Ricercare Architettura

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RICERCARE ARCHITETTURA MASSIMO BRESOLIN TRE ANNI NELLA FACOLTA’ DI SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA ALL’ UNIVERSITA’ IUAV DI VENEZIA

PORTFOLIO DI LAUREA



RICERCARE ARCHITETTURA MASSIMO BRESOLIN TRE ANNI NELLA FACOLTA’ DI SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA ALL’ UNIVERSITA’ IUAV DI VENEZIA

PORTFOLIO DI LAUREA



a due angeli ... a Luigia e Antonio



INDICE ARCHITETTURA pensare disegnando

pag. 09

TRA LA TERRA E IL MARE I PRIMI SEGNI casa di un maratoneta nella pineta

pag. 12

GENESI DI NUOVI SPAZI VENEZIANI Tre edifici e un campiello

pag. 20

TEATRI DI GUERRA TRAME DI SGUARDI Alle pendici del campo di battaglia dell’Ortigara un centro espositivo

pag. 26

MOSAICO DI UNA CITTA’ Architettura che si fa urbanistica

pag. 34

COSTRUIRE SUL COSTRUITO Fare nostro ciò che è stato fatto da e per altri

pag. 46

I RANOCCHI DELLA LAGUNA E LA LORO CITTA Venezia, La Serenissima

pag. 62

KLIMARK Costruire gli edifici di domani

pag. 78

DOLOMITI L’edifico più bello del mondo

pag. 82



ARCHITETTURA PENSARE DISENGANDO

Architettura è questa la parola che penso più spesso continuerò a ripetere in queste pagine, per definire un pensiero per parlare di un edificio, per indicare una teoria. Dare una definizione a una parola così semplice ma così carica di significato lungo i secoli è impossibile, tante, troppe le circostanze, le riflessioni, i dibattiti che sono nate attorno ad essa. Eppure come esseri umani è una cosa che continuamente ricerchiamo, quasi essa fosse una parte indissolubile della nostra stessa vita. È ciò che ci differenzia dal mondo animale, la capacità di pensare, di architettare qualcosa, e poi i frutti del nostro lavoro di pensiero vengono costruiti. Ciò a dire il vero lo fanno anche gli animali, la rondine torna a primavera a ristrutturare il suo nido, la marmotta costruisce la sua tana, il picchio la scava nel tronco di un albero, le formiche organizzano addirittura una città, così come le più rigorose api, che fondano il loro dominio sulla regolarità geometrica dell’esagono regolare. E si potrebbe continuare per pagine e pagine. Ma allora cosa ci differenzia nel architettare? Quanto mai semplice la risposta, è il pensiero, l’immaginazione, che permette di arrivare a scelte diametralmente opposte date le stesse basi ma differenti individui, ciò è dovuto non esclusivamente al evoluzionistico procedere per tentativi, realizzazioni e fallimenti, noi abbiamo la capacità di pensare e prevedere quello che il nostro pensiero potrà portare. Noi membri dell’unica specie umana, abbiamo la capacità di immaginare, e di prevedere ciò che i nostri pensieri porteranno di conseguenza, potendo quindi riformulare l’immaginazione primigenia, è un dono che il buon dio ci dona e che noi molto spesso non utilizziamo a dovere.

Il disegno allora si spiega come supporto più valido, punto fermo dei nostri ragionamenti, punto di appoggio per nuovi pensieri, punto di ritorno dopo averli sperimentati errati, e ne che ne delinea il farsi del progetto. Nulla di più lontano dalla semplice espressione della prima idea bensì il punto di arrivo di un lungo percorso. La forma non è invenzione è studio attento, espressione di disciplina più alta, fare e rifare lo stesso disegno, mettere assieme materiali, per creare atmosfera, emozione, non è forma lavorare sullo stesso tema, un architetto non lo si deve riconoscere per la sua forma, bensì per il suo pensiero espresso attraverso di essa. Voglio paragonare l’architettura al linguaggio, l’architettura è espressione fisica di un pensiero così come il linguaggio ne è espressione verbale, così come nella parola noi non utilizziamo sempre gli stessi vocaboli ma numerosi, con molteplici sinonimi. Non già la forma è sempre la medesima ma bensì si adatta al pensiero e al tono del discorso che l’architetto affronta di progetto in progetto a seconda del luogo dello scopo e di chi sarà l’attore di quella scena; e come una poesia, che non è altro che il più essenziale descrizione di un pensiero così uno spazio può diventare poesia nella sua più pura essenza raggiunta solo in occasioni rarefatte grazie a un lungo e disciplinato lavoro, facendo e rifacendo sempre lo stesso disegno. L’architettura quindi è un libro perennemente aperto sotto i nostri occhi, un discorso, una frase che fa da fondo da scena da luogo, da aiuto per le nostre azioni, i nostri incontri, non sono altro che questo, luoghi, dove noi percorriamo il viaggio della nostra vita. Fanno da sfondo alle nostre emozioni ma sono anche in grado con le loro atmosfere di farci provare emozioni. 09


Sensazioni emozioni che scaturiscono dalla più pura quiete, dalla più semplice essenzialità, raggiunta senza bisogno di decorazione stimolando con quattro elementi i nostri cinque sensi. Cinque sensi e quattro elementi. Cinque sensi, li conosciamo tutti, tatto, gusto, olfatto, udito, vista. L’ordine non è casuale è in ordine decrescente di stimolo, o meglio in ordine decrescente di sollecitazione, tutto quello che ci circonda è uno stimolo continuo alla vista notte e giorno, poi i rumori, sempre più intensi a richiamare la nostra attenzione, tatto, gusto e olfatto sembrano essere quasi affare da cuochi e camerieri ormai. Quattro elementi terra aria acqua e fuoco, già gli antichi filosofi greci li davano giustamente, per superati, costatando come non siano quattro categorie, così ben distinte, anticipando, la teoria dell’atomo. Però questi elementi danno chiara consistenza di quello che è il nostro mondo, anche se anch’essi scomponibili in parti ancora più infinitesimi e elementari. L’idea di quattro macro-insiemi, che diano più ordine a tutte le sostanze che si creano, da un idea di semplicità e inoltre, la scala, la misura, quattro elementi rappresentano il mondo in maniera, macroscopica. La terra la vediamo come acqua aria e terra, fuoco. Scendere nell’invisibile, anche nel campo architettonico non ha senso. Terra come base dove appoggiarsi e far crescere l’architettura, sopra, con attraverso, di essa comporre le opere, acqua, fuoco e il suo calore e da ultimo aria, non sia una forzatura se all’interno dell’aria inserisco anche la luce, che vi si muove, attraverso di essa. Necessario per dare un equilibrio a tutto ciò un incrollabile disciplina per fare e dare ordine, e attraverso il progetto darne forma. “Architettura il meditato farsi degli spazi” tramite la spirale che non punta direttamente la meta, ma ne aggredisce prima le basi poi sale verso l’alto sempre più in alto. Come si fa a scalare una montagna, come si fa a corteggiare una ragazza. Girare lentamente, sempre avvicinandosi al problema, al dettaglio alla finezza. È forse la metafora migliore per definire il progetto di architettura, una spirale, simbolo di un percorso, che punta verso un fuoco, la realizzazione della stessa appunto, simbolo del scendere di scala graduale costante, dello studio dell’architettura, dell’essere architetto forse. 10


È quello che in un certo qual modo si ritrova in questi tre anni, non perfettamente visibile essendo ridotta ancora a un piccolo tratto di curva ma che però pian piano si sta formando ponendosi mille domande cercando le loro risposte perché quanto mai “mi affascina rispondere a domande per le quali non conosco la risposta” sapendo che “quello che infonde coraggio ai nostri sogni è la convinzione di poterli realizzare”. Appoggiando saldamente i piedi per terra e raggiungendo le nuvole con la testa. Domandansi sempre “che cos’è l’architettura?” sapendo che “non c’è che una sola risposta, riporsi la stessa domanda e si è liberi e vivi finché non si continua a porsi questa domanda.” “L’Architettura è l’espressione del lento dispiegarsi di un epoca, ha seguito la storia delle epoche ne da il nome, dipende strettamente dal suo tempo, è il dispiegarsi della sua forma, il cristallizzarsi della sua struttura” e la storia “non altro che ciò che rivela la natura dell’uomo ciò che è è sempre stato ciò che è sempre stato ciò che sarà è sempre stato … le circostanze non possono essere le medesime ma il valore è il distillato delle circostanze della natura dell’uomo”. “A noi si offre questo mondo. E in questo dobbiamo affermarci”

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TRA LA TERRA E IL MARE I PRIMI SEGNI CASA DI UN MARATONETA NELLA PINETA

Eraclea Mare si posiziona al confine tra la pineta e la campagna. Nella Stessa maniera si posizionano le quattro case che compongono il piccolo nucleo. L’intento è quello di creare un percorso privilegiato, per il maratoneta che abita la mia casa, di accesso alla pineta luogo di allenamento del committente. Si giunge alla casa dopo una serie di svolte e di rettifili, nell’abitato di Eraclea fino ad oltrepassare i due lunghi muri che delimitano lo spazio dell’aggregato. All’interno, nella piazza,si affacciano le entrare delle quattro case la piazza stessa è racchiusa dai setti liberi e ortogonali tra loro compongono le case si ha quindi uno spazio comune aperto e riparato dai grandi alberi, dove allenarsi, rilassarsi, stare insieme nel grande podio centrale. L’entrata della casa è semi-nascosta da due muri ortogonali tra loro ciò rende una netta distinzione tra lo spazio pubblico e lo spazio privato antistante. La casa quindi si chiude verso l’esterno e si apre verso la pineta e il verde. Si giunge quindi nel grande soggiorno dove per la prima volta si ha la piena visione della pineta prima celata dai setti. Tutta la zona giorno si apre verso la pineta e verso l’esterno grazie ad ampie vetrate e il grande podio antistante che prolunga notevolmente lo spazio.

