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salute natura acqua sostenibilità bike trekking storie prospettive
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RISVEGLIARSI CON LA NATURA
Il sole che sorge e rosseggia le Dolomiti di Brenta, gli animali che si nascondono al tuo passaggio, il silenzio del bosco, il fresco del mattino sulla pelle. Un esperto del Parco Adamello Brenta svelerà ai visitatori i segreti della natura che si risveglia.
E-BIKE AL LAGO DEI CAPRIOLI
Un tragitto, tutto da percorrere in E-Bike, per raggiungere uno dei laghi più conosciuti della Val di Sole: il Lago dei Caprioli. Non mancheranno delle gustose soste con dei dolci assaggi in malga e dei momenti culturali: da non perdere una biciclettata ai piedi di Castel San Michele.
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DETOX DAY
Un percorso di Park therapy guidato nei boschi del Parco Sonoro Fruscìo in Val di Rabbi per ritrovare benessere mentale, entrare in connessione con la natura e disintossicarsi da cellulari e tecnologie digitali.
NATURAL WELLNESS AI SAPORI DI MONTAGNA
Ascoltarsi, amarsi e rigenerarsi sono le parole chiave di quest’esperienza all’insegna della cura per se stessi: l’assaggio delle acque termali, l’accesso all’area wellness e la possibilità di rilassarsi in una stube alpina dal profumo di cirmolo, per donare al corpo una nuova energia.
PRIMAVERA | ESTATE | AUTUNNO 2022
HORSE & NATURE
© T. Prugnola © D. Andreis
Selezionate dall’Azienda per il turismo della Val di Sole, Pejo e Rabbi in collaborazione con decine di entità territoriali le esperienze “WOW” offrono l’opportunità di vivere al meglio il rapporto con la montagna e le sue risorse naturali. Eccone sei pensate appositamente per stimolare il benessere psico-fisico dei visitatori
© Archivio Agritur Bontempelli
WOW… che emozioni! Sei proposte per rigenerarsi nella natura
TURISTI, PREMIATO CHI INVESTE IN BENESSERE Ci sarà anche tutto questo, dunque, nell’esperienza dei turisti che nell’estate 2022 sceglieranno le località montane confermando, nelle attese degli operatori, quel trend già evidenziatosi la scorsa estate. I numeri diffusi dal Centro Studi Turistici di Firenze per Assoturismo Confesercenti segnano una ripresa delle presenze nelle località di montagna (+13% sul 2020 nel trimestre giugno-luglio-agosto). Ma a spiccare sono anche i dati delle località dei laghi (+29%) e di quelli termali (+27,4%). Decisamente incoraggianti, in questo quadro, i numeri della Val di Sole: «Nel periodo compreso tra maggio e settembre 2021, i comuni del nostro territorio hanno accolto circa 110mila turisti, il 25% in più rispetto all’anno precedente», spiega Luciano Rizzi, presidente APT Val di Sole. «Il dato non è troppo distante da quello registrato nel 2019 quando, nell’ultima estate prima del Covid, avevamo superato quota 118mila». L’esperienza dello scorso anno, aggiunge, giustifica un certo ottimismo. Tra voglia di rilancio e necessità di venire incontro alle esigenze dei visitatori. «Siamo consapevoli di come la pandemia abbia stimolato una crescente domanda di benessere da parte delle persone», conclude Rizzi. «Le attività offerte dal nostro territorio, dalla camminata ai percorsi in bici nella natura passando per le pratiche di detox e molto altro ancora, possono soddisfare questa richiesta, trainando al tempo stesso il settore turistico verso il definitivo rilancio».
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© M. Cappè
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FRA I MONTI, RELAZIONI SOCIALI MIGLIORI «La montagna è tipicamente associata al benessere che, a sua volta, è considerato prioritario rispetto al divertimento», spiega Filippo Rutto, psicoterapeuta, specialista in psicologia della salute e docente di Psicologia dinamica all’Università di Torino. «Per capirci: se vogliamo divertirci dobbiamo prima poter stare bene e per raggiungere questa condizione abbiamo bisogno di un ambiente idoneo». L’idea, ovviamente, assume ancora più forza nel contesto attuale. Il virus ha stravolto le nostre vite generando profondo disagio e limitando la nostra socialità. La voglia di ritrovare interazione e vicinanza non manca ma il trauma della pandemia rende tutto più difficile. Ecco, prosegue il docente, perché alcuni luoghi possono prestarsi meglio allo scopo: «Nell’ambiente montano le persone interagiscono tipicamente all’interno di un gruppo tendenzialmente ristretto sperimentando relazioni sociali qualitativamente migliori. Al mare, per contro, è maggiore il rischio di perdersi all’interno di una massa dove gli scambi sono più superficiali. L’esperienza della montagna, in altre parole, ci offre l’occasione di riabituarci progressivamente alla relazione e alla vicinanza con l’altro».
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Per le sue caratteristiche e il tipo di attività possibili, sottolineano gli psicologi, l’ambiente montano è il luogo ideale per ritrovare l’equilibrio e recuperare gradualmente la socialità. La ricerca del benessere può diventare un fattore di ripresa del turismo. Come insegna il caso della Val di Sole
La natura, i suoni, i colori. E poi le passeggiate, l’attività all’aria aperta e la voglia di spazi illimitati. C’è questo, e molto altro ancora, nell’attrazione che la montagna sa esercitare con forza nei confronti di tanti visitatori. Il suo ambiente, del resto, è unico e inimitabile. Al pari delle sensazioni generate che, da sempre, richiamano istintivamente l’idea di salute. Non sorprende, dunque, che le potenzialità del contesto montano si propongano oggi come una risorsa preziosa nel trattamento delle “ferite” della pandemia. Lo confermano gli psicologi, evidenziando i benefici di un’immersione consapevole in questi luoghi di rigenerazione capaci di soddisfare quei bisogni diffusi che la lunga esperienza del Covid ha reso sempre più pressanti.
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Per lo stress da Covid è meglio la montagna
Per potenzialità e caratteristiche la montagna resta un luogo privilegiato, conferma Adriana Pischedda, psiconcologa, psicoterapeuta e specialista in psicologia della salute. «Sul tema del recupero della socialità non sottovaluterei alcuni aspetti simbolici a cominciare dai vestiti, che in spiaggia non usiamo e che nel contesto attuale post pandemia possono rappresentare una barriera rassicurante». Ma c’è di più: «L’attenzione degli psicologi per l’ambiente montano e le attività che si svolgono in quello scenario è consolidata da anni», prosegue. «Basti pensare alle pratiche di mindfulness che includono meditazioni dedicate alla montagna e al cammino. Nel primo caso si tratta di rafforzare l’idea di equilibrio, che è ciò che si perde quando si vive un disagio psicologico. Nel secondo si pone l’accento sul movimento e le pause – ovvero camminare, fermarsi, sentire, ricominciare – per promuovere la consapevolezza». Il resto, conclude, viene quasi da sé. Colori rilassanti, sguardo che si riempie, attività all’aperto che stimolano la produzione di endorfine. Benessere, appunto.
Molto più di una passeggiata a cavallo. Il rapporto con questo splendido animale diventa lo strumento per ritrovare il legame con l’ambiente che ci circonda e con il nostro benessere interiore osservando la natura da un punto di vista diverso.
INCONTRI CON LA NATURA
Scoprire proprietà e vantaggi delle erbe officinali attraverso pratiche di benessere descritte da Olga Casanova, un’eccellenza nel campo della cosmesi naturale.
