A(r)CHI SERVO?!

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... Archi servo?! “ Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco. ” Confucio

MASSIMO BRESOLIN COLLABORAZIONI COLLABORATION PORTFOLIO


a tutti coloro che, hanno contribuito e contribuiscono giorno dopo giorno a apprendere sempre al meglio questo difficile mestiere


INDICE A(r)CHI SERVO

pag. 05

ARMONIE: SPAZI SERVENTI E SPAZI SERVITI

pag. 08

RURALITÀ URBANA

pag. 12

VILLA URBANA

pag. 16

SUPERFICIE E MATERIA

pag. 20

IL RINNOVO DEL LIBERTY

pag. 22

GEOMETRIE DEL SOGGIORNO

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Archi servo?! “ Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco. ” Confucio.

A chi servo?? o archi servo?? Questo è il dilemma!?!? Inciso quanto mai dissacrante ma, che ben rappresenta lo stato in cui ci troviamo a lavorare. Ormai al termine del mio infinito programma di studi, svolgo il tirocinio curricolare presso l’architetto Claude Petarlin di Bassano del Grappa. Terminato lavoro il periodo da tirocinante colgo al volo l’opportunità di incominciare subito l’attività da collaboratore, intervallando così gli studi e gli ultimi esami al lavoro sul campo. Imparare ad imparare attraverso il lavoro. Definirei la pratica dell’architetto dei primi anni del nuovo millennio con un espressione non proprio professionale, ma che di nuovo rende chiarissimo il quadro. “ Tutti contro tutti!!! Chi segna va in porta!! ”. Troppi sono i problemi, le difficoltà, gli intoppi burocratici, che caratterizzano il nostro lavoro. Jane Jacobs definiva le città su cui andiamo a lavorare come si sistemi di complessità organica, ad un elevato numero di variabili. Ora l’educazione da noi ricevuta ci hanno sempre presentato l’architetto come COLLABORATION PORTFOLIO

colui che era in grado di una volta analizzato il problema prendere una decisione pro-gettandone la soluzione, e tutti gli altri rimangono a contemplare l’opera e il ragionamento che essa contiene. Definiamo quindi questo metodo come impositivo-passivo. Si capisce bene che questo metodo di progettazione presenta dei fortissimi limiti sui sistemi complessi, l’analisi diverrebbe infinita e le decisioni prese di conseguenza per quanto illuminate siano sarebbero sempre e comunque errate. Ecco quindi il nuovo metodo di progettazione che diventa collaborativo-attivo, con tempi di reazioni agli stimoli rapidi ed efficaci. Questo metodo ci aiuterà, attraverso un organizzazione del lavoro di tipo imprenditoriale a auto-generare, e quindi proporre nuove occasioni. Un forte antidoto insomma elle sempre più evidenti condizioni di disadattamento ed esclusione che si notano tra i nostri colleghi. Ecco quindi il motivo dell’inciso iniziale. Disponibilità a condividere le proprie idee, intuizioni, ragionamenti e pensieri, per poter ricercare l’architettura. Si dice

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che il lavoro dell’architetto sia fare e rifare lo stesso disegno con lo scopo di ricavare l’adeguatezza dei contenuti del discorso progettuale. È vero anche che in architettura ogni scelta ragionamento che facciamo è già stato fatto prima di noi, nulla si crea o meglio nulla si inventa ma tutto si trasforma e tutto si migliora. Saper trovare questo sentiero già percorso aiuta e accelera notevolmente il processo creativo. Nasce da qui lo spirito collaborativo e generativo dell’architettura contemporanea che potremmo definire open source. Se infatti consideriamo che il fine ultimo del nostro lavoro è quello di generare benessere delle persone che abiteranno i nostri luoghi, comprendiamo come sia inutile, se non addirittura contro producente l’atteggiamento fortemente egocentrico di taluni progettisti. Bisogna maturare una consapevolezza o meglio ancora una certa umiltà e predisposizione al servizio. Perché in fin dei conti l’architettura è la serva di tutte le arti, attraverso di lei tutti si servono per compiere le proprie attività e per questo motivo serva ma anche padrona. Wright definiva l’architettura come la più politica di tutte le arti, ma anche la più pericolosa. Se un quadro è brutto si può fare a meno di guardarlo e richiuderlo in cantina, ma per la brutta architettura, l’unica soluzione è l’edera. Ecco quindi una piccola raccolta di lavori di chi con l’umiltà e la pietà del servo si a disposizione delle persone prendersi cura dell’architettura per poterle farle vivere meglio.

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ARMONIE; SPAZI SERVENTI E SPAZI SERVIZI NELLE COLLINE DELLA MARCA, UNA VILLA CHE NASCE DALL’ARCHITETTURA RURALE E VIVE DI CONTEMPORANEO

Il nuovo edificio sorge in un contesto agricolo consolidato, adiacente ad altre piccole e medie aree verdi adibite a orti, giardini, piccole zone boschive. L’edificio persegue la sostenibilità ambientale e paesaggistica attraverso il corretto inserimento nel luogo, secondo precisi riferimenti bio-climatici ed orografici. La disposizione è stata infatti generata dalla particolare conformazione geo-morfologica del sito che ha suggerito di disporsi parallelamente alle linee di pendenza, secondo l’orientamento solare est-ovest, da cui si discosta di circa 8°. Le aperture lungo il fronte più esposto, a sud, sono proporzionalmente ripartite secondo allineamenti consueti nella tradizione locale, con finestre di ampie dimensioni a citazione delle grandi aperture presenti negli edifici rurali della zona. Lo spazio porticato lungo tutto il fronte dell’edificio servirà inoltre a limitare l’irraggiamento solare estivo all’interno dell’abitazione. Attenta e mirata è stata la progettazione degli spazi, sia serviti, che serventi, sottolineando i passaggi e gli spazi di attraversamento, dagli spazi dello stare. COLLABORATION PORTFOLIO