Nel soggiorno oltre alla vi è anche un camino che enfatizza la proiezione della casa verso l’esterno. Nello stesso blocco infatti ci sono due camere per il fuoco una interna e una esterna spostando così il centro della casa verso la pineta. Diametralmente opposte le camere da letto e la zona dei servizi distribuite lungo il corridoio. Anche loro si affacciano verso la pineta ma protetti dai due setti creando uno spazio comune che prolunga la zona privata oltre le vetrate che teoricamente le chiude. La Palestra, luogo di allenamento del committente, si trova vicino all’entrata ed è servita dallo stesso corridoio della zona notte. Appena superato il setto che la divide dalla zona notte si apre un piccolo bagno riservato alla palestra; Quindi la palestra vera e propria aperta verso un piccolo patio privato che la delimita dallo spazio esterno. Lo spazio esterno della casa è delimitato dai setti dalla vegetazione della pineta a sud e a nord dagli alberi che la chiudono dalla campagna. Oltre allo spazio che si affaccia verso la pineta vi è uno spazio a nord comune con l’abitazione vicina all’interno di questo vi è una grande piscina racchiusa anche qui dalla vegetazione o dai setti in calcestruzzo uno spazio dedicato al benessere e al relax.

COORDINATE DEL PROGETTO LUOGO Eraclea Mare, Pineta TIPOLOGIA Edificio Residenziale unifamiliare FUNZIONE Casa Vacanze-Allenamenti per un Maratoneta con lo studio di un piccolo “Villaggio Olimpico”

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PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA UNO Eleonora Mantese



Pagina precedente Plastico di dettaglio del camino e dell’intero edifico Planimetria in alto a destra Schizzi di studio Planivolumetrico a lato Nella pagina a fianco Pianta e sezioni Assonometrie particolari di arredamento

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PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA UNO Eleonora Mantese



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PROGETTAZIONE DI ELEMENTI COSTRUTTIVI Matteo Guardini


COSTO DI PRODUZIONE CALCOLO DELLE VOCI SOMME A BASE D’ASTA OS1- LAVORI IN TERRA ART. 01 SCAVI DI SBANCAMENTO TOTALE = 313,60 € OG1- EDIFICI CIVILI E INDUSTRIALE ART. 01 MURO IN CALCESTRUZZO TOTALE =87 579,00 € ART. 02 SOLAIO DI COPERTURA IN LATEROCEMENTO TOTALE = 15 360,64 € ART. 03 PAVIMENTO CONTRO TERRA TOTALE = 37 177,60 € ART. 04 MURO IN LATERIZIO FORATO TOTALE = 4 956,33 € TOTALE OPERE EDILI OG1 cat. Prev.= 145 073,57 € OS3- IMPIANTI IDROSANITARIO, CUCINE LAVANDERIA ART. 01 IMPIANTO IDRAULICO TOTALE = 12 751 € OS6- FINITURE DI OPERE GENERALI IN MATERIALI METALLICI E VETROSI ART. 01 SERRAMENTI TOTALE = 29 744 € OS28- IMPIANTI TERMICI E DI CONDIZIONAMENTO ART. 01 IMPIANTO DI RISCALDEMENTO A PAVIMENTO TOTALE = 12 368 € OS30- IMPIANTI INTERNI ELETTRICI TELEFONICI ART. 01 IMPIANTO ELETTRICO TOTALE = 10 437 €

SOMME A DISPOSIZIONE DELLA STAZIONE APPALTANTE LAVORI IN ECONOMIA PER REALIZZAZIONE DELLE AREE VERDI 10% TOTALE = 22 122 € INCARICHI DI PROGETTAZIONE DIREZIONE LAVORI COLLAUDO 10% TOTALE = 22 122 € INCARICHI DI COORDINAMETO DELLA SICUREZZA 4% TOTALE = 8 849 € SPESE COLLAUDO VERIFICHE TECNICHE ACCERTAMENTI 5% TOTALE = 11 061 € ALLACCIAMENTI AI PUBBLICI SERVIZI TOTALE = 22 122 € ACCORDI BONARI 3% TOTALE = 6 637 € IMPREVISTI 5% TOTALE = 11 061 € IVA ED EVENTUALI ALTRE IMPOSTE 20% TOTALE = 44 244 €

TOTALE = 369 440 €

TOTALE = 210 687 € ONERI PER LA SICUREZZA NON SUSCETTIBILI A RIBASSO 5% TOTALE = 10 534 € TOTALE IMPORTO LAVORI = 221 222 €

ESTIMO Fabio Fiocco

Quadro economico dell’intervento sopra Diagramma di Gannt sotto Pagina a lato Dettaglio costruttivo del camino dettagli dei pacchetti tecnologici

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MARCEL BREUER - Casa Hoper II - 1956-59 - Baltimora-Maryland

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CARATTERI TIPOLOGICI E DISTRIBUTIVI Cristiana Eusepi


Completamente libero di esporre qualcosa, il padiglione di Barcellona di Mies non fa altro che esporre se stesso, la sua architettura, le colonne cruciformi che hanno funzione portante, sono completamente libere, dai setti che non fanno altro che esibirsi, disegnando lo spazio chiuso o aperto che sia, le colonne sembrano danzare nello spazio, riflesse nel marmo lucente, assieme alla statua che si specchia nell’acqua, chiusa nell’intimità del suo recinto, quasi colta di sorpresa dalla luce solare. In Villa Tugendhat Mies prosegue la sua ricerca del lusso.Il vero lusso, non inteso nella ricchezza ostentata dei materiali o delle forme ma bensì nel modo in cui le cose vengono mostrate, poste al nostro sguardo. Ritornano le colonne in acciaio, il marmo, il vetro l’intonaco, il legno di ebano, piegato, ricurvo, nello spazio aperto dedicato al soggiorno, uno spazio composti in modo tale per cu ci siano cornici neutrali in cui uomini e opere d’arte possano condurre la loro propria vita autonoma. E a chi si chiede se sia possibile vivere in uno spazio così non esiste risposta migliore della stessa Grete Tugendhat, secondo cui l’essenza del lavoro di Mies sia rendere giustizia all’infinito spirituale che c’e in ognuno di noi, l’opposto della mera necessità, attraverso il farsi di questo spazio e ogni oggetto sembra prendere maggiore espressività, che impone un sentimento di libertà tale per cui puoi sentirti libero di compiere qualsiasi gesto.

Studio dei rifermenti Casa a muri di mattoni e padiglione di Barcellona Mies van der Rohe Sopra e a lato Pagina a lato Plastico fotografie schizzi di studio Casa Hooper Marcel Breuer Sopra Plastico Progetto A lato prospetto abaco studio del verde

STORIA DELL’ARCHITETTURA CONTEMPORANEA Francesco Dal Co

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GENESI DI NUOVI SPAZI VENEZIANI TRE EDIFICI E UN CAMPIELLO

COORDINATE DEL PROGETTO LUOGO Rio Terà dei Sechi, Santa Marta Dorsoduro, Venezia. TIPOLOGIA Edificii residenziale plurifamiliare, vani ad uso commerciale FUNZIONE Appartamenti per famiglie e studenti, negozi e servizi.

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Situato a Venezia in Rio Terà dei Sechi, Santa Marta nel sestiere di Dorsoduro, nella Zone del campo di Marte il progogetto dialoga direttamente con il centro storico di Venezia. Il disegno urbano evidenzia chiaramente come questo sia un primo nucleo di una possibile espansione dell’intervento a tutta la zona ora semi abbandonata di campo di Marte, lacerto di quello che fu la Venezia della rivoluzione industriale. Il mio progetto si tratta di un intervento di nuova costruzione di tre edifici di carattere residenziale con il piano terra ubicato a spazio, commerciale. I Tre edifici contengono 21 appartamenti di tipologia simile e 6 appartamenti al piano attico, di tipologia differente ma che mantengono i medesimi caratteri principali. L’appartamento tipo per tre o quattro persone è organizzato su due piani, la zona giorno al piano inferiore la zona notte al superiore, il soggiorno è situato in una vano a doppia altezza, che permette di dare maggior tono ad uno spazio piuttosto limitato, e nello stesso tempo inondando di luce entrambi i piani. I solai sono scanditi dal particolare ritmo delle travi di larice che poggiano sulle murature portanti, e due piani sono collegati da una leggera scala in legno. Mano che si sale con i piani l’edifico viene man mano mozzato permettendo di realizzare numerose terrazze e vere stanze in cui il soffitto non è altro che il soffitto e le vetrate che la circondano inondano di luce le stanze che attorniano la terrazza. I tre edifici sono disposti in maniera da fornare un piccolo campiello che continua attraverso il ponte allo slargo della fondameta dell’arzere e il rio terà dei sechi, il rio dell’arzere che limita un lato del campiello permette un agevole accesso all’acqua. PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA DUE Attilio Santi



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PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA DUE Attilio Santi


Pagina Precedente Schizzi di studio di ipotesi evolutive Planimetria generale Vista a volo d’uccello Pagina a ďŹ anco Pianta generale del piano secondo sezione vista retrostante schizzi di studio per distributivo e aggrgazione appartamenti Sopra Piante appartaemtno tipo Sotto Sezione appartamento tiop A lato Viste di interne e esterne

PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA DUE Attilio Santi

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Verifica delle sezioni Verifica di tutte le componenti lignee del solaio tipo nelle condizioni più sfavorevoli

TAVOLATO abete rosso cm 10 x 2 Classe S3 C16 #c = 66 kg/cm2 ammissibile per flessione E = 80 000 kg/cm2 q = 540 kg/m2 x 0,1 m = 54 kg/m M = 1/8 ql2= 1/8 54 x 0,52= 1,70 kgm W= 1/6 bh2= 1/6 10 x 22= 6,66 cm3 # = M/ W = 170 / 6,66 = 25,5 kg/cm2 < #adm 66 kg/cm2 f = 5ql4/384EJ = 5x0,54x504/ 384x80 000x26,66 = 0,021 cm < fadm 0,125cm = 50/ 500

TRAVETTO larice cm 20 x 14 Classe S1 C30 #c = 123 kg/cm2 ammissibile per flessione E = 120 000 kg/cm2 q = 540 kg/m2 x 0,5 m = 270 kg/m M = 1/8 ql2= 1/8 270 x 5,302= 948,04 kgm W= 1/6 bh2= 1/6 14 x 202= 933,33 cm3 # = M/ W = 94 804 / 933,33 = 101 kg/cm2 < #adm 123 kg/cm2 f = 5ql4/384EJ = 5x2,7x5304/ 384x120 000x32 333=0,715cm< fadm1,06cm =530/500

TRAVE rovere cm 32 x 20 Classe S D35 #c = 144 kg/cm2 ammissibile per flessione E = 140 000 kg/cm2 q = 540 kg/m2 x 2,7 m = 1 458 kg/m M = 1/8 ql2= 1/8 1 458 x 4,402= 3 528,40 kgm W= 1/6 bh2= 1/6 20 x 322= 3 413.33 cm3 # = M/ W = 352 836 / 3 413,33 = 103,37 kg/cm2 < #adm 144 kg/cm2 f = 5ql4/384EJ = 5x14,58x4404/ 384x140 000x218 453=0,233cm< fadm0,880 =440/500

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PROGETTAZIONE DI SISTEMI COSTRUTTIVI Valeria Tatano - MECCANICA STRUTTURALE Antonella Cecchi


Pagina a fianco Pianta, sezione e dettaglio dell’orditura del solaio calcolo meccanico strutturale Sopra Verifica condensa Sotto Verifica fonisolametno e illuminotecnica A lato Simulazione di classificazione energeica con metodo di ecodomus Verifica fonoisolamento Pareti divisorie portanti interne Per frequenze a 100 Hz 1000 Hz 10 000 Hz R0 = 46,12dB; 66,12dB; 86,12dB = 0,1509

= 8,2142 dB

Verifica illuminotecnica Prendo in esame il soggiorno Le finestre di 1 m x 4 m e 2 m X 4 sono poste verticalmente, i vetri sono n vetro camera con serramento in pvc #1=0.7 L’interno è ricoperto d’intonaco bianco, il soffitto è realizzato in travi e tavolato di legno. Viste queste considerazioni, prendo come r1= 0,722. (0,8x (3+4)x5,8x2 + 3x4x0,2) : ((3+4) x5,8x2 + 3x4)=0,722 Fattore Finestra, ostruzioni: da tabella considero ##0.45 Fattore Finestra, arretramento: da tabella considero ##0.90

= 1,02 Secondo la legislazione italiana Il Fmld dovrebbe essere un minimo di 0,02. Il Valore da me riscontrato è molto superiore, da considerare però che il soggiorno in doppia altezza illumina anche ambiti dietro ad esso come si vede chiaramente nella pianta, da considerare però un eventuale effetto di sovra-illuminamento e quindi un dis-confort per gli utenti. Il mio ambiente necessita di un illuminamento medio di 300 lux. Quindi Il flusso luminoso sarà: Fl= Em x S = 300 lux x 3 x 4 = 3600 lum Corretto con i coefficienti di riflessione del soffitto e delle superfici verticali ricavati dalla tabella e dal coefficiente di manutenzione sarà Fl= ( Em x S )/ ( Cu x Cm ) = (300 lux x 3 x 4)/(0.30x0.7) = 17 200lum Utilizzo una lampada a scarica osram power ball hci con vetro di protezione. Il suo flusso luminoso è pari a 15000 lum, saranno quindi necessarie: N = Fe/Fl = 17 200 / 15 000 = 2 lampade L’efficienza luminosa di 106 lum / W Il consumo sarà di 290 W Ora analizzo un’altra tipologia di lampada in questo caso fluorescente GE shoplinte Il suo flusso luminoso è pari a 5060 lum, saranno quindi necessarie: N = Fe/Fl = 17 200 / 5060 = 4 lampade L’efficienza luminosa di 84 lum / W Il consumo sarà di 204 W

TECNICA DEL CONTROLLO AMBIENTALE Fabio Peron

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TEATRI DI GUERRA TRAME DI SGUARDI ALLE PENDICI DEL CAMPO DI BATTAGLIA DELL ORTIGARA UN PICCOLO CENTRO ESPOSITIVO

COORDINATE DEL PROGETTO LUOGO Altopiano dei Sette Comuni Piazzale Lozze alle pendici della Cima Caldiera e del Monte Ortigara TIPOLOGIA Spazio museale, didattico, residenziale turistico. FUNZIONE Accogliere e illustrare ai turisti le vicende e le sensazioni della Battaglia dell’Ortigara.

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Uno squarcio, un lampo, si apre in un tronco d’albero lasciandone il segno della sua indelebile bruciatura, è questo che rappresenta il piccolo segnale prismatico, la ferita della guerra che si apre nelle carni dell’albero della vita, ne segna una vistosa mancanza, un sacrificio. Il segnale è disseminato dei punti più importanti e significativi della campo di battaglia, atto a riconoscerlo ed evocarne la memoria ma anche per traguardare i luoghi più lontani che con simili segnali si rendono visibili. Lo spazio del piazzale viene impiegato come parte del percorso didattico espositivo. Sovrapponendo quattro spazi di diversa simbologia. Il primo è un solco, una trincea, che segue la forma di uno squarcio, l’intento è di evocare il sacrificio lo squarcio creato nelle carni e nell’animo dei soldati. Poco più che ragazzi, ancora più giovani di noi. Il secondo sono una serie di piccole stanze che in una parte sono regolari ritmiche precise dall’altra discontinue e molto meno numerose volte a rappresentare dapprima l’ordine e il numero dei soldati che giunsero a questo piazzale per salire in Ortigara per poi ritornarvi dopo la furiosa battaglia. Una serie di piazzole indicano tutti baraccamenti, tende e altro, che affollavano questa spianata, nevralgico nodo logistico. Da ultimo una serie di linee evocano le trame di sguardi linee di tiro percorsi, ma anche grazie alla loro apparente disposizione casuale la tensione che tutte le guerre provocano nell’animo umano. Una galleria dalla trincea principale si incunea nella collina, lo scavo progressivamente diventa galleria e sale verso gli edifici. L’ombra continua a crescere per poi diventare totale fino alla prossimità dell’arrivo degli edifici quando ritorna la luce. I volumi seguono l’andamento

segnato nel piazzale, sia formalmente, chiara la posizione sia dei setti che dei volumi, sia nell’aspetto funzionale, infatti seguono l’idea di creare un percorso di salita e di discesa ai luoghi della battaglia, e il sito del progetto non è altro che i segmenti iniziali e finali. Gli edifici si strutturano attorno a setti, non paralleli che sottolineano come nel piazzale la tensione fortissima che si genera. Due volumi più piccoli, si posizionano alla fine della galleria, l’uno all’inizio del percorso espositivo con la zona riservata all’ambito museale-evocativo, l’altro speculare riservato, alle sale per la didattica. Sopra un ampia terrazza aperta che da accesso all’edifico adibito alla foresteria e alla casa del custode, anche essi vi è riservato uno spazio aperto adiacente all’edificio. Il percorso prosegue verso l’uscita e che permette la salita verso cima Caldiera e ai luoghi della battaglia. Da ultimo l’alloggio del custode, rappresenta infatti l’obbiettivo la baita che tutti i soldati lasciano per andare in battaglia, il luogo che pensano mentre sono al fronte, e che solo alcuni ritornano. Incastrato, attorcigliato poco più su vi sta un luogo di preghiera, che spicca sia per forma che per volume da tutti e che si innalza verso il cielo diventando esso stesso segnale di direzione verso la cime dell’Ortigara. Tutti gli spazi si generano grazie al movimento delle linee, i viali diventano trincee, queste poi in gallerie che si espandono e si contraggono, creando luci ed ombre. Lo spazio è un continuo e inaspettato divenire di forme e luci, le sezioni sembrano attorcigliarsi attorno a un vuoto, attorno al fuggire si dalle tenebre ma anche ripararsi dalla luce. Contrazioni, espansioni, luci e ombre, salire e scendere, tutto è volto a dare un senso di instabilità di angoscia, di rottura e di frattura, di ferita. Ferite aperte che nessuno chiderà ne si dovrà chiudere.

PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA Alberto Ferlenga



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PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA Alberto Ferlenga


Pagina precedente Trincea con soldati Italiani Montello 1917 Foto inserimento del prospetto principale Pagina a fianco sotto Planimetria del percorso nei luoghi della memoria Schizzi di studio dell’inserimento del segnale in legno Foto storiche che testimoniano i luoghi della guerra Sopra Pianta e sezione dell’intervento

PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA Alberto Ferlenga

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PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA Alberto Ferlenga


PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA Alberto Ferlenga

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Pagina precedente Piante e sezioni dell’intervento Viste interne e esteri degli ediďŹ ci A lato e sotto Viste esterne e interne e schizzi Pagina a lato Dettagli costruttivi Viste dei plastici

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PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA Alberto Ferlenga


TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI DI LEGNO Franco Laner

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MOSAICO DI UNA CITTA’ ARCHITETTURA CHE SI FA URBANISTICA

È Architettura che si fa urbanistica, è questa la definizione che meglio calza per i progetti che illustrerò, partire necessariamente dal progetto di architettura per arrivare al progetto di urbanistica, inteso come la creazione di parte di città. Il mosaico, antica arte di rappresentazione, preso come, esempio di metodo, di modus operandi, che questa tecnica rivela nelle sue migliori espressioni. Tecnica similare per la formazione del tessuto storico e di conseguenza moderno della città. Cerchiamo di spiegarci meglio, il mosaico si forma grazie al coordinamento di tre fattori, grandezza e forma delle tessere, la loro disposizione, e il loro colore. Così come una città si compone di edifici e spazi urbani di forme e dimensioni diverse che secondo una logica si dispongono nello spazio, creando la città e la sua forma. Credo sia improprio parlare di scale urbanistiche, pensiamo sia più opportuno parlare di disegni urbanistici e quindi architettonici, di gesti compiuti per la città e per le architetture in se stesse. Ragionamenti complicati sulla aritmetica del disegno sono inopportuni e inadeguati alla piccolissima se non inesistente differenza dei due temi.

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Questo considerazione deriva dal fatto che se intendiamo la città e la sua forma come un mosaico come già detto precedentemente sia necessario stabilirne le linee guida, i tratti caratteristici e principali dell’opera ma poi, sarà necessario studiare attentamente tutte le tessere, la loro forma e dimensione per esprimere al meglio le linee guida assegnate. I tre progetti che illustrano proprio questo metodo, si tratta di tre esempi in cui il progetto realizzato non abbia colto appieno le prospettive idealizzate, richiedendo un opportuna e doverosa correzione. La creare spazi pubblici, razionalizzare i collegamenti, densificare gli edifici residenziali, sono questi i tre metodi che sono stati portati avanti nei tre progetti. Tutti gli esempi ragionano su un disegno urbano già stabilito, di correzioni del disegno realizzato, per cui le riflessioni sopra scritte calzano quanto mai a pennello, ma anche per città o i pezzi di città di totalmente nuova costruzione vale il medesimo discorso, infatti in questo caso dovrà essere ancora più rigoroso lo studio di forma e misura delle tessere, in quanto solo con queste sarà percepibile la forma urbis, il disegno urbanistico, la riflessione della composizione e relazione tra gli spazi pubblici e privati. Risolveremo quindi il mosaico urbanistico, tramite tessere di architettura.



UN NUOVO MODO DI PROGETTARE TERRA PIANA DA UNA COINCIDENZA DI INTERESSI ALLA CONDIVISONE DEL PROGETTO

COORDINATE DEL PROGETTO LUOGO Travettore, Rosà TIPOLOGIA Piano di lottizzazione di edifici residenziali e commericali FUNZIONE Creare un nuovo piccolo quartiere ai margini di un paese della campagna veneta.

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Il progetto TERRA PIANA è inserito nella località di Travettore, comune di Rosà, nelle vicinanze di Bassano del Grappa. La zona circostante, Travettore, è servito da strutture primarie e pubbliche quali: scuola, chiesa, aree per lo sport ed aree verdi. La vicinanza al centro del comune di Bassano del Grappa, permette inoltre un agevole collegamento con importanti attrezzature di interesse pubblico: ospedale, palazzetto dello sport e scuole medie superiori. Vista la sua dimensione e la destinazione residenziale, “Terrapiana” non si può configurare come un naturale ampliamento della frazione di Travettore ma la lega ad un contesto più ampio, soddifando un bacino d’utenza. Un piccolo intervento va fatto sui tagli di appartamento, si tratta in gran parte di appartamenti per famiglie di tre massimo quattro persone. Alcuni con giardino privato altri con ampie terrazzoni altri ancora con un sottotetto parzalmenti abitabili, e garage interrato negli edifici principali sono provvisti al pian terreno di attività, commercio-direzionali. Va detto che a oggi molti appartamenti e soprattutto i negozi sono vuoti. I cittadini residenti, e i commercianti sentono la mancanza cronica di alcuni servizi essenziali, quali una linea di trasporto pubblico, e il continuo ricorso ai mezzi propri per qualsiasi piccola commissione che la vita quotidiana presenta. Nonostante Terra Piana sia in un punto strategico rispetto al bassanese. Inoltre si nota nei piani urbanistici il ruolo dell’ambiguo del campo sportivo totalmente slegato dalla lottizzazione e costruito più per necessità ma come regalo per poter realizzare l’opera.

URBANISTICA Leonardo Ciacci


Come abbiamo esposto in precedenza i problemi si sono presentati per un sbagliato modo di interpretare il modo di porsi rispetto il progetto, le esigenze e gli interessi comuni non sono stati sufficienti per attirare sia gli abitanti che i commercianti. Un nuovo modo di ragionare attraverso un progetto partecipato tra residenti commercianti amministrazione comunale immobiliare e progettista, condividendo una serie di obbiettivi comuni. Sedersi attorno a un tavolo per analizzare esigenze e bisogni e non soltanto interessi economici, che porti al completamento dell’opera.

Su questo tavolo presentiamo la nostra poroposta Cercare di dare un maggiore interesse commerciale e residenziale alla lottizzazione creando due poli di aggregazione, vale a dire una piazza dove si affaccino i negozi e una nuova area verde, e modificando la viabilità esistente: aggiungendo due accessi, il primo a sud dalla strada principale che corre lungo la parte inferiore della lottizzazione l’altro da Travettore secondo la direttiva nord sud, Infine spostando l’accesso esistente più in basso, in modo che dalla strada principale si arrivi direttamente alla parte pubblico commerciale. Inoltre prevediamo la sistemazione delle aree verdi condominiali ora poco sfruttate. Riteniamo con questi semplici gesti di poter dare un unitarietà al progetto che ora si presenta per frammenti distinti. URBANISTICA Leonardo Ciacci

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IN CENTRO AL VILLGGIO SOVIZZO SI RISCOPRE IL SUO CENTRO CON LA SUA PIAZZA

COORDINATE DEL PROGETTO LUOGO Sovizzo TIPOLOGIA Idea progettuale per un piazza FUNZIONE Creare un nuovo spazio di relazione per ritrovare l’identita di un villaggio di campagna veneta.

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Affrontare, una concreta situazione di progetto urbano, che offre tuttavia più di un carattere di esemplarità per luoghi e situazioni analoghe, in località diverse, è questo il tema del progetto. In centro al villaggio, fa riferimento a situazioni di aggregazioni insediative storiche di piccole dimensioni, sottoposte in anni recenti a crescita incontrollata e a interventi che, per sommatoria, hanno prodotto luoghi incoerenti e contradditori. In centro al villaggio, prende atto delle trasformazioni prodotte nella organizzazione della vita quotidiana dalle recenti concentrazioni funzionali di attività ora disperse nel territorio regionale e facilmente raggiungibili da ogni suo punto, e si propone per questo di orientare la riflessione progettuale sugli aspetti simbolici e di identificazione che una comunità locale cerca nella configurazione architettonica e spaziale del suo centro. La funzione di un tale luogo sembra per questo debba essere ora cercata non in direzione della tradizionale concentrazione delle attività centrali, piuttosto, nella identificazione di una “figura urbana” capace di tenere insieme le parti disperse e diseguali di una organizzazione insediativa che non si percepisce più come locale e di offrire ad essa, nello stesso tempo, lo spazio richiesto dagli eventi periodici (il mercato) o occasionali (feste, spettacoli o incontri pubblici) nei quali una comunità trova i suoi momenti di aggregazione. La individuazione prima e la “costruzione” poi di una tale “figura urbana”, oltre alla ricognizione dei segni identificativi che il villaggio trova nella sua storia passata e recente, richiede la consultazione dei residenti e la individuazione delle interpretazioni e delle immagini per essi familiari.

COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA WORKSHOP 2008 Leonardo Ciacci


Pagina a lato Cartina storica Fotopiano Veduta a volo d’uccello Foto del gruppo di lavoro Sotto Foto del plastico Vista di sovizzo Foto della piazza Schizzi di sudio

COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA WORKSHOP 2008 Leonardo Ciacci

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La figura urbana si compone con elemetni esistenti e di nuva costruzione, la chiesa e il suo sagrato in acciotolato, la villa nascosta dietro al suo parco e al suo muro di cinta. La via che secnde dalla collina, Sovizzo in tempi antichi sorgeva sulle colline, le case più antiche sono ancora alle loro pendici, e le più recenti si sepandono verso la pianura, la via che scende dalle colline e va verso la pianura diventa qundi il perno centrale del centro del villaggio fiancheggiato da un paio di vecchie case che ne fanno da propileo, un filare di pioppi, l’edifico pubblico, una stoa moderna permeabile che al suo interno racchiude diverse funzione, l’edifico del municipio, e la scuola materna destinata a diventare un di pubblico servizio. Dietro all’edificio permeabile dietro alla chiesa e al centro parrocchiale e chiuso da una fila di casa a schiera che ne fanno da partizione laterale racchiudono una zona verde. Sia la piazza che gli edifici sono attrezati per ospitare inizative e come il mercato la festa patronale e molto altro ancora. Tuttlo il percorso che ha portato a un idea progettuale si è concluso con la ralizzazione del video di presentazione che racconta le problematiche il processo per risolverle.