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Il Centro Mente/Cervello dell’Università di Trento e Terme di Pejo insieme per il recupero di gusto e olfatto nei pazienti colpiti da uno degli effetti più subdoli della malattia. Terapie termali e stimoli del bosco sono alla base di un training dei sensi capace di apportare benefici alle persone e nuove indicazioni alla ricerca
SALUTE
Terme e natura alleati contro il long Covid È il sintomo più paradigmatico del Covid. Ma anche uno degli strascichi più persistenti. Ampiamente diffusa tra coloro che sviluppano la malattia (il 60% dei pazienti, secondo le stime del Policlinico Universitario Gemelli di Roma), la perdita di gusto e olfatto, ovvero l’incapacità di distinguere odori e sapori, resta tuttora un’insidia dal forte impatto psicologico. A un anno di distanza dall’infezione, riferisce uno studio dell’Università di Trieste, circa un paziente su cinque non sembra in grado di recuperare i due sensi smarriti, ritrovandosi così ad affrontare una situazione di forte disagio. Negli ultimi tempi, tuttavia, assistiamo allo sviluppo di un nuovo fronte rappresentato dalla cosiddetta riabilitazione olfattoria. Il trattamento si basa sull’esposizione ripetuta a stimoli molto intensi per aiutare l’epitelio danneggiato a recuperare le sue funzioni. Proprio alla luce delle incoraggianti prospettive offerte da queste pratiche terapeutiche, le Terme di Pejo e il CIMEC (Centro Interdipartimentale Mente/Cervello) dell’Università di Trento hanno deciso di siglare un protocollo d’intesa per sviluppare un’ulteriore sperimentazione lanciando nuovi percorsi di rieducazione. L’attività, realizzata con il sostegno dell’APT Val di Sole, si svolge sia nel centro termale sia, all’interno dei boschi del Parco Nazionale dello Stelvio, dove i pazienti sono accompagnati in un’esperienza naturalistica alla riscoperta degli odori. UN TRAINING RICCO DI STIMOLI NATURALI «Al momento non esiste un trattamento medico-farmacologico che possa risolvere il problema. Sulla base delle osservazioni sin qui disponibili, tuttavia, un training olfattivo prolungato sembra in grado di apportare benefici» spiega Massimiliano Zampini, professore ordinario presso il CIMEC. L’ottenimento dei risultati richiede tempo (due sessioni di esercizi al giorno per almeno 12 settimane, secondo le stime del Centro Interdipartimentale). Per questo l’iniziativa condotta presso le Terme non rappresenta un training completo visto che gli ospiti hanno tipicamente la possibilità di fermarsi nella struttura per un periodo di tempo troppo breve. Il programma, in ogni caso, potrà fornire indicazioni importanti. L’idea è quella di proporre esperienze olfattive valutando eventuali cambiamenti di percezione tra l’inizio e la fine delle cure termali. Nell’ipotesi, avanzata dai ricercatori, che queste ultime possano incidere favorevolmente sul recupero del senso.
Fondamentale, secondo Zampini, il ruolo assunto nell’occasione dal contesto naturale. «L’ambiente del bosco è ricco di stimoli», osserva. «Passeggiando al suo interno le persone possono impegnarsi a registrare gli odori imparando a identificarli. Quest’ultimo aspetto è veramente importante: spesso non ce ne rendiamo conto ma ciò che ci manca, anche quando non abbiamo alcun disturbo olfattivo, non è la capacità di sentire gli aromi quanto quella di distinguerli». LA RICERCA PROSEGUE Il CIMEC ha iniziato a studiare il fenomeno circa un anno fa coinvolgendo, ad oggi, 160 persone tra pazienti e gruppo di controllo. Ai soggetti viene chiesto di compilare un questionario e di riferire gli esiti di alcune prove condotte a casa, annusando prodotti di uso comune, e di svolgere un test validato. L’indagine punta a chiarire alcune questioni irrisolte. È tuttora difficile, ad esempio, sapere con certezza se il disturbo colpisca direttamente anche il gusto o se questa sensazione sia l’effetto di una sostanziale illusione, ovvero il risultato del solo cambiamento dell’olfatto. «Quando mangiamo», spiega infatti Zampini, «continuiamo ad annusare il cibo che abbiamo in bocca attraverso le vie retronasali provando così una sensazione che si mescola al gusto stesso. È anche per risolvere questa ambiguità che nello studio di queste problematiche preferiamo usare concetti più larghi come “sapore” o “aroma” che sono l’equivalente dell’inglese flavour, una sintesi di odore (smell) e gusto (taste)». L’OLFATTO? UN SENSO PERICOLOSAMENTE SOTTOVALUTATO Le attività presso le Terme non aiuteranno solo i pazienti a scoprire nuovi percorsi di riabilitazione ma contribuiranno anche a dare nuova spinta alla ricerca. Un aiuto importante per la scoperta di nuove soluzioni per un problema troppo spesso trascurato. «Il tema dei disturbi dell’olfatto è diventato di attualità con il Covid ma questi sintomi, associati anche ad altre patologie, sono da sempre presenti in una quota, sebbene minoritaria, della popolazione» sottolinea Zampini. «Nella scala gerarchica dei sensi», aggiunge il docente, «l’olfatto non occupa mai la prima posizione. La sottovalutazione della sua importanza è evidente ed è un errore». Lo dimostra il caso della parosmia che produce un cambiamento della qualità dell’odore percepito. «Gli effetti – conclude – possono essere sgradevoli – alcuni pazienti, per intenderci, riferiscono di sentire un sapore di spazzatura quando bevono il caffè – ma anche pericolosi, nel momento in cui, ad esempio, non si è più in grado di riconoscere dall’odore un cibo avariato da evitare».
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TERME DI PEJO, OASI DI BENESSERE
Forti della loro esperienza, le Terme di Pejo ospiteranno le iniziative di training olfattivo mettendo a disposizione un personale adeguatamente formato e costantemente supervisionato dal CIMEC. Il programma coinvolgerà quindi la struttura in una nuova esperienza terapeutica nel solco di una tradizione che si rinnova di continuo. Emblematico, in questo senso, il progetto avviato nella stagione estiva 2020 quando, all’indomani del lockdown, il centro termale riaprì al pubblico proponendo un percorso all’aperto strutturato su quattro giornate che si affiancava alle tradizionali prestazioni sanitarie. Al successo nello sviluppo delle pratiche di salute e benessere, allora come oggi, contribuisce l’eccezionale contesto naturale del Parco nazionale dello Stelvio trentino. Situate a 1.400 metri di altezza in un’area che offre tre sorgenti differenti, le terme coniugano infatti da sempre le attività indoor con i preziosi contributi dell’ambiente alpino circostante.
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NATURA
Il Parco Nazionale dello Stelvio, settore trentino, ha creato in Val di Rabbi un originale parco sonoro all’interno dei propri boschi di conifere: sette postazioni offriranno altrettante esperienze per stimolare positivamente i centri di energia del corpo umano. Una risposta all’iperdigitalizzazione e ai suoi pericolosi sintomi cui siamo quotidianamente sottoposti anche per il cambio di stili di vita post pandemia
Le 7 tappe del Parco delle Pozzatine
Curarsi con i suoni della foresta Basta cellulari perennemente collegati agli auricolari, basta trilli delle call, addio a videoconferenze con i colleghi e videochiamate con i parenti. Alzi la mano chi non sogna una giornata intera lontano dai rumori artificiali cui siamo stati sottoposti oltre misura da quando la crisi Covid ha imposto una “nuova normalità”. Uno stacco salutare magari da trascorrere in un posto appositamente studiato e attrezzato per far fronte allo stress da iperdigitalizzazione. In Val di Rabbi, pittoresca valle laterale della Val di Sole, hanno creato un sistema molto originale e scenografico per recuperare le energie vitali: un parco sonoro, immerso in una idilliaca foresta di abeti e larici, all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio trentino.
LA FORESTA SA CURARE «Il parco sonoro di Rabbi è un percorso di immersione nella foresta» spiega Emanuele Lapiana, dell’azienda di marketing sonoro O Suono mio, ideatrice del progetto insieme allo studio di architettura Raro. L’iniziativa è stata poi realizzata in collaborazione con Terme di Rabbi e Azienda per il Turismo della Val di Sole. «I visitatori potranno aumentare il proprio benessere interiore sia attraverso i percorsi sonori, sia attraverso la riscoperta dei silenzi della foresta e alcune esperienze fisiche che saranno proposte in collaborazione con le terme: abbraccio degli alberi, meditazione, lettura». L’iniziativa del parco sonoro si inserisce in un progetto più ampio portato avanti dalle Terme di Rabbi, dal Parco Nazionale dello Stelvio, da APT Val di Sole e dal Comune di Rabbi per diventare un punto di riferimento di iniziative che, poggiando su solide basi scientifiche, utilizzino le esperienze turistiche per veicolare benessere fisico e psichico. «Vogliamo che tutti i prodotti offerti siano coerenti con questo obiettivo. Solo con un approccio “olistico” possiamo davvero trasformare Rabbi nella Valle del benessere naturale diffuso» aggiunge Zappini.
UN PERCORSO TERAPEUTICO Il nuovo parco delle Pozzatine, realizzato dal Parco Nazionale dello Stelvio, è costruito attorno a sette postazioni sonore ed esperienziali [vedi INFOGRAFICA]: campane di legno, mega-carillon collegati agli alberi, tamburi ricavati dai tronchi, trombe giganti per amplificare i rumori del bosco. L’idea è di associare ogni postazione a uno dei 7 Chakra, i centri di energia presenti nel corpo umano secondo le filosofie orientali. «Vogliamo portare le persone ad ascoltare il silenzio offerto dai boschi e i suoni degli elementi naturali contro il bombardamento sonoro quotidiano. Una sorta di silenzio terapeutico» spiega Sara Zappini, direttrice delle Terme di Rabbi. Per questo il percorso si conclude in un anfiteatro naturale in mezzo al bosco, nel quale vengono installati strumenti musicali di legno che emettono suoni sempre più alti. Un approccio mutuato dalle campane tibetane.
