1 minute read

EFFICACIA

Efficacia

Nel 2013, l’EMA ha approvato la formulazione sottocutanea (SC) di trastuzumab per pazienti con carcinoma mammario HER2+ sulla base di farmacocinetiche simili, efficacia e sicurezza rispetto a trastuzumab per via endovenosa (IV). Tuttavia, alla somministrazione sottocute sono ascrivibili alcuni aspetti negativi: reazioni del sito locale, ritardato e limitato volume di assorbimento [Bittner B et al., 2018]. Una dose fissa di 600 mg ogni tre settimane senza dose di carico è stata considerata non essere inferiore in quanto ad efficacia al dosaggio convenzionale in cancro alla mammella metastatico [Jacquin JP et al., 2020].

Nel carcinoma mammario avanzato l’uso del trastuzumab sia in monoterapia che in associazione alla chemioterapia, ha dimostrato un significativo incremento del tempo di progressione e della sopravvivenza globale [Slamon DJ et al., 2001; Vogel CL et al., 2002].

Dalla sua registrazione nel 1998, il trastuzumab è divenuto una componente essenziale nel trattamento del carcinoma mammario con iper-espressione di HER2, e risultati eccellenti si sono osservati anche in stadio precoce, sia in regime di combinazione in pazienti trattate con chemioterapia pre-operatoria che come trattamento adiuvante [Buzdar AU et al, 2005; Piccart-Gebhart MJ et al, 2005; Romond EH et al, 2005].

Nel caso della malattia metastatica, il trastuzumab sottocutaneo non ha avuto un impatto negativo sull'health-related quality of life (HRQoL) [Syrios J et al, nel 2018]. Quando il trastuzumab SC è somministrato in ambiente extraospedaliero (domiciliare) i benefici aumentano sia per il paziente, che si trova all’interno di un contesto a lui familiare, sia per gli eventuali familiari e caregivers.

Payne (1992) ha esaminato le conseguenze su diverse variabili associate alla quality-of-life (QoL) tra due gruppi non randomizzati (casa vs ospedale), osservando più bassi - sebbene non significativi - livelli di ansia e depressione all'interno dell’“home-group”, così come punteggi significativamente più alti sulla capacità di svolgere le faccende domestiche. Un singolo studio ha valutato la qualità di vita mettendo in discussione il cambiamento percepito direttamente dai pazienti: l’84% di questi pazienti ha riferito che l'oncological home-hospitalization (OHH) ha notevolmente migliorato la loro QoL [Lassalle et al., 2016]. Sulla base della letteratura disponibile, comunque, non è ancora possibile concludere che il ricovero domiciliare abbia un effetto statisticamente significativo sulla qualità di vita del paziente.

This article is from: