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I cavalieri
from Tempo lontano
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bozzoli, li buttavano nell’acqua bollente. Così il bruco moriva e si poteva filare la seta. Qualche bozzolo non lo mettevano a bollire, lo davano a noi bambini perché vedessimo uscire la farfalla. Due o tre ciascuno. Non ricordo bene, ma mi pare che da alcuni bozzoli nel catino si tirasse su il filo con un qualche macchinario. Non so cosa si facesse quando uno o più bozzoli non avevano più filo e il bruco morto restava nel catino e nemmeno cosa si facesse dopo. Ma ci saranno molti che sanno o ricordano più di me.
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Canpo de Nane
Ma qualcuno si ricorda di com’era il Canpo de Nane? Forse non c’è nessuno che l’ha visto com’era, al massimo ne avrà sentito parlare da qualcuno più vecchio. Parlo del Canpo de Nane prima che facessero nei pressi case e strade, quand’era quasi la fine del mio mondo: terra selvaggia appena oltre Borgo Casale. Ci si passava davanti per andare allo Stadio o a Monte Berico o sugli argini di Retrone e Bacchiglione. Magari si passava davanti anche per andare al macello o all’asilo (vicino, non dentro) e da lì in qualsiasi altro posto. Ma solo per fare una camminata: di solito per andare in centro si prendeva Porta Padova e su. Anche per andare a scuola in Piarda Fanton non si passava davanti perché c’era il ponte sul Bacchiglione appena dopo Campo de Nane ma quello sul Retrone era solo in fondo a Porta Monte.
Al Canpo de Nane andavamo per giocare. Terreno pericoloso era, pieno di buche, sassi, spighe di graminacee selvatiche, ru§e e ru§ari (rovi), barbadochi (bardane, lappole). Prendevamo i barbadochi e ne facevamo una palla, ce la tiravamo contro. Prendevamo le spighe, le infilavamo sotto il polsino della maglia affinché muovendoci salissero fino alla spalla.
Non ho mai saputo se Nane (Giovanni) era il nome di un antico padrone del campo o si diceva Nane così per dire, come Pici del can de Pici, un campo di nessuno. Noi si andava per giocare e si giocavano i giochi di una volta: rincorrersi, nascondino e non so che altri e nessuno si lamentava se gridavamo. E nemmeno che rompessimo i