IPERCONNESSIONE DIGITALE, SINTOMI SIMILI ALLE DROGHE Quanto ci sia bisogno di questo tipo di esperienze di disintossicazione digitale lo sanno medici e psicoterapeuti, sempre più alle prese con pazienti che presentano sintomi fisici e psichici legati all’eccesso di esposizione alle tecnologie: aumento del battito cardiaco, sudorazione, pupille dilatate, salivazione ridotta, senso di ansia e frustrazione, alterazione del ciclo sonno-veglia e dei processi cerebrali, affaticamento degli occhi, emicranie frequenti, difficoltà di concentrazione e calo della produttività. Tutti fenomeni che ricordano da vicino quelli delle tossicodipendenze e colpiscono sempre più spesso i giovani: il 50% degli under 24, secondo la piattaforma di ricerca Dscout, si sveglia in piena notte per leggere gli aggiornamenti social ed è in crescita il fenomeno del “vamping” che spinge a restare svegli tutta la notte scorrendo le pagine web. Sintomi che non sono relegabili solo all’era Covid.
CAMPANELLE
Non le solite campanelle in vetro ma campane e tubi inseriti in forme di legno che emetteranno suoni diversi grazie agli spostamenti del vento.
STAZIONE DI ASCOLTO PANORAMICO
Le proprietà delle sue acque sono note fin dall’antichità. Dalle montagne del Cevedale, da dove sgorga purissima a una temperatura di 9 gradi, alle vasche termali del centro, l’acqua di Rabbi conserva tuttora proprietà uniche. Di varietà bicarbonato alcalina, ricca di sali, acidula, ferruginosa, sodica e con un’alta concentrazione di anidride carbonica, questa preziosa risorsa è efficace nella cura delle malattie artroreumatiche, vascolari, otorinolaringoiatriche, gastrointestinali e degli stati di anemia sia degli adulti sia dei bambini. Le Terme di Rabbi sfruttano le peculiarità di quelle acque fin dal 1665. Oggi, la struttura è dotata di un moderno centro benessere, un’area Kneipp, bagni alle erbe e una zona dedicata a massaggi e percorsi curativi con torbe, fanghi e impacchi con effetto drenante, tonificate e snellente. «Questa struttura – spiega Fabio Sacco, direttore dell’APT Val di Sole – è un perfetto esempio di come gli investimenti fatti per adeguarla alle esigenze del pubblico sono ripagati. E, insieme alle Terme di Pejo, sono un tassello cruciale di un sistema sanitario che voglia preoccuparsi della prevenzione delle malattie prima ancora che della cura delle fasi acute».
TAMBURI
Tronchi d’albero scavati e incisi in modo che il legno vibri emettendo un suono. Le percussioni sono divise in due gruppi che emettono frequenze e suoni più o meno alti per creare un gioco di suoni che innesca un processo di creatività e dialogo tra persone diverse.
L’ANFITEATRO
L’IRRAGGIUNGIBILE
Nell’ultima tappa, un pianoforte a coda è incastrato su una conifera a 20 metri di altezza. Da ammirare ma non suonare. L’installazione è un omaggio al Maestro Arturo Benedetti Michelangeli, habitué della Val di Rabbi.
PUNTO PARCO - GIOCO - LIBRI
Dentro un “campo triangolare” vengono collocati tre elementi verticali in legno che conterranno libri, riviste e oggetti vari da poter fruire contemplando il panorama circostante.
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TERME DI RABBI, BENESSERE DAL 1665
CARILLON
Collocati in due aree differenti e con suoni ben distinti, i carillon si troveranno all’interno di una forma iconica rialzata rispetto ai visitatori. Verranno azionati tramite un meccanismo a chiave che scenderà lungo le cortecce degli alberi.
Due gigantesche “orecchie” faranno capolino nelle foreste. Si tratta di enormi trombe che catturano il suono ambientale in modo dettagliato e vicino. La stazione permetterà così di ascoltare il suono della valle.
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NATURA
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Un elemento circolare in metallo lucido per riflettere il paesaggio circostante a ricordare uno specchio d’acqua. Chi ci salirà potrà sentirsi avvolto interamente nel panorama circostante ma sarà usato anche come base per spettacoli di vario genere da gustare seduti sui tronchi di legno distribuiti nel prato circostante.
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NATURA
Le grandi orecchie della montagna
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Il canto di decine di uccelli diversi, il bramito del cervo in amore, l’abbaiare di caprioli e volpi, i fischi delle marmotte: il bosco ha mille voci che spesso solo le orecchie più fini e allenate sanno riconoscere. Ma ascoltare quei rumori è un’esperienza che chiunque frequenti le montagne vorrebbe provare. In Val di Pejo hanno trovato un modo originale per aiutare i turisti e gli amanti della natura a immergersi letteralmente nei suoni dei boschi d’alta quota: due “mega-megafoni” realizzati in legno di larice, con 3 metri di diametro ciascuno, inseriti all’interno di un nuovo percorso tematico denominato “Il bosco degli urogalli”.
LA MALGA DEGLI UCCELLI SELVATICI Il sentiero degli urogalli (o galli cedroni), nel quale saranno inseriti i megafoni giganti, collega Peio paese con il centro visitatori di Malga Talè, attraverso un bosco di abete rosso, habitat di molti uccelli selvatici, tipici delle regioni fredde: oltre al gallo cedrone anche il gallo forcello, il francolino di monte, la pernice bianca e la coturnice. La malga è infatti facilmente raggiungibile e collocata in un’area di pascolo caratterizzata da una storica presenza di questi uccelli. Lungo il percorso tematico, verranno posizionati altri elementi in grado di attirare l’attenzione dei visitatori del Parco Nazionale, a partire dai bambini: la passerella in legno che conduce al capanno di avvistamento sugli alberi, le sagome a grandezza naturale delle diverse specie di urogalli appese con cordini d’acciaio tra i tronchi degli abeti, i “nidi” dove i bambini potranno entrare a giocare, le sagome in corten dei galli da trovare nel sottobosco. Gli allestimenti all’interno del centro visitatori di Malga Talè consentiranno poi di approfondire l’argomento, seguendo le regole del birdwatching: «Il visitatore è il protagonista di un viaggio che lo porta a scoprire i galliformi nel loro ambiente naturale, ricostruito attraverso l’uso di suoni, immagini e riproduzioni d’habitat. Le tracce lasciate dagli uccelli nel bosco e sulla neve, la loro alimentazione, le tecniche di mimetismo, la parata nuziale dei galli forcelli, sono tappe di un percorso ricco di suggestioni» conclude Stanchina.
DALL’ESTONIA AL TRENTINO Un esempio di land art dedicata a riconnettere uomo e natura: le due “orecchie giganti” sono nate dalla creatività degli studenti della Estonian Academy of Arts. Lo sbarco in Val di Pejo è stato reso possibile dalle maestranze del Parco Nazionale dello Stelvio trentino che stanno procedendo alla costruzione e dallo studio di architettura di Pellizzano Art&Craft, che ha ideato il percorso tematico. «La bellezza di questa installazione – spiega Angiola Turella, nuova Dirigente del Servizio Sviluppo Sostenibile e Aree Protette della Provincia autonoma di Trento – sta nel fatto che i turisti possono anche sedersi o sdraiarsi al suo interno. Diventa così uno spazio ideale di ascolto ma anche per rilassarsi o leggere o per ospitare piccoli eventi e concerti».
In vacanza sui monti quando i cervi s’innamorano Trascorrere le proprie vacanze in momenti diversi da quelli classici è una scelta sempre più di moda. In Val di Pejo e nel Parco Nazionale dello Stelvio l’occasione per la scoperta di un momento emozionante: poter ascoltare il bramito del cervo, durante la stagione degli amori
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Sottovalutato, ma chissà per quanto ancora. I dati delle presenze turistiche evidenziano una progressiva inversione di tendenza: benvenuto autunno, alta stagione bye bye. A sceglierlo sono sempre più turisti. Per motivi economici (che in periodo post Covid e di crisi causata dal conflitto russo-ucraino non possono essere sottovalutati) ma non solo. Conta anche l’organizzazione delle aziende che cercano di spalmare su più tempo le ferie dei dipendenti. E conta, soprattutto, la volontà di godersi con maggiore relax le località scelte. E così, complice il passaparola di chi ha provato l’esperienza e ha potuto toccare con mano i suoi vantaggi, il turismo autunnale sta prendendo piede. Soprattutto nei territori che hanno
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con lungimiranza investito per valorizzare le esperienze che è possibile provare una volta passati i classici mesi estivi. «Dalla seconda metà di settembre fino a novembre la nostra montagna assume tonalità e aspetti impareggiabili ma ancora poco noti» spiega Fabio Sacco, direttore dell’APT della Val di Sole. «Abbiamo quindi approntato man mano numerose iniziative naturalistiche, che permettono di scoprire questo volto, autentico e appassionante». Tra mandrie che tornano dagli alpeggi, formaggi che vengono affinati grazie ai profumi del foraggio estivo e boschi di conifere che si colorano di tonalità inusuali, lo spettacolo probabilmente più affascinante e ancestrale è quello che ogni anno viene regalato dalle popolazioni
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L’arte al servizio della natura: in Val di Pejo saranno installati due megafoni giganti in legno per ascoltare i versi degli animali del bosco. Marmotte, caprioli, volpi, urogalli e cervi. Un’esperienza immersiva ideata dall’Estonian Academy of Arts e sviluppata dal Parco Nazionale dello Stelvio
di cervi che popolano la Val di Pejo: durante la loro stagione del’amore, i maestosi animali protetti nel territorio del Parco Nazionale dello Stelvio si riconoscono per il loro proverbiale richiamo: il “bramito”, un verso cavernoso e inconfondibile. I cervi maschi lo emettono quando devono difendere il proprio harem di femmine, sfidando gli avversari. Il Parco dello Stelvio è uno dei luoghi migliori d’Europa per ammirare questo fenomeno, data l’alta densità raggiunta da questi animali, dopo decenni di investimenti per la loro conservazione. L’ente parco organizza visite guidate alla loro scoperta non solo di giorno ma anche di notte (quando è possibile vedere la radiazione infrarossa emessa dagli animali).