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COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA WORKSHOP 2008 Leonardo Ciacci


Tratti dal video Foto inserimeti del progette Esposizione finale L’idea progettuale prende corpo nel plastico e negli schizzi

COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA WORKSHOP 2008 Leonardo Ciacci

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RIABI(li)TARE SACCA FISOLA L’ULTIMA INSULA VENEZIANA CHE ASSOMIGLIA TROPPO ALLA TERRA FERMA

COORDINATE DEL PROGETTO LUOGO Sacca Fisola Venezia TIPOLOGIA Ristrutturazione urbanistica FUNZIONE Creazione di spazi veneziani moderni nell’insula che assomiglia alla terra ferma

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Parlavamo di mosaici, e in questo caso analizzando uno degli ultimi pezzi di Venezia mai come ora necessario rifarsi a questa tecnica di disegno. È nella disposizione che vorremmo soffermarci un attimo, perché e questa caratteristica che, rende Venezia un opera musiva, tutte le abitazioni seguono una precisa disposizione, data dalla logica, dal terreno a disposizione, dalla vicinanza dei canali e tanto altro ancora. Provate a variare l’andamento delle tessere in un mosaico e ne cambierete l’intera forma in maniera radicale. Ritrovare la venezianità, forme spazi, dimensioni, e servizi, nati dai veneziani e per i veneziani. Le insule sono piccole, una piccola città, dove una corte di edifici diventa quartiere, e dove un appartamento diventa condominio, dove tra una calle stretta di passaggio e una calle larga, luogo di relazione e incontro passano a volte cinquanta centimetri di differenza. Cosa manca alla nostra area di progetto, una forma degli spazi, una forma dell’edificato, tutto assomiglia a un ameba indefinita, nel resto della città invece gli spazi si percepiscono e la loro funzione pure. Come farlo anche a Sacca Fisola? Semplicemente addensando, ma il come è ancora più particolare, seguendo appunto la regola del mosaico, disponendo secondo un preciso andamento delle tessere, seguendo quelle che vi sono già disposte. Abbiamo individuato, perciò, alcune azioni di intervento, quali la definizione degli spazi pubblici e privati, tramite il completamento delle “macro insule” definite dagli assi dei percorsi principali. Verrà realizzato un edificio di testata nel campiello del traghetto che dia definizione a questo spazio, quindi realizzando nella stessa zona il completamento degli edifici esistenti, aggiungendo terrazzi e logge, razionalizzando i percorsi e creando nuovi spazi verdi privati. PROGETTAZIONE URBANISTICA Franco Mancuso


Verranno creati, tramite l’utilizzo dei vani scala esistenti, nuovi accessi agli appartamenti delle palazzine più alte. Verranno creati nuovi ballatoi che collegheranno i nuovi vani scala forniti di ascensori, ai nuovi vani di entrata creati nei vani scala esistenti, con il risultato del completo ridisegno delle facciate, e la creazione di nuovi spazi, quali logge terrazzi. Nelle zone in cui lo spazio aperto è più ampio, meno definito, si è deciso di costruire nuovi edifici destinati alle residenze. Una piccola corte e un più grande complesso di piccole coorti verranno realizzati l’uno nello spazio verde limitrofo dell’area di approdo del traghetto al momento lasciato a se stesso l’altro di maggiore ampiezza e complessità nell’area di futura dismissione della centrale di proprietà dell’ENEL. La prima si tratta di una semplice coorte di appartamenti con gli accessi all’esterno e gli spazi interni destinati ai soli residenti. La stessa struttura con i medesimi temi viene riapplicata nell’area dell’ENEL, creando un sistema di otto coorti private e un particolare sistema di approdo dall’acqua. Infatti l’edificio sbalza verso il canale permettendo la creazione di una serie di banchine trasversali alla fondamenta, che permetta un agevole accesso all’edifico dalla propria imbarcazione sia per servizio di carico e scarico sia per proprio utilizzo privato. Tramite questi semplici interventi verranno quindi definiti tre percorsi principali e una serie di percorsi secondario di servizio alle residenze, verranno definito in maniera sostanziale lo spazio pubblico del campo centrale all’isola e lo spazio verde pubblico a nord della sacca e lo spazio adibito al parco giochi limitrofo alla scuola elementare, privatizzando per quanto possibile, gli spazi verdi rimanenti, con l’intendo di ridurne la dispersione e aumentarne lo sfruttamento. Tramite gli interventi di completamento e nuova edificazione si punta a dare un maggior valore intrinseco agli edifici esistenti. Il tutto per completare un disegno già iniziato in passato e da noi portato a un ipotesi di completamento.

PROGETTAZIONE URBANISTICA Franco Mancuso

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A lato masterplan e foto dei plastici Sopra e di ďŹ anco piante prospetti e sezioni delle tessere di intervento Pagine precedenti schizzi di studio strategie di intervento

PROGETTAZIONE URBANISTICA Franco Mancuso

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COSTRUIRE SUL COSTRUITO FARE NOSTRO CIO’ CHE E’ STATO FATTO DA E PER ALTRI

Fare e rifare, quante volte in Architettura sarà avvenuto questo processo, troppe forse per poterle contare, costruire un edificio non, è solamente la nuda struttura che resiste alle azioni di carico esterne e interne, una nuda successione di elementi tecnologici ben precisi, Un edifico ha anche una anima, nata nel suo farsi, e che in esso rimane, Un anima che più traspare quando l’architettura non è oppressa dalla sua funzione, dallo scopo per cui è stato realizzata l’opera. E’ quest’anima che ogni architettura custodisce tra le sue mura che deve essere salvaguardata, mantenuta. L’anima espressione del pensiero dell’architetto, espressione del tempo in cui vive, espressione del suo committente e della sua volontà. Ma di certo non possiamo solo operare tentando di conservare quest’anima e ciò che la contiene, è doveroso sfruttate il patrimonio edilizio anche con altre funzioni da quelle che sono state concepite inizialmente. Ma come conciliare una nuova funzione con un edificio costruito per una altra? È necessario instaurare un dialogo. Un intimo discorso tra l’anima dell’architettura e la nuova funzione ospiterà, un dialogo fatto per assonanze ma anche di profonde contraddizioni,

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ma un dialogo che dovrà necessariamente esserci. Un ragionamento analogo va detto anche per quanto riguarda la tutela del patrimonio storico che l’architettura in massima parte rappresenta. Essa come espressione del tempo in cui è stata concepita va conservata a testimonianza di un tempo e di un pensiero del passato per il futuro. Ma a essere conservato non dovrà essere il materiale, attraverso complicate operazioni chimico-fisco, ma bensì il genio che esse contengono, il pensiero che le ha realizzate, sia filosofico che statico. Intervenendo in questa maniera si avrà il risultato di aggiungere un ulteriore strato necessariamente coerente con quelli che lo precedono, ma che lascerà una traccia evidente dello scorrere del tempo. Tempo, l’architetto più grande, capace delle opere più ardite, e meravigliose, che al suo cospetto il costruttore dovrà necessariamente avere una rispettosa pietà biblica, un samaritano prendersi cura dell’architettura e ancora una volta della sua anima, incontrandola, accogliendola e curandone le malattie e riportandola a nuova vita. Riportare a nuova vita le architettura è questa la chiave di volta di tutti progetti che si relazionano intimamente con un architettura esistente. Darle un senso nuovo che la appartenga, che in qualche maniera la completi, creando un dialogo destinato a continuare.



UN ALTRA STORIA NUOVA AL CONVENTO DEI CROCIFERI IL TEMPO E LE SUE STRATIFICAZIONI LE LAPIDI E LE LORO STORIE

Prima i crociferi poi i più potenti Gesuiti quindi scuola pubblica e infine casemrma militare, e ora il progetto della casa per studenti. Sono questi i passaggi sintetici della vicenda del convento sito nelle fondamenta nuove. In ogni fase in ogni epoca continue aggiunzioni, ristrutturazioni, modifiche. Un coplesso che è un libro aperto su tuttte le principali vicende che hanno caratterizzato Venezia nei sui secoli. Il libro che bisogna saper leggere, tradurre, capire tra le tessiture murarie, gli intonaci, le travature, i dettagli cosa essi vogliono raccontarci. Questo è il tema principale del progetto, rendere leggibile le stratificazione del tempo che mai come in questo caso si rende Architetto più grande. Anche le lapidi, rachiudono gran parte di questa storia, raccontano di antiche caste nobiliari di persone comuni che come noi percorriamo questo spazio. due paraste di marmo rosso veronese ci accolgono all’inizo del chiostro, dove un alternanza di finestre e di lapidi ci accompagna, il nero della finestra è incorniciato dal bianco della pietra, il bianco dell pietra è incorniciato dal nero dell’acciaio, due colonne che poggiano su nuove basi terminano il percorso. Tutti i dettagli, le sfumature, sono state studiati per prendersi cura dell’oggetto che sostengono, un rispettoso soreggere l’oggetto mentre sta parlando della su a storia.

COORDINATE DEL PROGETTO LUOGO Convento dei Crociferi Fondementa Nuove Canaregio Venezia TIPOLOGIA Progetto di restauro conservativo e costruzione del lapidario FUNZIONE All’interno del chiostro restaurato, il lapidario accomapagnerà nell’entrata al convento che diventerà residenza per studenti universitari.

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RESTAURO Paolo Faccio


Pagina precedente Viste e dettagli di dipinti che mostrano le fasi di costruzioni del convento dei crociferi. Sopra e a lato Rappresentazione dei materiali costitutivi, dei degradi e delle tipologie di intervento

RESTAURO Paolo Faccio

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RESTAURO Paolo Faccio


RESTAURO Paolo Faccio

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TRE SPAZI PER LO SPETTACOLO IN UN UNICO EDIFICO IL TESON GRANDE DA MAGAZZINO DELLA SERENISSIMA TEATRO MODERNO

L’idea di costruire uno spazio per lo spettacolo all’interno del Teson Grande è sorta spontanea grazie alle qualità intrinseche dell’edificio, le sue forme, la serialità dei pilastri la complessità delle capriate di copertura. Tutti elementi che ci hanno dato spunto per l’inserimento del nostro progetto cercando la possibilità di inserire non un solo spazio e i suoi servizi, ma più spazi, uno più grande centrale, uno più piccolo e raccolto, con comuni gli ambiti di servizio, quali caffetteria, foyer, guardaroba e altro ancora. La già notevole sequenzialità, che permette un ottimo sviluppo planimetrico è esaltato dalla grande disponibilità di altezza che permette di sfruttare differenti volumetrie di ambienti, creando spazi di notevole impatto scenico. Lo spazio dell’arena centrale, per primo, con la scena che è delimitata da quattro pilastri esistenti su cui si appoggiano le gradonate, su tre lati fissi su uno rimovibile, per dare la possibilità di installare le scenografie più adatte alla rappresentazione da eseguire, tutto attorno all’arena uno spazio per accogliere le persone che scenderanno verso le gradinate. Direttamente collegato a questo primo

spazio teatrale il secondo, più raccolto, come nell’esempio precedente si sale, per raggiungere le gradinate per poi scendere verso la scena. Collegato anch’esso all’arena attraverso una solenne scala, lo spazio di entrata e ricevimento dalla quale si accede agli spazi di servizio comuni e alla zona del bar. Sia la zona di entrata e ricevimento, la zona del bar con il suo soppalco e la scala possono all’occorrenza essere attrezzati per realizzare degli spettacoli, creando così il terzo di un sistema di tre spazi teatrali in un unico edificio. Per delimitare gli spazi dell’arena dagli altri due spazi teatrali si è deciso, oltre al movimento dato dalle differenti altezze, di realizzare due quinte, una stabile verso il teatro più piccolo, una effimera attraverso una semplice vela di tessuto in tensione per dividerla dallo spazio della caffetteria. Diverse specie legnose scandiscono gli spazi assieme acciaio, vetro, marmo e tessuto dando ancor più carattere e originalità agli spazi teatrali e di servizio e armonizzandosi al laterizio delle murature storiche. Spazi di servizio quali camerini bagni e altro sono presenti al disotto degli spazi teatrali e di collegamento realizzati.