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RURALITÀ URBANA LO SPAZIO RURALE DIVENTA UN BRANO DI CITTÀ

Grandi aperture vetrate, volumi a doppia altezza, trattamenti grezzi delle superfici ad evidenziare la “materia” delle cose, contraddistinguono il progetto di ristrutturazione di questo fabbricato residenziale; l’obiettivo era infatti quello di preservare i caratteri peculiari tipici dell’edificio rurale. La zona giorno diventa il fulcro della casa, grazie alla scala aperta e ad alcune aperture interne che dal primo piano si affacciano sugli ambienti sottostanti. In questo progetto è stata posta grande importanza alla texture delle superfici e al disegno delle pavimentazioni, che di fatto, dilatano gli spazi verso l’esterno. L’ottimale orientamento solare della casa infine, ha dettato la riqualificazione dello spazio porticato a sud, per il soggiorno estivo.

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VILLA URBANA IL LENTO FARSI DEGLI SPAZI

L’area interessata dal progetto si trova nelle immediante vinanze del fiume Brenta, prossima al centro storico e a pochi passi dal Ponte degli Alpini, nel borgo di Angarano. L’edificio, costituito da tre grandi appartamenti ricavati dalla completa demolizione e ricostruzione di un edificio dei primi anni ’50, presenta caratteri tipologici consueti, con evidenti riferimenti ad elementi più moderni ma che ben si adattano alla tradizione costruttiva e formale, reinterpretandone la logica. Le finestre allungate sono un chiaro richiamo alla finestra dei piani nobili dei palazzi cittadini, mentre la copertura è stata stilizzata con un nuovo coronamento a dentelli che ricorda l’elemento di chiusura tipico degli edifici storici, con sporto più contenuto. Tali accorgimenti producono la percezione di una costruzione inserita nell’ambiente a tutela principalmente del “luogo” storico, dell’organizzazione insediativa delle preesistenze limitrofe e non ultimo, della salvaguardia delle componenti ambientali e paesaggistiche dell’intorno.

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SUPERFICI E MATERIA IL VALORE DELLE SUPERFICI

Questo progetto ha interessato la sistemazione di un edificio residenziale sviluppato su tre livelli, di cui uno interrato. L’aspetto principale sul quale si è concentrata l’attenzione è stato quello di perseguire la caratterizzazione della zona giorno, ripensata in funzione del “rivestimento” del pilastro centrale esistente. L’individuazione della nuova “apparenza”, ha permesso infatti di determinare e distinguere due specifiche aree living , generando al contempo un nuovo volume/contenitore, a servizio della zona tv. E’ stato ripensato il sistema di illuminazione generale, con l’installazione di corpi illuminanti ad incasso e “lame” di luce indiretta, costituite da strisce a led nascoste. Una nuova pavimentazione in legno di rovere, nodato, ha permesso inoltre di uniformare gli spazi, prima frammentati da continue discontinuità visive, determinate dalle diverse superfici a pavimento. Sono stati riqualificati anche tutti gli ambienti di servizio, attraverso l’impiego di nuovi materiali e superfici, costituite da grandi lastre in grès porcellanato e smalti colorati.

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IL RINNOVO DEL LIBERTY LA STORIA DI UNA FAMIGLIA INCONTRA LA STORIA DI UN ARCHITETTURA

L’intervento ha riguardato la ristrutturazione di un palazzetto del 1926 attraverso la rivisitazione degli spazi interni, riqualificandoli in funzione delle nuove esigenze abitative dei proprietari. Sono stati preservati alcuni caratteri originali del fabbricato, come i pavimenti in battuto alla veneziana ed alcune porte interne in legno massello, integrandoli con alcuni elementi più moderni. E’ stata ampliata la zona living, riconvertendo la destinazione di alcune stanze al piano terra, e ripensata la zona di ingresso principale, con un nuovo asse di accesso al guardaroba-servizio, ora più fluido e funzionale. Il progetto ha perseguito inoltre il miglioramento dei parametri relativi al contenimento energetico dell’intero edificio, attraverso la sostituzione dei serramenti, il rinnovamento della parte tecnologica-impiantistica, realizzando infine una nuova controparete perimetrale per l’isolamento termico.

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GEOMETRIE DEL SOGGIORNO RIDARE DINAMISMO AGLI SPAZI DI SOGGIORNO.

Molte volte lo spazio di soggiorno assume configurazioni scomode a causa di stratificazioni di abitudini, usi o semplicemente per la mancanza di voglia e spirito di rivoluzione e cambiamento. Così abitudine e consuetudini diventano scomode, leggere un libro diventa un problema, ascoltare una canzone un intrigo, vedersi un film un dramma. Uno studio dei movimenti, delle aree di pertinenza di ciascuno spazio, fa capire quale sia il problema contingente, e un semplice gesto riporta alla condizione di normale comodità. Il divano si ruota, lascia spazio ai vinili, l’entrata diventa più sinuosa, i film ora si vedono perpendicolarmente, e si aggiungono piccoli dettagli che fin ad allora erano ignoti. Un piccolo svuotatasche, un appoggio per un calice di vino, un attaccapanni per i capotti. forse non sarà architettura, ma di sicuro aiuta al welfare della casa e dei suoi abitanti.

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Adoro l’odore del cemento il mattino.... profuma come di vittoria...

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