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ACQUA Grazie al progetto europeo BeWater, la Val di Sole ha formato decine di sue guide di rafting, kayak e canoa come “ambasciatori del fiume”. Obiettivo: trasformare gli sport outdoor in uno strumento per aumentare educazione e consapevolezza ambientale. Per il futuro, il Parco Fluviale dell’Alto Noce ha nel cassetto altri progetti per ampliare la conoscenza del delicato ecosistema acquatico
ACQUA
Guide rafting sentinelle dell’acqua Ogni giorno, da metà primavera fino all’autunno inoltrato, le acque del fiume Noce sono attraversate da decine di gommoni e canoe che permettono a turisti e amanti degli sport acquatici di provare emozioni forti in uno dei contesti naturali più affascinanti che l’arco alpino possa offrire. Non a caso il torrente, a tratti particolarmente impetuoso (e proprio per questo così amato dagli sportivi professionisti), è considerato da tempo come il “re del rafting” a livello continentale. Dietro queste attività, operano, solo in Val di Sole, cinque scuole rafting e decine di istruttori. Guide fondamentali per far provare questa disciplina affascinante ai turisti in tutta sicurezza. Nessuno più di loro conosce il fiume e tutto il mondo che gli gira intorno, fatto di centinaia di preziose specie animali e vegetali. E allora perché non utilizzare proprio le guide rafting per trasformarle in veri e propri “ambasciatori del fiume”? UN PROGETTO, TRE STATI Partendo da questa idea, negli ultimi tre anni, è stato sviluppato il progetto europeo “Be Water”, con l’obiettivo di valorizzare e utilizzare gli sport outdoor acquatici come mezzo di educazione e sensibilizzazione ambientale. Del progetto, oltre alle guide della Val di Sole, coordinate dal Parco Fluviale Alto Noce, hanno fatto parte alcuni rappresentanti dei centri rafting di Slunj in Croazia e Straza in Slovenia. «Gli sport acquatici da oltre 30 anni rappresentano per la Val di Sole una proposta sportiva e turistica unica nel panorama europeo. Questo progetto ha permesso di rendere più consapevoli del valore ambientale del Noce i protagonisti di queste discipline. In questa maniera si riuscirà a preservarne le sue specificità valorizzandone gli aspetti culturali legati al territorio» spiega Guido Redolfi, Commissario della Comunità della Valle di Sole, par-
tner capofila del progetto. «Il corso ha infatti permesso alle guide rafting partecipanti di conoscere le problematiche ambientali legate alla risorsa acqua, permettendo di acquisire nuove conoscenze sulle specificità ambientali del fiume Noce e sulla sua importanza per lo sviluppo e l’identità locale». Alla conclusione del progetto, il 31 dicembre scorso, erano state formate oltre 80 guide rafting nei tre Stati. Una ventina di queste operano in Val di Sole. Ma, ancora più importante, è stato realizzato un tool kit con dispense e supporti video di divulgazione. Grazie alla partecipazione della Federazione Italiana Rafting, è stato quindi possibile utilizzare quei materiali per ampliare il numero di guide formate sui temi ambientali. Un modo per aumentare la “massa critica” dei destinatari del progetto Be Water. VISITATORI ENTUSIASTI «Le guide in questo modo hanno aumentato la propria capacità di dare un contributo importante alla conoscenza dell’ambiente fluviale, ma anche alle azioni di difesa del diritto universale di accesso all’acqua» osserva Andrea Gatti, consigliere della Federazione Italiana Rafting con delega alla formazione. Le prime risposte dei turisti, che hanno potuto contare già nell’estate 2021 sulle nuove competenze acquisite dalle guide rafting, sono state ampiamente positive. «Lo dimostra – rivela Alessandra Tanas, responsabile del progetto Be Water – l’enorme numero di domande e curiosità che sono state poste alle guide durante e subito dopo la conclusione delle gite in gommone. C’è evidentemente, da parte dei visitatori, una grande fame di approfondire la conoscenza dell’ecosistema fluviale. E i più giovani sono sicuramente tra i più entusiasti e curiosi. Un ottimo segnale per il futuro». Proprio per dare una risposta a questi segnali positivi, il Parco Fluviale dell’Alto Noce sta lavorando per ampliare la proposta di attività didattiche e progetti naturalistici pensati per bambini e famiglie. «In Val di Sole il rapporto simbiotico con l’acqua ha millenni di storia alle spalle» ricorda Tanas. Lo stesso nome della valle deriva infatti dalla divinità celtica delle acque (la dea Sulis) che poi i romani avrebbero identificato con Sulis Minerva. Nel territorio infatti, oltre al torrente Noce, scorrono tre suoi affluenti – Vermigliana, Rabbies e Meledrio. Ognuno con il proprio patrimonio di biodiversità da custodire e valorizzare.
Rafting, kayak e canoa: il Noce è leader europeo
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una guida professionista, che prima di iniziare la discesa offre consigli teorici e indicazioni tecniche essenziali» spiega Alessandro Fantelli, vicepresidente della Federazione Italiana Rafting. «Contattando i centri rafting, si viene indirizzati nei punti migliori per praticare questa disciplina in base alla preparazione atletica e tecnica di ognuno».