COORDINATE DEL PROGETTO LUOGO Teson Grando Isola del Lazareto Novo Venezia TIPOLOGIA Teatro, auditorium, servizi FUNZIONE All’interno del edficio si costruiscono tre luoghi per lo spettacolo e servizi annessi

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ARCHITETTURA DEGLI INTERNI Giorgio Ricchelli



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ARCHITETTURA DEGLI INTERNI Giorgio Ricchelli


EXTEMPORE: PENSARE DISENGANDO, UN ORA DI TEMPO PER UN IDEA PROGETTUALE

ARCHITETTURA DEGLI INTERNI Giorgio Ricchelli

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INTRA IUAV EXTRA IUAV SEI SENSI PER SEI SESTIERI PROGETTARE LA LUCE PER CREARE RELAZIONI

L’opportunità è data dalla possibilità di permuta tra IUAV e Ca’ Foscari, delle loro sedi a Santa Marta, tra Magazzini Ligabue e manica Lunga accorpando così le sedi. Si viene a creare così l’idea di trasformare il giardino dello IUAV come un estensione all’aperto della facoltà stessa compenetrandosi, gli spazi esterni e verso l’interno e ovviamente vice versa. Ovviamente la ricerca parte fin da subito con l’esigenza di rompere il rigido parallelismo che compone i due edifici, e da qui l’aliante di Scolari ci offre il primissimo spunto. Ma a dare l’idea principale è data dalla possibilità di creare un giardino tematico sensoriale, ispirato al carnevale veneziano, sei sensi per sei

sestieri, e mai come il giardino della facoltà di architettura è adatto a sperimentare queste tematiche. La vista predomina nella prima parte luce ed ombre vengono create da scalinate e vele sospese che fanno da accesso e luogo di rappresentanza margine dell’auditorium. Il luogo dedicato all’esposizione collegato all’atrio interno e all’aula Gino Valle, è caratterizzato da dalla pavimentazione sonora. Il luogo dedicato al ricollocato all’interno della manica lunga gusto e olfatto ne fanno da padroni, ma la copertura con un particolare brise soleil che permette alla luce di passare solo in alcuni periodi dell’anno, quando ovviamente è più gradita. Da ultimo dopo uno piccolo spazio verde, a termine degli edifici lo spazio dedicato allo studio e al tatto dove le superficie di tre piccoli padiglione dedicati allo studio estivo. Luci ed ombre sono studiati grazie sia di giorno grazie alle sopra spiegate vele o tende oppure brise soleil. Ma in situazione serale, in assenza di luce naturale, l’illuminazione dello spazio di rappresentanza è garantita da delle piccole luci poste sotto gli scalini in pietra d’Istria, creando un vero e proprio bagno di luce. Nella pavimentazione del bar nelle fughe di malta tra mattoni e pietra d’istria sono inserite piccole luci a led che segnalano lo spazio.

COORDINATE DEL PROGETTO LUOGO Giardino IUAV Santa Marta Venezia TIPOLOGIA Giardino di connessione tra due edifici della facoltà FUNZIONE All’interno dello spazio vnegono ricavati spazi per lo studio, -ristorazione e rappresentanza

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COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA WORKSHOP 2009 Giovanni Zannoni



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COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA WORKSHOP 2009 Giovanni Zannoni


COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA WORKSHOP 2009 Giovanni Zannoni

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LO SPIRITO DI STELLA DISTRIBUTIVE TROLLEY AND TRAY DESIGN FOR ALL PER I NUOVI INTERNI DI AUTOGRILL

Non a caso insersco questo concorso nel capitolo del costruire sul costruito, esso infatti sposa appieno uno delle esigenze della ristrutturazione ha, la progettazione di spazi fruibili da tutte le persone, seguendo i canoni del design for all, si ha la possibità di accedere ai ristoranti di autogrill l’apposito carrello piegovole per portare il vassoio oppure un irrequieto bambino. Il vassoio è stato studiato per ottenere una massima ergonomia e praticità di posa di piatti, posate, e altro. Banconi e tavole sono stati pensati per garantire la massima comodità per tutti gli utenti. Menzione particolare meritano i materiali, tutti infatti sono stati scelti in base alla origine, tutti sono riciclati. Doveroso infatti il rispetto per l’ambiente che ci ospita, e concilare l’uso delle materie plasiche o comunque provenienti da fonti non rinnovabili, con il loro riuso.

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PROGETTAZIONE DI SISTEMI COSTRUTTIVI Valeria Tatano


PROGETTAZIONE DI SISTEMI COSTRUTTIVI Valeria Tatano

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I RANOCCHI DELLA LAGUNA E LA LORO CITTA’ VENEZIA, LA SERENISSIMA

Non basterebbe una biblioteca di libri interamente dedicata per poter spiegare cosa sia Venezia e la sua città. Tanti architetti del passato e del presente ammirarono e ammirano questo capolavoro, sorretto dai boschi del cadore conficcati nella melma. Acqua e terra, basta poco eppure nel corso degli anni grazie a scelte lungimiranti e clamorosi errori, si formata questo piccolo gioielllo. Non nessuna pretesa di essere esaustivo, sarebbe impossibilie, vi presento una sorta di raccolta di appunti, impressioni studi e riflessioni su questa città e sul territorio da lei collegato in maniera imprescindibile, raccolti nel corso di tre anni nella facoltà di architettura. Capirne i disegni, i metodi costruttivi e soprattutto le ragioni concrete delle scelte prese dai mastri o dai proti veneziani diventa punto fermo su cui basare i nostri ragionamenti e progetti da futuri architetti quali un giorno saremo.

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L’OCCHIO CRITICO A VENEZIA APPUNTI TRA CAMPI E CALLI

Non a caso collego gli studi per il corso di rilievo e di storia dell fotografia per la loro stretta collaborazione, l’uno infatti richiedeva un giudizio sugli scatti dell’architettura veneziana, l’altro il ridisegno di composizioni e sistemi costruttivi che ri ritrovavano negli edifici veneziani.

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STORIA DELLA FOTOGRAFIA Angelo Maggi


A sinistra palazzo del rio megio a sinistra sotto pianerotto Ca’ Muti A destra fondameta del gaffaro schizzi di studio sulla composizione dell’edificio sotto schizzo della vera da pozzo in corte petriana schizzo bifora gotico trilobato campiello dei meloni.

RILIEVO DELL’ARCHITETTURA Corrado Balistreri

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L’INSULA MELONI CAMMINANDO TRA SAN POLO E RIALTO RILIEVO DEL BARBACANE

Sopra estratto insula meloni dalla pianta prospettica del De Barbari Sotto Fotopiano attuale A lato planimetria edifici rilevati Render del testata del barbacane Schizzo di studiodel sistema costruttivo barbacane schizzi di studio della scala doppia A lato rilievo dei prospetti e del dettaglio della testata

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RILIEVO DELL’ARCHITETTURA Corrado Balistreri


RILIEVO DELL’ARCHITETTURA Corrado Balistreri

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ANDREA PALLADIO VINCENZO SCAMOZZI ANALISI DEGLI SCHEMI DISTRIBUTIVI DELLA ROCCCA PISANA E DELLA ROTONDA 68

DISEGNO DELL’ARCHITETTURA Maria Malvina Borgherini


DEI COPERTI VENEZIA XVI sec

Parlare dei tetti a Venezia, costruiti nel suo periodo aureo, può sembrare banale. Eppure vi è nelle coperture e nelle strutture che le sorreggono delle particolarità che li rendono assolutamente unici. Parlare di due dei due massimi architetti dell’epoca, può sembrare che si voglia prenderli a modello nelle loro architetture, loro due dei principali esponenti del 1500 veneto e veneziano, invece nelle loro opere e osservarle con attenzione non hanno fatto che proseguire e migliorare, l’arte del costruire dell’epoca. Nulla si può dire su di loro in ambito compositivo in questa sede. Parliamo dell’arte del costruire, dei coperti, appunto, che loro ereditano dai loro maestri e a loro volta tramandano ai loro allievi. Parliamo di Andrea Palladio, e di Vincenzo Scamozzi. Particolari soprattutto per aver fatto stampare, e divulgare quindi alle masse due dei massimi trattati scritti attorno all’edificare architetture nel rinascimento, anche a Venezia. Andrea Palladio conosce certamente, il funzionamento delle capriate e delle coperture; lo testimoniano suoi disegni, raccolti sia nel trattato, sia nei suoi progetti. Analizziamole alcuni. Nel progetto della rotonda, preso ad esempio, come in altri progetti, illustrato nei quattro libri si vedono chiaramente capriate, monaco e saette; nei disegni raccolti nel medesimo trattato che riguardano invece gli edifici antichi, dove vi si illustra il tempio di nerva e un particolare tempio di giove a Roma, dove chiaramente si notano i cavicchi che serrano i nodi della reticolare, che sorregge il tempio; nel suo progetto per il teatro olimpico segna nella sezione la composizione della incastellatura che sorregge le gradinate. CARATTERI COSTRUTTIVI DELL’EDILIZIA STORICA VENEZIANA Giorgio Gianighian

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Ma è nei quattro libri, tra le sue righe, che si trovano le cose più interessanti. Palladio indica chiaramente e sinteticamente, le caratteristiche principali del legname, di come tagliarlo e stagionarlo e tutte le tecniche per allontanare più possibile i fenomeni di degrado. Ma non indica come apparecchiarlo e montarlo tranne nella precisazione di far poggiare la reticolare ai muri in mezzeria per evitare collassi per marcescenza, non indicando la spazialità che spesso si danno alle reticolari per evitare questi fenomeni. Indica soltanto le funzioni delle coperture, di proteggere sia gli abitanti sia le strutture, dai fenomeni atmosferici. Interessanti a mio parere, le indicazioni da lui redatte per la costruzione di ponti in legno che poggiano solo su due lati, indicando a mio parere anche diversi elementi e sistemi costruttivi utilizzati anche nelle costruzioni delle reticolari da copertura. In particolare nel analisi sul ponte costruito, da Giulio Cesare sul Reno, la fibula messa in analisi da Palladio mostra uno stato di coazione, ribadito se pur in forme differenti nel ponte da lui costruito su torrente Cismon, alla confluenza con il Brenta. Il funzionamento è semplice più il peso carica la struttura più il nodo si stringe e si chiude, garantendone il funzionamento, fino al collasso per eccessive sforzo di taglio. Ma l’indicazione da parte di Palladio, di rifarsi a periti, ben più esperti, per valutare le condizioni del legno, e il modo in cui apparecchiarlo, da un idea di quanto Palladio conosca il legno, materiale per il quale necessità uno studio costante e di continua sperimentazione.

