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MASSIMO BRESOLIN Bi Ma



Bi Ma Da un edifico grezzo a una Casa.

Finire una casa non è solo questione di scelte di materiale ma è partire dallo scheletro per arrivare a un corpo, dargli vita. Architettura “é poter camminare sopra un tuo progetto, letteralmente. É vedere un bambino che gioca su ciò che hai disegnato” dare un anima a un cantiere, calore, intimità e complicità. Ero ancora un ragazzo quando quel cantiere iniziò, edificio tradizionale, mattoni calcestruzzo e legno nei solai, la voglia di una giovane famiglia di costruirsi i propri spazi. Uno scheletro, poche forme, semplici e nette, tetto a falda finestre regolari, persino troppo regolari. Un percorso di consigli, piccoli tocchi, qualche ritocco. Linee semplici, colori tenuti e tinte pastello. E il gioco dei materiali che si rincorrono. Il rincorrersi delle luci, quasi sempre in coppia. Due i quadrati in soggiorno. Due le lame parallele come una abatjour incassata nel muro, due nella scala, quasi a formare un piano cartesiano. Quattro sospese nel BIMA

salone al piano primo. Quattro nel corridoio, incassate, ma fuori asse, a muovere uno spazio che altrimenti risulterebbe di rigore militaresco. Tinte pastello nei colori, sempre a parete piena, gli azzurri in camera ad ammorbidire la luce del mattino, gli ocra in soggiorno. Le grane degli intonaci, differenti per creare effetti differenti con la luce che le bagna. Il trave sbiancato, ma non laccato, carica di luce gli spazi, ma mantiene la vitalità della fibra legnosa. Texture che che accompagnano negli spazi i passaggi, i cambi di uso, il variare delle attività. Le pavimentazioni girano nelle trame, mantengono le tonalità. Si attorcigliano nella scala, regalando uno spazio che altrimenti risulterebbe perso. La scala è stata un lavoro corale, tra disegno posa e finitura. Da spazio di attraversamento, allungando una pedata è divenuta spazio di arredo, occasione di gioco. È li che i bambini giocano a scalare, a saltare, a fare gli alpinisti o i piloti di areo.

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Spigolo vivo, questo era il desiderio e l’aspettativa per dare tono ad uno spazio altrimenti sprecato. Il pavimento di texture cementizia del pavimento risale per un monolite solamente. Monolite che diventa pedata, poggiolo, parapetto, seduta, nell’arco di pochi centimetri. Gioco di texture con l’effetto doga della scala che scende e ricopre gli scalini. Nel bordo l’intonaco accarezza la piastrella rasandone le superficie di testa dando unitarietà al piccolo prospetto seghettato. Toni di grigio per i pavimenti, che contrastano che le superfici di rivestimento dei bagni in grigio scuro, o dei complementi d’arredo della cucina in blu spento. Giochi sparsi, profumi e candele, quel sano e discreto disordine di una famiglia che usa la casa, che la possiede, e ne utilizza le comodità e i piccoli sistemi. Foto di famiglia, quadri e disegni, chissà se fra vent’anni il profumo che vi si respira sarà simile al disegno che vi si vede.

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“Casa è dove si trova il cuore” cit. Plinio il Vecchio

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