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Il primato italiano ed europeo della Val di Sole per il rafting è ormai un dato di fatto certificato. Tre testimonianze su tutte: secondo il National Geographic, il Noce, con i 28 chilometri navigabili, è l’unico fiume europeo degno di essere inserito nella top ten dei migliori luoghi al mondo per praticare il rafting. Stesse conclusioni della guida Lonely Planet che conferma il fiume della Val di Sole come “il migliore d’Europa per chi vuole praticare rafting”. E il portale specializzato “Kayaking Holidays” lo ha inoltre inserito tra i primi dieci mondiali anche per canoa e kayak. Negli anni, è soprattutto il rafting ad aver aumentato i propri numeri, certificati dalla presenza di cinque centri rafting lungo i vari tratti del fiume, da Ossana fino a Caldes. «Il merito della popolarità del rafting è che si tratta di un’attività adatta a tutti, per la quale non sono necessarie particolari abilità. L’unico presupposto indispensabile è saper nuotare. A capo della spedizione c’è sempre
© Alice Russolo
L’impetuoso corso d’acqua che taglia la Val di Sole è ormai un punto di riferimento consolidato per gli appassionati degli sport adrenalinici. A incoronarlo gli esperti di National Geographic e Lonely Planet
SOSTENIBILITÀ
La qualità dell’aria? In Val di Sole la “certificano” le api
Lo studio ha indagato la presenza di 566 principi attivi di agrofarmaci. È la prima volta che un territorio è stato mappato nel suo complesso grazie alle api. Risultato: l’alta val di Sole e la Valle di Pejo totalmente esenti dall’esposizione ad agrofarmaci. Elementi di preoccupazione per le zone prossime alla coltivazione dei meleti
Una rete composta da migliaia di sentinelle sparse sul territorio, in grado di rilevare la più piccola presenza di contaminanti nell’aria e sul terreno. Che per di più lavorano gratis e forniscono risultati puntuali e attendibili. Al massimo emettono un leggero ronzio. Nulla di ipertecnologico, nessuna invenzione sofisticata. Semplicemente api. In Val di Sole hanno iniziato a utilizzarle per controllare l’eventuale presenza di agrofarmaci e metalli pesanti sulla flora locale e per verificare quindi la qualità della propria atmosfera. Il primo esempio di biomonitoraggio di questo tipo sviluppato sulle Alpi. L’idea è stata sviluppata a partire dal 2019 grazie a un progetto di ricerca che ha visto coinvolta l’Associazione Apicoltori della Val di Sole, Pejo e Rabbi, la Libera Università di Bolzano e la studentessa in Scienze Agrarie e Agro-ambientali Erica Rizzi, che ha monitorato i risultati trasformando questa attività nella propria tesi di laurea. DUE MILIONI DI MICROPRELIEVI SU 22 APIARI «Abbiamo pensato di utilizzarle come rilevatore ecologico perché questi insetti hanno delle caratteristiche morfologiche ed etologiche uniche» spiega il professor Sergio Angeli, docente di Entomologia generale ed applicata nell’ateneo altoatesino. «Difficilmente i prelievi puntiformi eseguiti dall’uomo potrebbero eguagliarle». Ogni ape, ogni giorno, effettua infatti centinaia di microprelievi sparsi in un arco di oltre un chilometro da dove è collocato il proprio alveare. Ogni alveare ha al suo interno migliaia di esemplari. E per il progetto in Val di Sole sono stati individuati ben 22 apiari stanziali, distribuiti nei diversi borghi, inclusi quelli delle due valli laterali, inserite nel Parco Nazionale dello Stelvio trentino: Pejo e Rabbi. «In questo modo abbiamo potuto contare su due milioni
Un museo dedicato agli impollinatori
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A Croviana sorge il MMApe. In un antico mulino, l’associazione apicoltori solandri ha costruito un percorso di visita affascinante che permette ai visitatori di scoprire i mille segreti di questi insetti fondamentali per la stessa vita sulla Terra
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Non è solo una questione di miele. Per capire l’importanza delle api per la nostra vita, basta ricordare un numero, ricordato dalla FAO nell’ultimo World Bee Day, la giornata mondiale dedicata
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di microprelievi al giorno, che hanno “puntinato” il nostro territorio meglio di qualsiasi altro campionatore avessimo scelto e permesso di verificare sia la presenza di agrofarmaci sia la loro concentrazione» prosegue Angeli. Per effettuare i test sui contaminanti è stato utilizzato il polline che le api producono quando, lasciando l’alveare, vanno di fiore in fiore. Attraverso dei filtri è stato prelevato il polline prodotto e inviato alle analisi. Tutte fasi che, insieme all’indagine successiva, sono state seguite da una studentessa dell’ateneo bolzanino, Erica Rizzi, che ha descritto i risultati nella propria tesi di laurea. «Per verificare quando e in che quantità i contaminanti sono presenti nel terreno che circonda gli apiari, il polline è stato raccolto in 8 giornate. 4 durante i mesi primaverili, quando i fitofarmaci vengono utilizzati in bassa Val di Sole e 4 in estate, per verificare l’eventuale permanenza degli agrofarmaci dopo mesi dall’utilizzo». UN METODO EFFICACE E REPLICABILE Le analisi effettuate hanno ricercato la presenza di 566 principi attivi, tra i quali il controverso glifosato e di 3 metalli pesanti (cadmio, piombo e rame). I risultati sono da un lato un riconoscimento degli sforzi portati avanti dalla Val di Sole nel percorso di sostenibilità e di tutela della propria qualità dell’aria. «Ci sono zone, come quelle della Val di Pejo e dell’alta Val di Sole, vicino a Vermiglio, totalmente esenti da qualsiasi esposizione ad agrofarmaci» conferma Rizzi. «Nei campioni non è infatti stato trovato alcun tipo di residuo». La situazione cambia man mano che si scende di quota e ci si avvicina ai meleti che caratterizzano la bassa valle, a ridosso della contigua Val di Non, uno dei territori più famosi per la produzione di mele. «Più ci si avvicinava alle zone frutticole – spiega Rizzi – più i residui di agrofarmaci aumentavano. Alla fine, negli apiari più vicini a quei territori abbiamo rilevato la presenza di 15 insetticidi, 43 fungicidi, 3 erbicidi, 2 regolatori di crescita e 3 metalli pesanti». Risultati che sono stati puntualmente trasferiti ai frutticoltori della zona, per individuare strategie che portino a una progressiva riduzione dell’uso di chimica di sintesi in agricoltura. «I risultati hanno da un lato confermato la purezza dell’atmosfera di buona parte della Val di Sole ma ci hanno permesso anche di sapere puntualmente dove è più urgente intervenire. Abbiamo inoltre potuto costruire un approccio di indagine perfetto per essere replicato in altre parti d’Italia» conclude Sergio Angeli.
a questi preziosi impollinatori: senza le api il 75% della produzione agricola mondiale sarebbe a rischio. Dalla loro attività infatti passa la riproduzione del 90% delle piante da fiore della Terra. Dovrebbe quindi essere facile capire quanto sia cruciale diffondere a macchia d’olio la consapevolezza sulla loro essenzialità per la nostra stessa vita. Uno dei luoghi migliori per sperimentare questo percorso di educazione è senza dubbio il MMApe di Croviana. Un museo davvero unico nel suo genere. Al suo interno infatti scienza e natura si fondono, offrendo stimoli per conoscere, divulgare e valorizzare l’apicoltura di montagna. Il MMape, Mulino Museo dell’Ape, nasce dalla collaborazione di Comune di Croviana, Fondazione Mach e l’Associazione che riunisce più di 140 apicoltori delle Valli di Sole, Peio e Rabbi (che nella struttura ha anche la propria sede). Il museo sorge all’interno di un antico mulino, ai margini di un’area protetta denominata “Ontaneta di Croviana”.
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SOSTENIBILITÀ
AD AGOSTO TORNANO LE… CRONACHE DALL’ARNIA
Un’intera settimana dedicata al mondo apistico. Per approfondire il rapporto tra tutela delle api, difesa della biodiversità, cura del territorio e vantaggi per la nostra vita di tutti i giorni. Nelle aree montane l’importanza del ruolo di questo piccolo insetto impollinatore è nota da secoli ed è quindi naturale l’allarme per i rischi di estinzione cui va incontro, a causa del cattivo sviluppo. Ma le buone pratiche che dimostrano la possibilità di ricostruire una relazione sana tra le api e l’attività umana esistono. Per diffonderle e far comprendere l’importanza degli impollinatori per il nostro futuro, in Val di Sole, a cavallo tra agosto e settembre, torna “Cronache dall’Arnia - Festival dell’Ape e del Miele”. Molte le iniziative in programma: dalle attività outdoor, a visite guidate al Museo dell’Ape di Croviana, momenti di divulgazione sul mondo apistico oltre a occasioni di degustazione del miele e dei tanti altri prodotti ottenuti dal lavoro incessante di questi insetti.
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Chi lo visita può sperimentare un affascinante viaggio sensoriale alla scoperta del mondo delle api. Entrare nel loro nido, ascoltare i suoni che provengono dalle cellette e osservare una piccola larva trasformarsi in un’ape. Si può poi assistere alla smielatura, degustare il dolce nettare e acquistare direttamente i prodotti dell’alveare, provenienti esclusivamente dalle piccole aziende locali. «Nel corso degli anni, questo museo è diventato un punto di riferimento per la divulgazione ambientale del nostro territorio», spiega Luciano Rizzi, Presidente APT Val di Sole. «Un motivo di soddisfazione per i tanti volontari che lo hanno reso possibile. Attraverso la loro opera, aiutiamo a costruire la conoscenza su questi fondamentali insetti. Il primo passo per sviluppare poi politiche territoriali attente alle loro esigenze».