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TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI DI LEGNO Franco Laner


Ben diversa l’esposizione di Scamozzi, figlio di un architetto carpentiere, ben più puntigliosa ed esauriente. Esamina infatti gran parte delle specie legnose conosciute sia che costituiscono le opere del presente e del passato, elencandone tutte le caratteristiche fisico e meccaniche e la loro provenienza degli esemplari migliori e il metodo di trasporto più comunemente utilizzato. Indicando anche per alcuni casi il limite di restrizione utilizzato per il loro taglio. Proseguendo analizza come costruire i solai, e quindi le concatenazione, le capriate appunto. Quattro diversi sistemi di apparecchiare le capriate a seconda della loro dimensione e forma vengono presi in considerazione da Vincenzo. La prima è quella a quattro pezzi, catena, colonnello, e puntoni, la seconda adatta a luci maggiori, a nove pezzi, con catena e contro catena, e tre colonnelli. Poi vi sono la variazione della prima, che utilizza un monaco fatto di muratura utilizzato per dividere il portico dalla stalla, negli edifici in terra ferma. La seconda utilizzata a Venezia in particolare, è quella che collega la catena al solaio lasciando libero andito nel centro. Nessuna menzione su sistemi sicuramente, utilizzati per dare spazialità alla struttura sicuramente utilizzati sia a Venezia sia in terraferma, se non per il serraggio dei morali e del tavolato su cui posare tavelle e coppi. Ne su i particolari nodi utilizzati per creare le reticolari. Forse perché risultato di un continuo miglioramento e modifica a seconda del sito dei materiale della tipologia dell’edificio da costruire e dell’ingegno, dei capimastri. Come indicati dello stesso Scamozzi. Strano che non si sia deciso di mettere nero su bianco quella fonte di sapere che custodivano le corporazioni dei marangoni, che con pochi attrezzi riuscivano a costruire e a modellare i travi e le tavole, per costruire i tetti e solai, forse perché tante erano le variabili per creare una sorta di catalogo di elenco, o forse perché veniva ritenuto ovvio e scontato la loro esplicazione dettagliata e completa.

CARATTERI COSTRUTTIVI DELL’EDILIZIA STORICA VENEZIANA Giorgio Gianighian

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CARATTERI COSTRUTTIVI DELL’EDILIZIA STORICA VENEZIANA Giorgio Gianighian


DEI COPERTI VENEZIA XXI sec

L’Eliminazione delle staffature metalliche nei nodi di legno, tramite incastri e cavicchi con lo scopo di aumentare la durabilità di capriate e incastellature diventa cruciale con l’ambiente spiccatamente umido che Venezia ha. Il controllo numerico per la lavorazione del legno con lo scopo di creare o migliorare antichi sistemi di incastro diventa la via maestra. L’esempio viene trasportato direttamente dalla falegnameria. Per l’incastro della gamba in legno alla struttura del tavolo, come illustra il disegno, viene impiegata una vite lignea sagomata tramite l’utilizzo delle macchine a controllo numerico, largamente utilizzate in falegnameria per creare incastri e sagomature particolari. In questo caso permette una maggiore rapidità di montaggio o sostituzione della gamba. Oppure il sistema di incastro per serrare i lati di un cassetto. Anticamente noto come incastro a coda di rondine, ora, grazie al controllo numerico, ne sono stati arrotondati gli angoli interni, che come noto sono il punto debole, essendo una discontinuità sia di sollecitazione che di fibre, permettendo così una maggiore aderenza tra i due lati e il mantenimento del disegno all’ esterno. In queste pagine voglio dare una breve descrizione dell’impiego dei due sistemi precedentemente spiegati. Non si tratta di nuovi sistemi ma bensì il tentativo di migliorare quelli antichi, tentando di eliminare le staffature metalliche fonte di degrado. In queste esempi si mostrano come si possa sostituire le staffe metalliche per serrare più elementi con le viti lignee applicandole sia su elementi di nuova costruzione che di sostituzione che elementi di riutilizzo. In questi esempi si esplica come si possa sostituire sia le staffe sia anche le barre filettate per dare una maggiore durabilità sia per TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI DI LEGNO Franco Laner

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dare una maggiore bellezza delle travi o alle strutture. Può essere infatti utilizzate di specie legnose differenti dando una differenza sia cromatica che può essere opportunamente progettato assieme al disegno delle biette e agli incastri come veniva fatto in passato. Da tenere attentamente in conto nel disegno degli sforzi interni alla struttura, in maniera da non creare un possibile veicolo di rottura. In questi disegni spiego il sistema per migliorare la spazialità di una struttura. Tramite l’utilizzo di semplici incastri, rinsaldando il vincolo e dando maggiore continuità all’incastro a croce. Inoltre esprimo l’intenzione di migliorare le tecniche che utilizzano la macchina semplice del cuneo Ciò detto bisogna precisare che l’antico incastro tramite il cuneo permette una certa flessibilità al vincolo, flessibilità che viene in parte sacrificata dalla forma del vincolo stesso. Uguale discorso vale per le strutture lignee precompresse. Alle teste delle travi, dove si trovano le teste dei trefoli tesi, vanno protette il più possibile, dall’acqua in ogni sua forma, creando una tasca nella trave che mantenga i trefoli sia al chiuso sia con la possibilità di essere ispezionati sia, soprattutto, all’occorrenza regolati. Ciò può essere realizzato tramite la chiusura di una tasca con un piccolo pannello

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TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI DI LEGNO Franco Laner


… Segavo la legna nel cortile di casa. Mio nonno seduto sui gradini di pietra mi osservava fumando la pipa. La sega ben affilata penetrava dolcemente, con buon suono, nel tronco di faggio e la segatura bianca e odorosa di creosoto veniva a imbiancarmi le scarpe. …. Stagioni Mario Rigoni Stern

TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI DI LEGNO Franco Laner

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VENEZIA IL PRESENTE CON LA STESSA LUCE DEL PASSATO

Venezia lo ha sempre, fatto ha preso spunto dal passato per costruire, anche fisicamente il suo presente. Ha costruito le sue scuole, le sue chiese i suoi palazzi grazie ai disegni le composizioni le decorazioni che venivano direttamente da Roma da Firenze. Dagli architetti che progettavano chiese e palazzi Palladio in prima fila, guardando alla gloria ormai in rovina ma ancora tangibile e rilevabile dei riscoperti fori imperiali oppure ai nuovi edifici che Firenze con Brunelleschi, Michelangelo Alberti e molti altri avevano da poco completato. Era necessario mostrare tutta la gloria e soprattutto la ricchezza dei mercanti prima e proprietari terrieri poi avevano portato nella città. Ma pur sempre non dimenticando necessariamente le sue origini, i palazzi dovevano rispettare il terreno inconsistente su cui poggiavano, i solai necessariamente dovevano essere capaci di deformarsi, persino l’acqua potabile doveva essere costruita. Tutto questo ha reso il veneziano più cosciente del valore della sua città, della fatica che era stata fatta e che si fa tuttora per fondarla e costruirne i suoi palazzi. Tutto doveva e più che mai ora si deve portare dalla terraferma, il legname dal cadore le piere dal padovano, le piere vive dall’Istria e dalla Dalmazia. Tutto doveva essere portato e amministrato con la massima cura e attenzione.

