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Paese natale

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Ascensione di N.S.

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Un tempo era sempre di giovedì. Un tempo quel giovedì era Festa, festa importante.

E c’erano, oltre alle domeniche, 17 giorni festivi allora. Cerco di ricordarli: 1. 1°gennaio Capodanno 2. 6 gennaio Epifania – la Befana 3. 19 marzo San Giuseppe 4. 25 aprile Anniversario della Liberazione 5. 1° maggio Festa del Lavoro 6. Pasquetta – il giorno dopo Pasqua, lunedì dell’Angelo 7. Ascensione – 40 giorni dopo Pasqua 8. 2 giugno Festa della Repubblica 9. 29 giugno Santi Pietro e Paolo – 10. Corpus Domini – due settimane dopo l’Ascensione 11. 15 agosto Assunzione di Maria Vergine – Ferragosto 12. 1° novembre – Ognissanti 13. 4 novembre – Festa delle Forze Armate 14. 8 dicembre – Immacolata Concezione 15. 25 dicembre Natale 16. 26 dicembre Santo Stefano 17. Santo Patrono

Il 19/3 si correva la Milano-Sanremo ed era anche l’onomastico di mio padre, il 25/4 San Marco patrono di Venezia e onomastico di un mio figlio, il 29/6 S. Pietro era onomastico di nonno e di fratello e festa nella mia parrocchia, ma la festa del Santo Patrono a Vicenza e diocesi è l’ 8 settembre (el dì dei oto), Natività di B. V. Maria, Madonna di Monte Berico.

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I datori di lavoro dicevano che le feste erano troppe e sopra tutto che – essendo festività infrasettimanali – inducevano a fare i ponti, specialmente se cadevano di martedì o giovedì. E così si sono messi d’accordo e ne hanno abolite un po’ trasformandole in permessi retribuiti. In altri termini se la festa era per tutti il giovedì, il permesso retribuito sostitutivo di quella festa uno poteva farselo di lunedì o venerdì, ma bisognava chiederlo. Poi alcune feste sono state ripristinate, specialmente se interessavano i romani, prossimi a “colà ove si puote ciò che si vuole”. E così è tornata la Befana.

Fra quelle abolite c’è l’Ascensione e la chiesa cattolica italiana, forzando un po’ l’aritmetica, concorda con lo Stato italiano nel dire che 40 giorni dopo una domenica è di nuovo domenica e non più giovedì, anche se le settimane sono rimaste di 7 giorni. Pasqua è Domenica di Pasqua, dopo 8 giorni (7+1 partendo da Pasqua) è Domenica in Albis, dopo 36 giorni (7×5+1) è domenica e dopo 40 Giovedì. Gli svizzeri che sono notoriamente precisi sanno fare il conto e ogni anno quando vedo per le strade liguri tante targhe svizzere in giorno feriale – fuori stagione – so che è l’Ascensione. Quest’anno i 40 giorni dopo Pasqua hanno coinciso col 2 giugno – Anniversario della Repubblica – e non c’erano solo svizzeri.

Chissà se nel vicentino all’Ascensione si mangia ancora il cotechino con la lingua, se ancora aℓa Sensa se magna el coe§ìn coℓa lengua”, chissà se al giovedì o alla domenica.

Anche il Corpus Domini cadeva sempre di giovedì: il giovedì successivo alla domenica dopo la Pentecoste. La

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Pentecoste cade 50 giorni dopo la Domenica di Pasqua (7×7+1) e quindi di domenica, la domenica dopo è la Solennità della Santissima Trinità e il giovedì successivo in tante parti del mondo è la solennità del Corpus Domini.

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Merluzzo

A Vicenza, per far sapere che non si è del tutto ignoranti, ora dicono che el bacaℓà aℓa vixentina correttamente si dovrebbe dire “stoccafisso” perché si fa con il merluzzo secco, cioè lo stoccafisso.

A parte il fatto che il merluzzo sotto sale, generalmente noto nel resto d’Italia col nome di baccalà, era del tutto a noi sconosciuto fino a non molti lustri fa, magari è giusto tradurlo con stoccafisso per farsi capire dai non veneti ma resta il fatto che a Vicenza si deve continuare a chiamarlo bacaℓà. Se invece si vuole merluzzo salato si dirà “baccalà”, che è tutta un’altra cosa ma ha anche un’altra pronuncia.

Quindi i vicentini continuino a mangiarsi il loro bacaℓà (merluzzo conservato secco, battuto, messo in moja per alcuni giorni in acqua corrente, cotto lentamente con prezzemolo, aglio, latte, olio) pur sapendo che altri lo chiamano “stoccafisso” e gli altri mangino pure il loro “baccalà” che noi potremmo anche chiamare merluzzo sotto sale.

Per curiosità riporto quanto ho trovato nei dizionari* in rete: Italiano baccalà [bac-ca-là] s.m. inv. 1 Merluzzo conservato sotto sale, pietanza tipica di varie cucine regionali 2 In similitudini, vale persona insignificante o incapace di reazioni: essere, sembrare un b.

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