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BIKE
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Val di Sole capitale dell’Alpine Gravel
Percorsi fuoristrada e su ghiaia, certo, ma anche un’altitudine e un coefficiente tecnico rari da trovare nei tracciati del gravel tradizionale: un gravel diverso, più ruvido ma anche estremamente gratificante. E mai estremo: la lunghezza dei percorsi varia infatti dai 30 ai 50 km e non si superano mai i 2000 metri di dislivello. Il rapporto tra Val di Sole e il mondo della Mountain Bike è ampio e consolidato. Tanto da essere diventata destinazione di riferimento in Europa, per di più riconosciuta come UCI Bike City Region. L’ulteriore tassello lo ha posto aprendo le sue porte al mondo del gravel, iniziando lo sviluppo di una assoluta novità: il primo progetto “Alpine Gravel” a livello italiano. Gli appassionati di questa disciplina troveranno alcuni nuovi itinerari. La prima destinazione in Italia a lanciare questo tipo di offerta. Un altro aspetto unico del progetto Alpine Gravel di Val di Sole è la sua evoluzione partecipata. A giugno, il 25 e il 26, diverse community di rider gravel saranno presenti sul territorio solandro per pedalare sui percorsi tracciati e fornire spunti e feedback: l’obiettivo è giungere ad una proposta completa, profonda e fortemente identitaria, nella quale gli stessi rider abbiano l’opportunità di contribuire in prima persona a creare i loro nuovi itinerari preferiti. La novità dell’Alpine Gravel però sarà solo la ciliegina su una torta golosissima per tutto il mondo delle due ruote. Sulla scia dell’imponente successo dei Campionati del Mondo 2021, la Val di Sole ha già messo le basi per una nuova stagione estiva ricca di numerose novità. IMBA EUROPE SUMMIT E VAL DI SOLE BIKEFEST Sarà, come di consueto, l’apertura del Bike Park Val di Sole di Commezzadura a sancire l’inizio della stagione estiva della valle trentina, assieme a una
Per i bimbi, la World Cup si fa... mini In occasione delle gare della Coppa del mondo di MTB, la Val di Sole organizzerà una competizione tagliata su misura per i più piccoli. Per far crescere in modo sano la cultura delle due ruote
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serie di appuntamenti legati al mondo della Mountain Bike che rappresentano delle assolute novità. Dall’1 al 4 giugno, la Bikeland ospiterà a Folgarida la 10ª edizione di IMBA Europe Summit, il più importante evento sulle nuove tendenze della MTB: speech e workshop di grande interesse, attività di divertimento ed escursioni sulla vasta rete sentieristica saranno all’ordine del giorno. Dal 3 al 5 giugno, proprio in occasione del grande opening del Bike Park di Commezzadura, arriverà per la prima volta “Val di Sole BikeFest”, un vero festival delle due ruote: un evento trasversale, gratuito e inclusivo, dove ogni categoria di biker può trovare il proprio posto e vivere esperienze particolari, immergendosi in un territorio nato per la bicicletta. Fra test ride, esperienze guidate con i centri bike, discese in bike park, avventure sui trail fino alle passeggiate sulla ciclabile: la bicicletta è protagonista in tutte le sue anime. DAL 2 AL 4 SETTEMBRE LE FINALI DI COPPA DEL MONDO MTB Nell’ultimo quindicennio, gli eventi internazionali delle ruote grasse hanno trovato il loro posto al sole in Val di Sole, sede quest’anno dell’atto finale di Coppa del Mondo di Mountain Bike, dopo aver ospitato nell’agosto 2021 un’edizione da record dei Campionati del Mondo. A Daolasa di Commezzadura è in programma un lungo weekend di competizioni – dal 2 al 4 settembre – caratterizzato da 4 discipline diverse: Downhill, Cross Country, Short Track e Four-Cross. Un appuntamento che, come sempre, porterà in Val di Sole i migliori rider del mondo, per uno spettacolo capace di radunare grandi scenari di pubblico e rendere il territorio protagonista sugli schermi degli appassionati da ogni angolo del globo.
Costruire la cultura della MTB fin da piccoli: un obiettivo imprescindibile sia per far crescere tutto il movimento sportivo delle due ruote, investendo sulle nuove leve, sia più semplicemente per diffondere tra i bambini la corretta consapevolezza di come avvicinarsi all’affascinante mondo della mountain bike. E per i bambini, oltre ad avere maestri e allenatori preparati, serve anche poter avere la possibilità di emulare le gesta dei propri beniamini, assaporando l’odore delle sfide di alto livello. Per questo, quest’anno la Val di Sole ha deciso di inserire, come evento collaterale della Coppa del Mondo di MTB, in programma dal 2 al 4 settembre a Commezzadura, una “Mini World Cup”. Una competizione in cui i più piccoli saranno i protagonisti. Potranno provare l’esperienza
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Il progetto, lanciato dalla valle solandra è il primo in Italia: percorsi sterrati dedicati alle bici da gravel tra i 30 e i 50 km, fino ai 2000 metri di dislivello. La punta di diamante di un’estate ricchissima di proposte ed eventi per gli amanti delle due ruote
BIKE
di gareggiare su alcuni tratti dei tracciati mondiali e di essere premiati (tutti) sul palco come i campioni. Saranno tra l’altro proprio gli atleti di fama internazionali, presenti in Val di Sole per le gare ufficiali, a consegnare i premi: un modo per far sentire davvero protagonisti i bambini di un’esperienza per loro indimenticabile. «Per i più piccoli che si avvicinano a uno sport e hanno bisogno di fiducia e sostegno per credere in sé stessi, sentire la vicinanza degli atleti professionisti è un momento che difficilmente dimenticheranno. E li aiuterà ad andare avanti credendo nelle proprie capacità. Anche così si fa crescere in modo sano un movimento sportivo, diffondendo cultura e il corretto approccio allo sport» spiega Fabio Sacco, direttore generale APT Val di Sole.
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TREKKING
Scarpe da tennis? No, grazie Indossare un abbigliamento idoneo e le scarpe adatte, consultare sempre le previsioni meteo e il percorso scelto, mai sopravvalutare le proprie capacità. Regole semplici, elementari, intuitive. Eppure troppo spesso ignorate, soprattutto dagli escursionisti meno esperti per i quali l’attrazione per la montagna rischia di trasformarsi in un incubo. Le conseguenze? Talvolta un brutto spavento, in altri casi un esito grave, gravissimo o addirittura fatale. Nel 2019, l’anno nero delle disavventure in alta quota, dicono i dati del Cnsas, il Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico, le montagne italiane hanno registrato circa 10mila incidenti e 446 decessi. Con 4.415 casi registrati, soprattutto in estate, gli eventi avversi legati alle escursioni sono stati i più frequenti (per fare un confronto gli incidenti toccati agli alpinisti sono stati 613). Ai numeri, infine, si affiancano le immagini, osservate dal vivo dagli attoniti soccorritori o diffuse sui media per lo stupore del pubblico. Una vera e propria galleria degli “errori” – tra scarpe da tennis, abbigliamento troppo leggero e zaini vuoti – che racconta di una diffusa leggerezza che pervade gli avventurieri improvvisati. «Per chi conosce davvero la montagna e la rispetta, certi comportamenti sono inconcepibili. Ovviamente non c’è guida alpina che non ripeta fino allo sfinimento che qualsiasi escursione non può essere presa sottogamba. Ma bisogna ancora lavorare molto perché tutti comprendano davvero quanti rischi sono nascosti dietro banali disattenzioni» spiega Fabio Sacco, direttore generale APT Val di Sole. Per gli operatori della montagna, il principio guida è sempre lo stesso: informare per promuovere la prevenzione. Perché per evitare il peggio, talvolta, basta davvero poco. Per questo l’Azienda per il Turismo della Val di Sole ha sviluppato una campagna di comunicazione ad hoc. Chiaro il messaggio: per vivere la montagna occorre assumere le giuste precauzioni. Su tutte, la corretta valutazione del percorso che parte dalla scelta di quello che meglio si adatta alle proprie capacità. Gli itinerari consigliati, del resto, sono molteplici e vengono incontro alle esigenze e alle possibilità di ciascuno. Ma individuare la meta e la via migliore, di per sé, non basta a garantire una gita in piena sicurezza. Ed è qui che si collocano tutte le altre indicazioni. Le regole auree, insomma, che trasformano ogni turista in un escursionista coscienzioso.
ITINERARI DI TREKKING: UNA VAL DI SOLE A MISURA DI… TUTTI
Cime, boschi, sentieri. E poi rifugi, alpeggi, laghi e molto altro ancora. Sono molteplici e diverse tra loro le mete che la Val di Sole offre ai suoi escursionisti. Per raggiungerle, però, occorre seguire i percorsi suggeriti – da soli, in gruppo o con l’ausilio di una guida – scegliendo, ovviamente, punti di arrivo e itinerari commisurati alle proprie capacità. Visitando la pagina messa a disposizione dall’APT (www.visitvaldisole.it/it/itinerari-trekking), ad esempio, si possono raccogliere da subito informazioni essenziali come la durata e il dislivello del percorso così come il tempo di percorrenza previsto. I più esperti, ad esempio, possono cimentarsi con i 1.745 metri di dislivello che caratterizzano il percorso che conduce ai ghiacciai del Monte Cevedale. Mentre gli escursionisti più tranquilli possono optare per l’agevole itinerario che conduce al Lago Covel, raggiungibile in poco più di due ore. In totale sono 48 gli itinerari consigliati e classificati secondo tre diversi livelli (facile, medio e difficile) per venire incontro alle possibilità di ciascuno.
© Camilla Pizzini
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Dall’abbigliamento allo zaino, dalla gestione del tempo all’attenzione per il meteo e le indicazioni lungo il percorso. Le dieci regole d’oro per una gita sicura in montagna. Lontano dai rischi e dalla pericolosa e diffusa improvvisazione dei visitatori più sprovveduti
TREKKING
Le 10 regole d’oro da ricordare INFORMATI ATTENTAMENTE SUL METEO
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Le condizioni atmosferiche rappresentano il fattore più critico per ogni escursionista. Per questo dovresti informarti con attenzione prima di intraprendere il tuo percorso. E prendere decisioni prudenti (rientrando in anticipo, ad esempio) qualora il tempo dovesse peggiorare durante l’escursione.