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ISTITUZIONI DI STORIA DELL’ARCHITETTURA Richard Schofield

ARTE E ARCHITETTURA GRECO


Ed è in questa cura che si riconosce la grandezza di Venezia, dove tutto era amministrato e controllato con la massima perizia e severità, per mantenere quel fragile equilibrio che nel corso dei secoli si era costruito, per costruire la città e i suoi possedimenti. Costruire una città bagnata dall’acqua e soprattutto dalla luce. La luce della laguna veneta è inconfondibile, le acque dei rii e dei canali giocano si riflettono negli edifici, nel intonaco di coccio pesto, e ancor più nei palazzi, ancor più quando il sole si fa radente, la luce quasi schizza come un sasso lanciato da un bambino sull’acqua. È la stessa luce che invade gli spazi antichi e moderni. La stessa luce di Codussi, Palladio, Sansovino, ma anche De Lucchi, Ando, Zucchi, Valle De Carlo Scarpa Fehn e molti altri. La luce così come si rilfette nei Marmi e nei mosaici di San Marco, penetra a San Giorgio, e gioca con il calcestruzzo di Ando e i gli intonaci colorati di De Carlo. Così come Scarpa la imprigiona nei suoi pavimenti Sansovino la nasconde tra le pieghe delle sue colonne, e De Lucchi la porge docilmente sulle pagine dei suoi libri. Venezia una città sull’acqua e senz’acqua. Una città che della potenza sul mare ha fatto il suo dominio sulla terra. Un luogo dove camminano i colombi e volano i leoni. ROMANA Paolo Morachiello

STORIA DELL’ARCHITETTURA CONTEPORANEA Francesco Dal Co

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COSTRUIRE GLI EDIFICI DI DOMANI

Andare a bottega è una delle esperienze più interessanti di tutto il mio ciclo di studi, entrare in uno studio professionale e capire quali siano i meccanismi che operano, i contatti, le professionalità che vi operano. Non a caso ho utilizzato il termine andare a bottega, che si rifà a un metodo direi tipicamente rinascimentale di apprendere un arte, e soprattutto la più suprema di tutte quale è l’architettura. Ed è al rinascimento che guardo e alla definizione che il vasari da del più geniale di tutti gli architetti dell’epoca, Filippo Brunelleschi. “Molti creati dalla natura piccoli di persona e di fattezze, che hanno l’animo pieno di tanta grandezza et il cuore di si smisurata terribilità. Che se non cominciano cose difficili e quasi impossibili, e quelle non rendono finite con meraviglia di chi le vede, mai non danno requie alla vita loro” Mai parole più belle sono state scritte per descrivere il lavoro e la personalità che dovrebbe avere un architetto e che incarnano appieno nei più grandi degli architetti moderni. Intendendo con moderno la persona che conosce la storia, e sulla storia fonda la sua cultura e grazie a un grande abilità tecnica si assume il rischio di superare gli antichi. È in questo rischio che sta la modernità. Cultura e tecnica, dicevamo, la cultura sta nello studio nell’apprendimento sia sui libri sia direttamente confrontando gli edifici del passato che ancor oggi si mostrano nelle nostre città. La tecnica si racchiude nel arte di saper fare nel miesiano baukunst, quanto mai esigente oggi nei nostri giorni. Arte di saper fare, non solo come staticamente possibile, ma soprattutto come rispettosa nei confronti dell’ambiente che ci è stato prestato dai nostri figli. 78

TIROCINIO Claudio Pellanda


Ka ba casa passiva Pellanda Disegni bioclimatica il disegno degli apparti solari invernali e ripari estivi Legna e orto per imparare a essere piu rispettosi per l’ambiente

TIROCINIO Claudio Pellanda

Non già nella scelta dei materiali che sono si importanti, ma essenzialmente nel disegno iniziale, nello studio della suo farsi l’edificio deve essere concepito in maniera tale da sfruttare tutto ciò che la natura ci mette generosa a nostra disposizione. Nulla di più lontano di concepire un edificio e poi successivamente tentare di correggere con i materiali la sua dispendiosità, questo non sarà altro che un lavoro oneroso e per quanto studiato sempre incompleto. Il rispetto più profondo della cultura appresa dalla storia, il rispetto della tradizione delle regole che da sempre governano la professione, e dalla libertà che altro non è che la conoscenza e il rispetto delle necessità umane e fisiche, in un tessuto omogeneo che le compongono libertà e necessità. Che altro non è che il dovere deontologico. Questo è l’auspicio e l’intento per il futuro e per la professione che andrò spero a esercitare un giorno spero non lontano.

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Il mio lavoro all’interno dello studio consisteva nella progettazione e verifica di dettagli costruttivi soprattutto analizzando la composizione e continuità dello strato di isolamento. Altra tipologia di lavoro è stata la computazione dei volumi riscaldati e la quantità e tipologia di superfice disperdente al fine di calcolarne il consumo di energia termica. Stettamente collegata a questo si i nserisce l’attivtà di simulazione di certificazione energetica con l’ttribuzione della classe di apparteneza, tramite gli i programmi che seguono i protocolli di ecodous docet e casa clima. Altre attività sono state effetuate per la raccolta dei lavori effettuati dallo studio al fine di creare un book, e la creazione di manifesti per la divulgazione dei temi di sostenibilità e rispetto per l’ambiente che ho accenato nelle pagine precedenti. sostenibità che diventa non solo un sistema costruttutivo ma uno stile di vita .

Appartamento

11,8 23,5 35,3 47,1 58,8 82,4 117,6

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Vicenza Vicenza E 0 2007

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TIROCINIO Claudio Pellanda

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DOLOMITI L’EDIFICIO PIU’ BELLO DEL MONDO

Poiché compito dell’Unesco è promuovere la protezione e la conservazione del patrimonio culturale e naturale planetario, le Dolomiti si apprestano a diventare territorio tutelato, paesaggio sacro, spazio “museale” da preservare contro le future manomissioni. Qual’è il valore di questa preservazione? Cosa percepiamo davvero quando guardiamo un paesaggio? Le vette dolomitiche sono tra i paesaggi più antropizzati e al tempo stesso più esclusivi al mondo: il loro riconoscimento a patrimonio dell’umanità ci spinge a riconsiderare radicalmente le categorie di ambiente, paesaggio, spazio comune, architettura. La montagna è un luogo non banale, una stazione dello spirito. Collocata come un punto esclamativo sull’orizzonte, la montagna dischiude una terra di mezzo, uno spazio inquieto. Rispetto alla vita in piano, la verticalità della montagna è discontinuità, frattura, condizione-limite dell’abitare. L’idea di misurare il limite dell’illimitato ci invita a pensare la montagna come quella dimensione utopica e poetica in cui non valgono le leggi e i parametri della vita quotidiana. In cui per esplorarla, si deve partire da zero, accettando la difficoltà delle sue condizioni. Per questo non si può dire della montagna che è bella, se non smi-

nuendola. Il bello infonde quiete e armonia, il bello è calma e stasi. La montagna è sempre e solo dinamica vertigine, una vertigine sublime. Il paesaggio, diceva Schelling, non ha realtà che agli occhi di chi lo guarda. È natura antropizzata, natura che esibisce i segni e le tracce dell’azione umana. Il paesaggio così definito non rimane immutabile, ma si evolve insieme ai piani estetici e alle prospettive culturali. Non c’è equivoco più ricorrente e più banale che quello di confondere il paesaggio con l’ambiente: mentre quest’ultimo appartiene all’universo fisico, il paesaggio si inscrive invece nelle produzioni culturali. E’ un prodotto collettivo, costruito da tutti e costruito da nessuno. La montagna non si sottrae a questa logica: esplorata, conquistata, assediata, mappata, scansionata, non c’è vetta collocata sulla crosta terrestre esente da tracce di trasformazione antropica. Non c’è cima immune dallo sguardo contemporaneo. “Ogni volta che stabiliamo una relazione, ogni volta che colleghiamo due termini, ci dimentichiamo di ricominciare da zero, di tornare allo zero” L’osservazione del paesaggio è una strategia di lettura dello spazio, propedeutica ad ogni attività progettuale: si diventa buoni architetti, se si è dei buoni osservatori. Comprendere il paesaggio contem-

COORDINATE DEL PROGETTO LUOGO Dolomiti TIPOLOGIA Osservazione del paesaggio FUNZIONE Capire tutti gli elementi del paesaggio per poi creare un innocente progetto.

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COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA WORKSHOP Flavio Albanese



poraneo significa allora imparare ad osservarlo, adottando il lessico di una lingua nuova, da costruire di volta in volta: una sorta di meta-o ne-archeologica che definisca criteri contemporanei di raccolta e classificazione dei reperti e degli scenari. L’osservazione del paesaggio è una pratica complessa che si esercita sul tempo e sullo spazio rinunciando all’idea di raggiungere qualcosa, per limitarsi a diventare acuti spettatori che descrivono lo spettacolo di fronte a loro. Osservare il paesaggio delle Dolomiti diventa un esercizio della percezione, in cui si chiederà ai partecipanti di mettere tra parentesi gli apparati dell’hardware (teorie, tecniche, insegnamenti) per affidarsi alla sensibilità del software (impressioni, percezioni, emozioni, descrizioni, educazioni dello sguardo). Rinnegando la struttura per il flusso, la forza per la fragilità, la sicurezza per l’avventura, la matematica per l’estetica, inviteremo gli studenti a riattivare l’attitudine nomade di chi vive in tenda, di chi è ramingo, di chi sa leggere e interpretare le tracce dei luoghi: l’etnologo, l’esploratore, il guerrigliero, l’eretico, l’asceta, l’imboscato.

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FONDAMENTI DI ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO Maria Pia Cunico


Terra, Aria, Prospettiva e Movimento. Quattro elementi che analizzano il paesaggio complesso che si è creato nei secoli nelle Dolomiti. Quattro insiemi che si fondono in un sistema di relazioni quanto complesse quanto di fantastica bellezza. Dentro la tenda elaboriamo il dialogo con il paesaggio, un teatro dove noi non siamo altro che attori spettatori, scenograďŹ e sceneggiatori.

COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA WORKSHOP Flavio Albanese

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Un ringraziamento doveroso a tutte quelle persone che mi hanno sopportato e soprattutto aiutato in questi tre lunghi anni. In ordine di sopportazione ai miei genitori, Marta e Francesco, al fratellino Enrico con le loro simpatiche critiche a disegni e progetti che puntualmente presento di volta in volta. Ai nonni e che sempre sono stati i pi첫 accaniti fans della mia corsa tra gli esami assieme a zii e cugini. Agli amici che pi첫 di qualche volta hanno dovuto cercarmi come fossi un super latitante, scovandomi tra veline e plasitici. A tutti i compagni del tavolo di Carlo Scarpa, che mi hanno sopportato nelle numerose ore di lezioni e lavoro trascorsi assieme. Alle morose che hanno venticinque buoni motivi per scappare prima che sia troppo tardi. E da ultimo ma non meno importanti alla mia bici ai miei scarponi e alle mie scarpe da ginnastica che non se la prendono mai se li trascuro e sopportano sempre mentre sfogo la tensione. A loro e a tutti quelli che conosco un grazie particolare e rammento loro che dovranno ancora vede di tutti i colori.

RINGRAZIAMENTI

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