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Vecchiaia
from Tempo lontano
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Quello che non è stato abolito non è più rito normale ma straordinario, si può fare e in alcuni posti forse si fa; non in molti, anche perché i cattolici praticanti sono sempre meno.
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Sono passati 50 anni, ma chi ne ha più di 60 potrebbe ricordare e chi ne ha meno sapere. E pochi si ricorderanno che i cattolici praticanti il venerdì non mangiavano mai carne e di tutte le altre cose liturgiche cambiate dopo il Concilio.
Ancora molti ricordano le lire ma pochissimi le AM Lire. Forse pochi si ricordano che il latte veniva stringendo a mano i capezzoli delle mucche, che le donne tiravano il collo alle galline domestiche e poi le spennavano, che gli uomini ammazzavano i conigli dando con la mano di taglio una botta fra coppa e collo. Pochi si ricordano delle prime biro, che non si potevano usare a scuola o per firmare assegni, di penne e pennini, dei banchi scolastici col buco per il calamaio e l’incavo per la penna, dell’asciugapennini, della carta assorbente. Ormai anche le macchine per scrivere più o meno datate sono un ricordo di pochi, come la carta carbone, il dischetto abrasivo per cancellare o il bianchetto, la dattilografia e la stenografia, le stenodattilografe.
Io ricordo un dattilografo ultra veloce e preciso, compagno di naja. Anche il ricordo del servizio militare obbligatorio sta scomparendo. Era obbligatorio solo per i maschi (e nemmeno tutti) ma non ricordo rivendicazioni di parità da parte delle femmine se non quando ha cessato di essere un obbligo diventando un’occasione di lavoro e di guadagno.
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Bilinguismo
Ho letto* che le persone parlanti correntemente due o più lingue (non necessariamente lingue nazionali) hanno dei vantaggi su chi parla una sola lingua.
Quand’ero giovane, in Veneto, quasi tutti quelli che conoscevo erano bilingui, parlavano cioè correntemente l’italiano e la lingua locale. Ben pochi parlavano solo italiano o solo veneto. Ora non so, magari ci sono però figli di un genitore italiano e l’altro straniero che si rivolgono all’uno in una lingua all’altro in un’altra, o , chissà, indifferentemente a entrambi in una delle due lingue.
Capisco e compatisco quelli che pur avendo un genitore bilingue non diventano bilingui perché l’altro genitore parla solo italiano e vivono in un ambiente in cui quasi tutti si esprimono in questa lingua. Potrebbero anche diventare bilingui, ma con scarsa utilità pratica avendo quasi nessuno con cui parlare la seconda lingua.
Non capisco invece quei genitori che pur essendo entrambi bilingui si ostinano a parlare ai loro figli solo in italiano vietandogli di usare la lingua locale anche quando questa è largamente usata dalla popolazione in cui vivono. Mi pare un comportamento un po’ elitario che forse fa chic ma non giova ai figli che per distinguersi finiscono magari col conoscere latino e greco lingue dei loro avi, ma non il veneto lingua dei loro nonni.
*https://www.corriere.it/salute/neuroscienze