ATTENTO A DOVE METTI I PIEDI
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Per l’escursionista improvvisato storte e cadute sono dietro l’angolo. Fai sempre attenzione alle irregolarità del terreno e non abbassare la guardia al ritorno, quando stanchezza e discesa potrebbero favorire la distrazione.
VALUTA LA DISPONIBILITÀ DI ACQUA LUNGO IL PERCORSO
5
Informati in anticipo sulla presenza di fonti idriche potabili nel tuo itinerario. La possibilità di ricaricare la borraccia presso una o più sorgenti consente, ovviamente, di ridurre il peso dello zaino.
VALUTA LE TUE CONDIZIONI FISICHE
7
Prendi in considerazione il tuo stato di forma, non chiedere troppo al tuo fisico e cerca di prepararti al meglio gestendo allenamento, sonno e alimentazione raccogliendo il parere degli esperti.
PRIVILEGIA LE ESCURSIONI DI GRUPPO
9
Una persona sufficientemente esperta ha maggiori opportunità di muoversi in autonomia, soprattutto lungo i percorsi più agevoli. Camminare in gruppo, in ogni caso, garantisce per ovvie ragioni maggiore sicurezza.
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INDOSSA SCARPE E VESTITI ADATTI
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PREPARA ATTENTAMENTE LO ZAINO
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GESTISCI IL TEMPO E LA FATICA
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SEGUI LE INDICAZIONI
La variabilità del meteo impone un adeguato abbigliamento: indispensabili pantaloni lunghi e giacca impermeabile, ma anche cappellino e occhiali da sole, berretto e guanti. Fondamentali, poi, le scarpe da trekking adatte alle caratteristiche dei terreni.
Porta ciò che serve, evita ciò che non serve. Uno zaino troppo pesante ti regalerà una dose superflua di fatica; uno zaino vuoto, in compenso, può essere molto pericoloso. Oltre all’abbigliamento extra, ricorda di portare con te alimenti adatti (zuccheri, cioccolato, frutta secca), strumenti tecnologici (telefono cellulare, navigatore, powerbank verificandone prima il corretto funzionamento) e sufficiente acqua.
Valuta l’orario di partenza e l’arrivo previsto, tieni conto delle ore di luce e calcola il tempo in base ai tuoi ritmi. Ricorda che non puoi procedere con eccessiva fretta rischiando di consumare troppe energie rapidamente.
Ricordati di seguire le indicazioni lungo i sentieri. Non abbandonare il percorso segnato dai cartelli: questi ultimi recano informazioni utili e ti indirizzano lungo la via più sicura.
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AFFIDATI AI PROFESSIONISTI DELLA MONTAGNA
Per qualsiasi dubbio, e in generale, rivolgiti alle persone più esperte. Le guide abilitate sono a tua disposizione per offrirti l’esperienza migliore lontano dai rischi e dalle imprudenze dell’improvvisazione.
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STORIE
Val di Sole A/R Storie di arrivi e (ripartenze)
Dai computer alla malga più autentica A disposizione dei giornalisti: ™ video ad alta risoluzione B interviste e approfondimenti : immagini ad alta risoluzione
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Storie, dicevamo. Una di queste riguarda Marco Pangrazzi, 30 anni. Otto anni fa ha abbandonato l’informatica per dedicarsi alla caseificazione. Dopo una lunga esperienza all’estero, nel 2021 ha assunto la gestione della Malga Polinar. «Il mondo dell’agricoltura non mi era nuovo, del resto sono nato e cresciuto in questo territorio» racconta. «Nel momento in cui ho deciso di cambiare percorso, ho iniziato a spostarmi: volevo scoprire cose diverse». Marco non si ferma: Val d’Aosta, Toscana, Veneto e Svizzera. Ma alla fine il richiamo della valle prevale, complice un’occasione irrinunciabile. «Mi avevano segnalato una piccola malga all’asta un po’ distante dai percorsi tradizionali. Di fronte alla possibilità di acquisirla e gestirla, ho deciso di mettermi in gioco». La storia di Malga Polinar inizia così, con l’impegno portato avanti insieme alla sua amica Cristina De Stefani che si dedica alla cucina. Lo spazio disponibile non è eccessivo e la posizione è piuttosto isolata e panoramica. Tutti punti di forza, peraltro. «Stiamo selezionando la clientela, qui da noi vengono persone che amano camminare e stare in tranquillità. In questo contesto possiamo conoscere meglio i nostri ospiti e non è un caso che con molti di loro si sia creato ormai un rapporto di amicizia che va ben al di là della semplice relazione cliente-gestore». Una dimensione ideale, insomma, alla quale Marco non intende rinunciare: «Il nostro obiettivo? Non è quello di ingrandirci. Semmai vogliamo far vivere un’esperienza originale ai nostri ospiti». • CARTELLA STAMPA •
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Ambasciatore delle due ruote Informatico, maestro di sci, esperto di mountain bike e imprenditore. Sergio Battistini è uno che non si ferma mai. Ma è anche, e soprattutto, un solandro di ritorno, uno di quelli – per capirci – che il territorio non lo hanno mai realmente abbandonato. «Sono nato a Cles ma sono cresciuto a Bergamo dove la mia famiglia si è trasferita negli anni ’90 per seguire mio padre nel suo lavoro. La Val di Sole? Ci tornavo per sciare durante i weekend. Qui ho 16 cugini e ben otto parenti maestri di sci». Il futuro, insomma, è già scritto. E così Sergio, che in settimana si occupa di computer, consegue il diploma per l’insegnamento dello sci nel 2003. Ma la svolta arriva due anni dopo quando lui e la sua compagna del tempo decidono di lasciare il capoluogo orobico per stabilirsi nella valle. «La verità è che la vita di città ci andava stretta», racconta. «La differenza la si vedeva nei legami di tutti i giorni: frivoli e poco radicati a Bergamo; autentici e profondi in montagna. Dopo un’esperienza di sei mesi in Canada abbiamo deciso di trasferirci definitivamente in Val di Sole». Il seguito è un crescendo di esperienze: dall’apertura di una scuola di sci a Commezzadura al Centro Bike Val di Sole nato prima come associazione sportiva per avvicinare i bambini alla disciplina e che, con l’aiuto dei maestri Gianni Tevini e Christian Vender, si evolve successivamente espandendo i suoi servizi (noleggio, officina, consulenze tecniche per la realizzazione di percorsi nei due bike park della Val di Sole e per la tracciatura dei percorsi della Coppa del Mondo). Infine, nel 2016, la nascita di Dolomeet Hub, una società di servizi per il settore bike votata all’innovazione. «Io e i miei soci Alessio Migazzi, Aldo Bordati e Franco Pangrazzi ci occupiamo di molte cose: dall’organizzazione di eventi alla costruzione di colonnine di ricarica per le e-bike, dalla realizzazione di percorsi pump track e bike park alla certificazione dei bike hotel. Oltre a questo abbiamo anche creato una bici per bambini distribuita con Garelli». Oggi l’azienda svolge consulenze in tutta Italia per lo sviluppo dell’offerta delle due ruote valorizzando la notorietà e il know how della Val di Sole. «La passione e la competenza della Valle sono ormai un prodotto di esportazione», conclude.
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© T. Prugnola
Tre persone, tre storie. Ma, soprattutto, un filo conduttore. Anzi, un elastico. Capace di estendersi per venire incontro alla voglia di viaggiare, ma anche in grado, prima o poi, di riportarti lì, dove tutto è cominciato e tutto continua. A casa, insomma. Sono i montanari di ritorno. Passioni diverse e identico legame con il territorio. Vicende emblematiche, tra analogie e differenze, di una Val di Sole che non smette di guardare avanti. A maggior ragione nell’estate della (speriamo definitiva…) ripartenza.
Marco Framba, enotecnico, ha viaggiato per molti anni prima di aprire a Cogolo il Birrificio Artigianale Pejo, dove la ricerca dei migliori malti, lieviti e luppoli è un’autentica missione. «La spinta principale per recarmi all’estero è stata la voglia di fare nuove esperienze e confrontarmi con realtà e culture diverse. Nel 2007, subito dopo il diploma, ho iniziato un tirocinio in Francia, nella regione del Bordeaux. L’anno successivo ho sperimentato la doppia vendemmia: prima in autunno, ovviamente, poi a gennaio quando mi sono trasferito in Australia». Da allora Marco non si è più fermato spostandosi ogni sei mesi tra i due emisferi. I suoi viaggi lo hanno portato anche in Nuova Zelanda e in Cile fino al 2014 quando il richiamo del territorio d’origine ha prevalso definitivamente. «Le esperienze all’estero sono state eccellenti ma dopo alcuni anni avevo voglia di mettere in pratica ciò che avevo appreso avviando un progetto imprenditoriale. Qui da noi le opportunità non mancano e la qualità della vita è molto alta». La scelta di puntare sulla birra dopo anni passati tra i filari può apparire curiosa. Ma di certo, assicura ancora Marco, non si è trattato di una mossa casuale. «Volevo dedicarmi a un prodotto maggiormente legato al territorio di Cogolo che, per via dell’altitudine, si presta meno alla produzione del vino», racconta. «La mia idea era quella di applicare le tecniche di fermentazione che avevo imparato all’estero e di sfruttare al tempo stesso la nostra acqua, che è particolarmente preziosa e apprezzata». Attivo dal 2015 il birrificio guarda ora al futuro. «C’è molta attesa per quest’estate», conclude. «Speriamo davvero di rivedere l’afflusso turistico pre-pandemia. Intanto ci stiamo dedicando allo studio di birre nuove. In futuro contiamo di aumentare la nostra produzione».
