior afflusso di mezzi vista la giornata di mercato. Questa l’unica alternativa nell’impossibilità di utilizzare la “scorciatoia” di via Monte Grappa, oppure attendere il via libera del semaforo di Bella Venezia: attesa che però durava più del solito, anche un quarto d’ora per
percorrere circa duecento metri. E più di qualcuno ha voluto fare il furbo, infischiandosene del nuovo divieto ed infilando come nulla fosse via Monte Grappa. Ma poiché erano state poste delle transenne proprio per evitarlo, gli irriducibili della scorciatoia vi entravano contro mano, con il rischio di causare un incidente frontale con chi proveniva dalla direzione opposta. La decisione di creare il senso unico era stata determinata dalla scarsa larghezza del ponte sul Muson che non permette la contemporanea circolazione nei due sensi di marcia. Ma hanno contato anche le proteste dei residenti che nelle ore di punta vedevano sfrecciare a tutta velocità le auto in un tratto di strada normalmente non trafficato. Il fatto di non potervi più accedere ha riversato il traffico su via Valsugana, con la creazione di code in considerazione del semaforo all’incrocio con via Redipuglia. E chi rimaneva sulla circonvallazione andava ad incrementare quelle presso il semaforo di Bella Venezia, prima di poter girare per via Damini. Le proteste si erano scatenate subito attraverso i social, ma anche con chiamate dirette in municipio. Così già a metà mattinata di martedì, l’amministrazione aveva già pensato di correre ai ripari riducendo drasticamente la sperimentazione a due-tre giorni, anziché i tre mesi previsti, per poi decidere il da farsi. Ma già ieri tutto è tornato come prima. —
bi e presidente». Nel caso di riconoscimento del danno la piattaforma social dovrebbe sborsare 250 mila euro per l’oscuramento temporaneo del capolavoro canoviano. L’avvocato Cicconi sottolinea che «le illegittime censure e i conseguenti blocchi di sono verificati in quanto il social media è programmato da algoritmi, progettati da giovani tecnici che, seppur competenti, ignorano la cultura italiana». Facebook, rappresentata dall’irlandese Facebook Inc con sede a Dublino, dove operano i tecnici che gestiscono le segnalazioni che arrivano dagli utenti, potrebbe chiedere che il procedimento venga incardinato a Treviso in merito alla censura dell’opera Amore e Psiche, che era stata pubblicata da una società trevigiana (Ideeuropee). — M.C.P.
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IN BREVE Pieve del Grappa Compra cerchi in lega ma è una truffa online Mettono in vendita quattro cerchi in lega su internet, ma appena intascato l’anticipo fanno sparire le loro tracce. A individuare un trio di truffatori ci hanno pensato i carabinieri di Pieve del Grappa: denunciati per truffa C.F., 32 anni, D.S., 48 anni e B.M., 42 anni, tutti di Ragusa. I tre si sono intascati un accredito su carta postepay di 50 euro, quale acconto versato da un operaio 35enne di Pieve del Grappa.
Domani sera Parlare in pubblico un corso gratuito Workshop gratuito di “public speaking” con l’attore e regista castellano Gianluca Mancuso, per imparare a parlare in pubblico, nel lavoro e nella vita di tutti i giorni, con l’aiuto di alcune tecniche usate nel teatro e la dizione. Tra le tematiche affrontate, il superamento del timore di parlare in pubblico, la gestione dell’ansia e del respiro, il tono della voce e il ritmo. Lezioni al Coffice Center di Castelfranco in piazza Serenissima, domani sera dalle 19 alle 21. Posti limitati, info e iscrizioni mario.boaretto@gmail.com.
asolo
“Percorso vita” a nuovo stanziati 15 mila euro ASOLO. Quindicimila euro per il “percorso vita” di via Volta ad Asolo, con l’arrivo di nuove attrezzature che sostituiranno quelle attuali. Va nel senso della salvaguardia della salute e della promozione dell’attività fisica lo stanziamento deciso dal comune che permetterà di realizzare postazioni idonee sia agli adulti che ai bambini, ciascuna delle quali sarà provvista di tappeto anti-trauma, per la massima sicurezza di chi le utilizza,
e che offriranno la possibilità di essere utilizzate a misura di tutti, dai più piccoli agli atleti. Gli impianti a fine mese saranno destinatari di un ulteriore intervento: grazie ad un contributo ministeriale di 70 mila euro, l’amministrazione comunale avvierà una serie di azioni di riqualificazione energetica, che seguono a quelli già attuati negli uffici comunali, e che interesseranno anche l’area del percorso vita. — D.N.
interrogazione in regione
Pedemontana, amianto nel cantiere Otto consiglieri: «Fare chiarezza» ALTIVOLE. Amianto nel can-
tiere Spv di Altivole, serve la massima chiarezza. A chiederlo sono otto consiglieri regionali guidati da Andrea Zanoni (Partito democratico) sul caso della denuncia nei confronti dell’Arpav circa la mancata comunicazione sugli esiti delle analisi a firma della famiglia Piccolotto. Una vicenda sulla quale l’agenzia regionale ha replicato di aver agito secondo gli obblighi di legge e del
segreto d’ufficio: ma l’interrogazione di Zanoni – sottoscritta dai colleghi Anna Maria Bigon (Pd), Cristina Guarda (CpV), Patrizia Bartelle (IIC), Piero Ruzzante (LeU) e da Erika Baldin, Jacopo Berti, Manuel Brusco e Simone Scarabel, tutti del M5S – ritiene questa risposta «contraddittoria e insufficiente a fare chiarezza sulla vicenda». «Per questo – aggiunge Zanoni – auspichiamo che il governatore
Zaia pretenda le dovute verifiche e faccia estrema chiarezza. L’emergenza ambientale in Veneto è tale che non possiamo abbassare ulteriormente la guardia, soprattutto se parliamo di un materiale pericoloso come l’amianto. Inoltre non possiamo tollerare di lasciare alcuna ombra sull’operato di Arpav, verso cui i cittadini devono mantenere la massima fiducia». — D.N.
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