© M. Simonini
Artigiano dei due mondi
© per concessione di Giacomo Podetti
I viaggi, le esperienze, la ricerca di qualcosa nuovo e quel legame con la valle che non si spezza mai. Sono i montanari di ritorno, cittadini del mondo e simboli di una valle che guarda lontano
STORIE
PROSPETTIVE
PROSPETTIVE CHE TIPO DI IMPEGNO SARESTI DISPOSTO A PRENDERE PER AVERE UNA DESTINAZIONE PIÙ SOSTENIBILE E SANA? Accetterei un accesso limitato ad alcune aree protette e ad attrazioni da preservare
Che aspetto avrà il territorio agli occhi dei turisti e della popolazione locale tra 20 anni? Difficile, forse impossibile, immaginarlo. Ma una cosa è certa: se vogliamo rispondere alle sfide del presente dobbiamo immaginare una montagna sostenibile e ricca di opportunità per tutti. È il messaggio chiave che ruota attorno al progetto “Val di Sole Ritorno al Futuro”, lanciato dall’Apt solandra nel maggio 2021. L’iniziativa punta a concepire nuovi progetti e soluzioni per lo sviluppo del territorio
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Per niente d’accordo
34 11,04% Vuoto
3 0,97%
6 1,95%
Accetterei di parcheggiare la mia auto per l’intero soggiorno e utilizzare i mezzi di trasporto locali 200 132 42,86%
11 3,57%
36 11,69% Vuoto
0
17 5,52%
Per niente d’accordo
36 11,69%
Poco d’accordo
76 24,68%
100
Neutrale/ non saprei
150
Abbastanza d’accordo
Strutture ricettive con standard ecologici 153 49,68% 86 27,92%
100
28 9,09%
50 0
5 1,62%
2 0,65%
34 11,04% Vuoto
150
Per niente d’accordo
200
Poco d’accordo
Le buone premesse dunque non mancano, anche se tutto, va da sé, può essere ulteriormente migliorato. Le persone interpellate, in questo senso, chiedono in particolare un aumento dell’offerta di iniziative di intrattenimento e una crescita di eventi ed esperienze culturali. La valle, sottolineano ancora i turisti, dovrebbe inoltre insistere nel miglioramento della mobilità e nello sviluppo di soluzioni abitative eco-compatibili. Suggerimenti preziosi, che di certo caratterizzeranno le iniziative del programma Ritorno al futuro in un’ottica di lungo termine. «Proiettiamoci negli anni a venire: che cosa avremo fatto come comunità per rendere la Val di Sole pienamente competitiva, coesa, sostenibile e vivibile? Questo è ciò che ci siamo chiesti all’avvio del progetto», ha sottolineato ancora Sacco. «Vogliamo tracciare una via condivisa per il futuro, andando a sondare aspettative, visioni e sogni che definiranno i prossimi 20 anni e sui quali si giocherà lo sviluppo armonico e sostenibile del nostro territorio e del turismo. L’obiettivo finale è quello di disegnare una nuova visione di futuro e dare risposte concrete a problemi reali».
Neutrale/ non saprei
Abbastanza d’accordo
Completamente d’accordo
0
16 5,19%
Poco d’accordo
50
50
coinvolgendo la comunità locale e i visitatori, comprendendone esigenze e aspettative e affidando loro il compito di contribuire allo sforzo complessivo. Quattro, spiegano i promotori, i temi più salienti attorno ai quali occorrerà costruire le nuove strategie. Ovvero: la qualità della vita, legata inevitabilmente a una fruizione sostenibile del territorio; la rigenerazione ambientale, basata sul superamento del concetto di tutela a favore dell’idea di conservazione con una visione a lungo termine; il ruolo centrale delle nuove generazioni per le quali il PNRR rappresenta un’opportunità ma anche una grande responsabilità; una nuova idea di imprenditorialità fondata sulla fissazione di nuovi obiettivi come dignità, trasparenza, sostenibilità ecologica e solidarietà.
• CARTELLA STAMPA •
77 25%
100
Neutrale/ non saprei
Un progetto per costruire i prossimi 20 anni
150
Abbastanza d’accordo
INVESTIRE SU AMBIENTE E TESSUTO SOCIALE CONVIENE Lo studio ha coinvolto oltre 300 viaggiatori provenienti da 16 regioni in rappresentanza di tutte le classi di età ed equamente divisi per genere. Le loro risposte evidenziano le caratteristiche di una popolazione turistica attenta all’ambiente e alle specificità del territorio. Elementi, questi ultimi, che si collocano inevitabilmente al centro dell’esperienza vacanziera. Oltre l’80% degli interpellati, ad esempio, giudica (molto o abbastanza) importanti tanto i prodotti quanto i servizi gestiti dalle persone del posto. A spiccare è anche il valore attribuito alla gestione del patrimonio naturale che si traduce nel basso affollamento e nel facile accesso alle aree protette. Ma c’è di più: i turisti della Val di Sole, infatti, mostrano anche una forte propensione all’approccio sostenibile in campo ambientale e sociale. Quasi due terzi degli intervistati, infatti, attribuiscono una certa importanza al carattere eco-friendly dell’alloggio e oltre l’80% si aspetta che nella destinazione siano rispettati i diritti del lavoro e la responsabilità sociale. L’emergenza climatica è
172 55,84%
Completamente d’accordo
I risultati del primo sondaggio del progetto “Val di Sole - Ritorno al Futuro”: i visitatori estivi attribuiscono una grande importanza alla responsabilità ambientale e sociale. Premiate le scelte eco-friendly della valle. Le richieste: ampliare l’offerta culturale e insistere sulla mobilità sostenibile
«Vogliamo promuovere uno sviluppo turistico di lungo periodo fondato sulla sostenibilità per il territorio e capace di migliorare la qualità della vita dei residenti». è l’obiettivo delineato da Fabio Sacco, direttore generale APT Val di Sole , spiegando i motivi alla base del progetto “Val di Sole - Ritorno al Futuro”, lanciato con l’obiettivo di delineare strategie di lungo termine per l’area, i suoi abitanti e i suoi visitatori. Già, i visitatori. Anche loro, e non avrebbe potuto essere altrimenti, sono protagonisti dell’iniziativa e, con essa, dell’avvenire del territorio. Ma cosa pensano, cosa cercano e cosa vogliono quei viaggiatori che scelgono la Val di Sole per le loro vacanze? A fornire le risposte ci ha pensato un recente sondaggio condotto dalla stessa APT su un campione di turisti estivi che si affianca ad altre due indagini centrate su altrettante categorie diverse (gli utenti invernali e i residenti).
UN PIANO PER LA VALLE DEL FUTURO L’identikit del turista, insomma, sembra sposarsi bene con le ambizioni della valle che, proprio attraverso il progetto “Ritorno al Futuro”, punta a promuovere un modello di sviluppo fondato su una sostenibilità condivisa tra residenti e visitatori. L’incontro costruttivo tra questi soggetti, in altre parole, diventa un vero e proprio motore di crescita soprattutto alla luce di ideali e aspettative che sembrano unire il territorio e i suoi utenti. Tra i tanti motivi che spingono i visitatori a scegliere la Val di Sole spicca in particolare la “reputazione della località” così come la ricerca della “rigenerazione” e la possibilità di “vivere la natura”. Ad attrarre i turisti, inoltre, sembra essere l’immagine stessa di un territorio piacevolmente sospeso, per così dire, tra passato e futuro. Che, non a caso, viene descritto come lento e tradizionale ma anche estroverso e innovativo, giovane, autentico e attento all’ambiente. La Val di Sole, dichiara oltre il 70% degli intervistati, appare come un luogo caratterizzato da “un’alta qualità della vita”.
200
Completamente d’accordo
I turisti responsabili tracciano il futuro della Val di Sole
fonte di preoccupazione per 4/5 degli intervistati e non sorprende, di conseguenza, che ad essere particolarmente apprezzati siano gli impegni assunti dal territorio nell’utilizzo delle energie rinnovabili, nella raccolta differenziata e nella riduzione degli sprechi. Due visitatori su tre, infine, si dichiarano disposti a parcheggiare l’auto per l’intero soggiorno utilizzando solo i mezzi di trasporto locali.
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